Princess Principal: recensione dell'anime steampunk con le spie moe

L'abbiamo apprezzato per l'ambientazione, una Londra immaginaria di fine 800, ma non solo.

di Zelgadis

Lo studio 3Hz, pur essendo un piccolo studio nato da poco, sta rapidamente scalando la gerarchia dei miei preferiti. Già nel 2016 aveva tirato fuori Flip Flappers, per me uno dei titoli migliori dell'annata; e nel 2017 riesce a ripetersi portando su piccolo schermo questo Princess Principal in collaborazione con Actas, uno studio già più esperto e che annovera nel suo parco titoli vere e proprie icone come Girls Und Panzer.
 
Princess Principal
La storia segue le vicende di cinque ragazze ed è ambientata nel 19° secolo a Londra, una città appartenente al Regno di Albione che è diviso fra est e ovest da un largo muro. Le ragazze sono spie sotto copertura che si fingono delle studentesse del prestigioso istituto Queen's Mayfair. Grazie alla loro abilità e all'utilizzo della Cavorite, un materiale artificiale in grado di controllare la gravità, riescono a farsi largo nel mondo della clandestinità tra travestimenti, spionaggio, sabotaggi e inseguimenti.

L'anime (che è stato diffuso in simulcast per l'Italia da Yamato Animation) è una storia originale di ambientazione tipica steampunk. Gli stilemi infatti ci sono tutti: l'ambientazione storica, una Londra vittoriana alternativa, l'atmosfera uggiosa, le invenzioni anacronistiche... La cavorite è l'elemento anacronistico più rilevante.
Ai cultori di cinema e fumetti DC non sarà sfuggito come già lo stesso materiale fosse al centro delle vicende de "La leggenda degli uomini straordinari", film del 2003 ispirato al fumetto La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore e Kevin O'Neill. Ma ancora prima in realtà, fu H.G. Wells nel romanzo "I primi uomini sulla Luna" del 1901 a coniarne il termine e a descrivere la cavorite come un materiale artificiale in grado di schermare la gravità, inventato da uno dei protagonisti del romanzo, il dottor Cavor.

Anche la linea dinastica della regina Vittoria è studiata a fondo, come abbiamo già avuto modo di analizzare sulle nostre pagine in passato.

Tutto questo per dire che pur trattandosi di un mondo immaginario, le fonti storiche e letterarie a cui ha attinto la storia sono molteplici, e questo ha fatto sì che l'ambientazione creata fosse, pur con tutti i suoi anacronismi, estremamente plausibile.
Grande merito di questo va sicuramente ad una delle figure più discusse dell'animazione, lo sceneggiatore Ichirō Ōkōchi, già papà di Code Geass.
 
Princess Principal

Le protagoniste sono 5 ragazze (Ange, Dorothy, Chise, Beatrice e Princess Charlotte) che lavorano come spie per un'organizzazione che mira a sovvertire la monarchia. Il design moe e il fatto che le ragazze si fingano studentesse di una prestigiosa accademia, non deve però ingannare: le storie a volte sono anche molto crude e drammatiche. Già il primo episodio è emblematico nell'introdurre lo spettatore a questo tipo di situazioni, con Ange che termina la sua missione uccidendo il suo bersaglio.

Pur trattandosi di spie, però, non c'è da aspettarsi una serie alla Joker Game. A farla da padrone sono le scene d'azione che rendono gli episodi più simili a film di James Bond che non a spy stories classiche.
Particolarità degli episodi (tutti autoconclusivi tranne gli ultimi 2) è il fatto di non essere messi in ordine cronologico. Il titolo indica il numero del caso che permette comunque di costruire l'esatto ordine. Questa è senz'altro una scelta molto intelligente. Permette infatti al gruppo di partire completo dal primo episodio, recuperando poi le storie dei vari personaggi negli episodi successivi; ad esempio è nella storia narrata nell'episodio 5, chiamata case 7, che effettivamente Chise si unisce al gruppo, ma in realtà già nel primo episodio (case 13) è presente come personaggio.
In questo modo i personaggi e i rapporti tra loro vengono sviluppati e approfonditi senza svelare subito il loro passato che viene poi raccontato solo dopo che lo spettatore ha conosciuto bene il personaggio.
L'ordine con cui sono presentati gli episodi è anche l'ordine con cui è consigliato seguire la serie.
 
Princess Principal

Questa struttura va però a discapito di una trama orizzontale. Se l'ambientazione e i personaggi sono curatissimi, chi si aspettava una storia ricca di colpi di scena alla Code Geass, rimarrà deluso. Il focus rimane fisso sui personaggi e sul rapporto che si viene a creare tra di loro; e il finale stesso va proprio a risolvere il rapporto tra Ange e Princess piuttosto che far avanzare la trama principale.
Anche la pericolosa antagonista, Zelda, una spia in grado, come Ange, di usare la cavorite, appare soltanto negli episodi conclusivi, lasciando in qualche modo la storia non conclusa.

Rimane quindi questa ambivalenza di fondo nel finale: da un lato arriva a chiudere il cerchio dell'approfondimento sui personaggi, dall'altro però rimane con un macromondo poco sfruttato nel suo complesso. Certo si arriva ad una conclusione soddisfacente per la quale può non essere necessaria una seconda stagione, ma d'altra parte rimane la voglia di proseguire, vedere cosa ne sarà del muro, della rivoluzione, del tentativo di Charlotte di arrivare al trono, delle lotta di potere e della sfida con Zelda. Insomma, tantissimi elementi che, se ben sfruttati, potrebbero dar vita ad una seconda stagione davvero interessante.
Ora come ora però non posso non registrare come gli ultimi 2 episodi lascino un po' l'amaro in bocca e un senso di incompiutezza se paragonati ai 10 episodi precedenti e alla trama solida.
 
Princess Principal

Tecnicamente nulla da eccepire sulla serie. Le animazioni sono ottime, specialmente quando l'azione si fa serrata e il design dei personaggi fa il suo dovere caratterizzandoli nelle loro mille sfaccettature. Le musiche sono affidate ad una vera e propria leggenda: Yuki Kajiura, che si dimostra sempre in forma grazie a tracce che ben si sposano con l'ambientazione cyberpunk. Anche le sigle (entrambe in inglese) sono decisamente ben fatte, tanto che sia la opening The Other Side of the Wall (Void_Chords feat.MARU) che la ending A page of My Story (interpretata dalle 5 doppiatrici principali) sono sicuramente tra le più apprezzate della stagione.
 
Qualcuno storcerà sicuramente il naso, ma se devo andarmi a cercare un metro di paragone, la struttura ricalca in qualche modo quella di Cowboy Bebop: tanti episodi autoconclusivi, anacronismi, focus puntato più sui personaggi a cui è facile affezionarsi che su una trama orizzontale, ottima colonna sonora e finale che, seppur anticipato, lascia quel retrogusto amaro per il suo essere un po' slegato da tutto il resto.
In definitiva il mio giudizio è più che positivo, anche se rimane la voglia di approfondire in una (speriamo) futura seconda stagione quel che potenzialmente è rimasto in sospeso.
Ciò che impedisce quindi a Princess Principal di raggiungere una valutazione più alta, è il mancato sfruttamento di elementi (trama, misteri, ambientazione, antagonisti) che rimangono solamente accennati, se non addirittura sacrificati a favore dello sviluppo dei personaggi.


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