La società di ricerca finanziaria Teikoku Databank ha recentemente pubblicato i risultati di un sondaggio effettuato all'interno dell'industria degli anime, il quale mostra che il 30,4% delle compagnie di produzione di anime erano in rosso nei loro bilanci di fine anno nel 2018: l'aumento di percentuale più alto negli ultimi 3 anni e la percentuale più alta degli ultimi 10 anni.
L'indagine mostra anche che il 23,2% delle compagnie hanno visto una diminuzione del loro fatturato.
Diminuisce, per la prima volta in due anni, la percentuale delle compagnie che hanno invece aumentato i loro ricavi (34,1%).
Fra gli studi d'animazione, il 35,6% degli appaltatori primari e dei principali subappaltatori ha visto un aumento delle entrate. Questi studi hanno avuto un fatturato medio di 1.663 miliardi di yen nel 2018.
Fra gli studi d'animazione specializzati, il 54.7% ha subìto una diminuzione del fatturato.
Il fatturato totale delle compagnie di produzione di anime nel 2018 ammonta alla somma record di 213.173 miliardi di yen.
Il 2018 è stato l'ottavo anno consecutivo in cui le compagnie hanno ottenuto un nuovo record in merito al loro fatturato.
Teikoku Databank attribuisce l'aumento del fatturato totale alle grandi compagnie di produzione che si sono assicurate un'elevata quantità di produzione, nonostante la scarsità di risorse umane e gli elevati costi di outsourcing.
Teikoku Databank ha raccolto dati da 256 compagnie di produzione di anime. Circa il 90% delle compagnie ha sede a Tokyo. Il 32.4% di queste contano massimo 5 impiegati nel 2019, e il 34% di esse hanno dai 6 ai 20 impiegati (nel 2018, le percentuali ammontavano rispettivamente al 33,7% e al 32,5%). Il 60,1% delle compagnie sono piccole imprese con fatturati inferiori ai 300 milioni di yen nel 2019, un dato che non differisce molto rispetto allo scorso anno.
Il fatturato per ogni singolo studio d'animazione nel 2018 è stato di 843 milioni di yen, in aumento dell'8,1% rispetto al 2017. È la prima volta dal 2006/07 che il fatturato medio delle imprese aumenta per il secondo anno consecutivo.
Il picco massimo del fatturato medio è stato raggiunto nel 2007 con 992 milioni di yen.
Da allora, il fatturato medio ha visto un declino a causa dell'aumento delle start-up e l'outsourcing nella produzione degli anime, esternalizzata in altre zone dell'Asia.
Teikoku Databank evidenzia inoltre che sei delle compagnie analizzate hanno dichiarato bancarotta nel 2018 e altre cinque hanno cessato le attività o si sono sciolte. Teikoku Databank attribuisce lo stato di bancarotta alla riduzione dei prezzi unitari dei contratti, ai costi del lavoro a causa della mancanza di risorse umane, all'aumento del costo dei subappaltatori e a ricorrenti problemi in merito alla scarsa liquidità.
Fonte Consultata:
Anime News Network
L'indagine mostra anche che il 23,2% delle compagnie hanno visto una diminuzione del loro fatturato.
Diminuisce, per la prima volta in due anni, la percentuale delle compagnie che hanno invece aumentato i loro ricavi (34,1%).
Fra gli studi d'animazione, il 35,6% degli appaltatori primari e dei principali subappaltatori ha visto un aumento delle entrate. Questi studi hanno avuto un fatturato medio di 1.663 miliardi di yen nel 2018.
Fra gli studi d'animazione specializzati, il 54.7% ha subìto una diminuzione del fatturato.
Il fatturato totale delle compagnie di produzione di anime nel 2018 ammonta alla somma record di 213.173 miliardi di yen.
Il 2018 è stato l'ottavo anno consecutivo in cui le compagnie hanno ottenuto un nuovo record in merito al loro fatturato.
Teikoku Databank attribuisce l'aumento del fatturato totale alle grandi compagnie di produzione che si sono assicurate un'elevata quantità di produzione, nonostante la scarsità di risorse umane e gli elevati costi di outsourcing.
Teikoku Databank ha raccolto dati da 256 compagnie di produzione di anime. Circa il 90% delle compagnie ha sede a Tokyo. Il 32.4% di queste contano massimo 5 impiegati nel 2019, e il 34% di esse hanno dai 6 ai 20 impiegati (nel 2018, le percentuali ammontavano rispettivamente al 33,7% e al 32,5%). Il 60,1% delle compagnie sono piccole imprese con fatturati inferiori ai 300 milioni di yen nel 2019, un dato che non differisce molto rispetto allo scorso anno.
Il fatturato per ogni singolo studio d'animazione nel 2018 è stato di 843 milioni di yen, in aumento dell'8,1% rispetto al 2017. È la prima volta dal 2006/07 che il fatturato medio delle imprese aumenta per il secondo anno consecutivo.
Il picco massimo del fatturato medio è stato raggiunto nel 2007 con 992 milioni di yen.
Da allora, il fatturato medio ha visto un declino a causa dell'aumento delle start-up e l'outsourcing nella produzione degli anime, esternalizzata in altre zone dell'Asia.
Teikoku Databank evidenzia inoltre che sei delle compagnie analizzate hanno dichiarato bancarotta nel 2018 e altre cinque hanno cessato le attività o si sono sciolte. Teikoku Databank attribuisce lo stato di bancarotta alla riduzione dei prezzi unitari dei contratti, ai costi del lavoro a causa della mancanza di risorse umane, all'aumento del costo dei subappaltatori e a ricorrenti problemi in merito alla scarsa liquidità.
Fonte Consultata:
Anime News Network
Temo non bene.
semplicemente la qualita dell'animazione calera fino al punto in cui dovrano sceglire se dare contratti con stipendi più dignitosi, e eliminado lo stra sfruttamento delle persone.
o sub apaltare tutto ad aziende estere con costi minori,e dire addio ai anime JP di come li conosciamo adesso.
Considerante pure che quante serie appassionanti escono, 2000 isenkai che lasciano il tempo che trovano per dirne una, fanno serie da 12 episodi, cariche di cose però poi rimangono li, continuano a battere le stesse piste sia a livello di grafica, sia al livello di concetto stesso di opera, e li stereotipano un po troppo con scenette tutte uguali che alla lunga stancano
Peggio! In futuro usciranno praticamente solo i film di Shinkai, gli anime per bambini come quelli dei Pokemon ed il solito Dragon Ball Super Iper Mega Ultra da 300 episodi, oltre ovviamente alla continuazione di One Piece.
Scordiamoci anime tipo Dororo, L'immortale ed altra roba meno commerciale.
non è che se una cosa può vendere allora fa schifo eh?
Eh? Ma che hai capito?
Poi non ho mai detto che un anime commerciale faccia necessariamente schifo...
Il fatto che siano comunque aumentati i ricavi è segno che ci sono margini di crescita, che però piccoli studi difficilmente possono intercettare.
Paradossalmente gli anime di cui parli sono la cosa più sicura per uno studio d'animazione in quanto nascono come spot pubblicitario per la light novel/mobage/manga di turno (o sempre più spesso di un franchise multimediale) e allo studio viene semplicemente commissionato l'anime dal comitato di produzione, poi se questo va bene o male non gli interessa granché dato che sono già stati pagati.
il mercato si satura in direzione dove c'è un guadagno maggiore in % rispetto agli altri, e questo dopo che vi sono stati fatti i dovuti studi di mercato e le tendenze del settore. il fatto è che appunto saturandosi si crea, come spesso accade in ogni genere di mercato, una sovrabbondanza dell'offerta e cosi cala anche la qualità, a scapito della quantità. e le mode e i tempi cambiano, poi si vedrà come si evolverà anche questa cosa di cui parla l'articolo. non è una questione facile.
Esattamente, il prodotto definito "commerciale" è, alcune volte, un prodotto di alto valore e, in qualche caso, anche di valore artistico.
L'unica cosa è che con Dororo hai fatto un esempio sbagliatissimo per tutta una serie di motivi.
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