Yoshiyasu Tamura, trentaseienne artista, fumettista e docente di tecnica manga, è stato ospite d’onore 2013 del Japan Palace, che gli ha dedicato una mostra antologica, comprensiva di un'ampia selezione suoi dipinti, delle opere a metà tra calligrafia e illustrazione, nonché delle tavole e delle copertine dei suoi manga. Oltre a ciò, Lucca Comics & Games 2013 ha riservato all'autore un Press Café al Foyer del Teatro del Giglio, nella giornata di giovedì 31, e due incontri col pubblico presso la sala all'interno del Japan Palace, nelle giornate di giovedì e sabato.
Noi della Redazione siamo stati presenti ai diversi eventi che hanno coinvolto il sensei, dei quali vi forniamo di seguito un dettagliato resoconto.
A cominciare proprio dal Press Café con l'autore, da noi ripreso anche in video:


La presenza di Pellitteri ai Press Café dell'anno passato permetteva di ascoltare dalla sua voce dei corsivi introduttivi dei vari ospiti. Marco si trova attualmente in Giappone per motivi di ricerca, ma ha preparato dei video di presentazione di ciascun ospite, mostrati puntualmente agli incontri lucchesi.
Tamura viene descritto come un talento emergente del 1977, un mangaka della nuova generazione, ma viene sottolineata da Pellitteri la sua abilità come illustratore. Si evidenzia in lui la contraddizione tra modernità e tradizione nell'arte giapponese, e la tendenza a un certo esotismo. Tamura unisce citazioni riconducibili alle stampe giapponesi ukiyo-e e alle nuove tendenze (Neo-Pop, Takashi Murakami, etc.). Si tratta dunque di illustrazioni ipercitazioniste ma impeccabili, a volte surrealiste. Ciò spiega l'attenzione di Lucca per questo artista, e la scelta di dedicargli una mostra al Japan Palace.

•Tamura, lei ha iniziato a lavorare da giovanissimo. A Lucca vi è attenzione per gli aspiranti fumettisti e artisti. C'è un consiglio che darebbe a chi vuole intraprendere una carriera partendo dalla gavetta?

Tamura: Sta cambiando il sistema di pubblicazione dei manga e dei comics: una volta il fumettista giapponese lavorava solo sul territorio giapponese. Adesso un fumettista giapponese può lavorare fuori se non si trova bene in Giappone, e viceversa potrebbe succedere per gli stranieri. Tuttora le pubblicazioni sono cartacee, tradizionali, ma oggi la comunicazione digitale sta facendo entrare qualcosa di nuovo nel mondo del manga e del fumetto.

• Qual è il suo rapporto con le nuove modalità di pubblicazione? Penso ai suoi e-book presenti su Amazon, e alle pubblicazioni in digitale.

T: Il mondo sta andando verso il digitale. È un'onda che non si può fermare.

Yoshiyasu Tamura Fudegami

• Fudegami è un manga in cui si parla di calligrafia, chiamando in causa il maestro Tachibana no Hayanari, calligrafo del periodo Heian. Lo shodou è un elemento presente anche nei suoi dipinti. Ci può dire qualcosa sul suo rapporto con questa forma d'arte?

T: Inizialmente il rapporto tra calligrafia e manga che ho inquadrato è l'elemento del bianco e nero, vi è in comune l'inchiostro di china. Poi ho pensato che nello scrivere a mano ci potesse essere qualcosa di più della mera scrittura digitale: non si tratta semplicemente di trasmettere un'informazione, penso si possa significare qualcosa di più attraverso i kanji e lo shodou.

• Quanti fumettisti ci sono in Giappone?

T: Non ho informazioni precise riguardo al numero degli autori. So che vengono pubblicati 8.000 titoli all'anno. Ma quanti sono gli autori che possono vivere di fumetto? Forse poche centinaia. [Aggiunge la traduttrice che, stando a un dato di 20 anni fa, vi sono 3.000 fumettisti che hanno pubblicato almeno un libro, ma solo 300 di essi possono vivere di questo mestiere NdR].

• Allargando lo spettro agli autori di fumetto nel mondo. Da una mia indagine, i giapponesi sono tanto numerosi quanto gli italiani, che sono i più numerosi. Per cui, complimenti a lui che è riuscito ad emergere, dev'essere molto bravo. 600-700 fumettisti hanno pubblicato in Italia.

T: Bisogna capire quale sia il confine attraversato il quale si può venire chiamati mangaka. Fino ad adesso è professionista il fumettista pubblicato da una casa editrice. Amazon publishing con il servizio Kindle permette le autopubblicazioni, e qualcuno vive di questo. Ho voluto portare la mia mostra e le mie opere realizzate a mano: mostrarvi opere originali e uniche (non copie digitali), questo è il significato della mia mostra, presentare la differenza tra digitale e analogico.

• Lei si attiene molto alla tradizione classica. Ma la frequentazione col mondo occidentale ha influenzato i suoi fumetti?

T: Sono presenti nelle mie opere elementi classici dell'arte giapponese, ma io guardo con attenzione all'arte europea prima del Rinascimento. Ad esempio nei ritratti di Madonne con bambino vengono prese come modelli figure ideali [il sensei si riferisce all'iconografia bizantina NdR]. Vi è in comune coi personaggi manga l'irrealtà dei personaggi stessi: ci sono aspetti in comune, la forma ideale che l'autore intende dare ai personaggi. Come sapete in Giappone non c'è una base cattolica, diversamente dall'Europa. Però in Giappone ci sono personaggi come Hatsune Miku adorati come “divinità”. Trovo elementi in comune in questa adorazione di figure. Ovviamente non sono cose uguali: tuttavia, sia Hatsune Miku che le rappresentazioni iconografiche dell'Europa prerinascimentale non richiamano modelli realistici, ma ideali. Per questo mi ispiro alle opere concepite prima del Rinascimento: sono raffigurazioni ideali, piuttosto che ritratti di persone esistenti. [mostra un'illustrazione] Utilizzo lo sfondo dorato come nell'arte bizantina. Il colore d'oro non si può riprendere propriamente nelle copie digitali, quindi si può mostrare solo in un'opera originale.

• Nel 2014 è stata lanciata linea di manga interamente realizzata in America edita da Marvel. Spider-Man è stato trasposto in manga, come Witchblade. Quanto secondo lei può avvenire il contrario? Cioè che vengano pubblicati manga ad opera di autori occidentali?

T: Io stesso trovo interessante questo fenomeno. Cito ad esempio l'adorazione di Hatsune Miku: forse questo è successo perché in Giappone vengono venerate figure particolari. Nonostante le differenze culturali, trovo delle uniformità nell'atteggiamento verso personaggi e immagini, e quindi ci sono le premesse. Anche chi non è giapponese può realizzare dei manga.

• Notiamo nelle sue opere l'utilizzo della foglia d'oro e della resina. Perché l'utilizzo di questi due tipi di sfondi? Ne utilizza altri? La foglia d'oro può essere un richiamo all'arte prerinascimentale. La resina?

T: Utilizzo molto l'acrilico. La forza della colorazione è più forte. È una tecnica che dà più sicurezza nel trasporto. Per quanto riguardo la resina, utilizzo anche la chimica, ma, mettendovi la mano sopra, si possono dare effetti particolari. Mi piace questo contrasto tra antico e moderno.

•Una delle figure più controverse dell'editoria manga giapponese è sicuramente quella dell'editor, a volte tratteggiato anche come un dittatore che obbliga il mangaka a disegnare quello che vuole lui. Cosa può dirci a riguardo in base alla sua esperienza di lavoro, ad esempio, presso Shueisha?

T: I redattori sono anche manager in Giappone. Il rapporto diventa molto personale, molto soggettivo. A seconda dell'editor, che si occupa di uno o più autori, la cosa cambia. L'editor si occupa di tutta la vita dell'autore, ne condivide anche aspetti privati: ci va insieme al cinema, esce con lui. Il rapporto può essere più o meno buono, dipende dal destino: io sono stato fortunato perché ho avuto un editor molto buono. Ma ci sono casi meno fortunati, di cui sono a conoscenza. Adesso stiamo entrando nel mondo digitale, quindi sta cambiando anche il ruolo dell'editor. Penso a un editor sempre più manager, e a un autore sempre più capace di portare avanti i propri diritti.

Ecco quanto detto invece da Tamura in occasione dell'incontro al Japan Palace di giovedì pomeriggio.


T: Ho iniziato la carriera molto presto con Shueisha, a quindici anni. Il mio primo libro è stato pubblicato quando avevo 22 anni. Sia nei manga che nei disegni io prendo come tema il Giappone. Nel frattempo come hobby facevo dipinto classico, dipinto accademico. Sono autodidatta [mostra delle opere, alcuni delle quali non presenti in mostra]. Io disegnavo manga, ma facevo anche l'illustratore: una cosa faticosa. Quando disegno manga non utilizzo le stesse abilità che impiego come illustratore. Ho iniziato a infondere tutte la mie capacità, tutto me stesso nel disegno. Così è nato il mio stile, che è quello che potete vedere nella mostra. Quest'opera è una delle prime in cui ho cercato di fondere stili come il manga e il dipinto classico.

Tamura passa indi a illustrare le differenze di stile tra manga e dipinto classico.

T: Spiego come si lavora per creare una tavola di manga. Adesso utilizzo sia disegno a mano che al computer [mostra uno sfondo montano disegnato combinando disegno a mano e digitale]. Il dettaglio degli alberi è realizzato con Photoshop; poi utilizzo pennino e inchiostro, quindi faccio la scansione, e il disegno è riutilizzabile in un'altra storia. L'utilizzo del computer permette di lavorare ovunque ci si trovi. Fino ad oggi per creare manga bisognava vivere in Giappone e consegnare le tavole fisicamente in redazione. Adesso, la tecnologia permette di lavorare ovunque, non c'è bisogno di vivere in Giappone. Ho visto anche qui a Lucca tanti giovani che disegnano manga.
Sto lavorando come mangaka, e contemporaneamente come pittore. Inizialmente io disegnavo alla maniera del dipinto classico europeo, italiano. Come tecnica uso il colore acrilico, ma questa tecnica è equivalente al colore ad olio o a tempera. Con la tecnica digitale è cambiato l'andamento del lavoro in maniera radicale. Nonostante tutto, mi è venuta voglia di dipingere a mo' dei manga, quindi volevo fare questo esperimento, perché manga e dipinto sono nati da uno stesso punto, ma poi sono diventati cose differenti. Con la tecnica del dipinto classico ho disegnato dei personaggi in stile manga.

Tamura illustra quindi la propria tecnica pittorica.

T: Sul telo bianco, i colori, e attraverso i colori la forma. Spesso e volentieri mescolo nei dipinti elementi realistici occidentali e stampa ukiyo-e. La forma delle onde ricorda le stampe giapponesi; la presenza dello sfondo dorato richiama l'arte di una chiesa medioevale di stile bizantino. È perché i personaggi dei manga sono disegnati in una qualche maniera simile più all'arte dell'epoca medioevale che a quella rinascimentale. Le foglie d'oro non si possono riprodurre stampando, copiando. Ci vuole l'originale. L'effetto del colore cambia rispetto all'originale. Questo porta alla necessità di venire alla mostra: è il rapporto tra originale e riproduzione. Chi vuole può comprare il catalogo dei miei dipinti su Kindle, ma in una mostra può vederlo una volta sola. Che significato può avere per ciascuno vedere lavori che, uscito di qui, non vedrà più?

Tamura invita dunque a riflettere sul significato del rapporto tra arte e riproduzione tecnica, con una sensibilità molto post-moderna.

T: Araki studia le belle arti. Le bizzarre avventure di JoJo subisce l'influenza di Michelangelo e Bernini, con personaggi belli e strani, come detto dallo stesso Araki. Diversi autori sono influenzati dall'arte italiana. Takashi Murakami è il mio maestro. Potrebbe esserci in futuro anche un'influenza dei fumettisti italiani sul fumetto giapponese. Io faccio mostre e workshop in Italia.

Yoshiyasu Tamura Matsukaze

C'è tempo per una domanda dal pubblico, posta proprio da uno dei redattori di AnimeClick.it.

AC: Per il dipinto “Matsukaze” si è ispirato alla donna-spirito abbandonata a Suma da Yukihiro protagonista del dramma Nō di Zeami, ma anche alla storia della Dama di Akashi del Genji Monogatari. Matsukaze, struggendosi per la perdita dell'amato, scambia un pino per il proprio amore. Nel suo dipinto, con un efficace simbolismo, il tronco, i rami e gli aghi di pino diventano i capelli della donna. Trova spesso ispirazione nelle opere letterarie del passato?

T: Il lavoro più importante del mangaka è creare una storia. In un dipinto vorrei inserire una storia. Cerco il mio tema nell'ambito letterario tradizionale, infatti “Matsukaze” presenta sotto forma di shoudo il poema breve che si trova nel ”Genji monogatari”. Racconto in breve la storia di questo dipinto: due anni fa in Giappone c'è stato il terremoto-tsunami dell'11 marzo. Mentre dipingevo ho visto al telegiornale una spiaggia, con la bellezza della pineta. I pini sono stati spazzati dallo tsunami. È rimasto un solo pino, che tutti hanno cominciato a chiamare 'il pino miracoloso'. Questa donna ha un pino-bonsai in testa. I bonsai possono vivere tanti anni, un bonsai con questa forma si chiama zushio. Questa storia del pino miracoloso si unisce al bonsai, rientra la memoria del bonsai: l'espressione della ragazza è un po' triste. Il futuro può cambiare il destino: per questo ci sono due colori diversi negli occhi. Questo scritto è un poema del Genji Monogatari: “Tu hai detto che il tuo amore non cambierà mai, ma queste tue parole sono come il vento che passa tra i pini e se ne va”, dice la donna che ha perso l'amato. Il manga ha tante pagine, invece io voglio raccontare questa storia in un solo dipinto. Vorrei che il pubblico guardando il dipinto potesse leggere questa storia.

Veniamo infine all'incontro di sabato, sempre al Japan Palace.


Tamura mostra ancora la propria tecnica manga, sottolineando l'integrazione del disegno a mano con Photoshop. Racconta poi un aneddoto.

T: Ero in Italia, quando mi è arrivata l'offerta di dipingere una scena di un fumetto di Mari Yamazaki. L'autrice si trovava allora in America a Chicago.

Parlando delle proprie opere esposte in corridoio, Tamura evidenzia come nessuna di esse sia digitale.

T: Spiego come realizzo i miei disegni a mano. Prima faccio una proporzione per decidere dove inserire il disegno. Praticamente applico il colore per piani sovrapposti. Riprendo temi rinascimentali, Raffaello, Leonardo. Uso come materiale l'acrilico, ma le modalità di produzione coincidono con quelle di Raffaello e Da Vinci. Il mio è un tentativo di creare opere a mano nell'era digitale.

Dopo aver presentato un video, già mostrato in occasione di una conferenza tenuta a Bologna, incentrato sul fenomeno dei dating sim, videogiochi di simulazione d'appuntamenti molto diffusi in Giappone, Tamura ricorda come alcune icone lolicon siano comuni anche al mondo degli anime e dei manga. Viene mostrato anche uno spot pubblicitario della Toyota che vede protagonista Hatsune Miku.

T: La mia mostra è dentro una festa pop, dunque vicina alla cultura digitale contemporanea; ma rende conto del valore dell'opera unica, dell'opera fatta a mano.

C'è tempo solo per un'ultima domanda dal pubblico.

• Ha mai avuto una ragazza virtuale?

T: No, ho una moglie reale. Un videogioco permette la scelta di una figura ideale, selezionando il carattere o i vestiti. Prima la prassi era il gioco 'da finire'. Invece questi giochi sono potenzialmente infiniti. Un fenomeno simile è Hatsune Miku in quanto personaggio digitale. È qualcosa di affine al senso religioso di sicurezza. La mia opera riflette questa trasformazione in senso “religioso” delle icone contemporanee.

Ricordiamo che presso la Scuola Interazionale di Comics di Firenze, il 6 e 7 dicembre prossimi, si terranno una conferenza e un workshop a cura del maestro Tamura.