Peter Pan
"Peter Pan" è una serie anime del 1989, trasposizione del romanzo "Le avventure di Peter Pan" di James Matthew Barrie, che aveva già goduto di una versione animata nel 1953 in un celeberrimo film d'animazione prodotto da Walt Disney.
Le prime puntate sono in pratica una versione "allungata" del romanzo, nel quale il ritmo della vicenda era piuttosto serrato: questo permette che ai personaggi venga lasciato molto più spazio per definirne la personalità in modo dettagliato. I Bimbi Smarriti sono ridotti dai nove della storia originale a soli tre, ciascuno con fisionomie e caratteri ben diversificati. Acquisiscono delle proprie individualità anche i vari pirati della ciurma di Capitan Uncino, oltre ovviamente al suo braccio destro Spugna. Gli unici personaggi che sono trattati di sfuggita sono in effetti le Sirene, che anche nell'opera originale e nel film Disney erano delle mere comparse.
La seconda parte della storia è originale e vira verso atmosfere "dark fantasy", con l'esistenza dell'Isola-Che-Non-C'è minacciata dai progetti della setta dei Manti Neri, ai quali però la figlia del suo capo si ribella trovando degli alleati in Peter, Campanellino, i Bimbi Smarriti, Wendy e i suoi fratelli Gianni e Michele. Per questo aspetto di novità finisce col catturare maggiormente l'attenzione di chi conosce bene la storia originale rispetto alla prima parte della serie.
Per quanto riguarda l'aspetto visuale, bisogna menzionare gli sfondi con le vedute dell'isola, assolutamente spettacolari, con gli effetti visivi utilizzati al meglio. Può invece lasciare un po' perplessi il character design usato per molti dei personaggi: Gianni e Michele, i Bimbi Smarriti, Capitan Uncino e alcuni dei pirati hanno fattezze vagamente scimmiesche, con nasi piccoli e distanziati dalle bocche e orecchie ovali a sventola. Solo i personaggi femminili (Wendy, Giglio Tigrato, Campanellino e Luna, la nipote della strega leader dei Manti Neri) sono disegnati in maniera "kawaii", mentre l'aspetto di Peter Pan, col suo nasino triangolare, mi ha dato l'impressione di una variazione sul tema di Pinocchio.
Per me si tratta di una serie d'obbligo se si è appassionati di Peter Pan, ma consigliatissima a tutti.
Le prime puntate sono in pratica una versione "allungata" del romanzo, nel quale il ritmo della vicenda era piuttosto serrato: questo permette che ai personaggi venga lasciato molto più spazio per definirne la personalità in modo dettagliato. I Bimbi Smarriti sono ridotti dai nove della storia originale a soli tre, ciascuno con fisionomie e caratteri ben diversificati. Acquisiscono delle proprie individualità anche i vari pirati della ciurma di Capitan Uncino, oltre ovviamente al suo braccio destro Spugna. Gli unici personaggi che sono trattati di sfuggita sono in effetti le Sirene, che anche nell'opera originale e nel film Disney erano delle mere comparse.
La seconda parte della storia è originale e vira verso atmosfere "dark fantasy", con l'esistenza dell'Isola-Che-Non-C'è minacciata dai progetti della setta dei Manti Neri, ai quali però la figlia del suo capo si ribella trovando degli alleati in Peter, Campanellino, i Bimbi Smarriti, Wendy e i suoi fratelli Gianni e Michele. Per questo aspetto di novità finisce col catturare maggiormente l'attenzione di chi conosce bene la storia originale rispetto alla prima parte della serie.
Per quanto riguarda l'aspetto visuale, bisogna menzionare gli sfondi con le vedute dell'isola, assolutamente spettacolari, con gli effetti visivi utilizzati al meglio. Può invece lasciare un po' perplessi il character design usato per molti dei personaggi: Gianni e Michele, i Bimbi Smarriti, Capitan Uncino e alcuni dei pirati hanno fattezze vagamente scimmiesche, con nasi piccoli e distanziati dalle bocche e orecchie ovali a sventola. Solo i personaggi femminili (Wendy, Giglio Tigrato, Campanellino e Luna, la nipote della strega leader dei Manti Neri) sono disegnati in maniera "kawaii", mentre l'aspetto di Peter Pan, col suo nasino triangolare, mi ha dato l'impressione di una variazione sul tema di Pinocchio.
Per me si tratta di una serie d'obbligo se si è appassionati di Peter Pan, ma consigliatissima a tutti.
Una serie conosciuta durante l'infanzia e che ho fortunatamente ritrovato alcuni anni fa. Peccato che, soprattutto nell'ultimo episodio, la versione italiana sia stata censurata di una parte fondamentale per capire l'epilogo della serie.
Nonostante il disegno non sia curatissimo (a tratti si nota l'inverosimile sproporzione dei personaggi) il prodotto complessivo è secondo me di forte impatto. Divertente ed emozionante, non pone limiti alla fantasia, alla magia dell'Isola-Che-Non-C'è. Una di quelle serie animate che lasciano spazio ad una forte malinconia quando giungono al termine. I personaggi sono caratterizzati in modo iperbolico in alcuni loro tratti, il che li rende immediatamente riconoscibili agli occhi dei bambini e ognuno è dotato di un lato comico che lo rende apprezzabile. Inoltre questo cartone mantiene la linea guida dei cartoni degli anni '90, ossia l'obbiettivo di insegnare qualcosa: i valori di rispetto, amicizia profonda, comprensione, riconoscenza e amore sono decisamente palpabili in questo anime. Ultimo, ma non per demerito, l'eccezionale sigla italiana che ci portava a sognare. Un cartone per sempre.
Nonostante il disegno non sia curatissimo (a tratti si nota l'inverosimile sproporzione dei personaggi) il prodotto complessivo è secondo me di forte impatto. Divertente ed emozionante, non pone limiti alla fantasia, alla magia dell'Isola-Che-Non-C'è. Una di quelle serie animate che lasciano spazio ad una forte malinconia quando giungono al termine. I personaggi sono caratterizzati in modo iperbolico in alcuni loro tratti, il che li rende immediatamente riconoscibili agli occhi dei bambini e ognuno è dotato di un lato comico che lo rende apprezzabile. Inoltre questo cartone mantiene la linea guida dei cartoni degli anni '90, ossia l'obbiettivo di insegnare qualcosa: i valori di rispetto, amicizia profonda, comprensione, riconoscenza e amore sono decisamente palpabili in questo anime. Ultimo, ma non per demerito, l'eccezionale sigla italiana che ci portava a sognare. Un cartone per sempre.
Ottima serie che mi tenne incollato all'età di 10 anni e continua a farlo ora (che ne ho 22).
I disegni sono semplici ma molto curati e soprattutto divertenti così come le avventure dei nostri protagonisti che risultano essere molto simpatiche ma, a volte, anche molto serie e toccano sentimenti molto importanti come l'amicizia l'amore e la lealtà per il nemico anche da parte dei cattivi (in fondo si tratta pur sempre di Peter Pan).
Nonostante questi elogi, bisogna notare che mancano grandi componenti essenziali del personaggio e dell'aspetto fiabesco: ovvero la magia, l'immaginazione e la spensieratezza tutte caratteristiche dei bambini che sono appunto il fulcro centrale della storia. Tutto ciò non viene ritrovato in quest'opera o comunque non totalmente, proprio per questo il voto finale scende a 6 in virtù del fatto che non riesce a trasmettere l'importanza della magia e dell'immaginazione dei bambini che costituisce l' essenza del loro essere anime innocenti.
I disegni sono semplici ma molto curati e soprattutto divertenti così come le avventure dei nostri protagonisti che risultano essere molto simpatiche ma, a volte, anche molto serie e toccano sentimenti molto importanti come l'amicizia l'amore e la lealtà per il nemico anche da parte dei cattivi (in fondo si tratta pur sempre di Peter Pan).
Nonostante questi elogi, bisogna notare che mancano grandi componenti essenziali del personaggio e dell'aspetto fiabesco: ovvero la magia, l'immaginazione e la spensieratezza tutte caratteristiche dei bambini che sono appunto il fulcro centrale della storia. Tutto ciò non viene ritrovato in quest'opera o comunque non totalmente, proprio per questo il voto finale scende a 6 in virtù del fatto che non riesce a trasmettere l'importanza della magia e dell'immaginazione dei bambini che costituisce l' essenza del loro essere anime innocenti.
Dal fortunatissimo romanzo di James Matthew Barrie, nel 1990 arriva per il filone Meisaku, Peter Pan, sempre per mano della Nippon Animation e sotto la regia di Takashi Nakamura e di Yoshio Kuroda, due nomi importanti, ma parleremo dopo di loro.
Il romanzo di Barrie esce in Inghilterra nel 1904 e diventa subito un caso. Tra i personaggi più amati della letteratura infantile, Peter, vive in un mondo fantastico dove può restare bambino per sempre, tanto che a Londra gli viene addirittura dedicata una statua nei Kensington Gardens.
Peter “rapisce” tre fratelli dai sobborghi londinesi, guidandoli in volo verso l’isola che non c’è, sua terra natale. Qua incontreranno i “bambini sperduti” gruppo di ragazzini di cui lo stesso Peter è il capo, che tra indiani e pirati collezionano avventure. Durante la storia Peter svilupperà un sentimento speciale per la sorella maggiore dei piccoli “rapiti” Wendy, abbandonando la fatina che lo accompagna sempre. Questo sentimento, che cresce sempre più nel romanzo, segna per il protagonista la fine dell’infanzia. La scelta tra l’amore (e quindi crescere) e le sue avventure spensierate è difficile. Questa metamorfosi, che nel romanzo è ben sottolineata e che perseguita Peter in ogni suo ragionamento e in ogni discorso con Wendy, nell’anime è assente.
Molto dello spirito originale del classico di Barrie viene perduto nella trasposizione animata e ci si chiede anche un po’ il perché visto che il circuito Meisaku tanto tiene a rispettare quanto più possibile l’originalità del testo. Nel testo originale tre sono i concetti elaborati dall’autore, che, in sequenza possiamo riassumere così:
1 l’importanza della fantasia e dell’immaginazione nei bambini, vero cardine per la loro crescita emotiva e personale. La repressione di tali istinti naturali nell’infanzia non può che recare danni.
2 L’importanza di capire che il divertimento, la fantasia e l’immaginazione non spariscono crescendo (Peter ha paura di crescere proprio per questo motivo) ma si trasformano in nuovi sogni, ambizioni e fantasie, pur sempre figlie di quell’immaginazione infantile tanto amata dal protagonista.
3 L’incoscienza e lo spirito d’avventura che anima i più piccoli può diventare audacia e iniziativa crescendo e quindi anche questo fattore non scompare.
In sostanza l’autore ci lasciava questo messaggio : “Non siate troppo bambini, ma neppure troppo adulti”.
Tutto questo valore pedagogico si perde nell’anime che, da una raccolta di avventure legate l’una all’altra da tematiche importanti, si trasforma in una serie di rocambolesche avventure e basta. La poesia, la magia, e soprattutto i valori che Perter Pan trasmette nella versione cartacea, vengono accantonati.
Parliamo ora dei suoi due registi. Il più esperto nel genere è di sicuro Yoshio Kuroda che, tra gli anni 70 e 80 firma successi come “l’isola della piccola Flo” e cura storyboard di produzioni storiche come Heidi. Takashi Nakamura invece non è un regista, è un key animator (ossia il tizio che cura la fluidità del movimento in un anime) ed un Background Artist (ossia quello che fa gli sfondi, ma questo si capiva dai…) e il suo lavoro lo sa fare bene. Si pensi che gli sfondi di Akira sono suoi e sono sempre suoi i movimenti e la fluidità di Nausicaa nella valle del vento di Miyazaki-Sensei. La domanda sorge spontanea, perché gente così preparata ha creato un prodotto così scadente? Eh già, perché l’anime di Peter Pan è davvero una realizzazione maldestra e poco riuscita. Sarà colpa degli sceneggiatori? Eppure tra di loro (che sono un po’) c’è gente come Kouzo Kuzuha, che ha già sceneggiato successi come Pollyanna e Flo. E allora di chi è la colpa? Non si sa. Il casting è ottimo, la storia di partenza è tra le migliori della letteratura occidentale, eppure la produzione è quanto mai disastrosa. L’unica idea che mi è venuta è la solita : “Anche i migliori sbagliano”. Purtroppo la mia documentazione sull’anime Peter Pan è scarsa è frammentaria. La polvere del tempo cancella molte tracce ed essendo una di quelle serie che di certo non vengono ricordate con grande affetto da uno stuolo di fans, i dati sono pochini.
Ma adesso parliamo di quello che è stato un vero e proprio stupro del meisaku classico : il disegno. Rivoluzionario, avveniristico e orribile. Ecco come ci appare il tratto di questo anime che fa sobbalzare dalla poltrona. Un tratto infantile, personaggi sproporzionati, caricaturizzati, orrendi in sostanza. Gli sfondi invece sono ben realizzati (forse con l’ausilio di Nakamura?) e anche i colori sono discreti. Assenti luci e sfumature (ma questo nel meisaku non ci stupisce).
Concludiamola qua questa recensione, chinando il capo su quello che è, a mia memoria, il meisaku peggio realizzato della storia. Con una trama quasi nulla e un disegno agghiacciante, che letteralmente uccide Peter Pan e i valori che Barrie voleva trasmettere. Chiaramente quest’opera non può ambire alla sufficienza. Cinque.
Il romanzo di Barrie esce in Inghilterra nel 1904 e diventa subito un caso. Tra i personaggi più amati della letteratura infantile, Peter, vive in un mondo fantastico dove può restare bambino per sempre, tanto che a Londra gli viene addirittura dedicata una statua nei Kensington Gardens.
Peter “rapisce” tre fratelli dai sobborghi londinesi, guidandoli in volo verso l’isola che non c’è, sua terra natale. Qua incontreranno i “bambini sperduti” gruppo di ragazzini di cui lo stesso Peter è il capo, che tra indiani e pirati collezionano avventure. Durante la storia Peter svilupperà un sentimento speciale per la sorella maggiore dei piccoli “rapiti” Wendy, abbandonando la fatina che lo accompagna sempre. Questo sentimento, che cresce sempre più nel romanzo, segna per il protagonista la fine dell’infanzia. La scelta tra l’amore (e quindi crescere) e le sue avventure spensierate è difficile. Questa metamorfosi, che nel romanzo è ben sottolineata e che perseguita Peter in ogni suo ragionamento e in ogni discorso con Wendy, nell’anime è assente.
Molto dello spirito originale del classico di Barrie viene perduto nella trasposizione animata e ci si chiede anche un po’ il perché visto che il circuito Meisaku tanto tiene a rispettare quanto più possibile l’originalità del testo. Nel testo originale tre sono i concetti elaborati dall’autore, che, in sequenza possiamo riassumere così:
1 l’importanza della fantasia e dell’immaginazione nei bambini, vero cardine per la loro crescita emotiva e personale. La repressione di tali istinti naturali nell’infanzia non può che recare danni.
2 L’importanza di capire che il divertimento, la fantasia e l’immaginazione non spariscono crescendo (Peter ha paura di crescere proprio per questo motivo) ma si trasformano in nuovi sogni, ambizioni e fantasie, pur sempre figlie di quell’immaginazione infantile tanto amata dal protagonista.
3 L’incoscienza e lo spirito d’avventura che anima i più piccoli può diventare audacia e iniziativa crescendo e quindi anche questo fattore non scompare.
In sostanza l’autore ci lasciava questo messaggio : “Non siate troppo bambini, ma neppure troppo adulti”.
Tutto questo valore pedagogico si perde nell’anime che, da una raccolta di avventure legate l’una all’altra da tematiche importanti, si trasforma in una serie di rocambolesche avventure e basta. La poesia, la magia, e soprattutto i valori che Perter Pan trasmette nella versione cartacea, vengono accantonati.
Parliamo ora dei suoi due registi. Il più esperto nel genere è di sicuro Yoshio Kuroda che, tra gli anni 70 e 80 firma successi come “l’isola della piccola Flo” e cura storyboard di produzioni storiche come Heidi. Takashi Nakamura invece non è un regista, è un key animator (ossia il tizio che cura la fluidità del movimento in un anime) ed un Background Artist (ossia quello che fa gli sfondi, ma questo si capiva dai…) e il suo lavoro lo sa fare bene. Si pensi che gli sfondi di Akira sono suoi e sono sempre suoi i movimenti e la fluidità di Nausicaa nella valle del vento di Miyazaki-Sensei. La domanda sorge spontanea, perché gente così preparata ha creato un prodotto così scadente? Eh già, perché l’anime di Peter Pan è davvero una realizzazione maldestra e poco riuscita. Sarà colpa degli sceneggiatori? Eppure tra di loro (che sono un po’) c’è gente come Kouzo Kuzuha, che ha già sceneggiato successi come Pollyanna e Flo. E allora di chi è la colpa? Non si sa. Il casting è ottimo, la storia di partenza è tra le migliori della letteratura occidentale, eppure la produzione è quanto mai disastrosa. L’unica idea che mi è venuta è la solita : “Anche i migliori sbagliano”. Purtroppo la mia documentazione sull’anime Peter Pan è scarsa è frammentaria. La polvere del tempo cancella molte tracce ed essendo una di quelle serie che di certo non vengono ricordate con grande affetto da uno stuolo di fans, i dati sono pochini.
Ma adesso parliamo di quello che è stato un vero e proprio stupro del meisaku classico : il disegno. Rivoluzionario, avveniristico e orribile. Ecco come ci appare il tratto di questo anime che fa sobbalzare dalla poltrona. Un tratto infantile, personaggi sproporzionati, caricaturizzati, orrendi in sostanza. Gli sfondi invece sono ben realizzati (forse con l’ausilio di Nakamura?) e anche i colori sono discreti. Assenti luci e sfumature (ma questo nel meisaku non ci stupisce).
Concludiamola qua questa recensione, chinando il capo su quello che è, a mia memoria, il meisaku peggio realizzato della storia. Con una trama quasi nulla e un disegno agghiacciante, che letteralmente uccide Peter Pan e i valori che Barrie voleva trasmettere. Chiaramente quest’opera non può ambire alla sufficienza. Cinque.
In questo periodo le trasposizioni di fiabe occidentali (o comunque famose in tutto il globo) spopolavano nel mondo di anime e manga, e Peter Pan no bokuen fu uno di quei prodotti di un certo spessore che fu portato in Italia se la memoria non erro da mediaset, e che vidi più di una volta per intero.
Così come i suoi cugini (dartagnan e i moschettieri del re, o lo stesso Robin Hood, un anime veramente meraviglioso) più vicini, la storia di quest'anime è molto simile alla storia originale di Peter pan, anche se nell'interezza dei 41 episodi che compongono la serie vi sono stati inseriti elementi completamente differenti in modo da movimentare gli episodi e mischiare ancor più le carte.
Ovviamente il filone centrale segue la bellissima e fanciullesca vicenda scritta da James Matthew Barrie nel 1904, una fiaba senza tempo che tutti i ragazzini di gran parte del mondo occidentale bene o male conoscono, e che si concluderà in maniera quasi identica. Alcune vicende secondarie invece si concludono nell'arco di un singolo episodio i si frammentano in una manciata di questi, e a volte hanno come protagonisti i personaggi secondari compagni del ragazzino volante e come nemici l'eterno Capitan uncino e la sua ciurma di gente squilibrata e fin troppo buffa.
Personalmente però è proprio l'aspetto grafico che non mi è piaciuto per niente. Per quanto la vicenda sia bella e divertente, e anche se discostante in alcuni tratti da quella originale risulti sempre interessante, il chara design è una delle cose che odio di più... disegni a volte approssimativi, volti volutamente buffi e deformi, ma in certi casi troppo poco curati anche per un anime che ha vent'anni sulle spalle. Credo che non mi sia piaciuta proprio l'intenzione con cui i protagonisti sono stati ideati (alcuni di loro sono davvero senza senso, forse intenzionati a far ridere e basta, ma un pò più di serietà all'anime non avrebbe fatto altro che bene).
Discorso diverso per l'aspetto sonoro, sigle sia originali che made in Italy davvero carine e orecchiabili, e colonna sonora in genere simpatica e quanto mai azzeccata.
Tutto sommato si tratta di un prodotto molto leggero e parecchio simile alla fiaba originale, divertente e con un ritmo crescente che va a salire sempre più nel corso degli episodi, anche se siamo lontani da trasposizioni capolavoro sempre di quegli anni come i già citati Robin Hood o i moschettieri del re. Che il paese del sol levante abbia un debole per le leggende e i romanzi occidentali si vedrà poi in futuro, quando raggiungerà l'apoteosi grazie allo Studio Gonzo, capace di trasformare mostri sacri del calibro de Il Conte di Montecristo o Giulietta e Romeo in anime assolutamente meravigliosi e struggenti, "masterpiece" indimenticabili degni della loro eterna controparte originale.
Così come i suoi cugini (dartagnan e i moschettieri del re, o lo stesso Robin Hood, un anime veramente meraviglioso) più vicini, la storia di quest'anime è molto simile alla storia originale di Peter pan, anche se nell'interezza dei 41 episodi che compongono la serie vi sono stati inseriti elementi completamente differenti in modo da movimentare gli episodi e mischiare ancor più le carte.
Ovviamente il filone centrale segue la bellissima e fanciullesca vicenda scritta da James Matthew Barrie nel 1904, una fiaba senza tempo che tutti i ragazzini di gran parte del mondo occidentale bene o male conoscono, e che si concluderà in maniera quasi identica. Alcune vicende secondarie invece si concludono nell'arco di un singolo episodio i si frammentano in una manciata di questi, e a volte hanno come protagonisti i personaggi secondari compagni del ragazzino volante e come nemici l'eterno Capitan uncino e la sua ciurma di gente squilibrata e fin troppo buffa.
Personalmente però è proprio l'aspetto grafico che non mi è piaciuto per niente. Per quanto la vicenda sia bella e divertente, e anche se discostante in alcuni tratti da quella originale risulti sempre interessante, il chara design è una delle cose che odio di più... disegni a volte approssimativi, volti volutamente buffi e deformi, ma in certi casi troppo poco curati anche per un anime che ha vent'anni sulle spalle. Credo che non mi sia piaciuta proprio l'intenzione con cui i protagonisti sono stati ideati (alcuni di loro sono davvero senza senso, forse intenzionati a far ridere e basta, ma un pò più di serietà all'anime non avrebbe fatto altro che bene).
Discorso diverso per l'aspetto sonoro, sigle sia originali che made in Italy davvero carine e orecchiabili, e colonna sonora in genere simpatica e quanto mai azzeccata.
Tutto sommato si tratta di un prodotto molto leggero e parecchio simile alla fiaba originale, divertente e con un ritmo crescente che va a salire sempre più nel corso degli episodi, anche se siamo lontani da trasposizioni capolavoro sempre di quegli anni come i già citati Robin Hood o i moschettieri del re. Che il paese del sol levante abbia un debole per le leggende e i romanzi occidentali si vedrà poi in futuro, quando raggiungerà l'apoteosi grazie allo Studio Gonzo, capace di trasformare mostri sacri del calibro de Il Conte di Montecristo o Giulietta e Romeo in anime assolutamente meravigliosi e struggenti, "masterpiece" indimenticabili degni della loro eterna controparte originale.
Ricordo con molto piacere questa serie tv, le puntate pian piano seppur con qualche comune fattore scatenante diventavano abbastanza varie. Un pò come Robin Hood e D'Artagnan, anche la versione anime di Peter Pan si dimostra ben realizzata. Il personaggio di Peter Pan è sempre stato curioso, anche in questa versione infatti lo ritroviamo pieno di difetti: pigro, menefreghista, capriccioso, insomma un capo buono ma più bambinetto della truppa che lo ammira, quindi la saggia mamma-Wendi non potrà che litigarci inevitabilmente più volte. Tutti i personaggi, seppur ovviamente molto meno curati di quelli del conosciutissimo classico Disney che ci aveva già condotto all'isola che non c'è, risultano simpatici e una nota di lode come al solito va a Spugna. L'eccezione scatta per l'orrido character di Capitan Uncino, il mitico antagonista che forse è il vero punto forte di questa favola. La sigla italiana merita di essere menzionata in quanto è molto carina ed orecchiabile. Davvero un bel cartone.