Più spesso che no, di fronte ad un prodotto dell'industria cinematografica o televisiva giapponese, al di fuori del comparto dell'animazione, si storce il naso.
Sul perché i live action tratti da manga e anime falliscano nell'intento di soddisfare i fan si è recentemente espresso il mangaka Hiroya Oku di Gantz.
Vi proponiamo oggi il pensiero critico del produttore Adam Torel della società inglese Third Window Films, ospite anche in Italia all'ultima edizione udinese del Far East Film Festival con il film Lowlife Love.
Sarebbe ingiusto pensar male indiscriminatamente di tutti i titoli sfornati dal Giappone negli ultimi anni, e lo stesso Torel è il primo a tenere a mente che esistono tuttora grandissimi cineasti in Giappone, quali ad esempio Tetsuya Nakashima e Yoshihiro Nakamura (Prophecy).
Se si guarda però alle produzioni sulla carta più ambiziose, su tutte l'Attacco dei Giganti, appare evidente che il risultato fallisce le aspettative.
La società di Torel non fa mistero di essere interessata alla promozione di buoni titoli asiatici per la distribuzione in Occidente, ma Torel al tempo stesso non nega di essere preoccupato e non risparmia le stilettate:
"Dall'Attacco dei Giganti è emerso qualcosa di peggiore di una serie TV americana di basso profilo, e questo è sinceramente imbarazzante.
Nel panorama asiatico di oggi, la Corea del Sud e la Cina stanno lavorando duramente; di contro il Giappone non ha fatto che abbassare l'asticella della qualità. Un tempo il cinema nipponico era ritenuto il più prestigioso dell'intera Asia, ma è indubbio che Corea del Sud, Cina, Taiwan e Thailandia stiano ora avendo la meglio.
La qualità dei film giapponesi è davvero bassa, sono arrivato a detestarli."
E' chiaro che i riferimenti di Torel non sono generalizzati, ma parlano di una tendenza in atto nel cinema mainstream; nell'intervista rilasciata allo Sankei Shimbun, Torel ha individuato tre punti critici in merito al possibile declino in corso dell'industria cinematografica nipponica.
Viene chiamato Seisaku Inkai Hoshiki, o Comitato di Produzione, ed è ciò che Torel individua come un grosso problema di partenza: si tratta di quel gruppo di investitori aziendali e sponsor che fanno proprio un ruolo "d'interferenza" piuttosto ampio nella realizzazione di un film, nell'ottica di minimizzare i rischi dell'investimento. Ma si sa, non c'è creatività senza un minimo di rischio, da cui l'evidente falla nel sistema.
Un senso al Comitato di produzione potrebbe venire fornito dalla "fama" dei nomi coinvolti nello staff del film: in altre parole, mentre in Occidente gli spettatori spesso scelgono un film anche basandosi sulla reputazione della persona che lo dirige, in Giappone questo accade raramente, e al di là di nomi della vecchia scuola quali Hayao Miyazaki e Takashi Miike, è raro trovare un regista il cui solo nome basti a garantire dei biglietti venduti.
Torel sostiene che molto spesso gli attuali registi non sono altro che marionette piazzate lì dal Comitato.
La seconda critica mossa da Torel riguarda il cast e lo staff tecnico, che secondo il distributore non ottengono compensi adeguati per il lavoro svolto. E' insito nella natura umana non sforzarsi di dare il massimo se si ritiene di essere sotto-pagati, e ciò parrebbe accadere anche in Giappone benché il risultato della forbice performance/benefici in ambito lavorativo sia qui ben al di sopra della media mondiale.
Le paghe faraoniche di Hollywood, quindi, sono "cose dell'altro mondo". Proprio nella Third Window Film, però, c'è un caso in cui la mancanza di fondi iniziale è stata rimpiazzata dalle successive royalties: si tratta del film Gesu no Ai - Lowlife Love, di cui Torel afferma "non sarebbe giusto per chiunque il poter condividere in concreto il successo del film?"
Nemmeno la critica giapponese aiuta il settore della cinematografia domestica: "i giapponesi non dicono che un film fa schifo, benché magari lo pensino, e semmai ne parlano dandone del "fantastico". Perché lo fanno?"
Con qualche eccezione, ovvero ricordando anche qui il plateale senso di malcontento diffuso dalla visione dei film de L'Attacco dei Giganti, va detto che è tipico del costume nipponico non perdere tempo sul lato negativo delle cose. E il vecchio detto "se non hai nulla di buono da dire, allora non dire proprio nulla" è sempre valido.
Un critico dunque non si asterrà dal dire che un film non è propriamente eccelso, ma lo farà in maniera velata, assai indiretta, selezionando accuratamente ogni parola. Un po' come quando si vuol presentare un amico o un'amica a qualcuno iniziando con "sai, è dotata di una spiccata personalità", e tutti intuiscono cosa s'intende con i non detti.
E poi ci sono film che volutamente non si prendono sul serio (nella foto, i supereroistici in parodia EightRanger), ma che nascono ben consci di questo, e di certo non ambiscono ad ottenere il trofeo del capolavoro né mirano ad abbassare la famosa asticella.
Leggere tra le righe è difficile, non impossibile, senz'altro un po' confusionario; eppure in certi casi, una franchezza diretta potrebbe essere precisamente ciò che serve ai produttori di film per aggiustare il tiro.
Lo conferma il fatto che in genere le parole di critica di uno straniero lasciano il tempo che trovano, dal momento che i giapponesi ne prendono a prescindere le distanze, ma in questo caso sono in molti a pensarla esattamente come Torel, o a ritenere che ci sia andato persino troppo leggero.
"Solo di recente? E' sempre stato così."
"E' imbarazzante.
E' molto imbarazzante.
E' seriamente da terzo mondo."
"La tecnologia impiegata qui dai giapponesi è rimasta a 20 anni fa."
"E' tutta spazzatura correlata alle AKB48, ai Johnny's e agli Exile." (rispettivamente, le agenzie di idol al femminile e al maschile più "potenti" in patria)
"I film giapponesi sono morti con Kurosawa. E non si tornerà più indietro.
Il cinema giapponese è morto da oltre un decennio. Ora è giusto un'estensione della TV."
Il settore magari sarà in crisi, ma la Third Window Films quantomeno non si ferma a lagnarsi dello stato delle cose: Torel investe il proprio denaro in talenti come Sion Sono, Tetsuya Nakashi, Yosuke Fujita, producendo i loro film, ripristinandone altri di Beat Takeshi o Shinya Tsukamoto in Blu-ray, promuovendo Uzumasa Limelight (nella foto) di Ken Ochiai nel Regno Unito, quindi in DVD e blu-ray.
Come a dire che il talento c'è, e ciò che manca è solo l'ambiente adeguato a far attecchire gli artisti affinché si possano esprimere al meglio. Ma fino ad allora, non c'è da stupirsi se la mediocrità parrà più evidente del resto.
Fonte consultata:
EnRocketNews24
Sul perché i live action tratti da manga e anime falliscano nell'intento di soddisfare i fan si è recentemente espresso il mangaka Hiroya Oku di Gantz.
Vi proponiamo oggi il pensiero critico del produttore Adam Torel della società inglese Third Window Films, ospite anche in Italia all'ultima edizione udinese del Far East Film Festival con il film Lowlife Love.
Sarebbe ingiusto pensar male indiscriminatamente di tutti i titoli sfornati dal Giappone negli ultimi anni, e lo stesso Torel è il primo a tenere a mente che esistono tuttora grandissimi cineasti in Giappone, quali ad esempio Tetsuya Nakashima e Yoshihiro Nakamura (Prophecy).
Se si guarda però alle produzioni sulla carta più ambiziose, su tutte l'Attacco dei Giganti, appare evidente che il risultato fallisce le aspettative.
La società di Torel non fa mistero di essere interessata alla promozione di buoni titoli asiatici per la distribuzione in Occidente, ma Torel al tempo stesso non nega di essere preoccupato e non risparmia le stilettate:
"Dall'Attacco dei Giganti è emerso qualcosa di peggiore di una serie TV americana di basso profilo, e questo è sinceramente imbarazzante.
Nel panorama asiatico di oggi, la Corea del Sud e la Cina stanno lavorando duramente; di contro il Giappone non ha fatto che abbassare l'asticella della qualità. Un tempo il cinema nipponico era ritenuto il più prestigioso dell'intera Asia, ma è indubbio che Corea del Sud, Cina, Taiwan e Thailandia stiano ora avendo la meglio.
La qualità dei film giapponesi è davvero bassa, sono arrivato a detestarli."
E' chiaro che i riferimenti di Torel non sono generalizzati, ma parlano di una tendenza in atto nel cinema mainstream; nell'intervista rilasciata allo Sankei Shimbun, Torel ha individuato tre punti critici in merito al possibile declino in corso dell'industria cinematografica nipponica.
1) Il Team di produzione
Viene chiamato Seisaku Inkai Hoshiki, o Comitato di Produzione, ed è ciò che Torel individua come un grosso problema di partenza: si tratta di quel gruppo di investitori aziendali e sponsor che fanno proprio un ruolo "d'interferenza" piuttosto ampio nella realizzazione di un film, nell'ottica di minimizzare i rischi dell'investimento. Ma si sa, non c'è creatività senza un minimo di rischio, da cui l'evidente falla nel sistema.
Un senso al Comitato di produzione potrebbe venire fornito dalla "fama" dei nomi coinvolti nello staff del film: in altre parole, mentre in Occidente gli spettatori spesso scelgono un film anche basandosi sulla reputazione della persona che lo dirige, in Giappone questo accade raramente, e al di là di nomi della vecchia scuola quali Hayao Miyazaki e Takashi Miike, è raro trovare un regista il cui solo nome basti a garantire dei biglietti venduti.
Torel sostiene che molto spesso gli attuali registi non sono altro che marionette piazzate lì dal Comitato.
2) Bassi guadagni
La seconda critica mossa da Torel riguarda il cast e lo staff tecnico, che secondo il distributore non ottengono compensi adeguati per il lavoro svolto. E' insito nella natura umana non sforzarsi di dare il massimo se si ritiene di essere sotto-pagati, e ciò parrebbe accadere anche in Giappone benché il risultato della forbice performance/benefici in ambito lavorativo sia qui ben al di sopra della media mondiale.
Le paghe faraoniche di Hollywood, quindi, sono "cose dell'altro mondo". Proprio nella Third Window Film, però, c'è un caso in cui la mancanza di fondi iniziale è stata rimpiazzata dalle successive royalties: si tratta del film Gesu no Ai - Lowlife Love, di cui Torel afferma "non sarebbe giusto per chiunque il poter condividere in concreto il successo del film?"
3) Mancanza di auto-critica
Nemmeno la critica giapponese aiuta il settore della cinematografia domestica: "i giapponesi non dicono che un film fa schifo, benché magari lo pensino, e semmai ne parlano dandone del "fantastico". Perché lo fanno?"
Con qualche eccezione, ovvero ricordando anche qui il plateale senso di malcontento diffuso dalla visione dei film de L'Attacco dei Giganti, va detto che è tipico del costume nipponico non perdere tempo sul lato negativo delle cose. E il vecchio detto "se non hai nulla di buono da dire, allora non dire proprio nulla" è sempre valido.
Un critico dunque non si asterrà dal dire che un film non è propriamente eccelso, ma lo farà in maniera velata, assai indiretta, selezionando accuratamente ogni parola. Un po' come quando si vuol presentare un amico o un'amica a qualcuno iniziando con "sai, è dotata di una spiccata personalità", e tutti intuiscono cosa s'intende con i non detti.
E poi ci sono film che volutamente non si prendono sul serio (nella foto, i supereroistici in parodia EightRanger), ma che nascono ben consci di questo, e di certo non ambiscono ad ottenere il trofeo del capolavoro né mirano ad abbassare la famosa asticella.
Leggere tra le righe è difficile, non impossibile, senz'altro un po' confusionario; eppure in certi casi, una franchezza diretta potrebbe essere precisamente ciò che serve ai produttori di film per aggiustare il tiro.
Lo conferma il fatto che in genere le parole di critica di uno straniero lasciano il tempo che trovano, dal momento che i giapponesi ne prendono a prescindere le distanze, ma in questo caso sono in molti a pensarla esattamente come Torel, o a ritenere che ci sia andato persino troppo leggero.
"Solo di recente? E' sempre stato così."
"E' imbarazzante.
E' molto imbarazzante.
E' seriamente da terzo mondo."
"La tecnologia impiegata qui dai giapponesi è rimasta a 20 anni fa."
"E' tutta spazzatura correlata alle AKB48, ai Johnny's e agli Exile." (rispettivamente, le agenzie di idol al femminile e al maschile più "potenti" in patria)
"I film giapponesi sono morti con Kurosawa. E non si tornerà più indietro.
Il cinema giapponese è morto da oltre un decennio. Ora è giusto un'estensione della TV."
Il settore magari sarà in crisi, ma la Third Window Films quantomeno non si ferma a lagnarsi dello stato delle cose: Torel investe il proprio denaro in talenti come Sion Sono, Tetsuya Nakashi, Yosuke Fujita, producendo i loro film, ripristinandone altri di Beat Takeshi o Shinya Tsukamoto in Blu-ray, promuovendo Uzumasa Limelight (nella foto) di Ken Ochiai nel Regno Unito, quindi in DVD e blu-ray.
Come a dire che il talento c'è, e ciò che manca è solo l'ambiente adeguato a far attecchire gli artisti affinché si possano esprimere al meglio. Ma fino ad allora, non c'è da stupirsi se la mediocrità parrà più evidente del resto.
Fonte consultata:
EnRocketNews24
Se prendiamo come esempio l'Italia, sta facendo il contrario e quello che è successo con Fairy Tail non è da ignorare.
Questa è la mia opinione, ma credo che molti altri la pensano diversamente da me...
Ma che c...
Al massimo le Live Action non sono il massimo...il più delle volte.
Per i film è un altro discorso
concordo, un Chan-wook Park, un Joon-ho Bong o un Yimou Zhang in giappone non ne trovi.
Ma piu' che altro il cinema coreano e cinese ha produzioni piu' ampie con molti contatti internazionali. La Cina di recente acquisto la Legendary pictures.
Il cinema giapponese come tutto e ancora confinato nella loro terra con rarissime eccezioni.
Presumo che il riferimento fosse appunto solo il live.
Bhe chiaramente in questo momento c'è un kitano che si rivolta nella tomba.
Em nella tomba non proprio, è ancora vivo...
Sottolineo che nell'articolo si tira fuori un Hayao Miyazaki in riferimento specifico a questo passaggio "in Occidente gli spettatori spesso scelgono un film anche basandosi sulla reputazione della persona che lo dirige (...) è raro trovare un regista il cui solo nome basti a garantire dei biglietti venduti."Kitano non lo si sarebbe potuto porre come esempio di questa frase, considerato il fatto che per non tutte le sue opere è "bastato il suo nome a garantire dei biglietti venduti". E ripeto, limitatamente a questo passaggio, non si sta certo qui a discutere della valenza o meno di Kitano come professionista in merito.
Quanto a me, personalmente capisco e condivido il punto di vista di Torel, ma ribadisco che bisogna anche sapere, in partenza, cosa ci si aspetta da un film orientale. La mimica facciale si basa da una tradizione abbastanza diversa, per cui se ci si aspetta di vedere qualcosa di stampo "occidentale" (dove per americano intendiamo "americano") rimarremo inevitabilmente delusi. Ma a chi piace la cinematografia giapponese sa trovarci del buono malgrado tutte queste differenze (che non sono né giuste né sbagliate di sorta, sono semplicemente "differenze"). Imho forse non ci rendiamo conto che spesso parliamo col presupposto (e la saccenza) che la cinematografia "giusta" sia "quella nostra", ovvero quella "occidentale", e che sulla base di questi canoni debba venir delineato cos'è il bello e cosa non lo è, cosa può essere apprezzato a livello mondiale e cosa no. Per me il punto non è questo: se un film giapponese mi piace, mi piace. Ho visto e ho apprezzato anche i due film menzionati qui sopra, EightRangers, filmati nel giro di un mese e con budget da far piangere i polli. Di sicuro non ho scritto nessuna letterina affinché i due film potessero entrare come candidati ai prossimi Oscar di Hollywood, ma sono film che mi hanno fatto ridere e sorridere, e che vanno presi per come sono. Trash e demenzialità giapponese allo stato puro. Ci va sputato sopra per questo? Per me no, hanno una dignità superiore al Film dei Giganti, perché EightRangers il suo pubblico di destinazione l'ha soddisfatto eccome, le sale di casa propria le ha riempite e la gente è uscita dai cinema soddisfatta, e in questo passa PER ME tutta la differenza del mondo (cosa che ai Giganti non è riuscita, pur avendo spillato soldi a chi è andato a vederlo).
Il cinema in Giappone è morto da tanti anni.
Come in Italia. Ma a differenza di noi loro almeno variano su più generi.
E comunque i grandi registi ci sono tutt'ora, altro che....
Vorrei far notare però che Torel è uno dei produttori esteri più attivi in Giappone, e con la sua Third Window ha messo e continua a mettere soldi per un sacco di talenti che hanno ancora qualcosa da dire in un panorama cinematografico sempre più blando (basti pensare che al FEFF era in qualità di produttore dell'ottimo Lowlife Love, che vi consiglio di recuperare). Lui quando parla lo fa con cognizione di causa: non critica il cinema giapponese basandosi su preconcetti, ma lo fa da addetto ai lavori che meglio di chiunque altro conosce quel mondo e i suoi difetti. Perché effettivamente, se paragonata a vent'anni fa, la situazione non è rosea.
Vorrei prendere ad esempio La Corazzata Yamato, live action che ho apprezato, in vari punti gl'effetti usati erano stucchevoli , ma si potevano guardare.
In altri film ho visto scene che davano l'impressione di un "Chi Ha Incastrato Roger Rabbit" , ma con i personaggi in un'orribile CG
Questo, o facciamo un ban internazionale per impedirgli di usare la CGI nei film. Stanno meglio senza.
1) si producono piu' film rispetto a trent'anni fa, quindi sembra che ci sia piu' spazzatura; i film buoni ci sono ma sono rimasti pochi
2) il confronto con altre realta' asiatiche e' impietoso e al confronto il Giappone sembra peggiorato, ma il realta' sono gli altri che sono migliorati.
Film commedia di infime pretese (come esistono in tutto il mondo) che servono per avere introiti in modo da finanziare film come La grande bellezza, Il Divo, Jeeg robot d'acciaio (questo viene da uno studio minore non strettamente collegato) This must be the place, La grande scommessa, La migliore offerta, Youth La giovinezza e questo per rimanere negli ultimi anni. E tutto questo tenendo conto che L'Italia non è in grado di offrire grandi budget.
Ovviamente ci sono le eccezioni (per i film), ma delle serie live action giapponesi se ne può davvero fare a meno, anzi tra tutte le cose che possono esportare, quella è proprio una di quelle che farebbero bene a tenere solo per loro
Ahahahaahahhgggvv, ma hai citato film di soli 2 registi. All'attivo da decenni, e nel giro grosso peraltro!!!!
Se tieu le tue conclusioni così stiamo freschi.
I cinepanettoni sono orribili. Perché di comico non hanno niente, primi gli attori. Attori grandiosi del passato sono tutti morti, e venivano denigrati dalla critica snob.
L'horror non ha radici da noi, e a parte un periodo florido, facciamo pena. Il fantasy e il fantastico, di italiani che sognano oggi non vi sono.
Ma che stai a raccontare?
Vi consiglio un film italiano: l'uomo fiammifero. Un'anomalia nel nostro cinema.
Magari si producevano film così....
In Giappone non critico gli effetti?
Da quando si giudica una cinematografia dai loro mezzi per gli effetti?
Che stronzate....
Fino a 10 anni fa De Sica e Boldi facevano dei bei film. Se mettiamo in ballo i film italiani in generale ti assicuro che ce ne stanno dei peggiori, ma in questo argomento non c'entrano un bel niente..
L'horror non ha origini da noi, che coglione Tarantino a citare Argento come uno dei suoi maestri, e che dire di Spielberg che in un'intervista ha citato ladri di biciclette come fonte di ispirazione per l'iconica scena delle bici di E. T. Oh, ma l'Italia non produce fantasy che onta per un'industria che ha praticamente spiegato agli americani come modernizzare il genere Western che si crogiolava nella noia e ripetizione degli stessi schemi collaudati. Ho citato film di soli due registi nel giro grosso (come se fosse un crimine tra l'altro) sì, dimentichiamoci di Jeeg, ma anche di Benvenuti al Sud (remake, ma molto carino) Viola di mare (misconosciuto ma anche questo carino, del resto ho citato film conosciuti proprio per evitare di tirare fuori roba su cui non si può discutere, ma del resto anche se tiri fuori roba di qualità e conosciuta esce fuori che non va bene perché i registi sono noti da tempo e lavorano con le grandi case di produzione). I vari film di Natale non fanno ridere (a te, alla massa pagante piacciono) e allora? Mai visto gli ultimi di Adam Sendler? Ogni industria ha i suoi prodotti di bassa qualità ma che servono a racimolare denaro sicuro a fronte di opere di qualità che però sono difficilmente vendibili ( La bella addormentata della Disney, Fight club, persino Bambi furono un disastro al botteghino o non raggiunsero le aspettative di vendita). Gli attori italiani fanno cagare? Sicuro se ti limiti ai film di Boldi (De Sica no, è un ottimo attore e l'ultimo film in cui a recitato, di cui non mi sovviene il nome, in cui vi era anche Jonny Depp ha dimostrato quanto il suo talento sia sprecato nei vari film di Natale)
fanno bene i film capa spada, ma a tema fantasy/fantascienza e` messa piuttosto male, di raro se trovi un film con cgi bel fatto
Concordo con Maddux Donner.. In parte hanno un loro modo di vedere le cose, ed è questo ciò che li rende diversi dagli altri. Questo aspetto può essere positivo per alcuni e negativo per altri, ma a quanto pare per molti non è del tutto positivo.
I giapponesi sono maestri nell'animazione e i coreani nei film.
No aspetta non hai capito cosa intendevo, ho visto anche io che era solo per fare capire. Il problema sta che ha scelto un esempio molto sbagliato.
Perchè sbagliato, perchè Miyazaki fa animazione ******cielo*****......
Non è perchè non cita maestri come kitano (che poi nelle righe successive compare, proprio nel discorso di recupero da parte di Torel di pellicole, "Beat Takeshi" ) ma perchè molti professionisti tempo fa condividevano l'idea che è proprio l'animazione uno dei problemi di questa amara discussione...
Non ha peli sulla lingua per nessuno, mi ricordo ancora la sua critica
su un film che parlava di guerra e aerei. Chiariamo il fatto che fosse un film,
non un "cartone animato" come quelli che fa lui.
Magari ora che sta in pensione si mette d'impegno...e ce ne tira fuori uno dal cilindro.
Per chi volesse leggersi questo vecchio articolo di AC proprio sulla decadenza del cinema Jappo.
Ha diverse cose interessanti.
http://www.animeclick.it/news/40711-takeshi-kitano-fa-a-pezzi-lindustria-del-cinema-giapponese
Capirà forse anche parte del mio punto di vista.
Ho conosciuto mesi fa un noto regista italiano della mia città, ci ho parlato un'oretta ed è meglio che non ripeta cosa mi ha detto riguardo a come funziona da noi, questo perché io da aspirante sceneggiatore, ho provato a capire come fare per arrivare a certi livelli. Tornando al discorso principale cmq, c'è anche da dire che il mondo dei manga offre la possibilità di tirare fuori dei film clamorosi, esattamente come in USA fanno con i film Marvel o D.C. Il problema è che si tratta di situazioni che per essere credibili e affascinanti, richiedono una spesa veramente ma veramente elevata. Lasciando da parte per un attimo il comparto attoriale, se in primis non si offre un prodotto visivamente massiccio si fallisce in partenza. Se avessimo avuto un Iron Man con effetti scadenti, nessuno avrebbe apprezzato il film e inoltre sarebbe risultato ridicolo. E' quindi inutile voler realizzare qualcosa di troppo grande senza averne i mezzi. ieri guardavo il 5° ep del live action di "Prison School". Per chi conosce la storia, c'era la scena dove un corvo di Mari attaccava le formiche di Joe. Un corvo finto, orrendo, una roba che manco nei corti che facevo io con gli amici 10 anni fa. Questo tanto per capirci. In conclusione, o la loro industria cinematografica cresce al punto di poter investire davvero, o meglio che certe cose le lascino stare.
Non ho tempo e voglia di rispondenti.
Qui non si parla di gusti ma di storia.
Se sei convinto che il genere horror abbia radici nel nostro cinema, pensa come vuoi.
Le tue citazioni mi fanno sorridere. Ancora con argento e bava siete rimasti....
Sempre meglio che abbandonare un discorso piuttosto che continuarlo
Non sono un professore, e onestamente se qualcuno mi risponde argomentando che noi italiani abbiamo un cinema forte, che l'horror fa parte della nostra cultura ( che non è vero, in Giappone si), che mi citano argento, quando invece ha distrutto e demolito il genere, in parte colpa sua, quando mi si dice che il pappone de sica è un attore! Ha passato la sua vita a mangiare e scopare col cognome del padre, e addirittura ira nella vecchiaia si può permettere di fare qualcosina per dimostrare che è un grande attore, e la gente ci crede, che i cinepanettoni sono belli perché la massa va a guardarli, non pensando che la massa oggi di qualità artistica non capisce nulla, basta guardare negli ultimi 15 anni la classifica dei film più visti al cinema in Italia per rendersene conto, quando anche si crede che le merdacce di film si producono per fare cassa per poi realizzare quelli più impegnati ( non mi risulta che Garrone col suo fantasy abbia usato "cassa" precedente)......
Ma cosa devo argomentare se siamo ancora a sto livelli.
Ah beh, l'horror ha radici nel Giappone quindi OGGI la loro INTERA industria cinematografica è di valore,ok. L'italia ha dato vita e rinnovato generi e generi filmici ma chissene eh. Argento è uno dei capisaldi dell'horror ( e del triller ), Suspiria viene tutt'ora studiato nelle Università di tutto il mondo, Profondo rosso ha demolito la regola base dei thriller senza mandare in malora il film ma anzi, creandone uno dei migliori mai usciti. De Sica è un ottimo attore perchè l'ho visto recitare anche in film come The Tourist ( quello con Jonny Deep di cui prima non ricordavo il titolo ) e non solo nei cinepanettoni che MAI ho detto essere bei film ma sono necessari perchè fanno milioni di introiti che servono a finanziare film che altrimenti non vedrebbero mai la luce. Ma del resto un attore si giudica solo per i filmacci che fa no?Guarda un pò De Sica padre, a causa del suo vizio del gioco ha dovuto abbassarsi a fare i peggio film per guadagnare il pane, immagino che faccia schifo anche lui no?La massa non capisce nulla ( poi però il film più visto al mondo tenendo conto dell'inflazione è Via col vento, la massa ha sempre amato Pippo e Franco, Fantozzi etc. criticati dalla critica acculturata, dopo trent'anni ora la stessa critica li considera capisaldi ), meno male che ci sono persone così erudite da elevarsi per poter dire al popoletto cosa è bello e cosa no, tralasciando però che la filmografia di massa ha tirato fuori più della metà dei capolavori universalmente riconosciuti del cinema ed è questa, con i soldi che tira, a finanziare tutto. Garrone non ha usato cassa precedente?E mamma Rai da dove prende i soldi?Dal canone ma soprattutto dalle pubblicità che pagano per essere messe tra gli stacchi di programmi quali Legami, Don Matteo, Guardia costiera etc.
La storia del cine.a italiano non si discute. Io parlo del genere horror.
Abbiamo 2 dico 2 forse 3 registi che hanno lasciato una traccia. Che si studi nelle università mi frega poco perche proprio per questo non si è creato un altro movimento di registi, perché tutti fanno e rifanno le stesse cose. Prova a guardare il genere horror in Giappone e ti accorgersi che ogni decennio ha i suoi maestri.
Non mi prendere poi i villaggio, Banfi, franco e Ciccio, Totò, ecc.ecc. perche paragonare de sica a loro è un insulto!
Il nostro cinema ha vissuto un 30 anni di meraviglie, poi è morto inesorabilmente. Puoi opporti, gridare, ma è così.
I bei film ci sono tutt'ora, ma ormai è la TV a dettare legge, e la mafia. È un giro che non lascia scampo.
In Giappone invece la "pulizia" degli attori bellini e incapaci ha demolito il resto. Troppi i film basati su manga anime libri novel e tutto il resto. Se poi di da la colpa ai mezzi che sono indietro di anni è una cazzata, perché in America dove la CG è avanti, solo pochissimi registi la usano a dovere.
Comunque ognuno la vede come vuole....
Non è questione di regista, ma di mezzi tecnici e persone che sanno fare il loro lavoro. Persino un film flop come Dylan Dog aveva una CG decente ( ok il budget era di 20milioni ) .
Ora facciamo un paragone, La corazzata Yamato del 2010 aveva effetti grafici quasi simili a quelli di Immortel, ad vitam del 2004 e il budget investito è di 23.9 milioni per il primo e 22.1 milioni per secondo.
Ora non prendiamoci per i fondelli, per i videogiochi nipponici vengono usati mezzi altamente realistici, mentre nelle produzioni cinematografiche arriva lo scarto.
ps( tutti i riferimenti monetari sono calcolati in $ americani ).
Tu dici in poche parole che il regista non conta nulla?
Ma contano solo u soldi e gli effetti?
Ma devo pure rispondere!?
Yamato è un brutto film, e non perché gli effetti sono scarsi.
Sai cosa mi divertente, che fra i tre film citati l'unico che è andato in attivo è stato proprio La Corazzata Yamato ( e come ho scritto in un altro commento non lo trovo malaccio come live action nonostante i suoi difetti ).
Il regista conta una fava se gl'addetti per gli effetti speciali fanno cagare. E conta ancor mento perchè sta gente viene presa dal Comitato di Produzione ( gli sponsor ). Perchè se non si è capito qui si stà parlando della produzione nipponica non di altro.
Sì, ho capito cosa intendevi, anch'io trovo l'esempio di Miyazaki -animazione- poco calzante, ma l'autore quello dice, sempre per riferirsi ai nomi che riempiono i cinema a prescindere da che titolo, animato o meno, il cinema giapponese offra. Mi sembrava poco carino modificarlo a favore di un Kitano o un Kore'eda che sia, ecco perché è stato mantenuto.
Quanto al discorso in generale di Torel, ribadisco che imho comprendo benissimo i tuoi timori sulle "potenzialità tarpate" di prodotti giapponesi all'esportazione.
Diciamo che non c'è una soluzione facile: da noi in Italia sono arrivati prodotti come i drama di Prison School e Death Note, esclusivamente per la nomea, non certo per i nomi dietro la macchina da presa, gli attori o la qualità della sceneggiatura. Nessuno dei due è un capolavoro, però credo sia un segnale importantissimo, il fatto che siano arrivati, e anche che esista un bacino di pubblico legato a manga e anime dal quale pescare, che possa fare un tentativo di avvicinarsi a questo tipo di prodotto, molto diverso dai telefilm cui siamo abituati noi (ma, ehi, noi siamo cresciuti anche coi Power Rangers maciullati negli USA e non per questo urliamo "alla gogna i telefilm americani", non dimentichiamolo).
Non saranno mai prodotti per un vasto pubblico, non saranno mai "come gli anime", bensì per una nicchia della nicchia, e va bene anche così, purché non pensiamo che screditarli senza averne visti diverse tipologie, prima di poter giudicare con cognizione di causa, sia l'unica strada per chiudere la questione.
Quanto al cinema, Little Sister - Umimachi di Kore'eda è arrivato, così come Sayonara Kabukicho, altri passano solo dai Festival asiatici come Udine, e già questo non è poco, benché sicuramente non attirino la massa. Lo stesso Torel è stato a Udine quest'anno e non lo sa quasi nessuno.
Personalmente sono convinta che per ciascuno ci sia quel drama o quel film che possa far ricredere sulle proprie posizioni; per qualcuno sarà un Bokura ga ita, per qualcun altro un Misono Universe o un Grasshopper, chissà. Ma ne sono davvero convinta, perché l'ho visto succedere più di qualche volta e ne sono felice
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