Il 6 agosto 1945 alle ore 8:15 un B-29 del 393° Squadrone bombardieri, battezzato "Enola Gay" e partito dalla base North Field di Tinian, nel Pacifico occidentale, a circa sei ore di volo dal Giappone, sganciò su Hiroshima "Little boy", un ordigno nucleare che polverizzò all'istante migliaia di persone e rase al suolo un'intera città.
Il 9 agosto 1945 un’altra fortezza volante B-29, chiamata "Bockscar" sganciava una seconda bomba detta "Fat man" su Nagasaki con analoghi risultati. Niente fu più come prima. A settant'anni da quel giorno ricordiamo le vittime raccontando in breve cosa avvenne.
Nonostante sei mesi di intensissimi bombardamenti su obiettivi strategici in 67 centri nipponici da parte degli Usa, il Giappone non sembrava affatto intenzionato ad arrendersi. Così il 26 luglio 1945 Truman e gli altri capi di Stato Alleati stabilirono, nella Dichiarazione di Potsdam, i termini per la resa giapponese e lanciarono un ultimatum al Giappone.
Il giorno seguente, i giornali giapponesi riportarono la dichiarazione, diffondendola anche per radio in tutto il paese ma il governo dell’imperatore Hirohito ignorò l’ultimatum. Fu così che il presidente americano Harry Truman decise di ricorrere alla bomba atomica per giungere ad una rapida fine del conflitto, infliggendo distruzioni tali da spingere Tokyo ad accettare la resa senza condizioni.
Gli Stati Uniti infatti, con l'aiuto militare e scientifico di Inghilterra e Canada, erano riusciti a costruire e provare una bomba atomica nel cosiddetto Progetto Manhattan, nel quale diversi scienziati lavoravano per battere sul tempo il Programma nucleare tedesco ed impedire così ad Hitler di avere una tale arma di distruzione di massa.
Il 16 luglio 1945 ad Alamogordo, nel Nuovo Messico, fu fatto il primo test nucleare (nome in codice Trinity) in cui una bomba (chiamata "The gadget") fu fatta esplodere con successo. Da qui il "Target Committee" di Los Alamos, guidato da J. Robert Oppenheimer, iniziò a studiare quali città dovessero essere prese in considerazione come obbiettivi.
I criteri di scelta furono fondamentalmente tre: avere un diametro di oltre cinque chilometri, essere di importanza strategica ed essere centri urbani. Nella decisione finale, infatti, dovevano essere tenuti in conto soprattutto gli effetti psicologici che l'uso della bomba atomica doveva avere sul governo giapponese.
Fra le città prescelte vennero fuori i nomi di Notolini, Hiroshima, Yokohama, Kokura, Nagasaki, Kyoto e Tokyo. Alla fine la rosa si restrinse a tre città: Hiroshima, città di grande importanza militare e industriale, Kokura che aveva un vasto arsenale e Nagasaki che non solo era un porto, ma ospitava anche molte industrie. Al rifiuto di arrendersi del Giapppone, partì la missione.
La scelta della data del 6 agosto fu dettata unicamente da motivazioni di tipo meteorologico. Prima di tutto fu fatto decollare un B-29 senza armamento, il cui compito era solo di indicare al comando la situazione precisa del tempo sopra la città. Tutti i dettagli, compresi la pianificazione precisa della tabella di volo e l'armamento della bomba con i suoi 60 kg di uranio 235 furono studiati nei minimi particolari e tutto si svolse come stabilito.
Poco prima delle 08:00, la stazione radar di Hiroshima vide i tre velivoli avvicinarsi, ma essendo pochi, l'allarme aereo non venne dato, perché si pensò che fosse solo un volo di ricognizione. Alle 08:14 e 45 secondi, l'Enola Gay sganciò "Little Boy" sul centro di Hiroshima: il sensore altimetrico era tarato per fare scoppiare l'ordigno alla quota di 600 metri dal suolo, dopo 43 secondi di caduta libera.
L'esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con uno scoppio equivalente a 13 chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70.000 e le 80.000 persone. Della maggior parte di esse non rimase niente, vennero letteralmente vaporizzate; di alcune non rimase nient'altro che un'ombra su un muro. Tra uno e due km la gente fu investita dall'onda d'urto e cessò di vivere in pochi secondi a causa dei milioni di gradi scatenatisi con l'esplosione. Circa il 90% degli edifici venne raso al suolo e tutti e 51 i templi della città distrutti dalla forza dell'esplosione.
L'equipaggio dell'aereo assistette a tutto con angoscia; lo stesso velivolo che si trovava a circa 17 km dallo scoppio fu scosso dall'onda d'urto tanto che la frase detta da un militare dell'equipaggio ("Dio, cosa abbiamo fatto?") rimarrà nella storia a riprova di quanto molti di loro non non si rendessero conto della gravità del gesto. Al di sotto dell'aereo le persone scomparivano nel senso letterale del termine e Hiroshima non esisteva più.
Gli unici edifici che restarono almeno in parte in piedi furono quelli costruiti in cemento armato. L'onda di pressione che seguì, un vento caldissimo, travolse tutto; ad essa seguì una pioggia radioattiva formatasi per il gran caldo sprigionato. Una nuova tempesta di vento arrivò dopo la pioggia: i venti viaggiavano a più di 200 km/h, sollevando onde enormi dai fiumi tanto che alcune persone morirono letteralmente bollite.
Nel resto del paese ci volle un po' per capire l'entità di quanto era successo. All'epoca le comunicazioni non erano certo immediate come adesso. L'operatore di controllo della Società Radiotelevisiva Giapponese di Tokyo si rese conto che la stazione di Hiroshima non era più in onda; tentò usando un'altra linea telefonica, ma non servì a niente.
Circa venti minuti più tardi il Centro Telegrafico Ferroviario di Tokyo si accorse che la linea telegrafica principale aveva smesso di funzionare subito a nord di Hiroshima. Iniziarono a spargersi voci di una tremenda esplosione. Le basi militari provarono ripetutamente a mettersi in contatto con la Stazione di Controllo dell'Esercito di Hiroshima, ma non ricevettero in risposta che assoluto silenzio.
Un giovane ufficiale fu incaricato di volare immediatamente ad Hiroshima, atterrare, rilevare i danni e tornare a Tokyo a fare rapporto: nessuno aveva la minima idea di quello che fosse realmente accaduto.
Il giovane partì e dopo circa tre ore di volo, quando mancavano ancora circa 160 km ad Hiroshima, l'ufficiale e il suo copilota videro una grande nuvola di fumo nella quale stavano bruciando le macerie della città. Il loro aereo raggiunse presto la destinazione e lì capirono la portata della devastazione: tutto ciò che era rimasto era una grande cicatrice sul terreno ancora ardente, coperta da una spessa nuvola di fumo. Atterrarono a sud della città e l'ufficiale, dopo aver comunicato con Tokyo, cominciò immediatamente ad organizzare le operazioni di soccorso. Ma le squadre preposte non riuscirono ad avvicinarsi ad Hiroshima a meno di 3 km, perché l'odore di bruciato mischiato a quello dei cadaveri in decomposizione era insopportabile.
Il bombardamento causò la morte di circa 140.000 persone: tra il 15 e il 20% di questi decessi fu causato da una miscela letale di ustioni, radiazioni e traumi. Negli anni successivi poi altre migliaia di persone morirono per varie forme tumorali, causate della contaminazione radioattiva. Alla fine del 1945 si stimò che i morti dovuti all'atomica fossero circa 200.000.
Poiché non ci fu una pronta risposta del governo giapponese per quel che riguardava la resa, il 9 agosto fu sganciata la seconda bomba a Nagasaki.
La mattina di quel giorno l'equipaggio del Boeing B-29 Superfortress doveva dirigersi alla volta di Kokura, l'obbiettivo iniziale della missione. Ma il meteo non era favorevole: troppe nubi non permettevano di individuare con precisione l'obbiettivo e quindi, dopo tre passaggi sopra la città e con il rischio di non avere carburante necessario per il ritorno, l'aereo puntò sull'obbiettivo secondario, Nagasaki. Alle 11:02 il capitano del velivolo avvistò il nuovo bersaglio, ma anche qui le nuvole ostacolavano la visuale.
Ma non essendo pensabile tornare indietro e rischiare un ammaraggio causa mancanza di carburante con un'arma atomica a bordo, il comandante decise, in contrasto con gli ordini, di usare il radar per individuare l'obbiettivo anche attraverso le nubi. Così "Fat man" con i suoi 6,4 kg di plutonio-239 fu sganciata sulla zona industriale a circa 470 metri di altezza ma a quasi 4 km a nord ovest dal punto previsto, cadendo così nella Valle di Urakami; questo errore salvò gran parte della città, protetta dalle colline circostanti.
Il bilancio delle vittime fu comunque impressionante: secondo la maggior parte delle valutazioni circa 40.000 dei 240.000 residenti a Nagasaki morirono all'istante e oltre 55.000 rimasero feriti. Il numero complessivo, comprese le persone che perirono a causa dell'esposizione alle radiazioni nei mesi seguenti è valutato intorno alle 80.000 persone.
I due bombardamenti così ravvicinati, le centinaia di migliaia di vittime e la tremenda potenza di quest'arma costrinsero i giapponesi alla resa il 15 agosto 1945. Hirohito espresse il voto decisivo, sottolineando che il Giappone avrebbe dovuto "sopportare l'insopportabile", cioè arrendersi. Quel giorno il discorso dell'Imperatore con cui si annunciava la sconfitta del paese fu trasmesso via radio ed era anche la prima volta che molti giapponesi sentivano la voce del loro sovrano.
I superstiti del bombardamento furono chiamati hibakusha, che significa letteralmente "persona esposta alla bomba". Si coniò questo termine invece di un più generico "sopravvissuti" per non esaltare la vita, gesto che sarebbe stato considerato come una grave mancanza di rispetto nei confronti dei molti morti. Superstiti e soccorritori divennero il nucleo del pacifismo giapponese del dopoguerra. Pochi anni fa 219.410 hibakusha sono stati ufficialmente riconosciuti come tali dal governo giapponese.
Oggi Hiroshima è una città attiva, prospera e dall'atmosfera internazionale. Ma non dimentica il suo passato, anzi: da quel giorno si batte perchè un evento del genere non debba ripetersi mai più. Per questo il fulcro della città, meta di numerosi visitatori da tutto il mondo, è l'epicentro dell'esplosione. Qui si possono visitare il Gembaku Domu, o A-Bomb Dome o Cupola della Bomba Atomica, cioè quel che resta dell'edificio che ospitava l'Industrial Promotion Hall e che è diventato il simbolo della distruzione subita da Hiroshima.
Dichiarato nel 1996 Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, è rimasto in piedi nonostante la bomba sia esplosa quasi sopra ad esso, grazie alla sua struttura di cemento e ferro. Le sue rovine sono state lasciate così com'erano proprio a ricordo perpetuo della tragedia.
Esattamente di fronte alla Gembaku Dome, ma al di là del fiume si trova l'Heiwa koen, cioè il Parco della Pace; qui è stato eretto il Cenotafio su cui sono scritti tutti i nomi delle vittime conosciute della bomba. Inoltre esso fa da cornice alla Fiamma della Pace, che sarà spenta solo quando l'ultima arma nucleare sarà smantellata.
Poco più avanti c'è il Monumento Commemorativo per la Pace dei Bambini, su cui è incisa la seguente frase: "Questo è il nostro grido. Questa è la nostra preghiera. La pace nel mondo." Questo angolo, eretto nel maggio del 1958 usando i fondi raccolti dai bambini, è dedicato a Sadako la cui storia è diventata uno dei simboli di questa tragedia.
Sadako viveva a Hiroshima a 1,6 km dal punto in cui la bomba atomica fu sganciata. Lei aveva due anni e sopravvisse insieme alla sua famiglia. Tuttavia, quando Sadako aveva nove anni, le venne diagnosticata la leucemia, una malattia che colpì molti bambini della zona, e che fu chiamata la malattia della A-bomb per la sua associazione con le radiazioni.
Un amico di Sadako le raccontò una leggenda: le disse che se si esprime un desiderio e si costruiscono mille origami a forma di gru, il desiderio si avvererà. Sadako iniziò diligentemente a costruire gru di carta con qualsiasi materiale a disposizione. Ma il 25 ottobre dello stesso anno, morì senza aver realizzato il suo obbiettivo. Diventò presto il simbolo di ogni vittima innocente della guerra; ancora oggi moltissime persone fabbricano gru di carta e le lasciano accanto al suo memoriale.
Poco più avanti si può visitare il Museo Commemorativo della Pace, fondato nel 1955 e progettato da Kenzo Tange; l'ingresso costa 50 yen (pari a circa 40 centesimi di euro), una cifra puramente simbolica e racconta la storia della bomba e la distruzione che essa causò alla città.
Anche se ogni anno questa tragedia è ricordata e commemorata, in occasione di un anniversario così importante come quello di quest'anno sono ancora di più le manifestazioni, le mostre, i film e i documentari che i media giapponesi dedicheranno all'evento.
Il magazine Big Comic Original, rivista seinen targata Shogakukan, pubblicherà un'edizione speciale in'occasione del 70° anniversario della conclusione del secondo conflitto mondiale.
Fino al 6 settembre il Kyoto International Manga Museum ospiterà una mostra dedicata alla guerra, con un'esibizione speciale di lavori delle mangaka Fumiyo Kōno, Machiko Kyō e Yuki Ozawa.
Uscirà il prossimo 8 agosto 2015 il lungometraggio Kono Kuni no Sora (Il cielo di questa Terra), in cui lo sceneggiatore Haruhiko Arai traspone in film un romanzo di Yuichi Takai, vincitore del prestigioso Premio Letterario Tanizaki nel 1984.
La produzione di Kono Kuni no Sora è affidata alla nuova branca cinematografica KATSU-do di Kogyo Yoshimoto, istituita proprio in commemorazione del settantesimo anniversario dalla fine dell'incubo mondiale.
Il giorno 15 agosto 2015 Fuji TV trasmetterà il documentario Sensou wo Oshiete Kudasai (Per favore, raccontami della guerra). La struttura dello speciale verterà su interviste ai veterani e ai sopravvissuti alla guerra, portate avanti da cinque attori di talento: Shun Oguri, Tori Matsuzaka (Detective Conan), Sota Fukushi (As the Gods Will), Kasumi Arimura (Yowakutemo Katemasu) e Suzu Hirose (Gakkou no Kaidan).
Il prossimo 12 dicembre uscirà nelle sale il delicatissimo film Haha to Kuraseba (Vivere con mia madre): il regista Yoji Yamada depone così il suo omaggio al compianto scrittore Hisashi Inoue e al suo ultimo desiderio, delineando per lui l'adattamento in film di una storia ambientata a Nagasaki.
Tra i manga dedicati alla storia di Hiroshima vanno poi sicuramente citati Gen di Hiroshima un toccante racconto autobiografico (nel 1945 il mangaka Nakazawa aveva sei anni) sulle conseguenze della guerra che, nelle intenzioni dell’autore diventa un grido di speranza per le nuove generazioni affinché trovino la forza per dire no a tutte le atomiche. Gen fa rivivere una dolorosa pagina di storia attraverso gli occhi di un bambino che l’ha vissuta e che un giorno ha deciso di raccontarla al mondo.
Ma anche Hiroshima nel paese dei fiori di ciliegio ambientato nel 1955, a 10 anni dall'esplosione della bomba che ha quasi completamente distrutto la città di Hiroshima insieme alle vite di centinaia di migliaia di persone. I sopravvissuti cercano di portare avanti un'esistenza al limite tra una normalità che non gli è concessa e un passato di morte che non li abbandona. I marchi del disastro, quando non fisici, sono soprattutto mentali: l'isolamento, la paura di un lento marcire, le persone che anche a distanza di anni continuano a morire, cercare una ragione della propria sopravvivenza.
Fonti consultate:
LaStampa
Wikipedia
IlSussidiario
Animeclick
Il 9 agosto 1945 un’altra fortezza volante B-29, chiamata "Bockscar" sganciava una seconda bomba detta "Fat man" su Nagasaki con analoghi risultati. Niente fu più come prima. A settant'anni da quel giorno ricordiamo le vittime raccontando in breve cosa avvenne.
Nonostante sei mesi di intensissimi bombardamenti su obiettivi strategici in 67 centri nipponici da parte degli Usa, il Giappone non sembrava affatto intenzionato ad arrendersi. Così il 26 luglio 1945 Truman e gli altri capi di Stato Alleati stabilirono, nella Dichiarazione di Potsdam, i termini per la resa giapponese e lanciarono un ultimatum al Giappone.
Il giorno seguente, i giornali giapponesi riportarono la dichiarazione, diffondendola anche per radio in tutto il paese ma il governo dell’imperatore Hirohito ignorò l’ultimatum. Fu così che il presidente americano Harry Truman decise di ricorrere alla bomba atomica per giungere ad una rapida fine del conflitto, infliggendo distruzioni tali da spingere Tokyo ad accettare la resa senza condizioni.
Gli Stati Uniti infatti, con l'aiuto militare e scientifico di Inghilterra e Canada, erano riusciti a costruire e provare una bomba atomica nel cosiddetto Progetto Manhattan, nel quale diversi scienziati lavoravano per battere sul tempo il Programma nucleare tedesco ed impedire così ad Hitler di avere una tale arma di distruzione di massa.
Il 16 luglio 1945 ad Alamogordo, nel Nuovo Messico, fu fatto il primo test nucleare (nome in codice Trinity) in cui una bomba (chiamata "The gadget") fu fatta esplodere con successo. Da qui il "Target Committee" di Los Alamos, guidato da J. Robert Oppenheimer, iniziò a studiare quali città dovessero essere prese in considerazione come obbiettivi.
I criteri di scelta furono fondamentalmente tre: avere un diametro di oltre cinque chilometri, essere di importanza strategica ed essere centri urbani. Nella decisione finale, infatti, dovevano essere tenuti in conto soprattutto gli effetti psicologici che l'uso della bomba atomica doveva avere sul governo giapponese.
Fra le città prescelte vennero fuori i nomi di Notolini, Hiroshima, Yokohama, Kokura, Nagasaki, Kyoto e Tokyo. Alla fine la rosa si restrinse a tre città: Hiroshima, città di grande importanza militare e industriale, Kokura che aveva un vasto arsenale e Nagasaki che non solo era un porto, ma ospitava anche molte industrie. Al rifiuto di arrendersi del Giapppone, partì la missione.
La scelta della data del 6 agosto fu dettata unicamente da motivazioni di tipo meteorologico. Prima di tutto fu fatto decollare un B-29 senza armamento, il cui compito era solo di indicare al comando la situazione precisa del tempo sopra la città. Tutti i dettagli, compresi la pianificazione precisa della tabella di volo e l'armamento della bomba con i suoi 60 kg di uranio 235 furono studiati nei minimi particolari e tutto si svolse come stabilito.
Poco prima delle 08:00, la stazione radar di Hiroshima vide i tre velivoli avvicinarsi, ma essendo pochi, l'allarme aereo non venne dato, perché si pensò che fosse solo un volo di ricognizione. Alle 08:14 e 45 secondi, l'Enola Gay sganciò "Little Boy" sul centro di Hiroshima: il sensore altimetrico era tarato per fare scoppiare l'ordigno alla quota di 600 metri dal suolo, dopo 43 secondi di caduta libera.
L'esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con uno scoppio equivalente a 13 chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70.000 e le 80.000 persone. Della maggior parte di esse non rimase niente, vennero letteralmente vaporizzate; di alcune non rimase nient'altro che un'ombra su un muro. Tra uno e due km la gente fu investita dall'onda d'urto e cessò di vivere in pochi secondi a causa dei milioni di gradi scatenatisi con l'esplosione. Circa il 90% degli edifici venne raso al suolo e tutti e 51 i templi della città distrutti dalla forza dell'esplosione.
L'equipaggio dell'aereo assistette a tutto con angoscia; lo stesso velivolo che si trovava a circa 17 km dallo scoppio fu scosso dall'onda d'urto tanto che la frase detta da un militare dell'equipaggio ("Dio, cosa abbiamo fatto?") rimarrà nella storia a riprova di quanto molti di loro non non si rendessero conto della gravità del gesto. Al di sotto dell'aereo le persone scomparivano nel senso letterale del termine e Hiroshima non esisteva più.
Gli unici edifici che restarono almeno in parte in piedi furono quelli costruiti in cemento armato. L'onda di pressione che seguì, un vento caldissimo, travolse tutto; ad essa seguì una pioggia radioattiva formatasi per il gran caldo sprigionato. Una nuova tempesta di vento arrivò dopo la pioggia: i venti viaggiavano a più di 200 km/h, sollevando onde enormi dai fiumi tanto che alcune persone morirono letteralmente bollite.
Nel resto del paese ci volle un po' per capire l'entità di quanto era successo. All'epoca le comunicazioni non erano certo immediate come adesso. L'operatore di controllo della Società Radiotelevisiva Giapponese di Tokyo si rese conto che la stazione di Hiroshima non era più in onda; tentò usando un'altra linea telefonica, ma non servì a niente.
Circa venti minuti più tardi il Centro Telegrafico Ferroviario di Tokyo si accorse che la linea telegrafica principale aveva smesso di funzionare subito a nord di Hiroshima. Iniziarono a spargersi voci di una tremenda esplosione. Le basi militari provarono ripetutamente a mettersi in contatto con la Stazione di Controllo dell'Esercito di Hiroshima, ma non ricevettero in risposta che assoluto silenzio.
Un giovane ufficiale fu incaricato di volare immediatamente ad Hiroshima, atterrare, rilevare i danni e tornare a Tokyo a fare rapporto: nessuno aveva la minima idea di quello che fosse realmente accaduto.
Il giovane partì e dopo circa tre ore di volo, quando mancavano ancora circa 160 km ad Hiroshima, l'ufficiale e il suo copilota videro una grande nuvola di fumo nella quale stavano bruciando le macerie della città. Il loro aereo raggiunse presto la destinazione e lì capirono la portata della devastazione: tutto ciò che era rimasto era una grande cicatrice sul terreno ancora ardente, coperta da una spessa nuvola di fumo. Atterrarono a sud della città e l'ufficiale, dopo aver comunicato con Tokyo, cominciò immediatamente ad organizzare le operazioni di soccorso. Ma le squadre preposte non riuscirono ad avvicinarsi ad Hiroshima a meno di 3 km, perché l'odore di bruciato mischiato a quello dei cadaveri in decomposizione era insopportabile.
Il bombardamento causò la morte di circa 140.000 persone: tra il 15 e il 20% di questi decessi fu causato da una miscela letale di ustioni, radiazioni e traumi. Negli anni successivi poi altre migliaia di persone morirono per varie forme tumorali, causate della contaminazione radioattiva. Alla fine del 1945 si stimò che i morti dovuti all'atomica fossero circa 200.000.
Poiché non ci fu una pronta risposta del governo giapponese per quel che riguardava la resa, il 9 agosto fu sganciata la seconda bomba a Nagasaki.
La mattina di quel giorno l'equipaggio del Boeing B-29 Superfortress doveva dirigersi alla volta di Kokura, l'obbiettivo iniziale della missione. Ma il meteo non era favorevole: troppe nubi non permettevano di individuare con precisione l'obbiettivo e quindi, dopo tre passaggi sopra la città e con il rischio di non avere carburante necessario per il ritorno, l'aereo puntò sull'obbiettivo secondario, Nagasaki. Alle 11:02 il capitano del velivolo avvistò il nuovo bersaglio, ma anche qui le nuvole ostacolavano la visuale.
Ma non essendo pensabile tornare indietro e rischiare un ammaraggio causa mancanza di carburante con un'arma atomica a bordo, il comandante decise, in contrasto con gli ordini, di usare il radar per individuare l'obbiettivo anche attraverso le nubi. Così "Fat man" con i suoi 6,4 kg di plutonio-239 fu sganciata sulla zona industriale a circa 470 metri di altezza ma a quasi 4 km a nord ovest dal punto previsto, cadendo così nella Valle di Urakami; questo errore salvò gran parte della città, protetta dalle colline circostanti.
Il bilancio delle vittime fu comunque impressionante: secondo la maggior parte delle valutazioni circa 40.000 dei 240.000 residenti a Nagasaki morirono all'istante e oltre 55.000 rimasero feriti. Il numero complessivo, comprese le persone che perirono a causa dell'esposizione alle radiazioni nei mesi seguenti è valutato intorno alle 80.000 persone.
I due bombardamenti così ravvicinati, le centinaia di migliaia di vittime e la tremenda potenza di quest'arma costrinsero i giapponesi alla resa il 15 agosto 1945. Hirohito espresse il voto decisivo, sottolineando che il Giappone avrebbe dovuto "sopportare l'insopportabile", cioè arrendersi. Quel giorno il discorso dell'Imperatore con cui si annunciava la sconfitta del paese fu trasmesso via radio ed era anche la prima volta che molti giapponesi sentivano la voce del loro sovrano.
I superstiti del bombardamento furono chiamati hibakusha, che significa letteralmente "persona esposta alla bomba". Si coniò questo termine invece di un più generico "sopravvissuti" per non esaltare la vita, gesto che sarebbe stato considerato come una grave mancanza di rispetto nei confronti dei molti morti. Superstiti e soccorritori divennero il nucleo del pacifismo giapponese del dopoguerra. Pochi anni fa 219.410 hibakusha sono stati ufficialmente riconosciuti come tali dal governo giapponese.
Oggi Hiroshima è una città attiva, prospera e dall'atmosfera internazionale. Ma non dimentica il suo passato, anzi: da quel giorno si batte perchè un evento del genere non debba ripetersi mai più. Per questo il fulcro della città, meta di numerosi visitatori da tutto il mondo, è l'epicentro dell'esplosione. Qui si possono visitare il Gembaku Domu, o A-Bomb Dome o Cupola della Bomba Atomica, cioè quel che resta dell'edificio che ospitava l'Industrial Promotion Hall e che è diventato il simbolo della distruzione subita da Hiroshima.
Dichiarato nel 1996 Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, è rimasto in piedi nonostante la bomba sia esplosa quasi sopra ad esso, grazie alla sua struttura di cemento e ferro. Le sue rovine sono state lasciate così com'erano proprio a ricordo perpetuo della tragedia.
Esattamente di fronte alla Gembaku Dome, ma al di là del fiume si trova l'Heiwa koen, cioè il Parco della Pace; qui è stato eretto il Cenotafio su cui sono scritti tutti i nomi delle vittime conosciute della bomba. Inoltre esso fa da cornice alla Fiamma della Pace, che sarà spenta solo quando l'ultima arma nucleare sarà smantellata.
Poco più avanti c'è il Monumento Commemorativo per la Pace dei Bambini, su cui è incisa la seguente frase: "Questo è il nostro grido. Questa è la nostra preghiera. La pace nel mondo." Questo angolo, eretto nel maggio del 1958 usando i fondi raccolti dai bambini, è dedicato a Sadako la cui storia è diventata uno dei simboli di questa tragedia.
Sadako viveva a Hiroshima a 1,6 km dal punto in cui la bomba atomica fu sganciata. Lei aveva due anni e sopravvisse insieme alla sua famiglia. Tuttavia, quando Sadako aveva nove anni, le venne diagnosticata la leucemia, una malattia che colpì molti bambini della zona, e che fu chiamata la malattia della A-bomb per la sua associazione con le radiazioni.
Un amico di Sadako le raccontò una leggenda: le disse che se si esprime un desiderio e si costruiscono mille origami a forma di gru, il desiderio si avvererà. Sadako iniziò diligentemente a costruire gru di carta con qualsiasi materiale a disposizione. Ma il 25 ottobre dello stesso anno, morì senza aver realizzato il suo obbiettivo. Diventò presto il simbolo di ogni vittima innocente della guerra; ancora oggi moltissime persone fabbricano gru di carta e le lasciano accanto al suo memoriale.
Poco più avanti si può visitare il Museo Commemorativo della Pace, fondato nel 1955 e progettato da Kenzo Tange; l'ingresso costa 50 yen (pari a circa 40 centesimi di euro), una cifra puramente simbolica e racconta la storia della bomba e la distruzione che essa causò alla città.
Anche se ogni anno questa tragedia è ricordata e commemorata, in occasione di un anniversario così importante come quello di quest'anno sono ancora di più le manifestazioni, le mostre, i film e i documentari che i media giapponesi dedicheranno all'evento.
Il magazine Big Comic Original, rivista seinen targata Shogakukan, pubblicherà un'edizione speciale in'occasione del 70° anniversario della conclusione del secondo conflitto mondiale.
Fino al 6 settembre il Kyoto International Manga Museum ospiterà una mostra dedicata alla guerra, con un'esibizione speciale di lavori delle mangaka Fumiyo Kōno, Machiko Kyō e Yuki Ozawa.
Uscirà il prossimo 8 agosto 2015 il lungometraggio Kono Kuni no Sora (Il cielo di questa Terra), in cui lo sceneggiatore Haruhiko Arai traspone in film un romanzo di Yuichi Takai, vincitore del prestigioso Premio Letterario Tanizaki nel 1984.
La produzione di Kono Kuni no Sora è affidata alla nuova branca cinematografica KATSU-do di Kogyo Yoshimoto, istituita proprio in commemorazione del settantesimo anniversario dalla fine dell'incubo mondiale.
Il giorno 15 agosto 2015 Fuji TV trasmetterà il documentario Sensou wo Oshiete Kudasai (Per favore, raccontami della guerra). La struttura dello speciale verterà su interviste ai veterani e ai sopravvissuti alla guerra, portate avanti da cinque attori di talento: Shun Oguri, Tori Matsuzaka (Detective Conan), Sota Fukushi (As the Gods Will), Kasumi Arimura (Yowakutemo Katemasu) e Suzu Hirose (Gakkou no Kaidan).
Il prossimo 12 dicembre uscirà nelle sale il delicatissimo film Haha to Kuraseba (Vivere con mia madre): il regista Yoji Yamada depone così il suo omaggio al compianto scrittore Hisashi Inoue e al suo ultimo desiderio, delineando per lui l'adattamento in film di una storia ambientata a Nagasaki.
Tra i manga dedicati alla storia di Hiroshima vanno poi sicuramente citati Gen di Hiroshima un toccante racconto autobiografico (nel 1945 il mangaka Nakazawa aveva sei anni) sulle conseguenze della guerra che, nelle intenzioni dell’autore diventa un grido di speranza per le nuove generazioni affinché trovino la forza per dire no a tutte le atomiche. Gen fa rivivere una dolorosa pagina di storia attraverso gli occhi di un bambino che l’ha vissuta e che un giorno ha deciso di raccontarla al mondo.
Ma anche Hiroshima nel paese dei fiori di ciliegio ambientato nel 1955, a 10 anni dall'esplosione della bomba che ha quasi completamente distrutto la città di Hiroshima insieme alle vite di centinaia di migliaia di persone. I sopravvissuti cercano di portare avanti un'esistenza al limite tra una normalità che non gli è concessa e un passato di morte che non li abbandona. I marchi del disastro, quando non fisici, sono soprattutto mentali: l'isolamento, la paura di un lento marcire, le persone che anche a distanza di anni continuano a morire, cercare una ragione della propria sopravvivenza.
Fonti consultate:
LaStampa
Wikipedia
IlSussidiario
Animeclick
Grazie per l'articolo.
Grazie per questo articolo, che serva per far sapere, per far ricordare, per non far ripetere più una cosa simile.
Concordo in pieno con te, nonè importante fare congetture sui torti e le ragioni di chi sganciò la bomba e di chi ne fu colpito quanto la memoria di quell'orrore e l'impegno costante perché questo non accada mai più! Quello è stato forse il primo vero momento in cui l'umanità è stata costretta a temere gli effetti delle proprie azioni, e solo la testimonianza di chi quei momenti li ha vissuti in prima persona può far capire l'esatta portata di quell'orrore! Dovessi mai fare un viaggio in Giappone, il museo della bomba di Hjiroshima senz'altro sarebbe una di quelle mete da non mancare.
Sicuramente fra tutte quelle vittime ci stava chi era contro al prosieguo del conflitto (solo i pazzi guerrafondai ne sono favorevoli). Per colpa di chi comanda tutte quelle vite sono state spezzate in un istante..(Sia da parte del governo americano che da parte dell'impero Giapponese).
Poi la storia di Sadako è quella che mi ha fatto sempre rattristire
Grazie ad animeclick per aver commemorato questo tragico evento che non va assolutamente dimenticato.
Una generazione che ignora la storia non ha passato… né futuro.
(Robert Anson Heinlein)
grazie per ricordare così.. questo evento indelebilmente drammatico.
Tanta gente vede e parla dell'America come di salvatori e portatori di libertà e democrazia, io invece vedo l'esatto opposto. Vedo un sistema che punta al potenziamento del proprio arsenale bellico e che né idolatra i risultati, insegnando ai bambini, già da piccoli, ad impararne l'uso e le caratteristiche. Di quell'evento è sicuramente rimasto il ricordo ma sono abbastanza certo che siano pochi coloro in grado di capire la gravità di un'evento di tale portata.
E' stato un massacro e il nascondersi dietro la scusante degli ultimatum ignorati e della necessità di porre fine alla guerra è, a mio modo di vedere, disgustoso. Avrei voluto vedere le reazioni della gente se l'America avesse ricevuto un bombardamento atomico rispetto al Giappone, e già mi immagino un comportamento diametralmente diverso.
L'uso delle bombe fu comunque una decisione terribile non solo per i giapponesi, ma per il mondo intero che si avviava nel periodo della guerra fredda.
Ebbene si Rieper; il Giappone a quel punto doveva arrendersi, perché fondamentalmente non avendo più una flotta operativa, aerei pochi e perso gran parte dei suoi territori, non aveva alcuna speranza di vittoria. Le vittime di Hiroshima e Nagasaki sono anche colpa dell'ottusità delle alte sfere Giapponesi.
Come film io consiglio di vedere anche Rapsodia in Agosto di Kurosawa, una pellicola veramente incisiva.
Innanzitutto articolo eccellente, molto riflessivo e ben descrittivo della tragedia immane che colpì l'uomo in quelle occasioni.
Dico l'uomo e non il giappone, con le sue migliaia di vittime, perchè quel giorno è l'uomo che ha perso.
Al di là delle guerre che possono avere un motivo più o meno valido secondo chi le combatte, (non può e non deve esserci un motivo x uccidere!), è totalmente inconcepibile costruire un qualcosa che oltre ad uccidere delle vite, rilascia nell'aria, nella terra, nell'acqua sostanze potenziamente ed esponenzialmente mortali e velenose x noi stessi e tutto ciò che ci circonda. Tu stai avvelenando il tuo pianeta, il posto in cui vivi. Se si è intelligenti e integri con la testa, questo è inconcepibile. Non c'è alcuna spiegazione logica o razionale agli errori che abbiamo fatto e stiamo continuando a fare tutt'oggi in quest'ambito.
Se non prendiamo dei provvedimenti faremo una brutta fina. E' già scritto nella storia e noi lo stiamo riscrivendo sulla nostra stessa pelle, intesa come vita.
Purtroppo queste saranno generazioni di passaggio e rischiamo di non far capire l'importanza del SAPERE, del non rimanere ignoranti sugli errori commessi, perchè ormai si pensa solo a cose futili, prive di effettivi valori.
Spero che in un futuro più o meno prossimo, diverrò un buon padre, che sappia educare i suoi figli al rispetto, alla comprensione, impartendogli dei valori sani.
Che riposino in pace, gli innocenti vittime dell'ignoranza dei loro stessi fratelli.
Idiozie. Le bombe sono state sganciate per far fermare l'avanzata dei russi nel nord del giappone, e pef testare la potenza su citta vive!
Crimine di guerra, che nessuno ha pagato.
Tappa fondamentale per chiunque visitasse il Giappone per la prima volta.
Non ho avuto ancora modo di leggere Gen di Hiroshima, ma ho letto Hiroshima nel paese dei fiori di ciliegio ed un romanzo di un autore spagnolo, Pascual, Il canto delle parole perdute, che parla proprio di questo argomento; prima o poi vorrei leggere Il gran sole di Hiroshima, ispirato proprio alla storia di Sadako (solo che aspetto che esca in un'edizione decente, non per bambini, dove leggo "Hiroscìma", "Scigèo" e "susci").
Comunque, se posso essere sincera senza essere sbranata, dico che di fronte a tutto questo l'attribuzione delle colpe (delle alte sfere giapponesi? dunque per la decisione errata di pochi era giusto che venissero condannati in centinaia di migliaia di giapponesi innocenti, a morte immediata i più fortunati ed a morte lenta dopo lunghe ed atroci sofferenze tanti altri? Avendo come unica colpa essere anche loro giapponesi?) e le rispettive motivazioni mi interessano fino ad un certo punto.
Qualunque sia la verità storica dietro tutto questo credo che nulla possa giustificare un'atrocità del genere. Non considero coloro che hanno sganciato gli ordigni tanto migliori dei terroristi islamici, che almeno pagano subito con la vita i loro crimini. Chi ha premuto il bottone, invece, non ha rischiato proprio nulla ed ha potuto assistere tranquillamente ai risultati di ciò che ha fatto. Oppure bisogna davvero credere che non si poteva nemmeno lontanamente immaginare quali avrebbero potuto essere le conseguenze???
E' dovere di tutti non dimenticare una simile atrocità, grazie Hachi per l'articolo.
Mi duole comunque ricordare che ahimé, a scuola non si studia tutto. I giapponesi non erano dei santi (questo è ovvio) ma tante cose non sono state riportate e per saperle bisogna aprire il magico mondo di internet. Mai sentito parlare di Unità 731? A scuola non credo. Ed è soltanto una delle varie Unità che i giapponesi avevano sparso in tutto il mondo nel periodo della guerra.
Non voglio schierarmi dalla parte di nessuno ma credo che anche i giapponesi in qualche modo andassero "fermati", hanno fatto cose talmente brutte da essere quasi alla pari dei tedeschi con i campi di sterminio (vedere Wikipedia con l'Unità che ho citato).
Gli americani sapevano e hanno pensato bene di tenersi per loro ciò che i giapponesi avevano scoperto, senza condannare nessuno di quelli inizialmente condannati per queste cose. Tra l'altro, il governo giapponesi negli anni 2000 ha confermato che i fatti sono avvenuti ma non si è voluto scusare le famiglie cinesi dei sopravissuti. Americani e Giapponesi colpevoli allo stesso modo SU TUTTO, vergognosi entrabi!
Per il resto, mi dispiace dei civili coinvolti.
non è mai chi ne è il responsabile/decide/comanda bensì i civili, le truppe...è
sempre stato così.
Anch'io consiglio vivamente a chiunque ne abbia la possibilità di visitare
Hiroshima (ma anche Nagasaki) almeno una volta, solo vedendo con i
propri occhi può capire che cosa sia stato un evento del genere!
Ringrazio Hachi per l'articolo veramente ben fatto. Complimenti!
I Russi hanno invaso Manciuria e Corea...il nord del giappone mai...
Conoscevo quasi tutti gli eventi della storia - un collega appassionato della seconda guerra mondiale mi aveva raccontato che Nagasaki era un obbiettivo secondario - ma non sapevo che la città si era salvata in parte grazie a un (provvidenziale) errore nello sgancio dell'ordigno.
Gli eventi che hanno portato alla costruzione della bomba, dalla pila atomica fi Fermi ai progetti Trinity e Manhattan, li ho ritrovati nel libro L'inverno del mondo[/url] di Ken Follet che ho finito di leggere da poco.
Come film consiglierei, anche se non parla direttamente dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, The day after - Il giorno dopo. Ricordo di averlo visto alle scuole medie e mi impressionò moltissimo: forse era perché iniziavo a capire come gira il mondo, o per il periodo storico (mi pare fosse il 1983, ancora in piena guerra fredda), ma rimasi quasi scioccato dal realismo e dal ritmo del film fino ai momenti dei giorni successivi allo scoppio della bomba.
Concludo con un toccante video di Repubblica sulla cerimonia di oggi: le lanterne accese rilasciate nel fiume Motoyasu per ricordare le vittime.
Mi duole comunque ricordare che ahimé, a scuola non si studia tutto. I giapponesi non erano dei santi (questo è ovvio) ma tante cose non sono state riportate e per saperle bisogna aprire il magico mondo di internet. Mai sentito parlare di Unità 731? A scuola non credo. Ed è soltanto una delle varie Unità che i giapponesi avevano sparso in tutto il mondo nel periodo della guerra.
Non voglio schierarmi dalla parte di nessuno ma credo che anche i giapponesi in qualche modo andassero "fermati", hanno fatto cose talmente brutte da essere quasi alla pari dei tedeschi con i campi di sterminio (vedere Wikipedia con l'Unità che ho citato).
Gli americani sapevano e hanno pensato bene di tenersi per loro ciò che i giapponesi avevano scoperto con questi esperimenti, senza condannare nessuno di quelli inizialmente condannati per queste cose. Tra l'altro, il governo giapponese negli anni 2000 ha confermato che i fatti sono avvenuti ma non si è voluto scusare con le famiglie cinesi dei sopravvissuti. Americani e Giapponesi colpevoli allo stesso modo SU TUTTO, vergognosi entrambi!
Per il resto, mi dispiace dei civili coinvolti.
Il numero di cinesi uccisi dai giapponesi superano il numero delle vittime di hiroshima.
Quindi dove il giorno per la memoria per le vittime in cina?
Come ad esempio NANCHINO, dove i soldati giapponesi, entrano nella citta', allora capitale della Cina. In sei settimane di orrore, i giapponesi uccidono oltre 300 mila cinesi, tra massacri, torture e stupri senza uguali nella storia del nostro secolo.
E la cosa brutta che è stato un olocausto dimenticato.
Invito a leggervi il libro di "Iris Chang" cose dell'altro mondo..........
Credi che agli americani interessasse qualcosa di quello che facevano i Giapponesi ai Cinesi ed alle altre popolazioni asiatiche? Più o meno direi zero...
L'unico motivo per cui gli americani hanno usato la bomba atomica era dimostrare una volta per tutte la loro superiorità rispetto agli altri stati del mondo...E ci sono riusciti benissimo, e forse (nemmeno un'ipotesi campata in aria), per testare l'effetto della bomba su degli obbiettivi reali!
Tra l'altro il Giappone era già stato martoriato dal 1942 al 1945 da vari bombardamenti nella capitale, con circa 200 MILA MORTI, per lo più civili...
Parliamo, parliamo e sicuramente la colpa è un pò di tutti ma a mio modo di vedere gli americani sono i più sporchi di tutti in ambito militare. Sappiamo poco, pochissimo e chissà quanto ancora hanno insabbiato per apparire salvatori e pacificatori... francamente mi disgusta più di qualsiasi forma di tortura.
E con questo ci tengo a sottolineare che non volevo intendere nemmeno che se lo siano meritati o altro... quello che è successo è stato orribile e non doveva accadere a nessuno, su questo siamo tutti d'accordo.
Stiamo parlando di un evento dopo il quale l'umanità non è stata più la stessa....dove si aveva paura dell'estinzione totale...paura che è calata ma non di certo diminuità nelle sue basi solide di realtà...un day after ci potrà sempre essere e dopo poco importerà chi lo avrà causato
Il problema non è dalla parte di chi si sta, è che anche solo ricordare SOLO questo giorno e SOLO queste vittime è razzismo, per quanto mi riguarda. Si, le bombe atomiche hanno cambiato il mondo e di sicuro si tratta della cosa più orrenda mai creata dall'uomo, ed è per questo che deve essere ricordata. Ma quando si parla di seconda guerra mondiale si ricorda sempre e solamente che il Giappone è stato bombardato e quindi sono quelli che ci hanno rimesso di più (insieme agli ebrei, ma questo è un discorso un po' a parte). E' giusto che ci sia una giornata per ricordare i morti delle bombe atomiche? Credo di sì, ma non ne sono sicura al 100%, perché non sono morti solo loro. Forse è il modo in cui sono morti che è stato terribile e nessuno lo mette in dubbio, ma come detto sopra, sono morti in modo orribile anche altre persone di altre etnie e c'è gente che nemmeno lo sa e in ogni caso nessuno è interessato a ricordare. Lo trovo ridicolo. Quindi siccome i cinesi (riprendo sempre loro come esempio perché ne stiamo parlando ma ce ne sono tanti altri) non sono morti sotto l'atomica non meritano di essere ricordati anche loro, sterminati come sono stati? A quanto pare no. Sinceramente la trovo una cosa brutta. Servirebbe ricordare TUTTI i morti, non soltanto gli ebrei e i bombardati dalle bombe atomiche, per quanto mi riguarda.
ma infatti, ci sono così tanti genocidi "dimenticati" che sarebbe ora di ricordarli, ma evidentemente non c'è molto interesse a farlo...Non solo bisognerebbe ammettere i propri errori, ma ricordarli in maniera da non commetterli più. Il fatto che si ricordi il primo (e si spera unico) bombardamento atomico della storia su obbiettivi civili è emblematico del fatto che l'umanità non vuole che accada di nuovo.
Dare un colore alla morte non mi interessa, da figlio degli anni 80 che ha convissuto con la paura atomica ...sarò retrogrado io.
Tutte le morti meritano rispetto ma fare polemica oggi proprio non ha senso..fermo restando che bisogna condannare ogni genocidio e ogni violenza.
Complimenti ad Hachi per l'articolo!
Raccontare ancora e ancora, per non dimenticare...
I Sovietici hanno liberato la Manciuria e la Corea non le hanno invase, dato che gli Invasori occupanti erano i Giapponesi -
Detto cio a quelli che piangono tanto per Hiroshima e Nagasaki.Vorrei chiedere se si ricordano chi era il vero destinatario per cui erano state costruite le due bombe ?
Perche' le bombe non erano in origine destinate al Giappone ma alla Germania ,
Erano Hitler e la Germania nazista coloro per cui le Bombe Atomiche erano state costruite Armi per altro per cui anche la Germania era in gara visto che esisteva un progetto nazista parallelo legato all Acqua Pesante . Ora la domanda è
E se il buon Zio Joe non fosse entrato a Berlino per primo ,e come nelle intenzioni dei costruttori le bombe fossero state lanciate sulla Germania Se al posto di Hiroshima e Nagasaki ci fossero state Amburgo , Colonia Monaco o Berlino? quali sarebbero stati i vostri commenti oggi? Sapendo cosa stava facendo la Germania Nazista e cosa rappresentava
Avreste commentato nella stessa maniera come commentate oggi quello che e successo a Hiroshima e Nagasaki Anche li delle citta sarebbero state devastate ,anche li sarebbero morti migliaia di civili o sbaglio? anche li ci sarebbero state le conseguenze dell bombardamento atomico anzi forse peggiori Ma rinnovo la domanda se invece di Hiroshima o Nagasaki vi fossero state delle citta Tedesche a finire sotto l atomica ora come commentereste la cosa oggi? Avreste definito i morti tedeschi dei poveri innocenti come definite ora i morti giapponesi? o forse no? visto che i Tedeschi avevano volontariamente sostenuto nella stragrande maggioranza Hitler e le sue politiche fin dal principio civili o militari che fossero .
"La guerra è crudeltà Più crudele è, prima finisce"( Gen. William T Sherman )
Questi devo incorniciarli da qualche parte su AC, sono davvero belli.
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