Pronti a concludere questa settimana assieme ai vostri compagni di viaggio dell'Italian Indie Comics Award? Oggi accanto a voi troverete Giro e la sua opera BANdiera Nera!
Ecco di seguito la trama di BANdiera Nera:
Poco da nascondere, la trama di BANdiera Nera è esattamente così semplice e lineare, come la definisce il suo autore: una moderna storia agrodolce, senza onore, senza amore e.. con qualche punta di violenza! Del resto ci troviamo di fronte ad un’opera, e ad un autore, senza alcuna presunzione, che non vuole stupire con intrecci forzati il lettore e che non punta a sbalordire con determinati tecnicismi e virtuosismi. BANdiera Nera è un fumetto delicatamente semplice e reale, d’impatto. I disegni sono semplici, matita e china predominano su ogni altra cosa, ma probabilmente l’elemento per il quale non avrete problemi a ricordarvi di questo fumetto sarà proprio la sua storia. Dopo un inizio che spazia tra l’onirico ed il nichilista (scritta da Andrea Turel Caccese di Alienation & Reflections) si arriva nel punto focale della narrazione: un uomo ha appena perso la sua pagina Facebook a causa di una segnalazione, perché? Chi è stato? Sarebbe di certo troppo rispondere a queste domande, ma la risposta e gli insegnamenti che ne potreste trarre sicuramente vi sorprenderanno. BANdiera Nera è un’opera matura che veicola un messaggio di grande attualità, dedicato soprattutto al nostro caro mondo del fumetto indipendente.
L’opera quindi ci racconta di Giro, più o meno. In BANdiera Nera infatti c’è sicuramente non poco dell’autore, che nello scriverla voleva buttar fuori qualcosa che aveva dentro da tempo, ma di certo il protagonista non rappresenta perfettamente il suo autore, (che qui ritrovate nella sua versione più “estrema”, una scelta attuata per creare una buona controparte di carta che in questo caso funziona benissimo) e la storia preferisce descriverlo in maniera vaga ma calzante permettendo al lettore di turno di immedesimarsi nell'irruento e picaresco Giro fumettistico, più che conoscere il Giro reale.. che è invece quello che cercheremo di fare all'interno della nostra intervista (dove parleremo anche del collettivo degli Abuƨivi e di come esso è nato).
Eccovi quindi l’intervista di Giro:
Benvenuto sia a Giro che a tutti i suoi soprannomi, ora è finalmente arrivato il momento d’intervistarti: pronto?
E andiamo!
Con che stile preferisci disegnare? Quali tecniche usi?
Le mie preferenze stilistiche lasciano il tempo che trovano: tutto gravita attorno al mio stile, a quello che uso di solito e che cerco di migliorare volta per volta. Se poi volessi in un certo modo imitare lo stile di qualcun altro, aggiungo sempre piccoli particolari stilistici miei personali in modo che si veda che c’ho messo lo zampino.
Di base faccio tutto sulla carta in maniera tradizionale (matite, chine), poi scansiono e a volte converto tutto in vettoriale per una lineart più omogenea (passaggio facoltativo); infine, se mi va, coloro tutto con Photoshop (passaggio facoltativo anch’esso). Ho anche una tavoletta grafica, e quando mi ricordo di averla la uso per provare a fare tutto in digitale. Ultimamente i risultati cominciano a piacermi. In ogni caso, ormai non riesco più ad esimermi dall’usare i miei famosi poteri di grafico.
Cosa significa per te fare fumetti? Che cosa differenzia per te i fumetti da tutto il resto?
A me piace un sacco ascoltare musica. Non ho un genere preferito, e i miei gusti sono parecchio variabili a seconda del periodo, ma vi posso garantire che è raro che qualcosa che abbia ascoltato non diventi in qualche modo parte di me. In più ho questa piccola fissazione di non ascoltare una singola canzone, ma l’intero album. La canzone è solo un dettaglio, perché fa parte di un prodotto più grande, completo e destinato (almeno ideologicamente) ad un ascolto approfondito fatto di un insieme di dettagli messi minuziosamente in sequenza. Per me fare fumetti è un po’ come comporre e suonare canzoni. E, siccome non so suonare…
Cosa che ti piace del tuo lavoro come fumettista? E cosa no? Raccontaci una cosa che amate e una cosa che odiate del mondo dei fumetti e del vostro lavoro.
Nel mio caso, definirlo “lavoro” sarebbe un insulto a quelli che ogni giorno si spaccano la schiena perseguitati dalle scadenze; io sono ancora in stallo tra laurea e lavoro, e questa cosa dei fumetti è troppo poco per essere un lavoro, ma anche troppo per essere solo un hobby. Tornando alla domanda, la cosa che più mi piace e la cosa che più odio convergono in una sola risposta: la possibilità di prendermi il mio tempo per gestirmi il lavoro. Di base non mi fa piacere avere degli assilli (trad.: scadenze), ma ne necessito disperatamente, se il fine è quello di combinare qualcosa di buono. Quindi di base non mi andrà mai bene niente. Come a ogni veneziano che si rispetti.
Link Utili:
Giro aka Girollaz (Facebook)
Abusivi (Facebook)
Scheda di Animeclick
Concorrenti Precedenti:
Quantum Academy
Purpurea Noxa
Drink Oppio
Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini
Tutte le news dei partecipanti
Che cos'è l'IICA?
L'Italian Indie Comics Award è un concorso nato per promuovere le autoproduzioni partecipanti e cercare di far conoscere loro ed i loro autori ad un pubblico più vasto, stabilendo nel frattempo quali sono le migliori per diverse categorie di genere e di stile (qui l'elenco completo e tutti i dettagli) in maniera da mettere le opere più meritevoli in risalto secondo divisioni il più possibili omogenee e pertinenti. Il concorso è strutturato in due fasi: la prima di rassegna, che si sta svolgendo attualmente, per presentare le opere partecipanti e la seconda di voto pubblico, che sarà effettuata verso giugno, dove tutti gli interessati saranno chiamati a votare ed esprimere le proprie preferenze (tale voto pubblico si unirà a quello della giuria di settore per dar vita al giudizio finale per ogni categoria).
Questa rassegna quindi è un'occasione di festa dove poter ammirare e commentare gli autori partecipanti, rammentando che sono esordienti, molte volte autodidatti, e che in quanto tali non sono perfetti, ma hanno tantissima voglia di mettersi in gioco, crescere e migliorare. Ci auguriamo quindi che possiate leggere le loro opere ed apprezzare i loro sforzi in quanto tali, promuovendo quelle opere che considerate meritevoli dando loro il vostro supporto. La maggior parte di loro lavora solo per passione nutrendosi dei commenti del proprio pubblico ed anche un piccolo parere positivo può fare la differenza e sostenerli nel loro sogno, non deludiamoli!
Giro, altresì conosciuto come Girollaz o paraGiroide, è un fumettista con la passione per la grafica che vive a Venezia ed ha 24 anni. Quello per i fumetti è un interesse che coltiva da ancor prima che imparasse a leggere, arrivando a crearli già nel periodo delle scuole medie. Nella scelta della scuola superiore segue quindi l'opzione più logica: iscriversi al Liceo Artistico ed intanto seguire piccoli corsi di fumetto. All’università però fa un cambio di rotta e sceglie di iscriversi alla facoltà di Scienze della Comunicazione, per prepararsi ad uno stile di vita alternativo con altre ambizioni, pur senza perdere la propria passione per il fumetto. Nel 2014, insieme a XDinky e Drawdown, ha formato il collettivo abuƨivi. Tramite questo riescono ad autoprodursi i propri fumetti e partecipare così ad alcune fiere come artisti emergenti. I suoi maggiori riferimenti artistici sono ben differenti tra loro, come potrete immediatamente notare: per l’impostazione grafica sente di dover molto a Ken Akamatsu (Love Hina e Negima) ma anche a Leo Ortolani, Bonvi, Silver, Bonfatti, Thurop Van Orman, Bryan Lee O’Malley e ad Andrea Pazienza. Tra le sue opere a fumetti preferite trovano spazio Scott Pilgrim, la saga di Paperon De’ Paperoni di Don Rosa, il manga di Gurren Lagann, tutti i volumi di Calvin & Hobbes e l’edizione integrale di Cuori Grassi (che, a suo parere, è uno dei migliori fumetti italiani di tutti i tempi).
Ecco di seguito la trama di BANdiera Nera:
Cosa succederebbe se le conseguenze delle nostre azioni sui social network avessero delle serie conseguenze nella vita vera (e stavolta in un universo narrativo quanto più vicino possibile al reale)? Ecco la storia di un semplice ragazzo che vive un problema immenso, incredibile! Beh, forse no…
Poco da nascondere, la trama di BANdiera Nera è esattamente così semplice e lineare, come la definisce il suo autore: una moderna storia agrodolce, senza onore, senza amore e.. con qualche punta di violenza! Del resto ci troviamo di fronte ad un’opera, e ad un autore, senza alcuna presunzione, che non vuole stupire con intrecci forzati il lettore e che non punta a sbalordire con determinati tecnicismi e virtuosismi. BANdiera Nera è un fumetto delicatamente semplice e reale, d’impatto. I disegni sono semplici, matita e china predominano su ogni altra cosa, ma probabilmente l’elemento per il quale non avrete problemi a ricordarvi di questo fumetto sarà proprio la sua storia. Dopo un inizio che spazia tra l’onirico ed il nichilista (scritta da Andrea Turel Caccese di Alienation & Reflections) si arriva nel punto focale della narrazione: un uomo ha appena perso la sua pagina Facebook a causa di una segnalazione, perché? Chi è stato? Sarebbe di certo troppo rispondere a queste domande, ma la risposta e gli insegnamenti che ne potreste trarre sicuramente vi sorprenderanno. BANdiera Nera è un’opera matura che veicola un messaggio di grande attualità, dedicato soprattutto al nostro caro mondo del fumetto indipendente.
L’opera quindi ci racconta di Giro, più o meno. In BANdiera Nera infatti c’è sicuramente non poco dell’autore, che nello scriverla voleva buttar fuori qualcosa che aveva dentro da tempo, ma di certo il protagonista non rappresenta perfettamente il suo autore, (che qui ritrovate nella sua versione più “estrema”, una scelta attuata per creare una buona controparte di carta che in questo caso funziona benissimo) e la storia preferisce descriverlo in maniera vaga ma calzante permettendo al lettore di turno di immedesimarsi nell'irruento e picaresco Giro fumettistico, più che conoscere il Giro reale.. che è invece quello che cercheremo di fare all'interno della nostra intervista (dove parleremo anche del collettivo degli Abuƨivi e di come esso è nato).
Eccovi quindi l’intervista di Giro:
Benvenuto sia a Giro che a tutti i suoi soprannomi, ora è finalmente arrivato il momento d’intervistarti: pronto?
E andiamo!
Con che stile preferisci disegnare? Quali tecniche usi?
Le mie preferenze stilistiche lasciano il tempo che trovano: tutto gravita attorno al mio stile, a quello che uso di solito e che cerco di migliorare volta per volta. Se poi volessi in un certo modo imitare lo stile di qualcun altro, aggiungo sempre piccoli particolari stilistici miei personali in modo che si veda che c’ho messo lo zampino.
Di base faccio tutto sulla carta in maniera tradizionale (matite, chine), poi scansiono e a volte converto tutto in vettoriale per una lineart più omogenea (passaggio facoltativo); infine, se mi va, coloro tutto con Photoshop (passaggio facoltativo anch’esso). Ho anche una tavoletta grafica, e quando mi ricordo di averla la uso per provare a fare tutto in digitale. Ultimamente i risultati cominciano a piacermi. In ogni caso, ormai non riesco più ad esimermi dall’usare i miei famosi poteri di grafico.
Cosa significa per te fare fumetti? Che cosa differenzia per te i fumetti da tutto il resto?
A me piace un sacco ascoltare musica. Non ho un genere preferito, e i miei gusti sono parecchio variabili a seconda del periodo, ma vi posso garantire che è raro che qualcosa che abbia ascoltato non diventi in qualche modo parte di me. In più ho questa piccola fissazione di non ascoltare una singola canzone, ma l’intero album. La canzone è solo un dettaglio, perché fa parte di un prodotto più grande, completo e destinato (almeno ideologicamente) ad un ascolto approfondito fatto di un insieme di dettagli messi minuziosamente in sequenza. Per me fare fumetti è un po’ come comporre e suonare canzoni. E, siccome non so suonare…
Cosa che ti piace del tuo lavoro come fumettista? E cosa no? Raccontaci una cosa che amate e una cosa che odiate del mondo dei fumetti e del vostro lavoro.
Nel mio caso, definirlo “lavoro” sarebbe un insulto a quelli che ogni giorno si spaccano la schiena perseguitati dalle scadenze; io sono ancora in stallo tra laurea e lavoro, e questa cosa dei fumetti è troppo poco per essere un lavoro, ma anche troppo per essere solo un hobby. Tornando alla domanda, la cosa che più mi piace e la cosa che più odio convergono in una sola risposta: la possibilità di prendermi il mio tempo per gestirmi il lavoro. Di base non mi fa piacere avere degli assilli (trad.: scadenze), ma ne necessito disperatamente, se il fine è quello di combinare qualcosa di buono. Quindi di base non mi andrà mai bene niente. Come a ogni veneziano che si rispetti.
Com’è nata la tua opera? Quali sono i tuoi piani per essa?
BANdiera Nera è nata sul finire di un periodo abbastanza triste della mia vita; periodo che mi ha visto vuoto e demotivato, ma soprattutto latitante dal mio blog a strisce che aggiornavo abitualmente due volte a settimana.
Sentivo da tempo il bisogno fisico di dare alla luce una bella storia lunga, lunga davvero (visto che tutte le prove in cui mi ero precedentemente cimentato non superavano le dieci pagine di lunghezza), ma ero sicuro di non riuscire a plasmare una storia sulla stessa lunghezza d’onda di ciò con cui nutrivo il mio blog (leggasi: umoristica), specie per lo stato d’animo in cui ero.
Così ho cominciato a pensare a una storia agrodolce, inizialmente da pubblicarsi solo sul web. Una volta finita la pubblicazione digitale, Drawdown (collega del collettivo abuƨivi), mi ha proposto di traslarla su carta per farla diventare un albo a tutti gli effetti. Ho risposto di sì solo dopo averne cambiato totalmente il finale e ridisegnato abbastanza tavole. Riguardo a quest’opera, non ho molte pretese. È il mio primo albo solista, e ne sono felice. E ne ho stampate solo 100 copie, non so se mi spiego.
BANdiera Nera è nata sul finire di un periodo abbastanza triste della mia vita; periodo che mi ha visto vuoto e demotivato, ma soprattutto latitante dal mio blog a strisce che aggiornavo abitualmente due volte a settimana.
Sentivo da tempo il bisogno fisico di dare alla luce una bella storia lunga, lunga davvero (visto che tutte le prove in cui mi ero precedentemente cimentato non superavano le dieci pagine di lunghezza), ma ero sicuro di non riuscire a plasmare una storia sulla stessa lunghezza d’onda di ciò con cui nutrivo il mio blog (leggasi: umoristica), specie per lo stato d’animo in cui ero.
Così ho cominciato a pensare a una storia agrodolce, inizialmente da pubblicarsi solo sul web. Una volta finita la pubblicazione digitale, Drawdown (collega del collettivo abuƨivi), mi ha proposto di traslarla su carta per farla diventare un albo a tutti gli effetti. Ho risposto di sì solo dopo averne cambiato totalmente il finale e ridisegnato abbastanza tavole. Riguardo a quest’opera, non ho molte pretese. È il mio primo albo solista, e ne sono felice. E ne ho stampate solo 100 copie, non so se mi spiego.
Com’è nato il collettivo degli abuƨivi? Quali sono i vostri obiettivi e sogni?
Il collettivo abuƨivi è nato per scherzo un giorno di Giugno durante il Rovigo Comics, complici tre amici che facevano fumetti e un tavolo riservato a loro in maniera del tutto gratuita; tavolo sul quale fu posto un cartellino con su scritto "abuƨivi" poiché occupatori "illeciti" di quel posto che, almeno in origine, doveva essere riservato.
Ridendo e scherzando ci si disse: "Ehi, perché non formiamo un collettivo, noialtri tre? Magari chiamandoci proprio abuƨivi?" Così andarono le cose. Inizialmente era un collettivo-burla (per stessa ammissione dei membri fondatori), ma poi si decise di autoprodursi, e... Il resto è storia. L'obiettivo principale del collettivo è l'autoproduzione. Essendo tutti e tre specializzati in diverse altre materie in qualche modo utili per gestire una realtà editoriale, possiamo aiutarci a vicenda per realizzare dei prodotti convincenti. Non seguiamo una vera e propria linea editoriale predeterminata, anche se alcune caratteristiche editoriali ricorrenti sono ben visibili nei nostri albi. Prediligiamo il genere - e di conseguenza lo stile - umoristico, perché bene o male siamo tutti abbastanza ferrati sull'argomento. Ci rivolgiamo a un pubblico abbastanza vasto, anche se è vero che ciò che ho appena detto è relativo a ogni nostra pubblicazione.
Parlando a nome di tutte le parti, continuare a fare fumetti. Nella fattispecie, io vorrei proporre in un futuro poco prossimo un altro mio fumetto solista dove si raccontano le origini di Reeko: il suo passato, la sua vecchia vita, i suoi vecchi amici... Tutto alla luce di un fatto che lo costringerà a tornare a casa per cercare di risistemare le cose, o quanto meno cercare di limitare i danni. Non vedo l'ora di mettermici. Per quanto riguarda il collettivo abuƨivi, stiamo correntemente lavorando alla stesura del nostro prossimo albo corale, che abbiamo intenzione di portare a Lucca. Sarà una graphic novel basata su tre storie che confluiranno nel finale. Di più non posso dirvi, ma posso garantirvi che tra non molto ne sentirete parlare. Tempo al tempo, gente.
Il collettivo abuƨivi è nato per scherzo un giorno di Giugno durante il Rovigo Comics, complici tre amici che facevano fumetti e un tavolo riservato a loro in maniera del tutto gratuita; tavolo sul quale fu posto un cartellino con su scritto "abuƨivi" poiché occupatori "illeciti" di quel posto che, almeno in origine, doveva essere riservato.
Ridendo e scherzando ci si disse: "Ehi, perché non formiamo un collettivo, noialtri tre? Magari chiamandoci proprio abuƨivi?" Così andarono le cose. Inizialmente era un collettivo-burla (per stessa ammissione dei membri fondatori), ma poi si decise di autoprodursi, e... Il resto è storia. L'obiettivo principale del collettivo è l'autoproduzione. Essendo tutti e tre specializzati in diverse altre materie in qualche modo utili per gestire una realtà editoriale, possiamo aiutarci a vicenda per realizzare dei prodotti convincenti. Non seguiamo una vera e propria linea editoriale predeterminata, anche se alcune caratteristiche editoriali ricorrenti sono ben visibili nei nostri albi. Prediligiamo il genere - e di conseguenza lo stile - umoristico, perché bene o male siamo tutti abbastanza ferrati sull'argomento. Ci rivolgiamo a un pubblico abbastanza vasto, anche se è vero che ciò che ho appena detto è relativo a ogni nostra pubblicazione.
Parlando a nome di tutte le parti, continuare a fare fumetti. Nella fattispecie, io vorrei proporre in un futuro poco prossimo un altro mio fumetto solista dove si raccontano le origini di Reeko: il suo passato, la sua vecchia vita, i suoi vecchi amici... Tutto alla luce di un fatto che lo costringerà a tornare a casa per cercare di risistemare le cose, o quanto meno cercare di limitare i danni. Non vedo l'ora di mettermici. Per quanto riguarda il collettivo abuƨivi, stiamo correntemente lavorando alla stesura del nostro prossimo albo corale, che abbiamo intenzione di portare a Lucca. Sarà una graphic novel basata su tre storie che confluiranno nel finale. Di più non posso dirvi, ma posso garantirvi che tra non molto ne sentirete parlare. Tempo al tempo, gente.
Cosa ami della tua opera? Perché i nostri lettori dovrebbero votarla al nostro Award?
La cosa che più mi piace in assoluto di BANdiera Nera è il fatto di essere riuscito a narrare tutto lo svolgimento degli eventi nel modo più intimo e autobiografico possibile, tanto che è capitato che alcuni amici/conoscenti mi abbiano chiesto se effettivamente almeno parte della storia mi fosse capitata per davvero. [SPOILER: ho davvero inventato tutto, non mi è mai successo niente di ciò.] Secondo me è meritevole di un voto perché è una storia toccante (a modo suo) e capace di far riflettere, soddisfacendo il desiderio di capire dove sta andando a parare ma generando allo stesso tempo una bella mole di domande a cui nessuno (se non il lettore stesso) potrà rispondere. Colgo l’occasione per ricordare che le copie cartacee sono limitate. Occhiolino. Gomitino.
Uno dei temi più caldi della tua opera è la violazione della proprietà intellettuale: quanto pensi siano dannosi coloro che non la rispettano? Definiresti mai il tuo fumetto come di denuncia?
Il non-rispetto di una proprietà intellettuale su internet può essere potenzialmente dannosissimo. La maggior parte delle persone ignorano come funziona il copyright, altre si danno a una forma sfrenata di analfabetismo funzionale in merito. In parole povere, va tutto bene finché non vedi una tua foto di famiglia accanto al logo di una catena di supermercati affissa sugli spazi pubblicitari di un'autostrada.
Tutto quello che ci vorrebbe è solo un po' di sensibilizzazione al problema, non è difficile. O questo, o watermark grandi come case.
BANdiera Nera tocca solo di sfuggita questo tema, per cui non credo si possa definire un fumetto di
denuncia. Casomai, i detrattori potrebbero definirlo da denuncia, ma qui si divaga...
La cosa che più mi piace in assoluto di BANdiera Nera è il fatto di essere riuscito a narrare tutto lo svolgimento degli eventi nel modo più intimo e autobiografico possibile, tanto che è capitato che alcuni amici/conoscenti mi abbiano chiesto se effettivamente almeno parte della storia mi fosse capitata per davvero. [SPOILER: ho davvero inventato tutto, non mi è mai successo niente di ciò.] Secondo me è meritevole di un voto perché è una storia toccante (a modo suo) e capace di far riflettere, soddisfacendo il desiderio di capire dove sta andando a parare ma generando allo stesso tempo una bella mole di domande a cui nessuno (se non il lettore stesso) potrà rispondere. Colgo l’occasione per ricordare che le copie cartacee sono limitate. Occhiolino. Gomitino.
Uno dei temi più caldi della tua opera è la violazione della proprietà intellettuale: quanto pensi siano dannosi coloro che non la rispettano? Definiresti mai il tuo fumetto come di denuncia?
Il non-rispetto di una proprietà intellettuale su internet può essere potenzialmente dannosissimo. La maggior parte delle persone ignorano come funziona il copyright, altre si danno a una forma sfrenata di analfabetismo funzionale in merito. In parole povere, va tutto bene finché non vedi una tua foto di famiglia accanto al logo di una catena di supermercati affissa sugli spazi pubblicitari di un'autostrada.
Tutto quello che ci vorrebbe è solo un po' di sensibilizzazione al problema, non è difficile. O questo, o watermark grandi come case.
BANdiera Nera tocca solo di sfuggita questo tema, per cui non credo si possa definire un fumetto di
denuncia. Casomai, i detrattori potrebbero definirlo da denuncia, ma qui si divaga...
L’opera è nata durante un tuo momento molto delicato: ti ha aiutato in qualche modo?
I periodi negativi vanno e vengono, non sai mai quanto possano durare. Se poi ti capita di essere un sensi (leggi: "persona sensibile"), mettitela via: sai che probabilmente ti ritroverai a soffrire per stronzate. In quanto sensi, me la sono messa via per un buon 80%.
Ad ogni modo, non ho realizzato BANdiera Nera con l'intenzione di riprendermi dal periodo infelice, anzi! Sarebbe stato controproducente: avrei creato il manifesto di un periodo buio, un prodotto che mi avrebbe ricordato a vita uno stato d'animo negativo. Ho realizzato BANdiera Nera solo perché avevo voglia di raccontare una storia malinconica, espandendo un po' i miei limiti che ai tempi si riducevano solo a brevi strisce umoristiche. Realizzarlo mi ha fatto sentire realizzato.
Ringraziandoti per la disponibilità nel rispondere a questa intervista: saluta il tuo pubblico!
DAAAI, non prendiamoci per il culo, non l’ho mai avuto un pubblico!
I periodi negativi vanno e vengono, non sai mai quanto possano durare. Se poi ti capita di essere un sensi (leggi: "persona sensibile"), mettitela via: sai che probabilmente ti ritroverai a soffrire per stronzate. In quanto sensi, me la sono messa via per un buon 80%.
Ad ogni modo, non ho realizzato BANdiera Nera con l'intenzione di riprendermi dal periodo infelice, anzi! Sarebbe stato controproducente: avrei creato il manifesto di un periodo buio, un prodotto che mi avrebbe ricordato a vita uno stato d'animo negativo. Ho realizzato BANdiera Nera solo perché avevo voglia di raccontare una storia malinconica, espandendo un po' i miei limiti che ai tempi si riducevano solo a brevi strisce umoristiche. Realizzarlo mi ha fatto sentire realizzato.
Ringraziandoti per la disponibilità nel rispondere a questa intervista: saluta il tuo pubblico!
DAAAI, non prendiamoci per il culo, non l’ho mai avuto un pubblico!
Link Utili:
Giro aka Girollaz (Facebook)
Abusivi (Facebook)
Scheda di Animeclick
Concorrenti Precedenti:
Quantum Academy
Purpurea Noxa
Drink Oppio
Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini
Tutte le news dei partecipanti
Che cos'è l'IICA?
L'Italian Indie Comics Award è un concorso nato per promuovere le autoproduzioni partecipanti e cercare di far conoscere loro ed i loro autori ad un pubblico più vasto, stabilendo nel frattempo quali sono le migliori per diverse categorie di genere e di stile (qui l'elenco completo e tutti i dettagli) in maniera da mettere le opere più meritevoli in risalto secondo divisioni il più possibili omogenee e pertinenti. Il concorso è strutturato in due fasi: la prima di rassegna, che si sta svolgendo attualmente, per presentare le opere partecipanti e la seconda di voto pubblico, che sarà effettuata verso giugno, dove tutti gli interessati saranno chiamati a votare ed esprimere le proprie preferenze (tale voto pubblico si unirà a quello della giuria di settore per dar vita al giudizio finale per ogni categoria).
Questa rassegna quindi è un'occasione di festa dove poter ammirare e commentare gli autori partecipanti, rammentando che sono esordienti, molte volte autodidatti, e che in quanto tali non sono perfetti, ma hanno tantissima voglia di mettersi in gioco, crescere e migliorare. Ci auguriamo quindi che possiate leggere le loro opere ed apprezzare i loro sforzi in quanto tali, promuovendo quelle opere che considerate meritevoli dando loro il vostro supporto. La maggior parte di loro lavora solo per passione nutrendosi dei commenti del proprio pubblico ed anche un piccolo parere positivo può fare la differenza e sostenerli nel loro sogno, non deludiamoli!
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