Secondo la definizione del Ministero giapponese della Salute, del Lavoro e degli Affari Sociali, con il termine "hikikomori" si identificano le persone di ambo i sessi che rifiutano ogni contatto sociale e si rinchiudono deliberatamente in casa per un periodo continuativo di minimo sei mesi. Nella maggior parte dei casi, queste persone vivono con i propri genitori, ma senza mai uscire dalla loro stanza e senza essere capaci di provvedere da soli ai loro bisogni come lavarsi o mangiare. Inoltre sta aumentando l'età dei soggetti coinvolti, mettendo così in evidenza che questa non è più solo una fase che attraversano gli adolescenti impauriti dal loro futuro.
Ma di che numeri stiamo parlando? Che fetta della popolazione è coinvolta in questo fenomeno? Secondo uno studio condotto alla fine del 2015 e pubblicato a settembre del 2016, si stimavano circa 540.000 hikikomori sparsi per tutto il paese; di questi, circa il 35% viveva in questa condizione da più di 7 anni.
Se confrontato con un'analoga ricerca condotta 5 anni prima, sembrerebbe che il loro numero sia calato di circa 150.000 unità, ma c'è da considerare che nei dati raccolti non sono stati contati i soggetti con meno di 15 anni o con più di 40. Aggiungendo che spesso queste persone non hanno contatti con ospedali o strutture analoghe, se ne può dedurre che la stima è sicuramente per difetto, essendo gli hikikomori, per loro natura, invisibili alla maggior parte della società e anche alle strutture che effettuano questi studi.
Isao Sakamoto, presidente della KHJ Zenkoku Hikikomori Kazokukai Rengokai (KHJ National Hikikomori Association of Families Federation), ha dichiarato: "Gli hikikomori sono isolati all'interno delle loro famiglie e le loro famiglie sono isolate all'interno della società; non devono incolpare se stessi per avere un familiare hikikomori, ma devono trovare invece la forza di farsi aiutare e di non restare da soli".
Sembra che un terzo di essi soffra di disturbi mentali come schizofrenia e depressione, un terzo di problemi di sviluppo e i restanti di turbe varie della personalità. Le cause scatenanti possono essere molte, ma le più frequenti sembrano essere i maltrattamenti subiti da bambini e adolescenti come il bullismo scolastico o nelle persone più grandi il mobbing nell'ambito lavorativo. Da non dimenticare anche l'anaffettività in famiglia con totale mancanza di comunicazione, che induce questi soggetti a chiudersi ancora di più in loro stessi.
Andando a prendere ricerche effettuate in loco, in varie prefetture, si evince che moltissimi hikikomori hanno superato i 40 anni e la stima totale del fenomeno in tutto l'arcipelago supera il milione di individui. Un nuovo sondaggio condotto dalla KHJ Zenkoku Hikikomori Kazokukai Rengokai ha rivelato che l'età media di un hikikomori è 34,4 anni, quattro anni più alta della media rispetto a 10 anni fa.
Questo significa anche un aumento dell'età dei genitori o comunque dei familiari che si prendono cura di queste persone. Il fenomeno è stato ribattezzato "problema 80-50" per indicare genitori di 80 anni che mantengono con la loro pensione i figli di 50, reclusi in casa e perciò senza un lavoro.
Molti di questi anziani sono preoccupati perché non sanno cosa succederà alla loro morte, chi si occuperà dei loro figli. Più il tempo passa, più gli anni di autoreclusione aumentano e più è difficile per queste persone uscire dalla loro condizione.
Se è relativamente facile curare i casi recenti, attraverso percorsi psicologici e medicinali, è altrettanto complicato e quasi sempre fallimentare farlo con soggetti che ormai hanno superato la mezza età. Spesso si instaura un clima anche di violenza all'interno delle case in cui vivono, con le famiglie che diventano anch'esse ostaggio del malato, cadendo in uno stato di paralisi mentale ed emotiva.
Quando i genitori anziani muoiono, per gli hikikomori inizia il dramma. Molti, senza più l'aiuto economico dei genitori, precipitano nell'indigenza. Ma non va tanto meglio nemmeno a quelli che hanno una rendita: spesso infatti i genitori risparmiano tutta la vita per lasciare somme considerevoli sul conto in banca (si possono superare i 10 milioni di yen, circa 78.000 euro).
In altri casi invece possono esserci immobili da cui ricavare affitti che vanno a costituire una rendita mensile. Ma una persona isolata da molti anni dalla società, che non riesce ad uscire di casa nemmeno per fare la spesa, non ha idea di come gestire tutto questo, non ha più il senso del denaro, non è in grado di effettuare nemmeno le operazioni più semplici.
Così si rivolgono ad Internet per chiedere aiuto: gli hikikomori vivono praticamente attaccati al computer e la Rete è la loro fonte principale di informazioni. Raccontano senza filtri la loro vita e i loro problemi a gestire un patrimonio spesso consistente: facile immaginare le conseguenze.
Si stanno moltiplicando infatti gruppi di truffatori che si aggirano nei forum alla ricerca di polli da spennare: individuata la loro preda, le propongono affari mirabolanti, la convincono che lo fanno per aiutarla e una volta ricevuto il denaro spariscono. Nei casi più gravi, i truffati sono contattati da altri delinquenti che, a conoscenza del raggiro, si offrono di far recuperare loro il denaro e intanto intestano alla vittima conti correnti e contratti telefonici con cui compiere altre truffe. In questo modo la vittima si ritrova ad essere accusata del reato che ha subìto: oltre al danno, anche la beffa.
Sembra inoltre che l'avvento degli smartphone stia acutizzando il problema: dal 2010 ad oggi rappresentano più della metà dei cellulari in circolazione. Con essi si può restare connessi 24 ore su 24: non occorre sedersi ad una scrivania ed accendere un computer, si può fare tutto comodamente sdraiati nel proprio letto. Diventare dipendenti dai social network o dai videogiochi è molto più semplice.
E quando i videogiochi gratuiti diventano a pagamento, il problema sale di livello. Possano arrivare bollette con somme che vanno da 60.000 a 200.000 yen (da 450 a 1500 euro circa) e gli hikikomori sono costretti a chiedere i soldi ai loro genitori. Se questi ultimi si rifiutano di pagare, si può arrivare anche alla violenza.
Nella maggior parte dei casi però il quadro non è così grave: i soggetti sono spesso calmissimi, al limite della letargia e in alcuni casi sono loro a subire abusi da parte dei familiari.
Il Giappone combatte ormai da circa vent'anni contro questo fenomeno, ma senza grande successo. L'invecchiamento della popolazione però sta portando alla luce molte criticità e il fenomeno degli hikikomori è una di queste: fra una decina di anni ci saranno centinaia di migliaia di persone che rimarranno completamente sole, incapaci di provvedere a se stesse, che abbiano i mezzi per vivere oppure no, poco importa.
Fonti consultate:
AnimeNewsNetwork
Nippon
Ma di che numeri stiamo parlando? Che fetta della popolazione è coinvolta in questo fenomeno? Secondo uno studio condotto alla fine del 2015 e pubblicato a settembre del 2016, si stimavano circa 540.000 hikikomori sparsi per tutto il paese; di questi, circa il 35% viveva in questa condizione da più di 7 anni.
Se confrontato con un'analoga ricerca condotta 5 anni prima, sembrerebbe che il loro numero sia calato di circa 150.000 unità, ma c'è da considerare che nei dati raccolti non sono stati contati i soggetti con meno di 15 anni o con più di 40. Aggiungendo che spesso queste persone non hanno contatti con ospedali o strutture analoghe, se ne può dedurre che la stima è sicuramente per difetto, essendo gli hikikomori, per loro natura, invisibili alla maggior parte della società e anche alle strutture che effettuano questi studi.
Isao Sakamoto, presidente della KHJ Zenkoku Hikikomori Kazokukai Rengokai (KHJ National Hikikomori Association of Families Federation), ha dichiarato: "Gli hikikomori sono isolati all'interno delle loro famiglie e le loro famiglie sono isolate all'interno della società; non devono incolpare se stessi per avere un familiare hikikomori, ma devono trovare invece la forza di farsi aiutare e di non restare da soli".
Sembra che un terzo di essi soffra di disturbi mentali come schizofrenia e depressione, un terzo di problemi di sviluppo e i restanti di turbe varie della personalità. Le cause scatenanti possono essere molte, ma le più frequenti sembrano essere i maltrattamenti subiti da bambini e adolescenti come il bullismo scolastico o nelle persone più grandi il mobbing nell'ambito lavorativo. Da non dimenticare anche l'anaffettività in famiglia con totale mancanza di comunicazione, che induce questi soggetti a chiudersi ancora di più in loro stessi.
Andando a prendere ricerche effettuate in loco, in varie prefetture, si evince che moltissimi hikikomori hanno superato i 40 anni e la stima totale del fenomeno in tutto l'arcipelago supera il milione di individui. Un nuovo sondaggio condotto dalla KHJ Zenkoku Hikikomori Kazokukai Rengokai ha rivelato che l'età media di un hikikomori è 34,4 anni, quattro anni più alta della media rispetto a 10 anni fa.
Questo significa anche un aumento dell'età dei genitori o comunque dei familiari che si prendono cura di queste persone. Il fenomeno è stato ribattezzato "problema 80-50" per indicare genitori di 80 anni che mantengono con la loro pensione i figli di 50, reclusi in casa e perciò senza un lavoro.
Molti di questi anziani sono preoccupati perché non sanno cosa succederà alla loro morte, chi si occuperà dei loro figli. Più il tempo passa, più gli anni di autoreclusione aumentano e più è difficile per queste persone uscire dalla loro condizione.
Se è relativamente facile curare i casi recenti, attraverso percorsi psicologici e medicinali, è altrettanto complicato e quasi sempre fallimentare farlo con soggetti che ormai hanno superato la mezza età. Spesso si instaura un clima anche di violenza all'interno delle case in cui vivono, con le famiglie che diventano anch'esse ostaggio del malato, cadendo in uno stato di paralisi mentale ed emotiva.
Quando i genitori anziani muoiono, per gli hikikomori inizia il dramma. Molti, senza più l'aiuto economico dei genitori, precipitano nell'indigenza. Ma non va tanto meglio nemmeno a quelli che hanno una rendita: spesso infatti i genitori risparmiano tutta la vita per lasciare somme considerevoli sul conto in banca (si possono superare i 10 milioni di yen, circa 78.000 euro).
In altri casi invece possono esserci immobili da cui ricavare affitti che vanno a costituire una rendita mensile. Ma una persona isolata da molti anni dalla società, che non riesce ad uscire di casa nemmeno per fare la spesa, non ha idea di come gestire tutto questo, non ha più il senso del denaro, non è in grado di effettuare nemmeno le operazioni più semplici.
Così si rivolgono ad Internet per chiedere aiuto: gli hikikomori vivono praticamente attaccati al computer e la Rete è la loro fonte principale di informazioni. Raccontano senza filtri la loro vita e i loro problemi a gestire un patrimonio spesso consistente: facile immaginare le conseguenze.
Si stanno moltiplicando infatti gruppi di truffatori che si aggirano nei forum alla ricerca di polli da spennare: individuata la loro preda, le propongono affari mirabolanti, la convincono che lo fanno per aiutarla e una volta ricevuto il denaro spariscono. Nei casi più gravi, i truffati sono contattati da altri delinquenti che, a conoscenza del raggiro, si offrono di far recuperare loro il denaro e intanto intestano alla vittima conti correnti e contratti telefonici con cui compiere altre truffe. In questo modo la vittima si ritrova ad essere accusata del reato che ha subìto: oltre al danno, anche la beffa.
Sembra inoltre che l'avvento degli smartphone stia acutizzando il problema: dal 2010 ad oggi rappresentano più della metà dei cellulari in circolazione. Con essi si può restare connessi 24 ore su 24: non occorre sedersi ad una scrivania ed accendere un computer, si può fare tutto comodamente sdraiati nel proprio letto. Diventare dipendenti dai social network o dai videogiochi è molto più semplice.
E quando i videogiochi gratuiti diventano a pagamento, il problema sale di livello. Possano arrivare bollette con somme che vanno da 60.000 a 200.000 yen (da 450 a 1500 euro circa) e gli hikikomori sono costretti a chiedere i soldi ai loro genitori. Se questi ultimi si rifiutano di pagare, si può arrivare anche alla violenza.
Nella maggior parte dei casi però il quadro non è così grave: i soggetti sono spesso calmissimi, al limite della letargia e in alcuni casi sono loro a subire abusi da parte dei familiari.
Il Giappone combatte ormai da circa vent'anni contro questo fenomeno, ma senza grande successo. L'invecchiamento della popolazione però sta portando alla luce molte criticità e il fenomeno degli hikikomori è una di queste: fra una decina di anni ci saranno centinaia di migliaia di persone che rimarranno completamente sole, incapaci di provvedere a se stesse, che abbiano i mezzi per vivere oppure no, poco importa.
Fonti consultate:
AnimeNewsNetwork
Nippon
lasciando perdere il finale, è la premessa che è sbagliata: nessuno verrà a salvare l'Hikkikomori, neanche per interesse personale o perchè in cerca di una stampella per la propria vita disastrata. L'Hikkikomori o chiunque si rinchiuda in una forma di autoreclusione si cancella dal mondo, e proprio per questo non può sperare in alcun aiuto esterno! Lui per il mondo non esiste più, non c'è più per la società, non c'è più per la statistica e non c'è più nemmeno per un ipotetica vicina di casa con turbe mentali. C'è solo per la sua famiglia, finchè ne ha una.
E' proprio questo un altro dei messaggi che passano: il mondo esterno non ti aiuterà!
Ed è angosciante, tutta questa positività lì non la trovo, è una dei lavori più cinici e deprimenti che abbia avuto tra le mani!
Poi vedo che alla fine qualcuno che si occupa della situazione c'è.
Il fatto che se ne parli anche oltreoceano vuol dire che per la società non sono poi così invisibili.
Arata55, ma che problema hai?
lasciatelo stare
tornando all'argomento dell'articolo:
cosa dice la letteratura medica in proposito?
L’ho detto: se appare difficile è proprio perchè nessuno si sbatte a insegnarti come si fa, te la devi vedere da solo.
Ad esempio se per ogni shonen da “il potere dell’amicizia” ce ne fosse uno da “il potere della solitudine”, ci sarebbero molti meno giapponesi depressi.
Ma sei serio? Ma su daì. Sono laureata in medicina e mi sto specializzando per diventare psichiatra: non si costringono i pazienti a prendere medicine di questo tipo, anzi. Se il paziente non è collaborativo e non capisce di averne bisogno non gli si prescrive niente! Per il resto c'è il TSO, che è un altro discorso.
Non è serio, in ogni notizia fa così, solo che fino ad ora era sempre stato ignorato. Questa volta gli hanno risposto e adesso ci sono 2 pagine di commenti.
Al contrario. Quel che serve ai Giapponesi depressi è proprio il "potere dell'amicizia". In una società che tende a vederli come macchine da lavoro piuttosto che come esseri umani, che li spinge a considerarsi dei totali falliti perché arrivati ad una certa età non hanno raggiunto un traguardo lavorativo o non si sono fatti una famiglia, quello che gli serve è proprio la vicinanza di amici sinceri: qualcuno con cui ridere insieme, con cui poter essere se stessi senza assurde costrizioni e formule di keigo, che puoi chiamare semplicemente per nome senza dover usare duemila cognomi e onorifici, con cui parlare del più e del meno e cantare al karaoke finché non c'è più fiato, con cui aprirsi e confidarsi riguardo ai propri problemi, o anche solo qualcuno che si preoccupi della loro salute, che gli dica di riguardarsi, che dica loro semplicemente "Grazie" per essersi spaccati la schiena di lavoro giorno e notte il bene degli altri, che faccia capire loro che non sono macchine ma esseri umani con i propri sentimenti e i propri pregi, e che il lavoro che svolgono permette di costruire un paese dove tutto funziona quasi perfettamente e dove anche il più spaesato dei turisti può stare tranquillo, che non sono falliti ma eroi.
Invece di insegnar loro che "Si può vivere benissimo anche da soli", bisogna star con loro, cantarci una canzone insieme, conoscerli, sorridergli, tendergli una mano.
Il cinismo imperante che sempre si evince dai commenti di questo sito non serve a nulla, specie perché, come sempre, si prendono notizie di cronaca e problematiche relative al Giappone (che ha una società molto diversa dalla nostra) e le si trasforma nel teatrino personale dell' "io odio tutti", "io non ho amici", "innamorarsi è uno sbatti" e via dicendo, senza invece cercare di capire la società da cui queste problematiche (ben più complesse di quello che accade qui) scaturiscono.
Esatto, è quello che sostengo anch’io.
Mi dispiace che ti sia successo questo, io non ti conosco ma mi dispiace davvero
L’unica cosa che posso dirti è di non abbatterti, continua ad andare avanti, continua a provarci anche un miliardo di volte, non c’è niente di peggio nella vita che pensare che sia troppo tardi e di aver sbagliato tutto, di aver fallito………..non è vero, non è MAI troppo tardi per niente, meno che meno se è per instaurare delle relazioni con le altre persone, siamo solo noi stessi a decidere se e quando dev’essere finita oppure no.
Eh appunto, io ti sto dicendo che ci sono persone che non ce la fanno, e non per forza perché ci sono papino e mammina che gli guardano le spalle, ma perché hanno “paura” del prossimo………non è un qualcosa di razionale che si può controllare, almeno non all’inizio, per fare pratica nelle relazioni sociali con le altre persone occorre superare questo primo scoglio, e non tutti ne sono in grado.
Correggimi se sbaglio, ma mi sembra di capire che tu suggerisci un metodo simile al nuoto, cioè “butta il bambino di 2 anni nella piscina, se impara a nuotare bene, se affoga affari suoi”………beh, a parte il fatto che io personalmente lo detesto come metodo (sia legato al nuoto sia legato ad altro), ti posso assicurare che non funziona, perché una persona lasciata in difficoltà senza che sappia COME fare a uscirne, non ne uscirà mai, che lo voglia o no.
A parte il fatto che io shonen inneggianti “il potere dell’amicizia” li devo ancora vedere (al massimo mi viene in mente la storpiatura della 4Kids di Yu-Gi-Oh), come fai a parlare di “potere della solitudine”? Non c’è nessun potere della solitudine!! Le persone come gli hikikomori che decidono volontariamente di isolarsi dal mondo lo fanno per un unico motivo, perché hanno paura della pressione sociale del mondo che li circonda, hanno paura di essere “mangiati” letteralmente da chiunque, non sono dei “fini eruditi” che giocano a fare i moderni eremiti che si “ritirarano a vita privata dalle cose mondane per cogitare”.
Scusami se mi permetto ma ho l’impressione che tu tendi ad usare come metro di giudizio te stesso per giudicare gli altri, del tipo “se va bene per me, allora va bene per chiunque”…………se tu ti consideri una monade leibniziana “chiusa, perfetta in ogni sua caratteristica, completa in sé stessa” beh beato te ……………ma non pretendere che anche le altre persone siano così, ci sono tantissime indoli diverse, se tu consideri la solitudine “un superpotere” che ti migliora e rende completo buon per te………c’è chi invece considera la solitudine un nemico, o peggio ancora una malattia da cui non ci si riesce (o non ci si può) liberare.
Comunque, chiedo scusa se per un attimo mi infilo in un altro discorso (quello tra animeXcaso e Ataru Moroboshii se considerare valido o meno Welcome to the NHK), volevo dire che secondo me avete entrambi ragione su alcuni aspetti e torto sugli altri…………è vero che è un’opera che analizza bene il fenomeno da tanti punti di vista diversi, e che quindi è un buon esempio “pratico” per capire la sofferenza e la paranoia di un individuo che si isola dalla società, però devo decisamente dare ragione ad Ataru quando dice che è la premessa ad essere sbagliata, in un’opera di finzione “può succedere” che la salvezza venga a bussarti alla porta senza che tu debba muovere un dito……………..nella realtà non è così, nessuno verrà ad aiutarti, specialmente se hai volutamente reciso tu stesso qualunque legame col mondo esterno……..al massimo puoi sperare che al campanello suoni un rappresentante di aspirapolveri o, similmente a NHK, un testimone di Geova (va beh è una battuta questa, scusate, ma penso che un attimino vada stemperato il clima di questa discussione, che mi sembra un po’ troppo “da funerale” ).
(So che l’ho già detto ma che potrebbe non sembrare, in realtà sono molto più cazzone di quello che sembra dai post che scrivo, lo giuro! X°DDDDD)
EDIT: concordo anche con quello che ha scritto Kotaro, su questo sito c'è parecchia gente che si ritiene speciale solo perchè "odia tutti" ed è "chiusa al mondo".....mah, va be
L'isolamento assoluto a questo mondo è impossibile, a meno di non vivere su un'isola sperduta in mezzo all'oceano, è ovvio che qualcuno verrà a bussarti alla porta, che ti piaccia o no.
Io ritengo che in NHK a bussare la porta non fosse la salvezza
e pertanto non debba essere considerato come un invito alla passività, tutt'altro.
No, per carità, io sono il primo a non apprezzare i musoni
Molti forse si isolano dalla società poiché hanno troppa autostima e non si mettono al pari dei loro simili. Io sinceramente ho un senso del dovere verso l'umanità che spero non mi permetta, quando i tempi saranno maturi(in tutti i sensi) di fare una scelta del genere. La sopracitata società potrebbe, anzi dovrebbe, aiutare questi individui per un discorso non molto differente a quello che ho fatto prima.
Ma anche se fosse, non è detto che chi ti venga a bussare alla porta sia una persona preoccupata o che ci tenga a te, anzi......
Evidentemente su questo la pensiamo in maniera diversa, perché.....
L'ho detto perchè mi è sembrato che in questa discussione ci fosse un clima un po' troppo cupo, ok che è un argomento serio, ma non significa che non si possa discutere in maniera tranquilla e non pessimistica, almeno per me
Ovviamente non criticavo la traduzione qui su AC ma l'articolo originale postato su ANN. Saranno avari di click. >_>
Penso dipenda dal carattere e dalla paura. La paura di dover lavorare tutta la vita rinunciando ai propri sogni, la paura di ritrovarsi a dover lottare contro gli altri oltre che contro i normali problemi della vita e infine anche la paura di ritrovarsi falliti senza un lavoro a dover vivere in mezzo ad una strada.
Quando la paura supera un certo livello ti blocca completamente, riuscire ad affrontarla è molto difficile, serve qualcuno che ti sproni (esempio i propri genitori) e/o un obbiettivo da perseguire.
E la sensazione di non potercela più fare non scompare affatto, semplicemente si impara a dominarla e a ricacciarla indietro.
Il bullismo è assolutamente tra i colpevoli come lo è la mancanza di un lavoro (percepito come fallimento e mancanza di prospettive).
Per il bullismo personalmente consiglio la strategia della fuga ossia cambiare scuola (non smettere di andarci che è molto peggio), anche più volte, un'ottima possibilità è il serale (dove l'ambiente è meno fertile per i bulli).
Non vale la pena combattere e soffrire ogni giorno nel periodo che dovrebbe essere il più bello della propria vita.
I genitori in questo caso hanno la responsabilità di cogliere il disagio e aiutare i figli ad allontanarsi dall'ambiente ostile (che è un ostacolo alla serenità, allo studio e a tutto il resto).
Per la mancanza di lavoro invece l'unica è continuare a cercarlo, anche attraverso linkedin e facendo continuamente colloqui (anche dopo che si è trovato lavoro... è l'unico modo per abituarsi a fare colloqui di lavoro, l'unico modo per migliorare il proprio stipendio e fare carriera, l'unico modo per non essere angosciati per la possibile perdita del lavoro).
Per l'angoscia di perdere tutta la propria vita a lavorare perdendo i sogni l'unica è seguire un obbiettivo. Senza un obbiettivo si finisce per perdere di vista il motivo per cui si lavora (che non è solo semplice sopravvivenza ma anche realizzazione dei propri obbiettivi/sogni).
Penso di essere particolarmente sensibile al problema perché credo che, in altre circostanze, potrei essere tra loro.
sinceramente io percepisco un sacco di angoscia dal tuo discorso derivante da alte aspettative, per altro improbabili da realizzare in questo momento storico, non che sia fuori dalla norma, è un problema tipico della generazione millenial ma comunque non non sono uno psicologo. Però ti posso consigliare un libro:
Sì, ma tante volte non hanno il tempo o la "capacità" per le amicizie, in quel caso che devono fare, ammazzarsi?
Regola 1: imparare a stare bene con se stessi. Poi viene il resto.
Consiglio a tutti un bellissimo libro chiamato "L'arte di non amareggiarsi la vita". Ci sono anche tanti altri libri che trattano come vivere felicemente la solitudine, ma non saprei quale consigliare perchè non li ho letti.
Non sono malati, sono idioti. Pietà zero.
I genitori sicuramente possono essere una salvezza perché senza di loro un po' tutti saremmo persi. Per quanto riguarda i bulli sono solo la feccia perchè non hanno niente fare nella vita e secondo me un buon modo per contrastarli è combatterli pacificamente tipo fargli una foto e metterla per tutta la città dicendo che questo/i sono bulli. Avere un obiettivo nella vita è fondamentale perchè senza quello vivi ogni giorno uguale a quello precedente
mi auguro tu sia un troll....
Non mi pare di aver scritto nulla di irrealizzabile, anche perché ho scritto solo sulla base di esperienze personali (sono io quello che ha cambiato scuola dopo aver fatto l'errore di lasciarla per qualche mese, sono io quello che fa continuamente colloqui sfruttando linkedin e che cambia lavoro spesso per le motivazioni già scritte).
Darsi da fare, reagire e farsi aiutare sono le cose che mi hanno aiutato a uscire da quella situazione.
Le aspettative non possono essere né troppo alte (altrimenti si finisce per essere frustrati), né troppo basse (altrimenti si finisce per vivere senza alcun traguardo), entrambi gli estremi sono dannosi.
Non ho mai creduto ai libri da quattro soldi che ti vogliono dire come devi vivere, se il titolo dice tutto in realtà non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo... stare a letto tutto il giorno a guardare anime è molto più semplice che svegliarsi per andare a scuola/lavoro, ed è quindi ovvio che senza obbiettivi di alcun tipo si sia più felici così... Peccato che se si fa una cosa del genere poi nasce l'angoscia per il fatto di non potersi mantenere.
Non voglio dire che non funzioni (magari in una piccola città funziona).
Ma nella mia esperienza combattere i bulli significa venir isolati, ritrovarsi soli a combattere ogni giorno contro prese in giro continue dove chi non ti prende in giro resta indifferente.
Persino gli insegnanti cercavano di ignorare del tutto il problema, a meno che non alzino le mani... finché ti prendono in giro, ti lanciano pezzetti di carta igienica bagnata, gessetti e roba simile nessuno muove un dito. E se gli tiri un cazzotto sei tu il primo a finire nei guai.
Ho combattuto per 6 anni bulli in tre scuole diverse (a partire dalle medie) e, nella mia esperienza, ai bulli non frega una mazza della loro reputazione. Più li combatti più dovrai combatterli (e avendoli combattuti per molti anni so cosa significa svegliarsi la mattina stanco, andare a scuola e dover combattere pure contro i bulli oltre che contro un brutto voto e simili problemi scolastici), per chi fa bullismo è tutto uno scherzo, non hanno idea di quello che passa la vittima.
Chi finisce vittima di bullismo non ha poi un carattere molto forte, quindi l'unica scelta logica (a mio parere) è andarsene. A forza di cambiare si troverà un luogo senza bulli e si potrà vivere serenamente, sembra una scelta da vigliacchi (infatti è il motivo per cui continuavo a combatterli) ma alla fin fine non ne vale la pena. Anni e anni di felicità persi, a questo porta combattere il bullismo da parte della vittima.
Molto meglio sarebbe che a combattere i bulli fossero gli insegnanti, il preside, lo stato stesso. Le poche volte che hanno agito sul serio le cose sono andate meglio.
Che poi nel mondo degli adulti c'è un minimo di contegno che impedisce situazioni di questo genere. Non vale la pena perdere i propri anni per combattere contro un fenomeno che lascia cicatrici indelebili per tutta la vita.
Non dirlo a me, che in una discussione precendente mi stavo scontrando con un altro troll improvvisato psichiatra che avrebbe somministrato SSRI a gli utenti del sito. Perchè a sua detta affetti da disturbo da accumulo hahahahaha
Ringrazio il Signore, di aver vissuto il periodo dei 9-15 anni alla grande...
Poi purtroppo dai 16 anni in poi le cose sono cambiate, ho frequentato un corso di cucina biennale ( IAL presente in tutta Italia ) travandomi molto male, rispetto alla Scuola tradizionale, Era composto da Studenti/Professori/preside, volgari,cafoni,violenti!
Accadevano cose veramente spiacevoli...
9-15 anni la mia Epoca D'oro
16-19 anni. Periodo Molto negativo
20-28 anni periodo molto sofferente
Vado avanti accettando le sofferenze della vita.
Come finisce nel manga?
Se sono hikikomori chiusi in una stanza, di tempo ne hanno a iosa
Gli adulti che hanno un lavoro di tempo ne hanno di meno, ma basta andare in un izakaya e trovare qualcuno che ti dà a parlare. Se ci sono riuscito io, che notoriamente non sono proprio l'anima della festa, ci possono riuscire tutti
Hai ragione combattere questo tipo di persone è completamente inutile ma anche se lo prendono come scherzo almeno fargli capire dove sbagliano perchè rovinano la vita ed é frustante questa cosa. In questa situazione ci sta benissimo il film "la forma della voce" perchè all'interno c'è l'argomento bullismo. Te lo consiglio ^__^
Non è questione di tempo o di capacità.
Queste persone non RIESCONO ad uscire di casa. Hanno un blocco psicologico (dovuto a tantissimi fattori tutti diversi individuo per individuo). Non riescono ad interagire con le altre persone.
Non è una scelta, o una questione di timidezza. È un blocco psicologico che si traduce in fisico. È una problema mentale che non possono (se pure volessero) combattere.
Poi ci sono casi di gente che riesce a riprendere in mano le redini della propria vita e ad uscire, e altri di persone che muoiono dentro quelle stanze.
E non è un fenomeno solo giapponese. Solo che da noi non si usa il termine hikikomori per descriverli.
https://www.youtube.com/channel/UCdfuMjhHrZd0OeLnKOvfhog
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.