Jimenshi - I maghi della truffa: un thriller acuto e spietato. Recensione della serie Netflix

Su Netflix sette episodi disponibili anche doppiati, per una storia crudele e verosimile

di Hachi194

Approcciandomi a scrivere questa recensione, i primi aggettivi che mi sono venuti in mente per descrivere questa serie sono stati: crudele, cruenta, tesa, spietata, verosimile. Questo perché Jimenshi - I maghi della truffa, disponibile dal 25 luglio su Netflix e diretta da Hitoshi One, ispirata all'omonimo romanzo di Ko Shinjo, è esattamente questo: una serie che non fa sconti, con attori (e doppiatori) di altissimo livello, congegnata come un orologio svizzero il cui ticchettio però diventa man mano che si procede nella visione sempre più simile a quello di una bomba ad orologeria che non tarderà a scoppiare, lasciando una pila di cadaveri non indifferente.
 
La storia si incentra su Takumi Tsujimoto (interpretato da Go Ayano) e sul suo legame con l'enigmatico Harrison Yamanaka (Etsushi Toyokawa), il leader di un gruppo di truffatori che lavora da tempo nel settore immobiliare. Insieme all'informatore Takeshita (Kazuki Kitamura), alla reclutatrice di impostori Reiko (Eiko Koike) e al consulente legale Goto (Pierre Taki), Takumi ha il ruolo di negoziatore durante le truffe. Il loro prossimo obiettivo è il più ambizioso in assoluto: un colpo da dieci miliardi di yen. Mentre il gruppo si impegna nel progetto coinvolgendo costruttori avidi e pronti a tutto, la polizia è sulle loro tracce già da tempo. Nel frattempo, sia il passato di Takumi sia i metodi spietati di Harrison vengono gradualmente a galla.

 

"Jimenshi" è il termine giapponese per indicare appunto i truffatori immobiliari. Una bella introduzione che viene riproposta all'inizio di ogni episodio, ci spiega come le truffe immobiliari si siano diffuse in Giappone nel dopoguerra quando società e uffici governativi erano ancora nel caos. Durante la bolla economica a fine anni 80 e inizio anni 90 gli immobili sono saliti di prezzo e le truffe si sono diffuse nelle aree urbane. Tuttavia, la digitalizzazione dei documenti di compravendita immobiliare ha reso più difficile il furto d'identità e le truffe sembrano così essere cessate.
Quando poi, a metà degli anni 2010, Tokyo è stata scelta per le Olimpiadi, gli immobili hanno ripreso di nuovo valore e i prezzi sono schizzati verso l'alto. A causa dell'assenza dei proprietari e di una gestione inadeguata, le truffe immobiliari sono ricominciate, prendendo di mira le proprietà che attiravano poca attenzione. Il gruppo di truffatori è di solito composto da un leader, un negoziatore, un informatore, un esperto legale, un falsario e una reclutatrice per gli impostori. Servono tecniche criminali precise e molto avanzate dal punto di vista tecnologico.
 

Il primo episodio si incentra sulla conclusione di una piccola truffa per farci conoscere tutti i personaggi e farci entrare nel modus operandi della banda, ponendo le basi per quella che sarà la storia raccontata nel resto della serie, lasciandoci però già intravedere come il passato sia di Takumi Tsujimoto che di Harrison Yamanaka saranno alla base di tutto lo sviluppo della storia.
Importantissimo anche il personaggio del detective Tatsu (Lily Franky, volto noto anche a chi non bazzica magari moltissimo nel mondo dei live action), poliziotto disilluso, in procinto di andare in pensione, il cui incontro con una nuova partner (Elaiza Ikeda), darà nuova linfa alla sua indagine sui jimenshi.
 

Sebbene 7 episodi possano sembrare pochi, in realtà sono perfetti per mantenere una tensione sempre altissima. Nessun fotogramma è di troppo, nessun dialogo è invadente, i personaggi, anche quelli secondari, riescono ad essere ben caratterizzati. Tutto è dosato con precisione maniacale, proprio come deve essere una truffa se si vuole che riesca. Poco importa i cadaveri o il dolore e la distruzione che si lascerà alle spalle. Ambientata per lo più in una Tokyo ritratta con colori freddi, nei toni del blu e dei grigi, la storia si concentra nel sottobosco della capitale, in quella zona dove vivono molte persone in bilico fra legalità e criminalità, in cui si sfrutta la disperazione di persone sole, anziane o malate. La serie parla anche di vendetta, un sentimento che corrode l'animo delle persone, implacabile e che, anche se soddisfatta, non colma il vuoto interiore. Vuoto che alcuni riempiono con una violenza sempre più feroce, l'unica che riesca ancora a scuotere il loro animo dando quella scarica di adrenalina che può ancora farli sentire vivi.
 

Jimenshi non fa sconti nella crudezza di alcuni momenti: sangue e violenza sono presenti e anche se a volte non sono inquadrate direttamente, non per questo sono meno efferate. Astenersi quindi persone sensibili, anche se amanti del genere thriller o perlomeno provate perché ne vale la pena, ma almeno sappiate a cosa andate incontro.
Hitoshi One, noto regista di film, serie tv, video musicali e pubblicità, dirige questa serie calibrando molto bene i tempi e le inquadrature e riuscendo a ricavare il meglio dagli attori, con un Go Ayano veramente impeccabile, che riesce ad attraversare vari registri di recitazione in pochi secondi, facendoci percepire le sue emozioni semplicemente dal tono di voce o da un cambio minimo di espressione sul volto.
 

Ko Shinjo, l'autore del romanzo da cui è stata tratta la serie si è detto entusiasta di come è venuto l'adattamento live-action, dichiarando: “Ho visto la serie tutta d'un fiato dalla mattina alla sera, completamente assorbito e perdendo la cognizione del tempo. La suspense mi ha fatto battere forte il cuore. Tutto quello che so è che voglio rivederla”.
Merito anche delle musiche, composte da Takkyu Ishino del gruppo musicale Denki Groove, che qui debutta come autore della colonna sonora originale, una collaborazione nata confrontandosi spesso con One. Ishino ricorda: “Durante il nostro primo incontro, il regista mi ha chiesto di creare il tema principale che ricordasse il mio vecchio album Lunatique. Voleva anche che l'atmosfera generale fosse inquietante".
Per soddisfare la richiesta del regista One di includere il suono della chitarra, Ishino ha letto la sceneggiatura creando inizialmente più di dieci tracce demo. Man mano che il progetto progrediva, è arrivato a comporre quasi 40 brani.Se avessi saputo dall'inizio che avrei dovuto creare 40 tracce, mi sarei potuto sentire sopraffatto. Ma è andato tutto in maniera molto naturale, anche se è stato sicuramente impegnativo”.
 

Importante sottolineare che la serie è disponibile anche doppiata, un plus non da poco che può avvicinare spettatori non avvezzi a leggere i sottotitoli e che può aiutare molto a seguire la trama, inevitabilmente complicata come ogni gioco ad incastro che si rispetti. Ma non abbiate timore: la serie si segue comunque bene e senza problemi di comprensione e il doppiaggio è stato affidato a grandi professionisti del settore: Emiliano Coltorti per Go Ayano, Francesco Prando per Etsushi Toyokawa, Eleonora Reti per Eiko Koike, Massimo De Ambrosis per Pierre Taki e Daniele Raffaelli per Kazuki Kitamura. Ovviamente la versione originale rende meglio l'atmosfera del mondo criminale, soprattutto per certi personaggi, più grevi e dalla tipica parlata grezza, difficile da rendere in italiano perché tipica di quel mondo nipponico.
 
 
Jimenshi - I maghi della truffa è quindi un'ottima serie, perfetta se amate il genere trhiller poliziesco e non vi fa impressione il sangue. Un ritratto crudo e spietato del mercato immobiliare e del mondo degli affari ad alti livelli. Un gruppo di attori del panorama cinematografico giapponese che danno grande prova di recitazione. Una regia attenta che, grazie anche ad un sapiente montaggio, sa tenere lo spettatore attaccato allo schermo. Non mancano riflessioni sull'essere umano, sui confini dell'etica, su dove ci si può spingere per soddisfare la sete di vendetta o la propria ambizione.

Si ringrazia il sito The Wow per le dichiarazioni di Ko Shinjo e Takkyu Ishino.

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