Domenica 10 gennaio, durante l'evento Mangames svoltosi a Taranto, AnimeClick.it ha avuto il piacere di intervistare Pietro Ubaldi, famosissimo doppiatore italiano, voce di Doraemon, Meowth, e tanti altri... Vi lasciamo al video dell'intervista e alla relativa trascrizione.
AnimeClick.it: Salve amici di AnimeClick.it, siamo qui con Pietro Ubaldi, voce storica del doppiaggio italiano, che molto gentilmente ci ha concesso questa intervista qui al Mangames. Partiamo subito con la prima domanda, cominciando dalla tua esperienza nel mondo del doppiaggio: come è iniziato il tutto?
Pietro Ubaldi: E’ iniziato per gioco, per caso, e per voglia di giocare e trasformare un gioco in un lavoro, o viceversa, un lavoro in un gioco (ride)… Il lavoro fa parte della vita, il gioco pure… E ho cominciato a fare , a parte le cose che si fanno in famiglia tipo: recitami la poesia, cantami la canzone, fai l’imitazione, ecc. Ho cominciato a fare teatro amatoriale al liceo, poi il teatro di prosa, importante e serio, ero iscritto all’università, è arrivata la cartolina militare che all’epoca bloccava lo sviluppo, non l’ho fatto il militare per vie strane… Avevo tempo da perdere perché non potevo firmare per il teatro, e il doppiaggio si è allargato molto con l’avvento delle tv private, Mediaset in particolare, per cui ho cominciato ad andare a vedere, ho provato a fare ed è andata bene, e poi il destino mi ha regalato questa specializzazione nei cartoni animati, perché la maggior parte del mio lavoro si svolge nell’ambiente dei cartoni animati… Sono diventato un cartone animato gigante, infatti il gat-topone di Doraemon, che è uno dei personaggi più importanti che ho fatto, mi contraddistingue bene perché contengo un sacco di roba (ride).
AC: Finora hai doppiato un po’ di tutto, da film, passando per anime, programmi, e videogiochi. Quali sono le differenze che ci sono nel doppiare ciascun genere di prodotto?
PU: In realtà è sempre un lavoro da attore e di mimetizzazione, non è una cosa “scimmiesca” in cui imiti una cosa, tu sei quella cosa. Per cui a partire dagli animali, ne ho fatti tanti, di tutti i generi, animali antropomorfi, che parlano e vivono, e che consentono di dire cose che gli umani non potrebbero. C’è differenza nel senso che cambia il mezzo, un attore può fare il doppiaggio, la radio, la pubblicità, il cinema, può fare l’attore su un palcoscenico o un set e cambiano le cose… Però è sempre un recitare e vivere una vita diversa dalla tua, una vita particolare.
AC: C’è un personaggio o un’opera che hai doppiato a cui sei più affezionato?
PU: No, in realtà come diceva un testo teatrale famoso: “sono tutti miei figli”… Poi loro contengono una parte di me e io contengo una parte di loro. Quelli che ho fatto per più tempo o i più recenti, sicuramente sì, però… Tutti.
AC: Solitamente il lavoro del doppiatore è un lavoro fatto un po’ nell’ombra, invece tu al contrario ti sei mostrato anche al pubblico in qualche programma, come mai questa scelta?
PU: Dunque, innanzitutto a volte nascono da scelte economiche o proprio di strategie editoriali, per cui la Rai aveva messo un programma verso l’ora di cena, quando la famiglia si riunisce, una volta almeno, e Mediaset corse ai ripari e ha voluto fare questa trasmissione, e siccome io ero diciamo un pupillo, si fidava molto di me la produttrice di Canale 5, Alessandra Valeri Manera, e doveva scegliere una persona per condurre questo intrattenimento per i bambini, ha scelto me perché secondo lei ero un cartone animato vivente.
AC: Per quanto riguarda il doppiaggio sei ormai un veterano, come vedi il futuro del doppiaggio italiano? C’è qualche giovane promessa che pensi possa ripercorrere il successo della tua carriera?
PU: Io non ho mai avuto paura di nessuno, ho aiutato tanti “giovani” o comunque nuovi al mestiere, a lavorare, a introdursi, perché a volte non è facile. Non ho paura di niente, io sono me stesso, faccio quello che posso, che mi fanno fare e spero di continuare a farlo. Giovani bravi ce ne sono… Sono bravi quelli che sono bravi non perché lo dicono loro, perché a volte ci sono persone che vuoi per timidezza o per altro, si vantano un po’ troppo, ma questo è un lavoro, così come tutti i lavori, in cui non si finisce mai di imparare, per cui se nasci già imparato hai già finito.
AC: Ora vorrei togliermi una mia piccola curiosità, ma credo sia di molti: sappiamo che hai doppiato anche diversi spot pubblicitari, spot che durano al massimo un minuto, come funziona in questi casi? Si va in sala doppiaggio solo per registrare un minuto di spot?
PU: No, dura un minuto lo spot, ma il lavoro dura un po’ di più, c’è la preparazione dietro. Però in realtà è un lavoro veloce, breve e concentrato. Sono piccoli film, in qualche modo, ti danno la possibilità di cambiare, e ogni tanto sperimentano perché magari il mercato segue un andamento più costante, invece la pubblicità deve invogliare, per cui deve creare sempre nuove cose. Io in realtà faccio sempre anche in pubblicità voci caratterizzate, per cui sono cose particolari e divertenti e devo dire che a volte mi piace molto farlo, perché ci sono dei personaggi… Gli M ‘n M’s, la tigre dei Kellogs, il vecchio Kinderino, l’omino della Frisk, le zanzare Raid… C’è n’è una quantità delle cose che ho fatto.
AC: Segui o hai seguito qualche anime o manga? Se sì, qual è il tuo preferito?
PU: Ma in realtà io doppio le cose, non leggo tanti fumetti, però mi piacerebbe leggerne di più perché vedo che ci sono cose molto interessanti, belle e divertenti. Per cui non ho delle vere e proprie passioni alla follia o delle preferenze. Però spero che mi capiti di essere folgorato sempre, per cui ci sarà sicuramente.
AC: Perfetto, allora salutiamo e ringraziamo Pietro Ubaldi per questa intervista.
PU: E’ un piacerissimo, un salutone ad AnimeClick e a tutti quelli che hanno un’anima e vogliono fare click, sintonizzatevi! Ciao!
AnimeClick.it: Salve amici di AnimeClick.it, siamo qui con Pietro Ubaldi, voce storica del doppiaggio italiano, che molto gentilmente ci ha concesso questa intervista qui al Mangames. Partiamo subito con la prima domanda, cominciando dalla tua esperienza nel mondo del doppiaggio: come è iniziato il tutto?
Pietro Ubaldi: E’ iniziato per gioco, per caso, e per voglia di giocare e trasformare un gioco in un lavoro, o viceversa, un lavoro in un gioco (ride)… Il lavoro fa parte della vita, il gioco pure… E ho cominciato a fare , a parte le cose che si fanno in famiglia tipo: recitami la poesia, cantami la canzone, fai l’imitazione, ecc. Ho cominciato a fare teatro amatoriale al liceo, poi il teatro di prosa, importante e serio, ero iscritto all’università, è arrivata la cartolina militare che all’epoca bloccava lo sviluppo, non l’ho fatto il militare per vie strane… Avevo tempo da perdere perché non potevo firmare per il teatro, e il doppiaggio si è allargato molto con l’avvento delle tv private, Mediaset in particolare, per cui ho cominciato ad andare a vedere, ho provato a fare ed è andata bene, e poi il destino mi ha regalato questa specializzazione nei cartoni animati, perché la maggior parte del mio lavoro si svolge nell’ambiente dei cartoni animati… Sono diventato un cartone animato gigante, infatti il gat-topone di Doraemon, che è uno dei personaggi più importanti che ho fatto, mi contraddistingue bene perché contengo un sacco di roba (ride).
AC: Finora hai doppiato un po’ di tutto, da film, passando per anime, programmi, e videogiochi. Quali sono le differenze che ci sono nel doppiare ciascun genere di prodotto?
PU: In realtà è sempre un lavoro da attore e di mimetizzazione, non è una cosa “scimmiesca” in cui imiti una cosa, tu sei quella cosa. Per cui a partire dagli animali, ne ho fatti tanti, di tutti i generi, animali antropomorfi, che parlano e vivono, e che consentono di dire cose che gli umani non potrebbero. C’è differenza nel senso che cambia il mezzo, un attore può fare il doppiaggio, la radio, la pubblicità, il cinema, può fare l’attore su un palcoscenico o un set e cambiano le cose… Però è sempre un recitare e vivere una vita diversa dalla tua, una vita particolare.
AC: C’è un personaggio o un’opera che hai doppiato a cui sei più affezionato?
PU: No, in realtà come diceva un testo teatrale famoso: “sono tutti miei figli”… Poi loro contengono una parte di me e io contengo una parte di loro. Quelli che ho fatto per più tempo o i più recenti, sicuramente sì, però… Tutti.
AC: Solitamente il lavoro del doppiatore è un lavoro fatto un po’ nell’ombra, invece tu al contrario ti sei mostrato anche al pubblico in qualche programma, come mai questa scelta?
PU: Dunque, innanzitutto a volte nascono da scelte economiche o proprio di strategie editoriali, per cui la Rai aveva messo un programma verso l’ora di cena, quando la famiglia si riunisce, una volta almeno, e Mediaset corse ai ripari e ha voluto fare questa trasmissione, e siccome io ero diciamo un pupillo, si fidava molto di me la produttrice di Canale 5, Alessandra Valeri Manera, e doveva scegliere una persona per condurre questo intrattenimento per i bambini, ha scelto me perché secondo lei ero un cartone animato vivente.
AC: Per quanto riguarda il doppiaggio sei ormai un veterano, come vedi il futuro del doppiaggio italiano? C’è qualche giovane promessa che pensi possa ripercorrere il successo della tua carriera?
PU: Io non ho mai avuto paura di nessuno, ho aiutato tanti “giovani” o comunque nuovi al mestiere, a lavorare, a introdursi, perché a volte non è facile. Non ho paura di niente, io sono me stesso, faccio quello che posso, che mi fanno fare e spero di continuare a farlo. Giovani bravi ce ne sono… Sono bravi quelli che sono bravi non perché lo dicono loro, perché a volte ci sono persone che vuoi per timidezza o per altro, si vantano un po’ troppo, ma questo è un lavoro, così come tutti i lavori, in cui non si finisce mai di imparare, per cui se nasci già imparato hai già finito.
AC: Ora vorrei togliermi una mia piccola curiosità, ma credo sia di molti: sappiamo che hai doppiato anche diversi spot pubblicitari, spot che durano al massimo un minuto, come funziona in questi casi? Si va in sala doppiaggio solo per registrare un minuto di spot?
PU: No, dura un minuto lo spot, ma il lavoro dura un po’ di più, c’è la preparazione dietro. Però in realtà è un lavoro veloce, breve e concentrato. Sono piccoli film, in qualche modo, ti danno la possibilità di cambiare, e ogni tanto sperimentano perché magari il mercato segue un andamento più costante, invece la pubblicità deve invogliare, per cui deve creare sempre nuove cose. Io in realtà faccio sempre anche in pubblicità voci caratterizzate, per cui sono cose particolari e divertenti e devo dire che a volte mi piace molto farlo, perché ci sono dei personaggi… Gli M ‘n M’s, la tigre dei Kellogs, il vecchio Kinderino, l’omino della Frisk, le zanzare Raid… C’è n’è una quantità delle cose che ho fatto.
AC: Segui o hai seguito qualche anime o manga? Se sì, qual è il tuo preferito?
PU: Ma in realtà io doppio le cose, non leggo tanti fumetti, però mi piacerebbe leggerne di più perché vedo che ci sono cose molto interessanti, belle e divertenti. Per cui non ho delle vere e proprie passioni alla follia o delle preferenze. Però spero che mi capiti di essere folgorato sempre, per cui ci sarà sicuramente.
AC: Perfetto, allora salutiamo e ringraziamo Pietro Ubaldi per questa intervista.
PU: E’ un piacerissimo, un salutone ad AnimeClick e a tutti quelli che hanno un’anima e vogliono fare click, sintonizzatevi! Ciao!
Questa devo dire proprio di non capirla, semmai sono quelli troppo sfacciati che si vantano non certo chi è introverso e insicuro di natura.
In questi giorni sto riguardando il remake di Dr. Slump e Arale in italiano e trovo che il dottor Norimaki sia forse il suo miglior personaggio, sembra nato per dargli la voce, ma personalmente adoro alla follia praticamente ogni sua interpretazione.
Molto gentile e alla mano, stavo quasi con gli occhi luci quando lo ringraziai e gli dissi per avermi, anzi averci segnato l'infanzia con tutte le belle cose che ha fatto negli anni d'oro della TV dei ragazzi di Mediaset!!
La penso uguale!
Quest'uomo ha fatto veramente di tutto, anime, giochi, spot. E non dimentichiamoci che dà la voce a Jeremy Clarkson, uno dei giornalisti più bizzarri della storia televisiva inglese e non solo.
Oltre a quotare Kotaro sul Senbei di Dr.Slump, ho trovato divertente anche la sua interpretazione di Patrick in Spongebob
I suoi personaggi nella serie One Piece (Garp, Tom, Jinbe) come anche Barbossa nella serie Pirati dei Caraibi hanno un tono di voce abbastanza serio.
Probabilmente per via del fatto che conduceva Game Boat con un costume da capitano, o perché nella sua carriera ha doppiato (in maniera azzeccatissima) tantissimi personaggi del genere, ho sempre accostato la voce di Ubaldi a marinai, pirati e uomini di mare in generale. Ho sempre considerato Ubaldi come una sorta di "zio" divertente e bonaccione che mi ha accompagnato nelle varie fasi della mia vita con la sua voce, e perciò la sua voce è perfetta per questo personaggio, un marinaio che vive su un'isola tropicale con i figlioli adottivi a cui racconta di aver vissuto straordinarie avventure in cui poi riesce a condurli con la propria fantasia.
Non sei la sola, approvo tutto quello che hai scritto.
Aggiungo che Ubaldi lo trovai azzeccatissimo anche come Capitan Uncino in Peter Pan mentre andrò controcorrente (tanto per cambiare) ma Game Boat non l'ho mai digerito, erano molto meglio i tempi di Bim Bum Bam con Paolo Bonolis.
Francamente io da piccola consideravo sempre un po' una rottura di scatole gli intermezzi dei presentatori nei programmi contenitore per ragazzi, in quanto non vedevo l'ora che partisse il cartone.
Ai tempi di Game Boat poi ero già al liceo, quindi figuriamoci quanto mi divertivano i siparietti di Ubaldi, con tutto il rispetto...
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