Una delle frasi più comuni che si dicono a proposito del Giappone è che "È un paese ricco di contraddizioni". Come ogni frase fatta non è una verità assoluta ma nasconde comunque un aspetto reale.
Se infatti caratterialmente parlando i giapponesi sono persone molto timide, pudiche e riservate è altrettanto vero che, in determinate situazioni come le terme ad esempio, hanno un rapporto molto più disinvolto con il proprio corpo e la sua nudità. Quindi non c'e da stupirsi se, durante un matsuri, si vedranno sfilare centinaia di uomini (ma anche donne) in perizoma, anzi più esattamente con indosso (quasi) solo il fundoshi.

Il fundoshi è appunto un perizoma cingi-lombi tradizionale, costituito di solito da una striscia di stoffa (quasi sempre cotone, ma anche lino o seta) larga uno shaku (che è una misura tradizionale giapponese equivalente a trentacinque centimetri) e lunga sei shaku (pari a circa due metri e quaranta centimetri). Questo nastro di stoffa è poi avvolto intorno ai fianchi e attorcigliato nella parte posteriore per ottenere l'effetto perizoma. Per essere più chiara non c'è niente di meglio che un bel video! (Ovviamente nel video ci saranno due natiche in primo piano, non scandalizzatevi!)
Il termine "fundoshi" compare per la prima volta nell'opera di storia classica Nihongi ed è stato anche raffigurato nelle sculture di creta chiamate haniwa. Fino alla Seconda Guerra Mondiale era diffusissimo: tutti lo indossavano perché era l'unico indumento intimo che ogni uomo giapponese, di qualunque estrazione sociale, possedesse. Poi con gli Americani arrivarono anche slip e boxer e la biancheria intima elasticizzata soppiantò il tradizionale fundoshi.
Esistono diversi modi di indossarlo perché la malleabilità di questo indumento permette combinazioni quasi infinite. Un primo tipo è poco aderente ed è costituito da una striscia di tessuto avvolta intorno ai fianchi e fermata nella parte posteriore con un nodo; viene quindi fatta passare tra le gambe e rimboccata davanti come un grembiule.
Una seconda variante è stata pensata per essere indossata da persone che devono muoversi molto e perciò è più aderente. È formata da una striscia di stoffa avvolta sempre intorno ai fianchi che però viene poi riportata davanti facendola passare tra le gambe e nuovamente fissata sul retro, eliminando così l'eccesso di stoffa. Era molto in voga durante gli anni sessanta come costume da bagno per i bambini che imparavano a nuotare perché in questo modo potevano essere facilmente tirati fuori dall'acqua afferrando la stoffa sul retro in caso di pericolo.

Un terzo stile, detto etchu fundoshi, sembra derivi da una provincia imperiale cinese ed è formato da un rettangolo di stoffa con un'estremità più stretta rispetto all'altra, dotata di nastri. Va avvolto intorno ai fianchi e tirato da dietro in avanti facendolo passare tra le gambe e sotto la parte anteriore della cintura; l'eccesso anche in questo caso è lasciato libero come un grembiule. Questo tipo di fundoshi era tipico delle truppe giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale e spesso costituiva l'unico indumento dei soldati in alcune zone dal clima tropicale.
Se in passato era indossato perfino dai samurai sotto l'armatura, ai giorni nostri compare principalmente durante le feste tradizionali come indumento, assieme all'hanten (un giacca corta di cotone con le maniche dritte), degli uomini che portano il sacrario (detto mikoshi), durante le processioni dei riti shinto. Oppure come costume da bagno tradizionale, come indumento sportivo al posto del sospensorio o dai lottatori di sumo che indossano una forma particolare di fundoshi, detta mawashi. Fuori dal Giappone è conosciuto principalmente per il gruppo di musicisti di tamburi Kodo e Ondekoza che lo indossano regolarmente assieme ad una fascia bianca in testa.

Nonostante tutto però sembra che negli ultimi tempi ci sia un rinnovato interesse per questo indumento tradizionale che sta vivendo una seconda giovinezza. Stanchi di essere stressati da tessuti acrilici ed elastici fastidiosi, molti vantano le proprietà benefiche di una biancheria intima naturale che favorirebbe la salute di zone tanto delicate.
Recentemente si sono prestati come testimonial di una nuova linea di fundoshi i calciatori della squadra V-Varen di Nagasaki: Naoya Ishigami, Yosuke Kamigata, Kai Miki, Yuya Miura e Yutaro Takahashi hanno posato per pubblicizzare una nuova gamma di fundoshi della ditta Teraya.

Inoltre ha avuto un vero e proprio boom il fundoshi da donna: alla fine del 2008 la compagnia Wacoal ha messo in commercio il Share Fun, abbreviazione di Osharena-fundoshi; in pochi mesi ne sono stati venduti oltre 800 pezzi. Siccome poi il nome fundoshi non sembrava abbastanza carino e femminile, si è optato per "pandoru" derivato dal francese "pendre" che vuol dire "appendere". Oltre a cambiare nome, sono stati anche abbelliti con disegni, volant, pizzi e papillon.

Piccola curiosità: esiste anche un modo di dire legato al fundoshi; la frase "fundoshi o shimete Kakaru" (che vuol dire all'incirca "stringere il perizoma") ha lo stesso significato del nostro "rimboccarsi le maniche", cioè prepararsi per un duro lavoro.
Fonti consultate:
Tofugu
Wikipedia
Enrocketnews
Se infatti caratterialmente parlando i giapponesi sono persone molto timide, pudiche e riservate è altrettanto vero che, in determinate situazioni come le terme ad esempio, hanno un rapporto molto più disinvolto con il proprio corpo e la sua nudità. Quindi non c'e da stupirsi se, durante un matsuri, si vedranno sfilare centinaia di uomini (ma anche donne) in perizoma, anzi più esattamente con indosso (quasi) solo il fundoshi.

Il fundoshi è appunto un perizoma cingi-lombi tradizionale, costituito di solito da una striscia di stoffa (quasi sempre cotone, ma anche lino o seta) larga uno shaku (che è una misura tradizionale giapponese equivalente a trentacinque centimetri) e lunga sei shaku (pari a circa due metri e quaranta centimetri). Questo nastro di stoffa è poi avvolto intorno ai fianchi e attorcigliato nella parte posteriore per ottenere l'effetto perizoma. Per essere più chiara non c'è niente di meglio che un bel video! (Ovviamente nel video ci saranno due natiche in primo piano, non scandalizzatevi!)
Il termine "fundoshi" compare per la prima volta nell'opera di storia classica Nihongi ed è stato anche raffigurato nelle sculture di creta chiamate haniwa. Fino alla Seconda Guerra Mondiale era diffusissimo: tutti lo indossavano perché era l'unico indumento intimo che ogni uomo giapponese, di qualunque estrazione sociale, possedesse. Poi con gli Americani arrivarono anche slip e boxer e la biancheria intima elasticizzata soppiantò il tradizionale fundoshi.
Esistono diversi modi di indossarlo perché la malleabilità di questo indumento permette combinazioni quasi infinite. Un primo tipo è poco aderente ed è costituito da una striscia di tessuto avvolta intorno ai fianchi e fermata nella parte posteriore con un nodo; viene quindi fatta passare tra le gambe e rimboccata davanti come un grembiule.
Una seconda variante è stata pensata per essere indossata da persone che devono muoversi molto e perciò è più aderente. È formata da una striscia di stoffa avvolta sempre intorno ai fianchi che però viene poi riportata davanti facendola passare tra le gambe e nuovamente fissata sul retro, eliminando così l'eccesso di stoffa. Era molto in voga durante gli anni sessanta come costume da bagno per i bambini che imparavano a nuotare perché in questo modo potevano essere facilmente tirati fuori dall'acqua afferrando la stoffa sul retro in caso di pericolo.

Un terzo stile, detto etchu fundoshi, sembra derivi da una provincia imperiale cinese ed è formato da un rettangolo di stoffa con un'estremità più stretta rispetto all'altra, dotata di nastri. Va avvolto intorno ai fianchi e tirato da dietro in avanti facendolo passare tra le gambe e sotto la parte anteriore della cintura; l'eccesso anche in questo caso è lasciato libero come un grembiule. Questo tipo di fundoshi era tipico delle truppe giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale e spesso costituiva l'unico indumento dei soldati in alcune zone dal clima tropicale.
Se in passato era indossato perfino dai samurai sotto l'armatura, ai giorni nostri compare principalmente durante le feste tradizionali come indumento, assieme all'hanten (un giacca corta di cotone con le maniche dritte), degli uomini che portano il sacrario (detto mikoshi), durante le processioni dei riti shinto. Oppure come costume da bagno tradizionale, come indumento sportivo al posto del sospensorio o dai lottatori di sumo che indossano una forma particolare di fundoshi, detta mawashi. Fuori dal Giappone è conosciuto principalmente per il gruppo di musicisti di tamburi Kodo e Ondekoza che lo indossano regolarmente assieme ad una fascia bianca in testa.

Nonostante tutto però sembra che negli ultimi tempi ci sia un rinnovato interesse per questo indumento tradizionale che sta vivendo una seconda giovinezza. Stanchi di essere stressati da tessuti acrilici ed elastici fastidiosi, molti vantano le proprietà benefiche di una biancheria intima naturale che favorirebbe la salute di zone tanto delicate.
Recentemente si sono prestati come testimonial di una nuova linea di fundoshi i calciatori della squadra V-Varen di Nagasaki: Naoya Ishigami, Yosuke Kamigata, Kai Miki, Yuya Miura e Yutaro Takahashi hanno posato per pubblicizzare una nuova gamma di fundoshi della ditta Teraya.

Inoltre ha avuto un vero e proprio boom il fundoshi da donna: alla fine del 2008 la compagnia Wacoal ha messo in commercio il Share Fun, abbreviazione di Osharena-fundoshi; in pochi mesi ne sono stati venduti oltre 800 pezzi. Siccome poi il nome fundoshi non sembrava abbastanza carino e femminile, si è optato per "pandoru" derivato dal francese "pendre" che vuol dire "appendere". Oltre a cambiare nome, sono stati anche abbelliti con disegni, volant, pizzi e papillon.

Piccola curiosità: esiste anche un modo di dire legato al fundoshi; la frase "fundoshi o shimete Kakaru" (che vuol dire all'incirca "stringere il perizoma") ha lo stesso significato del nostro "rimboccarsi le maniche", cioè prepararsi per un duro lavoro.
Fonti consultate:
Tofugu
Wikipedia
Enrocketnews
La mia reazione dopo aver visto quelle foto!
Mi fa pensare subito al vecchio anime Ugo il re del judo, in cui però il riadattamento italiano ha tradotto il termine giapponese con "panno slip"
(però bisogna ammettere che, materia prima permettendo, si apre tutto un panorama...)
E certo non vanno bene con ogni tipo di vestito.
Mi è come venuta una visione: il fundoshi usato come una giarrettiera per appenderci i calzoni penduli di certa attuale gioventù che ama circolare con due palmi di mutande fuori dai calzoni, incurante di ogni senso del ridicolo (e del pericolo). Prevedo l'uscita a breve di una nuova linea di mini-bretelle per appendere i calzoni ai fundoshi. La linea di certi ensemble non potrà che guadagnarci
Comodo!
Se uno vuol stare largo, meglio andare di boxer.
Comunque articolo interessante, seppure l'argomento possa portare a qualche imbarazzo, specie con le foto e i video. Non mi ero mai informata su questo indumento, ma adesso ho avuto l'occasione per farlo
Grazie Hachi come sempre!
PS: ricordo che un paio d'anni fa avevano messo in commercio i fundoshi di Hakuouki XD
Dell'indossarlo credo però che me ne vergognerei, dovrei testare per esserne più sicuro, magari per il prossimo carnevale....o hallowen
Sisi, di sicuro non mangiano girelle quelli....
La variante femminile, invece, mi era del tutto sconosciuta - così come la possibilità di usarlo come costume da bagno con "salvagente" incorporato per i bambini che imparano a nuotare...
Pensavo che sotto gli abiti tradizionali (kimono e yukata) le donne indossassero solo lo yumoji (una specie di grembiule che può arrivare quasi alle caviglie) come indumento intimo, e nella parte superiore del corpo una leggera sottoveste.
In ogni caso complimenti ad Hachi194, che come al solito ha scritto un'ottimo articolo!
Ma del resto in Giappone esistono ancore le falloforie, che ci stupiamo a fare?
In ogni caso, mi tengo gli slip elasticizzati tutta la vita!
abbastanza ridicoli, mi fanno sempre un sacco ridere nella
versione maschile!!!...
Sotto gli abiti tradizionali le giapponesi indossavano (ma alcune lo fanno ancora oggi) un indumento simile ad una specie di grembiule che arrivava dalla vita in lunghezza sotto le ginocchia, ma in alcuni casi anche più lungo, all'inicirca prima dell'orlo del kimono o dello yukata, il cui nome, se non ricordo male, dovrebbe essere yumoji.
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