Lo abbiamo visto migliaia di volte, soprattutto se l'anime o il manga in questione è ambientato a scuola. Di solito è il catalizzatore di eventi traumatici o risolutivi, grazie ai quali la trama evolve a favore o contro il protagonista.
Parlo dell'Undokai o festa dello sport, quello in cui gli alunni si dividono in squadre e si affrontano in sfide più o meno serie. Vediamo quindi di scoprire qualcosa di più su questo stratagemma letterario così usato.
Ovviamente l'undokai esiste eccome nella realtà: quello che abbiamo letto o visto accade regolarmente all'interno degli istituti scolastici.
Ha origine da un'idea di un ammiraglio della Royal Navy britannica, tale Archibald L. Douglas; nella mentalità militare inglese di allora si pensava infatti che lo sport fosse un modo utile per insegnare disciplina, spirito competitivo e senso di squadra tutto in una volta. Fu così che venne organizzato il primo undokai presso la Kaigun Heigakuryou a Tsukiji, un quartiere di Tokyo nel 1873 (o 1874, le fonti sono discordanti).
Comunque l'idea piacque molto e così si estese rapidamente a tutte le scuole arrivando fino ai giorni nostri. Le date più classiche per tenere un undokai sono in autunno (settembre/ottobre) o in primavera (maggio/giugno) ma molto quotato è anche il secondo lunedì di ottobre in cui cade il Taiiku no hi, cioè la giornata della salute e dello sport, festa nazionale istituita nel 1966 per commemorare l’apertura dei giochi olimpici di Tokyo del 1964.
Pur essendo una festa, è preso molto seriamente ed è uno dei più grandi eventi del calendario di una scuola giapponese, soprattutto se elementare. Di solito i preparativi iniziano con molto anticipo (minimo un mese prima) e sono coinvolti tutti, dai bambini agli insegnanti ai genitori, perché lo scopo dell'undokai è soprattutto quello di insegnare ai bambini l'importanza di collaborare insieme, lavorare sodo e competere con orgoglio per la propria squadra (e, naturalmente, per il buon nome della scuola).
Di solito gli studenti sono divisi in due maxi team (rosso e bianco nella maggior parte dei casi) e ci si sfida in una serie di gare lungo l'arco della giornata. Nonostante l'aspetto esteriore competitivo, il vero obiettivo della giornata è quello di lavorare insieme e di fare del proprio meglio, tanto che i premi sono dati praticamente a tutti ed è previsto anche che le due squadre facciano anche il tifo per gli avversari (il cosiddetto oen-dan).
La giornata inizia ovviamente con gli studenti riuniti nel cortile della scuola per ascoltare l'inno dell'istituto e il discorso del preside, dopo di che iniziano le gare. Di solito il primo evento è un ballo di gruppo, soprattutto nel caso di bambini molto piccoli.
Tra gli eventi top però ci sono sempre il tiro alla fune, la staffetta che coinvolge normalmente gli studenti più grandi e il kumitaiso che comprende esercizi ginnici in cui si coniugano forza ed equilibrio e che culminano nella creazione di un'alta piramide umana. Purtroppo gli infortuni durante queste performance hanno portato alla riduzione o alla cancellazione della piramide negli ultimi anni, ma gli esercizi restano perché rafforzano molto il senso di cooperazione e fiducia fra i ragazzi, soprattutto quelli a cavallo fra elementari e medie.
Un'altra performance molto attesa è l'ootama-okuri: la squadra bianca si allinea su un lato del cortile della scuola e la squadra rossa sull'altro e i partecipanti devono mantenere un'enorme palla gonfiata in aria cercando di spingerla verso il lato opposto.
Ovviamente i genitori sono in prima linea per immortalare le gesta dei loro figli: a questo scopo, almeno una settimana prima la scuola invierà a casa un programma dettagliato con tutti gli eventi del giorno e in alcuni casi anche uno schema che indica esattamente dove è collocato il bambino nel caso di balli di gruppo oppure il colore della squadra a cui appartiene per le gare di corsa ad esempio.
Alcune mamme fanno indossare calzini rossi o fluorescenti per riuscire ad individuare più facilmente il proprio figlio tra una folla di corpi in uniforme. La scuola invierà anche a casa una serie di linee guida per frenare l'entusiasmo dei genitori, tipo vietare l'uso del treppiede per fare foto e raccomandare di spostarsi rapidamente dalle prime file una volta che l'evento in cui partecipa il pargolo di casa si è concluso. Esistono poi apposite aree dove riposarsi fra una gara e l'altra, soprattutto se tutta la famiglia va a fare il tifo, portandosi quindi al seguito fratellini e/o sorelline più piccoli e nonni attempati.
Momento molto importante è anche il pranzo che prevede di solito un bento fatto a casa e consumato insieme a tutta la famiglia in spazi riservati: una sorta di pic nic a scuola che contribuisce (come tutto il resto della giornata) a legare i vari membri della famiglia. Ricordiamo che spesso i genitori lavorano fino a tardi e la festa dello sport può essere un'ottima occasione per conoscere meglio la vita quotidiana dei figli e l'ambiente in cui trascorrono buona parte del tempo.
In alcuni casi i genitori sono coinvolti, oltre che nella preparazione dell'undokai, anche in alcune gare, spesso molto facili ma molto divertenti. D'altronde non dimentichiamo che lo scopo principale di tali eventi è riunire la comunità in modo divertente, in modo da rafforzare lo spirito di gruppo, così importante nella cultura giapponese.
Vi è mai capitato di partecipare ad un evento del genere? Vi piacerebbe farlo? Ditelo nei commenti!
Fonte consultata:
SavvyTokyo
Parlo dell'Undokai o festa dello sport, quello in cui gli alunni si dividono in squadre e si affrontano in sfide più o meno serie. Vediamo quindi di scoprire qualcosa di più su questo stratagemma letterario così usato.
Ovviamente l'undokai esiste eccome nella realtà: quello che abbiamo letto o visto accade regolarmente all'interno degli istituti scolastici.
Ha origine da un'idea di un ammiraglio della Royal Navy britannica, tale Archibald L. Douglas; nella mentalità militare inglese di allora si pensava infatti che lo sport fosse un modo utile per insegnare disciplina, spirito competitivo e senso di squadra tutto in una volta. Fu così che venne organizzato il primo undokai presso la Kaigun Heigakuryou a Tsukiji, un quartiere di Tokyo nel 1873 (o 1874, le fonti sono discordanti).
Comunque l'idea piacque molto e così si estese rapidamente a tutte le scuole arrivando fino ai giorni nostri. Le date più classiche per tenere un undokai sono in autunno (settembre/ottobre) o in primavera (maggio/giugno) ma molto quotato è anche il secondo lunedì di ottobre in cui cade il Taiiku no hi, cioè la giornata della salute e dello sport, festa nazionale istituita nel 1966 per commemorare l’apertura dei giochi olimpici di Tokyo del 1964.
Pur essendo una festa, è preso molto seriamente ed è uno dei più grandi eventi del calendario di una scuola giapponese, soprattutto se elementare. Di solito i preparativi iniziano con molto anticipo (minimo un mese prima) e sono coinvolti tutti, dai bambini agli insegnanti ai genitori, perché lo scopo dell'undokai è soprattutto quello di insegnare ai bambini l'importanza di collaborare insieme, lavorare sodo e competere con orgoglio per la propria squadra (e, naturalmente, per il buon nome della scuola).
Di solito gli studenti sono divisi in due maxi team (rosso e bianco nella maggior parte dei casi) e ci si sfida in una serie di gare lungo l'arco della giornata. Nonostante l'aspetto esteriore competitivo, il vero obiettivo della giornata è quello di lavorare insieme e di fare del proprio meglio, tanto che i premi sono dati praticamente a tutti ed è previsto anche che le due squadre facciano anche il tifo per gli avversari (il cosiddetto oen-dan).
La giornata inizia ovviamente con gli studenti riuniti nel cortile della scuola per ascoltare l'inno dell'istituto e il discorso del preside, dopo di che iniziano le gare. Di solito il primo evento è un ballo di gruppo, soprattutto nel caso di bambini molto piccoli.
Tra gli eventi top però ci sono sempre il tiro alla fune, la staffetta che coinvolge normalmente gli studenti più grandi e il kumitaiso che comprende esercizi ginnici in cui si coniugano forza ed equilibrio e che culminano nella creazione di un'alta piramide umana. Purtroppo gli infortuni durante queste performance hanno portato alla riduzione o alla cancellazione della piramide negli ultimi anni, ma gli esercizi restano perché rafforzano molto il senso di cooperazione e fiducia fra i ragazzi, soprattutto quelli a cavallo fra elementari e medie.
Un'altra performance molto attesa è l'ootama-okuri: la squadra bianca si allinea su un lato del cortile della scuola e la squadra rossa sull'altro e i partecipanti devono mantenere un'enorme palla gonfiata in aria cercando di spingerla verso il lato opposto.
Ovviamente i genitori sono in prima linea per immortalare le gesta dei loro figli: a questo scopo, almeno una settimana prima la scuola invierà a casa un programma dettagliato con tutti gli eventi del giorno e in alcuni casi anche uno schema che indica esattamente dove è collocato il bambino nel caso di balli di gruppo oppure il colore della squadra a cui appartiene per le gare di corsa ad esempio.
Alcune mamme fanno indossare calzini rossi o fluorescenti per riuscire ad individuare più facilmente il proprio figlio tra una folla di corpi in uniforme. La scuola invierà anche a casa una serie di linee guida per frenare l'entusiasmo dei genitori, tipo vietare l'uso del treppiede per fare foto e raccomandare di spostarsi rapidamente dalle prime file una volta che l'evento in cui partecipa il pargolo di casa si è concluso. Esistono poi apposite aree dove riposarsi fra una gara e l'altra, soprattutto se tutta la famiglia va a fare il tifo, portandosi quindi al seguito fratellini e/o sorelline più piccoli e nonni attempati.
Momento molto importante è anche il pranzo che prevede di solito un bento fatto a casa e consumato insieme a tutta la famiglia in spazi riservati: una sorta di pic nic a scuola che contribuisce (come tutto il resto della giornata) a legare i vari membri della famiglia. Ricordiamo che spesso i genitori lavorano fino a tardi e la festa dello sport può essere un'ottima occasione per conoscere meglio la vita quotidiana dei figli e l'ambiente in cui trascorrono buona parte del tempo.
In alcuni casi i genitori sono coinvolti, oltre che nella preparazione dell'undokai, anche in alcune gare, spesso molto facili ma molto divertenti. D'altronde non dimentichiamo che lo scopo principale di tali eventi è riunire la comunità in modo divertente, in modo da rafforzare lo spirito di gruppo, così importante nella cultura giapponese.
Vi è mai capitato di partecipare ad un evento del genere? Vi piacerebbe farlo? Ditelo nei commenti!
Fonte consultata:
SavvyTokyo
Grazie per questi articoli sempre molto interessanti
Davvero moltissimo. Purtroppo in Italia il peso generalmente dato allo sport dalle istituzioni scolastiche e veramente ridicolo. Gli insegnanti generalmente sacrificano quello che è un elemento formativo di indiscutibile importanza quale lo sport in favore delle materie "importanti" secondo il loro punto di vista o per paura che qualcuno si faccia male, delegando il tutto ad 'agenzie' esterne al mondo scolastico. Ma dato che la scuola è socialmente riconosciuta come la primaria agenzia formativa non dovrebbe certo delegare quasi totalmente un campo dall'alto tasso formativo quale è lo sport ad agenzie esterne. C'è da fare indiscutibilmente qualcosa, anzi, parecchio di più
Alle superiori ho fatto parte della squadra di atletica e abbiamo gareggiato contro le altre scuole e alle medie ho fatto uguale. Una vera fortuna!
Trovo tuttavia difficile l'importare la cosa da noi, basterebbe molto meno comunque.
Credo che in parte questo sia dovuto al fatto che il Giappone sia stato influenzato prima dall'Inghilterra, che ha inventato il concetto stesso di attività sportiva, nelle cui scuole - lo si vede anche in alcuni episodi di Dottor Who ambientati agli inizi del novecento - era ampiamente presente l'addestramento militare, e successivamente sposato l'impostazione germanica, in cui la sovrapposizione fra attività agonistica e addestramento militare era ulteriormente accentuata - sarebbe facile parlare di una perversione nazista ma la cosa era ben più risalente. -
Per tacer di quel che combinavamo noialtri - i giochi della gioventù littoria...e le domeniche dei balilla ( e delle Piccole Italiane) credo le abbiate viste nei filmati d'antan.
Alla fine tutte queste cose riecheggiano l'antica Sparta, il suo mito ( più che la sua realtà) in cui tutti praticavano, in maniera egualitaria, l'attività fisica e sportiva a fini ben diversi del mero diletto.
Per un'occidentale che osservi dall'esterno queste attività - anche senza nulla sapere della lingua- e vada oltre l'apparenza di una bella giornata di attività fisica, temo sia inevitabile fare le considerazioni di Galvan...
Sarebbe da cambiare l'ottica, ed anche qualche parola.
Debris, il tuo utilissimo commento ci aiuta a far chiarezza su due punti ugualmente importanti. Il riguarda l' "essere influenzati da", concetto che non credo si applichi pienamente al Giappone. L'influenza di solito la si subisce e presuppone un atteggiamento passivo. Il Giappone, invece, ha sempre attivamente "selezionato" con cura, e per "selezionato" intendo "scelto", quello che era piu' adeguato alla sua cultura. Il Giappone, insomma, avrebbe sposato quell'idea di "sport" perche' era l'unica che si confacesse al suo nucleo fondativo di valori. Anche il secondo punto verte sull' "essere influenzati da": come ben sappiamo, le "influenze" non sono eterne e dopo un po' "passano" o, meglio, vengono sostituite da nuove influenze (cioe' da nuove idee / da nuovi ideali). Nel caso del Giappone assistiamo, invece, ad un immobilismo che lascia perplessi. Hanno deciso piu' o meno 150 anni fa di praticare delle attivita' sportive scolastiche in un certo modo e non hanno piu' cambiato idea. Questa non e' coerenza, e' fossilizzazione, che e' piu' o meno l'esatto contrario della "cultura". Tutto il resto che si potrebbe dire lo ha gia' detto benissimo Wendy Rose quando ha portato la sua personale esperienza.
P.S. Chiedo venia, nel mio precedente commento su un "da" manca l'accento!!
Da persona che detesta praticare qualsiasi tipo di sport, che detestava le lezioni di ginnastica a scuola (e detesterebbe ancora di più quelle giapponesi e il loro dover correre in calzoncini corti anche a febbraio ), ho sempre detestato anche vedermela solo rappresentata negli anime
Sul festival sportivo, non so come un bambino/ragazzino giapponese possa viverlo e quanto stress e fatica possa effettivamente comportare ma a livello di idea a me piace molto. Nella scuola in cui lavoro i bambini fanno educazione fisica solo perché i genitori pagano un "esperto" che gliela faccia fare, altrimenti non se ne farebbe... e per me non è assolutamente normale.
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