Il 13 aprile del 2012 alle 00:45 di notte viene trasmesso in Giappone, nel contenitore noitaminA di Fuji TV, Sakamichi no Apollon, adattamento dell’omonimo manga di Yuki Kodama, a cui viene aggiunto il sottotitolo Kids on the Slope. La serie è diretta dal pluripremiato Shin'ichirō Watanabe e prodotta dallo studio MAPPA e Tezuka Productions, con la colonna sonora composta da Yōko Kanno, che aveva già lavorato con il regista in Macross Plus e Cowboy Bebop.
Il successo della serie porterà alla produzione di un lungometraggio live-action nel 2018, diretto da Takahiro Miki, con Yūri Chinen nel ruolo di Kaoru, Taishi Nakagawa come Sentarō e Nana Komatsu nei panni di Ritsuko.
A volte l’adolescenza può essere una strada in salita, è quanto sembra suggerirci il sottotitolo della serie, dove la salita che porta a scuola diventa una metafora della fatica del protagonista nell’affrontare le prove e le tribolazioni della sua vita di ragazzo, dalla prima rissa fra coetanei al primo innamoramento. Se il futuro gli porterà l'agognata felicità o se ritornerà la mesta solitudine provata da bambino viene lasciato all’immaginazione dello spettatore da un finale aperto, ma una cosa è certa: Kaoru non dimenticherà mai i momenti passati con Sentaro a suonare jazz.
Sakamichi no Apollon Opening
Sin dal primo episodio viene messo l’accento sulla relazione tra i due amici, una strana coppia di opposti che funziona subito e genera scintille, sia per le frizioni tra due personalità così diverse (a uno piace la tradizionale musica classica a l'altro la più anticonformista musica jazz) e sia per la differenza fisica tra l’esile e cagionevole Kaoru (che sembra proprio il ritratto di un giovane Bill Evans), e il prestante Sentaro, un ragazzone in grado di fronteggiare da solo una banda di teppisti. Ma non siamo di fronte all’abusato cliché del bullo che stringe amicizia con la sua vittima in barba alle differenze di carattere. Al contrario il loro rapporto è controverso e sfaccettato, il loro background viene sviscerato e, alla fine, i due personaggi risultano intriganti e ben caratterizzati.
Sentaro si rivela essere il figlio illegittimo di un soldato statunitense e perciò essere stato a sua volta ghettizzato; erroneamente considerato un mezzo delinquente, nasconde in realtà un lato generoso e altruista. Ritsuko è una ragazza solare, sempre gentile e disponibile, trait d'union fra i due amici, sarà lei a portare Kaoru al Welcome Records, il negozio di dischi gestito da suo padre nel cui seminterrato c'è la sala prove che funge da ritrovo per musicisti jazz. Yurika è la ragazza che Sentaro salva da una banda di teppisti; dopo aver fatto amicizia sarà lo stesso Sentaro a farle conoscere Junichi, lo studente universitario di cui si innamora. Quest'ultimo è un po' il "fratellone" di Sentaro, suo amico d'infanzia, trombettista e compagno di jam session; a Tokyo viene coinvolto nelle proteste politiche del movimento studentesco.
A discapito delle aggrovigliate triangolazioni amorose (Kaoru ama Ritsuko che ama Sentaro che ama Yurika che a sua volta è innamorata di Junichi!), è proprio la relazione tra i due amici a trainare il racconto, donando agli episodi una velata sfumatura boys love (su cui hanno proliferato le fanart!). Purtroppo altri comprimari (vedi la promettente coppia Junichi/Yurika) non sono altrettanto sviluppati, probabilmente ridimensionati dall'adattamento in fase di sceneggiatura che ha dovuto sacrificare corpose sezioni dell’opera originale.
Il racconto procede a un ritmo regolare, senza particolari picchi di climax. Siamo lontani anni luce dalla scoppiettante azione di Cowboy Bebop, Sakamichi no Apollon è piuttosto uno spaccato realistico dove le scene di vita quotidiana sono cadenzate da momenti più melodrammatici. Il nodo sentimentale fra i protagonisti resta per lo più irrisolto e chi si aspetterà un lieto fine ai fiori d’arancio rimarrà con l’amaro in bocca. La serie ha infatti il pregio di evitare gli stereotipi dell'amore adolescenziale idealizzato e della gioventù come apice della felicità. Invece, il finale agrodolce, che qualcuno ha criticato come affrettato e sbrigativo con il suo salto temporale di otto anni, ci offre in realtà un punto di vista nuovo e ci mostra come i turbamenti adolescenziali, che pure rappresentano la parte centrale della serie, siano completamente ridimensionati agli occhi disincantati dei personaggi ormai maturi.
Lo stile grafico risulta abbastanza semplice e volutamente rètro, quanto meno rispetto ad altre più avveniristiche serie dello stesso periodo, con una patina vintage che ben si adatta al periodo storico dell'ambientazione. I fondali luminosi ci immergono nei caldi e assolati paesaggi del Kyushu, anche se in alcune scene i colori della computer grafica risultano artificiali e stridenti. Tanti altri piccoli particolari, come i costumi e gli oggetti di scena, sono usati accuratamente per ricreare la tipica atmosfera degli anni Sessanta. Mentre dal punto di vista delle animazioni è nelle scene delle performance musicali che offrono il meglio di sé con una sincronizzazione dei movimenti dei musicisti pressoché perfetta in un fantastico connubio tra suoni e immagini.
“Quando non sai cos’è, allora è jazz!”: recita la battuta di un famoso film di Giuseppe Tornatore, emblematica sulla natura sperimentale e votata all’improvvisazione di questo peculiare genere musicale. È superfluo dire che il jazz ha un ruolo importante, forse il vero punto di forza della serie. Anche se non si può affermare che si tratti di un anime prettamente musicale, sicuramente la musica è un filo rosso imprescindibile e contribuisce a calare la storia in quei particolari anni. I capitoli prendono il titolo da famosi brani jazz (Moanin’, Summertime, Someday My Prince Will Come), copertine di 33 giri fanno capolino nelle inquadrature e vengono citati i più influenti musicisti dell’epoca (Art Blakey, Miles Davis, Charlie Parker). Insomma il jazz si insinua fra le pieghe della storia nei modi più diversi, accompagnando l’umore dei personaggi, facendo da discreto tappeto sonoro per poi debordare prepotentemente nelle frizzanti scene delle jam session.
Oltre a omaggi e rivisitazioni dei più classici standard del genere (Satin Doll, My favourite things, Lullaby of Birdland, Milestones, But not for me, Four,… ce ne sono davvero tanti e per tutti i gusti!) e brani completamente originali (tra cui spiccano Curandelo, Chicks diner e Yurika) la stupenda colonna sonora di Yoko Kanno copre un ventaglio così ampio e variegato di stili (che va dal ragtime allo swing, dal bebop al cool jazz, dal free jazz alla fusion degli anni Settanta) da dimostrare l’immenso amore che la compositrice (così come il suo sodale regista) nutre per il genere in questione. La stessa copertina del CD utilizza lo stile delle copertine dei 33 giri che la leggendaria casa discografica Blue Note pubblicava negli anni Sessanta. Fra i musicisti che vi prendono parte vale la pena citare almeno Takashi Matsunaga al piano e Shun Ishikawa alla batteria. Le sigle di apertura/chiusura si caratterizzano per un sound più convenzionale: Sakamichi no Melody è cantata da Yuki, mentre Altair è interpretata da Motohiro Hata.
Il successo della serie porterà alla produzione di un lungometraggio live-action nel 2018, diretto da Takahiro Miki, con Yūri Chinen nel ruolo di Kaoru, Taishi Nakagawa come Sentarō e Nana Komatsu nei panni di Ritsuko.
In Italia i diritti dell'anime sono stati acquistati da Dynit che l'ha pubblicato in versione sottotitolata ed è attualmente disponibile gratuitamente sul servizio di streaming VVVVID.
Kaoru è uno studente brillante che si diletta a suonare musica classica al pianoforte, ma sin da piccolo ha dovuto vagare per le scuole di mezzo Giappone a causa del lavoro del padre. Nell'estate del 1966 è costretto all’ennesimo trasferimento da Yokosuka al caldo sole del Kyūshū per vivere da alcuni zii. Qui il ragazzo, che ha sviluppato un’indole piuttosto introversa e riservata, si scontra fatalmente con il bulletto della nuova scuola, l'impulsivo Sentaro. All'inizio Kaoru sembra la vittima predestinata di Sentaro, ma dopo un po' fra i due si crea un legame molto forte, grazie anche al provvidenziale intervento della capoclasse Ritsuko e alla complicità della musica (Sentaro suona infatti la batteria). Kaoru scoprirà così la passione per il jazz, la gioia di suonare insieme, i sussulti del cuore, ma anche i valori della vera amicizia. Sullo sfondo, i movimenti politici che sfoceranno nelle proteste del 1968.
A volte l’adolescenza può essere una strada in salita, è quanto sembra suggerirci il sottotitolo della serie, dove la salita che porta a scuola diventa una metafora della fatica del protagonista nell’affrontare le prove e le tribolazioni della sua vita di ragazzo, dalla prima rissa fra coetanei al primo innamoramento. Se il futuro gli porterà l'agognata felicità o se ritornerà la mesta solitudine provata da bambino viene lasciato all’immaginazione dello spettatore da un finale aperto, ma una cosa è certa: Kaoru non dimenticherà mai i momenti passati con Sentaro a suonare jazz.
Sakamichi no Apollon Opening
Sin dal primo episodio viene messo l’accento sulla relazione tra i due amici, una strana coppia di opposti che funziona subito e genera scintille, sia per le frizioni tra due personalità così diverse (a uno piace la tradizionale musica classica a l'altro la più anticonformista musica jazz) e sia per la differenza fisica tra l’esile e cagionevole Kaoru (che sembra proprio il ritratto di un giovane Bill Evans), e il prestante Sentaro, un ragazzone in grado di fronteggiare da solo una banda di teppisti. Ma non siamo di fronte all’abusato cliché del bullo che stringe amicizia con la sua vittima in barba alle differenze di carattere. Al contrario il loro rapporto è controverso e sfaccettato, il loro background viene sviscerato e, alla fine, i due personaggi risultano intriganti e ben caratterizzati.
Sentaro si rivela essere il figlio illegittimo di un soldato statunitense e perciò essere stato a sua volta ghettizzato; erroneamente considerato un mezzo delinquente, nasconde in realtà un lato generoso e altruista. Ritsuko è una ragazza solare, sempre gentile e disponibile, trait d'union fra i due amici, sarà lei a portare Kaoru al Welcome Records, il negozio di dischi gestito da suo padre nel cui seminterrato c'è la sala prove che funge da ritrovo per musicisti jazz. Yurika è la ragazza che Sentaro salva da una banda di teppisti; dopo aver fatto amicizia sarà lo stesso Sentaro a farle conoscere Junichi, lo studente universitario di cui si innamora. Quest'ultimo è un po' il "fratellone" di Sentaro, suo amico d'infanzia, trombettista e compagno di jam session; a Tokyo viene coinvolto nelle proteste politiche del movimento studentesco.
A discapito delle aggrovigliate triangolazioni amorose (Kaoru ama Ritsuko che ama Sentaro che ama Yurika che a sua volta è innamorata di Junichi!), è proprio la relazione tra i due amici a trainare il racconto, donando agli episodi una velata sfumatura boys love (su cui hanno proliferato le fanart!). Purtroppo altri comprimari (vedi la promettente coppia Junichi/Yurika) non sono altrettanto sviluppati, probabilmente ridimensionati dall'adattamento in fase di sceneggiatura che ha dovuto sacrificare corpose sezioni dell’opera originale.
Il manga Sakamichi no Apollon ha un target josei, è stato nominato miglior fumetto per ragazze nella guida Kono manga ga sugoi! nel 2009 e ha vinto il 57° premio Shogakukan nel 2012. In Italia è stato pubblicato da Panini.
Il racconto procede a un ritmo regolare, senza particolari picchi di climax. Siamo lontani anni luce dalla scoppiettante azione di Cowboy Bebop, Sakamichi no Apollon è piuttosto uno spaccato realistico dove le scene di vita quotidiana sono cadenzate da momenti più melodrammatici. Il nodo sentimentale fra i protagonisti resta per lo più irrisolto e chi si aspetterà un lieto fine ai fiori d’arancio rimarrà con l’amaro in bocca. La serie ha infatti il pregio di evitare gli stereotipi dell'amore adolescenziale idealizzato e della gioventù come apice della felicità. Invece, il finale agrodolce, che qualcuno ha criticato come affrettato e sbrigativo con il suo salto temporale di otto anni, ci offre in realtà un punto di vista nuovo e ci mostra come i turbamenti adolescenziali, che pure rappresentano la parte centrale della serie, siano completamente ridimensionati agli occhi disincantati dei personaggi ormai maturi.
Lo stile grafico risulta abbastanza semplice e volutamente rètro, quanto meno rispetto ad altre più avveniristiche serie dello stesso periodo, con una patina vintage che ben si adatta al periodo storico dell'ambientazione. I fondali luminosi ci immergono nei caldi e assolati paesaggi del Kyushu, anche se in alcune scene i colori della computer grafica risultano artificiali e stridenti. Tanti altri piccoli particolari, come i costumi e gli oggetti di scena, sono usati accuratamente per ricreare la tipica atmosfera degli anni Sessanta. Mentre dal punto di vista delle animazioni è nelle scene delle performance musicali che offrono il meglio di sé con una sincronizzazione dei movimenti dei musicisti pressoché perfetta in un fantastico connubio tra suoni e immagini.
“Quando non sai cos’è, allora è jazz!”: recita la battuta di un famoso film di Giuseppe Tornatore, emblematica sulla natura sperimentale e votata all’improvvisazione di questo peculiare genere musicale. È superfluo dire che il jazz ha un ruolo importante, forse il vero punto di forza della serie. Anche se non si può affermare che si tratti di un anime prettamente musicale, sicuramente la musica è un filo rosso imprescindibile e contribuisce a calare la storia in quei particolari anni. I capitoli prendono il titolo da famosi brani jazz (Moanin’, Summertime, Someday My Prince Will Come), copertine di 33 giri fanno capolino nelle inquadrature e vengono citati i più influenti musicisti dell’epoca (Art Blakey, Miles Davis, Charlie Parker). Insomma il jazz si insinua fra le pieghe della storia nei modi più diversi, accompagnando l’umore dei personaggi, facendo da discreto tappeto sonoro per poi debordare prepotentemente nelle frizzanti scene delle jam session.
Oltre a omaggi e rivisitazioni dei più classici standard del genere (Satin Doll, My favourite things, Lullaby of Birdland, Milestones, But not for me, Four,… ce ne sono davvero tanti e per tutti i gusti!) e brani completamente originali (tra cui spiccano Curandelo, Chicks diner e Yurika) la stupenda colonna sonora di Yoko Kanno copre un ventaglio così ampio e variegato di stili (che va dal ragtime allo swing, dal bebop al cool jazz, dal free jazz alla fusion degli anni Settanta) da dimostrare l’immenso amore che la compositrice (così come il suo sodale regista) nutre per il genere in questione. La stessa copertina del CD utilizza lo stile delle copertine dei 33 giri che la leggendaria casa discografica Blue Note pubblicava negli anni Sessanta. Fra i musicisti che vi prendono parte vale la pena citare almeno Takashi Matsunaga al piano e Shun Ishikawa alla batteria. Le sigle di apertura/chiusura si caratterizzano per un sound più convenzionale: Sakamichi no Melody è cantata da Yuki, mentre Altair è interpretata da Motohiro Hata.
In definitiva, Sakamichi no Apollon si presenta come un delicato racconto di formazione che unisce dramma adolescenziale e tanta buona musica jazz. Probabilmente fra i più genuini e riusciti anime romantici visti negli ultimi 10 anni, in grado di intrattenere piacevolmente lo spettatore in ogni singolo episodio con i suoi personaggi credibili e accattivanti. Una miniserie che vale senz’altro la pena di riscoprire, raccomandata non solo agli appassionati di animazione/consumatori di musica jazz, che qui troveranno una felice combinazione di entrambe. La regia di Shin'ichirō Watanabe è una garanzia di qualità e a completare l’opera ci pensa la superba colonna sonora di Yōko Kanno, e insieme portano sullo schermo l'autentico spirito degli anni Sessanta.
Personaggi, musiche, disegni... non c'è un qualcosa che non abbia apprezzato e in particolare l'ultimo episodio, ma questa è una cosa mia, è realizzato in un modo che mi colpisce sempre, lo so sono un po' vago, ma per non spoilerare lo scrivo sotto
Prima Fujiko mine, adesso Sakamici no Apollon... Il prossimo che compie 10 anni quale sarà?
Magi The Labyrinth of Magic?
Non possono essere passati tutti quegli anni!
Cmq io l'ho adorato, di una delicatezza disarmante, di un coinvolgimento unico; i personaggi sono così semplici a primo impatto, ma ci si mette poco a conoscere le sfumature del loro carattere.
Poi la musica che non resta solo come contorno... Coinvolgente. Sarà che l'ho visto in un periodo favorevole, ma ho un bellissimo ricordo.
Non so se sono io che ne vedo sempre meno, ma ho come la sensazione che anime così toccanti sono perle rare.
Se avete da smentire questa mia sensazione, ben venga, anche in privato accetto consigli.
Di superiore l'anime ha "solo" le musiche.
Tra i pochi Josei che ho letto, comprai così a caso il primo volume in fumetteria perché avevo il vago ricordo di aver sentito che era famoso in Giappone e feci dannatamente bene!
Ricordo che l'anime purtroppo finiva sì la storia ma era un pò rushato, del tipo che tutti i drammi che nel manga sono bel diluiti in tutti i 9 volumi dell'opera nell'anime sembra invece non ci sia respiro e arrivano tutti insieme, un gran caos.
Ovviamente la trasposizione animata ne guadagna comunque molto perché la musica Jazz è tra i temi della storia, vale assolutamente la pena.
Ne ho un ottimo ricordo, sia dell'anime che del manga, che in effetti dovrei rileggere perché adesso non ricordo più tutti i dettagli della storia.
La colonna sonora resta comunque stupenda.
Se trovo la serie usata a prezzi umani la recupero.
Serie di cui ho amato la colonna sonora bellissima, che all'inizio mi aveva fatto una buona impressione, ma poi mi ha lasciato insoddisfatta passando così vicina agli interessi politici senza soffermarsi a raccontarli... devo dire che ho patito un po' tutto quel melodramma adolescenziale nella parte centrale.
Ma una visione la consiglio anche io, ma soprattutto consiglio l'ascolto delle musiche!
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.