The Cockpit
Quando ci si appresta a guardare un'opera ambiziosa come "The Cockpit", dietro la cui realizzazione risiedono i biblici nomi di Takahashi, Kawajiri, Wada, Katoki e Kawamoto, più che attendersi un capolavoro accade, invero curiosamente, di partire prevenuti, perché non sono certo stati isolati i casi di produzioni animate high budget e realizzate da staff all-star che, in assenza di un soggetto forte, si limitavano a mascherare, dietro regie lente e autoriali, animazioni eccelse e favolosi disegni, un'imbarazzante mancanza di contenuti - come i freddi "Robot Carnival" o "Manie-Manie: I racconti del labirinto". I timori non sono certo rafforzati dall'origine del progetto Cockpit, in questo caso l'antologia di racconti Battlefield, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale a opera di quel Leiji Matsumoto, ben più conosciuto per il suo famoso affresco spaziale, che già di suo è sempre stato letargico nei tempi di narrazione. Fortunatamente il risultato è buono: come previsto non è certo di un'opera di elevato livello, ma sicuramente una visione piacevole che non annoia. Anche se creata da Leiji Matsumoto. Anche se diretta, tra gli altri, da Ryousuke Takahashi.
"The Cockpit" si compone di tre episodi di 24 minuti l'uno, ciascuno diretto, musicato e disegnato da star diverse come da tradizione. Fil rouge che lega le tre storie, ovviamente, il celeberrimo pensiero matsumotiano della sublimazione del sacrificio, del senso d'onore e dei sogni che rendono grande un uomo. Figlio della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda, l'autore rivive il terrore dell'atomica, rendendola protagonista del primo racconto e di parte del secondo e in questo modo dando connotazioni eroiche ai suoi protagonisti, militari qualsiasi dell'armata imperiale nazista o nipponica in lotta con i mostruosi Americani, che hanno venduto l'anima al diavolo per l'uso del micidiale armamento, anche se questo significa trasformare in eroi i kamikaze come nella seconda storia - ragione per cui la produzione desterà un certo scandalo in America. Chiaramente, con racconti stand-alone di poco più di venti minuti certo è impossibile aspettarsi intrecci elaborati o protagonisti tridimensionali; nonostante tutto gli esili soggetti funzionano, i personaggi convincono nella loro basica semplicità e le visioni si rivelano piacevoli, lontane dalla compiaciuta lentezza a cui Matsumoto ci ha abituato in manga e anime.
Si apre con "Slipstream", scritto e diretto da Yoshiaki Kawajiri. Ambientato in Germania nell'agosto 1944, racconta di un asso dell'aviazione della Luftwaffe che, dopo una figuraccia rimediata con un combattimento aereo, ha l'occasione di riabilitare il suo onore scortando a Peenemünde un B17 contenente un importante segreto militare che cambierà l'andamento della guerra. Tema principale è la coscienza, l'eroismo di un uomo che preferisce farsi addossare il marchio della vergogna e del tradimento piuttosto che consegnare al Terzo Reich la bomba atomica che farà vincere la guerra con catastrofici risultati. "Sonic Boom Squadron", scritto da Takashi Waguri e diretto da Takashi "Gundam 0083" Imanishi, gioca a invertire le parti, con un soldato dell'aviazione nipponica che, pur cosciente degli orrori della guerra, preferisce tenere fede al senso dell'onore e alla fedeltà per il proprio paese accettando il ruolo di kamikaze contro una portaerei americana, proprio nel giorno dello sganciamento dell'atomica. Infine, il "Knight of the Iron Dragon" di Ryousuke Takahashi, apparentemente il più allegro e ironico, ma che anch'esso finirà in tragedia, ci parla di due soldati giapponesi di stanza nell'isola filippina di Leyte che, per il loro senso del dovere (in questo caso mantenere una certa promessa), decidono, in una calda giornata dell'ottobre 1944, di dirigersi in sidecar verso una postazione alleata che sanno già essere stata conquistata dai nemici. Tre storie piacevoli, poetiche nella celebrazione spesso tragica dei valori di cui si fanno bandiera. Una compattezza di fondo, nelle tematiche e nelle atmosfere, che ironicamente, in perfetto contrario alle produzioni citate precedentemente come esempio negativo, penalizzano la personalità dello staff a favore della riuscita dell'impianto narrativo.
In effetti, per le tematiche trattate e le storie raccontate, è stato difficile sfruttare le prodezze registiche di Kawajiri e Imaishi, più a loro agio in storie d'azione che non in war drama. Si sente molto, poi, la mancanza di personalità nello stile grafico, a opera di ben tre artisti di cui uno famosissimo (Toshihiro Kawamoro), costretti però a interpretare rigidamente, e con poche libertà creative, le classiche, algide fisionomie matsumotiane. Stessa fiacchezza anche nel mecha design, ovviamente per l'impossibilità di spettacolarizzare vetusti aerei di guerra degli anni '40 - a che pro chiamare Hajime Katoki? Difficilmente, insomma, si scorgono differenze estetiche tra un episodio e l'altro, a riconoscere l'apporto di Kawajiri o Takahashi. Storie tutte, almeno, mediamente buone e ben animate, con notevoli sequenze aeree, ma l'elemento di "grande occasione" si ferma alla lettura dei semplici credit. Ci si poteva aspettare sicuramente di più, ma visto il risultato e i precedenti non è male, ogni tanto, sapersi accontentare.
"The Cockpit" si compone di tre episodi di 24 minuti l'uno, ciascuno diretto, musicato e disegnato da star diverse come da tradizione. Fil rouge che lega le tre storie, ovviamente, il celeberrimo pensiero matsumotiano della sublimazione del sacrificio, del senso d'onore e dei sogni che rendono grande un uomo. Figlio della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda, l'autore rivive il terrore dell'atomica, rendendola protagonista del primo racconto e di parte del secondo e in questo modo dando connotazioni eroiche ai suoi protagonisti, militari qualsiasi dell'armata imperiale nazista o nipponica in lotta con i mostruosi Americani, che hanno venduto l'anima al diavolo per l'uso del micidiale armamento, anche se questo significa trasformare in eroi i kamikaze come nella seconda storia - ragione per cui la produzione desterà un certo scandalo in America. Chiaramente, con racconti stand-alone di poco più di venti minuti certo è impossibile aspettarsi intrecci elaborati o protagonisti tridimensionali; nonostante tutto gli esili soggetti funzionano, i personaggi convincono nella loro basica semplicità e le visioni si rivelano piacevoli, lontane dalla compiaciuta lentezza a cui Matsumoto ci ha abituato in manga e anime.
Si apre con "Slipstream", scritto e diretto da Yoshiaki Kawajiri. Ambientato in Germania nell'agosto 1944, racconta di un asso dell'aviazione della Luftwaffe che, dopo una figuraccia rimediata con un combattimento aereo, ha l'occasione di riabilitare il suo onore scortando a Peenemünde un B17 contenente un importante segreto militare che cambierà l'andamento della guerra. Tema principale è la coscienza, l'eroismo di un uomo che preferisce farsi addossare il marchio della vergogna e del tradimento piuttosto che consegnare al Terzo Reich la bomba atomica che farà vincere la guerra con catastrofici risultati. "Sonic Boom Squadron", scritto da Takashi Waguri e diretto da Takashi "Gundam 0083" Imanishi, gioca a invertire le parti, con un soldato dell'aviazione nipponica che, pur cosciente degli orrori della guerra, preferisce tenere fede al senso dell'onore e alla fedeltà per il proprio paese accettando il ruolo di kamikaze contro una portaerei americana, proprio nel giorno dello sganciamento dell'atomica. Infine, il "Knight of the Iron Dragon" di Ryousuke Takahashi, apparentemente il più allegro e ironico, ma che anch'esso finirà in tragedia, ci parla di due soldati giapponesi di stanza nell'isola filippina di Leyte che, per il loro senso del dovere (in questo caso mantenere una certa promessa), decidono, in una calda giornata dell'ottobre 1944, di dirigersi in sidecar verso una postazione alleata che sanno già essere stata conquistata dai nemici. Tre storie piacevoli, poetiche nella celebrazione spesso tragica dei valori di cui si fanno bandiera. Una compattezza di fondo, nelle tematiche e nelle atmosfere, che ironicamente, in perfetto contrario alle produzioni citate precedentemente come esempio negativo, penalizzano la personalità dello staff a favore della riuscita dell'impianto narrativo.
In effetti, per le tematiche trattate e le storie raccontate, è stato difficile sfruttare le prodezze registiche di Kawajiri e Imaishi, più a loro agio in storie d'azione che non in war drama. Si sente molto, poi, la mancanza di personalità nello stile grafico, a opera di ben tre artisti di cui uno famosissimo (Toshihiro Kawamoro), costretti però a interpretare rigidamente, e con poche libertà creative, le classiche, algide fisionomie matsumotiane. Stessa fiacchezza anche nel mecha design, ovviamente per l'impossibilità di spettacolarizzare vetusti aerei di guerra degli anni '40 - a che pro chiamare Hajime Katoki? Difficilmente, insomma, si scorgono differenze estetiche tra un episodio e l'altro, a riconoscere l'apporto di Kawajiri o Takahashi. Storie tutte, almeno, mediamente buone e ben animate, con notevoli sequenze aeree, ma l'elemento di "grande occasione" si ferma alla lettura dei semplici credit. Ci si poteva aspettare sicuramente di più, ma visto il risultato e i precedenti non è male, ogni tanto, sapersi accontentare.
The Cockpit (in italiano “cabina di pilotaggio”) è un anime diviso in tre episodi autoconclusivi, ideato e realizzato da Leiji Matsumoto, autore famoso grazie ad opere come Capitan Harlock e Galaxy Express 999.
Questa mini-serie è ambientata durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale e racconta le vicende di soldati appartenenti ai due principali paesi sconfitti: la Germania ed il Giappone. Qualcuno potrebbe obiettare che anche l'Italia (terzo firmatario del patto d'acciaio) avrebbe potuto essere qui rappresentata ma, per come si sono svolti gli eventi bellici, temo che non il comportamento tenuto durante la guerra dal nostro paese non sia stato molto apprezzato dagli ex-alleati. Tengo a precisare, per evitare equivoci, che ritengo la scelta italiana più assennata rispetto a quelle adottate dagli altri due paesi. In fondo il suo comportamento equivale a quello del capitano tedesco del primo episodio: un vigliacco che però sceglie di non vendere l'anima al diavolo.
In questa mini-serie Matsumoto mette a confronto il commovente eroismo dei soldati con la stupidità e la follia della guerra: nella prima parte un capitano tedesco sceglie di essere considerato un traditore ed un vigliacco pur di evitare la morte di milioni di persone; nella seconda viene narrato il coraggio e l'animo intrepido di quello che probabilmente risulterà essere l'ultimo kamikaze della storia, in quanto il suo aeroplano si schianterà proprio in concomitanza dello scoppio della prima bomba nucleare su Hiroshima; nella terza la folle corsa di due soldati giapponesi verso il proprio reggimento militare stanziato nelle Filippine, al fine di comunicare l'ordine di ritirata (“senza un ordine i soldati giapponesi non si ritireranno mai, ma si faranno uccidere uno ad uno”).
Anime basato su eventi bellici, più che mostrarne gli orrori The Cockpit ne descrive, in modo triste ma decisamente romantico, tutta la follia la cui percezione da parte dei soldati è evidente ma subordinata ad un codice d'onore che fa considerare come inevitabile anche il sacrificio inutile e la morte. La scelta di disobbedire agli ordini viene comunque considerata un'opzione possibile: il capitano tedesco in fondo finisce per tradire il suo paese. Anche questa scelta però viene rappresentata in tutta la sua drammaticità: la Germania non sarà mai in grado di lanciare la bomba atomica ma nell'episodio successivo risulta evidente l'intenzione di Matsumoto di segnalare l'esistenza una contraddizione nel suo gesto. Il capitano, infatti, non è affatto riuscito a evitarne l'utilizzo ma avrà soltanto aiutato il nemico che, invece, non si farà troppi scrupoli nel lanciarla su Hiroshima e Nagasaki.
In definitiva The Cockpit è un bellissimo anime in cui il pessimismo sulla natura dell'uomo viene compensato dalla peculiare sensibilità dei singoli individui. Da vedere assolutamente.
Questa mini-serie è ambientata durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale e racconta le vicende di soldati appartenenti ai due principali paesi sconfitti: la Germania ed il Giappone. Qualcuno potrebbe obiettare che anche l'Italia (terzo firmatario del patto d'acciaio) avrebbe potuto essere qui rappresentata ma, per come si sono svolti gli eventi bellici, temo che non il comportamento tenuto durante la guerra dal nostro paese non sia stato molto apprezzato dagli ex-alleati. Tengo a precisare, per evitare equivoci, che ritengo la scelta italiana più assennata rispetto a quelle adottate dagli altri due paesi. In fondo il suo comportamento equivale a quello del capitano tedesco del primo episodio: un vigliacco che però sceglie di non vendere l'anima al diavolo.
In questa mini-serie Matsumoto mette a confronto il commovente eroismo dei soldati con la stupidità e la follia della guerra: nella prima parte un capitano tedesco sceglie di essere considerato un traditore ed un vigliacco pur di evitare la morte di milioni di persone; nella seconda viene narrato il coraggio e l'animo intrepido di quello che probabilmente risulterà essere l'ultimo kamikaze della storia, in quanto il suo aeroplano si schianterà proprio in concomitanza dello scoppio della prima bomba nucleare su Hiroshima; nella terza la folle corsa di due soldati giapponesi verso il proprio reggimento militare stanziato nelle Filippine, al fine di comunicare l'ordine di ritirata (“senza un ordine i soldati giapponesi non si ritireranno mai, ma si faranno uccidere uno ad uno”).
Anime basato su eventi bellici, più che mostrarne gli orrori The Cockpit ne descrive, in modo triste ma decisamente romantico, tutta la follia la cui percezione da parte dei soldati è evidente ma subordinata ad un codice d'onore che fa considerare come inevitabile anche il sacrificio inutile e la morte. La scelta di disobbedire agli ordini viene comunque considerata un'opzione possibile: il capitano tedesco in fondo finisce per tradire il suo paese. Anche questa scelta però viene rappresentata in tutta la sua drammaticità: la Germania non sarà mai in grado di lanciare la bomba atomica ma nell'episodio successivo risulta evidente l'intenzione di Matsumoto di segnalare l'esistenza una contraddizione nel suo gesto. Il capitano, infatti, non è affatto riuscito a evitarne l'utilizzo ma avrà soltanto aiutato il nemico che, invece, non si farà troppi scrupoli nel lanciarla su Hiroshima e Nagasaki.
In definitiva The Cockpit è un bellissimo anime in cui il pessimismo sulla natura dell'uomo viene compensato dalla peculiare sensibilità dei singoli individui. Da vedere assolutamente.
Riportando degli estratti di un articolo scritto in un mio blog su questa favolosa opera non posso che soffermarmi sul voto che ho assegnato. Essendo tre OAV non direttamente collegati tra loro è risultato difficile dare un voto ... Se si potesse avrei dato 10 al primo episodio, 9,5 al secondo e 9-- al terzo, forse il più "giapponese" degli episodi ma che personalmente trovo inferiore agli altri due episodi nello spiegare l'assurdità della guerra.
Nel 1978 Matsumoto si orienta, oltre che alla fantascienza, anche verso un genere completamente diverso: Le storie sulla seconda guerra mondiale. E' infatti in questo anno che comincia a pubblicare il manga The Cockpit (che contiene per altro la storia che fa da incipit al film Arcadia della mia giovinezza).
Nel 1993 tre delle storie del manga, vengono trasportate in animazione dallo studio MADHOUSE. La regia di ciascun singolo episodio è affidata a registi di successo. a Yoshiaki Kawajiri viene affidata la regia del primo. Il secondo OAV viene affidato a Takashi Imanishi e il terzo viene diretto da Ryounosuke Tahahashi. La serie presenta, sopratutto per l'epoca, una discreta animazione. Il chara-design, invece, risulta essere differente da episodio in episodio. Infatti se il primo presenta tratti piu realistici, il terzo presenta i classici personaggi "buffi" di chiaro stampo matsumotiano. Il secondo invece sembra essere una via di mezzo tra i due stili.
Attenzione contiene Spoiler
OAV 1 - SEIROUKEN KIRYUU
Può un uomo essere considerato codardo dal resto della sua gente ma essere, nel contempo, un eroe dell'umanità? Può un codardo possedere una coscienza? Questo è il messaggio che Matsumoto in questo primo OAV vuole lasciarci. Quello che a prima vista può sembrare una cosa paradossale, senza nessun senso è perfettamente spiegato nell'avventura che capita a Erhart Von Reindhas, capitano e pluridecorato pilota della Luftwaffe. La storia inizia con l'abbandono durante un combattimento del Fockewulfe 190-A4 che Von Reindhas pilotava. Trovato dal contingente tedesco scopre, con suo enorme dispiacere che, il suo aereo nonostante tutto, aveva continuato a volare fino alla fine, fin quando nel motore non era rimasta che una goccia di carburante, per poi planare intero su un colle. Questo ritrovamento fa cadere in disgrazia il pilota, considerandosi ed essendo considerato dai suoi stessi compagni, un codardo che ha rifiutato di combattere. Il riscatto viene però quasi subito. La flotta tedesca, impossessatosi di un B17, ha intenzione di usarlo per trasportare a Penemunde un carico coperto dal segreto militare. Il capitano Von Reindhas deve far da scorta in modo che il carico possa arrivare intero. Gli viene così affidato un Fockewulfe 190 modificato. Erhart Von Reindhas incontra il professor Bahfstein, di cui era stato assistente prima della guerra, e viene a sapere che è proprio lui a capo della missione. Incontra inoltre anche la figlia del professor Bahfstein, Meruhenna, antica fiamma del capitano che fu costretta a lasciarlo per sposarsi, per rimanere vedova quasi subito, con un influente uomo politico, per favorire la carriera del padre. Meruhenna fa allora vedere il carico di morte che l'aereo si porta dietro. Infatto Penemunde è un sito per i test balistici e ciò che l'aereo deve portare, per poi esser testato, è una delle più terribili armi che mente umana abbia mai concepito : Un ordigno atomico. E' la stessa Meruhenna, condividendo le idee del padre, che quasi si augura che la bomba non giunga mai a destinazione, perchè chiunque avesse lanciato per primo un arma cosi terribile si sarebbe macchiato di un delitto enorme vendendo l'anima al diavolo. Il volo non procede tranquillo, tre Spitfire nemici attaccano il bombardiere. Erhart Von Reindhas ne abbatte facilmente due, ma proprio mentre sta per buttare giù l'ultimo viene colpito dal rimorso, pensando a ciò che Meruhenna gli aveva detto ... non sa che fare... Ma alla fine prende la sua decisione... si nasconde dietro una nuvola e, con grande dolore, permette all'ultimo aereo di abbattere il bombardiere, bloccando si l'arrivo della bomba ma perdendo cosi anche il suo antico amore e suo padre (che avevano capito e condiviso la scelta dura fatta da Reindhas). Cosi, senza non prima aver abbattuto il terzo spitfire, se ne va sapendo di venir considerato per la seconda volta un codardo dai suoi stessi compagnie di aver perso le persone a lui più care ma soddisfatto di non aver venduto l'anima al diavolo.
OAV 2 - SONIC THUNDER ATTACK TEAM
Se il primo OAV tratta di un codardo, questo secondo OAV tratta invece di una persona che codarda non è, e che per rimanere fedele a ciò che lo lega alla sua Patria è disposto a perdere tutto. I due personaggi, a ben vedere, sono in qualche modo simili, han tutti e due ambizioni scientifiche ma le loro scelte sono quanto mai opposte provocando un risultato diverso. Se il primo decide di seguire la sua coscienza rifiutando la ragion di stato e cosi venendo considerato codardo, il secondo invece preferisce seguire la ragion di stato dimostrando il suo, se cosi si può dire, coraggio. Entrambi però hanno una cosa in comune, alla fine della storia non potranno dividere la loro vita con la persona amata. Il luogotenente Nogami è stato scelto per pilotare un Ooka, un aereo/bomba speciale che vola disperatamente verso il bersaglio nemico. La sua è una missione suicida, lo scopo infatti è di guidare questo aereo/bomba su un obiettivo (in questo caso una nave portaerei americana) per poi farlo esplodere. La missione sembra compromessa ma Nogami, pur di rimanere fedele al suo compito tenta di lanciarsi anche da lontano. I suoi stessi compagni lo bloccano e lo fan lanciare con un paracadute, stordendolo. Egli rimarrà l'unico superstite della missione. La vergogna che lo accompagna è insostenibile, poiché un kamikaze che torna vivo viene ritenuto privo di orgoglio. Il riscatto però è immediato, il giorno seguente, infatti, ci sarebbe stato un nuovo attacco. Durante la notte, mentre parla con i suoi nuovi compagni, poco piu che ragazzi, Nogami confessa che se non avesse dovuto combattere in guerra avrebbe fatto il ricercatore, specializzandosi proprio nei razzi con la speranza di arrivare fino alla luna un giorno. Confessa inoltre, mentendo, anche di non avere nessuna ragazza che lo aspetta dopo la guerra, mentre da lontano una giovane ragazza suona una triste melodia con il kòto, uno strumento musicale. Arriva il giorno della grande battaglia, e le cose si mettono male per la pattuglia giapponese, ma tra tanti aerei caduti il bombardiere di Nogami tiene duro, nonostante i danni subiti. Uno dopo l'altro, gli eroici compagni del giovane soldato vengono uccisi dal fuoco nemico, e alla fine l'Ooka viene lanciato a folle velocità contro una portaerei nemica, impossibilitata a difendersi. Mentre il folle razzo va a scagliarsi verso la nave nemica, il capitano americano riceve la notizia, dal suo marconista, che pochi minuti prima è stata lanciata una bomba atomica contro la città di Hiroshima (e in qualche modo rendendo vano anche il gesto del giovane giapponese visto che storicamente quella bomba concluse la guerra) , commentando in questo modo: "Pazzi... il nemico... noi... siamo tutti pazzi!". La nave proprio in quel momento esplode. Durante queste fasi scopriamo che la ragazza con il kòto non era altri che la donna di Nogami che rendeva in musica tutta l'angoscia di non poter piu rivedere il suo amato.
OAV 3 - STEEL RYUKIHEI
Siamo nell'isola di Leyte. Dopo un attacco ad una postazione giapponese malridotta appare da lontano un sidecar pilotato da un bambino, decisamente malconcio. Curato, racconta agli unici sopravvissuti della postazione la sua missione : ritornare con la triste notizia che il contingente del Ventottesimo Reggimento non può supportare il campo di aviazione di Karakechiru, attaccato dagli americani. Uno dei soldati sopravvissuti gli fa notare che la moto che lo aveva condotto là era ormai fuori uso, crivellata di proiettili: questo danno avrebbe reso impossibile l'esecuzione della missione. Il giovane vuole però tentare ugualmente. Fortunatamente il più esperto in grado dei due sopravvissuti riesce a riparare il mezzo con pezzi sparsi permettendo cosi al ragazzo, accompagnato da lui stesso, di proseguire il suo viaggio. I due viaggiatori devono presto subire l'attacco di un aereo giapponese, che improvvisamente si schianta al suolo. Sospettando che il pilota fosse americano Kodai comprende che il campo d'aviazione era passato in mani nemiche. Utsunomiya, il ragazzo, durante l'attacco viene colpito di striscio al ventre, anche se fa di tutto per tenerlo nascosto all'amico. Mentre i due soldati riposano, vengono avvistati da una motocicletta nemica, e inizia cosi un inseguimento tra i due mezzi. L'Americano è un vero professionista, poiché riesce a comandare il mezzo e a sparare. Dopo un breve combattimento, Kodai e Ustunomiya hanno la meglio. A questo punto Kodai butta fuori dal mezzo il suo giovane amico, che stremato dalla ferita muore, proseguendo da solo. Kodai sfreccia verso il suo obiettivo felicemente, contento di guidare un mezzo così valido, e viene colpito da un massiccio fuoco di fanteria. Accompagnato da una commovente colonna sonora, l'anziano combattente continua ad avvicinarsi all'obiettivo, anche se la vita lo abbandona, ma nemmeno questa volta, come nelle sue gare motociclistiche, riesce a tagliare il traguardo, contento però di aver dato il suo meglio.
Nel 1978 Matsumoto si orienta, oltre che alla fantascienza, anche verso un genere completamente diverso: Le storie sulla seconda guerra mondiale. E' infatti in questo anno che comincia a pubblicare il manga The Cockpit (che contiene per altro la storia che fa da incipit al film Arcadia della mia giovinezza).
Nel 1993 tre delle storie del manga, vengono trasportate in animazione dallo studio MADHOUSE. La regia di ciascun singolo episodio è affidata a registi di successo. a Yoshiaki Kawajiri viene affidata la regia del primo. Il secondo OAV viene affidato a Takashi Imanishi e il terzo viene diretto da Ryounosuke Tahahashi. La serie presenta, sopratutto per l'epoca, una discreta animazione. Il chara-design, invece, risulta essere differente da episodio in episodio. Infatti se il primo presenta tratti piu realistici, il terzo presenta i classici personaggi "buffi" di chiaro stampo matsumotiano. Il secondo invece sembra essere una via di mezzo tra i due stili.
Attenzione contiene Spoiler
OAV 1 - SEIROUKEN KIRYUU
Può un uomo essere considerato codardo dal resto della sua gente ma essere, nel contempo, un eroe dell'umanità? Può un codardo possedere una coscienza? Questo è il messaggio che Matsumoto in questo primo OAV vuole lasciarci. Quello che a prima vista può sembrare una cosa paradossale, senza nessun senso è perfettamente spiegato nell'avventura che capita a Erhart Von Reindhas, capitano e pluridecorato pilota della Luftwaffe. La storia inizia con l'abbandono durante un combattimento del Fockewulfe 190-A4 che Von Reindhas pilotava. Trovato dal contingente tedesco scopre, con suo enorme dispiacere che, il suo aereo nonostante tutto, aveva continuato a volare fino alla fine, fin quando nel motore non era rimasta che una goccia di carburante, per poi planare intero su un colle. Questo ritrovamento fa cadere in disgrazia il pilota, considerandosi ed essendo considerato dai suoi stessi compagni, un codardo che ha rifiutato di combattere. Il riscatto viene però quasi subito. La flotta tedesca, impossessatosi di un B17, ha intenzione di usarlo per trasportare a Penemunde un carico coperto dal segreto militare. Il capitano Von Reindhas deve far da scorta in modo che il carico possa arrivare intero. Gli viene così affidato un Fockewulfe 190 modificato. Erhart Von Reindhas incontra il professor Bahfstein, di cui era stato assistente prima della guerra, e viene a sapere che è proprio lui a capo della missione. Incontra inoltre anche la figlia del professor Bahfstein, Meruhenna, antica fiamma del capitano che fu costretta a lasciarlo per sposarsi, per rimanere vedova quasi subito, con un influente uomo politico, per favorire la carriera del padre. Meruhenna fa allora vedere il carico di morte che l'aereo si porta dietro. Infatto Penemunde è un sito per i test balistici e ciò che l'aereo deve portare, per poi esser testato, è una delle più terribili armi che mente umana abbia mai concepito : Un ordigno atomico. E' la stessa Meruhenna, condividendo le idee del padre, che quasi si augura che la bomba non giunga mai a destinazione, perchè chiunque avesse lanciato per primo un arma cosi terribile si sarebbe macchiato di un delitto enorme vendendo l'anima al diavolo. Il volo non procede tranquillo, tre Spitfire nemici attaccano il bombardiere. Erhart Von Reindhas ne abbatte facilmente due, ma proprio mentre sta per buttare giù l'ultimo viene colpito dal rimorso, pensando a ciò che Meruhenna gli aveva detto ... non sa che fare... Ma alla fine prende la sua decisione... si nasconde dietro una nuvola e, con grande dolore, permette all'ultimo aereo di abbattere il bombardiere, bloccando si l'arrivo della bomba ma perdendo cosi anche il suo antico amore e suo padre (che avevano capito e condiviso la scelta dura fatta da Reindhas). Cosi, senza non prima aver abbattuto il terzo spitfire, se ne va sapendo di venir considerato per la seconda volta un codardo dai suoi stessi compagnie di aver perso le persone a lui più care ma soddisfatto di non aver venduto l'anima al diavolo.
OAV 2 - SONIC THUNDER ATTACK TEAM
Se il primo OAV tratta di un codardo, questo secondo OAV tratta invece di una persona che codarda non è, e che per rimanere fedele a ciò che lo lega alla sua Patria è disposto a perdere tutto. I due personaggi, a ben vedere, sono in qualche modo simili, han tutti e due ambizioni scientifiche ma le loro scelte sono quanto mai opposte provocando un risultato diverso. Se il primo decide di seguire la sua coscienza rifiutando la ragion di stato e cosi venendo considerato codardo, il secondo invece preferisce seguire la ragion di stato dimostrando il suo, se cosi si può dire, coraggio. Entrambi però hanno una cosa in comune, alla fine della storia non potranno dividere la loro vita con la persona amata. Il luogotenente Nogami è stato scelto per pilotare un Ooka, un aereo/bomba speciale che vola disperatamente verso il bersaglio nemico. La sua è una missione suicida, lo scopo infatti è di guidare questo aereo/bomba su un obiettivo (in questo caso una nave portaerei americana) per poi farlo esplodere. La missione sembra compromessa ma Nogami, pur di rimanere fedele al suo compito tenta di lanciarsi anche da lontano. I suoi stessi compagni lo bloccano e lo fan lanciare con un paracadute, stordendolo. Egli rimarrà l'unico superstite della missione. La vergogna che lo accompagna è insostenibile, poiché un kamikaze che torna vivo viene ritenuto privo di orgoglio. Il riscatto però è immediato, il giorno seguente, infatti, ci sarebbe stato un nuovo attacco. Durante la notte, mentre parla con i suoi nuovi compagni, poco piu che ragazzi, Nogami confessa che se non avesse dovuto combattere in guerra avrebbe fatto il ricercatore, specializzandosi proprio nei razzi con la speranza di arrivare fino alla luna un giorno. Confessa inoltre, mentendo, anche di non avere nessuna ragazza che lo aspetta dopo la guerra, mentre da lontano una giovane ragazza suona una triste melodia con il kòto, uno strumento musicale. Arriva il giorno della grande battaglia, e le cose si mettono male per la pattuglia giapponese, ma tra tanti aerei caduti il bombardiere di Nogami tiene duro, nonostante i danni subiti. Uno dopo l'altro, gli eroici compagni del giovane soldato vengono uccisi dal fuoco nemico, e alla fine l'Ooka viene lanciato a folle velocità contro una portaerei nemica, impossibilitata a difendersi. Mentre il folle razzo va a scagliarsi verso la nave nemica, il capitano americano riceve la notizia, dal suo marconista, che pochi minuti prima è stata lanciata una bomba atomica contro la città di Hiroshima (e in qualche modo rendendo vano anche il gesto del giovane giapponese visto che storicamente quella bomba concluse la guerra) , commentando in questo modo: "Pazzi... il nemico... noi... siamo tutti pazzi!". La nave proprio in quel momento esplode. Durante queste fasi scopriamo che la ragazza con il kòto non era altri che la donna di Nogami che rendeva in musica tutta l'angoscia di non poter piu rivedere il suo amato.
OAV 3 - STEEL RYUKIHEI
Siamo nell'isola di Leyte. Dopo un attacco ad una postazione giapponese malridotta appare da lontano un sidecar pilotato da un bambino, decisamente malconcio. Curato, racconta agli unici sopravvissuti della postazione la sua missione : ritornare con la triste notizia che il contingente del Ventottesimo Reggimento non può supportare il campo di aviazione di Karakechiru, attaccato dagli americani. Uno dei soldati sopravvissuti gli fa notare che la moto che lo aveva condotto là era ormai fuori uso, crivellata di proiettili: questo danno avrebbe reso impossibile l'esecuzione della missione. Il giovane vuole però tentare ugualmente. Fortunatamente il più esperto in grado dei due sopravvissuti riesce a riparare il mezzo con pezzi sparsi permettendo cosi al ragazzo, accompagnato da lui stesso, di proseguire il suo viaggio. I due viaggiatori devono presto subire l'attacco di un aereo giapponese, che improvvisamente si schianta al suolo. Sospettando che il pilota fosse americano Kodai comprende che il campo d'aviazione era passato in mani nemiche. Utsunomiya, il ragazzo, durante l'attacco viene colpito di striscio al ventre, anche se fa di tutto per tenerlo nascosto all'amico. Mentre i due soldati riposano, vengono avvistati da una motocicletta nemica, e inizia cosi un inseguimento tra i due mezzi. L'Americano è un vero professionista, poiché riesce a comandare il mezzo e a sparare. Dopo un breve combattimento, Kodai e Ustunomiya hanno la meglio. A questo punto Kodai butta fuori dal mezzo il suo giovane amico, che stremato dalla ferita muore, proseguendo da solo. Kodai sfreccia verso il suo obiettivo felicemente, contento di guidare un mezzo così valido, e viene colpito da un massiccio fuoco di fanteria. Accompagnato da una commovente colonna sonora, l'anziano combattente continua ad avvicinarsi all'obiettivo, anche se la vita lo abbandona, ma nemmeno questa volta, come nelle sue gare motociclistiche, riesce a tagliare il traguardo, contento però di aver dato il suo meglio.
Ho visto tutti e tre gli OAV e il giudizio è:
"Il tratto e lo stile dei protagonisti è il solito di Leiji Matsumoto che ben conosciamo, già visto in Capitan Harlock e Galaxy Express 999 e la tecnica d’animazione è quella degli anni 80, curata a suo modo ma si sente la mancanza del computer nelle scene di combattimento aereo.
Tutti e tre gli episodi si svolgono verso la fine della seconda guerra mondiale e denunciano l'assurdità della guerra, sono abbastanza curati, verosimili ma non “storici” nell'uso e nella quantità dei mezzi.
il primo episodio riguarda un pilota della Luftwaffe caduto in disgrazia per un evento fortuito a cui viene data la missione di scortare un aereo Americano catturato che imbarca la sua Ex, il padre di lei scienziato e una Bomba atomica!!! Che farà dunque il nostro protagonista?
Il secondo episodio affronta il tema dei piloti Kamikaze e del preparativo alla missione: I giapponesi tentano di affondare le navi americane con aerei bomba a razzo e gli americani di abbatterei bombardieri Betty prima che sgancino la bomba umana. Il messaggio è amaro, da qualsiasi parte lo si guardi.
Il terzo episodio è il più strano, e anche l'unico non direttamente focalizzato sull'aviazione.
Due soldati in ritirata, unici superstiti dei loro reggimenti tentano di ritornare alla base, ma anche quando capiscono che la base è stata conquistata la loro corsa non si ferma, diventando una specie di gara fine a se stessa, metafora di chi non ha nulla da perdere e fa del mezzo un fine."
Ho letto diverse recensioni in giro sulla rete, quasi tutte “made in USA” e le ho trovate spesso pesantemente prevenute, complice il fatto che i protagonisti della serie sono tutti soldati dell'Asse.
L'unico episodio assolto resta il primo, e vedendolo capirete il perché, mentre le critiche sugli altri due sono pesanti e, a mio parere, del tutto ingiustificate.
Quello che l’americano medio non capisce è che questi OAV vogliono essere una critica all’assurdità della guerra in sé e non una critica verso una parte per additare buoni e cattivi: la gente combatte e muore, non importa quale sia la sua divisa, né quali siano i suoi ideali: quasi sempre muore inutilmente, spesso muore per un idea, non importa quale, ma il risultato è che i morti se ne vanno e il mondo va avanti come prima.
Il secondo film in particolare, il più criticato nelle recensioni da me lette, descrive la guerra dal punto di vista di un pilota kamikaze il cui unico pensiero fisso è sfracellarsi portando con se il maggior numero di nemici per il suo paese, ma il messaggio dell’episodio è solo che tutti costoro, giapponesi e americani muoiono per nulla: il giorno è l’8 Agosto 1945
Il terzo e ultimo episodio poi è ancora più amaro, non ci sono vinti e non ci sono vincitori: non c’è più neppure un senso o una ragione precisa se non il raggiungimento del traguardo che ci si prefissa, non importa quale sia o quanto futile appaia. Le parole finali del protagonista: “anche questa volta non ho terminato la gara” sono un inno al nonsense della guerra, che pone gli uomini in posizione paradossale fino a fargli perdere il contatto con la realtà.
La mia classifica quindi mette al primo posto il terzo episodio, al secondo posto il secondo e staccato di pochissimo il primo, che sconta un certo desiderio di “politically correct”.
Purtroppo nelle immagini allegate il terzo episodio è assente, ma non si può avere tutto: guardate questa serie per vedere un Matsumoto contemporaneamente uguale a se stesso ma diverso: ignorate le incongruenze e focalizzate la morale della storia, come fosse un racconto di Esopo.
Il lieto fine non è di questa serie ma, forse, neppure di questo mondo.
"Il tratto e lo stile dei protagonisti è il solito di Leiji Matsumoto che ben conosciamo, già visto in Capitan Harlock e Galaxy Express 999 e la tecnica d’animazione è quella degli anni 80, curata a suo modo ma si sente la mancanza del computer nelle scene di combattimento aereo.
Tutti e tre gli episodi si svolgono verso la fine della seconda guerra mondiale e denunciano l'assurdità della guerra, sono abbastanza curati, verosimili ma non “storici” nell'uso e nella quantità dei mezzi.
il primo episodio riguarda un pilota della Luftwaffe caduto in disgrazia per un evento fortuito a cui viene data la missione di scortare un aereo Americano catturato che imbarca la sua Ex, il padre di lei scienziato e una Bomba atomica!!! Che farà dunque il nostro protagonista?
Il secondo episodio affronta il tema dei piloti Kamikaze e del preparativo alla missione: I giapponesi tentano di affondare le navi americane con aerei bomba a razzo e gli americani di abbatterei bombardieri Betty prima che sgancino la bomba umana. Il messaggio è amaro, da qualsiasi parte lo si guardi.
Il terzo episodio è il più strano, e anche l'unico non direttamente focalizzato sull'aviazione.
Due soldati in ritirata, unici superstiti dei loro reggimenti tentano di ritornare alla base, ma anche quando capiscono che la base è stata conquistata la loro corsa non si ferma, diventando una specie di gara fine a se stessa, metafora di chi non ha nulla da perdere e fa del mezzo un fine."
Ho letto diverse recensioni in giro sulla rete, quasi tutte “made in USA” e le ho trovate spesso pesantemente prevenute, complice il fatto che i protagonisti della serie sono tutti soldati dell'Asse.
L'unico episodio assolto resta il primo, e vedendolo capirete il perché, mentre le critiche sugli altri due sono pesanti e, a mio parere, del tutto ingiustificate.
Quello che l’americano medio non capisce è che questi OAV vogliono essere una critica all’assurdità della guerra in sé e non una critica verso una parte per additare buoni e cattivi: la gente combatte e muore, non importa quale sia la sua divisa, né quali siano i suoi ideali: quasi sempre muore inutilmente, spesso muore per un idea, non importa quale, ma il risultato è che i morti se ne vanno e il mondo va avanti come prima.
Il secondo film in particolare, il più criticato nelle recensioni da me lette, descrive la guerra dal punto di vista di un pilota kamikaze il cui unico pensiero fisso è sfracellarsi portando con se il maggior numero di nemici per il suo paese, ma il messaggio dell’episodio è solo che tutti costoro, giapponesi e americani muoiono per nulla: il giorno è l’8 Agosto 1945
Il terzo e ultimo episodio poi è ancora più amaro, non ci sono vinti e non ci sono vincitori: non c’è più neppure un senso o una ragione precisa se non il raggiungimento del traguardo che ci si prefissa, non importa quale sia o quanto futile appaia. Le parole finali del protagonista: “anche questa volta non ho terminato la gara” sono un inno al nonsense della guerra, che pone gli uomini in posizione paradossale fino a fargli perdere il contatto con la realtà.
La mia classifica quindi mette al primo posto il terzo episodio, al secondo posto il secondo e staccato di pochissimo il primo, che sconta un certo desiderio di “politically correct”.
Purtroppo nelle immagini allegate il terzo episodio è assente, ma non si può avere tutto: guardate questa serie per vedere un Matsumoto contemporaneamente uguale a se stesso ma diverso: ignorate le incongruenze e focalizzate la morale della storia, come fosse un racconto di Esopo.
Il lieto fine non è di questa serie ma, forse, neppure di questo mondo.