La divisa scolastica giapponese è un argomento che fa spesso parlare di sè: a volte nel bene come ad esempio da chi fa cosplay, a volte nel male quando diventa il simbolo di regole assurde balzate spesso agli onori della cronaca.
Non stupisce quindi che un gruppo di studenti, insegnanti e avvocati abbia aperto una petizione per dare il diritto di scegliere se indossare oppure no un'uniforme a scuola raccogliendo quasi 19.000 firme a sostegno della causa. Alla fine di marzo la petizione è stata quindi presentata al Ministero dell'Istruzione giapponese.
Il tutto nasce grazie a Hidemi Saito, pseudonimo scelto da un insegnante di una scuola nella Prefettura di Gifu, supportato anche da studenti, altri insegnanti, avvocati, uomini d'affari e attivisti. La raccolta di firme è stata intitolata "Sei libero di scegliere di non indossare l'uniforme nella tua scuola?" ed è stata creata perché secondo Saito le divise scolastiche non sembrano influenzare il comportamento degli studenti.
Infatti da giugno dello scorso anno, nell'istituto dove lavora, nell'ambito dei provvedimenti atti a contenere la diffusione del coronavirus, è stato permesso ai ragazzi di indossare oltre all'uniforme anche abiti casual in modo da permettere di lavare più spesso le divise. Di conseguenza, metà degli studenti indossava le loro uniformi e metà i loro vestiti normali. E questo non ha portato nessun tipo di problema, anzi: essere liberi di scegliere ha portato ad un ambiente scolastico più confortevole.
Quindi Saito ha deciso di far partire questa petizione perché crede che le scuole giapponesi abbiano troppe regole eccessivamente restrittive e dannose per la salute mentale degli studenti. Secondo un sondaggio condotto dal Ministero dell'Istruzione, regole scolastiche troppo rigorose sono state la ragione per cui 5.500 bambini non sono andati a scuola nel 2019.
"Come professore", ha detto Saito, "è doloroso sapere che ci sono studenti feriti da queste regole e che alcuni di loro perdono lezioni e quindi imparano meno a causa di esse."
Saito crede che le uniformi possano essere dannose per una serie di ragioni che ha elencato nella petizione. Prima di tutto non tengono conto dei sentimenti degli studenti transgender, costretti a indossare l'uniforme sbagliata. Inoltre le uniformi sono anche estremamente costose e, ultimo ma non meno importante, la feticizzazione delle uniformi scolastiche rende spesso le studentesse un bersaglio per i pervertiti.
Ma come si può capire dal titolo della petizione, Saito non sostiene l'abolizione totale delle uniformi, ma crede nella libertà di scelta. Egli infatti ha fatto notare che in un sondaggio del 2016 condotto dall'Asahi Shimbun l'opinione degli studenti era divisa in modo molto uniforme. Mentre alcuni si irritano per le restrizioni imposte da una divisa, altri preferiscono indossarle perché aiutano ad esempio a nascondere le differenze di reddito.
Ma non è sempre facile: in alcune scuole si è deciso ad esempio di lasciar scegliere alle studentesse se indossare la divisa con la gonna o con i pantaloni. Purtroppo è passato il messaggio che se indossi i pantaloni allora stai dichiarando di essere LGBT e quindi pochissime lo fanno.
Ecco perché Saito chiede al governo di consentire agli studenti di scegliere se vogliono indossare l'uniforme o i loro vestiti di tutti i giorni, in modo che gli studenti possano avere la libertà di decidere cosa vogliono indossare.
Nello specifico, la petizione ha chiesto al Ministero giapponese dell'Istruzione, della Cultura, dello Sport, della Scienza e della Tecnologia i seguenti quattro punti:
1) Che il Ministero chiarisca se le scuole hanno il diritto di obbligare gli studenti a indossare uniformi scolastiche che non amano o che non possono indossare.
2) Che il Ministero conduca uno studio a livello nazionale sulle regole e la praticità delle uniformi scolastiche e dei codici di abbigliamento.
3) Che il Ministero chiarisca se le scuole dovrebbero creare un sistema in cui pubblicano le regole scolastiche sulla loro home page in un forum aperto dove studenti e genitori possano esprimere le loro opinioni in merito.
4) Che il Ministero chiarisca se le scuole debbano abrogare immediatamente le regole che possano influire sulla salute mentale degli studenti.
Saito ha anche incluso, in modo non ufficiale, che il Ministero emani una serie di linee guida riguardo alle regole scolastiche da ritenersi appropriate.
La petizione di Change.org è stata presentata al Ministero dell'Istruzione il 26 marzo con 18.888 firme, ma è ancora aperta.
I commenti sul sito sono molti:
"Il fatto che le studentesse non possano indossare pantaloni o anche collant in inverno è una totale violazione dei diritti umani".
"Non avevamo le uniformi al mio liceo e ciò non ha causato particolari problemi."
"Le scuole elementari consentono ai bambini di indossare abiti normali, quindi non capisco perché alle medie e alle superiori siano necessarie le uniformi. Non mi piace molto l'idea che tutti debbano avere lo stesso aspetto."
"Le uniformi sono obbligatorie perché è conveniente per l'amministrazione. Come le uniformi della prigione, hanno lo scopo di sopprimere l'identità degli studenti".
"Penso che abbia senso lasciare che gli studenti scelgano, che indossino abiti appropriati per la stagione e che si adattino a generi diversi".
"Ho la dermatite atopica, ma non potevo nasconderla con la gonna. È stato difficile."
"L'uniforme per mio figlio mi è costata quasi 90.000 yen (quasi 700 euro)".
Con questa petizione e con i suoi numerosi sostenitori, Saito spera che le scuole giapponesi possano usare la "nuova normalità" creata dalla pandemia come esempio per creare una "nuova normalità" anche dopo. "Le scuole stanno cambiando a causa del virus. Ora è il momento perfetto per cambiare finalmente le regole. Potrebbe essere l'ultima possibilità per i prossimi decenni".
Il Ministero non ha ancora rilasciato una risposta ufficiale ma si spera che il cambiamento sia davvero prossimo per le scuole giapponesi.
Fonte consultata:
SoraNews
Non stupisce quindi che un gruppo di studenti, insegnanti e avvocati abbia aperto una petizione per dare il diritto di scegliere se indossare oppure no un'uniforme a scuola raccogliendo quasi 19.000 firme a sostegno della causa. Alla fine di marzo la petizione è stata quindi presentata al Ministero dell'Istruzione giapponese.
Il tutto nasce grazie a Hidemi Saito, pseudonimo scelto da un insegnante di una scuola nella Prefettura di Gifu, supportato anche da studenti, altri insegnanti, avvocati, uomini d'affari e attivisti. La raccolta di firme è stata intitolata "Sei libero di scegliere di non indossare l'uniforme nella tua scuola?" ed è stata creata perché secondo Saito le divise scolastiche non sembrano influenzare il comportamento degli studenti.
Infatti da giugno dello scorso anno, nell'istituto dove lavora, nell'ambito dei provvedimenti atti a contenere la diffusione del coronavirus, è stato permesso ai ragazzi di indossare oltre all'uniforme anche abiti casual in modo da permettere di lavare più spesso le divise. Di conseguenza, metà degli studenti indossava le loro uniformi e metà i loro vestiti normali. E questo non ha portato nessun tipo di problema, anzi: essere liberi di scegliere ha portato ad un ambiente scolastico più confortevole.
Quindi Saito ha deciso di far partire questa petizione perché crede che le scuole giapponesi abbiano troppe regole eccessivamente restrittive e dannose per la salute mentale degli studenti. Secondo un sondaggio condotto dal Ministero dell'Istruzione, regole scolastiche troppo rigorose sono state la ragione per cui 5.500 bambini non sono andati a scuola nel 2019.
"Come professore", ha detto Saito, "è doloroso sapere che ci sono studenti feriti da queste regole e che alcuni di loro perdono lezioni e quindi imparano meno a causa di esse."
Saito crede che le uniformi possano essere dannose per una serie di ragioni che ha elencato nella petizione. Prima di tutto non tengono conto dei sentimenti degli studenti transgender, costretti a indossare l'uniforme sbagliata. Inoltre le uniformi sono anche estremamente costose e, ultimo ma non meno importante, la feticizzazione delle uniformi scolastiche rende spesso le studentesse un bersaglio per i pervertiti.
Ma come si può capire dal titolo della petizione, Saito non sostiene l'abolizione totale delle uniformi, ma crede nella libertà di scelta. Egli infatti ha fatto notare che in un sondaggio del 2016 condotto dall'Asahi Shimbun l'opinione degli studenti era divisa in modo molto uniforme. Mentre alcuni si irritano per le restrizioni imposte da una divisa, altri preferiscono indossarle perché aiutano ad esempio a nascondere le differenze di reddito.
Ma non è sempre facile: in alcune scuole si è deciso ad esempio di lasciar scegliere alle studentesse se indossare la divisa con la gonna o con i pantaloni. Purtroppo è passato il messaggio che se indossi i pantaloni allora stai dichiarando di essere LGBT e quindi pochissime lo fanno.
Ecco perché Saito chiede al governo di consentire agli studenti di scegliere se vogliono indossare l'uniforme o i loro vestiti di tutti i giorni, in modo che gli studenti possano avere la libertà di decidere cosa vogliono indossare.
Nello specifico, la petizione ha chiesto al Ministero giapponese dell'Istruzione, della Cultura, dello Sport, della Scienza e della Tecnologia i seguenti quattro punti:
1) Che il Ministero chiarisca se le scuole hanno il diritto di obbligare gli studenti a indossare uniformi scolastiche che non amano o che non possono indossare.
2) Che il Ministero conduca uno studio a livello nazionale sulle regole e la praticità delle uniformi scolastiche e dei codici di abbigliamento.
3) Che il Ministero chiarisca se le scuole dovrebbero creare un sistema in cui pubblicano le regole scolastiche sulla loro home page in un forum aperto dove studenti e genitori possano esprimere le loro opinioni in merito.
4) Che il Ministero chiarisca se le scuole debbano abrogare immediatamente le regole che possano influire sulla salute mentale degli studenti.
Saito ha anche incluso, in modo non ufficiale, che il Ministero emani una serie di linee guida riguardo alle regole scolastiche da ritenersi appropriate.
La petizione di Change.org è stata presentata al Ministero dell'Istruzione il 26 marzo con 18.888 firme, ma è ancora aperta.
I commenti sul sito sono molti:
"Il fatto che le studentesse non possano indossare pantaloni o anche collant in inverno è una totale violazione dei diritti umani".
"Non avevamo le uniformi al mio liceo e ciò non ha causato particolari problemi."
"Le scuole elementari consentono ai bambini di indossare abiti normali, quindi non capisco perché alle medie e alle superiori siano necessarie le uniformi. Non mi piace molto l'idea che tutti debbano avere lo stesso aspetto."
"Le uniformi sono obbligatorie perché è conveniente per l'amministrazione. Come le uniformi della prigione, hanno lo scopo di sopprimere l'identità degli studenti".
"Penso che abbia senso lasciare che gli studenti scelgano, che indossino abiti appropriati per la stagione e che si adattino a generi diversi".
"Ho la dermatite atopica, ma non potevo nasconderla con la gonna. È stato difficile."
"L'uniforme per mio figlio mi è costata quasi 90.000 yen (quasi 700 euro)".
Con questa petizione e con i suoi numerosi sostenitori, Saito spera che le scuole giapponesi possano usare la "nuova normalità" creata dalla pandemia come esempio per creare una "nuova normalità" anche dopo. "Le scuole stanno cambiando a causa del virus. Ora è il momento perfetto per cambiare finalmente le regole. Potrebbe essere l'ultima possibilità per i prossimi decenni".
Il Ministero non ha ancora rilasciato una risposta ufficiale ma si spera che il cambiamento sia davvero prossimo per le scuole giapponesi.
Fonte consultata:
SoraNews
Questo finché ci si limita alla divisa, tutte le estremizzazioni fisiche di cui si è spesso parlato sul sito (tipo quelle di chi è costretto a tingersi i capelli di nero nonostante siano naturalmente castani) invece è bene che vengano eliminate e dimenticate al più presto...
Probabilmente la soluzione migliore starebbe nel mezzo. Dare magari ai ragazzi la possibilità di scegliere tra un range di capi, tutti aventi chiaramente stessi colori e stile, così da permettere abbinamenti più liberi (eliminando, ad esempio, la gonna obbligatoria per le ragazze).
In quel caso sì che mi sarebbe piaciuto che fosse obbligatorio!
"è stato permesso ai ragazzi di indossare oltre all'uniforme anche abiti casual in modo da permettere di lavare più spesso le divise. [...] E questo non ha portato nessun tipo di problema, anzi: essere liberi di scegliere ha portato ad un ambiente scolastico più confortevole."
stima per il prof XD
Al posto loro, io morirei di freddo.
Fra l'altro le gonne sono spesso alquanto corte (e se una è più cicciottella?), il che lascia intendere che chi ha istituito certe regole doveva essere un pervertito, oltre che maschilista (ok, il Giappone è maschilista).
E pensare che qui in Italia ci sono limiti opposti!
Però sinceramente quando alle medie dovevo indossare il classico grembiule nero non mi dispiaceva più di tanto, perché non ero costretta a lambiccarmi troppo il cervello su cosa indossare ogni mattina, una vera seccatura quando si ha fretta. E comunque non avrei mai avuto il coraggio di indossare divise come queste, anche perché sono sempre stata molto freddolosa. Mi diverte comunque immaginare la reazione della mia prof. d'italiano di allora se una studentessa si fosse presentata in classe con un abbigliamento del genere!
Come detto da te, Sonoko, qualche maschilista pervertito...
Io sarei morta di vergogna, anche perché nella mia classe al liceo c'erano diversi ragazzi davvero irritanti, di cui 3 ripetenti ed un pervertito dichiarato (sì, se ne vantava), il classico tipo che nei manga si mette tot. gradini sotto ad una studentessa per guardare di che colore ha l'intimo. Secondo me da anziano diventerà tale e quale ad Happosai.
Non usiamo però ogni scusa per continuare a confermare che il Giappone sia maschilista, perché si ottiene al massimo l'effetto contrario.
Le gonne sono corte o lunghe ma in genere c'è un parametro minimo di lunghezza. Non è raro sentire storie di ragazze che per distinguersi e vestirsi come vogliono arrotolano la gonna in vita per accorciarla di qualche centimetro in chiara contravvenzione delle regole: qui non è il paese maschilista, è una scelta individuale.
Penso sia più probabile che la scelta della gonna fosse in linea con i tempi, come da noi in fondo era più facile che si indossasse rispetto ai pantaloni, mentre oggi non si fa più questo discorso.
Io non ho un'opinione in particolare in merito alla scelta della divisa. Da un lato, ma più da spettatore e osservatore, è una tradizione che mi piace. Sono cresciuto con prodotti che riportano questo immaginario scolastico che non ho mai vissuto e che mi attira e forse è anche un po' idealizzato. Dall'altro penso che sarei stato contrario a trovarmi nella situazione di avere un vestiario imposto con già la difficoltà a trovare vestiti che mi piacciano e che mi stiano comodi.
Non so quindi come sia realmente visto da chi la situazione la vive culturalmente. Inoltre non conosco l'effettivo effetto delle motivazioni indotte al suo utilizzo (che sulla carta mi paiono sensate, penso al discorso del pareggiare le persone per quanto riguarda aspetto e stato economico).
Totalmente d'accordo, si possono togliere alcune regole assurde (es. tingersi i capelli) e dare alle ragazze la possibilità di scegliere tra gonna (con o senza collant) o pantaloni (pensati appositamente per essere indossati da una ragazza)
e ha ragione, poffarbacco! Gambe nude d'inverno, e non è che in Giappone faccia caldo. E' una cosa vergognosa. Neanche i collant, siamo all'assurdo.
Non so più cosa dire, il mondo è davvero pieno di estremi: da una parte abbiamo i paesi dove obbligano le donne a infilarsi in un sacco con due buchi per gli occhi, dall'altra abbiamo questi intelligentoni che mettono figlie e nipoti seminude per le strade col ghiaccio e le temperature sotto zero.
(Non a caso la maggior parte delle leggi, in molti paesi, le fanno ancora gli uomini, specie quando riguardano le donne)
Strano però, ho visto che in diversi manga le ragazze indossavano i collant in inverno...
Magari qualche istituto scolastico s'è messo una mano sull'inesistente coscienza (invece che sulla patta dei pantaloni
Spero quasi tutti!
Anche perché poi qua parliamo di ragazzi che vanno a scuola, non in un'accademia militare. Dovrebbero essere liberi di vestirsi come vogliono (nei limiti della decenza ovvio).
Siamo nel 2021 e il Giappone continua a essere una nazione anacronistica, troppo moderna da una parte, e troppo legata a regole e tradizioni stupide e inutili dall'altra.
Sarebbe bello se l'obbligo della divisa scolastica venisse adottato anche nelle altre nazioni.
- dare un senso di appartenenza alla propria scuola (specie se prestigiosa)
- far capire che dentro la scuola siamo tutti alla pari
Chiaramente, a qualcuno (per esempio chi vuole fare lo splendido/a rispetto ai propri compagni) questa cosa non piace, visto anche il crescente individualismo.
Poi è chiaro che la divisa deve essere comoda e sobria... Comunque mi è capitato di vedere degli studenti a Tokyo e Kyoto e non mi pare avessero 'ste divise da maniaci
Condivido l'idea di lasciare la possibilità di scegliere...e spero che questo possa essere un primo passo per eliminare alcune regole troppo rigide che vengono applicate in alcuni istituti...
Rimane che sono sostenitore del fatto che le ragazze devono avere come parte della divisa invernale dei collant o comunque delle calze che le permettono di non patire il gelo dell'inverno giapponese. Non penso che indossare dei guanti o una sciarpa o un berretto sia visto come sbagliato; Le calze non dovrebbero essere da meno!!
E' corretto dare più libertà e limitare i vicnoli presenti nelle scuole giapponesi abolendo certe regole assurde.
Sui pantoloni per ragazze onestamente non capisco perchè dovrebbero essere associate a lgbt (a parte... e se anche fosse? Nella loro tv vi sonod iversi personaggi simili, anche nelle trasmissioni per bambini della NHK) d'altronde buona parte delle donne che lavorano vanno in ufficio coi pantaloni.
Sulla lunghezza delle gonne da quello che ho visto in Giappone, alcune scuole prevedono sia gonne corte che lunghe. Forse più che "abolirle" renderle più "elastiche".
Quando andavo a scuola ci mancava poco che la gente veniva in mutande, un minimo di disciplina serve poi per imparare a stare al mondo, in fin dei conti la scuola è un istituzione pubblica e merita rispetto.
Poi fuori dalla scuola ti vesti come vuoi.
Infatti anche in Occidente le scuole più prestigiose hanno la divisa scolastica, quelle dove si forma la futura classe dirigente.
Divisa che è un bel simbolo di uguaglianza in un luogo dove è necessario prima di tutto impegno, dedizione, concentrazione, serietà. Alla fine credo che in Giappone basti solo eliminare gli aspetti più estremi, come il divieto di usare i collant(che comunque credo che riguardi solo una piccola minoranza delle scuole) o cose simili. Inoltre quando sono stato in Giappone ho visto tantissime divise scolastiche, sia quelle delle medie che quelle delle superiore, e nessuna mi è sembrata inadeguata, anzi.
Ma anche no, è una proposta senza senso in quanto si elimina il significato stesso della divisa. Ma davvero le persone non riescono a non esprimere la propria individualità in qualsiasi contesto ed in qualsiasi occasione. Devono per forza mostare al mondo l'ultimo abito firmato?
Ma mica in tutte le scuole è vietato indossare della calze. Io penso che su AC si siano scritti degli articoli sui casi limite, che proprio per questa ragione hanno suscitato scalpore anche in Giappone. Un po' come la regola di una scuola che non permetteva agli studenti di fidanzarsi...sono eccezioni, se fosse la normalità non si scriverebbero articoli a riguardo solo adesso. È su questi casi limite che bisogna intervenire, ma lo si deve fare in maniera chirurgica, non eliminando del tutto la divisa scolastica. Se fosse la normalità non sarebbero state raccolte solo 19000 firme che è praticamente nulla, mancano un paio di zero per diventare un numero da prendere in considerazione.
Per quanto riguarda la divisa, penso sia il singolo istituto a dover decidere, però è assurdo che non venga presa in considerazione l'opinione degli studenti visto che i regolamenti rigardano direttamente loro.
Non sono contraria alla divisa però sto parlando da persona adulta; so per certo che da asolescente essere obbligata a portarla mi avrebbe dato un fastidio pazzesco visto che ho avuto problemi di vestiario persino al mio liceo.
Inoltre, mi chiedevo se davvero 19.000 sono da considerarsi poche visto che si parla di un paese come il Giappone, dove espersi così tanto non è visto molto di buon occhio e firmare una petizione del genere potrebbe avere ripercussioni sulla carriera scolastica.
Esattamente, ma oggi in questa società iperindividualistica sembra che queste siano le battaglie da combattere. Che poi vedendo come si vestono le persone durante il loro tempo libero...meglio evitare altri commenti...
Però certo su alcune storture andrebbe proprio aggiustato il tiro. Ad esempio 700 € per una divisa mi sembra un furto.
A 'sto punto tanto vale andare da Armani. Sempre conformismo è, ma è conformismo "di classe"!
Più che il tema divise, io fossi in loro affronterei temi umanamente più importanti, tipo il bullismo o l'imposizione del colore dei capelli e dell'intimio da parte del corpo docenti.
L'idea dietro l'uniforme è appunto quella di uniformare, ma stai sicuro che la differenze di reddito si vedono anche con la divisa (tra cellulari e altri oggetti personali); inoltre non so che scuole avete fatto voi, ma nelle mie era vietato mettere i pantaloni corti sopra il ginocchio e per le maglie al massimo potevano essere a mezze maniche, quindi nessuno era vesito in maniera indecente.
Non sono contro l'uniforme, ma se la vogliono tenere dovrebbero renderle perlomeno più economiche e permettere alle ragazze di scegliere tra gonna e pantaloni (o almeno date il permesso di mettere dei collant, d'inverno uno congela altrimenti).
Personalmente, se mi avessero costretto a comprare un'uniforme da 700 euro e anche dover per forza tenere la gonna, mi sarei rifiutata di andare lmao
Di mio posso dire che l'ho indossata alle elementari e neanche per tutti gli anni!!
P.S.: 700.00€ per una divisa, chi la fa Gucci?!!
Hai tutta la mia stima
Questo è l'unico punto degno di nota. Non vedo l'utilità di abolire le uniformi scolastiche se non per favorire un imbarbarimento della popolazione.
In un paese come il Giappone poi, dove il mondo del lavoro da veramente schiaffi sui denti a chi non si allinea, tutto ciò è una enorme perdita di tempo e risorse.
Noi invece consci di quello che rappresenta guardiamo loro e apprezziamo un modello più rigido e disciplinato. In passato ricordo che si era parlato del ritorno alla divisa anche nelle nostre scuole,
ma poi deve essere naufragato da qualche parte. Come molti non credo sia sbagliato, alla fine non
si va a scuola per mostrare l'ultimo acquisto alla moda. Dall'asilo al luogo di lavoro si avrà sempre
una divisa, sbagliato o giusto nel tempo liberò si può sempre girare "come si vuole" ma determinati ambienti richiedono una certa etichetta. Che sia il modello imposto dalla società e una regola che vale per tutti ma anche una questione di rispetto verso tutti.
Discorso soldi e via dicendo va sicuramente migliorato. Noi che abitiamo nel "sussidistan" siamo avvantaggiati. Che costino 100 o 1000 di solito non importa, al danno della gente comune qualcuno che fa il "furbo" ci mangia sempre sopra. (basta vedere quello che sono riusciti a fare con delle mascherine e l'idea dei banchi a rotelle)
I banchetti li ho visti montati in fabbrica (sono stati pensati sul modello "inglese" per poggiare il tablet) non riuscire a posare un libro a causa delle dimensioni era qualcosa di epico.
E' una costrizione che non capisco.
Sono sicuro che nelle scuole giapponesi c'è l'aria condizionata, a differenza di quelle italiane dove bisogna portarsi il ventilatore da casa.
E comunque, prova ad andare al lavoro vestito a sentimento e vedi se non ti coprono di insulti.
adoro le uniformi alla marinaretta...
Contando che c'è un motivo specifico per cui indossi la divisa, che non è obbligatorio andare a fare sport, che l'abbigliamento sportivo nasce prima dal rendere più efficiente possibile il praticarlo, che non è compito di quella disciplina crescere e formare studenti e che le divise sportive spesso vengono scelte da team specifici per aumentare le prestazioni degli atleti.
Credo che non sia un esempio calzante.
Quello scolastico è un dress code culturale.
Che quindi varia in base a momento storico e in base alla società. Riuscire a superarlo non mi sembra una così brutta idea, per quanto io, come tutti quelli qui presenti probabilmente, ne apprezzino lo stile e l'immagine che ne abbiamo grazie ad anime&manga.
Si però il tuo ragionamento secondo me ha dei limiti: un elemento culturale sarebbe bello superarlo dal momento in cui è un fattore negativo. Io di negatività nelle divise vedo ben poco.
Hai ragione, non è brutta, è pessima!
Le esagerazioni poi assurde come queste non mi piacciono. Certo scegliere se poter indossare la divisa o meno è un inizio, abolirla deltutto visto anche la pochezza di firme la vedo un po' in salita... però ecco, capisco il senso di appartenenza, il datto che non si vedano differenze di classe... ma alla fine della fiera mi pare che queste escano fuori comunque e in tanti modi diversi. Quindi non credo sia la divisa a fare la differenza..
Delle regole ci vogliono, tipo un abbigliamento decoroso, che diciamocelo non guasterebbe nemmeno da noi, ma poi basta...
Comunque il fatto che hanno firmato così in pochi mi fa pensare... vorrei sapere effettivamente non lo vivono come un problema oppure se è perché ci convivono da così tanto che ne hanno fatto un'abitudine ( intendo di essere costretti a sottostare a tutte queste regole rigide di comportamento con in più l'mposizione della divisa scolastica)
Per te e me non lo è, ma se ad alcuni porta disagio indossarla per i motivi più diversi citati nell'articolo tra cui:
"l fatto che le studentesse non possano indossare pantaloni o anche collant in inverno è una totale violazione dei diritti umani" o "Ho la dermatite atopica, ma non potevo nasconderla con la gonna. È stato difficile" e ancora "L'uniforme per mio figlio mi è costata quasi 90.000 yen (quasi 700 euro)".
Capisci che il fatto che piaccia a me o te perde di senso quando queste regole troppo ferree provocano fin troppo disagio.
Capisco che siano belline e quindi io sono un patata a difendere questa cosa e sia giusto spolliciarmi, ma davvero non capisco perchè limitare la liberà di qualcuno dovrebbe essere cosa buona e giusta.
Ma guarda che forse le nostre idee non sono tanto distanti, infatti io sarei favorevolissimo alla possibilità per le ragazze di indossare i pantaloni o al calo dei prezzi per le divise. Però l'abolizione totale della divisa non la percepirei come una novità positiva.
Ma infatti non si parlava di abolirle (nei famosi 4 punti citati almeno), si parlava di lasciar scegliere agli studenti se adottarle o no che mi sembra la soluzione ideale.
Per qualcuno potranno sembrare stupidate, ma la divisa serve principalmente a questo.
Analisti costi andrebbe fatto uno specchietto a parte.
Commentiamo una cifra senza sapere quali altri spese ci siano o quanto costi effettivamente
l'educazione. Sono sicuramente molti ma bisogna vedere anche l'insieme.
Probabilmente da noi l'educazione è a buon mercato, per loro è un'investimento.
Inoltre, non so te, ma io non metto gli stessi vestiti tutti i giorni. Mi servirebbero come minimo 3 paia di divise per avere il tempo di lavarle.
Ma lo è per davvero? A me sembra che più che annullare le differenze di ceto la nasconda e basta, soprattutto se le divise sono costose e la spesa è sostenuta interamente dalla famiglia senza che siano fornite dall'istituto. Come ha già detto qualcuno sopra nei commenti, la differenze di ceto viene a galla lo stesso, tra accessori, cellulari e spese varie... così come sarà evidente una volta che lo studente sarà uscito dalla scuola ed entrato nel mondo del lavoro/università
Sisi ragazzi, allora, entrambe le cose sono vere ed entrambe le cose sono false, potremmo dirla anche così, le differenze non vengono annullate ma vengono in parte nascoste: se vogliono emergere emergono lo stesso, ma allo stesso tempo sono anche meno evidenti e la divisa può comunque mettere tutti bene o male sullo stesso piano dal punto di vista concettuale. Che poi questa cosa non avvenga totalmente è logico.
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