Ci sono una gran quantità di nuovi anime che iniziano questa stagione, sfortunatamente molti di più di quelli che una persona abbia la possibilità di seguire. Come fan ci troviamo nella posizione in cui dobbiamo scegliere tra le varie serie, quindi l'impressione che ogni primo episodio ci dà è fondamentale.
Cercare di catturare spettatori con l'aspetto visivo di una serie è uno dei punti chiave con cui i vari studi di animazione hanno la possibilità di guadagnare fan, e tenendo questo a mente, la competizione è molto alta. Come se fosse stato in grado di predire tutto ciò, Un marzo da Leoni, tratto dall'omonimo manga di Chika Umino, non perde tempo, dimostrando subito la sua abilità visiva nel ritrarre il dolore in modo potente e decisamente accattivante.
La colonna sonora, l'interpretazione del doppiaggio, situazioni e azioni sono tutti mezzi con cui esprimere il dolore di un personaggio, ma la depressione che affligge Rei Kiriyama è rappresentata in modo completamente differente. Non è un sentimento di passaggio, è uno stato costante di sofferenza che va e viene ma che non scompare mai del tutto. Per chi ne soffre può essere una lotta costante semplicemente compiere le azioni di tutti i giorni che molti danno per scontate, mentre per altri è completamente invisibile. Per poter apprezzare l'esperienza di Rei, la costanza e intensità delle sue emozioni non hanno altra via che essere espresse attraverso la vista e i suoni.
Tra chi soffre di depressione cronica una metafora comune che viene usata per descrivere quello che provano è l'idea di annegare, e Un marzo da leoni la presenta in maniera più letterale che metaforica.
La sigla di apertura e di chiusura mostrano sia Rei galleggiare inerte nelle oscure profondità dell'oceano che agitarsi in una corrente che gli arriva ai fianchi verso un orizzonte illuminato. La regia visiva mostra la depressione di Rei come una forza tangibile e multi sensoriale che ha il potere di sopraffarlo e lasciare riverberi nella sua vita anche nei momenti in cui sembra che se ne vada. Si lascia spazio a quelle sottili indicazioni che suggeriscono come una parte di lui non riesca ad essere mai completamente libera. La depressione è l'acqua che sale, che soffoca i suoi sensi, lo strangola e lo spinge verso l'oscurità. La vediamo con una presenza costante e una minaccia esplicita.
I primi momenti dell'episodio non sprecano tempo mostrandoci subito la psiche di Rei attraverso i sogni, mostrandoci i suoi pensieri intrusivi* e tumulti emotivi. L'acqua che circola in un tubo di scarico ci porta in un mondo indistinto in bianco e nero, dove Rei sta sotto all'ombra di un ponte e viene deriso da una sprezzante voce femminile che impersona i suoi pensieri intrusivi che ha ogni giorno, dalle sue insicurezze quotidiane alle crisi esistenziali sullo scopo della sua vita. Anche se Rei sta fermo immobile i suoi capelli e vestiti si muovono violentemente, come se le parole della donna lo sferzassero fisicamente.
Il sogno sembra giungere a compimento quando dalla prospettiva di Rei vediamo bolle che risalgono l'acqua verso una luce brillante, che una volta infranta la superficie ci mostra il suo appartamento irradiato dalla luce del sole. A seguito di una scena così dirompente, troviamo una serie di sottili indizi che ci fanno però dubitare della completa fuga di Rei. La sua frangia si muove in modo innaturale sulla sua fronte per un momento mentre si sveglia, l'attenzione viene catturata dalle bolle che risalgono nella bottiglia da cui beve, e l'increspatura dell'acqua che si riflette sulla sua faccia danno ancora l'impressione che vi sia ancora immerso.
La depressione è il fondo dell'oceano, scuro, freddo, silenzioso e immobile. Questi temi divengono così costanti da farci abituare ben presto ad averli sempre presenti, tanto che di contro li notiamo proprio quando mancanoi.
Questo contrasto mostra come le sorelle Kawamoto siano un rifugio emotivo per Rei. La visualizzazione più ovvia è come l'interno della loro casa viene mostrata calda e accogliente nel mezzo dell'oscurità della città, i cui toni bluastri e gli effetti di luce attorno alla luna danno l'impressione di guardare verso la luce dalle profondità come nel sogno di Rei.
Non è solo visualizzato con la paletta dei colori, l'introduzione delle sorelle è anche l'introduzione di vera e propria azione e rumori nell'episodio. Anche sotto la luce del sole, la città, le persone e Rei rimangono fermi, muovendosi lentamente come se affaticati. Mentre gioca a Shoji, Rei arriva in una sala vuota e si siede in silenzio. Gli altri giocatori non sembrano neanche arrivare visto che appaiono immobili nei loro posti per poi scomparire più tardi. La sua unica conversazione è tenuta in un tono quieto e impacciato, con lo sguardo rivolto solo al tavolo di gioco. Quando Rei riemerge nella città, questa è vuota e silenziosa. Tale silenzio è rotto dal saluto ad alto volume di Momo e dalla risata delle sorelle: il movimento appare con il loro energetico muoversi in giro nella casa durante la preparazione del loro pasto condiviso.
Purtroppo neanche casa Kawamoto è al sicuro da idealizzazioni negative. Quando il sogno di Rei illustra la portata dei pensieri scomodi che lo perseguitano, quel che gli accade durante il pasto con le sorelle ci mostra come velocemente sia possibile che un momento di felicità ti possa essere strappato via. Quel che è interessante è che il momento sembra essere scatenato, non molto diversamente dallo PTSD (post traumatic stress disorder, o disturbo post traumatico da stress), da un telecronista le cui parole fanno riaffiorare un momento spiacevole del suo passato.
I rumori creati dalle due sorelle scompaiono, rimpiazzati solo dalle parole della televisione. Ci viene mostrato un primo piano della faccia di Rei dove una macchia nera si espande al centro come un boccetta di inchiostro che si rovescia, accompagnato del suono di bolle nell'acqua. L'illusione è potente, come se la sua testa venisse immersa in acqua, e una seconda inquadratura ci mostra Rei al di fuori del suo punto di vista ma possiamo comunque vedere i suoi capelli ondeggiare dolcemente, come se la sua testa galleggiasse in una corrente. L'inquadratura ritorna alla sua mano, oscurata da lunghe ciocche di capelli che si muovono nella corrente, che danno l'illusione di potersi aggrovigliare ai suoi arti in ogni momento. Gli effetti visivi e sonori si sincronizzano per farci percepire la sensazione improvvisa e soffocante emozione che si sta scatenando in lui.
Usare lo strumento giusto per ogni compito è importante in ogni campo. Ci sono casi in cui usare uno strumento più delicato può creare risultati più impressionanti, e altri in cui sono necessari strumenti più forti. Un marzo da leoni riesce a introdurre certi elementi in maniera estremamente sottile, per convogliare la giusta atmosfera, ma allo stesso tempo non ha paura nell'usare (e osare) un chiaro simbolismo per trasmettere l'intensità di ciò che prova Rei. Riuscirci in una maniera così accattivante e affascinante regala alla serie una partenza indubbiamente forte, che rende appieno le tanto decantate qualite del manga da cui è tratto.
*Nota: i pensieri intrusivi, o intrusive thoughts, sono un sintomo di diverse malattie mentali (depressione, ansia, PTSD, disturbo ossessivo compulsivo, psicosi, ecc) che si manifesta con l'ideazione di pensieri involontari di natura spiacevole e che possono diventare ossessioni e su cui il soggetto che ne è afflitto non ha controllo. Un esempio legato alla depressione è convincersi di essere un peso e che sarebbe meglio sparire per smettere di importunare le persone care.
Fonte consultata:
CrunchyRoll
Cercare di catturare spettatori con l'aspetto visivo di una serie è uno dei punti chiave con cui i vari studi di animazione hanno la possibilità di guadagnare fan, e tenendo questo a mente, la competizione è molto alta. Come se fosse stato in grado di predire tutto ciò, Un marzo da Leoni, tratto dall'omonimo manga di Chika Umino, non perde tempo, dimostrando subito la sua abilità visiva nel ritrarre il dolore in modo potente e decisamente accattivante.
La colonna sonora, l'interpretazione del doppiaggio, situazioni e azioni sono tutti mezzi con cui esprimere il dolore di un personaggio, ma la depressione che affligge Rei Kiriyama è rappresentata in modo completamente differente. Non è un sentimento di passaggio, è uno stato costante di sofferenza che va e viene ma che non scompare mai del tutto. Per chi ne soffre può essere una lotta costante semplicemente compiere le azioni di tutti i giorni che molti danno per scontate, mentre per altri è completamente invisibile. Per poter apprezzare l'esperienza di Rei, la costanza e intensità delle sue emozioni non hanno altra via che essere espresse attraverso la vista e i suoni.
Tra chi soffre di depressione cronica una metafora comune che viene usata per descrivere quello che provano è l'idea di annegare, e Un marzo da leoni la presenta in maniera più letterale che metaforica.
La sigla di apertura e di chiusura mostrano sia Rei galleggiare inerte nelle oscure profondità dell'oceano che agitarsi in una corrente che gli arriva ai fianchi verso un orizzonte illuminato. La regia visiva mostra la depressione di Rei come una forza tangibile e multi sensoriale che ha il potere di sopraffarlo e lasciare riverberi nella sua vita anche nei momenti in cui sembra che se ne vada. Si lascia spazio a quelle sottili indicazioni che suggeriscono come una parte di lui non riesca ad essere mai completamente libera. La depressione è l'acqua che sale, che soffoca i suoi sensi, lo strangola e lo spinge verso l'oscurità. La vediamo con una presenza costante e una minaccia esplicita.
I primi momenti dell'episodio non sprecano tempo mostrandoci subito la psiche di Rei attraverso i sogni, mostrandoci i suoi pensieri intrusivi* e tumulti emotivi. L'acqua che circola in un tubo di scarico ci porta in un mondo indistinto in bianco e nero, dove Rei sta sotto all'ombra di un ponte e viene deriso da una sprezzante voce femminile che impersona i suoi pensieri intrusivi che ha ogni giorno, dalle sue insicurezze quotidiane alle crisi esistenziali sullo scopo della sua vita. Anche se Rei sta fermo immobile i suoi capelli e vestiti si muovono violentemente, come se le parole della donna lo sferzassero fisicamente.
Il sogno sembra giungere a compimento quando dalla prospettiva di Rei vediamo bolle che risalgono l'acqua verso una luce brillante, che una volta infranta la superficie ci mostra il suo appartamento irradiato dalla luce del sole. A seguito di una scena così dirompente, troviamo una serie di sottili indizi che ci fanno però dubitare della completa fuga di Rei. La sua frangia si muove in modo innaturale sulla sua fronte per un momento mentre si sveglia, l'attenzione viene catturata dalle bolle che risalgono nella bottiglia da cui beve, e l'increspatura dell'acqua che si riflette sulla sua faccia danno ancora l'impressione che vi sia ancora immerso.
La depressione è il fondo dell'oceano, scuro, freddo, silenzioso e immobile. Questi temi divengono così costanti da farci abituare ben presto ad averli sempre presenti, tanto che di contro li notiamo proprio quando mancanoi.
Questo contrasto mostra come le sorelle Kawamoto siano un rifugio emotivo per Rei. La visualizzazione più ovvia è come l'interno della loro casa viene mostrata calda e accogliente nel mezzo dell'oscurità della città, i cui toni bluastri e gli effetti di luce attorno alla luna danno l'impressione di guardare verso la luce dalle profondità come nel sogno di Rei.
Non è solo visualizzato con la paletta dei colori, l'introduzione delle sorelle è anche l'introduzione di vera e propria azione e rumori nell'episodio. Anche sotto la luce del sole, la città, le persone e Rei rimangono fermi, muovendosi lentamente come se affaticati. Mentre gioca a Shoji, Rei arriva in una sala vuota e si siede in silenzio. Gli altri giocatori non sembrano neanche arrivare visto che appaiono immobili nei loro posti per poi scomparire più tardi. La sua unica conversazione è tenuta in un tono quieto e impacciato, con lo sguardo rivolto solo al tavolo di gioco. Quando Rei riemerge nella città, questa è vuota e silenziosa. Tale silenzio è rotto dal saluto ad alto volume di Momo e dalla risata delle sorelle: il movimento appare con il loro energetico muoversi in giro nella casa durante la preparazione del loro pasto condiviso.
Purtroppo neanche casa Kawamoto è al sicuro da idealizzazioni negative. Quando il sogno di Rei illustra la portata dei pensieri scomodi che lo perseguitano, quel che gli accade durante il pasto con le sorelle ci mostra come velocemente sia possibile che un momento di felicità ti possa essere strappato via. Quel che è interessante è che il momento sembra essere scatenato, non molto diversamente dallo PTSD (post traumatic stress disorder, o disturbo post traumatico da stress), da un telecronista le cui parole fanno riaffiorare un momento spiacevole del suo passato.
I rumori creati dalle due sorelle scompaiono, rimpiazzati solo dalle parole della televisione. Ci viene mostrato un primo piano della faccia di Rei dove una macchia nera si espande al centro come un boccetta di inchiostro che si rovescia, accompagnato del suono di bolle nell'acqua. L'illusione è potente, come se la sua testa venisse immersa in acqua, e una seconda inquadratura ci mostra Rei al di fuori del suo punto di vista ma possiamo comunque vedere i suoi capelli ondeggiare dolcemente, come se la sua testa galleggiasse in una corrente. L'inquadratura ritorna alla sua mano, oscurata da lunghe ciocche di capelli che si muovono nella corrente, che danno l'illusione di potersi aggrovigliare ai suoi arti in ogni momento. Gli effetti visivi e sonori si sincronizzano per farci percepire la sensazione improvvisa e soffocante emozione che si sta scatenando in lui.
Usare lo strumento giusto per ogni compito è importante in ogni campo. Ci sono casi in cui usare uno strumento più delicato può creare risultati più impressionanti, e altri in cui sono necessari strumenti più forti. Un marzo da leoni riesce a introdurre certi elementi in maniera estremamente sottile, per convogliare la giusta atmosfera, ma allo stesso tempo non ha paura nell'usare (e osare) un chiaro simbolismo per trasmettere l'intensità di ciò che prova Rei. Riuscirci in una maniera così accattivante e affascinante regala alla serie una partenza indubbiamente forte, che rende appieno le tanto decantate qualite del manga da cui è tratto.
*Nota: i pensieri intrusivi, o intrusive thoughts, sono un sintomo di diverse malattie mentali (depressione, ansia, PTSD, disturbo ossessivo compulsivo, psicosi, ecc) che si manifesta con l'ideazione di pensieri involontari di natura spiacevole e che possono diventare ossessioni e su cui il soggetto che ne è afflitto non ha controllo. Un esempio legato alla depressione è convincersi di essere un peso e che sarebbe meglio sparire per smettere di importunare le persone care.
Fonte consultata:
CrunchyRoll
Se continua a seguire fedelmente il manga non lo puzza solo, LO E'.
Se potete, vi consiglio di recuperare il manga, è bellissimo.
Posso dire una cosa paradossale? Lo apprezzo quanto Keijo.....
Non sono impazzito,ma vedo in Un marzo da Leoni l'esempio di una splendida storia drammatica,estremamente seria,che fa pensare.....Keijo invece è.....la Cazzata Perfetta ,23 minuti di svago senza pensare.... E a mio modesto parere servono entrambi.....
Assolutamente d'accordo, e i polici rossi a mio parere sono stati dati da persone che non hanno letto nemmeno mezzo volume del manga.
Non si può fare un'analisi del genere dopo aver visto solo 3 episodi.
trovo che sia un'analisi interessante, anche se basandosi solo sul primo episodio solo il tempo ci dirà se l'autore originale ci ha preso; può non essere quello che la umino intendeva con il suo manga ma non è la prima volta che gli adattamenti anime fanno cambiamenti, nel bene e nel male.
mi trovo in disaccordo sui commenti sopra di chi dice che tutto viene detto esplicitamente e non c'è niente da analizzare, se così fosse non staremmo a studiare letteratura a scuola e questo vale sia per manga che anime: per fare due esempi basta pensare al modo molto old school della perdita della verginità simbolizzata da un fiore che cade dallo stelo (rumiko takahashi lo usa almeno una volta in ranma, di certo ryoga non si arrabbia con ranma pensando a lui e akane insieme perchè ranma non c'ha il pollice verde, no?) oppure tutto mawaru penguindrum (spoiler), e in particolare l'episodio in cui si mostra l'infanzia di yuri in cui è inevivoquabile che lei sia stata abusata dal padre eppure non viene mai esplicitamente detto a voce da nessuno "yuri è stata abusata da bambina", eppure chiunque abbia visto l'episodio lo sa perchè legge tra le righe delle metafore visive usate.
la stragrande maggioranza di anime e manga saranno pure fatti per semplice intrattenimento ma dire che non c'è spazio per l'analisi dei temi che trattano mi sembra un po' semplicistico.
tutte le recensioni, le interviste, gli speciali e prossimamente tutti gli articoli lucchesi sono farina del sacco degli staffer.
Di recente abbiamo fornito un'approfondimento con chi cura la parte di Shinkai scovato da noi ma abbiamo fatto tradurre anche articoli come quello sull'animazione PA Works e altri sono in cantiere...ma ok se quello è il tuo pensiero va bene.
Chiudo qui l'ot
Ma, al di la di questo, mi pare di comprendere che parte di queste interpretazioni siano causate da una particolare lettura di alcuni elementi visivi.
Il che non sarebbe un problema, se solo non ci trovassimo di fronte a un'opera animata da Shaft.
Perché Shaft è "il problema"?
Semplicemente perché, in moltissime sue opere, ha frequentemente utilizzato delle scelte stilistiche "wannbe Ikuhara" senza avere in realtà qualcosa di forte da trattare (ovvero usava un simbolismo essenzialmente vuoto in quanto spesso slegato da qualsivoglia messaggio; oppure legato a qualcosa di banale e spropositato se paragonato al simbolo utilizzato).
Diciamo che con Shaft bisogna prendere le cose con le pinze
Poi magari potrebbe rivelarsi tutto vero (io non ne ho idea), ma con quello studio ci vuole cautela.
92 minuti di applausi!
È lo stesso discorso di quando si vanno a leggere le recensioni degli anime, ho trovato dei 4 rifilati a GTO, per non parlare degli 1-2 dati a One Piece, ma lì è la bile di qualcuno che gioca brutti scherzi. Siate più selettivi, sia nella traduzione di articoli sia nell'accettare recensioni palesemente provocatorie (o eliminate i voti, al limite, lasciando la recensione).
Son tantissime le storie piene di chiavi di lettura completamente diverse l'una dall'altra. Basti pensare a Neo Genesis Evangelion e le sue mille interpretazioni!
Inoltre quando un autore pubblica una storia, quella non é piú sua, ma del pubblico che può vederci quello che vuole. Basta che sia chiaro fin dall'inizio.
Non affermo da nessuna parte "tutto ciò che pubblicate è da terze parti" ma che ultimamente con questi articoli si sta un po' esagerando e che almeno si potrebbero controllare bene o limitarsi a quelli più goliardici. Se poi lo staff è così impegnato... fate l'annuncio e cercatene di nuovo, più siete più si può sopperire a queste lacune. Lo dico per il bene del sito, non mi piace la direzione che sta prendendo e nemmeno andare OT, dunque chiudo e se vorrai rispondere in privato, ci sono sempre.
È un'analisi visiva che può essere condivisa o meno, non c'è bisogno di polveroni - se proprio volete alzarne uno, prendetevela al massimo con qualcuna delle classifiche randomiche di GoBoiano
E basta con 'sta parola: la depressione è una malattia seria e non è il sinonimo di "malinconia" o "tristezza".
Un depresso non gioca a shogi, di certo.
Parlando dell'articolo, l'ho trovato uno spunto interessante, che non condivido a pieno ma che comunque dà un'INTERPRETAZIONE ragionata ( a volte forse esagerata, ma non a livelli critici come qualcuno sostiene) della simbologia dell'anime. Il richiamo all'acqua e all'annegamento lo trovo molto azzeccato per descrivere come si sente il protagonista
è inutile fare i paladini se non sai di cosa stai parlando. anche se è vero che non si può ridurre una malattia complessa ai soli sentimenti di malinconia (ed essere malinconici non è essere depressi) o tristezza la depressione non è solo tentativi di suicidi perchè non si ha voglia di vivere.
si può presentare in un range di sintomi, tra cui una profonda apatia in cui tutte le attività che ti davano piacere smettono di interessarti e fare attività semplici come cambiare i lenzuoli del letto diventano impossibili perchè spendi tutte le tue energie per sopravvivere a una giornata come prepararsi per andare a scuola o lavoro (altri sintomi: irritabilità, essere perennemente stanchi, cambiamento di come si manga, crescita o diminuzione di appetito, cambiamento su come si dorme, insonnia o voler perennemente dormire, senso di impotenza, odio verso se stessi, ecc).
inoltre non è detto che si è perennementi depressi, ci sono spesso casi in cui la depressione si presenta ad episodi, alternandosi a momenti in cui "sembra" di essere guariti.
quindi in soldoni il tipo di analisi che è stata fatta dall'autore originale è plausibile con una diagnosi di depressione e non è qualcosa tirato fuori dal nulla.
ovviamente se ne discute su un articolo, nessuno parte e fa
Come hanno detto i ragazzi qui sopra non esiste una sola forma di depressione ma ne esistono parecchie...io stesso non ho mai nascosto di aver sofferto di questo e di crisi di panico...conosco anche molte persone che curano questo "malessere" fuggendo dalla realtà...mi fa piacere ogni tanto parlarne, magari forzando un po' con la scusa di anime e manga...non è detto in futuro (tempo e anche capacità personali di affrontare un tale argomento permettendo) si possa fare un articolo da visione d'insieme sul come viene affrontato negli anime/manga.
Anche io vedendo i primi episodi e non avendo letto l'anime ho percepito questo senso di inquietudine del protagonista e l'ho collegato ad una depressione, ognuno sente e percepisce le cose in maniera soggettiva e non si dovrebbe giudicare perchè quel che sento io non lo sente un altro e viceversa.
A suo tempo quando hanno proposto l'articolo in redazione me lo sono letto in inglese (ed anche se non ho visto l'anime leggo il manga) e l'analisi ci stava per cui non ho interferito con il processo di pubblicazione. Come già detto da altri utenti esistono vari stadi di depressione ed è ovvio che il protagonista non è allo stadio terminale, ma nel manga si capisce bene fin dall'inizio quale sia la sua situazione emotiva di partenza, prima del suo incontro con le sorelle per cui non stiamo qui a nasconderci dietro ad un filo d'erba, sicuramente il problema nel manga è ben presente. Sei poi voi avete interpretato la cosa radicalizzandola pensando che dicessimo che il protagonista è un depresso cronico (quando ovviamente così non è, perchè lui al contrario dei casi terminali con la depressione ci combatte ed il manga parla anche di quello), è la vostra interpretazione ad essere sbagliata, non certo l'articolista inglese o noi. La prossima volta prima di uscire con sparate sulla redazione, dicendo addirittura che preferite la pubblicazione di articoli più goliardici come detto da Nobume, pensateci due volte.. ok, la direzione in cui sta andando il sito sarà quel che sarà, ma se volete cambiarla sicuramente la strada giusta non è l'opposizione. Piuttosto se trovate qualche articolo inglese in giro che ritenete interessante mandatecelo, così al massimo dopo che l'avremo tradotto l'utenza criticherà la vostra scelta e saremo pari XD
PS: Al di là dello scherzare comunque, se veramente trovate qualche articolo più profondo delle solite classifiche e considerate interessante una sua traduzione e pubblicazione, mandatecelo, la nostra mail la conoscete
Sto vedendo l'anime e mi sta piacendo, ma non conosco il manga, quindi sono completamente a digiuno sia sull'evoluzione sia del protagonista che delle vicenda che su quanto effettivamente fedele sia.
Di questa autrice ho letto/visto Honey and Clover ed effettivamente ci sto ritrovando le stesse atmosfere non solo per i disegni, ma anche per tutto quello che viene citato nell'articolo: suoni, immagini...
Non so se recupererò mai il manga: troppo lungo per le mie attuali finanze, oltre che ancora in corso; ma non è detto che la visione possa farmi cambiare idea.
Io mi asterrei dal difendere l'articolista inglese a spada tratta.
Ok l'argomento della depressione, che bene o male uno se lo può girare e rigirare come vuole; ma nel momento in cui il tipo inizia a descrivere certi stati d'animo e fare parallelismi con condizioni come il disturbo post-traumatico da stress (esempio più lampante dell'articolo), allora li si comincia a entrare nel mondo della sovranalisi. Cosa che, del resto, è intuibile semplicemente guardando l'opera, perché nella manciata di episodi visti non c'è nulla che possa suggerire parallelismi di tale entità.
E la cosa peggiore è che, nel giustificare queste sue analisi, descrive elementi palesemente derivati da una manciata di frame (che, come scritto nel mio post precedente, possono benissimo derivare da una precisa scelta dello studio che sta animando l'opera).
Poi io sono felicissimo del fatto che quest'opera stia facendo parlare di se (personalmente la sto adorando), e sono ancor più felice che stimoli analisi complesse. Ma questo non significa che un'analisi del genere, per quanto approfondita e ispirata (suppongo che l'articolista abbia apprezzato particolarmente l'opera, e che ci abbia messo una buona dose di ardore nel suo scritto), sia sempre da prendere per oro colato.
Di conseguenza trovo che la questione inerente a tutto ciò sia più interessante per il fenomeno in se (ovvero: Un Marzo da Leoni è un'opera intellettualmente ed emotivamente stimolante) più che per l'articolo in questione (che ha i suoi punti deboli).
Ah dimenticavo: voglio più sorelle
Non è stato facile per nessuno in famiglia.
Di sicuro, non si comportava come il protagonista (almeno, per quel che ho visto fin ora e non conosco il manga) , e non lo vedo neanche prendere Xanax o andare a visite mediche.
Forse parlare di "depressione" è un pò troppo.
Mal di vivere o malinconia e tristezza, già meglio.
Stessa identica situazione, con la variante che mia madre va a periodi e spesso le ricadute sono totalmente improvvise, tipo che la mattina sta benissimo e nel primo pomeriggio comincia a mostrare comportamenti... beh definiamoli strani.
Il punto è si che la depressione si manifesta in modi diversi a seconda dell'individuo ma la cosa in comune è sempre la totale apatia e mancanza di capacità nel fare qualunque cosa, anche la più semplice. La situazione che mostra il protagonista di questa storia mi appare ben diversa sinceramente, e lo dico dopo aver vissuto per 27 anni con un familiare che ne soffre quindi ne so, purtroppo, parecchio di questo genere di cose.
Ad ogni modo è troppo presto per fare ragionamenti complessi sul protagonista e i suoi problemi, l'anime è iniziato da poco e 3 episodi sono poco o nulla per farci un discorso sensato.
Oltre a non voler far nulla, giornate intere passate a piangere....
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