A volte è estremamente difficile mettere su carta i propri pensieri ed emozioni. Banalmente, accade che la visione di qualcosa, un’esperienza, un avvenimento particolare sia talmente potente ed emozionante da lasciare qualcosa di impresso, per vari motivi. Anche dopo giorni ci si ritrova a pensare, a meditare, a rimuginare su quell’avvenimento senza capire esattamente cosa abbia a causato in noi quello shock. Quando a un tratto, si viene colti dall’ispirazione e si trova la risposta. Si capisce tutto all'improvviso, si capisce cosa ci ha colpiti e le parole vengono fuori da sole. L’esperienza che può offrire I figli del mare è esattamente questa: film del 2019 di Ayumu Watanabe tratto del manga di Daisuke Igarashi, I figli del mare è una pellicola forte di un comparto tecnico superlativo in grado di comunicare molto lasciando al contempo spazio all’interpretazione del sottotesto da parte dello spettatore. Questo film, nella sua potenza visiva, avrà soddisfatto le aspettative?
Dopo l'anteprima di Lucca Comics and Games 2019, l'ultima fatica di Watanabe arriverà nei nostri cinema il 2, 3 e 4 dicembre grazie a Nexo Digital e Dynit.
Anzitutto, va fatta una doverosa digressione su uno dei perni fondamentali di questo film: la trama. Basandosi sulla teoria scientifica dell’inseminazione spaziale, di cui è meglio non parlare per evitare il più possibile spoiler sul film, ci troviamo di fronte ad una pellicola che, seppur non sia in gran parte difficilissima da seguire, necessita in diversi punti di conoscenze pregresse per capire determinati avvenimenti. Il film, in ogni caso, con l’avanzare della trama fornisce tutte le spiegazioni necessarie per riuscire a comprendere cosa accade. Gli eventi di cui sono protagonisti Ruka, Umi e Sora, infatti, viaggiano su una linea continuamente sospesa tra reale e soprannaturale, per cui è necessario prestare molta attenzione, pena, perdersi passaggi fondamentali. Includendo questo aspetto, si può tranquillamente dire che il film riesca a scorrere da solo, senza intoppi o buchi di trama, se non fosse che più si va avanti nella storia più diventa grande un interrogativo che il film lascia allo spettatore: non è ben chiaro di cosa voglia parlare questo film.
È comprensibile il voler creare un film che lasci un sottotesto molto ampio che permetta allo spettatore di farsi la sua idea sulla pellicola, ma in questo caso è evidente come Watanabe abbia lasciato fin troppo alla libera interpretazione del pubblico. Non si riesce a comprendere se il film sia uno slice of life, un diario di viaggio o un racconto di formazione, non a causa di una narrativa confusa, ma che anzi permette una buona comprensione generale della pellicola, ma che risulta poco efficace al fine esplicativo e che non rende effettivamente chiaro quale sia il fine ultimo del film. Solo alla fine della scena post-crediti diventa più evidente cosa voglia comunicare I figli del mare, ovvero, una grandiosa celebrazione della vita in tutte le sue forme. Probabilmente, Watanabe avrebbe potuto rendere questo tema più protagonista all’interno del film, ma tutto sommato esso riesce nel suo intento narrativo anche grazie allo straordinario comparto tecnico, di cui parleremo a breve.
Prima di farlo, è necessario aprire una parentesi sui personaggi. È infatti curioso come in questa trama a risentire maggiormente del tipo di narrativa scelta siano proprio i protagonisti, i quali hanno uno svolgimento della loro caratterizzazione estremamente frammentato all’interno della pellicola. La loro evoluzione pecca di continuità e non permette quindi allo spettatore di immergersi nella loro psicologia ed empatizzare appieno. Sebbene l’inizio sia in grado di far entrare appieno lo spettatore nella psicologia di Ruka, l’evoluzione della ragazzina nel progredire della trama resta poco chiara. Discorso leggermente diverso per Umi e Sora, che sin dal primo sguardo lasciano intendere di custodire dentro di loro moltissimi segreti che, man mano, verranno svelati e sviscerati dalla trama con tutti i limiti descritti sopra. Se non fosse per i problemi di cui si è parlato prima, sarebbero state ancora più apprezzabili le ottime e frequenti scene che vedono protagonisti i genitori di Ruka. Il tema della vita passa anche attraverso loro, e nel finale saranno protagonisti di una piacevole sorpresa che lascerà lo spettatore più confortato e con la mente più chiara.
Si passa, finalmente, a parlare della realizzazione tecnica del film, e su questo lato va fatta una piccola ma fondamentale premessa: il film è stato in lavorazione per quattro anni ed è stato stanziato un budget stratosferico per la sua produzione. Queste parole dovrebbero bastare a comprendere le alte aspettative che uno spettatore ha il diritto di farsi su un film del genere. È però oggettivo che, qualunque aspettativa si possa avere su questo film, essa verrà largamente superata poiché siamo di fronte a un capolavoro di tecnica di animazione. Ogni scena, ogni inquadratura, ogni disegno è assolutamente perfetto.
Anche per ciò che concerne la CGI, ci troviamo di fronte ad un lavoro di altissimo livello. La Computer Grafica mal realizzata è spesso presente in moltissime produzioni, ma non ne I Figli del Mare: il suo utilizzo in questo film è ridotto all’osso, mirato laddove necessario e si sposa perfettamente con tutto il resto del film, non stonando mai all’occhio dello spettatore. In sostanza, ogni singola animazione, dal più piccolo movimento alla meravigliosa danza della balena presente sin dai primi trailer, è realizzata in ogni suo singolo frame in modo assolutamente impeccabile.
La prova di quanto appena affermato la vediamo all’inizio del film, nella stupenda scena della corsa di Ruka realizzata in piano sequenza, che mette subito in chiaro l’elevatissimo standard qualitativo del film, anche dal punto di vista registico. Watanabe alterna molto spesso le inquadrature tra primi piani e campi lunghi, ed è indubbio che in questo caso sia stato fatto anche per mettere in mostra l’eccezionale lavoro svolto sui disegni, sempre precisi e ottimamente delineati anche in lontananza, ma mai inadatti all’animazione.
Una cura straordinaria è stata data anche alla realizzazione degli effetti luminosi, onnipresenti in questo film per motivi di trama che è meglio non svelare, e che risultano ogni volta credibili e non incollati sullo schermo. Altro aspetto indubbiamente positivo è la scelta dei colori, estremamente variegata, variopinta e luminosa a tal punto da far sembrare ogni scena realistica in tutto e per tutto. La sensazione di cose come il bagnato, il tramonto, l’inquietudine passano anche dalla palette utilizzata, ed è indubbio che Watanabe abbia svolto un ottimo lavoro. La parte più apprezzabile di questo tripudio di disegni e animazioni è senza ombra di dubbio la costante ricerca di un simil fotorealismo che permette allo spettatore di immergersi completamente nell’atmosfera del film, grazie anche ad un eccezionale lavoro di suoni e musiche di accompagnamento che restituiscono appieno la sensazione di un viaggio negli abissi dell’oceano e del cosmo. In sostanza, una gioia per gli occhi di tutti gli amanti della realizzazione tecnica delle opere animate.
Dal punto di vista del comparto audio, invece, va detto che il film delude un po’: le musiche composte sono eccezionali per l’atmosfera che creano ogni volta e che permette una totale immersione negli abissi di questo film, ma non riescono in alcun modo a farsi ricordare dallo spettatore. C’è da dire che l’assenza di un nutrito numero di brani cantati è ampiamente giustificata dal fatto che, a livello di atmosfera, questo tipo di musica si sarebbe sposato decisamente male con il contesto della maggior parte delle scene della pellicola, ma è un’assenza che comunque pesa a fronte di moltissime scene in cui c’era spazio per inserire molti più brani cantati. Facendo un focus sul doppiaggio giapponese, colpiscono molto le voci dei personaggi. Nonostante il doppiaggio in alcuni punti sembri finto e doppiaggese, va detto che sono altrettanti i momenti in cui l’emozione supera ogni barriera linguistica e riesce a comunicare con lo spettatore. Ciò è valido in particolare nel caso della doppiatrice di Ruka, protagonista di scene molto toccanti nei 30 minuti finali della pellicola.
Dopo l'anteprima di Lucca Comics and Games 2019, l'ultima fatica di Watanabe arriverà nei nostri cinema il 2, 3 e 4 dicembre grazie a Nexo Digital e Dynit.
Anzitutto, va fatta una doverosa digressione su uno dei perni fondamentali di questo film: la trama. Basandosi sulla teoria scientifica dell’inseminazione spaziale, di cui è meglio non parlare per evitare il più possibile spoiler sul film, ci troviamo di fronte ad una pellicola che, seppur non sia in gran parte difficilissima da seguire, necessita in diversi punti di conoscenze pregresse per capire determinati avvenimenti. Il film, in ogni caso, con l’avanzare della trama fornisce tutte le spiegazioni necessarie per riuscire a comprendere cosa accade. Gli eventi di cui sono protagonisti Ruka, Umi e Sora, infatti, viaggiano su una linea continuamente sospesa tra reale e soprannaturale, per cui è necessario prestare molta attenzione, pena, perdersi passaggi fondamentali. Includendo questo aspetto, si può tranquillamente dire che il film riesca a scorrere da solo, senza intoppi o buchi di trama, se non fosse che più si va avanti nella storia più diventa grande un interrogativo che il film lascia allo spettatore: non è ben chiaro di cosa voglia parlare questo film.
È comprensibile il voler creare un film che lasci un sottotesto molto ampio che permetta allo spettatore di farsi la sua idea sulla pellicola, ma in questo caso è evidente come Watanabe abbia lasciato fin troppo alla libera interpretazione del pubblico. Non si riesce a comprendere se il film sia uno slice of life, un diario di viaggio o un racconto di formazione, non a causa di una narrativa confusa, ma che anzi permette una buona comprensione generale della pellicola, ma che risulta poco efficace al fine esplicativo e che non rende effettivamente chiaro quale sia il fine ultimo del film. Solo alla fine della scena post-crediti diventa più evidente cosa voglia comunicare I figli del mare, ovvero, una grandiosa celebrazione della vita in tutte le sue forme. Probabilmente, Watanabe avrebbe potuto rendere questo tema più protagonista all’interno del film, ma tutto sommato esso riesce nel suo intento narrativo anche grazie allo straordinario comparto tecnico, di cui parleremo a breve.
Prima di farlo, è necessario aprire una parentesi sui personaggi. È infatti curioso come in questa trama a risentire maggiormente del tipo di narrativa scelta siano proprio i protagonisti, i quali hanno uno svolgimento della loro caratterizzazione estremamente frammentato all’interno della pellicola. La loro evoluzione pecca di continuità e non permette quindi allo spettatore di immergersi nella loro psicologia ed empatizzare appieno. Sebbene l’inizio sia in grado di far entrare appieno lo spettatore nella psicologia di Ruka, l’evoluzione della ragazzina nel progredire della trama resta poco chiara. Discorso leggermente diverso per Umi e Sora, che sin dal primo sguardo lasciano intendere di custodire dentro di loro moltissimi segreti che, man mano, verranno svelati e sviscerati dalla trama con tutti i limiti descritti sopra. Se non fosse per i problemi di cui si è parlato prima, sarebbero state ancora più apprezzabili le ottime e frequenti scene che vedono protagonisti i genitori di Ruka. Il tema della vita passa anche attraverso loro, e nel finale saranno protagonisti di una piacevole sorpresa che lascerà lo spettatore più confortato e con la mente più chiara.
Si passa, finalmente, a parlare della realizzazione tecnica del film, e su questo lato va fatta una piccola ma fondamentale premessa: il film è stato in lavorazione per quattro anni ed è stato stanziato un budget stratosferico per la sua produzione. Queste parole dovrebbero bastare a comprendere le alte aspettative che uno spettatore ha il diritto di farsi su un film del genere. È però oggettivo che, qualunque aspettativa si possa avere su questo film, essa verrà largamente superata poiché siamo di fronte a un capolavoro di tecnica di animazione. Ogni scena, ogni inquadratura, ogni disegno è assolutamente perfetto.
Anche per ciò che concerne la CGI, ci troviamo di fronte ad un lavoro di altissimo livello. La Computer Grafica mal realizzata è spesso presente in moltissime produzioni, ma non ne I Figli del Mare: il suo utilizzo in questo film è ridotto all’osso, mirato laddove necessario e si sposa perfettamente con tutto il resto del film, non stonando mai all’occhio dello spettatore. In sostanza, ogni singola animazione, dal più piccolo movimento alla meravigliosa danza della balena presente sin dai primi trailer, è realizzata in ogni suo singolo frame in modo assolutamente impeccabile.
La prova di quanto appena affermato la vediamo all’inizio del film, nella stupenda scena della corsa di Ruka realizzata in piano sequenza, che mette subito in chiaro l’elevatissimo standard qualitativo del film, anche dal punto di vista registico. Watanabe alterna molto spesso le inquadrature tra primi piani e campi lunghi, ed è indubbio che in questo caso sia stato fatto anche per mettere in mostra l’eccezionale lavoro svolto sui disegni, sempre precisi e ottimamente delineati anche in lontananza, ma mai inadatti all’animazione.
Una cura straordinaria è stata data anche alla realizzazione degli effetti luminosi, onnipresenti in questo film per motivi di trama che è meglio non svelare, e che risultano ogni volta credibili e non incollati sullo schermo. Altro aspetto indubbiamente positivo è la scelta dei colori, estremamente variegata, variopinta e luminosa a tal punto da far sembrare ogni scena realistica in tutto e per tutto. La sensazione di cose come il bagnato, il tramonto, l’inquietudine passano anche dalla palette utilizzata, ed è indubbio che Watanabe abbia svolto un ottimo lavoro. La parte più apprezzabile di questo tripudio di disegni e animazioni è senza ombra di dubbio la costante ricerca di un simil fotorealismo che permette allo spettatore di immergersi completamente nell’atmosfera del film, grazie anche ad un eccezionale lavoro di suoni e musiche di accompagnamento che restituiscono appieno la sensazione di un viaggio negli abissi dell’oceano e del cosmo. In sostanza, una gioia per gli occhi di tutti gli amanti della realizzazione tecnica delle opere animate.
Dal punto di vista del comparto audio, invece, va detto che il film delude un po’: le musiche composte sono eccezionali per l’atmosfera che creano ogni volta e che permette una totale immersione negli abissi di questo film, ma non riescono in alcun modo a farsi ricordare dallo spettatore. C’è da dire che l’assenza di un nutrito numero di brani cantati è ampiamente giustificata dal fatto che, a livello di atmosfera, questo tipo di musica si sarebbe sposato decisamente male con il contesto della maggior parte delle scene della pellicola, ma è un’assenza che comunque pesa a fronte di moltissime scene in cui c’era spazio per inserire molti più brani cantati. Facendo un focus sul doppiaggio giapponese, colpiscono molto le voci dei personaggi. Nonostante il doppiaggio in alcuni punti sembri finto e doppiaggese, va detto che sono altrettanti i momenti in cui l’emozione supera ogni barriera linguistica e riesce a comunicare con lo spettatore. Ciò è valido in particolare nel caso della doppiatrice di Ruka, protagonista di scene molto toccanti nei 30 minuti finali della pellicola.
Per concludere, è necessario fare un riferimento a quanto detto all’inizio: questo film non comunica solo attraversa i suoi temi, attraverso la trama, ma proprio grazie alla sua realizzazione. Ogni inquadratura e ogni sequenza del film trasudano amore e rispetto per questo lavoro, una cura maniacale per l’animazione giapponese e tanta voglia di mettersi in gioco. È probabilmente questo che colpisce maggiormente de I figli del mare: è un film che punta direttamente al cuore degli appassionati.
Pertanto, I figli del mare è un film assolutamente consigliato se siete amanti dell’animazione giapponese. Nonostante la trama pecchi di chiarezza nella spiegazione dei suoi temi, il film scorre liscio come le onde durante il Libeccio ed è in grado di stupire ed emozionare grazie al suo comparto tecnico superlativo. Quando arriverà nei nostri cinema, vi consiglio assolutamente di tuffarvi in questo viaggio.
Pertanto, I figli del mare è un film assolutamente consigliato se siete amanti dell’animazione giapponese. Nonostante la trama pecchi di chiarezza nella spiegazione dei suoi temi, il film scorre liscio come le onde durante il Libeccio ed è in grado di stupire ed emozionare grazie al suo comparto tecnico superlativo. Quando arriverà nei nostri cinema, vi consiglio assolutamente di tuffarvi in questo viaggio.
Pro
- Trama che scorre senza intoppi...
- Personaggi interessanti e multicolore...
- Realizzazione tecnica superlativa
- Doppiaggio in molti punti emozionante
Contro
- ...ma dai messaggi poco chiari
- ...ma dalla caratterizzazione frammentata
- Troppo affidamento al sottotesto
- Pochi brani musicali
Non va in bici sott'acqua... Il film è per vari aspetti criptico, ma è davvero gradevole, e guardare quelle scene nella maxi-sala di un cinema è ben diverso che guardarle a casa.
Visivamente qualità eccelsa, sulla trama non è un film che può piacere a chiunque.
E adesso appuntamento al 2020 perchè ho visto il trailer di Ride your wave di Yuasa prima di questo film e non vedo l'ora di vederlo!!
Simbologia vitalistica della fertilità, continue allegorie e rimandi a Gaia, alla cosmologia animista, alla panspermia, ai riti di iniziazione e di crescita, al menarca e alle teorie di Bachofen.
Un invito esplicito a tutti gli esseri maschili a rispettare quelli femminili quali espressioni goniche della maternità e della creazione.
Mai quanto il tuo commento nella scheda del film, non mi era mai capitato di capire davvero una sola frase, quella sulla CG , ma è un ottimo spunto per ampliare il proprio bagaglio culturale, dopo il cenobitismo di Tenki no ko ho tanto altro da approfondire
Quoto tutto. Soprattutto il flm pubblicizzato per il 2020 pare molto interessante!
Nella sala dove sono stata io, alle 17, c'erano pochissime persone: due ragazze venute insieme, una nonna con la nipotina, 2 uomini di mezza età venuti ognuno per conto suo. All'inizio dei titoli di coda le 2 ragazze, nonna, nipote ed uno dei due tizi (che stava non molto distante da me e che ogni tanto ho sentito russare, per fortuna non rumorosamente) sono schizzati via, e siamo rimasti in sala solo io e l'altro tizio.
Ma la cosa più assurda è che ho visto entrare, mentre i titoli di coda ancora scorrevano e non era partito ancora l'extra, alcune persone interessate allo spettacolo delle 19,10, che così si sono inconsapevolmente spoilerate il finale!
Oddio mi dispiace per quelli arrivati convinti che stesse iniziandoXD, i titoli di coda hanno fatto vittime anche da me visto che sono l'unico rimasto in sala a vederli, ma ormai è troppo abusato questo espediente della scena post per rischiare di andarsene prima, a meno che non avessero tutti fretta ma non credo...
Vedessi cosa non faccio quando sono all'università!
Mi chiamano il sacci tua!
Lo so, a me viene sempre l'orticaria con la CG.
In particolare l'unica cosa che veramente non mi è piaciuta del film è quella scena della corsa di Ruka. Quella carrellata mi ha fatto venire in mente: "Toh guarda un videogame! Ma dove ho messo il controller?"
Immagino, si divertiranno parecchio a comprendere tutto
Quella quasi all'inizio dici? A me era piaciuta invece , anche perchè era frontale con lei che veniva verso lo schermo, di solito è il contrario, l'ho trovata affascinante.
A me ha dato proprio fastidio. E gufavo:
E magia delle magie,
Che goduria!
Che potenza sfigante, io non volevo
Comunque anche questa volta sono rimasta da sola in sala per la scena finale, io non capisco queste persone che all'arrivo dei titoli di coda scattano come molle e si precipitano fuori dal cinema manco ci fosse un allarme incendio, mah!
A scanso di equivoci: il voto lo ha fatto lievitare il comparto tecnico. Era troppo ben fatto per un qualsiasi voto sotto l’80
Comunque pure io sono rimasto fino alla fine non sapendo della scena dopo i titoli di coda, quindi mi raccomando ?
Allora il trailer è fatto pure male visto che sembra che vada sotto acqua in bici! Secondo per me andare al cinema è gradevole come per te! Soltanto ci vado solo per la roba che a mio giudizio può mertiare! E cmq in 5 che abbiamo visto il trailer e in 5 abbiamo pensato che va sotto acqua con la bici vedi un po te! Buona visione
Siete cinque nella community animata eh, non 5/5
Comunque, film visivamente bellissimo, disegnato splendidamente senza abusare della CG.
Film affascinante, non di immediata comprensione, ma che fa molto riflettere sulla vita e i suoi misteri, per me denso di rimandi e simbolismi. Da vedere più di una volta.
Certo che di stranezze se ne vedono in giro, dire che un film non merita solo vedendo il trailer, siamo messi male... va bè se uno parte con questo presupposto... Non vado a vedere un film al cinema perchè c'è una in bici sott'acqua? Ma che ragionamento è? Che poi in bici sott'acqua non ci è mai andata... Per curiosità, cosa merita di essere visto al cinema secondo te sempre parlando di anime?
Ma anche se fosse che problema c'è?
Ho visto cose più assurde nella realtà che nella fantasia!
Concordo in pieno!
Che poi c'è... quella scena è pura immaginazione di Ruka se non ricordo male... di che cosa stiamo parlando???
Esatto. Pedala contro la pioggia e le da la sensazione di essere nel mare.
Forse sono dei poveracci come me che rischiano di perdere il treno. Io l'ultima volta son rimasto fino alla fine, per poi correre come un cretino e vedere il treno che mi partiva davanti. :s
Se vuoi saperlo penso che chiunque guardi la trama e il trailer prima di scegliere un film! Per me è regola vedere in sala solo quello che giudico valido dalla trama e trailer, in parole povere mi hanno fatto sotterrare! Se poi a voi è piaciuto ben venga! Non ho mai detto che è brutto e non ho mai dato una valtuazione mi sembra. Rimango della mia idea preferisco aspettare e non pagare per vederlo. Non per i soldi ma perché credo che il cinema deve essere un occasione, solo così per me rimane bello andarci e non mi viene a noia. Quando lo vedrò streaming vai tranquillo che se mi piacerà lo valuterò bene. Scusatemi se lo ho classificato non da maxi schermo e scusatemi pure se hanno messo quella che va in bici sotto acqua nel trailer o sotto la pioggia. Buon proseguimento
Ma ti rendi conto che stai escludendo a priori la visione di un film basandoti su una tua singola impressione (sbagliata) presa da un trailer?
Ma sto dicendo che è brutto per caso???? Sto dicendo quello che si vede accompagniato da un mio modo di fare! Sei sasso o cosa? Sto parlando con un mattone?
Tranquillo, per come lo avevi scritto era fraintendibile, sono d'accordissimo con te nel non andare a vedere tutto al cinema, soprattutto qualcosa che non ti convince dal trailer, solo da come lo avevi scritto sembrava che tu lo escludessi a prescindere e traspariva dalle tue parole che saresti stato sicuro che non ti sarebbe piaciuto. Scusami per il fraintendimento ma sembrava solo che tu non andassi a vederlo semplicemente per una scena di un trailer da 90 secondi su un film di 116 minuti, per altro scena che hai interpretato male e non è certo il trailer a essere fatto male, da nessuna parte viene detto: "questa è una storia di una ragazzina che va in bici sott'acqua", e pure se fosse, come scritto da altri se ci fosse stata una cosa del genere perché mai si dovrebbe escluderne la visione?
Innanzitutto ti calmi caro, nessuno ti sta mettendo sotto accusa. Ti viene fatta notare l'illogicità del tuo modo di ragionare
Posso capire, ma personalmente piuttosto che perdermi la fine di un film che ho pagato per vedere, preferisco prendere con calma il treno dopo o rinunciare al film se non esiste una corsa successiva. Questo perché so che non riuscirei a godermi il film col pensiero del treno e l'ora da tener d'occhio.
Purtroppo io vivendo in paese devo conviverci o non potrei vedere niente, però ovviamente rimango fino a quando non spengono lo schermo. Per questo non riuscirò ad andare e mi dispiace molto, col BD mi perderò gran parte della magia ma giorni e orari son quelli che sono...
Complimenti a CrisTheTuber per la bella recensione: non è un film facile su cui scrivere!
Ho due soli "appunti" rispetto a quanto hai scritto: il primo è non è detto che un’opera voglia per forza “andare a parare da qualche parte”, a volte vuole solo indicare dei temi e mostrare uno dei modi per svilupparli...
Io l’ho inteso così e me lo sono goduta tantissimo lasciandomi affascinare dai giochi meravigliosi sullo schermo (e come @mirokusama credo di poter dire che ho amato ogni singolo dettaglio visivo ) so che se iniziassi ad analizzare come sono stati trattati i vari temi (e ne sfiora parecchi: dalla panspermia al lamarkismo, Gaia, forme di sapere soterico e chi più ne ha più ne metta) troverei la trattazione lacunosa - e anche errata per quanto riguarda quelli scientifici – quindi, vado un po’ controcorrente rispetto a quanto scritto da diverse persone e dico che, secondo me, è da guardare senza porsi troppe domande per goderlo al meglio: come si guarda uno spettacolo di un prestigiatore
Ah, il secondo appunto è che io non ho sentito la mancanza di brani musicali, dipende credo dai gusti, io mi sono goduta lo splendido sonoro del vento e del mare
Amico Fritz, i trailer son creati in modo tale da scegliere successivamente se andare o meno al cinema a buttare i soldi per possibili boiate.
Illogica di cosa scusami se tutti ragionano come te vanno a vedere tutti i film che passano in una sala senza sapere nemmeno a cosa andrai in contro bohhh...
Guarda è semplicissimo:
1) Affermi che non andrai al cinema a guardare "una tipa che va in bicicletta sotto acqua" (parole tue)
2) Ti viene fatto notare che così non è
3) Ti arrampichi sugli specchi
Questo è quanto. Poi nessuno ti obbliga, ma se la tua motivazione per non andare è "c'è una tipa che va sott'acqua con la bicicletta", sappi che non c'è niente del genere, quindi vai pure a guardare il film con l'animo sereno
Mica è un film Disney ?
Praticamente vediamo che
Avrei voluto spiegartelo meglio, ma il film è davvero complesso e credo di aver bisogno di una seconda visione o, meglio, di leggere il manga, per comprenderlo del tutto, dato che a quanto pare hanno pure tagliuzzato un bel po', tanto da togliere alcuni passaggi importanti per la piena comprensione del messaggio.
Puro gusto personale
Ci sono un sacco di momenti in cui si sarebbe sposata bene una colonna sonora cantata
Poi ovvio che non voglio vedere Frozen
Esatto. Piú che le canzoni, avrei preferito un minimo di chiarezza in più su alcuni eventi. Nonostante questo però, è un film che merita assolutamente di essere visto
Ti ringrazio. In effetti credo di avere bisogno anche io di rivederlo perché non l ho compreso a pieno
Il film è bello, ma richiede molta concentrazione, e la mia è calata molto nella scena in cui Ruka
Alla fine per fortuna non è andata così, ma credo di essermi un po' persa proprio in quella scena, infatti non ricordo nemmeno se la scena in cui
Io onestamente l'ho interpretata proprio così.
Ruka in un certo senso ha
In questo consisteva in sostanza la "cerimonia".
E anche Umi ha ruolo simile, soprattutto nella scena in cui
Poi a mia memoria è raro poter ammirare in un'opera giapponese una simile concentrazione di simbologie: Igarashi non si rifà solo al già nutrito calderone del sincretismo spirituale nipponico, ma estrapola concetti e rimandi da svariate epoche e connotazioni ideologiche, in quello che simbolicamente è un ritorno primigenio all'origine della vita.
Tecnicamente 4°C ha fatto un capolavoro, vederlo al cinema è un'esperienza mistica. E veramente i brani cantati? Dai, Hisaishi ha fatto una delle colonne sonore più splendidamente minimaliste e reichiane (nel senso di Steve, non della Germania degli anni '30) della sua carriera; trovarsi qualche dubbia popstar giapponese che gorgheggia su una chitarra acustica sarebbe un attimino fuori posto
A me sta benissimo che tu realizzi un Affascinante affresco panteista della fertilità femminile secondo la teoria di Gaia mediata da un menarca psicogeno ossequioso della potnia theron (cit.), io non saprò di cosa hai parlato ma posso addurlo a una mia mancanza, ma almeno gli elementi tangibili, il contesto in cui si svolge la vicenda, penso che devi farmeli funzionare, e i Figli del Mare ha diversi 'difetti' in questo senso: ad esempio ha molti personaggi che alla fine risultano o inutili o onniscienti senza apparente motivo,
Un altro dubbio è il contesto familiare di Ruka, volutamente presentato in un maniera che si può definire solo o sciatta o lacunosa, e che rappresenta però una componente importante per lo sviluppo psicologico della ragazza; quest'ultima non ha alcun rapporto con la madre, davvero fino a dopo l'epilogo non le rivolge mai la parola, ma noi non sappiamo mai per quale motivo. La madre ci viene fatta intuire all'inizio come una figura assente dedita all'alcool (il che sarebbe stato pure interessante perchè di solito è il padre che fa questa parte...) ma in realtà scopriamo che è una professionista straordinaria, che non lavora però per chissà quale motivo. Il padre di Ruka è una figura completamente assorbita nel suo lavoro, penseresti che abbia lasciato la famiglia e invece te lo ritrovi in casa come se fosse nulla, bene, è arrivato il momento di sapere perchè a questo punto....ma no, lui non fa niente se non andarsene tranquillo e beato perchè oh, non ha rapporti con la moglie, la figlia fa quello che vuole e le due donne non si sopportano ma "abbiamo sempre una casa dove tornare!", e che allegria in quella casa....
Oltre questo ci sono altre situazioni che mi sembravano inspiegabili e non inerenti all'argomento fantastico principale, come apparizione misteriose nel momento giusto senza spiegazioni o atteggiamenti strani dei personaggi.
Vogliamo far passare tutto questo in virtù della possibilità di poter spaziare liberamente nelle meravigliose visioni oniriche che il film propone? A me sta anche bene, ma è legittimo anche il pensiero contrario di chi non voleva che gli venisse spiegata ogni cosa a menadito magari ma che fosse almeno indirizzato verso una riflessione che io, ripeto evidentemente nella mia ignoranza, non ho potuto fare, in un contesto che non ponesse altre domande quando non dovevano essercene.
Nota a margine, posso raccontare un evento come esperienza personale avuta al cinema, c'era in sala con me un gruppo di quattro ragazze che avevano deciso di vedere il film avendo già letto il manga, cosa riscontrabile dalle loro reazioni estasiate alla comparsa di Sora o alla scena
Dai, non citare me, che io sono peggio di Cannarsi con le sciorinate pazzoidi!
A mia discolpa posso dire che io non sono un adattatore però!
Ma non scherziamo, Cannarsi complica l'ovvio, tu ovvii il complicato, hai fornito un'interpretazione che io non avevo, certo non ho capito tutti i termini ma proprio per questo l'ho citata, perché mi ha trasmesso le stesse sensazioni del film XD
E al contrario di Cannarsi qui non c'è nessun intento canzonatorio, anzi, sono convinto che una conoscenza maggiore da parte mia di quanto hai scritto mi avrebbe aiutato sicuramente a godermi di più la visione del film.
Un racconto di formazione ambientato in un'estate che si trasforma in un rito iniziatico e tribale dai lati ecologisti.
Una storia di crescita, dai tratti alchemici, dove la protagonista deve superare diversi ostacoli e vivere diverse esperienze, come l'educazione sessuale e il riconciliamento con la famiglia e gli amici, per maturare e trovare il proprio posto nell'universo.
Un'immensa celebrazione della vita in ogni sua manifestazione che assume le forme di un trattato di mistica incentrato sul ricongiungimento con l'Assoluto.
Un percorso ascetico dove il femminile e il maschile e la triade cosmica composta da cielo, mare e terra, richiamando la simbolistica della Triquetra e del Tomoe shintoista, generano una nuova nascita.
Un sentiero spirituale dove l'ātman ritorna al Brahman in un vortice non-dualista.
Un flusso panteista e spinoziano in cui ogni ente è formato dalla stessa creta, dalla stessa materia, dal dharma buddhista, dove la semplice somiglianza diventa identità, diventa Uno e l'Uno è Tutto.
Un'opera stupefacente e sperimentale dove gli opposti, come lo Yin e lo Yang taoisti, sono complementari tra loro e dove il mare è un'entità generatrice come nel pensiero di Talete.
Un bildungsroman che scorre come l'acqua tra la filosofia occidentale e orientale, tra Parmenide e Plotino, tra l'Advaita Vedānta, il taoismo e il buddhismo.
Non so se anche tu ci hai intravisto un riferimento
Non so se Watanabe e/o Igarashi volessero fare questo tipo di richiami, ma dato che all'inizio del film
Ma ovviamente queste sono solo speculazioni mie basate su pochi frame d'immagine tra l'altro.
Grazie mille!
Sicuramente questo è un film che vuole rifarsi alla dimensione del folklore e del mito. Quindi i tuoi sono indubbiamente accorgimenti sensati.
Detto questo, sto leggendo diversi pareri che lamentano un'eccessiva cripticità, pareri con i quali non concordo. A mio avviso, se si ha il giusto bagaglio culturale alle spalle, il film risulta chiaro o, perlomeno, in buona parte comprensibile. Inoltre è lo stesso film ad offrirti le chiavi per interpretarlo. Certo, bisogna saper ascoltare e riuscire a collegare tutti i fili del discorso.
In ogni caso sono veramente contento che un'opera come questa sia arrivata sui nostri lidi.
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