Earth Girl Arjuna
Quando mi avvicinai a questo titolo pensai che si trattasse di una sorta di Sailor Moon in salsa ecologista, quindi non sapevo se l'avrei trovato bello oppure terribilmente trash, e ora che l'ho visionato concludo che non è affatto una brutta opera, ma ha pure diversi difetti che, a mio dire, gli impediscono di essere un titolo davvero ottimo.
«Earth Girl Arjuna» appartiene alle opere di tipo riflessivo e probabilmente segue la scia dell'allora recente «Evangelion», quindi ecco la formula 'tanta riflessione+azione al servizio della prima'. Infatti la prima cosa da dire è che Arjuna non è assolutamente un'opera action: i combattimenti ci sono, però sono pochi, brevi, e non vanno oltre una spettacolarità ordinaria. La cosa non è necessariamente un difetto, a patto però di saper coinvolgere in altri modi lo spettatore e il regista qui non sempre ci riesce.
La narrazione, specie nella prima parte, è piuttosto lenta, piena di discorsi non inutili ai fini della trama, ma a volte davvero pesanti, quasi da predica, e confesso che dopo aver visto la prima parte, mi sono detto che se fosse stata così tutta la serie, l'avrei droppata, ma per fortuna la seconda parte ha meno discorsi e più dinamismo. Anche sul piano dei personaggi il lavoro è riuscito a metà, perché nei primi episodi non sono riuscito a provare alcuna empatia per Juna, il suo fidanzato Tokio e gli altri, trovandoli troppo freddi, però questo problema è stato risolto dall'ottavo episodio in poi.
Sul piano delle tematiche, ho apprezzato il fatto che il regista e sceneggiatore, Shōji Kawamori, anziché fare come certo ecologismo fanatizzato che considera l'uomo un parassita da abbattere, promuove invece un visione armoniosa, che esalta la Vita, sia della natura che degli uomini, un rapporto simbiotico che non riguarda solo i legami tra creato e umanità, ma pure i rapporti interni di quest'ultima (anche se nel descrivere la natura, ogni tanto l'autore cede a delle ingenuità).
Poco da ridire sul piano tecnico, le animazioni sono davvero valide, solo la CG, rivista oggi, può risultare troppo vistosa e finta. Inoltre ho apprezzato la regia di Kawamori, semplice e insieme capace di essere sperimentale (con tanto di inserti live action) e in alcune scene dimostra una buona visionarietà.
Quindi questo è un titolo riuscito a metà: ben realizzato, con temi importanti e diversi momenti riusciti, però appesantito da una narrazione a volte retorica e fredda.
Metto 6,5 come voto, ma sarebbe più corretto un voto tra 6,5 e 7.
«Earth Girl Arjuna» appartiene alle opere di tipo riflessivo e probabilmente segue la scia dell'allora recente «Evangelion», quindi ecco la formula 'tanta riflessione+azione al servizio della prima'. Infatti la prima cosa da dire è che Arjuna non è assolutamente un'opera action: i combattimenti ci sono, però sono pochi, brevi, e non vanno oltre una spettacolarità ordinaria. La cosa non è necessariamente un difetto, a patto però di saper coinvolgere in altri modi lo spettatore e il regista qui non sempre ci riesce.
La narrazione, specie nella prima parte, è piuttosto lenta, piena di discorsi non inutili ai fini della trama, ma a volte davvero pesanti, quasi da predica, e confesso che dopo aver visto la prima parte, mi sono detto che se fosse stata così tutta la serie, l'avrei droppata, ma per fortuna la seconda parte ha meno discorsi e più dinamismo. Anche sul piano dei personaggi il lavoro è riuscito a metà, perché nei primi episodi non sono riuscito a provare alcuna empatia per Juna, il suo fidanzato Tokio e gli altri, trovandoli troppo freddi, però questo problema è stato risolto dall'ottavo episodio in poi.
Sul piano delle tematiche, ho apprezzato il fatto che il regista e sceneggiatore, Shōji Kawamori, anziché fare come certo ecologismo fanatizzato che considera l'uomo un parassita da abbattere, promuove invece un visione armoniosa, che esalta la Vita, sia della natura che degli uomini, un rapporto simbiotico che non riguarda solo i legami tra creato e umanità, ma pure i rapporti interni di quest'ultima (anche se nel descrivere la natura, ogni tanto l'autore cede a delle ingenuità).
Poco da ridire sul piano tecnico, le animazioni sono davvero valide, solo la CG, rivista oggi, può risultare troppo vistosa e finta. Inoltre ho apprezzato la regia di Kawamori, semplice e insieme capace di essere sperimentale (con tanto di inserti live action) e in alcune scene dimostra una buona visionarietà.
Quindi questo è un titolo riuscito a metà: ben realizzato, con temi importanti e diversi momenti riusciti, però appesantito da una narrazione a volte retorica e fredda.
Metto 6,5 come voto, ma sarebbe più corretto un voto tra 6,5 e 7.
Gli anni a cavallo del terzo millennio sono stati una seconda età dell'oro per l'animazione giapponese: un'epoca di anime impegnati e impegnativi. "Earth Girl Arjuna" di Shoji Kawamori non fa eccezione. È strano vedere Kawamori alle prese con un anime impegnato che tocca tematiche quali il divorzio, l'aborto, il rapporto genitori-figli, il rapporto uomo-donna, il rapporto tra l'uomo e la natura e quant'altro. È strano, eppure in quegli anni anche un anime come "Earth Girl Arjuna" era possibile, mentre al giorno d'oggi Kawamori ci propina 'ciofeche' come "Nobunaga the Fool". "Arjuna" conteneva già molte idee che avremmo visto successivamente nei vari "Aquarion" (l'aspetto mitologico, la filosofia Zen, perfino certe inquadrature degli insetti), incluso l'idea delle parole scritte rese visibili che è alla base di "Aquarion Logos". Ma mentre i vari "Aquarion" sono permeati di umorismo, "Arjuna" è serio, anzi serissimo e esistenzialista, tanto che sarebbe più corretto paragonarlo ad "Evangelion" piuttosto che ai lavori successivi o precedenti di Kawamori. Del resto, Kawamori e Anno sono amici ed escono dallo stesso sostrato socio-culturale: classe sociale medio-alta, genitori divorziati e/o assenti, adolescenze difficili, tutte cose che si vedono sia in "Evangelion" che in "Arjuna". Anzi, l'impressione che si ha è che "Arjuna" sia in una certa misura un'opera autobiografica, si respira un'aria di verità in certe scene, si ha l'impressione che Kawamori sappia quello di cui sta parlando. Questo è vero per tutte le scene dedicate ai protagonisti principali, ovvero Juna e il suo fidanzato Tokio: la loro storia d'amore è il vero motore della serie e quello che giustifica il mio apprezzamento.
Purtroppo, questa ottima parte intimista è circondata da un cumulo di affermazioni ambientaliste quantomeno opinabili. Per esempio, l'idea che le piante coltivate possano coesistere pacificamente con le erbacce è semplicemente falsa: dopo millenni di selezione artificiale (un altro nome per "agricoltura") le piante coltivate sono diventate troppo deboli per competere con le piante selvatiche: per vivere hanno bisogno dell'aiuto dell'uomo. Altra panzana è che gli insetti mangino solo le parti "cattive" delle piante. Oppure la "profondissima" domanda che viene posta più volta durante la serie, com'è possibile che insetti e animali sappiano cosa sia buono da mangiare e l'uomo no? Quando la risposta è ovvia, gli insetti e animali NON sanno cosa sia buono, mangiano tutto quello che capita loro a tiro e infatti muoiono quando bevono l'acqua inquinata: il colmo è che questo si vede nella stessa puntata in cui la domanda viene posta! Insomma, è una serie farcita di panzane mistico-ambientaliste che possono risultare difficili da sopportare per alcune tipologie di spettatori. Alla fine, la deriva mistica è completa e la serie sfocia in una visione panteista, in cui la natura si autoregola, che può risultare ingenua. È comunque interessante un discorso di Juna nella puntata finale: <i>Perché io mi sono sempre sentita non felice, non a posto, anche quando ero insieme a Tokio e tutto sembrava andare bene? È perché la Terra stava morendo, lo sentivo e non volevo ammetterlo</i>. Qui una persona scettica come me penserebbe invece che il motivo dell'insoddisfazione esistenziale di Juna non siano gli insetti dei campi uccisi dai pesticidi, ma molto più prosaicamente il fatto che suo padre se ne sia andato di casa con un'altra donna. Si tratta quindi di una serie che pone le domande sbagliate e dà le risposte sbagliate, ma presenta situazioni e personaggi estremamente indovinati. Inoltre, ha il grande pregio di far riflettere lo spettatore. Ce ne fossero adesso di serie così!
Purtroppo, questa ottima parte intimista è circondata da un cumulo di affermazioni ambientaliste quantomeno opinabili. Per esempio, l'idea che le piante coltivate possano coesistere pacificamente con le erbacce è semplicemente falsa: dopo millenni di selezione artificiale (un altro nome per "agricoltura") le piante coltivate sono diventate troppo deboli per competere con le piante selvatiche: per vivere hanno bisogno dell'aiuto dell'uomo. Altra panzana è che gli insetti mangino solo le parti "cattive" delle piante. Oppure la "profondissima" domanda che viene posta più volta durante la serie, com'è possibile che insetti e animali sappiano cosa sia buono da mangiare e l'uomo no? Quando la risposta è ovvia, gli insetti e animali NON sanno cosa sia buono, mangiano tutto quello che capita loro a tiro e infatti muoiono quando bevono l'acqua inquinata: il colmo è che questo si vede nella stessa puntata in cui la domanda viene posta! Insomma, è una serie farcita di panzane mistico-ambientaliste che possono risultare difficili da sopportare per alcune tipologie di spettatori. Alla fine, la deriva mistica è completa e la serie sfocia in una visione panteista, in cui la natura si autoregola, che può risultare ingenua. È comunque interessante un discorso di Juna nella puntata finale: <i>Perché io mi sono sempre sentita non felice, non a posto, anche quando ero insieme a Tokio e tutto sembrava andare bene? È perché la Terra stava morendo, lo sentivo e non volevo ammetterlo</i>. Qui una persona scettica come me penserebbe invece che il motivo dell'insoddisfazione esistenziale di Juna non siano gli insetti dei campi uccisi dai pesticidi, ma molto più prosaicamente il fatto che suo padre se ne sia andato di casa con un'altra donna. Si tratta quindi di una serie che pone le domande sbagliate e dà le risposte sbagliate, ma presenta situazioni e personaggi estremamente indovinati. Inoltre, ha il grande pregio di far riflettere lo spettatore. Ce ne fossero adesso di serie così!
Indubbiamente, "Chikyuu Shoujo Arjuna" è l'opera più adulta e riflessiva di Shoji Kawamori, un autore il quale di certo non ha bisogno di presentazioni. Si tratta di un majokko dal sapore decisamente anomalo, esoterico, in cui la cultura religiosa indiana fa da padrona, congiunta a determinati contenuti impegnati come l'esaurimento delle risorse del pianeta, l'alienazione dei giovani giapponesi postmoderni, i difetti di comunicazione tra persone, e, sopratutto, tra uomo e natura. L'opera, come si deduce immediatamente dal titolo, è ispirata alla Bhagavad Gita, quel libro che per gli indiani corrisponde al nostro vangelo; infatti, Juna e Chris, i due protagonisti dell'anime, non sono nient'altro che delle rielaborazioni fantasiose di Arjuna, il mitologico guerriero tormentato, accecato dal dubbio e dall'incomprensione, e Krishna, la divinità che si rivelerà al suddetto al fine di risvegliarlo dal caos presente nel suo animo.
La storia ha inizio con il viaggio - indotto dalla necessità di evadere dagli asfissianti ritmi della grande città - verso il Mar del Giappone di Juna e di Tokio, il suo fidanzato; durante il tragitto, tuttavia, i due vengono aggrediti da una strana creatura dalle sembianze di un verme: nell'incidente stradale che ne consegue, Juna, ancora giovanissima, troverà la morte. Nel limbo tra esistenza e non esistenza, fluttuando per lo spazio senza alcuna forma fisica, ella vedrà la Terra morente, e osserverà che la sofferenza del pianeta si è incarnata in creature vermiformi simili a quella che ha causato l'incidente che l'ha uccisa. Conosciute come Raaja, queste entità sono di dimensioni variabili: possono essere grosse come batteri, oppure avvolgere l'intero pianeta con la loro mole. Una volta conclusa l'esperienza sovrannaturale di Juna, un giovane ragazzo di nome Chris la sottrarrà alla morte, in cambio ch'ella s'impegni a salvare il pianeta con il suo grande potere. Insicura delle sue effettive capacità, la ragazza accetterà il suo gravoso compito, andando incontro ad un graduale processo di crescita spirituale.
L'Arjuna di Kawamori, esattamente come l'eroe mitologico, è quindi una ragazza ordinaria, dotata di dei poteri magici che non riesce a gestire, ed è completamente all'oscuro di cosa debba esser fatto per adempiere la sua missione; la maggiorparte delle volte le sue azioni saranno sbagliate, e causeranno il disappunto di Chris, che invano cercherà di aprirle gli occhi sulla realtà delle cose - la coscienza della completezza dell'universo e dell'unione degli opposti, ovvero la sintesi di tutte le apparenti contraddizioni insite nell'unità primigenia della natura. Ergo, quello che il nostro novello Krishna cerca di comunicare a Juna è un panteismo in cui i vari scambi energetici tra gli esseri viventi - si pensi alla fenomenologia del cibo e della catena alimentare, tema ricorrente nell'anime - formano una fitta rete di complesse interazioni che culminano in un divenire totalizzante, cosciente, presente sia nella natura intesa come totalità assoluta che nell'uomo inteso come unità interagente.
Il punto chiave dell'opera - orientale in tutto e per tutto, e ben lungi dal proporre un'ambientalismo di parte e fine a sé stesso - è che l'uomo postmoderno è giunto ad un livello di alienazione talmente elevato che ormai non ha più il tempo di capire, di comunicare, di gestirsi, di amare. Il difetto di comunicazione tra Juna e Chris è in realtà quello di tutta l'umanità col suo pianeta, un pianeta con il quale non si riesce più a convivere in armonia ed equilibrio. Nel lanciare i suoi vari moniti l'anime propone degli episodi molto eterogenei e riflessivi, sviscerando con molta lucidità le tematiche tipiche degli anime degli anni novanta; il rapporto tra Tokio ed il padre, ad esempio, mette in luce come l'alienazione dei giapponesi - ossessionati dalla vita lavorativa, dalla carriera, dalla buona reputazione e dal successo - finisca per creare degli esseri senza alcun equilibrio interiore, freddi, meccanici, che abbandonano i figli a loro stessi, viziandoli e facendoli crescere senza affetto e comprensione; ma non è tutto: il quadro generale che ne emerge è perfettamente contestualizzato in una civiltà frenetica ormai diventata il pallido riflesso di un mitologico ideale di progresso fine a sé stesso: ed ecco che "Chikyuu Shoujo Arjuna" si fa attualissimo, e quantomeno inquietante.
Esattamente come accadeva in "Evangelion", tra l'altro diretto da un famoso collega otaku di prima generazione di Kawamori, Hideaki Anno (il quale con lui lavorò al seminale "Macross"), in "Chikyuu Shoujo Arjuna" viene analizzata la postmodernità anche dall'interno: viene dipinta con colori vivaci la frammentazione dell'identità personale, anche mediante l'utilizzo di metafore e simbologie calzanti. A scanso di equivoci, l'autore in un'intervista ha dichiarato: noi viviamo stili di vita frammentari che si nutrono del nostro futuro. Ecco perché ho creato un personaggio che può veramente vedere il mondo così com'è. Se in "Macross" si avevano i primi vagiti della postmodernità, e la coscienza di tale cambiamento era ancora offuscata dal benessere e dall'entusiasmo del sogno otaku, negli anni novanta, conclusasi la transizione effettiva - avvenuta seguendo un percorso percettivo via via sempre più disincantato -, si ha una sorta "risveglio" degli autori otaku, i quali, ormai cresciuti, incominciano a riflettere sulla loro crisi personale; una crisi, tra le altre cose, vissuta anche dai giovani problematici dell'epoca, sempre più disconnessi sia nel loro domino interiore che in rapporto alla realtà esterna. Ergo, secondo il Kawamori maturo e riflessivo di "Chikyuu Shoujo Arjuna", l'uomo non riesce più a coniugare emozioni, azioni, pensieri e parole perché troppo alienato dalle caratteristiche della sua società. E quindi non comunica né con sé stesso né con gli altri, generando una serie di fraintendimenti che culminano in quello totalizzante con la natura.
Per quanto concerne gli aspetti tecnici dell'opera, ad una buona e funzionale regia si aggiungono le brillanti musiche di Yoko Kanno, le quali contribuiscono a creare un ricercato mood agrodolce e misticheggiante; le animazioni tuttavia non brillano particolarmente, e vengono ulteriormente penalizzate da una rozza e stridente computer grafica, inserita più che altro per esigenze legate al risparmio. Ciò premesso, indubbiamente "Chikyuu Shoujo Arjuna" non è un titolo che si vuole basare sulla confezione, ma sui contenuti, pertanto i suoi limiti tecnici per alcuni potrebbero tranquillamente passare in secondo piano. Perché, da una narrazione talvolta ferraginosa e decisamente poco mainstream, prende forma una riflessione molto interessante e profonda, figlia della ricerca spirituale di un otaku che ormai è diventato un adulto bisognoso di dare una risposta alle numerose contraddizioni insite nel suo mondo; il Deus ex Machina scelto dal suddetto in questo caso si tratta di un'affascinante commistione mistico/religiosa dal grande impatto emotivo.
La storia ha inizio con il viaggio - indotto dalla necessità di evadere dagli asfissianti ritmi della grande città - verso il Mar del Giappone di Juna e di Tokio, il suo fidanzato; durante il tragitto, tuttavia, i due vengono aggrediti da una strana creatura dalle sembianze di un verme: nell'incidente stradale che ne consegue, Juna, ancora giovanissima, troverà la morte. Nel limbo tra esistenza e non esistenza, fluttuando per lo spazio senza alcuna forma fisica, ella vedrà la Terra morente, e osserverà che la sofferenza del pianeta si è incarnata in creature vermiformi simili a quella che ha causato l'incidente che l'ha uccisa. Conosciute come Raaja, queste entità sono di dimensioni variabili: possono essere grosse come batteri, oppure avvolgere l'intero pianeta con la loro mole. Una volta conclusa l'esperienza sovrannaturale di Juna, un giovane ragazzo di nome Chris la sottrarrà alla morte, in cambio ch'ella s'impegni a salvare il pianeta con il suo grande potere. Insicura delle sue effettive capacità, la ragazza accetterà il suo gravoso compito, andando incontro ad un graduale processo di crescita spirituale.
L'Arjuna di Kawamori, esattamente come l'eroe mitologico, è quindi una ragazza ordinaria, dotata di dei poteri magici che non riesce a gestire, ed è completamente all'oscuro di cosa debba esser fatto per adempiere la sua missione; la maggiorparte delle volte le sue azioni saranno sbagliate, e causeranno il disappunto di Chris, che invano cercherà di aprirle gli occhi sulla realtà delle cose - la coscienza della completezza dell'universo e dell'unione degli opposti, ovvero la sintesi di tutte le apparenti contraddizioni insite nell'unità primigenia della natura. Ergo, quello che il nostro novello Krishna cerca di comunicare a Juna è un panteismo in cui i vari scambi energetici tra gli esseri viventi - si pensi alla fenomenologia del cibo e della catena alimentare, tema ricorrente nell'anime - formano una fitta rete di complesse interazioni che culminano in un divenire totalizzante, cosciente, presente sia nella natura intesa come totalità assoluta che nell'uomo inteso come unità interagente.
Il punto chiave dell'opera - orientale in tutto e per tutto, e ben lungi dal proporre un'ambientalismo di parte e fine a sé stesso - è che l'uomo postmoderno è giunto ad un livello di alienazione talmente elevato che ormai non ha più il tempo di capire, di comunicare, di gestirsi, di amare. Il difetto di comunicazione tra Juna e Chris è in realtà quello di tutta l'umanità col suo pianeta, un pianeta con il quale non si riesce più a convivere in armonia ed equilibrio. Nel lanciare i suoi vari moniti l'anime propone degli episodi molto eterogenei e riflessivi, sviscerando con molta lucidità le tematiche tipiche degli anime degli anni novanta; il rapporto tra Tokio ed il padre, ad esempio, mette in luce come l'alienazione dei giapponesi - ossessionati dalla vita lavorativa, dalla carriera, dalla buona reputazione e dal successo - finisca per creare degli esseri senza alcun equilibrio interiore, freddi, meccanici, che abbandonano i figli a loro stessi, viziandoli e facendoli crescere senza affetto e comprensione; ma non è tutto: il quadro generale che ne emerge è perfettamente contestualizzato in una civiltà frenetica ormai diventata il pallido riflesso di un mitologico ideale di progresso fine a sé stesso: ed ecco che "Chikyuu Shoujo Arjuna" si fa attualissimo, e quantomeno inquietante.
Esattamente come accadeva in "Evangelion", tra l'altro diretto da un famoso collega otaku di prima generazione di Kawamori, Hideaki Anno (il quale con lui lavorò al seminale "Macross"), in "Chikyuu Shoujo Arjuna" viene analizzata la postmodernità anche dall'interno: viene dipinta con colori vivaci la frammentazione dell'identità personale, anche mediante l'utilizzo di metafore e simbologie calzanti. A scanso di equivoci, l'autore in un'intervista ha dichiarato: noi viviamo stili di vita frammentari che si nutrono del nostro futuro. Ecco perché ho creato un personaggio che può veramente vedere il mondo così com'è. Se in "Macross" si avevano i primi vagiti della postmodernità, e la coscienza di tale cambiamento era ancora offuscata dal benessere e dall'entusiasmo del sogno otaku, negli anni novanta, conclusasi la transizione effettiva - avvenuta seguendo un percorso percettivo via via sempre più disincantato -, si ha una sorta "risveglio" degli autori otaku, i quali, ormai cresciuti, incominciano a riflettere sulla loro crisi personale; una crisi, tra le altre cose, vissuta anche dai giovani problematici dell'epoca, sempre più disconnessi sia nel loro domino interiore che in rapporto alla realtà esterna. Ergo, secondo il Kawamori maturo e riflessivo di "Chikyuu Shoujo Arjuna", l'uomo non riesce più a coniugare emozioni, azioni, pensieri e parole perché troppo alienato dalle caratteristiche della sua società. E quindi non comunica né con sé stesso né con gli altri, generando una serie di fraintendimenti che culminano in quello totalizzante con la natura.
Per quanto concerne gli aspetti tecnici dell'opera, ad una buona e funzionale regia si aggiungono le brillanti musiche di Yoko Kanno, le quali contribuiscono a creare un ricercato mood agrodolce e misticheggiante; le animazioni tuttavia non brillano particolarmente, e vengono ulteriormente penalizzate da una rozza e stridente computer grafica, inserita più che altro per esigenze legate al risparmio. Ciò premesso, indubbiamente "Chikyuu Shoujo Arjuna" non è un titolo che si vuole basare sulla confezione, ma sui contenuti, pertanto i suoi limiti tecnici per alcuni potrebbero tranquillamente passare in secondo piano. Perché, da una narrazione talvolta ferraginosa e decisamente poco mainstream, prende forma una riflessione molto interessante e profonda, figlia della ricerca spirituale di un otaku che ormai è diventato un adulto bisognoso di dare una risposta alle numerose contraddizioni insite nel suo mondo; il Deus ex Machina scelto dal suddetto in questo caso si tratta di un'affascinante commistione mistico/religiosa dal grande impatto emotivo.
Nell'era della civilizzazione umana si dà una particolare attenzione alla salvaguardia del pianeta. Molti sono i movimenti per sensibilizzare le persone a preservare un futuro più bello e pulito ai posteri. In Giappone, per "inculcare" questa dottrina ai piccoli, lo si insegna attraverso gli anime: Arjuna è uno di questi. Earth Maiden Arjuna è un'opera ispirata ad un famosissimo poema indiano che ha per protagonista un arciere, Arjuna appunto. Arjuna in sanscrito vuol dire "argento" o "lucente" e, a differenza del protagonista maschile del poema, qui troviamo una ragazza, un'adolescente normalissima che va a scuola, segue lezioni di tiro con l'arco e ha un ragazzo.
Questo anime, prodotto dopo gli anni '90, ha un'applicazione massiccia della tecnica 3D, così come si vedeva in GTO e Blue Submarine N°6. Sicuramente è un modo innovativo per poter rendere bello un anime o una scena importante nello stesso, ma dipende soprattutto dove e quando la si applica, perchè a volte potrebbe essere esagerato. Ha un character design a volte ottimo e altre volte un pò trascurato.
La regia è normale, senza particolari e nuovi effetti per colpire lo spettatore. Già il fatto di essere un fantasy, a mio parere, attira abbastanza. Verso le puntate decisive però, l'anime si alterna tra scene ripetute e lezioni di vita, oltre al rispetto del cibo e della coltivazione, cui elementi importanti sono il non utilizzo dei pesticidi e di fertilizzanti. Riferimenti che si rifanno al Taoismo di Masanobu Fukuoka, pioniere della agricoltura naturale o del non fare, arrivando così allo sviluppo di un sistema di agricoltura biologica ed ecocompatibile. La sua filosofia si basa sul principio di non azione e di conseguenza, di lasciare libero il campo a quel "meccanismo di autoregolazione che può manifestarsi soltanto se non gli si fa violenza", una filosofia implicita, che viene mostrata in pochi episodi dell'anime, ma molto piacevole, per chi ne coglie la citazione. Inoltre l'episodio finale lascia un po' l'amaro in bocca. Per quanto possa essere entusiasmante, crea più domande che risposte.
Le uniche due trovate davvero originali sono l'eye catch, che è uno spot realmente esistente di una bevanda alle verdure, e alcune inquadrature di veri posti naturali, o di animali e insetti. La protagonista Juna, che è caratterialmente tranquilla e serena, a poco a poco cambia radicalmente. Se prima dava importanza a cose che da adolescenti adoriamo e di cui non possiamo fare a meno, la ragazza sviluppa una sensibilità fuori dal comune. Riesce, con i suoi poteri, a risvegliarsi giorno dopo giorno e si rende conto così che tutto diventa parte di lei e che lei è parte della Terra.
Impara poco alla volta anche il senso delle cose, riesce a leggere i pensieri altrui e a capire, forse, il senso della vita. Così facendo però, si isola. Stare a contatto con la gente che compie determinati gesti o che semplicemente mangia, dà a Juna un senso di disagio. Per questo, le poche amicizie che ha si incrinano e Juna lotta contro se stessa per adattarsi alla vita di tutti i giorni. Tokio, nonostante non riesca a stargli vicino, sarà comunque decisivo per la trasformazione di Juna.
Le musiche sono molto suggestive. Essendo basato sul poema indiano, le melodie sono ricche di ritmi e cori che sembrano ricordare il Medio Oriente. Merito anche di Yoko Kanno, la massima esponente dei compositori delle colonne sonore di anime e videogiochi.
In conclusione, resto del parere che Arjuna è comunque un anime valevole, da vedere e apprezzare, anche se non è "grandioso" come ci si aspetta.
Questo anime, prodotto dopo gli anni '90, ha un'applicazione massiccia della tecnica 3D, così come si vedeva in GTO e Blue Submarine N°6. Sicuramente è un modo innovativo per poter rendere bello un anime o una scena importante nello stesso, ma dipende soprattutto dove e quando la si applica, perchè a volte potrebbe essere esagerato. Ha un character design a volte ottimo e altre volte un pò trascurato.
La regia è normale, senza particolari e nuovi effetti per colpire lo spettatore. Già il fatto di essere un fantasy, a mio parere, attira abbastanza. Verso le puntate decisive però, l'anime si alterna tra scene ripetute e lezioni di vita, oltre al rispetto del cibo e della coltivazione, cui elementi importanti sono il non utilizzo dei pesticidi e di fertilizzanti. Riferimenti che si rifanno al Taoismo di Masanobu Fukuoka, pioniere della agricoltura naturale o del non fare, arrivando così allo sviluppo di un sistema di agricoltura biologica ed ecocompatibile. La sua filosofia si basa sul principio di non azione e di conseguenza, di lasciare libero il campo a quel "meccanismo di autoregolazione che può manifestarsi soltanto se non gli si fa violenza", una filosofia implicita, che viene mostrata in pochi episodi dell'anime, ma molto piacevole, per chi ne coglie la citazione. Inoltre l'episodio finale lascia un po' l'amaro in bocca. Per quanto possa essere entusiasmante, crea più domande che risposte.
Le uniche due trovate davvero originali sono l'eye catch, che è uno spot realmente esistente di una bevanda alle verdure, e alcune inquadrature di veri posti naturali, o di animali e insetti. La protagonista Juna, che è caratterialmente tranquilla e serena, a poco a poco cambia radicalmente. Se prima dava importanza a cose che da adolescenti adoriamo e di cui non possiamo fare a meno, la ragazza sviluppa una sensibilità fuori dal comune. Riesce, con i suoi poteri, a risvegliarsi giorno dopo giorno e si rende conto così che tutto diventa parte di lei e che lei è parte della Terra.
Impara poco alla volta anche il senso delle cose, riesce a leggere i pensieri altrui e a capire, forse, il senso della vita. Così facendo però, si isola. Stare a contatto con la gente che compie determinati gesti o che semplicemente mangia, dà a Juna un senso di disagio. Per questo, le poche amicizie che ha si incrinano e Juna lotta contro se stessa per adattarsi alla vita di tutti i giorni. Tokio, nonostante non riesca a stargli vicino, sarà comunque decisivo per la trasformazione di Juna.
Le musiche sono molto suggestive. Essendo basato sul poema indiano, le melodie sono ricche di ritmi e cori che sembrano ricordare il Medio Oriente. Merito anche di Yoko Kanno, la massima esponente dei compositori delle colonne sonore di anime e videogiochi.
In conclusione, resto del parere che Arjuna è comunque un anime valevole, da vedere e apprezzare, anche se non è "grandioso" come ci si aspetta.
In questa serie a sfondo ambientalista si descrive la lotta di Juna contro una sorta di spiriti maligni, che penso siano un modo per rappresentare l'inquinamento del pianeta causato dall'uomo. Juna è assistita sia da Cris, un ragazzo "particolare" che le insegna come risolvere i problemi legati al suo potere di spirito del tempo, sia da un'organizzazione segreta. Nell'anime si parla anche della storia tra Juna e il suo ragazzo, Toshio, che spesso è coinvolto nelle avventure di lei.
L'anime vuole comunicare essenzialmente un messaggio: tutte le creature della Terra servono a qualcosa e non vanno distrutte per non alterare gli equilibri naturali del pianeta. L'inquinamento e molte altre attività dell'uomo causeranno in futuro danni irreparabili con conseguenze negative per tutti, anche per gli uomini. Alcuni episodi fanno davvero riflettere e mi hanno fatto scoprire cose che non sapevo... Grandi questi giapponesi! Con un anime riescono a comunicare argomenti di notevole importanza. Anche la voce della Kanno ci ha messo lo zampino. Ovviamente vengono trattati diversi altri temi, ma non dico altro. Guardatelo per scoprire un genere nuovo e soprattutto per riflettere.
L'anime vuole comunicare essenzialmente un messaggio: tutte le creature della Terra servono a qualcosa e non vanno distrutte per non alterare gli equilibri naturali del pianeta. L'inquinamento e molte altre attività dell'uomo causeranno in futuro danni irreparabili con conseguenze negative per tutti, anche per gli uomini. Alcuni episodi fanno davvero riflettere e mi hanno fatto scoprire cose che non sapevo... Grandi questi giapponesi! Con un anime riescono a comunicare argomenti di notevole importanza. Anche la voce della Kanno ci ha messo lo zampino. Ovviamente vengono trattati diversi altri temi, ma non dico altro. Guardatelo per scoprire un genere nuovo e soprattutto per riflettere.
Earth Girl Arjuna è un anime profondo – molto profondo – e pieno di significato. Presentandosi inizialmente come accusa contro gli sprechi del capitalismo, l’inquinamento deliberato, e contro il sistema mondo in generale(paesi industrializzati, ovviamente), sfocia infine in una riflessione filosofica più ampia e – credo che si possa definirlo così – una sorta di panteismo naturalistico. Il tutto trattato con innocenza e semplicità; con una limpidezza esemplare che svela in modo sconcertante l’abominio che ci circonda, e al quale siamo così abituati da ignorarlo come se fosse scontato, facendolo con una ovvietà scioccante. E in quest’opera non c’è niente di scontato o banale. Ogni parola, ogni immagine, ogni suono, è essenziale; è necessario. Il comparto audio è ineccepibile: rumori vividi, onnipresenti, quasi come se parlasse la voce stessa della Terra, e musiche ispiratissime, suggestive e toccanti della solita, immensa Yoko Kanno (santa subito! – con Kenji Kawai, si capisce). Meno riuscita la parte supereroistica e le sequenze in computer graphic, ma questo è il meno e comunque nel complesso di poco conto. Disegni e animazioni che ricordano molto quelli di Lain, e quindi a tratti approssimativi e un po’ imprecisi, tuttavia compensati da una regia decisamente ispirata, che cadenza perfettamente il ritmo della narrazione (non la fa addormentare ma nemmeno la rende schizofrenica), e che coglie inquadrature, luci e situazioni davvero notevoli. Un messaggio di grande saggezza, di grande innocenza, ma soprattutto di grande disperazione. Un grido di dolore venato di malinconia, ma che contiene ancora un filo di speranza, – forse l’ultimo grido; perché poi non si torna più indietro.
Bella sceneggiatura, bel character design, regia intrigante....
Questa serie poteva essere un vero capolavoro; peccato sia guastata dal tono predicatorio delle tematiche amibientalistiche, che alla fine diventa assolutamente stucchevole. Comunque, merita una visione.
Questa serie poteva essere un vero capolavoro; peccato sia guastata dal tono predicatorio delle tematiche amibientalistiche, che alla fine diventa assolutamente stucchevole. Comunque, merita una visione.
Come gia detto da qualcun'altro questo anime fa davvero pensare anche se alle volte in modo molto crudo e violento.
Il character design è a tratti bello, a tratti no, e forse secondo me si potevano risparmiare alcune scene di combattimento.
PS: non so ma il chara mi sembra simile a un altro anime uscito in seguito: "Noein". Magari è lo stesso disegnatore
Il character design è a tratti bello, a tratti no, e forse secondo me si potevano risparmiare alcune scene di combattimento.
PS: non so ma il chara mi sembra simile a un altro anime uscito in seguito: "Noein". Magari è lo stesso disegnatore
Earth Girl Arjuna sembrerebbe a prima vista una serie di fantascienza... in realtà è più un documentario, o comunque un anime di denuncia verso gli sprechi della moderna società, verso l'inquinamento, verso l'indifferenza dell'uomo che sta uccidendo il pianeta senza (o meglio, facendo finta di non) rendersene conto.
Tralasciando il messaggio morale, come anime Earth Girl Arjuna offre una buona realizzazione generale, anche se la qualità del disegno è spesso altalenante. Non mi sono piaciute le voci di alcuni seiyuu, specialmente quella di Juna... certamente non un doppiaggio all'altezza della media delle altre produzioni animate giapponesi.
Ma di fronte alla profondità della storia, sono difetti di poco conto <_<
Consigliato a chi ha sempre voglia di riflettere su chi siamo, e soprattutto dove stiamo andando. Personalmente, da oggi far parte della specie animale "uomo" mi fa un po' più schifo di prima >_>
Tralasciando il messaggio morale, come anime Earth Girl Arjuna offre una buona realizzazione generale, anche se la qualità del disegno è spesso altalenante. Non mi sono piaciute le voci di alcuni seiyuu, specialmente quella di Juna... certamente non un doppiaggio all'altezza della media delle altre produzioni animate giapponesi.
Ma di fronte alla profondità della storia, sono difetti di poco conto <_<
Consigliato a chi ha sempre voglia di riflettere su chi siamo, e soprattutto dove stiamo andando. Personalmente, da oggi far parte della specie animale "uomo" mi fa un po' più schifo di prima >_>
In questa serie a sfondo ambientalista si descrive la lotta di Juna contro una sorta di spiriti maligni che penso siano un modo per rappresentare l'inquinamento del pianeta causato dall'uomo. Juna è assistita da Cris che le insegna a risolvere i problemi legati al suo potere di spirito del tempo, e da una organizzazione segreta. Si parla anche di una storia tra Juna ed suo ragazzo, Toshio che spesso è coinvolto nelle avventure di lei. L'anime vuole comunicare essenzialmente un messaggio: tutte le creature della terra servono a qualcosa e non vanno distrutte per non alterare gli equilibri naturali del pianeta. L'inquinamento e molte altre attività dell'uomo causeranno in futuro danni irreparabili con conseguenze negative per tutti, anche per gli uomini. Alcuni episodi fanno davvero riflettere e mi hanno fatto scoprire cose che non sapevo....grandi questi giapponesi!! Con un anime riescono a comunicare argomenti di notevole importanza. Anche la voce della Kanno ci ha messo lo zampino!! Ovviamente vengono trattati diversi altri temi, ma non dico altro.......guardatelo per scoprire un genere nuovo e soprattutto per riflettere.