Far East Film Festival 26: trionfa il Giappone con Takano Tofu e Confetti, tra famiglia e tradizioni
Premiate anche la pellicola hongkonghese Time still turns the pages e la nipponica Bushido: le foto della cerimonia e le nostre recensioni sui film
di zettaiLara
A fare incetta di premi quest'anno è stato il Giappone, con il primo posto di Takano Tofu del regista Mitsuhiro Mihara che porta a casa ben due gelsi, tra cui l’ambito Gelso D’Oro come miglior film decretato dal pubblico; al secondo posto il tenero Confetti di Naoya Fujita con il Gelso D'Argento, mentre il Gelso Nero assegnato dalla categoria Black Dragon è andato a Bushido di Kazuya Shiraishi.
Tutti i premi in ordine di assegnazione:
-Gelso Nero, premio Black Dragon: Bushido di Kazuya Shiraishi, Giappone 2024
-Gelso Viola degli utenti di “Mymoviesone”: Takano Tofu di Mitsuhiro Mihara, Giappone 2023
-Gelso per la Migliore Sceneggiatura al film Citizen of a Kind di Young-ju Park, Corea del Sud 2024
-Gelso Bianco per la Migliore Opera Prima al film Mimang di Tae-yang Kim, Corea del Sud 2023
-Gelso D’Argento Audience Awards terzo classificato al film Time Still Turns the Pages, Nick CHEUK, Hong Kong 2023 (punteggio di 4,40 su 5)
-Gelso D’Argento Audience Awards secondo classificato al film Confetti di Naoya Fujita, Giappone 2024 (punteggio di 4,41 su 5)
-Gelso D’Oro Audience Awards primo classificato al film Takano Tofu di Mitsuhiro Mihara, Giappone 2023 (punteggio di 4,51 su 5)
Riportiamo il comunicato stampa completo, per poi lasciarvi alle nostre recensioni e impressioni sui film vincitori.
Nei prossimi giorni sul nostro sito potrete trovare inoltre gli approfondimenti con le interviste a registi e autori premiati e non.
Trionfo giapponese al FEFF 26: Takano Tofu vince il Gelso d’Oro e Confetti il Gelso d’Argento!
Sul terzo gradino del podio troviamo invece l’hongkonghese Time Still Turns the Pages.
L’edizione 2024 si chiude con tre numeri record: 65 mila spettatori, 3000 ospiti e 1700 accreditati.
«È la prima volta che vengo al Far East Film Festival, un evento molto grande e molto importante per noi cineasti asiatici. Sapete: è raro, oggi, trovarsi in 1200 per assistere alla proiezione di un film. È raro in tutto il mondo. E io sono profondamente commosso nel vedere una sala così piena, senza spazi vuoti, e nel vedere quanto voi amiate le nostre opere! Tornerò ancora qui al Teatro Nuovo di Udine, una città bellissima, perché mi avete davvero emozionato…».
Dentro le parole di Zhang Yimou non c’è soltanto la felicità per un’accoglienza piena di entusiasmo e per un’arte, il cinema, che sta ricominciando a volare: c’è il senso stesso del Far East Film Festival. Un lungo viaggio, libero e irrequieto, dentro l’anima popolare dell’Asia. Una lunga storia d’amore che, dal 1999, non ha mai smesso di creare connessioni tra Oriente e Occidente.
A conferma del fatto che il cinema sta ricominciando a volare, il FEFF 26 ha portato a Udine 79 film (12 anteprime mondiali, 22 internazionali, 23 europee, 19 italiane), 228 ospiti d’onore (tra cui, appunto, il leggendario Zhang Yimou, premiato con il Gelso d’Oro alla Carriera e protagonista di una memorabile masterclass) e 65 mila spettatori. E proprio il pubblico, secondo una tradizione che risale al FEFF 01, ha stabilito a colpi di schede-voto anche il podio di quest’anno.
Il Giappone ha dominato gli Audience Awards 2024, trionfando con il commovente Takano Tofu di Mihara Mitsuhiro (Gelso d’Oro) e piazzando il tenerissimo Confetti di Fujita Naoya al secondo posto (Gelso d’Argento). Il terzo posto l’ha invece conquistato uno dei casi cinematografici della stagione: Time Still Turns the Pages del regista hongkonghese Nick Cheuk (Gelso di Cristallo). Il Giappone ha fatto scintille anche sul fronte degli accreditati Black Dragon (che hanno incoronato il samurai movie Bushido di Shiraishi Kazuya) e della community di MYmovies (che ha incoronato Takano Tofu).
I giurati della sezione Opere Prime (Anthony Chen, Edouard Waintrop, Matsuzaki Kaoru) hanno quindi assegnato il Gelso Bianco al romanticismo del sudcoreano Mimang di Kim Tae-yang mentre il Gelso per la Miglior Sceneggiatura è andato all’action comedy Citizen of a Kind della regista sudcoreana Park Young-ju (a decidere, alcuni dei giurati del Premio internazionale alla miglior sceneggiatura “Sergio Amidei” di Gorizia: Massimo Gaudioso, Marco Risi, Doriana Leondeff e Francesco Munzi).
Più di 3000 sono stati gli ospiti complessivi che il FEFF 26 ha dislocato nelle varie strutture ricettive della città, un numero record, e anche il conto degli accrediti ha fatto registrare un numero record: 1700, cioè il 25% in più rispetto al 2023. Appassionati, giornalisti, esperti, addetti ai lavori, semplici “curiosi” e, va sottolineato, 130 studenti universitari di cinema (Italia, Regno Unito, Austria, Slovacchia, Ungheria, Singapore), a dimostrazione di quanto sia stata alta la soglia di attenzione anche da parte dei fareastiani più giovani.
Oltre 200, poi, i professionisti arrivati da tutta Europa per le sessioni industry di Focus Asia e circa 15 mila le persone che hanno invece preso parte ai FEFF Events, disseminati nel centro di Udine. Il FEFF online, in streaming sulla piattaforma MYmovies ONE, ha infine registrato 8.775 presenze da 200 comuni italiani. La prima città per utenti online è stata Milano, a seguire Roma e Torino.
I film più visti in streaming sono stati la saga di Alienoid (con 1500 ore di visione) e Takano Tofu (con 624 ore di visione). Adesso non resta che segnare sul calendario le date della prossima edizione, quando il Far East Film Festival taglierà il ventisettesimo traguardo: appuntamento a Udine dal 24 aprile al 2 maggio 2025!
TAKANO TOFU: recensione breve
La trama di Takano Tofu affonda le sue radici nel tessuto quotidiano della prefettura di Hiroshima, intessendo un racconto che oscilla tra la fragilità dell'esistenza e la forza dei legami familiari. Nel cuore di questa narrazione si trova Tatsuo, un uomo cocciuto e abitudinario, il cui mondo sembra sgretolarsi sotto il peso delle preoccupazioni per la salute e il futuro della figlia, Haru. Il film si apre con una pacata osservazione dei gesti rituali di Tatsuo nella preparazione del tofu, un'attività che svolge con maestria insieme alla figlia. Tuttavia, dietro la superficie tranquilla di questa routine si nascondono tensioni latenti e insoddisfazioni profonde, che esplodono nel corso della storia. La rabbia di Tatsuo, il suo carattere ostinato e le sue preoccupazioni si scontrano con la leggerezza portata da Fumie, un personaggio che porta una ventata di freschezza nella vita di Tatsuo e nella trama stessa. Uno degli elementi più affascinanti del film è la presenza degli amici di Tatsuo, un coro greco moderno che amplifica le sue emozioni con un mix di comicità e saggezza. Questi personaggi, buffi nell'aspetto e nelle battute, aggiungono un tono di leggerezza alla storia, anche quando affrontano temi profondi e drammatici.
La regia di Mihara Mitsuhiro guida il pubblico attraverso un viaggio emotivo che oscilla tra luci e ombre, tra momenti di commozione e sorrisi. Le scene ambientate nei luoghi chiusi, come il laboratorio di tofu o il negozio da barbiere, riflettono le frustrazioni e le tensioni dei personaggi, mentre i momenti di apertura e di contatto con la natura segnano un cambiamento nei loro cuori e nelle loro relazioni.
Il cast offre interpretazioni convincenti, con Tatsuya Fuji (che qualcuno ricorderà protagonista del leggendario cult "L'impero dei sensi" di Nagisa Oshima) che porta sullo schermo tutta la complessità del personaggio di Tatsuo, mentre Kumiko Aso dona profondità e vulnerabilità al ruolo di Haru. Le performance degli attori di supporto contribuiscono a creare un mondo ricco di sfumature e contrasti, in cui la risata e la commozione si mescolano in modo naturale. Takano Tofu è un film che tocca le corde emotive del pubblico con delicatezza e profondità, offrendo una riflessione sulla fragilità della vita e sulla forza dei legami familiari.
La regia di Mihara Mitsuhiro guida il pubblico attraverso un viaggio emotivo che oscilla tra luci e ombre, tra momenti di commozione e sorrisi. Le scene ambientate nei luoghi chiusi, come il laboratorio di tofu o il negozio da barbiere, riflettono le frustrazioni e le tensioni dei personaggi, mentre i momenti di apertura e di contatto con la natura segnano un cambiamento nei loro cuori e nelle loro relazioni.
Il cast offre interpretazioni convincenti, con Tatsuya Fuji (che qualcuno ricorderà protagonista del leggendario cult "L'impero dei sensi" di Nagisa Oshima) che porta sullo schermo tutta la complessità del personaggio di Tatsuo, mentre Kumiko Aso dona profondità e vulnerabilità al ruolo di Haru. Le performance degli attori di supporto contribuiscono a creare un mondo ricco di sfumature e contrasti, in cui la risata e la commozione si mescolano in modo naturale. Takano Tofu è un film che tocca le corde emotive del pubblico con delicatezza e profondità, offrendo una riflessione sulla fragilità della vita e sulla forza dei legami familiari.
Autore: bob71
CONFETTI: recensione breve
Il giovane regista Naoya Fujita si è emozionato fino alle lacrime nella platea del Teatro Nuovo di Udine, con l'ovazione che i presenti gli hanno dedicato dopo la proiezione della sua tenerissima opera prima. Confetti (che dal giapponese all'italiano si traduce in "coriandoli") è d'altronde una rappresentazione semplice ma estremamente accattivante di un cliché visto già tante volte, eppur qui declinato in maniera nuova e originale. Il liceale Yuki Iwata vive da sempre cambiando scuola ogni mese: è già persuaso a non farsi mai amici, perché ripete a sé stesso e agli altri di non averne bisogno, che non gli servono. Il suo tempo, la sua concentrazione, i suoi occhi sono tutti per il Taishū engeki, ovvero il teatro popolare la cui arte assorbe dall'interno della compagnia teatrale del padre. Quando Yuki conosce il compagno di scuola Ken fuori dalla classe, presso un concerto di idol, il suo mondo inizia a cambiare e allargarsi: sulle prime un po' impacciato, nell'intrecciare un'inedita amicizia con Ken, Yuki si scopre curioso di confrontarsi, aprirsi, fare domande, ascoltare, tornare ad interrogarsi, farsi prendere da dilemmi e dai primi crucci adolescenziali.
Il fascino delle tradizioni artistiche nipponiche (non sempre così conosciute) e la bravura dei giovanissimi attori Shion Matsufuji e Jun Saitō (Let's go karaoke!) che bucano lo schermo con una facilità impressionante, basterebbero già da soli a confezionare una pellicola morbida e piacevolissima, ma non è tutto qui: il film si caratterizza per dialoghi calzanti, momenti di fresca ilarità, toni vagamente drammatici e risvolti che suscitano emozioni purissime, di una delicatezza unica, verso un finale -per l'appunto- da applausi e coriandoli.
Il fascino delle tradizioni artistiche nipponiche (non sempre così conosciute) e la bravura dei giovanissimi attori Shion Matsufuji e Jun Saitō (Let's go karaoke!) che bucano lo schermo con una facilità impressionante, basterebbero già da soli a confezionare una pellicola morbida e piacevolissima, ma non è tutto qui: il film si caratterizza per dialoghi calzanti, momenti di fresca ilarità, toni vagamente drammatici e risvolti che suscitano emozioni purissime, di una delicatezza unica, verso un finale -per l'appunto- da applausi e coriandoli.
Autore: zettaiLara
TIME STILL TURNS THE PAGES: recensione breve
Toccante e affilato, poetico e crudele: se ai botteghini di Hong Kong ha saputo conquistarsi un inaspettato terzo podio dei film coi maggiori incassi di tutto il 2023, la pellicola Time still turns the pages di Nick Cheuk (ospite della rassegna) è riuscita a far trattenere il respiro anche ai presenti nel Teatro Nuovo a Udine, emozionando a più riprese.
La pellicola sa ritrarre con delicatezza e attenzione la smarrita difficoltà fisica e psicologica di chi a Hong Kong è costretto a crescere imbrigliato tra le maglie di un sistema educativo e familiare freddo e stringente.
Il tema del suicidio giovanile, che si dipana lento e inesorabile durante la toccante pellicola, assume un'intensità del tutto particolare, senza mai voler scadere nella retorica né nel sentimentalismo. Cheuk si è d'altronde dedicato sentitamente su questo progetto, che risulta la sua opera prima a livello di lungometraggio e che riesce a tenere avvinto lo spettatore sino alla fine. Per Cheuk è un film anche personale, avendo tratto l'idea della pellicola dalla morte di un caro amico ai tempi dell'università, ed essendo inoltre uno degli interessanti personaggi secondari ispirato proprio al sé stesso liceale.
Gli attori, grandi e piccoli, danno prova di interpretazioni penetranti, partendo da Muk Ngok Wong (Sean Wong) sul piccolo Eli Cheng, capace di rendere vive nelle sue espressioni un tormento e un disorientamento che fanno accartocciare il cuore. Oltre a lui, risalta su tutti lo sfaccettato protagonista Mr. Cheng di Chun Yip Lo (Siuyea Lo), collega e amico di Cheuk e anch'egli toccato dal medesimo lutto nei giorni universitari, e del padre di lui reso da un eccellente Ronald Cheng Chung-kei.
Il film riesce a gridare (letteralmente e non) in maniera al contempo straziante e composta.
Un film lucido, capace di sostenere un ritmo pacatamente incalzante; da vedere senza riserve, non privi di fazzoletti alla mano, ma senza timore: un caldo tepore di speranza, infatti, resterà nello spettatore anche a distanza di tempo dalla visione.
La pellicola sa ritrarre con delicatezza e attenzione la smarrita difficoltà fisica e psicologica di chi a Hong Kong è costretto a crescere imbrigliato tra le maglie di un sistema educativo e familiare freddo e stringente.
Il tema del suicidio giovanile, che si dipana lento e inesorabile durante la toccante pellicola, assume un'intensità del tutto particolare, senza mai voler scadere nella retorica né nel sentimentalismo. Cheuk si è d'altronde dedicato sentitamente su questo progetto, che risulta la sua opera prima a livello di lungometraggio e che riesce a tenere avvinto lo spettatore sino alla fine. Per Cheuk è un film anche personale, avendo tratto l'idea della pellicola dalla morte di un caro amico ai tempi dell'università, ed essendo inoltre uno degli interessanti personaggi secondari ispirato proprio al sé stesso liceale.
Gli attori, grandi e piccoli, danno prova di interpretazioni penetranti, partendo da Muk Ngok Wong (Sean Wong) sul piccolo Eli Cheng, capace di rendere vive nelle sue espressioni un tormento e un disorientamento che fanno accartocciare il cuore. Oltre a lui, risalta su tutti lo sfaccettato protagonista Mr. Cheng di Chun Yip Lo (Siuyea Lo), collega e amico di Cheuk e anch'egli toccato dal medesimo lutto nei giorni universitari, e del padre di lui reso da un eccellente Ronald Cheng Chung-kei.
Il film riesce a gridare (letteralmente e non) in maniera al contempo straziante e composta.
Un film lucido, capace di sostenere un ritmo pacatamente incalzante; da vedere senza riserve, non privi di fazzoletti alla mano, ma senza timore: un caldo tepore di speranza, infatti, resterà nello spettatore anche a distanza di tempo dalla visione.
Autore: zettaiLara
Per le nostre impressioni su alcuni degli altri film della ventiseiesima edizione della rassegna udinese, vi lasciamo infine alle nostre due notizie a tema.
Fonte consultata:
Sito ufficiale Far East Film Festival I, II
Si ringrazia mxcol per il corredo fotografico delle premiazioni