Uno degli elementi che può rendere davvero unica e speciale una serie anime, è la musica. Capace di creare, da sola, atmosfera e impreziosire la storia raccontata, o anche legarsi indissolubilmente a sensazioni e ricordi che restano così vividi anche a distanza di anni.
La musica in fondo è un elemento essenziale anche della nostra vita.
I gusti personali la fanno ovviamente da padrone in queste classifiche che vi stiamo proponendo; estremamente soggettive e legate spesso a storie, vicende ed emozioni molto personali.
Continuiamo a condividere le nostre preferenze musicali, quindi, con questa nuova superclassifica musicale!
Oggi tocca ad un pezzo di storia del sito. Recensioni, schede, interviste e tanti tanti amici con cui gli piace chiacchierare. Come si fa a riassumere Kotaro? Non si può, quindi facciamo largo alla sua classifica!
Saint Seiya - "Pegasus Fantasy", by Make Up
Una delle sigle storiche dei cartoni animati giapponesi, nonché una delle prime sigle originali in cui mi sia imbattuto. Sono passati tanti anni da quando l’ho ascoltata per la prima volta, ma mi basta ancora ascoltarne anche solo le prime note per esaltarmi da matti, e difatti quando sono al karaoke finisce sempre che la richiedo e canto, in un modo o nell’altro.
E' probabilmente la canzone giapponese che conosco meglio e, dopo che l'hai cantata in un izakaya in mezzo ai salaryman giapponesi che venivano a bere dopo il lavoro, puoi dire di averla fatta tua per sempre.
Una canzone ricca di energia, che mantiene lo stesso fascino se cantata in qualsiasi lingua (giapponese, italiano, inglese o spagnolo che sia) o riarrangiata in qualsiasi versione (strumentale, acustica, metal, eurobeat o la recente versione di Shoko Nakagawa per Saint Seiya Omega).
Ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto del cantante originale Nobuo Yamada, venuto in Italia ad una fiera del fumetto, e ancora una volta “Pegasus Fantasy” mi ha esaltato come poche altre sanno fare.
Marmalade Boy - "Egao ni aitai", by Rie Hamada
Si dice spesso che, a causa delle numerosissime censure, chi ha visto “Piccoli problemi di cuore” ha visto praticamente una serie diversa rispetto a Marmalade Boy. Eppure, c’è una cosa che accomuna chi ha visto la versione italiana e quella giapponese, ed è questo brano. Sigla d’apertura della versione originale giapponese, ne accompagna in varie versioni anche buona parte delle scene più intense ed importanti, ed è rimasto, in versione strumentale, anche nell’adattamento in italiano, al punto che si può dire faccia inconsapevolmente parte del bagaglio di coloro che hanno amato questa serie, in giapponese o in italiano che fosse.
Ai tempi della trasmissione televisiva, in molti si stupirono per questo brano dal ritmo così allegro e grintoso a fare da apertura ad una serie sentimentale, che solitamente preferisce ballate romantiche dal ritmo più lento. Eppure, proprio “Egao ni aitai” (“Voglio incontrare il tuo sorriso”) è uno degli aspetti che maggiormente hanno caratterizzato il fascino e il successo di Marmalade Boy: un testo straordinariamente ingenuo e sincero, che ha proprio il sapore della prima cotta, quella che ci fa dimenticare qualsiasi altra cosa perché nella nostra testa visualizziamo solo la persona amata, che, proprio come la marmellata, comincia a sembrarci inaspettatamente dolce e gradevole dopo un primo impatto aspro e non esaltante.
Il ritmo allegro e concitato di “Egao ni aitai” lo rende un brano fantastico, che carica di passione ed energia ogni scena che accompagna, ogni bacio a tradimento, ogni rivelazione shock, ogni climax delle puntate, ma che riesce bene anche nelle varie rielaborazioni che ne sono state realizzate. Tra queste si ricordano, oltre a versioni strumentali più o meno lente o veloci, anche una versione ballad più lenta eseguita dalla doppiatrice originale della protagonista Miki, Mariko Kouda, e persino una cover in italiano, realizzata per la nostra versione home video del film tratto dalla serie.
Teki wa kaizoku ~ Neko no kyouen - "Danger on the street", by Kaizoku
Le sigle, e più in generale la colonna sonora, sono assai spesso una splendida vetrina per gli anime. Non di rado è capitato che decidessi di guardare un anime, anche se non mi interessava l’argomento, solo perché attratto da una bella sigla. E’ successo con Evangelion, è successo con Initial D, è successo con Saiyuki ed è successo con Teki wa kaizoku ~ Neko no kyouen (Il pirata è il nemico – Il banchetto dei gatti), misconosciuta e neanche troppo eccezionale miniserie OAV degli anni ’80 tratta da una serie di light novel di fantascienza.
Mi è caduto l’occhio sul video della sigla, pubblicato su Facebook da un mio amico, per puro caso e sono stato immediatamente conquistato dalla bellezza di questo brano, al punto che sono subito corso a vedere la serie, senza nemmeno sapere di che cosa trattasse.
Adoro alla follia “Danger on the street” ed è per questo che, eccezionalmente, l’ho scelta per questa classifica, preferendola ad altre canzoni a cui magari sono più legato o che rappresentano serie più importanti nella mia storia personale. “Danger on the street” è anni ’80 allo stato puro, al punto che quasi non si direbbe che è una canzone legata ad un cartone animato giapponese e si potrebbe pensare tranquillamente che venga fuori dalla colonna sonora di Cobra, Over the top o qualsiasi altro film d’azione a stelle e strisce di quegli anni.
Ho sempre amato tantissimo le colonne sonore dei film degli anni ’80 (datemi un microfono in mano, un karaoke che ha “Eye of the tiger” dei Survivor nella tracklist, e vedrete cosa succede, a vostro rischio e pericolo) e questo brano riesce perfettamente a catalizzare tutta l’energia dei pezzi rock di quel periodo, al punto che questo e molti altri brani (tutti bellissimi e tutti ad opera della stessa band, i Kaizoku) riescono ad impreziosire la serie a cui si accompagnano. Teki wa kaizoku ~ Neko no kyouen è una serie abbastanza inutile e dimenticabile, ma la spettacolarità delle sequenze d’azione unita alla potenza della colonna sonora ne fanno uno scanzonato e adrenalinico videoclip anni ’80 al cui fascino è veramente difficile sfuggire.
Digimon Adventure - "Butterfly", by Kouji Wada
Ho cominciato ad appassionarmi e ad amare i cartoni animati giapponesi perché non erano soltanto intrattenimento, ma avevano sempre una certa profondità di temi, una struttura a più livelli di lettura che permetteva alle varie tipologie di spettatori (bambini, adolescenti, adulti) di goderseli ugualmente ma ricevendo diversi messaggi. La serie Digimon è, a mio avviso, l’esempio più emblematico di questo fattore: appassionante serie di spettacolari combattimenti se vista dagli occhi dei bambini, diventa invece, se vista con qualche anno in più sulle spalle, una splendida metafora dei sogni d’infanzia, del passaggio all’età adolescenziale e del ruolo che poi questi sogni svolgono nella vita degli adulti, una volta che bambini non sono più.
“Butterfly”, l’ormai storica sigla d’apertura della prima serie Digimon, non fa che confermare questo mio pensiero, presentando un testo inaspettatamente adulto e interessante dietro il suo ritmo coinvolgente e allegro, vero e proprio manifesto programmatico di quella dicotomia fra bambini e adulti, sogni/mostri e realtà che Digimon è sempre stato.
Digimon Adventure non è la mia serie Digimon preferita, e sono dell’idea che la colonna sonora dei Digimon dia il meglio di sé nelle canzoni che accompagnano le evoluzioni piuttosto che nelle sigle, ma “Butterfly” è davvero il perfetto esempio di quello che è il messaggio di questa serie, nonché il motivo per cui la amo, col suo testo così arguto e suggestivo e il ritmo allegro che le è valso la presenza in numerosi videogiochi musicali.
Sarà un caso, o forse no, il fatto che proprio “Butterfly” sia la canzone che chiude la seconda serie, dove il tema della dicotomia fra come bambini e adulti vivono i sogni è ancora più marcato? Io dico di no…
“Dopo un sogno senza fine, nel bel mezzo di questo mondo miserabile, forse non è così male esser fuori dal senso comune, dopo tutto”
“Dopo un sogno senza fine, nel bel mezzo di questo mondo dove non c’è nulla, sembra che i nostri amati sogni debbano perdere. Eppure, sono certo che riusciremo a volare anche con queste ali inaffidabili, ricoperte di immagini di ciò in cui crediamo”...
Shaman King - "Northern Lights", by Megumi Hayashibara
Si potrebbe giustificare la bellezza di “Northern Lights”, seconda sigla d’apertura di Shaman King, con due semplici parole: Megumi Hayashibara.
Questa fuoriclasse del doppiaggio giapponese ha dato vita a un numero pressoché infinito di splendidi personaggi e di splendide canzoni legate al mondo degli anime (presente la colonna sonora di Slayers, giusto per fare un nome?). In Shaman King è la voce di Anna, la protagonista femminile, e ha eseguito tutte le bellissime sigle della serie. Tra tutte, scelgo “Northern Lights” perché è quella che mi piace di più, col suo ritmo così concitato ma, soprattutto, per via del suo testo, perfettamente in linea con la trama e colorato di interessanti simbologie.
“Fatti carico, adesso, di amore, peccati, sogni e tenebre. Nel momento in cui il tuo potere e il mio cuore si sovrapporranno, qualcosa ne scaturirà”
“La tua determinazione e i miei dubbi. Credi nella via che ti indica questo incontro.”
Parole che ben rappresentano il legame del protagonista Yoh con molti dei personaggi della storia, primi fra tutti lo spirito del samurai Amida-maru, lo spirito-gatto Matamune e proprio la sua fidanzata Anna, alla quale è unito da un legame più profondo e drammatico di quanto non sembri in apparenza.
A rimarcare ulteriormente la bellezza di questo brano c’è anche una sua versione ballad, che si spoglia di tutta l’allegria della versione opening trasformandosi in un brano lento, evocativo, ricco di poesia, dramma e suggestioni.
Questa versione è stata realizzata per un drama cd che narra la parte più bella della storia di Shaman King, il flashback del monte Osore che racconta proprio il passato di Yoh, Anna e Matamune: una vicenda tanto poetica quanto drammatica e commovente, che questa inedita “Northern Lights” impreziosisce in maniera unica e straordinaria.
One Piece: Jango's Dance Carnival - "Ready", by Folder 5
Non amo, di solito, le ending, che nella maggior parte dei casi sono associate ad immagini statiche e a brani tranquilli, lenti e spesso noiosi. C’è, però, una felice eccezione, che fortunatamente sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni, ed è quella rappresentata da canzoni allegre dal ritmo ballabile che accompagnano appunto un simpatico filmato dei personaggi che ballano, ribaltando completamente la mia precedente affermazione.
Tra tutte le ending di questo tipo in cui mi sono imbattuto nel corso degli anni, la mia preferita è senza dubbio “Ready” delle Folder 5, la sigla di chiusura di un cortometraggio animato associato al secondo film cinematografico di One Piece.
Complice anche la presenza di un personaggio adattissimo al ruolo (ricordate l’ipnotizzatore Jango, ispirato a Michael Jackson?), il corto finisce per trasformarsi in delirante e bellissimo video musicale per la canzone, realizzata dallo stesso gruppo che nel periodo d’uscita del film cantava la opening della serie tv, l’altrettanto bellissima “Believe”.
“Ready” è una canzone di genere eurobeat, una particolare branca della musica giapponese caratterizzata da canzoni allegre e ballabilissime, il cui ritmo ricorda in modo molto chiaro la eurodanc e degli anni ’90, com’è logico che sia dato che dietro alla maggioranza dei gruppi e degli artisti di questo genere si nascondono molti dj italiani ed europei degli anni ’90.
L’eurodance degli anni ’90 è uno dei miei generi musicali preferiti e non ci ho, dunque, messo molto ad appassionarmi anche ai suoi “eredi” nipponici, specie se, per arruffianarsi le mie simpatie, mi propongono un simpaticissimo video dove i personaggi di uno dei miei manga preferiti si scatenano in un ballo allegro e coinvolgente. “Ready” è sempre presente nella playlist dei brani più ascoltati del mio lettore, perché quando capita con lo shuffle è dovere morale ascoltarla almeno quattro volte di fila, e magari anche canticchiarla e accennare un balletto, perché no.
Kinnikuman Nisei The Movie - "Muscle Beat", by Nobuaki Kakuda
Per chi non lo sapesse, sono un fan di Nobuaki Kakuda. Questo irresistibile personaggio che è stato lottatore, attore, doppiatore, arbitro di incontri di arti marziali è una delle mie personalità nipponiche preferite, al punto che ho anche il programmino per Nintendo DS dove ti insegna a fare gli esercizi di ginnastica.
Ma, del resto, uno che ha chiamato i suoi due figli Kenshiro e Yuria, puoi davvero non amarlo?
Tra le mille cose fighissime che il signor Kakuda ha fatto nella sua vita, forse la più esaltante di tutte è la sua carriera di cantante: i brani realizzati per il pachinko di Hana no Keiji, accompagnati da testosteronici videoclip dove il cantante racconta la virilità giapponese di oggi e di ieri, sono meravigliosi!
“Muscle Beat” è la canzone portante e sigla di chiusura del primo film legato a Kinnikuman Nisei (noto in Italia come Ultimate Muscle), dove Kakuda fa anche da voce narrante.
Le sigle di Kinnikuman nelle sue varie incarnazioni sono sempre state una più bella dell’altra, ma “Muscle Beat” si colora di un valore aggiunto in quanto è riuscita, con la sua esaltante presenza, ad impreziosire un film dalla trama piuttosto canonica.
La voce, possente, rude e calorosa, di Nobuaki Kakuda, riuscirebbe a rendere un brano fighissimo anche “Nella vecchia fattoria”, ma qui ci regala una canzone davvero esaltante e adrenalinica, splendido accompagnamento al combattimento finale del film ma anche un pezzo meraviglioso di per sé.
Sono tanti anni che io e “Muscle Beat” ci conosciamo e riascoltarla è sempre fonte di grande esaltazione, ma ultimamente ho scoperto che è uno dei brani che al karaoke mi riescono meglio, nonostante la differenza tra la mia voce e quella di Kakuda sia uguale a quella tra il cinguettio di un canarino e il ruggito di un gorilla.
Sailor Moon Crystal - "Moon Pride", by Momoiro Clover Z
Abituato alla sobrietà della storica “Moonlight Densetsu”, il mio primo impatto con “Moon Pride”, che ha un ritmo completamente diverso, e con le voci un po’ bambinesche delle cantanti Momoiro Clover Z, non è stato dei migliori.
Ma poi, insieme ai primi episodi di Sailor Moon Crystal, hanno furbescamente fatto uscire anche il singolo della sigla e l’annesso videoclip, che è stato un colpo al cuore devastante e mi ha fatto completamente cambiare idea nel giro di poco, al punto che “Moon Pride” è, probabilmente, la canzone che ho più ascoltato nell’estate in cui iniziò la trasmissione di Sailor Moon Crystal.
Una canzone d’amore intensa e poetica (“Per quante volte potremo rinascere in questo vasto spazio, io ti amerò per sempre”), un elogio all’indipendenza e alla forza delle ragazze, capaci di amare e lottare con uguale intensità, sparati ad alta velocità con un ritmo concitato e straordinario che esalta e commuove persino, a tratti.
“Moon Pride” è tanto bella e adrenalinica, splendida da ascoltare, ma pressoché impossibile da cantare se non si è capaci di moltiplicare la propria voce per cinque di cui almeno una inequivocabilmente femminile e dalle tonalità “giappo-kawaii”.
I miei poteri non sono ancora arrivati a tanto, quindi continuo a collezionare figure barbine quando provo a cantarla al karaoke, ma senza dubbio, fra i brani più recenti degli anime, è uno di quelli che mi è rimasto maggiormente impresso e che ascolto più spesso con gran piacere, simbolo dell’amore infinito che provo per queste guerriere splendide e coraggiose che combattono indossando una marinaretta.
Per quante volte voi possiate rinascere, su carta o in computer grafica, io vi amerò sempre.
Anche perché mi avete fatto diventare un fan delle Momoiro Clover Z e delle loro vocette bambinesche, e, conoscendomi, non è impresa da poco...
***
Impossibile sintetizzare in soli otto posti più di un ventennio di ascolti di canzoni cantate in una lingua che, anche per colpa loro, pian piano sto facendo sempre più mia. Per precisa scelta, ho inserito solo sigle e non insert song, altrimenti, con tutta probabilità, avreste avuto solo canzoni di Initial D!
Le sigle che amo sono innumerevoli e queste non sono che una piccolissima porzione, ma in ogni caso spero che sia gradita. Enjoy!
Oltre a quelle citate sopra mi vengono in mente le bellissime canzoni di Maison Ikkoku, Urusei Y., Orange road, é tante tante altre.
Gli anni 80 e 90 sono stati epoca d'oro della canzoni degli anime Giapponesi.
Quella dei cavalieri dello zodiaco è bellissima, mi sembra anche di aver visto una parodia, magari la posto se riesco a trovarla.
Quello che ho apprezzato di più è il pezzo metal "Danger on the street" dei Kaizoku
Pegasus Fantasy la conosco e amo molto sin dalla sua versione italiana ai tempi della trasmissione dei Cavalieri su K2, Egai ni Aitai mi piace molto anche se di Marmalade Boy ricordo poco o niente, per quanto da picciriddo ne ero un fan, Danger on the street probabilmente non l'ho mai sentita ma ha un sound che mi piace moooolto, Butterfly la adoro sempre più a ogni ascolto, Northern Lights...
L'ho scelta anch'io
Il mio rapporto con Ready è molto particolare, visto che mi riporta ai primi tempi e alle prime amicizie qui sul sito, tanti anni fa <3
Muscle Beat mi piace, ma di Kinnikuman Nisei ne preferisco altre, e per quel che riguarda le Momoiro, ogni cosa che toccano diventa oro (o quasi), come s'è visto quando scelsi "Mitte mitte kochichi"
La classifica che conosco meglio, insomma, e non poteva essere altrimenti.
A momenti la conosco meglio della mia
In questo anime ci sono tante belle musiche, ma il mio brano preferito è quello dedicato a Shiryu, il mio saint preferito, Dragon blood:
(mi sono commossa al discorso su Butterfly)
"Moon Pride" è figa perchè l'ha composta Revo, le vocine delle Momoiro sono solo un malus XD
Bella classifica! Pegasus fantasy il top!
Sigla che adoro e che rientra perfettamente in quella categoria di anime che ho visto solo perché mi piaceva la sigla. Non l'ho scelta perché otto posti son troppo pochi e poi se non ne mettevo almeno la metà col 2 alle migliaia nella data d'uscita partivano i cori di "sono tutte più vecchie di me"
Epperò a me piacciono tantissimo anche la loro canzone fatta per il film di Dragon Ball e la loro versione della sigla della terza serie di Sailor Moon Crystal.
Ammetto di aver fatto testa o croce fra queste due, infatti. La terza è la mia serie preferita ed è anche quella con le musiche migliori, anche se più fra le musiche/canzoni di accompagnamento che nelle sigle. "The biggest dreamer" la canto al karaoke da più di 10 anni, da quando non sapevo il giapponese
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