Nel giorno del suo compleanno auguriamo il meglio alla fumettista Yoshiko Watanabe che riceverà presto il premio alla carriera Romics d’Oro alla XXIX edizione di Romics, in programma a Roma dal 6 al 9 ottobre 2022. Nata nel 1943 e cresciuta anche artisticamente in Giappone, dagli anni Settanta vive e lavora in Italia. L'ha incontrata più volte il nostro amico Francesco Chiatante, che ha realizzato questo dossier/intervista:
La prima volta che ho avuto il piacere di incontrare la cara Yoshiko Watanabe (渡辺佳子) era novembre 2009; non vivevo da molto a Roma e il caso volle che, nei miei tanti giri per la sua amata Città Eterna, finii per ritrovarmi in una piccola libreria di Trastevere alla presentazione della sua prima graphic novel, basata sui profughi giapponesi del dopoguerra e sulla vita di sua madre, intitolata La storia di Sayo, realizzata assieme all'autore Giovanni Masi (sceneggiatore di Dylan Dog, Orfani e Il confine editi da Sergio Bonelli Editore) e pubblicata da Kappa Edizioni. Quella sera, osservando il suo modo di disegnare e ascoltando gli affascinanti racconti nel suo italiano "nipponicheggiante" era impossibile per i presenti, chi la conosceva già e chi no, non restare folgorati da quel magnetico e carismatico personaggio.
E così non ho mai dimenticato quell'elegante signora giapponese, che ho rincontrato più volte nel tempo, in diversi eventi e occasioni per la penisola (indimenticabile una conferenza dove partecipammo insieme al Be Comics di Padova nel 2017 in cui faceva breccia negli spettatori, come ogni volta, con la sua arte e i suoi straordinari aneddoti!), tant'è che quando ho potuto l’ho anche intervistata per il mio film documentario sull'amore italiano per gli anime giapponesi, "Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay" (2015).
Ma nei mesi passati ho avuto il piacere incontrarla e sentirla ancora più volte, con una maggiore calma e con ancora tante chiacchiere, per tentare di farmi dire il più possibile, scrivendo, appuntando, registrando tutto quello che potesse servire per raccontare e capire l’incredibile percorso che l’ha portata dal Giappone all'Italia svariati anni fa: la sua storia e la sua vita!
E oggi, che è anche il suo compleanno, ve la racconterò il più possibile!
Yoshiko Watanabe è una artista giapponese completa, di fama internazionale, italiana d’adozione, come ce ne sono state poche nella sua generazione (anzi, così forse solo lei!) e, in base ai periodi e ai progetti, è stata disegnatrice, fumettista, illustratrice, animatrice, sceneggiatrice e anche regista di spot pubblicitari e cortometraggi animati.
Nasce il 3 agosto 1943 a Tsing-tao, nell’attuale Cina, al tempo colonia del Giappone, da genitori giapponesi. Primogenita e oggi ultima della famiglia Watanabe, inizia a disegnare da bambina e, come dice sempre lei con la sua ineguagliabile e contagiosa allegria, “da lì non ho mai smesso!”
Da sempre ama le opere di Osamu Tezuka e fin da piccola la mamma pittrice la faceva disegnare mentre i fratelli erano interessati ad altri giochi, ai fucili giocattolo, ai dischi, alle chitarre, e poi ai motorini, alla palestra e quant'altro.
A differenza dei suoi fratelli (durante il nostro ultimo incontro scherza molto sul fatto che il padre viziasse il primo figlio maschio, rispetto agli altri, accontentandolo in tutto) lei è sempre stata molto brava a scuola, tant'è che si laurea in scenografia per il teatro presso la Musashino Art University, università del Kodaira, città situata ovest di Tokyo.
Il primo lavoro professionale arriva nel novembre 1964, a pochi giorni dalla fine dei Giochi Olimpici di Tokyo di quell'anno, con l’assunzione alla Mushi Production, studio d’animazione fondato proprio da Osamu Tezuka, vero pioniere e padre del mondo di manga e anime giapponesi moderni, soprannominato nel tempo in patria “Manga no Kamisama” cioè “Dio del Manga”!
Un bel giorno una sua amica che apprezza i disegni della giovane Yoshiko la va a cercare portandole un giornale con un annuncio che dice che lo studio di animazione di Tezuka sta cercando nuovi giovani artisti da inserire nel loro personale. Originariamente Yoshiko pensa di proporsi per lavorare a fondali e scenografie ma, una volta in sede, guardandosi intorno, si convince invece di voler fare l’animatrice! Il primo anime a cui lavora, come intercalatrice, è la serie in bianco e nero W3: Wonder 3 (trasmessa in Giappone da giugno del 1965 e ad oggi inedita in Italia), e ricorda che in quegli anni gli animatori fumavano tutti mentre lavoravano e lo facevano talmente tanto che l’interno dell’intero studio era una vera e propria nuvola di fumo che non permetteva quasi di vedere da un tavolo all'altro.
A seguire lavora ad anime che hanno fatto la storia del settore, e non solo, come la prima serie in bianco e nero di Astro Boy (nel 1965/66); è poi animatrice in tante altre serie tezukiane come Kimba il leone bianco (1965), La principessa Zaffiro (1967), e ancora The Monkey (1967), Le fiabe di Andersen (trasmesso in Giappone da gennaio del 1971), I bon bon magici di Lilly (1971) e ai due film cinematografici sperimentali per adulti Le mille e una notte (1969) e Cleopatra (1970) diretti dal regista Eiichi Yamamoto e facenti parte della visionaria, psichedelica e coloratissima trilogia ‘Animerama’ ideata e prodotta da Osamu Tezuka in persona.
Di quegli anni con Tezuka ricorda tantissime cose anche come si disegnano tutti i personaggi a cui ha lavorato senza l’uso di immagini di riferimento e poi che le veniva richiesto di disegnare più velocemente e precisamente possibile, anche a rischio di scordare dettagli nei disegni, ma così si riusciva a produrre anche un intero episodio in sole due settimane di lavoro.
Una volta andò anche a far valere i suoi diritti di lavoratrice (grazie alla stima dello stesso Tezuka) col produttore che si occupava dei pagamenti e voleva pagare di meno lei e le altre dipendenti in quanto donne!
Racconta che per il film Le mille e una notte il suo team lavorò ad oltranza per tre giorni di seguito, senza tornare a casa, mangiare o dormire, preparando delle animazioni aggiuntive, che sarebbero state inserite “in corsa”, mentre il film era già uscito nelle sale cinematografiche!
Ricorda che in questo frangente venne a seguire la produzione Tezuka in persona e che trovò i colleghi (maschi) di Yoshiko che erano collassati, svenuti o si erano addormentati, anche per terra, per il troppo lavoro mentre lei ed altre donne continuavano a lavorare senza sosta! Indimenticabile quanto Tezuka fosse sempre gentilissimo e soddisfatto di chi continuasse a lavorare ma, pur scusandosi per le continue richieste lavorative, non dava comunque loro l’ordine di fermarsi!
Quando le chiedo cosa pensava Tezuka delle produzioni animate dice che faceva manga perché, per lui, era la prima via per poter provare a produrre più anime possibili e che avrebbe voluto dirigere tutta la serie Kimba ma non potette per i troppi impegni che aveva già come mangaka e questo non gliela fece amare troppo in fase di produzione.
Tra gli altri racconti salta fuori anche lo Studio Ghibli (di cui la Sensei ammira la, a detta sua, ‘geniale’ produzione): racconta che la sede dello studio si trovava a pochi minuti dalla sua vecchia casa in Giappone e così aveva avuto anche il piacere di conoscere i maestri Isao Takahata e Hayao Miyazaki, sottolineando come quando aveva incontrato quest’ultimo non emergesse un particolare amore, lavorativamente parlando, per l’operato di Osamu Tezuka.
A parte le opere di Tezuka, a fine anni ‘60 lavora parallelamente ad animazioni per anime come Bem il mostro umano (1968) creata da Saburo Sakai e Nobuhide Morikawa, alla prima serie di Rocky Joe (1970) tratta dal manga di Asao Takamori e Tetsuya Chiba e a serie della Tatsunoko Production come Gatchaman - La battaglia dei pianeti (1972) e Le nuove avventure di Pinocchio (1972) , quest’ultima liberamente ispirata alle avventure del burattino italiano di Carlo Collodi.
Nel settembre del 1971, prima dell’esplosione della moda degli anime robotici degli anni ‘70, lascia la Mushi Production, viene per la prima volta in Europa e, dopo aver rifiutato un posto all’Ambassade du Japon en France (l’Ambasciata del Giappone con sede a Parigi), sceglie di puntare su arte e viaggi per l’Europa (e in quegli anni ne fa tanti!), e tra i primi ingaggi artistici europei lavora per il mercato danese disegnando fumetti e illustrazioni a sfondo erotico per un editore giapponese che vive a Copenaghen, mentre nel 1972 per un editore parigino ridisegna per la Francia delle tavole a fumetti di una rielaborazione grafica dello storico personaggio di Winsor McCay, Little Nemo.
Dopo un soggiorno a Parigi e mille peripezie, viene a visitare Roma perché voleva vedere ad ogni costo la sua parte storica ma soprattutto il Colosseo e, tra i vari amici che si fa arrivando in Italia, conosce, proprio qui, anche il suo futuro marito.
Grande amante di musica classica, estimatrice di Wolfgang Amadeus Mozart, e delle opere di Leonardo Da Vinci, a inizio anni ‘70, durante i suoi tanti viaggi, impara a parlare fluentemente più lingue europee (inglese, francese, tedesco e, ovviamente, italiano)!
A fine anni ‘70, richiamata da Tezuka in persona, ricomincia a lavorare da freelance a prodotti nipponici come il film dal vero con sequenze animate The Phoenix - Hi no Tori (1978) tratto dall’omonimo manga (La fenice - Il libro dell'alba) di Osamu Tezuka e diretto dal maestro Kon Ichikawa (regista di capisaldi della storia del cinema giapponese come L'arpa birmana, Fuochi nella pianura, La chiave e Le olimpiadi di Tokyo) per il quale si occupa di animare la Fenice (unico personaggio a cartoni animati del film tra attori veri); lavora inoltre allo special televisivo Marine Express - L'espresso sottomarino (1979) diretto da Satoshi Dezaki, alla prima serie a colori dedicata ad Astro Boy (1980) con la regia di Noboru Ishiguro e al lungometraggio Unico il piccolo unicorno (1981) diretto da Toshio Hirata, tratti sempre tutti da storie originali del suo mentore Tezuka.
Dal 1978 in poi, in Italia, inizia a disegnare fumetti prima su Lanciostory e Skorpio della casa editrice romana Eura Editoriale e poi, su riviste per ragazzi come Il corriere dei piccoli, Più e il suo gioco, Cartoni in Tivù, Noi supereroi, ecc., storie inedite di personaggi di anime nipponici come Bia - La sfida della magia, Kyashan il ragazzo androide, Il gatto Doraemon, Mademoiselle Anne, Galaxy Express 999, Astro Boy, La principessa Zaffiro, Anna dai capelli rossi, Hurricane Polimar, Judo Boy, Starzinger, Kum Kum e avventure dell’italianissimo Tiramolla, arrivando a disegnare anche tra le 150 e le 200 tavole complete ogni mese solo per il mercato italiano!
Inoltre proprio per il settimanale per ragazzi Più e il suo gioco della casa editrice Domus disegna fumetti di He-Man della serie Masters of the Universe, il fumetto per ragazze Poochie e il suo personaggio fino ad allora inedito Pistillo.
A fine anni ‘80 collabora con la Mondo TV a prodotti animati come le serie a cartoni animati Robin Hood (1990), Il Corsaro Nero (1998) tratta dal romanzo omonimo di Emilio Salgari e L’ultimo dei Mohicani (2004) dal libro omonimo di James Fenimore Cooper e diretta da Giuseppe Laganà.
Sempre nei primi anni ‘90 realizza autonomamente, firmando animazioni e regia, il cortometraggio Kitty lo zombie, della durata di poco meno di 5 minuti, che a fine agosto 1994 viene presentato all’Hiroshima International Animation Festival vincendo il prestigioso premio Panorama!
Da metà anni ‘90 lavora anche per la torinese Lanterna Magica ai film La freccia azzurra (1996) e La gabbianella e il gatto (1998) diretti da Enzo D'Alò e ad Aida degli alberi (2001) di Guido Manuli.
Nel 1997 lavora con lo Studio Bozzetto di Milano ridisegnando col suo tipico stile nipponico Max, il leone mascotte dei gelati Algida, di cui realizza, facendo design dei personaggi, animazioni e regia, anche uno spot a cartoni animati per una campagna pubblicitaria di gelati per bambini richiesto originariamente per il mercato olandese ma che poi viene trasmesso in mezzo mondo, restando purtroppo inedito in Italia.
Negli anni seguenti anima inoltre Johan Padan a la descoverta de le Americhe (2002) diretto da Giulio Cingoli e scritto dal drammaturgo premio Nobel Dario Fo e Opopomoz (2003) ancora una volta con la regia di Enzo D’Alò; lavora inoltre per il film d'animazione Alì Babà (1996) prodotto per il mercato home-video da Airone Cinematografica e diretto da Zlata Potancokova Belli, per Winx Club della marchigiana Rainbow di Iginio Straffi occupandosi di storyboard, layout e model sheet e per la coproduzione italo-francese Corto Maltese (2002) tratta dalle avventure a fumetti di Hugo Pratt.
L’ultima fase, ad oggi, è quella della realizzazione di sue graphic novel anche se prima, da fine 2006 per qualche anno, disegna il fumetto per ragazzi Stregatti per le edizioni Cioè Kids che racconta la storia di un gruppo di gattini che vanno alla disperata ricerca della loro mamma.
A ottobre 2009, pubblicata dai Kappa Boys che danno totale libertà al progetto, esce La storia di Sayo, di cui parlavamo all’inizio, la prima graphic novel della Watanabe, dove a un certo punto della storia appare anche il personaggio di Black Jack avuto in concessione dalla Tezuka Productions e che nel 2010 vince il premio Romics come “Miglior Libro di Scuola Giapponese”.
Esce nel 2010 il manuale Corso di manga. Guida pratica al fumetto giapponese (Dino Audino Editore), curato a quattro mani con Marco Vignati.
Nel 2011 pubblica Sute, il figlio degli spiriti, la sua prima graphic novel interamente scritta e disegnata da sola, e a ottobre dell’anno successivo completa il dittico Donran, nuovamente col co-autore e amico Masi, entrambe pubblicate da GP Publishing e liberamente ispirate dall’immaginario di mostri e spiriti dell’antico Giappone.
A gennaio 2014 esce anche una storia disegnata da lei, scritta da Paolo Di Orazio, sul numero 2 della nuova serie della rivista horror Splatter.
Altra opera di rilievo è di certo Come un balletto di musica rock (Star Comics, 2015) co-scritta col fumettista Stefano Simeone e disegnata da lei, in cui si raccontano le sue avventure lavorative e non nel periodo in cui Yoshiko lavorò con Osamu Tezuka alla Mushi Production.
Nell’ottobre 2016 esce Nora Neko - Gatti vagabondi (Editoriale Cosmo), che racconta la storia di due gatti ladruncoli (ispirati ai suoi veri gatti di qualche anno fa) che vanno bighellonando in cerca della loro felicità.
Altro libro, in questo caso di favole illustrate ispirate al folklore giapponese, è Le leggende de il foglio d’oro (Tora Edizioni), contenente “La signora volpe” e “Il tasso bollitore”, ancora una volta scritto, disegnato e colorato ad acquerello interamente dalla Watanabe, che esce a dicembre 2020.
Nell’ultimo anno ha lavorato per Fanucci Editore ai disegni della attesa graphic novel di prossima uscita La fattoria degli animali su sceneggiatura di Alessandro Ruggieri, colorata da Mirko Milone e tratta dall’omonimo romanzo del 1945 di George Orwell e a un nuovo misterioso progetto disegnato di cui si saprà appena possibile!
Inoltre sono oltre venticinque anni che Yoshiko Watanabe trasmette arte e passione del suo lavoro di una vita ai giovani tenendo corsi di Manga per tutte le età (negli ultimi anni anche online) presso la SRF - Scuola Romana dei Fumetti con sede nel centro storico di Roma, a un passo da piazza del Popolo, che oramai è un po’ la sua seconda casa.
E l’ultimissima novità è che a coronamento di questa grande carriera, durante la prossima XXIX edizione di Romics, che si terrà dal 6 al 9 ottobre 2022 nella capitale presso la Fiera di Roma, la sensei Watanabe presenterà il suo manifesto ufficiale dell’evento, sarà allestita una mostra personale con le sue opere più significative e infine le sarà consegnato il Romics d’Oro XXIX!!
BUON COMPLEANNO YOSHIKO WATANABE SENSEI!!!
Un ringraziamento speciale a SRF - Scuola Romana dei Fumetti, Alessandro Ruggieri, Edoardo Serino ed Alessandro Falciatore per il supporto durante la stesura di questo dossier.
Parte dei disegni che appaiono provengono da collezioni private e sono stati gentilmente messi a disposizione per la realizzazione del dossier.
Francesco Chiatante
La prima volta che ho avuto il piacere di incontrare la cara Yoshiko Watanabe (渡辺佳子) era novembre 2009; non vivevo da molto a Roma e il caso volle che, nei miei tanti giri per la sua amata Città Eterna, finii per ritrovarmi in una piccola libreria di Trastevere alla presentazione della sua prima graphic novel, basata sui profughi giapponesi del dopoguerra e sulla vita di sua madre, intitolata La storia di Sayo, realizzata assieme all'autore Giovanni Masi (sceneggiatore di Dylan Dog, Orfani e Il confine editi da Sergio Bonelli Editore) e pubblicata da Kappa Edizioni. Quella sera, osservando il suo modo di disegnare e ascoltando gli affascinanti racconti nel suo italiano "nipponicheggiante" era impossibile per i presenti, chi la conosceva già e chi no, non restare folgorati da quel magnetico e carismatico personaggio.
E così non ho mai dimenticato quell'elegante signora giapponese, che ho rincontrato più volte nel tempo, in diversi eventi e occasioni per la penisola (indimenticabile una conferenza dove partecipammo insieme al Be Comics di Padova nel 2017 in cui faceva breccia negli spettatori, come ogni volta, con la sua arte e i suoi straordinari aneddoti!), tant'è che quando ho potuto l’ho anche intervistata per il mio film documentario sull'amore italiano per gli anime giapponesi, "Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay" (2015).
Ma nei mesi passati ho avuto il piacere incontrarla e sentirla ancora più volte, con una maggiore calma e con ancora tante chiacchiere, per tentare di farmi dire il più possibile, scrivendo, appuntando, registrando tutto quello che potesse servire per raccontare e capire l’incredibile percorso che l’ha portata dal Giappone all'Italia svariati anni fa: la sua storia e la sua vita!
E oggi, che è anche il suo compleanno, ve la racconterò il più possibile!
Yoshiko Watanabe è una artista giapponese completa, di fama internazionale, italiana d’adozione, come ce ne sono state poche nella sua generazione (anzi, così forse solo lei!) e, in base ai periodi e ai progetti, è stata disegnatrice, fumettista, illustratrice, animatrice, sceneggiatrice e anche regista di spot pubblicitari e cortometraggi animati.
Nasce il 3 agosto 1943 a Tsing-tao, nell’attuale Cina, al tempo colonia del Giappone, da genitori giapponesi. Primogenita e oggi ultima della famiglia Watanabe, inizia a disegnare da bambina e, come dice sempre lei con la sua ineguagliabile e contagiosa allegria, “da lì non ho mai smesso!”
Da sempre ama le opere di Osamu Tezuka e fin da piccola la mamma pittrice la faceva disegnare mentre i fratelli erano interessati ad altri giochi, ai fucili giocattolo, ai dischi, alle chitarre, e poi ai motorini, alla palestra e quant'altro.
A differenza dei suoi fratelli (durante il nostro ultimo incontro scherza molto sul fatto che il padre viziasse il primo figlio maschio, rispetto agli altri, accontentandolo in tutto) lei è sempre stata molto brava a scuola, tant'è che si laurea in scenografia per il teatro presso la Musashino Art University, università del Kodaira, città situata ovest di Tokyo.
Il primo lavoro professionale arriva nel novembre 1964, a pochi giorni dalla fine dei Giochi Olimpici di Tokyo di quell'anno, con l’assunzione alla Mushi Production, studio d’animazione fondato proprio da Osamu Tezuka, vero pioniere e padre del mondo di manga e anime giapponesi moderni, soprannominato nel tempo in patria “Manga no Kamisama” cioè “Dio del Manga”!
Un bel giorno una sua amica che apprezza i disegni della giovane Yoshiko la va a cercare portandole un giornale con un annuncio che dice che lo studio di animazione di Tezuka sta cercando nuovi giovani artisti da inserire nel loro personale. Originariamente Yoshiko pensa di proporsi per lavorare a fondali e scenografie ma, una volta in sede, guardandosi intorno, si convince invece di voler fare l’animatrice! Il primo anime a cui lavora, come intercalatrice, è la serie in bianco e nero W3: Wonder 3 (trasmessa in Giappone da giugno del 1965 e ad oggi inedita in Italia), e ricorda che in quegli anni gli animatori fumavano tutti mentre lavoravano e lo facevano talmente tanto che l’interno dell’intero studio era una vera e propria nuvola di fumo che non permetteva quasi di vedere da un tavolo all'altro.
A seguire lavora ad anime che hanno fatto la storia del settore, e non solo, come la prima serie in bianco e nero di Astro Boy (nel 1965/66); è poi animatrice in tante altre serie tezukiane come Kimba il leone bianco (1965), La principessa Zaffiro (1967), e ancora The Monkey (1967), Le fiabe di Andersen (trasmesso in Giappone da gennaio del 1971), I bon bon magici di Lilly (1971) e ai due film cinematografici sperimentali per adulti Le mille e una notte (1969) e Cleopatra (1970) diretti dal regista Eiichi Yamamoto e facenti parte della visionaria, psichedelica e coloratissima trilogia ‘Animerama’ ideata e prodotta da Osamu Tezuka in persona.
Yoshiko Watanabe disegna Astroboy
Di quegli anni con Tezuka ricorda tantissime cose anche come si disegnano tutti i personaggi a cui ha lavorato senza l’uso di immagini di riferimento e poi che le veniva richiesto di disegnare più velocemente e precisamente possibile, anche a rischio di scordare dettagli nei disegni, ma così si riusciva a produrre anche un intero episodio in sole due settimane di lavoro.
Una volta andò anche a far valere i suoi diritti di lavoratrice (grazie alla stima dello stesso Tezuka) col produttore che si occupava dei pagamenti e voleva pagare di meno lei e le altre dipendenti in quanto donne!
Racconta che per il film Le mille e una notte il suo team lavorò ad oltranza per tre giorni di seguito, senza tornare a casa, mangiare o dormire, preparando delle animazioni aggiuntive, che sarebbero state inserite “in corsa”, mentre il film era già uscito nelle sale cinematografiche!
Ricorda che in questo frangente venne a seguire la produzione Tezuka in persona e che trovò i colleghi (maschi) di Yoshiko che erano collassati, svenuti o si erano addormentati, anche per terra, per il troppo lavoro mentre lei ed altre donne continuavano a lavorare senza sosta! Indimenticabile quanto Tezuka fosse sempre gentilissimo e soddisfatto di chi continuasse a lavorare ma, pur scusandosi per le continue richieste lavorative, non dava comunque loro l’ordine di fermarsi!
Quando le chiedo cosa pensava Tezuka delle produzioni animate dice che faceva manga perché, per lui, era la prima via per poter provare a produrre più anime possibili e che avrebbe voluto dirigere tutta la serie Kimba ma non potette per i troppi impegni che aveva già come mangaka e questo non gliela fece amare troppo in fase di produzione.
Tra gli altri racconti salta fuori anche lo Studio Ghibli (di cui la Sensei ammira la, a detta sua, ‘geniale’ produzione): racconta che la sede dello studio si trovava a pochi minuti dalla sua vecchia casa in Giappone e così aveva avuto anche il piacere di conoscere i maestri Isao Takahata e Hayao Miyazaki, sottolineando come quando aveva incontrato quest’ultimo non emergesse un particolare amore, lavorativamente parlando, per l’operato di Osamu Tezuka.
Yoshiko Watanabe con Osamu Tezuka, tre ex colleghi della Mushi Production e suo marito
A parte le opere di Tezuka, a fine anni ‘60 lavora parallelamente ad animazioni per anime come Bem il mostro umano (1968) creata da Saburo Sakai e Nobuhide Morikawa, alla prima serie di Rocky Joe (1970) tratta dal manga di Asao Takamori e Tetsuya Chiba e a serie della Tatsunoko Production come Gatchaman - La battaglia dei pianeti (1972) e Le nuove avventure di Pinocchio (1972) , quest’ultima liberamente ispirata alle avventure del burattino italiano di Carlo Collodi.
Nel settembre del 1971, prima dell’esplosione della moda degli anime robotici degli anni ‘70, lascia la Mushi Production, viene per la prima volta in Europa e, dopo aver rifiutato un posto all’Ambassade du Japon en France (l’Ambasciata del Giappone con sede a Parigi), sceglie di puntare su arte e viaggi per l’Europa (e in quegli anni ne fa tanti!), e tra i primi ingaggi artistici europei lavora per il mercato danese disegnando fumetti e illustrazioni a sfondo erotico per un editore giapponese che vive a Copenaghen, mentre nel 1972 per un editore parigino ridisegna per la Francia delle tavole a fumetti di una rielaborazione grafica dello storico personaggio di Winsor McCay, Little Nemo.
Dopo un soggiorno a Parigi e mille peripezie, viene a visitare Roma perché voleva vedere ad ogni costo la sua parte storica ma soprattutto il Colosseo e, tra i vari amici che si fa arrivando in Italia, conosce, proprio qui, anche il suo futuro marito.
Grande amante di musica classica, estimatrice di Wolfgang Amadeus Mozart, e delle opere di Leonardo Da Vinci, a inizio anni ‘70, durante i suoi tanti viaggi, impara a parlare fluentemente più lingue europee (inglese, francese, tedesco e, ovviamente, italiano)!
A fine anni ‘70, richiamata da Tezuka in persona, ricomincia a lavorare da freelance a prodotti nipponici come il film dal vero con sequenze animate The Phoenix - Hi no Tori (1978) tratto dall’omonimo manga (La fenice - Il libro dell'alba) di Osamu Tezuka e diretto dal maestro Kon Ichikawa (regista di capisaldi della storia del cinema giapponese come L'arpa birmana, Fuochi nella pianura, La chiave e Le olimpiadi di Tokyo) per il quale si occupa di animare la Fenice (unico personaggio a cartoni animati del film tra attori veri); lavora inoltre allo special televisivo Marine Express - L'espresso sottomarino (1979) diretto da Satoshi Dezaki, alla prima serie a colori dedicata ad Astro Boy (1980) con la regia di Noboru Ishiguro e al lungometraggio Unico il piccolo unicorno (1981) diretto da Toshio Hirata, tratti sempre tutti da storie originali del suo mentore Tezuka.
Dal 1978 in poi, in Italia, inizia a disegnare fumetti prima su Lanciostory e Skorpio della casa editrice romana Eura Editoriale e poi, su riviste per ragazzi come Il corriere dei piccoli, Più e il suo gioco, Cartoni in Tivù, Noi supereroi, ecc., storie inedite di personaggi di anime nipponici come Bia - La sfida della magia, Kyashan il ragazzo androide, Il gatto Doraemon, Mademoiselle Anne, Galaxy Express 999, Astro Boy, La principessa Zaffiro, Anna dai capelli rossi, Hurricane Polimar, Judo Boy, Starzinger, Kum Kum e avventure dell’italianissimo Tiramolla, arrivando a disegnare anche tra le 150 e le 200 tavole complete ogni mese solo per il mercato italiano!
Inoltre proprio per il settimanale per ragazzi Più e il suo gioco della casa editrice Domus disegna fumetti di He-Man della serie Masters of the Universe, il fumetto per ragazze Poochie e il suo personaggio fino ad allora inedito Pistillo.
Masters of the Universe su Più disegnati da Y. Watanabe
A fine anni ‘80 collabora con la Mondo TV a prodotti animati come le serie a cartoni animati Robin Hood (1990), Il Corsaro Nero (1998) tratta dal romanzo omonimo di Emilio Salgari e L’ultimo dei Mohicani (2004) dal libro omonimo di James Fenimore Cooper e diretta da Giuseppe Laganà.
Sempre nei primi anni ‘90 realizza autonomamente, firmando animazioni e regia, il cortometraggio Kitty lo zombie, della durata di poco meno di 5 minuti, che a fine agosto 1994 viene presentato all’Hiroshima International Animation Festival vincendo il prestigioso premio Panorama!
Da metà anni ‘90 lavora anche per la torinese Lanterna Magica ai film La freccia azzurra (1996) e La gabbianella e il gatto (1998) diretti da Enzo D'Alò e ad Aida degli alberi (2001) di Guido Manuli.
Nel 1997 lavora con lo Studio Bozzetto di Milano ridisegnando col suo tipico stile nipponico Max, il leone mascotte dei gelati Algida, di cui realizza, facendo design dei personaggi, animazioni e regia, anche uno spot a cartoni animati per una campagna pubblicitaria di gelati per bambini richiesto originariamente per il mercato olandese ma che poi viene trasmesso in mezzo mondo, restando purtroppo inedito in Italia.
Negli anni seguenti anima inoltre Johan Padan a la descoverta de le Americhe (2002) diretto da Giulio Cingoli e scritto dal drammaturgo premio Nobel Dario Fo e Opopomoz (2003) ancora una volta con la regia di Enzo D’Alò; lavora inoltre per il film d'animazione Alì Babà (1996) prodotto per il mercato home-video da Airone Cinematografica e diretto da Zlata Potancokova Belli, per Winx Club della marchigiana Rainbow di Iginio Straffi occupandosi di storyboard, layout e model sheet e per la coproduzione italo-francese Corto Maltese (2002) tratta dalle avventure a fumetti di Hugo Pratt.
L’ultima fase, ad oggi, è quella della realizzazione di sue graphic novel anche se prima, da fine 2006 per qualche anno, disegna il fumetto per ragazzi Stregatti per le edizioni Cioè Kids che racconta la storia di un gruppo di gattini che vanno alla disperata ricerca della loro mamma.
A ottobre 2009, pubblicata dai Kappa Boys che danno totale libertà al progetto, esce La storia di Sayo, di cui parlavamo all’inizio, la prima graphic novel della Watanabe, dove a un certo punto della storia appare anche il personaggio di Black Jack avuto in concessione dalla Tezuka Productions e che nel 2010 vince il premio Romics come “Miglior Libro di Scuola Giapponese”.
La storia di Sayo – Booktrailer diretto da Giovanni Masi:
Esce nel 2010 il manuale Corso di manga. Guida pratica al fumetto giapponese (Dino Audino Editore), curato a quattro mani con Marco Vignati.
Nel 2011 pubblica Sute, il figlio degli spiriti, la sua prima graphic novel interamente scritta e disegnata da sola, e a ottobre dell’anno successivo completa il dittico Donran, nuovamente col co-autore e amico Masi, entrambe pubblicate da GP Publishing e liberamente ispirate dall’immaginario di mostri e spiriti dell’antico Giappone.
A gennaio 2014 esce anche una storia disegnata da lei, scritta da Paolo Di Orazio, sul numero 2 della nuova serie della rivista horror Splatter.
Altra opera di rilievo è di certo Come un balletto di musica rock (Star Comics, 2015) co-scritta col fumettista Stefano Simeone e disegnata da lei, in cui si raccontano le sue avventure lavorative e non nel periodo in cui Yoshiko lavorò con Osamu Tezuka alla Mushi Production.
Nell’ottobre 2016 esce Nora Neko - Gatti vagabondi (Editoriale Cosmo), che racconta la storia di due gatti ladruncoli (ispirati ai suoi veri gatti di qualche anno fa) che vanno bighellonando in cerca della loro felicità.
Altro libro, in questo caso di favole illustrate ispirate al folklore giapponese, è Le leggende de il foglio d’oro (Tora Edizioni), contenente “La signora volpe” e “Il tasso bollitore”, ancora una volta scritto, disegnato e colorato ad acquerello interamente dalla Watanabe, che esce a dicembre 2020.
Nell’ultimo anno ha lavorato per Fanucci Editore ai disegni della attesa graphic novel di prossima uscita La fattoria degli animali su sceneggiatura di Alessandro Ruggieri, colorata da Mirko Milone e tratta dall’omonimo romanzo del 1945 di George Orwell e a un nuovo misterioso progetto disegnato di cui si saprà appena possibile!
Inoltre sono oltre venticinque anni che Yoshiko Watanabe trasmette arte e passione del suo lavoro di una vita ai giovani tenendo corsi di Manga per tutte le età (negli ultimi anni anche online) presso la SRF - Scuola Romana dei Fumetti con sede nel centro storico di Roma, a un passo da piazza del Popolo, che oramai è un po’ la sua seconda casa.
E l’ultimissima novità è che a coronamento di questa grande carriera, durante la prossima XXIX edizione di Romics, che si terrà dal 6 al 9 ottobre 2022 nella capitale presso la Fiera di Roma, la sensei Watanabe presenterà il suo manifesto ufficiale dell’evento, sarà allestita una mostra personale con le sue opere più significative e infine le sarà consegnato il Romics d’Oro XXIX!!
BUON COMPLEANNO YOSHIKO WATANABE SENSEI!!!
Un ringraziamento speciale a SRF - Scuola Romana dei Fumetti, Alessandro Ruggieri, Edoardo Serino ed Alessandro Falciatore per il supporto durante la stesura di questo dossier.
Parte dei disegni che appaiono provengono da collezioni private e sono stati gentilmente messi a disposizione per la realizzazione del dossier.
Francesco Chiatante
Ecco il link
https://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-489209a6-4e96-4294-a596-1e6f3b726dcf-tg3.html#p=
Francesco Chiatante e Animeland?! Lo avevo dimenticato ... buon docu ...
grazie mille
Devo andare a controllare.
Ed ovviamente complimenti alla Sensei per la carriera straordinaria 👏
E auguri!
Doveroso tributo ad un grande personaggio (il curriculum sopra parla da sé).
Sapevo del suo operato qui da noi, ogni tanto leggo Lanciostory e Skorpio ed ho dei vecchi numeri di Noi Supereroi dove probabilmente c'è la sua mano.
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.