Eccoci subito con il secondo appuntamento per lo Yaruki 2019 - Italian Japstyle Comics Award, categoria Indie.
Oggi per voi c'è A Place To Belong di Aurora Maeno
Se nel primo appuntamento dello Yaruki Indie vi abbiamo deliziato con un'autrice celebre nell'ambiente, oggi invece vi sorprenderemo con un'autrice che sta un po' più in sordina, decisamente più timida ma davvero brava. Togliamoci subito il pensiero e, nel caso in cui aveste saltato la biografia (so che ci siete), ribadiamo che parliamo di una ragazza italo-giapponese, quindi una ragazza che ha la cultura giapponese nel proprio sangue e che per motivi inoppugnabili rappresenta questo stile fusion altresì denominato japstyle in un mondo perfetto.
A Place To Belong è un fumetto decisamente particolare: possiamo toccare con mano il suo candore, il tratto è morbido, anche la colorazione è tutto fuorché intrusiva, ti avvolge fino a farti comprendere quanto le varie scelte cromatiche siano azzeccate, tutto è presente assolutamente nella giusta quantità. Non possiamo che rimanere colpiti dallo stagno che viene rappresentato nel suo trionfo di luce ed ombre, nella bellezza dei tanti uccellini colorati con cura fino all'ultimo dettaglio; se si vuole proprio citare il pregio più importante di questo fumetto, relativamente all'aspetto grafico, è la cura di ogni piccolo dettaglio, il quale crea un ensemble armonioso che non si risconta con facilità.
La storia di per sé in realtà non è nemmeno così tranquilla: è presente al suo interno la tragedia, scontri e colpi di scena, ma i ritmi narrativi sono calcolati in modo da far scorrere la lettura con grande piacere e scorrevolezza; una ventina di tavole che non possono far altro che coinvolgere il lettore. Un fumetto breve che quindi conferma il connubio tra delicatezza ed espressività anche nei suoi aspetti meramente narrativi, un fumetto decisamente intelligente che porta con sé un significato profondo che vi invito a scoprire. Lo stile di Aurora rappresenta l'animo di questa autrice che merita di esser supportata e anche di uscire un po' dal suo guscio, di farsi notare pure da altre realtà.
In galleria troverete diverse tavole ma tra i link vedrete dove seguire A Place To Belong.
Intervista all'autrice:
Ciao Aurora, immagino sarai emozionata: pronta?
Emozionata è dir poco! Dai, sono pronta... Credo.
Com'è nata la tua passione per il mondo dei manga?
Diciamo che non è nata in un preciso momento. Penso sia stata una conseguenza, se non una fusione, dell'influenza passiva dell'ambiente in cui sono cresciuta e della passione per il disegno e per l'arte. Essere a contatto diretto con oggetti di provenienza nipponica e di altre etnie ha di certo suggestionato la mia percezione visiva fin dalla nascita, e non solo. È stato un po' come un processo naturale: esiste, ti influenza, ma all'inizio non ne sei consapevole.
Il fatto che tu sia metà giapponese quanto ha a che fare con questa passione?
Mi sa che ho risposto alle prime due domande con la prima risposta. Comunque sì, il fatto di essere in parte Giapponese e di avere la passione per i fumetti ha influito notevolmente.
Si dice spesso che gli italiani non possono fare manga... Tu sei a prova di bomba essendo anche giapponese, ma cosa dici a chi asserisce qualcosa di simile? Cosa vuol dire per te fare manga?
Probabilmente quanto esprimerò sarà fonte di dissenso da parte di chi afferma ciò. Ritengo che escludere la possibilità di fare manga basandosi esclusivamente sulla provenienza di origine della persona che li disegna, sia un ragionamento retrogrado e di chiusura mentale. Questo non vale solo per i manga, ma anche per più argomentazioni.
Il manga è uno stile, una tecnica. È ovvio che un dipinto ad olio non può essere un dipinto a tempera, ma ciò non toglie che entrambi siano un dipinto. Stessa cosa, almeno per me, vale per il manga, i manwha e le altre tecniche fumettistiche occidentali. Sono tutti fumetti.
Se un fumetto è fedele alla realtà e alla cultura che tratta, non ha a che fare con la tecnica usata, bensì all'esperienza e al bagaglio culturale del disegnatore. Quindi se qualcuno addita un non giapponese perché fa un manga ambientato in una scuola giapponese, ma non è fedele a quella realtà, la tecnica usata e lo stile non c'entrano nulla. Stessa cosa vale per i giapponesi.
Per fare un esempio, c'è un manga che è molto apprezzato per la cura dei dettagli, dei vestiti e delle ambientazioni dal punto di vista artistico, ma che fa storcere il naso perchè i personaggi hanno dei modi di fare puramente nipponici, che non avresti mai visto in quel contesto. Qui dunque il problema non è rappresentato dal fatto che sia un manga, ma può esserci una mancanza di studio da parte del disegnatore per quanto riguarda la gesticolazione, o può essere una scelta dell'editore per rendere la comprensione della storia più fruibile e immediata al pubblico giapponese.
Vorrei aggiungere che ultimamente il mondo del fumetto è sempre più influenzato da varie scuole stilistiche. La narrazione, la tecnica, i colori si mescolano e danno luce a storie e illustrazioni favolose, che potremmo sognarci se non ci fossero queste ibridazioni. Ben venga chi vuole disegnare manga, nella tecnica che sente più affine.
Non deve essere ostacolato da chi denigra il suo lavoro solo perchè alcune persone sono accecate dai loro preconcetti. A scuola ho dovuto discutere più volte con i docenti, e ho notato che il manga viene disprezzato ancora più del "fumetto occidentale". Ciò mi ha ferito moltissimo, soprattutto quando mi sono sentita dire "Cosa sono queste schifezze cinesi?" o "Manga, per carità!" o altre scelleratezze simili, per poi cercare di pararsi le terga quando scoprono le tue vere origini.
Concludo la pappardella dicendo che chiunque può fare manga e deve avere la possibilità di farlo, soprattutto in un ambiente rispettoso ed educato. Non importa di che nazionalità sia. Ci sono autori italiani e non che rispetto moltissimo per la loro capacità di emulare, assimilare e rielaborare lo stile manga. Sbarrare la strada o porre barriere secondo i preconcetti, i pregiudizi o gli stereotipi di alcuni, non è logico ed è denigratorio.
Parlaci di quest'opera: com'è nata e cosa vuol dire per te?
A Place To Belong è nato un po' per caso, e forse è stato questo l'elemento che mi ha spronato a portarlo a termine, poiché ho la brutta abitudine di rimuginare a lungo su una storia e di lasciarla in sospeso. All'inzio era solo una serie di illustrazioni per l'Inktober del 2017. Ad un certo punto mi è balenata l'idea di fare una tavola al giorno, impresa che alla fine non è riuscita nell'arco del mese, dati gli impegni di studio. Il tutto ha richiesto un lasso di tempo maggiore: avevo abbozzato tutte le tavole nel giro di un paio di giorni, mentre l'inchiostrazione si è prolungata per un paio di mesi.
Durante la realizzazione delle tavole, mi sono resa conto che questa storia breve sarebbe potuta essere sviluppata in un webcomic più lungo, in modo da riempire dei vuoti che il limitato numero di pagine non mi aveva permesso di raccontare.
Non escludo che in futuro lo possa riprendere e impostare la narrazione in un tempo diverso da quello del oneshot. Vorrei anche approfondire alcune tematiche accennate, poiché ritengo che una storia debba in qualche modo comunicare qualcosa di più delle vicende narrate, dare uno spunto di riflessione. E poi ormai mi sono affezionata ai personaggi.
Quali sono i tuoi sogni artistici? Quali obiettivi ti poni?
Bella domanda. Ho tanti sogni nel cassetto, così da potermi dare più orizzonti e non limitarmi ad un solo obiettivo. Mi piacerebbe moltissimo poter pubblicare con qualche editore alcune storie che ho in serbo da troppo tempo. Una di queste la ideai da bambina nel 2005 ed è quella che custodisco più gelosamente.
Qual è il tuo parere sul mondo del fumetto indipendente?
È da pochi anni che seguo il mercato indipendente, e devo ringraziare in particolar modo un'amica che mi ha fatto conoscere una varietà infinita di opere indipendenti, perciò non sono molto informata sulle sue dinamiche. Tuttavia posso dire che, dato che mi piace il genere di nicchia rispetto a quelli solitamente proposti dal mercato, questa realtà editoriale indipendente è uno scrigno ricco di potenziali! La qualità tecnica delle opere proposte è sempre migliore ed è un piacere poter sostenere chi produce dei prodotti così eccellenti.
Un saluto finale a tutti quelli che ti conoscono e ti conosceranno.
Grazie per aver letto fino a questo punto.
Grazie per avermi dato questa preziosissima occasione.
Grazie mille a chi mi ha seguita ed incoraggiata da tempo, a chi lo fa da meno e a chi, spero, lo farà in futuro.
Grazie davvero a tutti e buon proseguimento!
Oggi per voi c'è A Place To Belong di Aurora Maeno
Aurora Maeno è un'appassionata di creature alate e un'aspirante fumettista e illustratrice. Nonostante sembri tutto fuorché asiatica e il suo cognome venga spesso frainteso con il nome di alcune città italiane, ella è Italo-Giapponese. Disegna da quando ne ha memoria e questa passione non si limita solo al fumetto, ma si estende anche in altri campi, come la pittura, le tecniche calcografiche e l'illustrazione naturalistica. Attualmente studia Grafica presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
Durante e dopo gli studi al Liceo Artistico di Torino e ad Ingegneria del Cinema al Politecnico di Torino, partecipa ad alcuni concorsi di pittura estemporanea, di acquaforte, talvolta anche a quelli inerenti il fumetto. Dal 2017 comincia a proporsi come illustratrice per delle fanzine estere, portando il suo contributo a sei diversi progetti. Sempre nello stesso anno, per l'Inktober, nasce A Place To Belong, poi pubblicato su Tapastic come webcomic tra il 2017 e il 2018. Dopo due anni, nell'agosto 2019, riesce finalmente ad autopubblicare la suddetta storia breve in vista della sua prima fiera come standista, l'Alecomics.
Durante e dopo gli studi al Liceo Artistico di Torino e ad Ingegneria del Cinema al Politecnico di Torino, partecipa ad alcuni concorsi di pittura estemporanea, di acquaforte, talvolta anche a quelli inerenti il fumetto. Dal 2017 comincia a proporsi come illustratrice per delle fanzine estere, portando il suo contributo a sei diversi progetti. Sempre nello stesso anno, per l'Inktober, nasce A Place To Belong, poi pubblicato su Tapastic come webcomic tra il 2017 e il 2018. Dopo due anni, nell'agosto 2019, riesce finalmente ad autopubblicare la suddetta storia breve in vista della sua prima fiera come standista, l'Alecomics.
Alcuni secoli prima, in seguito alle azioni egoiste ed ostili degli uomini, il mondo in cui vive Ayleen subì un cambiamento. Shikla, un'entità mutaforma, suggerì di offrire una nuova occasione di inizio agli esseri più deboli e discriminati, rinchiudendo invece gli arroganti nel corpo di coloro che avevano sofferto per mano loro, dimodoché potessero redimersi della loro precedente esistenza. Tuttavia coloro che tornarono nel mondo terreno non erano completamente umani, in quanto ottennero il potere della metamorfosi. Gli uomini diminuirono notevolmente e, nonostante questo intervento, continuarono ad errare.
Ayleen vive in una comunità umana in cui la posizione della donna è alla stregua di uno strumento per la conservazione dell'umanità. Ella si rifiuta di sottomettersi all'arroganza degli uomini e riesce a fuggire. Durante il suo percorso incontra Einar, con il quale condividerà buona parte della fuga. Una sera, in cerca di un luogo in cui sostare per la notte al riparo da eventuali predatori, si imbattono in una tribù di volpi rosse...
Ayleen vive in una comunità umana in cui la posizione della donna è alla stregua di uno strumento per la conservazione dell'umanità. Ella si rifiuta di sottomettersi all'arroganza degli uomini e riesce a fuggire. Durante il suo percorso incontra Einar, con il quale condividerà buona parte della fuga. Una sera, in cerca di un luogo in cui sostare per la notte al riparo da eventuali predatori, si imbattono in una tribù di volpi rosse...
Se nel primo appuntamento dello Yaruki Indie vi abbiamo deliziato con un'autrice celebre nell'ambiente, oggi invece vi sorprenderemo con un'autrice che sta un po' più in sordina, decisamente più timida ma davvero brava. Togliamoci subito il pensiero e, nel caso in cui aveste saltato la biografia (so che ci siete), ribadiamo che parliamo di una ragazza italo-giapponese, quindi una ragazza che ha la cultura giapponese nel proprio sangue e che per motivi inoppugnabili rappresenta questo stile fusion altresì denominato japstyle in un mondo perfetto.
A Place To Belong è un fumetto decisamente particolare: possiamo toccare con mano il suo candore, il tratto è morbido, anche la colorazione è tutto fuorché intrusiva, ti avvolge fino a farti comprendere quanto le varie scelte cromatiche siano azzeccate, tutto è presente assolutamente nella giusta quantità. Non possiamo che rimanere colpiti dallo stagno che viene rappresentato nel suo trionfo di luce ed ombre, nella bellezza dei tanti uccellini colorati con cura fino all'ultimo dettaglio; se si vuole proprio citare il pregio più importante di questo fumetto, relativamente all'aspetto grafico, è la cura di ogni piccolo dettaglio, il quale crea un ensemble armonioso che non si risconta con facilità.
La storia di per sé in realtà non è nemmeno così tranquilla: è presente al suo interno la tragedia, scontri e colpi di scena, ma i ritmi narrativi sono calcolati in modo da far scorrere la lettura con grande piacere e scorrevolezza; una ventina di tavole che non possono far altro che coinvolgere il lettore. Un fumetto breve che quindi conferma il connubio tra delicatezza ed espressività anche nei suoi aspetti meramente narrativi, un fumetto decisamente intelligente che porta con sé un significato profondo che vi invito a scoprire. Lo stile di Aurora rappresenta l'animo di questa autrice che merita di esser supportata e anche di uscire un po' dal suo guscio, di farsi notare pure da altre realtà.
In galleria troverete diverse tavole ma tra i link vedrete dove seguire A Place To Belong.
Intervista all'autrice:
Ciao Aurora, immagino sarai emozionata: pronta?
Emozionata è dir poco! Dai, sono pronta... Credo.
Com'è nata la tua passione per il mondo dei manga?
Diciamo che non è nata in un preciso momento. Penso sia stata una conseguenza, se non una fusione, dell'influenza passiva dell'ambiente in cui sono cresciuta e della passione per il disegno e per l'arte. Essere a contatto diretto con oggetti di provenienza nipponica e di altre etnie ha di certo suggestionato la mia percezione visiva fin dalla nascita, e non solo. È stato un po' come un processo naturale: esiste, ti influenza, ma all'inizio non ne sei consapevole.
Il fatto che tu sia metà giapponese quanto ha a che fare con questa passione?
Mi sa che ho risposto alle prime due domande con la prima risposta. Comunque sì, il fatto di essere in parte Giapponese e di avere la passione per i fumetti ha influito notevolmente.
Si dice spesso che gli italiani non possono fare manga... Tu sei a prova di bomba essendo anche giapponese, ma cosa dici a chi asserisce qualcosa di simile? Cosa vuol dire per te fare manga?
Probabilmente quanto esprimerò sarà fonte di dissenso da parte di chi afferma ciò. Ritengo che escludere la possibilità di fare manga basandosi esclusivamente sulla provenienza di origine della persona che li disegna, sia un ragionamento retrogrado e di chiusura mentale. Questo non vale solo per i manga, ma anche per più argomentazioni.
Il manga è uno stile, una tecnica. È ovvio che un dipinto ad olio non può essere un dipinto a tempera, ma ciò non toglie che entrambi siano un dipinto. Stessa cosa, almeno per me, vale per il manga, i manwha e le altre tecniche fumettistiche occidentali. Sono tutti fumetti.
Se un fumetto è fedele alla realtà e alla cultura che tratta, non ha a che fare con la tecnica usata, bensì all'esperienza e al bagaglio culturale del disegnatore. Quindi se qualcuno addita un non giapponese perché fa un manga ambientato in una scuola giapponese, ma non è fedele a quella realtà, la tecnica usata e lo stile non c'entrano nulla. Stessa cosa vale per i giapponesi.
Per fare un esempio, c'è un manga che è molto apprezzato per la cura dei dettagli, dei vestiti e delle ambientazioni dal punto di vista artistico, ma che fa storcere il naso perchè i personaggi hanno dei modi di fare puramente nipponici, che non avresti mai visto in quel contesto. Qui dunque il problema non è rappresentato dal fatto che sia un manga, ma può esserci una mancanza di studio da parte del disegnatore per quanto riguarda la gesticolazione, o può essere una scelta dell'editore per rendere la comprensione della storia più fruibile e immediata al pubblico giapponese.
Vorrei aggiungere che ultimamente il mondo del fumetto è sempre più influenzato da varie scuole stilistiche. La narrazione, la tecnica, i colori si mescolano e danno luce a storie e illustrazioni favolose, che potremmo sognarci se non ci fossero queste ibridazioni. Ben venga chi vuole disegnare manga, nella tecnica che sente più affine.
Non deve essere ostacolato da chi denigra il suo lavoro solo perchè alcune persone sono accecate dai loro preconcetti. A scuola ho dovuto discutere più volte con i docenti, e ho notato che il manga viene disprezzato ancora più del "fumetto occidentale". Ciò mi ha ferito moltissimo, soprattutto quando mi sono sentita dire "Cosa sono queste schifezze cinesi?" o "Manga, per carità!" o altre scelleratezze simili, per poi cercare di pararsi le terga quando scoprono le tue vere origini.
Concludo la pappardella dicendo che chiunque può fare manga e deve avere la possibilità di farlo, soprattutto in un ambiente rispettoso ed educato. Non importa di che nazionalità sia. Ci sono autori italiani e non che rispetto moltissimo per la loro capacità di emulare, assimilare e rielaborare lo stile manga. Sbarrare la strada o porre barriere secondo i preconcetti, i pregiudizi o gli stereotipi di alcuni, non è logico ed è denigratorio.
Parlaci di quest'opera: com'è nata e cosa vuol dire per te?
A Place To Belong è nato un po' per caso, e forse è stato questo l'elemento che mi ha spronato a portarlo a termine, poiché ho la brutta abitudine di rimuginare a lungo su una storia e di lasciarla in sospeso. All'inzio era solo una serie di illustrazioni per l'Inktober del 2017. Ad un certo punto mi è balenata l'idea di fare una tavola al giorno, impresa che alla fine non è riuscita nell'arco del mese, dati gli impegni di studio. Il tutto ha richiesto un lasso di tempo maggiore: avevo abbozzato tutte le tavole nel giro di un paio di giorni, mentre l'inchiostrazione si è prolungata per un paio di mesi.
Durante la realizzazione delle tavole, mi sono resa conto che questa storia breve sarebbe potuta essere sviluppata in un webcomic più lungo, in modo da riempire dei vuoti che il limitato numero di pagine non mi aveva permesso di raccontare.
Non escludo che in futuro lo possa riprendere e impostare la narrazione in un tempo diverso da quello del oneshot. Vorrei anche approfondire alcune tematiche accennate, poiché ritengo che una storia debba in qualche modo comunicare qualcosa di più delle vicende narrate, dare uno spunto di riflessione. E poi ormai mi sono affezionata ai personaggi.
Quali sono i tuoi sogni artistici? Quali obiettivi ti poni?
Bella domanda. Ho tanti sogni nel cassetto, così da potermi dare più orizzonti e non limitarmi ad un solo obiettivo. Mi piacerebbe moltissimo poter pubblicare con qualche editore alcune storie che ho in serbo da troppo tempo. Una di queste la ideai da bambina nel 2005 ed è quella che custodisco più gelosamente.
Qual è il tuo parere sul mondo del fumetto indipendente?
È da pochi anni che seguo il mercato indipendente, e devo ringraziare in particolar modo un'amica che mi ha fatto conoscere una varietà infinita di opere indipendenti, perciò non sono molto informata sulle sue dinamiche. Tuttavia posso dire che, dato che mi piace il genere di nicchia rispetto a quelli solitamente proposti dal mercato, questa realtà editoriale indipendente è uno scrigno ricco di potenziali! La qualità tecnica delle opere proposte è sempre migliore ed è un piacere poter sostenere chi produce dei prodotti così eccellenti.
Un saluto finale a tutti quelli che ti conoscono e ti conosceranno.
Grazie per aver letto fino a questo punto.
Grazie per avermi dato questa preziosissima occasione.
Grazie mille a chi mi ha seguita ed incoraggiata da tempo, a chi lo fa da meno e a chi, spero, lo farà in futuro.
Grazie davvero a tutti e buon proseguimento!
Link Utili:
Aurora Maeno's Artwork (Facebook)
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A Place To Belong (Tapas)
Grafiche a cura di Megane郭
Complimenti!.
che brutte persone
E... poi, io giro con una piuma di ghiandaia (trovata nel corso di una gita) nel portafogli... ora sono curiosissima di conoscere questa storia!
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