Se si pensa al Teatro Tradizionale Giapponese, i primi nomi che vengono subito in mente sono il Teatro Kabuki e il Teatro No (non senza qualche sudore freddo...), ma non sono le uniche forme artistiche presenti.
Altrettanto famoso in patria, con vere e proprie orde di fan adoranti, è il Teatro Takarazuka, detto anche Takarazuka Revue che proprio quest'anno festeggia i suoi primi cento anni di attività!
Ma la sua vera peculiarità è un'altra: all'esatto posto del Teatro Kabuki, dove tutti gli attori sono uomini, nel Takarazuka tutti i ruoli, anche quelli maschili, sono interpretati da donne!
Il video qui sotto ci mostra un piccolo estratto di una delle pièces di maggior successo della compagnia, cioè "Versailles no bara", meglio conosciuto da noi come Lady Oscar!
Storia della Takarazuka Revue
La compagnia nasce nel 1913 a Takarazuka, una cittadina vicina a Osaka, stazione finale della linea ferroviaria Imazu delle Ferrovie Hankyu. Il presidente della società, Ichizo Kobayashi, per attirare più turisti alle sorgenti di acqua termale di Takarazuka, decise di mettere in scena rappresentazioni a carattere musicale impiegando però solo donne.
Dopo un anno di prove e duro lavoro (fu per questo aperta un' apposita scuola, la Takarazuka Music School) nel 1914 andò in scena la prima opera intitolata "Donburako", basata sul racconto popolare "Momotaro", che narra di un giovane eroe che trovò un bambino all'interno di una pesca che galleggiava lungo un ruscello. Negli anni a venire il successo fu tale da permettere alla compagnia di comprare i propri edifici teatrali : uno a Takarazuka, che ora ha una popolazione di circa 220.000 abitanti, e un altro a Tokyo.
Purtroppo, con l'avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale, gli spettacoli abbandonarono in parte i lustrini e le pailettes tipici del varietà che rappresentavano e divennero un po' più austeri e maggiormante orientati a sollevare il morale della nazione e a propagandare lo spirito patriottico e la necessità del conflitto.
Questo per fortuna però non portò conseguenze nel dopoguerra: infatti mentre le Forze Alleate di Occupazione meditarono a lungo se vietare le rappresentazioni del Teatro Kabuki, intrise com'erano di concetti come la lealtà dei samurai e la loro cieca obbedienza (entrambi molto legati al militarismo nazionalista), il Takarazuka sfuggì a tale etichettatura, anzi diventò un ponte fra la cultura occidentale e quella orientale.
Infatti in cartellone iniziarono a comparire anche adattamenti di opere di altri paesi, come "Romeo e Giulietta", "Zorro", "Cime tempestose", "Storia di due città", "Molto rumore per nulla", "Per chi suona la campana", "West Side Story", "Il grande Gatsby", "Il ritratto di Dorian Gray", fino a "Ufficiale e gentiluomo" e “Ocean’s Eleven”.
Il successo è stato tale che la troupe ha fatto spettacoli anche all'estero: oltre 20 volte in 17 paesi stranieri ma per lo più su invito dei governi, in nome di uno scambio culturale. Ma adesso, visto l'accoglienza ricevuta in un recente tour a Taiwan, organizzato dal personale stesso della Revue, che si è occupato di prenotare le sale, di produrre il materiale promozionale e di studiare la logistica, dal 2015, la Revue prevede di portare progressivamente i suoi spettacoli in tutta l'Asia, a cominciare da Singapore, Hong Kong e Corea del Sud.
Fondata nel 1913, il motto della scuola è: "Sii puro, giusto e bello". Si viene ammessi solo dopo aver superato un durissimo esame e su un migliaio di domande vengono accettate solo 40/50 studentesse ogni anno, di età compresa fra i sedici e i diciotto anni. Di queste una decina sono scelte per interpretare i ruoli maschili.
Durante i due anni di corso le donne impararono, attraverso una formazione rigorosa, a vestirsi e a comportarsi come il genere a loro assegnato, oltre ovviamente a lezioni di canto e di ballo.
Nel corso degli anni, la scuola ha prodotto centinaia di laureate, smistate nelle cinque compagnie in cui è divisa la Takarazuka Revue: Flower, Moon, Snow, Star e Cosmos. Alcune di esse sono diventate delle vere e proprie star, idolatrate da schiere di fan, in particolar modo le otokoyaku, cioè le donne che recitano il principale ruolo maschile, mentre le musumeyaku sono oggetto di meno attenzioni.
Questo perchè, come spiega Yuzuki Reon, l'attrice più importante della compagnia Star,:
"Abbiamo studiato a lungo gli uomini e come risultato della lunga, attenta e approfondita analisi possiamo riprodurre in scena le caratteristiche dell'uomo ideale. Noi, essendo donne, sappiamo esattamente cosa vogliono le altre donne e come vogliono essere trattate dagli uomini, cosa si vorrebbe da loro."
Tutta questa cura dei dettagli è sicuramente uno dei motivi principali dell'enorme successo della Takarazuka Revue, ma può essere molto pesante per le componenti della compagnia. Le otokoyaku devono vivere anche nella realtà l'illusione di essere uomini. Per tutta la durata della loro carriera, che di solito dura fino ai venticinque anni circa, devono adottare un nome maschile, indossare abiti maschili anche giù dal palco, non sposarsi e, nel caso in cui avessero una relazione, essere molto discrete.
Alcune, finita la loro carriera di attrici, si danno alla politica, come Chikage Ogi, una musumeyaku che si presentò e fu eletta per la Camera Bassa nel 1977. Fu Ministro delle Opere Pubbliche nel biennio 2001-2003 e coronò la sua carriera politica con l'incarico di Presidente della Camera Alta nel triennio 2004-2007. Ogi era nota soprattutto per la sua difesa drammatica ed eloquente delle posizioni del governo in parlamento, così come per la sua arguzia. Quando nel 2002 suo marito, un attore del Teatro Kabuki, fu pizzicato dai paparazzi a flirtare con un giovane geisha, Ogi ridendo rispose ai giornalisti: "Mi annoierei con un marito che non è popolare fra le donne".
La Takarazuka Revue è così famosa da essere citata anche nell'anime Mawaru Penguindrum! I deliri della giovane Ringo sono ispirati proprio alle coreografie e a quel gusto dell'eccesso sia nella recitazione che nei costumi tipici della Takarazuka Revue. E anche il personaggio di Yuri Tokikago si ispira molto a questo mondo.
Ma non è l'unico esempio: il padre dei manga Osamu Tezuka è nato proprio a Takarazuka ed è un grande fan della compagnia tanto da aver posto una clausola nel suo testamento per lasciare una piccola parte della sua fortuna per contribuire in futuro alla produzione di nuovi spettacoli.
Se aveste intenzione di assistere ad un loro spettacolo però, dovrete programmarlo per tempo, perchè i biglietti sono molto difficili da reperire: mettendovi in fila davanti al teatro dalle prime ore del mattino probabilmente riuscireste ad accapararvi solo un posto in piedi per lo spettacolo del giorno stesso. Per maggiori informazioni potete consultare il loro sito internet.
Fonti consultate:
www.kageki.hankyu.co.jp
www.japantimes.co.jp
www.stasiareport.com
www.gendercentre.org.au
www.tvtropes.org
Ma non avevo idea che le attrici dovessero davvero vivere una vita da uomini! E' una cosa un po' inquietante, non vengono fuori disturbi di personalità?
Ho visto le opere rappresentate nel dopoguerra: interessanti! Magari non arrivavano i film (che avrebbero dovuto doppiare), ma rappresentare la storia in teatro è stata una grande idea.
Anche a me sembra allucinante la storia delle donne costrette a vivere come uomini al di fuori dello spettacolo (dividere il lavoro dal privato no?), è risaputo che sono donne perché devono essere costrette a fingere? Mi sembra così insensata la cosa.
Da quel poco che ho potuto vedere mi sembra che il rapporto fan/star famosa in Giappone sia piuttosto viscerale, a qualunque livello. ..
Sinceramente poi.. la foto di quella donna vestita da uomo con l'abito bianco... è veramente bellissimo O-O capisco perchè vengono idolatrati/e
Mi pare lo stesso discorso che potrebbe fare un attore onnagata del kabuki a proposito dei ruoli femminili, in cui è specializzato.
Comunque mi piacerebbe vedere la rappresentazione di Versailles no bara.
@salvotnt: mi sembra di ricordare qualcosa di simile anche in Sakura Wars
Infatti nel manga di Sakura wars le protagoniste facevano parte di una compagnia di Takarazuka oltre a essere piloti di robot.
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