Nota iniziale: nel corso dell’articolo, l’anime in analisi verrà chiamato “Urusei Yatsura”, il titolo originale, e non “Lamù”, per semplice chiarezza, in modo che non si confonda con il personaggio omonimo.
Dallo spazio giunge un anniversario d’enorme peso: oggi compie, infatti, quarant’anni esatti l’adattamento animato di Urusei Yatsura, manga d’esordio di Rumiko Takahashi cominciato quando ancora andava all’università e realizzato perlopiù in una casetta così piccola che l’autrice doveva dormire in un ripostiglio, e soprattutto premiato con riconoscimenti e un grande amore da parte dei lettori.
A volte, come vedremo, anche troppo grande.
La realizzazione dell’anime sarà piuttosto tumultuosa e ricca degli eventi bizzarri più disparati, in un certo senso in linea con il manga stesso e le sue follie quotidiane.
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Se c’è una caratteristica indubbia di Urusei Yatsura, è il suo spirito “giovane” e al passo coi tempi e le tendenze del periodo: questa “gioventù innata” si riflette perfettamente nella produzione del suo anime, visto che ne vennero coinvolti studi e produttori estremamente di recente formazione.
La casa produttrice dell’opera, al suo debutto nel mondo dell’animazione, è Kitty Films (che successivamente si occuperà anche di Maison Ikkoku e Ranma ½), casa discografica reinventatasi produttrice televisiva animata e non; è interessante notare come Urusei Yatsura sia il primo anime a fare uso di una sigla d’apertura di genere pop, innovazione fondamentale che si riflette tutt’oggi sulle produzioni nipponiche, e il fatto che a produrre sia una casa discografica non può essere un caso (infatti, un’altra serie di quegli anni prodotta da Kitty Films, Miyuki di Mitsuru Adachi, è letteralmente infarcita di brani pop già esistenti).
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Anche dal punto di vista dell’animazione la serie si dimostra “giovane”: il primo centinaio di episodi circa viene animato dallo Studio Pierrot, ai tempi alla loro terza serie animata dopo Nils Holgersson e Maicching Machiko Sensei e proiettati verso un futuro fatto di maghette, Yu Yu Hakusho, Naruto e Black Clover; il resto degli episodi venne invece affidato allo studio Deen, al suo primo anime realizzato interamente (per tutti i sei anni precedenti si era solo occupato di completare le animazioni altrui) e che tutt’oggi è al lavoro su serie popolari come KonoSuba.
Tutto questo “spirito giovane” porterà a tante cose buone e meno buone…
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Oltre ai soli studi d’animazione, Urusei Yatsura lancerà anche due delle più grandi stelle dell’animazione giapponese, talenti riconosciuti in ogni angolo del globo che rispondono ai nomi di Akemi Takada e Mamoru Oshii.
Se la Takada è un mito incrollabile amatissimo da sempre da chiunque anche grazie a Urusei Yatsura, il rapporto tra Oshii e l’opera della Takahashi non è stato così…
Armonioso.
L’interpretazione onirica (e pure un po’ psichedelica) del maestro del cinema d’animazione giapponese, infatti, un po’ a sorpresa (almeno dal nostro punto di vista occidentale e “postumo”) non piacque per nulla ai (numerosissimi) fan del manga, che avrebbero preferito una versione animata più vicina alle atmosfere slapstick e veloci originali, e con “non piacque per nulla” si intende che i fan gli mandavano lettere ricche di epiteti decisamente irripetibili e lamette alquanto eloquenti.
La situazione migliorò, infatti, solo con l’allontanamento di Oshii dal progetto, anche se i fan non apprezzarono affatto neppure la conclusione della serie anime prima del manga, e quindi priva del medesimo finale.
Stavolta le “proteste” si manifestarono in forma di telefonate anonime e di “suona-il-campanello-e-scappa” nei confronti del produttore Shigekazu Ochiai.
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La grande giostra di odi et amo (che in un certo senso è in linea con lo spirito della serie, a pensarci un attimo) non si limita però al rapporto tra staff e pubblico, ma anche tra staff e canale: Urusei Yatsura era uno dei programmi di maggior successo di Fuji TV, con una media del 20% di share e un picco al 27% per gli episodi 35 e 36 (non riuscirà a battere il suo “compagno di fascia oraria” Dr. Slump, in gran parte per via dell’astio dei fan del manga verso lo stile di Oshii), ma venne anche votato come “programma peggiore di Fuji TV” da parte degli utenti, per via della costante presenza di ragazze poco vestite e del linguaggio “volgare” imitato dai bambini (più questioni di registro che di parolacce vere e proprie), e i produttori dovettero scusarsi in pubblico.
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Il trambusto generale, peraltro, cominciò già dal primo episodio, visto che nello stesso Lamù rimane a seno nudo, cosa che il canale aveva sconsigliato di mantenere rispetto al manga, ma per cui lo stesso Oshii si impuntò rifiutando anche di accorciare la scena.
Ovviamente, la PTA (perché, sì, purtroppo hanno il MOIGE anche in Giappone) non perse tempo a farsi sentire, cosa che diede il via alla “cattiva reputazione” della serie.
E a proposito di trambusti: ricordate l’episodio in cui i protagonisti vanno in gita e si ritrovano ad avere a che fare con una kunoichi?
Ebbene, in quella puntata appare un numero di telefono, che sfortunatamente si è rivelato essere reale, e di conseguenza pesantemente tartassato da scherzi telefonici continui.
La produzione dovette scusarsi pubblicamente (di nuovo), e l’episodio venne in seguito modificato per tutte le future trasmissioni.
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Come accennato in apertura, Urusei Yatsura è una serie decisamente folle, e non a caso nel realizzare l’anime lo staff si è sbizzarrito con colpi di testa di vario tipo: basti pensare alle centinaia di camei di ogni ordine e grado, vero e proprio uso comune nell’animazione anni ’80, che si possono scovare riguardando con attenzione le puntate.
Particolare focus ricevono, ovviamente, i personaggi di Maison Ikkoku, altra leggendaria opera di Rumiko Takahashi in corso di pubblicazione all’epoca e che avrebbe ricevuto una serie animata subito dopo la conclusione di Urusei Yatsura, lo stesso giorno, sullo stesso canale, alla stessa ora.
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Interessante è il caso del personaggio di Megane: nel manga compare poco, solo all’inizio e non ha nemmeno un nome, mentre nell’anime gli viene dato molto più spazio, e questo per un motivo alquanto particolare: la straordinaria interpretazione di Shigeru Chiba, che riusciva a pronunciare frasi difficilissime con scioltezza e improvvisare egregiamente, dando molta più caratterizzazione al personaggio, al punto tale che Oshii lo rese il suo “personaggio rappresentante” all’interno della serie, e persino nelle sue opere future ci sarà sempre un “Megane”, peraltro spesso interpretato da Chiba.
Fumi Hirano, doppiatrice di Lamù, racconta che le sessioni di doppiaggio con Chiba erano particolarmente spettacolari, con i colleghi che faticavano a non ridere e il doppiatore che metteva una tale enfasi nelle sue interpretazioni da doversi appoggiare da qualche parte mentre recitava.
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Rapporto di amore/odio tra regista e fan, rapporto di odio/odio tra PTA e tutti, a parte, cosa rimane oggi delle incursioni terrestri della nostra invaditrice spaziale preferita?
Urusei Yatsura è forse il maggior rappresentante della cultura pop giapponese dei primi anni Ottanta, quel mix di vaporwave e city pop diventato tanto di moda negli ultimi anni grazie alla nostalgia da Commodore e ai piccoli miracoli del web verso canzoni “perdute” come Plastic Love.
Noi ne abbiamo goduto un po’ a intermittenza, ma per i giapponesi Lamù è la grande rappresentante dell’ultimo decennio dell’era Showa in animazione e in cultura popolare generale, portabandiera non solo di fenomeni come il cosplay e la “cultura otaku” ma anche di una casa d’animazione, lo studio Pierrot, che da lì in poi diventerà una delle più solide, importanti e popolari per il Giappone tutto.
Dallo spazio giunge un anniversario d’enorme peso: oggi compie, infatti, quarant’anni esatti l’adattamento animato di Urusei Yatsura, manga d’esordio di Rumiko Takahashi cominciato quando ancora andava all’università e realizzato perlopiù in una casetta così piccola che l’autrice doveva dormire in un ripostiglio, e soprattutto premiato con riconoscimenti e un grande amore da parte dei lettori.
A volte, come vedremo, anche troppo grande.
La realizzazione dell’anime sarà piuttosto tumultuosa e ricca degli eventi bizzarri più disparati, in un certo senso in linea con il manga stesso e le sue follie quotidiane.
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Se c’è una caratteristica indubbia di Urusei Yatsura, è il suo spirito “giovane” e al passo coi tempi e le tendenze del periodo: questa “gioventù innata” si riflette perfettamente nella produzione del suo anime, visto che ne vennero coinvolti studi e produttori estremamente di recente formazione.
La casa produttrice dell’opera, al suo debutto nel mondo dell’animazione, è Kitty Films (che successivamente si occuperà anche di Maison Ikkoku e Ranma ½), casa discografica reinventatasi produttrice televisiva animata e non; è interessante notare come Urusei Yatsura sia il primo anime a fare uso di una sigla d’apertura di genere pop, innovazione fondamentale che si riflette tutt’oggi sulle produzioni nipponiche, e il fatto che a produrre sia una casa discografica non può essere un caso (infatti, un’altra serie di quegli anni prodotta da Kitty Films, Miyuki di Mitsuru Adachi, è letteralmente infarcita di brani pop già esistenti).
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Anche dal punto di vista dell’animazione la serie si dimostra “giovane”: il primo centinaio di episodi circa viene animato dallo Studio Pierrot, ai tempi alla loro terza serie animata dopo Nils Holgersson e Maicching Machiko Sensei e proiettati verso un futuro fatto di maghette, Yu Yu Hakusho, Naruto e Black Clover; il resto degli episodi venne invece affidato allo studio Deen, al suo primo anime realizzato interamente (per tutti i sei anni precedenti si era solo occupato di completare le animazioni altrui) e che tutt’oggi è al lavoro su serie popolari come KonoSuba.
Tutto questo “spirito giovane” porterà a tante cose buone e meno buone…
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Oltre ai soli studi d’animazione, Urusei Yatsura lancerà anche due delle più grandi stelle dell’animazione giapponese, talenti riconosciuti in ogni angolo del globo che rispondono ai nomi di Akemi Takada e Mamoru Oshii.
Se la Takada è un mito incrollabile amatissimo da sempre da chiunque anche grazie a Urusei Yatsura, il rapporto tra Oshii e l’opera della Takahashi non è stato così…
Armonioso.
L’interpretazione onirica (e pure un po’ psichedelica) del maestro del cinema d’animazione giapponese, infatti, un po’ a sorpresa (almeno dal nostro punto di vista occidentale e “postumo”) non piacque per nulla ai (numerosissimi) fan del manga, che avrebbero preferito una versione animata più vicina alle atmosfere slapstick e veloci originali, e con “non piacque per nulla” si intende che i fan gli mandavano lettere ricche di epiteti decisamente irripetibili e lamette alquanto eloquenti.
La situazione migliorò, infatti, solo con l’allontanamento di Oshii dal progetto, anche se i fan non apprezzarono affatto neppure la conclusione della serie anime prima del manga, e quindi priva del medesimo finale.
Stavolta le “proteste” si manifestarono in forma di telefonate anonime e di “suona-il-campanello-e-scappa” nei confronti del produttore Shigekazu Ochiai.
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La grande giostra di odi et amo (che in un certo senso è in linea con lo spirito della serie, a pensarci un attimo) non si limita però al rapporto tra staff e pubblico, ma anche tra staff e canale: Urusei Yatsura era uno dei programmi di maggior successo di Fuji TV, con una media del 20% di share e un picco al 27% per gli episodi 35 e 36 (non riuscirà a battere il suo “compagno di fascia oraria” Dr. Slump, in gran parte per via dell’astio dei fan del manga verso lo stile di Oshii), ma venne anche votato come “programma peggiore di Fuji TV” da parte degli utenti, per via della costante presenza di ragazze poco vestite e del linguaggio “volgare” imitato dai bambini (più questioni di registro che di parolacce vere e proprie), e i produttori dovettero scusarsi in pubblico.
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Il trambusto generale, peraltro, cominciò già dal primo episodio, visto che nello stesso Lamù rimane a seno nudo, cosa che il canale aveva sconsigliato di mantenere rispetto al manga, ma per cui lo stesso Oshii si impuntò rifiutando anche di accorciare la scena.
Ovviamente, la PTA (perché, sì, purtroppo hanno il MOIGE anche in Giappone) non perse tempo a farsi sentire, cosa che diede il via alla “cattiva reputazione” della serie.
E a proposito di trambusti: ricordate l’episodio in cui i protagonisti vanno in gita e si ritrovano ad avere a che fare con una kunoichi?
Ebbene, in quella puntata appare un numero di telefono, che sfortunatamente si è rivelato essere reale, e di conseguenza pesantemente tartassato da scherzi telefonici continui.
La produzione dovette scusarsi pubblicamente (di nuovo), e l’episodio venne in seguito modificato per tutte le future trasmissioni.
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Come accennato in apertura, Urusei Yatsura è una serie decisamente folle, e non a caso nel realizzare l’anime lo staff si è sbizzarrito con colpi di testa di vario tipo: basti pensare alle centinaia di camei di ogni ordine e grado, vero e proprio uso comune nell’animazione anni ’80, che si possono scovare riguardando con attenzione le puntate.
Particolare focus ricevono, ovviamente, i personaggi di Maison Ikkoku, altra leggendaria opera di Rumiko Takahashi in corso di pubblicazione all’epoca e che avrebbe ricevuto una serie animata subito dopo la conclusione di Urusei Yatsura, lo stesso giorno, sullo stesso canale, alla stessa ora.
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Interessante è il caso del personaggio di Megane: nel manga compare poco, solo all’inizio e non ha nemmeno un nome, mentre nell’anime gli viene dato molto più spazio, e questo per un motivo alquanto particolare: la straordinaria interpretazione di Shigeru Chiba, che riusciva a pronunciare frasi difficilissime con scioltezza e improvvisare egregiamente, dando molta più caratterizzazione al personaggio, al punto tale che Oshii lo rese il suo “personaggio rappresentante” all’interno della serie, e persino nelle sue opere future ci sarà sempre un “Megane”, peraltro spesso interpretato da Chiba.
Fumi Hirano, doppiatrice di Lamù, racconta che le sessioni di doppiaggio con Chiba erano particolarmente spettacolari, con i colleghi che faticavano a non ridere e il doppiatore che metteva una tale enfasi nelle sue interpretazioni da doversi appoggiare da qualche parte mentre recitava.
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Rapporto di amore/odio tra regista e fan, rapporto di odio/odio tra PTA e tutti, a parte, cosa rimane oggi delle incursioni terrestri della nostra invaditrice spaziale preferita?
Urusei Yatsura è forse il maggior rappresentante della cultura pop giapponese dei primi anni Ottanta, quel mix di vaporwave e city pop diventato tanto di moda negli ultimi anni grazie alla nostalgia da Commodore e ai piccoli miracoli del web verso canzoni “perdute” come Plastic Love.
Noi ne abbiamo goduto un po’ a intermittenza, ma per i giapponesi Lamù è la grande rappresentante dell’ultimo decennio dell’era Showa in animazione e in cultura popolare generale, portabandiera non solo di fenomeni come il cosplay e la “cultura otaku” ma anche di una casa d’animazione, lo studio Pierrot, che da lì in poi diventerà una delle più solide, importanti e popolari per il Giappone tutto.
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Complimenti per il completissimo articolo ricco di aneddoti curiosi.
Che serie, che animazioni, che colori, quante risate!
Ci sono cresciuto, si riguarda sempre con piacere, meraviglia il tocco psichedelico di alcuni episodi.
Pietra miliare. E il fumetto dopo quasi mezzo secolo è ancora bellissimo, nella nuova edizione di Star con le tavole a colori...
L'ho sempre apprezzato per lo stile caricato e frizzante (anche se oggi sembrerebbe datato).
Ne adoravo le assurdità, le citazioni (Rocky Joe, Ken il Guerriero, Lady Oscar,...) ma soprattutto i personaggi.
Loderò sempre Lamù per le sue qualità "estetiche", anche se non l'ho mai potuta soffrire come persona.
E facendo un compendio generale è proprio Ataru il personaggio con cui riesco ad empatizzare di più.
Ma la forza della serie un po' era anche questa: non ci sono né eroi né antieroi, è tutta gentucola da segnalare per i suoi difetti, che per quanto estremizzati e parossistici sono assolutamente plausibili e molto comuni.
Tutte maschere del vizio condannate alla loro sublime mediocrità. Umanissimi e quindi vicinissimi.
«Non importa dove sei, ti troverò!» 🤣
Come già detto in precedenza, consiglio la visione dell'anime in giapponese, per godervi il sontuoso dubcast originale..... In particolare Toshio Furukawa, Akira Kamiya e Shigeru Chiba!
Il manga, ancora oggi divertentissimo, si può finalmente recuperare in blocco con un edizione sontuosa della Star, che ovviamente consiglio a tutti di recuperare!
Ho sempre amato la sua divertente follia!
Il mio primo manga in assoluto.
Il primo amore bidimensionale che tutt'ora resta in cima alle mie preferenze.
Proprio quello! Anche se mi devono spiegare come fecero a tradurre un pettirosso in gallo Robin, lol
Auguri a tutti i folli personaggi: dall'insopportabile Ten al povero prof Onsen!
Lamù è sempre stata una produzione moderna e matura, tanto che molti anime, almeno nei vent'anni successivi, spesso ebbero un livello tecnico decisamente inferiore. Chi come me ha avuto la fortuna di vedere per primi anime come Lamù, ha notato che le produzioni poi trasmesse dopo in italia, a partire dal famigerato Dragonball, non suscitavano entusiasmo. Non si può passare dal genere indefinibile in cui si colloca Lamù, che parla di relazioni interpersonali e di mitologie autentiche giapponesi, coi prodotti artificiosi per bambini che hanno inondato le tv, e i siti negli anni dopo.
Tra l'altro, nell'anime in italiano, che non mi pare sia stato restaurato, vi sono diversi episodi con audio del doppiaggio atroce, ed erano (sono ancora?) presenti diversi tagli e vere e proprie censure di carattere politico (basta vedere la versione in inglese per notarlo). Ad esempio, Megane era la caricatura di un notorio, in Giappone, leader politico di estrema sinistra.
Riguardandolo dopo trent'anni rido ancora come un matto.
Vero che Oshii fece cose "strane" per i tempi, ma la parodia di "E poi non ne rimase più nessuno" resta uno degli episodi più memorabili. Soprattutto Urusei Yatsura fù palestra per moltissimi (allora giovani e sconosciuti) talenti. E a proposito delle citazioni trovatemelo un anime in fascia famigliare(non protetta) che abbia il coraggio di citare il più famoso hentai (Cream Leamon) dell'epoca.
Un Capolavoro!
Ritengo il manga l'opera migliore della Takahashi e apprezzo tantissimo anche la trasposizione animata che ha dei veri e propri guizzi di genialità, un raro caso in cui discostarsi dall'originale non è necessariamente un male.
Concordo pienamente sono quelle opere che non riguardano solo la generazione in cui sono nate ma col tempo diventano trasversali
Be', mi sono ritrovato in un episodio (credo quello del ballo scolastico) un professor Onsen tradotto come "Professor Hot Springs" che ancora grida vendetta...
Gli episodi di Oshii nascondono piccole perle, oltre alla rivisitazione dei dieci piccoli indiani - rimasi scioccato durante la visione - è interessante anche quello già citato delle patate assassine: uno dei primi dove si parla del rispetto per l'ambiente in cui viviamo con il discorso di Sakurambo all'inizio e alla fine della puntata.
Una miniera di personaggi folli, senza alcun dubbio!
Oltre a quel che dice l'articolo aggiungo che Lamù è stato il primo cartone (e forse anche il primo fumetto, non so) ad avere tanti protagonisti, e non solo il principale più alcuni comprimari.
Ci sono puntate incentrate totalmente su Shinobu, su Megane, Ryunosuke, Ran, Ten, nelel quali Lamù e Ataru compaiono quasi di contorno. Ne ricordo una splendida sulla mamma di Ataru che andava dallo psicanalista e si risvegliava più volte in sogni all'interno di sogni all'interno di altri sogni ecc. ecc.
All'epoca questa cosa fu rivoluzionaria, almeno per noi spettatori italiani.
L'anime mi è piaciuto sin da piccolo per via della bellissima aliena dai capelli verdi ma per tanti motivi non sono mai riuscito a seguirlo tutto, soltanto ultimamente grazie ad prime video ho rivisto in circa quattro mesi tutti i 194 episodi.
La serie è ancora meglio di quanto ricordassi tantissime risate, personaggi e situazioni assurde, si attinge a piene mani alla cultura giapponese, alla cultura occidentale, numerose le citazioni agli anime più famosi degli anni 80.
Mi sono piaciuti moltissimo gli episodi originali creati dal maestro Oshii e dal suo staff e non presenti nel manga della Takahashi, soprattutto le puntate dedicate ad Ataru e Lamù dove si capisce come il ragazzo la ami e sia disposto a tutto per non perderla anche se non lo ammetterà mai.
Rivedendolo oggi si può tranquillamente affermare che fosse veramente avanti per l'epoca in cui è uscito
Quando Ataru e Mendo fanno il duello con la mela in testa che doveva essere colpita.. con un enorme cannone e poi Mendo che vuole fare il suiciido rituale per aver perso.... mi ha fatto davvero impazzire
ps vi ricordate in quale episodio si parla dei luoghi occulti e misteriosi del liceo Tomobiki???
Magari la serie fosse sull'onda ancora oggi come vorrebbe far credere l'articolo. Il mercato dei modellini, che riflette la popolarità, è chiaro. Sta a zero. Si salva solo Lamù, ma a tutt'oggi non esiste una af di Ataru.
Un po' come evangelion. Le passere le trovi in quantita, ma il povero Shingi è maschio e quindi niente o quasi niente.
A me il cartone piaceva col doppiaggio italiano della prima trance di episodi. La successiva che si chiamava Super Lamu era pessima.
I film poi sono tutti una pena incredibile che si trascina. Solo l'ultimo, sei sempre il mio tesoruccio, mi stava piacendo, anche se per ora ho visto solo l'inizio.
Per fortuna. E' sempre un bene che ci sia qualcuno a porre un freno.
L'importante è che non si facciano prendere dalla censura totale a prescindere. Nel caso di Lamù Oshii ha fatto bene a impuntarsi, la scena è solo comica, non è volgare.
Dovrebbe essere l'episodio 74 o
97 (tenendo conto del diverso conteggio degli episodi) Eterni Rivali con le storie sui fantasmi che si aggirano nella scuola superiore di Tomobiki
Uruseiyatsura rappresenta per loro gli anni ottanta: le idol, la musica, la scuola, i primi amori, la spensieratezza e i sogni giovanili dell'era Showa, perciò ci sono ancora legatissimi, a differenza delle altre opere dell'autrice che sono meno ricordate. Tra l'altro, lo replicano piuttosto spesso in tv.
Maison Ikkoku era una serie per adulti, quindi all'epoca non letta dagli adolescenti e perciò oggi non particolarmente ricordata dagli odierni "adulti di allora che ora sono ancora più adulti", Ranma è un "more of the same" di Uruseiyatsura, amato e ricordato unicamente dalla generazione degli oggi trentenni che hanno vissuto gli anni novanta ma non da quelli che erano adolescenti nella decade precedente e sono cresciuti con Uruseiyatsura (anche perché con Ranma si entra nell'era Heisei, che è praticamente tutto un altro mondo rispetto alla Showa), mentre Inuyasha è proprio un altro mondo ancora, dato che è molto più recente degli altri e perciò fruito da fan molto più giovani.
Mamma mia, uno share del 20% on picchi del 27% è comunque tantissima roba :O!!!
... vedete che anche nel numero di telefono Squid Game non ha insegnato nulla a nessuno XD?
Fantastici questi aneddoti, letti davvero con una curiosità enorme perché sì, anche se purtroppo dell'anime non ho visto che episodi sparsi, il manga rimane probabilmente a tutt'oggi l'opera lunga della Takahashi che preferisco.
In ogni caso, auguri Lamù♥
Una delle mie serie preferite di sempre
Credo sia anche tra i primi ( se non il primo) dove i protagonisti non sono orfani.
Ma poi si è mai scoperto che nomi avevano i genitori di Ataru e Lamu'? O sono tipo i genitori di Timmy Turner?
Avendo visto tutti i 217 episodi, mi risulta che i nomi dei genitori NON SIANO MAI STATI NOMINATI, perciò restano i "classici" Genitori di Lamù e Genitori di Ataru
Da quello che so ufficialmente non viene mai rivelato il nome proprio ("di battesimo" non si può dire per shinotisti/buddisti
EDIT: arrivato tardi
molto takashiano dato che non sappiamo, dopo quasi duecento episodi, il nome della madre e del nonno di Kagome o anche solo quello della sua scuola
Mi sa che anche i genitori di Kyoko sono sempre senza nome
In Ranma, ove si sbottona di più, il nome della signora Tendo é segreto sob
Questo è un aspetto che non avevo mai considerato.
Non ci sono anime precedenti con entrambi i genitori dei protagonisti? In effetti così su due piedi non ne ricordo
Proprio così. Lo status di serie cult non basta a capire quanto, negli anni 80, questa serie fosse seguita e amata. Lamù, inteso come serie, è stato veramente qualcosa di travolgente; per noi maschietti di allora lo è stato anche come personaggio.
Esatto. Quel periodo è stato veramente d'oro per gli anime in tv ... quante icone ...
COmunque, per me, la prima voce di Moroboshi è stata la migliore. Non so il perchè ci fu il cambio dopo un tot di episodi ...
Oddio, Onsen che pattuglia la scuola di notte era memorabile, raramente ho riso così tanto. Poi ci aggiungiamo le scenette come questa
Oshii è pazzo, e lo adoro per questo.
Ti rispondo io
Come diceva un utente più sopra, ha delle tracce musicali stupende. Ne voglio ricordare qui una.
https://youtu.be/DTBH8AQ84mY?t=638
Poesia.
COmunque, per me, la prima voce di Moroboshi è stata la migliore. Non so il perchè ci fu il cambio dopo un tot di episodi ...[/quote]
già, il vero mistero é perché le edizioni italiche degli anime Takahashi siano così sfortunate, con doppiatori cambiati ecc
Non so ancora perché MTV abbia deciso di chiudere l'animenight a settembre 2010 dopo aver preannunciato splendidi anime tra cui l'ultima stagione di Inuyasha
già, il vero mistero é perché le edizioni italiche degli anime Takahashi siano così sfortunate, con doppiatori cambiati ecc[/quote]
Perché i distributori italiani (Doro TV Merchandising ecc.), nel caso di serie lunghissime, acquistavano un botto di episodi alla volta e, se avevano successo, anche gli altri. Così magari nel tempo passato tra un acquisto e l'altro i primi doppiatori avevano avuto altri ingaggi e non erano più disponibili per doppiare i nuovi episodi.
Aveva annunciato la chiusura dell'Animenight già due anni prima; è stato tanto che abbia resistito fino a quella data.
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