Akira Tachibana è una liceale bella, alta e longilinea, ma dal carattere schivo e taciturno. Ex stella del circolo di atletica, ha smesso di dedicarsi allo sport in seguito ad un infortunio, allontanandosi dalle compagne del club e chiudendosi sempre più in se stessa. Non parla più con le amiche, fugge dal suo amato hobby e non si interessa minimamente dei compagni di scuola che le fanno il filo, ma si getta anima e corpo nel suo lavoro part time di cameriera in un family restaurant.
Questo perché Akira... ha una cotta per il direttore del ristorante, Masami Kondo, un quarantacinquenne divorziato, goffo e imbranato da cui la ragazza si sente inspiegabilmente attratta, al punto da dedicare al lavoro part time nel locale tutto il suo tempo libero.

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Dopo la pioggia (Koi wa ameagari no you ni, "L'amore è come dopo la pioggia") è un anime in dodici episodi andato in onda tra il gennaio e il marzo del 2018, tratto dall'omonimo manga di Jun Mayuzuki, pubblicato sulle riviste seinen Monthly e Weekly Big Comic Spirits della casa editrice Shogakukan e poi raccolto in dieci volumi (il manga è pubblicato in Italia, col titolo Come dopo la pioggia, da Star Comics).
E' una storia che colpisce per vari aspetti, ma uno dei più curiosi è il fatto che, nonostante la giovane età dell'autrice (nata nel 1983), Dopo la pioggia sembra quasi una serie d'altri tempi, che racchiude perfettamente in sè quello spirito un po' malinconico dei fumetti di casa Shogakukan, tra un coprotagonista che sembra il fratello separato alla nascita di Kiichi Goto di Patlabor (shounen manga Shogakukan del 1988) e quell'attenzione al quotidiano, ai sentimenti, alle problematiche dell'età adulta, alla crescita personale propria di Maison Ikkoku (seinen manga Shogakukan del 1980, pubblicato proprio su Big Comic Spirits).

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L'inizio è inusuale, anche un po' divertente per certi versi: c'è questa liceale bella ma algida, dal carattere un po' scontroso, che nutre questo amore impossibile verso il suo capo quarantenne e non sa come farglielo capire, e lui imbranatissimo, che non sa come prenderla, equivoca, non capisce nemmeno quando glielo si dice chiaramente.
E' una coppia strana ma intrigante e incuriosisce vedere come andrà avanti la loro relazione. Certo, lei è un po' troppo fredda, non pare essere il massimo della simpatia, ma poi la vedi sciogliersi, sorridere e saltellare per la gioia di aver ricevuto una mail dal suo amato capo, e pensi che beh, forse un cuore ce l'ha anche lei, anche se non lo mostra tanto facilmente.
Discorso diverso per il direttore, goffo e simpatico, a cui ci si affeziona immediatamente.

Man mano che la storia va avanti, si vivacizza con numerosi personaggi secondari che aiutano ad ampliare il mondo dei due protagonisti, fra i colleghi del ristorante che sono tutti uno spasso (e vedere una timida ma piacevolissima love story sbocciare fra due di loro è davvero bello, anche se la cosa rimane piuttosto marginale), il figlioletto del direttore e, soprattutto, vecchi amici.

L'entrata in scena di Haruka, ex compagna del circolo di atletica di Akira, e Chihiro, ex collega d'università di Kondo ora romanziere di successo, aiuta a vedere i due protagonisti sotto una nuova luce.
Akira, purtroppo, continua a non rendersi granché simpatica, dal momento che rifiuta tutti gli approcci della povera Haruka che vuole solo riallacciare i rapporti con lei, trattandola come una pezza da piedi apparentemente senza motivo. Tuttavia, il motivo c'è, condivisibile o meno, ed è proprio l'infortunio da lei subito, che ha fatto crollare tutto il suo mondo cambiandone il carattere. Fuggita da quella che sino a quel momento era stata la sua vita, Akira si è rifugiata nel suo "nuovo" sogno, nell'inspiegabile sentimento che prova per il suo direttore, e vi si è tuffata a capofitto, ignorando (probabilmente, per non soffrire più) tutto il resto che le sta intorno. A nulla servono i mille tentativi dell'ormai ex amica (talmente insistente da far suggerire che, chissà, prova per Akira qualcosa di più dell'amicizia...), che verranno sempre respinti con freddezza e poco tatto, tanto da renderci Akira detestabile in certi frangenti.
Ma si tratta di un percorso necessario per il superamento del suo trauma, cosa che è uno dei punti cardine della storia.

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La affianca il miglior personaggio della serie, anche se chiamarlo solo "personaggio" probabilmente sarebbe fargli un enorme sgarbo, visto il realismo e la profondità con cui Kondo è tratteggiato. C'è un Kondo in ognuno degli attuali quarantenni del Giappone: cresciuti con la testa piena di sogni, si ritrovano, invece, adulti a far da direttori in un semplice family restaurant, a sbrigare scartoffie negli uffici, facendosi mettere i piedi in testa da clienti e colleghi, goffi e impacciati nei rapporti con gli altri al punto da avere matrimoni falliti alle spalle, insoddisfatti della loro vita. Che ne é dei sogni che avevano da ragazzi? Volevano diventare romanzieri, eroi, e sono finiti a fare i salaryman, incapsulati in una società che reprime il loro vero io, a meno che...
... a meno che non spunti una liceale con cui possono essere liberamente se stessi, che gli faccia capire che non sono solo tristi uomini d'ufficio, che c'è ancora qualcuno che ha bisogno di loro, che i sogni del passato non sono ancora perduti, c'è ancora qualcuno che vede in loro quegli eroi che desideravano diventare. E che forse sono già, anche se non se ne rendono conto, questi impacciati uomini di mezza età un po' rigidi, un po' ancora bamboccioni che si esaltano con i modellini di treni e aerei, un po' alla Kankichi Ryotsu di Kochikame, ma che quando serve tiran fuori una profondità e una forza incredibili...

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Come può, dunque, il semplice manager di un family restaurant diventare un eroe per un'ingenua liceale dal passato traumatico che vede in lui l'amore della sua vita? Magari no, non può ricambiare i suoi sentimenti, ma può offrirle la sua esperienza, sotto forma di perle di una saggezza che nemmeno lui sapeva di avere. Ci sarà tempo per abbandonare i sogni, per darsi ai rimpianti: la vita di Akira è ancora tutta lì, e val la pena di essere vissuta a pieno ritmo, insieme ai propri amici, senza farsi condizionare dai traumi del passato o dai dubbi per il futuro. E, a sua volta, vivendo a stretto contatto con quella ragazza ancora nel fiore degli anni, lo stesso Kondo rivive un po' la sua giovinezza, ripensa alle sue scelte del passato, e decide anche lui di rimettersi in gioco in qualche modo.
Quella che sembrava una stramba storia d'amore, pian piano, si trasforma in qualcosa di molto più profondo, una relazione biunivoca tra due personaggi insoddisfatti della loro vita, che hanno dovuto prendere strade diverse da quello che volevano, ma dentro il loro petto batte ancora un cuore caldo. Akira e Kondo si fanno forza a vicenda, magari anche senza accorgersene, ed entrambi imparano a loro volta che c'è ancora spazio per loro, c'è ancora tempo per ricominciare, per tornare a sognare, per credere in loro stessi e in quello che ancora possono dare agli altri. Magari no, non diventeranno una coppia come Akira sperava, ma quello che entrambi otterranno dal loro strano ma straordinario rapporto sarà comunque qualcosa di importante ed insostituibile.

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Il realismo con cui sono tratteggiati i pensieri di questo imbranato ma profondissimo, e inspiegabilmente così vero, quarantenne è uno dei maggior punti di forza di Dopo la pioggia, che fa del realismo la sua parola d'ordine, traslando la cosa anche nelle ambientazioni.
Il Garden, il locale dove lavorano i personaggi, è la parodia del Gusto, una popolarissima catena di family restaurant realmente esistente e, a parte il nome del ristorante, è tutto identico alla realtà. Il logo, l'architettura del locale, i bicchieri, i tavoli, i distributori delle bevande del drink bar, gli hamburg steak in stile occidentale e i coloratissimi e gustosi parfait serviti dalle cameriere, gli effetti sonori che accompagnano l'ingresso dei clienti, le formule di cortesia sempre uguali che accompagnano le ordinazioni e i saluti: chi vi scrive ha passato un anno e mezzo a cenare in locali simili, e vedere questa serie è stato un durissimo colpo al cuore da questo punto di vista, perché c'è proprio tutto, identico a com'è realmente, al punto che in alcuni frangenti sembrava davvero avessero rubato determinate inquadrature o architetture al Gusto che frequentavo io, che si trova in tutt'altra città rispetto a quella dovè ambientata la storia.
Storia a cui fa da sfondo una bellissima Yokohama (città che mi sta particolarmente a cuore), magari non approfondita eccessivamente in ogni suo aspetto, ma certi scorci sono ugualmente splendidi e rappresentati in maniera molto accurata.

Lo stile di disegno è molto particolare e davvero gradevole. I disegni del manga sono stati abbelliti di molto e la serie è davvero una gioia per gli occhi, fatta di colori vivaci, occhi luminosi, corpi femminili slanciati e longilinei e variopinti effetti speciali ad accompagnare le scene più intense.
"Nostalgic Rainfall" dei Chico with Honeyworks (band che abbiamo già conosciuto qualche anno fa con Magic Kaito 1412 e che è un piacere ritrovare) è una sigla d'apertura frizzante e coloratissima, che sarà impossibile non canticchiare al primo ascolto. Di contro, la ending, "Ref: rain" di Aimer, ha un ritmo molto più dolce, riflessivo, e, ascoltandola, ripenseremo ai momenti più poetici di questa storia.

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Essendo il manga ancora in corso di pubblicazione in Italia, non mi è possibile fare confronti sulle due versioni e sui rispettivi finali. Quel che ho potuto notare è che, rispetto ai volumi del manga sinora pubblicati, sono stati effettuati dei tagli sulle parti relative ai personaggi secondari, le cui vicende nel manga vivacizzano un po' la storia, mentre nell'anime restano un po' più risicati. La narrazione relativa ai due protagonisti, rimane, invece splendidamente tratteggiata e anche il finale, che al momento non so se sia uguale a quello del manga o meno, è tutto sommato quello che questa storia doveva avere ed è straordinariamente toccante nella sua semplicità, proprio perché racconta quella presa di coscienza che ci si aspettava da entrambi i protagonisti lungo tutto il racconto.
Certo, si potevano realizzare 24 episodi, invece dei soliti 12, per dare un po' più di spazio ai personaggi secondari o anche solo per non privarci troppo di questa storia e di questi personaggi a cui ci siamo affezionati così facilmente, ma va bene anche così.

Dopo la pioggia è un racconto breve ma incantevole, che sembra voglia parlarci d'amore ma in realtà ci parla dei nostri sogni, dei legami con le persone che ci danno la forza di realizzarli, delle persone per cui val la pena alzarsi ogni mattina e affrontare una dura giornata solo per ricevere un saluto o un incoraggiamento da parte di chi, inaspettatamente, crede in noi più di quanto non facciamo noi stessi.
Con uno stile sobrio, debitore di storie d'altri tempi, Dopo la pioggia sembra proprio voler omaggiare chi quegli "altri tempi" li ha vissuti e se li porta nel cuore, chi da quegli "altri tempi" ha imparato valori che si porta ancora dentro ed è pronto, con un sorriso, a tramandarli ai giovani che ne hanno bisogno, in questa società giapponese così stressante, che rende così dura la vita, sia ai liceali sia ai salaryman.
Un anime un po' diverso dal solito, che non ha fanservice, non ha grandi storie d'amore, ma ha tanti sentimenti, tante riflessioni e tanta umanità, e proprio per questo risulta così bello da vedere.