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BiancoGatto

Episodi visti: 128/128 --- Voto 4
"Capitan Tsubasa", conosciuto anche come "Holly e Benji", è un anime per bambini che da piccolo avrò visto per intero una volta, quando lo hanno trasmesso su Italia 1.
La storia di Oliver Hutton (Tsubasa) e dei suoi compagni, che lottano di partita in partita per vincere il campionato, ha appassionato molti bambini come me in quel periodo. Tuttavia, a distanza di anni, ho rivisto alcune puntate dell'anime su Italia2 trasmesso intorno alla mezzanotte, e devo ammettere che rivedere l'anime dopo molti anni ha fatto emergere ai miei occhi alcuni aspetti decisamente negativi, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto grafico che è invecchiato davvero male.

(Non considero negativo l'adattamento del doppiaggio italiano, che stravolge comunque tutti i nomi dei personaggi e non solo, praticamente credo non ci sia un solo nome fedele all'originale Giapponese, quindi chi è interessato a vedere un adattamento fedele all'originale rimarrà deluso dal doppiaggio italiano di questo anime).

L'aspetto che mi è saltato maggiormente all'occhio è la grafica, decisamente invecchiata male. I disegni in certi casi sono discutibili, per esempio non è raro vedere nell'anime i personaggi con gli occhi storti o con i volti un po' deformati o un pallone da calcio non rotondo ma deformato, giusto per fare qualche esempio. Oppure dei fondali minimalisti in certi episodi o disegni davvero carenti di dettagli. Le animazioni, inoltre, nelle partire di calcio sono spesso riciclate, cioè non è insolito vedere durante una partita intere sequenze riciclate e usate diverse volte nello stesso episodio. Questo mi ha reso la visione dell'anime faticosa, e immagino che soprattutto per i più giovani che non sono abituati a questo tipo di grafica sia quasi inguardabile.
Un altro elemento che contribuisce all'aspetto datato dell'anime sono i campi da calcio, spesso rappresentati in modo sproporzionato. Le linee del campo appaiono spesso storte e i giocatori sembrano sproporzionati rispetto al campo stesso, con teste a volte troppo grandi e corpi troppo piccoli.

Ora capisco perché negli ultimi anni ci hanno fatto un remake di questo anime, perché questo storico anime di Capitan Tsubasa è invecchiato malissimo graficamente.

Rimane un anime importante e che ha saputo trasmettere la passione per il calcio a molti bambini circa 30 anni fa, tuttavia, bisogna essere consapevoli che si tratta di un anime datato, con una grafica che sicuramente non convincerebbe nessun ragazzo di oggi.
La nostalgia può essere un fattore importante per apprezzare l'anime, ma è importante essere onesti e riconoscere che, da un punto di vista tecnico, "Capitan Tsubasa" alias "Holly e Benji" non regge il confronto con gli anime odierni, ormai è un prodotto vecchio e superato tecnicamente.

Il mio voto a questo anime è insufficiente per via della grafica, la storia rimane sempre convincente e avvincente, ma tecnicamente ormai è un prodotto superato su tutti i punti di vista.


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Yuriberry

Episodi visti: 128/128 --- Voto 8
Holly e Benji, tripudio di emozioni!
"Holly e Benji- I due Fuoriclasse" è senza alcun dubbio una delle serie che più mi ha appassionato in assoluto. Qui il calcio fa da padrone, su 128 puntate non esiste, penso, una puntata dove non ci sono partite.

La prima parte, il "Torneo delle Elementari" penso sia stato il migliore in assoluto. Un po' troppo lungo, specie la finale tra New Team e Muppet ma, dall'altro canto, è stata la partita più bella, emozionante e qui abbiamo conosciuto per bene due personaggi, diversi tra loro, per i loro modi di fare, ma legati da un filo. Durante le due puntate, n. 43 e 44, conosciamo la vita di Tommy e di Mark. La prima viene raccontata dal padre di Tom e narra della triste infanzia del ragazzo, genitori che si separano quando aveva solo 3 anni, continui spostamenti e una nuova meta da raggiungere dopo la finale. La storia di Mark invece, viene raccontata dalla madre, vedova e con quattro figli da sfamare. Mark inizia a lavorare da giovanissimo e cerca di sostituirsi al padre che non c'è più. L'obiettivo di Mark era vincere questo torneo così da guadagnarsi la Borsa di Studio che finanziava tutto il suo percorso scolastico senza pesare alla madre.

Di questo anime, oltre ai campi chilometrici e senza forza di gravità, ricordiamo anche gli infortuni quasi mortali. A parte qualche ferita a gambe e caviglie, ricordiamoci del famoso volo con spaccata di Tom (sempre lui) e colpo finale contro il palo. Fosse accaduto nella vita reale non sarebbe sopravvissuto ma qui siamo in "Holly e Benji" e risolviamo la questione con un misero taglietto sanguinante, un minuto di perdita dei sensi e, il primo pensiero è: la palla, dov'è andata la palla? Per non parlare dei traumi facciali!! Pallonate killer che trascinano fino alla porta!

Questo per quanto riguarda la prima parte: purtroppo devo dire che la seconda parte non mi ha appassionata abbastanza. Salvo solo la partita tra New Team e Flynet. La salvo perché Philip Callaghan è tra i miei giocatori preferiti, proprio perché uno dei pochi che, oltre al calcio, pensa anche ad altro, o meglio a un'altra, ad una ragazza. Qui lo vediamo rincorrere il taxi per salutare l'amata Jenny prima di volare per l'America. Uno dei pochi personaggi, assieme a Tom, Mark e Julian che hanno un di più che li distrae un po' dal calcio.

Le musiche utilizzate nella serie sono molto belle, ancora oggi le ascolto. Accompagnano al meglio le dinamiche. Anche il doppiaggio è top! Ogni personaggio ha una voce che si adatta perfettamente a loro, fa da collante.
Concludo nel dire che consiglio di guardare almeno una volta questa serie e, secondo me, anche i bimbi piccolini dovrebbero guardarla. In questa serie si vede tutto e sono affascinanti anche le storie che si intrecciano tra una partita e l'altra. È lo specchio della nostra società, al di là delle cose assurde, voli, prese, parate scenografiche, qui troviamo anche storie di genitori separati che quasi si contendono il figlio, orfani di padre che fanno lavoretti per aiutare la madre, calciatori con gravi problemi cardiaci che non vogliono compassione e vogliono essere trattati come persone normali, si citano anche episodi di bullismo (nella seconda serie, durante la partita New Team contro Hirado), Sandy Winters ricorda un episodio dove viene salvato da Clifford Yuma, accerchiato dai bulli). Ci sono anche love story come quella di Philip e Jenny, Julian ed Amy. Da rivivere!!


 5
Hatake Rufy

Episodi visti: 128/128 --- Voto 5
"Holly e Benji" è sempre stato un'anime sulla bocca di tutti, amato e seguito da molti, tranne che da me; un giorno molto lontano quindi decisi di vederlo, col passare degli anni a dir la verità, e lo terminai non poco tempo fa. Sono quindi arrivato alla conclusione che non mi ha conquistato per nulla, e non è neanche difficile capire come abbia conquistato i cuori di tutti, visto che qui in Italia il calcio è sacrosanto.

La trama è molto semplice e vede protagonista Oliver Hutton, chiamato anche "Holly", che nell'ultimo anno delle elementari si trasferisce in una nuova città, dove vi sono due scuole, la Newppy e la Francis. Amante del calcio, il nostro protagonista decide di entrare nella squadra elementare di calcio della sua nuova scuola, la Newppy, spinto anche dalle nuove conoscenze fatte, tra cui il capitano della squadra Bruce Harper. I ragazzi decidono quindi di sfidare la squadra rivale, la Francis, che gode dell'imbattibilità del proprio portiere Benji Price, primato che perderà per via di Holly; lo stesso giorno il nostro protagonista incontra Roberto Sedinho, ex giocatore molto conosciuto nonché amico di suo padre, che decide di allenarlo e migliorare la sua tecnica. L'obiettivo di Holly è vincere il campionato mondiale di calcio.

Lo sviluppo della trama è quella che di più mi ha deluso, visto che la storia si concentra troppo sul calcio lasciando da parte altre tematiche importanti per un'anime, ma nel complesso è abbastanza lineare. Un'altro aspetto negativo è che le partite durano fin troppo tempo, spendendo molti episodi, giusto per allungare la serie, ma non solo, l'obiettivo di mettere suspense durante il gioco gli è sfuggito di mano. Un lato positivo dell'anime sono i personaggi, che riescono comunque a trasmetterti la forza di volontà, ma fuori dal campo vanno sempre perdendosi le tematiche importanti. Una trama quindi quasi mediocre, che poteva essere molto peggio se non fosse per qualche episodio che comunque intrattiene e per via dei personaggi carismatici.
Nonostante l'anime è stato prodotto nel lontano 1983, proprio non riesco a farmi piacere la grafica, con i disegni che non mi convincono per nulla e delle animazioni che da un lato irritano, ad esempio il famoso tiro che finché arriva in porta finisce la puntata; del comparto sonoro invece elogio soltanto il doppiaggio in italiano.

In conclusione, quest'anime è visto come un monumento per alcuni ma personalmente è soltanto un'anime che ha mirato a conquistare lo spettatore attraverso il calcio e basta; purtroppo gli italiani sono fissati di calcio, e quindi un'anime che parla solo di calcio era tutto quello di cui avevano bisogno, mentre io che non sono un appassionato accanito, ho preferito giudicarlo senza farmi coinvolgere troppo. Se cercate un'anime da far vedere a dei bambini, va più che bene questo, ma se cercate un'anime appassionante, sia fuori e dentro dal campo, cambiate aria.
Voto finale: 5 meno.


 1
kaio1982

Episodi visti: 128/128 --- Voto 10
Campi infiniti a tal punto che nell'attraversarli si intravede la curvatura terrestre; tiri così potenti da 'ovalizzare' il pallone per la potenza e trascinare il portiere in porta, bucare la rete o addirittura i muri; giocatori capaci di rimanere sospesi in aria, fare rovesciate spacca-collo come se ninte fosse, o addirittura usare tecniche di coppia simultaneamente con acrobazie oltre il limite della fisica e portieri che, lanciadosi e dandosi la spinta sul palo opposto, prendono cannonate che consumano loro i guanti: questo era nell'anima "Captain Tsubasa", qui in italia assolutamente "Holly e Benji". Quest'anime ha rappresentato per i bambini e i ragazzini degli anni '80 una vera e propria ossessione, che a differenza di ambientazioni di molti altri anime, qui per immedesimarsi in Holly, Benji o Mark bastava un campetto, degli amici, un pallone e tanta immaginazione, che a noi non mancava. L'anime in questione è chiaramente uno sportivo sul calcio, o meglio sulla visione fantasiosa che hanno avuto i Giapponesi su questo sport tipicamente europeo.

La storia è semplice perché parla semplicemente di un bambino di nome Holly (in Italia) innamorato del calcio, che sogna di diventare un campione, ma per diventarlo dovrà affrontare un'infinità di partite e tornei contro avversari dalle più svariate doti calcistiche. Inizialmente il suo grande rivale è Benji Price (sempre in Italia), un ragazzino di ruolo portiere, capace di parare letteralmente qualunque cosa, e Holly, essendo un attaccante, lo sfida. Altro avversario indimenticabile è un ragazzino arrogante, ma estremamente dedito al calcio, in manera maniacale e dalle doti fisiche eccezionali: il suo nome è Mark Lenders (sempre in Italia). Intorno a loro, alle loro avventure e alla loro crescita si sviluppa una trama che tratta il calcio dal punto di vista di bambini che in seguito diventeranno adolescenti; infatti i giocatori crescono di età e anche il disegno viene adattato alla loro crescita fisica.

La grafica, il character design e i colori (come potete notare dalle immagini di questa scheda), considerando il numero di episodi e il periodo di realizzazione (dal 1983 al 1986), sono buoni, decisamente migliori di quelli di tanti altri anime anni '90 e 2000 dal numero di episodi over-200, ma che non hanno avuto i dovuti aggiornamenti grafici durante la serie, cosa che invece avveniva negli anni '80. Il sonoro è piuttosto fantasioso, con effetti sonori strani, ma che rendono bene l'idea, mentre le musiche sono splendide e immersive; assolutamente straordinario è invece il telecronista, vero e proprio professionista del settore.
Questo è un anime che dimostra che, anche con un numero di episodi alto, si può realizzare un anime serio e ben realizzato.


 1
MarcoR

Episodi visti: 128/128 --- Voto 10
Questa prima serie è del 1983 ma è ancora molto apprezzabile ed appassionante. A differenza dei remake proposti negli anni successivi, indubbiamente migliori dal punto di vista delle animazioni, la prima serie mostra nel dettaglio tutta la storia senza però mai annoiare.
Alcuni degli stereotipi che accompagnano il buon nome di questa serie sono veri, altri invece sono esagerati: sì, il campo durante una corsa non finisce più, ma invece non è poi così vero che il pallone è in continuazione ovale e quant'altro. Questo per dire che le azioni dal punto di vista calcistico raramente sfiorano il ridicolo (escludiamo al momento i gemelli Derrik) e ogni cosa viene spiegata o almeno ci si prova. I tiri, che spesso possono sembrare impossibili o improbabili, in realtà esistono anche nel calcio vero. Si chiamano tiri a effetto - una sottile vena di sarcasmo. Solo che con le animazioni del tempo era difficile renderli bene e sembravano conclusioni ultraterrene.

Venendo alla storia, come ho già detto, è appassionante. Non si seguono solo le vicende di Holly (Tsubasa) che è il protagonista, ma vengono inquadrati al meglio anche tutti gli altri giocatori della squadra New Team più i principali avversari che poi si ritroveranno nella nazionale giapponese, con particolare interesse per Mark Lenders che, principale rivale di Holly, contrappone il gioco fisico ed esplosivo alla tecnica e l'abilità del protagonista. Con tutta una serie di personaggi a cui si impara a volere bene, le partite (spesso lunghe ben più di un paio di episodi) sono sempre godibili e la vittoria di una squadra non è quasi mai scontata e deve essere sudata, non facendo mai annoiare.

Ritrovare poi tutti i rivali in nazionale uniti contro altri campioni (in particolare europei) è una gioia e un inno allo spirito sportivo. Nel corso dell'anime viene anche dato parecchio risalto a quello che oggi viene chiamato fair play e al rispetto per l'avversario. 'Holly e Benji' è una serie immortale e sempre attuale, che con la sua spettacolarità cattura fan di tutte le età

simona

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simona

Episodi visti: 20/128 --- Voto 4
Non sono mai stata un amante di questo genere di anime, in particolare per quest'opera. Ho visto pochissimi episodi perché la storia, a mio avviso, risultava alquanto banale e surreale in certi aspetti. Questa serie non è per niente realistica e prevale solo l'importanza del calcio e dei protagonisti senza lasciare prevalere altri temi fondamentali che hanno altre serie di questo genere. Ricordo che una partita durava tutto il tempo della serie e i modi del calciare il pallone erano veramente assurdi. Per concludere questo è un anime che, sebbene sia entrato a far parte del mondo dell'animazione, a me non è mai piaciuto e lo consiglio solo agli amanti del calcio.


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__Nergal__

Episodi visti: 128/128 --- Voto 7
"Che campioni Holly e Benjii..." Beh, che dire, è uno degli anime che mi ha accompagnato nella mia infanzia con le sue spettacolari partite di calcio al limite del possibile, e anche oltre.
La particolarità di questa serie stava proprio nei giocatori che avrebbero battuto in men che non si dica la Spagna campione del mondo e il Brasile messi assieme; i loro tiri distruggono le porte e fanno buchi nel muro, saltano 20 metri in altezza e fanno acrobazie improbabili per fare goal.

Holiver Atton è un giovane calciatore dall'enorme talento mentre Benji è un giovane portiere anch'esso bravissimo. I due saranno il cardine della serie nelle loro sfide di pallone e li seguiremo crescere piano piano passando per squadre piccole fino ad arrivare ai grandi team.
I personaggi che compongono la serie, come è facilmente intuibile dal fatto che una squadra ha 11 giocatori, sono parecchi ma comunque ben caratterizzati, con il loro passato e tutti con un carattere distinto e delle "abilità" particolari.

Le animazioni e i colori, nonostante sia una serie del 1983, a mio avviso sono comunque di buon livello e offrono un discreto intrattenimento.
La spettacolarità delle partite era comunque il fatto che mi fece amare e odiare, a suo tempo, questa serie. Vedere Mark Lenders caricare il suo super colpo per una puntata intera al centro del campo mentre nella sua mente scorrevano flash del suo passato è quasi paragonabile alla tortura che mi procurava Goku mentre caricava la sua dannata sfera Genkidama (l'energia sferica). Proprio come in "Dragon Ball", però, l'attesa veniva ripagata con scene di puro fantacalcio in cui i giocatori si cimentavano in acrobazie fantastiche e tiri da porta a porta con la potenza di una cannonata.

Il comparto musicale, seppur non eccelso, è di tutto rispetto e la sigla è rimasta nella mia mente al pari di quelle di "Dragon Ball", "Heidi" e dei "Pokemon".
Concludendo, "Holly e Benji" non è un capolavoro e non cerca certamente di esserlo, è un bell'anime, divertente ed emozionante che saprà intrattenere per parecchie ore i nostalgici o i nuovi arrivati. Per chi cercasse qualcosa di simile, ma più recente, potrei consigliare "Inazuma Eleven", anch'esso caratterizzato da partite spettacolari e improbabili, anche più di questo.


 1
Ironic74

Episodi visti: 128/128 --- Voto 7
Parlare di "Holly e Benji" significa parlare della mia infanzia, di un ragazzino di 12 anni che amava tanto il pallone e i cartoni animati (a dire il vero in questo non sono cambiato neanche ora che ho moglie e figlio) e che non si capacitava del fatto che dopo tante serie che parlavano di pallavolo, tennis, pugilato non ce ne fosse una che trattasse dello sport che seguiva con tanta passione. Il fatto che ancora oggi mi ricordi che cosa stavo facendo e le sensazioni che provai quando andò in onda la prima puntata di "Holly e Benji" la dice lunga su quanto questo strampalato cartone sia stato letteralmente adorato da me e dalla mia generazione, tanto da fare dire senza imbarazzo a gente come Del Piero di avere iniziato a tirare calci a una palla per imitarne i protagonisti.
A onor del vero c’era già stato un titolo calcistico, “Arrivano i superboys”, ma, sarà per le tematiche adulte e la grafica piuttosto antiquata ( trattandosi di un anime anni '60), non entrò mai nei cuori di noi bimbi anni '80.

Comprendo comunque in toto le critiche, a volte feroci, che sono state rivolte a questa serie. Vedere ragazzini di 13 anni fare acrobazie da circo ed eseguire tiri che superano le basi scientifiche della balistica, oltretutto giocando tornei di scuola elementare in stadi e con un pubblico da fare invidia ai mondiali di calcio, è non solo totalmente irrealistico ma anche ridicolo; eppure, come più di un nostalgico ricorda spesso, sono proprio le catapulte infernali e i tiri dell’aquila o del dragone a essere rimasti ben impressi nella memoria di noi ultra-trentenni. Da "Holly e Benji" infatti volevamo questo, un calcio come ce lo sognavamo noi ai limiti tra "90° minuto" che guardavamo con il papà e i robbottoni dai poteri eccezionali che adoravamo in quell’epoca. Le avventure calcistiche dei nostri beniamini erano una favola sempre con il lieto fine, e poco ci importava che una partita durasse 40 puntate e un malato di cuore rischiasse l’infarto in campo . Noi eravamo incollati davanti alla Tv ogni pomeriggio, aspettando che iniziasse Bim Bum Bam su Italia 1 per tifare per Holly - anche se poi Lenders non ci stava davvero antipatico.

A livello grafico si era nella media del periodo, ma ripeto poco ci importava di questo, così come dell’assurdità di quei nomi anglofoni in un contesto giapponese frutto di una scelta di doppiaggio mediaset che a tutt’oggi forse criticherei, ma che, calandomi in quel periodo, non dileggerei troppo, risultando effettivamente più accattivante un Holly Hutton piuttosto che uno Tsubasa Ozora.
In conclusione porgo le mie scuse per avere parlato dell’argomento con toni troppo personali, ma volevo fare capire la motivazione del mio voto (un 7 pieno) per una serie anime che oggi non consiglierei di vedere alle nuove generazioni; questo perché una serie come "Holly e Benji" è una titolo che è lo specchio della produzione dell’epoca e anche di come veniva proposta allo spettatore italiano. Per noi bimbi anni '80 questa saga sportiva resta impressa nella memoria, un successo senza limiti di età e di sesso - piaceva infatti a un nutrito pubblico femminile - ma che oggi sarebbe giudicato troppo lento e macchinoso; da qui i vari remake e OAV che si sono susseguiti nel corso degli anni per modernizzarlo senza però ricalcare mai il successo dell’originale.


 5
Eretria90

Episodi visti: 128/128 --- Voto 5
"Holly e Benji" è un classico che molti hanno visto. Non è necessariamente per gli amanti del calcio e non esclude nemmeno le donne. In fondo è questo il punto a favore della serie, riesce a esser vista dai più, senza pretese, né selezione del pubblico.
Ma veniamo ai "contro", visto il mio voto mediocre.
La grafica non mi gusta. Le figure sono alquanto sproporzionate, grossolane e stereotipate. La colorazione non è male, essendo un anime datato 1983, però i disegni non hanno né la grazia né l'agilità che avrebbero reso migliori le figure dei giocatori in campo.

La cosa che mi fa ridere è l'assurda elletticità del campo di calcio. I ragazzi corrono come fosse un campetto di un chilometro, e all'orizzonte la porta è visibile solo dopo una curva. Come se giocassero da una pendice all'altra di una montagna!
I profili dei giocatori sono rozzi, e si nota spesso che le bocche vengono posizionate all'angolo del volto, anzicché stagliarsi nel mezzo del viso.
Insomma il design grafico è dei più imperfetti, proprio pessimo. A tirar su l'anime non è neanche la trama - abbastanza semplice nel complesso - ma è il tema della competitività, in aggiunta anche il fatto che sia una serie che si lascia seguire senza difficoltà in qualunque episodio.

Il mio parere non vuole escludere né togliere i meriti a "Holly e Benji", che rimane sempre un'anime dai mille ricordi e non disturba mai vederlo per un po'.


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Nyx

Episodi visti: 128/128 --- Voto 10
Chiunque s'interessi al mondo degli anime (seppur per la prima volta) molto difficilmente non sarà mai incappato in questo titolo. "Holly e Benji" ha cresciuto un'intera generazione e tutt'oggi resta il punto di riferimento tra le opere a sfondo calcistico. Stiamo parlando di un'opera del '83, ma nonostante ciò a mio parere godeva di disegni, colori e animazioni di tutto rispetto. Per non parlare del comparto musicale, che trovo molto gradevole.

La storia ruota intorno a Holliver Atton, un giovane appassionatissimo di calcio e straordinariamente dotato. Nei 128 episodi che completano la prima serie (fecero seguito diversi OAV e spin off) Holly e i suoi amici cresceranno con il passare del tempo; nei primi episodi si trattava poco più di bambini alle prese con un pallone sin "troppo grande" per loro, e si arriverà a vederli giocare in squadre importanti quando raggiungeranno una certa età. Si tratta dunque di una di quelle opere che segue passo passo la crescita fisica e sportiva dei suoi protagonisti.

I detrattori di questa serie portano a sostegno del loro "malcontento" una serie di particolari più o meno condivisibili.
"Holly e Benji" enfatizza all'estremo il gioco del calcio, croce e delizia di quest'anime. Detto in parole povere, acrobazie e azioni all'interno di ogni match hanno ben poco da spartire con la verosimiglianza del calcio vero e proprio ciò fa inevitabilmente storcere il naso a eventuali puristi ma, a ben vedere, è proprio questo l'elemento chiave di cotanto successo. La serie rende possibile "qualsiasi" colpo di scena riuscendo a trasportate lo spettatore come altrimenti, a mio avviso, non sarebbe potuto riuscire.
Si perde il conto ormai delle innumerevoli gag più o meno simpatiche dedicate agli "eccessi" di questa serie. Campi di calcio interminabili, con un curioso effetto "collina", le succitate azioni al di fuori dell'umana possibilità, partite di calcio di ragazzini seguite da centinaia e centinaia di persone e trasmesse sulle tv locali e tanti altri elementi abbastanza assurdi.
Eppure "Holly e Benji" per me riesce a catturare lo spettatore come nessun altro anime di calcio finora è riuscito a fare. Evidentemente chi cerca qualcosa di più ancorato al verosimile dovrebbe rivolgersi altrove - seppur di opere valide a sfondo calcistico tuttora non ve ne siano molte - ma un vero fanatico di calcio che sappia ancora "sognare" troverà in quest'anime un connubio quasi perfetto di calcio e "fantasia".

Molto curata ed eterogenea è la caratterizzazione di tutti i protagonisti principali; durante la serie si vanno a sviscerare spesso e volentieri le loro vite private, i problemi con la famiglia, i sacrifici fatti per giungere a certi traguardi, i problemi di salute, le ambizioni e le speranze, nonché il confronto con svariati modi di vivere la passione per il pallone. L'esempio più rappresentativo in questo caso è servito su un piatto d'argento dal raffronto tra Holly e Mark Lenders, il primo più tecnico, delicato e sportivo, il secondo molto più forte, irruento e pronto a tutto pur di vincere. E' solo un esempio. In "Holly e Benji" si andranno ad aggiungere continuamente nuovi personaggi e nuove sfide.
Da amante del calcio quale sono si può dire che abbia seguito tutte le opere di questo genere, ne ho trovate alcune piuttosto interessanti, ma nessuna è riuscita a catturarmi così come tuttora "Holly e Benji" riesce a fare. Un colpo di fulmine che non smette di regalarmi soddisfazioni.


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npepataecozz

Episodi visti: 128/128 --- Voto 7
Recensire oggi un anime come Captain Tsubasa è veramente difficile. Le evidenti esagerazioni negli schemi di gioco, l'incredibile lunghezza dei terreni di gioco, i continui flashback, anche di parecchi minuti, a cui si lascia spesso andare il portatore di palla (che comunque rimane incollata ai suoi piedi), e tutte le altre trovate inverosimili di questa serie sono ormai ben note a tutti e sono espresse in modo davvero impeccabile in una famosa canzone-parodia dei gem boy.
Tutto ciò, se realizzato ai giorni nostri, probabilmente avrebbe l'unico effetto di farci gridare al disastro, in quanto il pubblico moderno, abituato ormai da anni a produzioni sempre più realistiche e meno "favoleggianti", noterebbe immediatamente l'impossibilità delle gesta sportive dei protagonisti e troverebbe il tutto, nel migliore dei casi, un po' troppo bizzarro.

Captain Tsubasa nasce però all'inizio degli anni ottanta, in un periodo in cui gli anime non avevano come propria base portante il realismo, ma erano intrisi dell'intento di stupire sempre lo spettatore. L'eroe, in queste storie, era colui che riusciva a fare cose che gli altri non erano in grado di fare, o che anzi erano fisicamente impossibili.
Anche se il genere sportivo è forse quello in cui maggiormente quest'aspetto si nota maggiormente, anche cambiando genere le cose non erano a quei tempi molto diverse: si pensi a tutte quelle commedie sentimentali nate in quegli anni dove uno dei protagonisti era dotato di qualche super-potere. Oggi una scelta del genere difficilmente troverebbe credito; bisognerebbe invece optare esplicitamente tra il fantasy o la commedia pura e semplice.

E' questo un aspetto che non va assolutamente sottovalutato perché altrimenti diventa difficile capire come quest'anime possa avere avuto così tanto successo. Oggi vedere un episodio in cui viene eseguita una "catapulta infernale" non provoca in noi fastidio in quanto già da tempo conosciamo come si svolge una partita di calcio in questo anime e, anzi, una volta ci piaceva proprio per quelle giocate fantascientifiche che proponeva. Per cui in sede di valutazione il momento storico in cui collocare un anime come questo ha, a mio avviso, più importanza che per gli altri "classici": proposto oggi per la prima volta non so se avrebbe lo stesso seguito. Ma chi di noi, ai quei tempi, non ha fatto il tifo per la "New Team"?
Proprio in virtù di tutto questo ho deciso di essere clemente e assegnare un voto che supera la sufficienza, lasciando un po' da parte quei criteri di obiettività da cui in genere non mi separo mai. "Holly e Benji" è stato un culto, inutile negarlo; e dato che ero partecipe (anche se mai eccessivamente) di questo culto non posso che comportarmi di conseguenza


 0
Sonoko

Episodi visti: 128/128 --- Voto 9
Chi non conosce quest'anime? Holly e Benji è diventato un'istituzione fra gli anime sportivi degli anni '80-90.
Il protagonista, Holly Hutton, Tsubasa in originale, è un bambino appassionatissimo di calcio, che si trasferisce a Fujisawa con la madre (il padre, capitano di una nave, è in viaggio e li raggiungerà), dove spera di potersi iscrivere alla scuola più prestigiosa per il suo club di calcio, la St. Francis - altro che iscriversi ad una buona scuola per entrare in una buona università per poi trovare lavoro in un'azienda prestigiosa! Alla St. Francis fra l'altro gioca un portiere formidabile, Benji Price, Genzo in originale, e si scopre così il mistero della scritta che c'è su un cappellino di quest'ultimo, è il suo nome!

Tuttavia le cose non vanno come previsto: il suo primo casuale incontro con Benji non è esattamente sereno, lo vede infatti contendersi l'uso di un campo con i bambini di un'altra scuola, la Newppy. Benji appare subito viziato e prepotente, mentre i suoi avversari gli ispirano molta più simpatia, in primis il capitano, Bruce Harper. E riscontrata una situazione ingiusta Holly cambia idea: non si iscriverà più alla St Francis, ma alla Newppy, dove si è subito fatto tantissimi amici. Mentre con Benji sarà sfida aperta. Holly avrà un significativo aiuto da Roberto, campione brasiliano ritiratosi dall'attività di calciatore per via di un incidente, che grazie a Holly riuscirà anche a ritrovare la voglia di vivere.
Da questo inizio la storia si svilupperà per anni, e attraverso le varie serie vedremo anche diventare Holly adulto - e sposarsi, mi pare, ma questa parte non è mai giunta in Italia come anime.

Holly e Benji non è mai stata una delle mie serie preferite, ma all'epoca mi appassionò lo stesso. Lo sport la fa troppo da padrone nelle trame, dalla banale totale assenza degli studi scolastici da parte dei protagonisti - se si allenavano fin dall'alba e finivano la sera quando studiavano? - a situazioni ben più gravi; infatti c'è un personaggio malato di cuore che rischierà di morire per la sua ostinazione a terminare la partita nonostante i forti dolori al petto e né il padre né l'allenatore lo obbligano ad uscire per non contrariarlo. Purtroppo le storie personali dei personaggi occupano una parte molto marginale.

Ma è proprio questa presenza esasperante del calcio, con quelle partite interminabili dai colpi assurdi ("Noi siamo la catapulta infernale!!!" e tutti lì imbambolati a guardare uno dei gemelli Derrick che faceva un volo di una decina di metri restando sospeso in aria, mentre il fratello che l'aveva spinto coi piedi continuava a scivolare lungo tutto il campo come se fosse stato un pavimento ultraliscio cosparso di cera), con le lunghe riflessioni - e mentre un personaggio pensa e ricorda c'è un lungo time-out, cosicché gli avversari possano aspettare zitti e fermi finché non ha finito - e con il quasi totale disinteresse per gli altri aspetti della vita quotidiana, a costituire il vero punto di forza dell'anime, che lo rende, non credo appositamente, di una comicità estrema. E che lo ha reso adattissimo a parodie, dotte divulgazioni in rete, per esempio "Che dimensioni ha il campo di Holly e Benji?", e a canzoncine; grande l'interpretazione della serie da parte dei Gemboy.

Il character design non è granché e purtroppo troppi personaggi si somigliano un po' troppo, v. Tom Becker, Philip Chalagan e Julian Ross. Però tutti questi personaggi sono abbastanza ben caratterizzati, anche se, riferendomi a quanto già scritto sopra, alcuni, anzi, quasi tutti, con queste ossessioni sembrano un po' tocchi.
Senza parlare del fatto che le ragazze, poverine, sembrano avere come unico ruolo quello di lavare le divise sporche e i calzini puzzolenti dei membri della loro squadra. Ma è normale che dei ragazzi nel pieno dell'adolescenza le vedano così? L'unico essere normale lì in mezzo pare Philip, che, sacrilegio, per gli altri, si permette ogni tanto di pensare a Jenny addirittura mentre si trova sul campo.

Questo anime ha avuto più sigle. Ovviamente Mediaset ha pensato bene di soppiantare la sigla storica (bella), altrimenti come avrebbe potuto esordire la D'Avena in duetto?
Comunque, per le risate che ci ha fatto fare, e ci fa ancora fare, v. l'ultima parodia della sigla con interpretazione live action uscita di recente in rete, questa serie per me merita un bel 9.


 6
HypnoDisk

Episodi visti: 128/128 --- Voto 9
Alcuni mesi fa, presi la decisione di rivedere uno degli anime più emozionanti che avevo guardato da adolescente, e proprio pochi minuti prima di scrivere questa recensione ho terminato la visione del 128° episodio. Che dire, Captain Tsubasa, da noi chiamato Holly & Benji, resta sempre una serie che lascia il segno anche quando la rivedi dopo anni e anni.

A rivederlo dopo tanto tempo mi sono stupito di quanto gli episodi siano emozionanti e di come riescano a farti immedesimare in prima persona in quei bambini che fanno ragionamenti così maturi, così pieni di sani principi, correttezza e lealtà, ma allo stesso modo temprati da una volontà d'acciaio, con un serrato impegno a fare bene, a superare i propri i limiti battendosi fino all'ultimo minuto come delle tigri. E a fine partita ci sono una bella stretta di mano, con ammirazione da entrambi i lati, e un fermo rispetto per la squadra avversaria, della serie "guerra in campo, amicizia fuori", concetto che evidentemente nel calcio di oggi, in particolare quello italiano, è stato totalmente dimenticato.
I personaggi posseggono tutti un proprio carisma che li contraddistingue e che, IMHO, ha reso i loro volti indelebili nelle menti degli spettatori.

Parlando delle partite e delle azioni, siamo tutti d'accordo nell'affermare che Holly & Benji non è mai andato d'accordo con le leggi della fisica, e che spesso lo schema delle azioni non assomiglia per niente a una partita reale. Tuttavia devo dire che le partite sono veramente ben architettate senza risultare troppo ripetitive o banali. Questo in particolare nel primo arco narrativo, in cui si vede il torneo delle elementari, dove a mio parere le partite sono più realistiche, più genuine e più tattiche, e nel complesso risulta la parte più riuscita.

Il secondo troncone ambientato circa 3 anni dopo, dove si vede il torneo delle medie, è invece assemblato da partite in cui molti giocatori ormai cresciuti hanno raggiunto un'abilità tale da riuscire a segnare facendo dei particolari tiri (addirittura da centrocampo) o delle particolari "azioni", basti pensare al Drive Shot (Tiro ad effetto) di Holly, al Tiger Shot (Tiro della Tigre) di Lenders o alla SkyLab Hurricane (Catapulta infernale) dei gemelli Derrick. Inoltre diverse partite risultano essere poco tattiche, e contornate quindi quasi solo da azioni da Gol. In ogni caso però l'autore è riuscito sempre a rendere le partite molto emozionanti e senza che mai gli avvenimenti risultino troppo scontati.

Tutte le volte che ho rivisto l'intera serie, ho sempre avuto la stessa impressione: quando inizia la seconda parte dopo avere visto la prima, la visione degli episodi diventa un po' pesante, soprattutto nella parte iniziale, dove vi sono troppe scene di riempimento inutili - vedasi gli allenamenti, le scene dei giornalisti, e la partita tra Mambo-Toho prolungata per diverse puntate senza che fondamentalmente si veda molto. Il ritmo lento, che perciò fa sentire la noia, però poi si riprende quando si entra nel vivo del campionato. In definitiva per quanto ami il design, lo svolgimento, e la divisa della NewTeam del secondo troncone, ritengo molto più bella e scorrevole la prima parte.

Particolare merito della bellezza di questa serie va agli animatori, indubbiamente la direzione ha reso Captain Tsubasa incisivo, indimenticabile, uno di quei cartoni che non si scordano più. La regia ha sicuramente reso l'anime più "ridicolo" rendendo più esagerate le esagerazioni - scusate il gioco di parole - del manga, ma non posso dirlo con certezza non avendolo mai letto. Essa ha mantenuto un ritmo piuttosto lento degli avvenimenti, aumentando la suspence, e rendendo il tutto più inverosimile - con giocatori che tengono la gamba alzata con la palla in volo per interi minuti - e allo stesso tempo molto emozionante, con un rapporto di circa 5 episodi a volume. Stiamo parlando di 128 episodi tratti da circa 25 tankobon, quindi 1-2 capitoli a puntata, con annessi, a occhio e croce, una quindicina di episodi di riempimento, vedasi le puntate del sogno di Parigi, o le ultime 3 riassuntive degli eventi più salienti della serie.

Ammetto di non amare troppo gli anime con ritmo lento e di preferire quelli con almeno 2-3 capitoli a episodio. C'è anche da dire che ogni puntata riguardante una partita in corso possiede almeno 2-3-4 minuti di riassunto dell'episodio precedente. Addirittura è capitato che, in due o tre episodi, il riassunto andasse a toccare i 5 minuti. Si può immaginare perciò quanto fossero prolungate le vicende, quindi se devo descrivere un difetto metto questo.
Tuttavia devo dire che facendo passare 1 giorno o più dalla visione di una puntata, i riassunti diventano molto utili in quanto in un anime del genere non è sempre facile ricordarsi le azioni avvenute nell'episodio precedente, in fondo la serie TV fu pensata per essere trasmessa una volta a settimana.

Infine, uno dei meriti più grandi va al compositore delle musiche, tale Hiromoto Tobisawa, posso dire che il 40% del merito dell'adrenalina e delle emozioni scatenate vanno proprio al musicista. Ritengo quello di Holly e Benji uno tra i comparti musicali più belli che vi sono nel panorama dell'animazione.
Il doppiaggio italiano è molto bello, è anche merito dei nostri doppiatori se la serie è piaciuta così tanto, in particolare di Fabrizio Vidale su Holly e di Vittorio Guerrieri su Mark, e dell'indimenticabile voce del telecronista Sergio Matteucci che, a proposito, non veniva messo a caso in quei ruoli, essendo lui, oltre che un doppiatore, anche un telecronista.

Nell'adattamento come tutti sappiamo fu effettuata una semplificazione culturale che andò a cambiare i nomi dei personaggi e delle squadre dando loro nominativi inglesi, senza però nascondere le nazionalità e le città giapponesi. Beh, per quel che mi riguarda, per quanto odi questo tipo di cambi, bisogna dire che questo adattamento riesce difficilmente a farsi odiare, essendo i nomi a dir poco straordinari, e piacevoli da ricordare.
Per quanto riguarda le traduzioni dei dialoghi, a occhio, non avendo visto la versione originale, mi sembra che non siano poi tanto fedeli, lo si capisce da certi modi di parlare, dal fatto che a volte i personaggi dicono frasi che si contraddicono, oppure perché nei flashback spesso i dialoghi sono totalmente diversi, talvolta anche nei riassunti degli episodi successivi.

Non gli do 10 solo perché non fa parte di quelle opere che amo alla follia, ma per me lo meriterebbe tutto.
I seguiti animati di "Holly & Benji, due fuori classe", non reggono minimamente il confronto con questa, per regia, animazioni, musiche, suspense e chi più ne ha più ne metta. Sono privi di spina dorsale, perdendosi in remake inutili, avvenimenti troppo rapidi e finali interrotti.


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Kaioh86

Episodi visti: 128/128 --- Voto 7
In un paese che ama il calcio come l'Italia un anime così non poteva che avere successo. Banalità a parte, credo che Holly & Benji sia stata una buona rappresentazione di questo sport, per chi come noi italiani è abituato a seguire le partite si serie A forse fa un certo effetto vedere quei ragazzini correre come fulmini e fare rovesciate acrobatiche facendo goal bellissimi.
Forse il ruolo del capitano è troppo enfatizzato e spesso la gran parte dei giocatori di una squadra non hanno grande personalità e bravura, in quanto queste due qualità sono possedute spesso solo da uno o due giocatori delle varie squadre. Credo che però questo rientrasse nelle scelte dell'autore, che ha voluto caratterizzare i vari personaggi.

La serie come sapete si divide in due blocchi, entrambi dedicati alla conquista del campionato nazionale da parte della New Team, la squadra in cui gioca Holly. Nonostante molti considerino il primo blocco la parte più bella, io non sono d'accordo. Il secondo blocco secondo me infatti è molto più "drammatico" e appassionante, poiché la NewTeam è una squadra più debole rispetto a tre anni fa e trova maggiori difficoltà nelle varie partite. Tuttavia grazie alla bravura di Holly, ma anche al gioco di squadra dei compagni, la NewTeam riesce ad arrivare alla vittoria finale.
Holly e Benji è un anime che insegna anche a prendere il calcio come uno sport e non come una guerra.


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deathmetalsoul

Episodi visti: 128/128 --- Voto 7
La prima serie animata di Captain Tsubasa venne creata tra il 1983 e il 1986: è composta di 128 episodi ed è completamente ispirata al manga di Yoichi Takahashi, salvo alcuni episodi. Di seguito la serie ebbe un successo mondiale arrivando a conquistare il cuore di migliaia di ragazzi e non solo, fino a spingere molti di loro a praticare lo sport su cui l'opera si basa: il calcio.
La trama è semplicissima, narra delle vicende del giovane Tsubasa Ozora (Oliver Hutton in Italia), un genio del calcio giapponese, dal primo pallone toccato in un campo da calcio alla carriera professionistica. Nei 128 episodi in questione però l'anime arriva al periodo dei campionati regionali e nazionali tra ragazzi delle medie, dove il protagonista troverà i suoi più grandi amici e i rivali storici.

I temi più ricorrenti sono i classici degli shounen, quelli dell'amicizia e del rispetto.
La visione dell'anime non può che fare notare parecchie particolarità che hanno reso il prodotto famoso in lungo e in largo: parliamo dell'irrealtà dell'anime stesso. L'irrazionalità e la deformazione della realtà la fanno da padrone, gli esempi del pallone che sfonda un muro, di tiri potentissimi, della durata di un tiro e della percorrenza del campo sono solo alcuni degli elementi che sfuggono a qualsiasi legge fisica, inoltre in realtà il gioco del calcio non è quello che vediamo, infatti nell'anime non vengono rispettate quasi minimamente le regole del calcio, si potrebbe dire che il prodotto mostra solo "gente che corre dietro a un pallone senza alcun controllo". Ma in fin dei conti è anche grazie a tutto ciò che Captain Tsubasa ha fatto la storia.

Tecnicamente l'anime è buono per la sua età, i disegni sono discreti, anche se molti personaggi sono troppo simili tra loro, le animazioni sono buone, e la colonna sonora è ottima.
Da segnalare l'immensa quantità di errori e incongruenze nel doppiaggio italiano.
Comunque sia Captain Tsubasa è un anime che ha accompagnato una generazione, facendo sognare molte persone; sarà ripetitivo e a volte anche noioso (ad esempio in partite che durano 20 episodi), ma è pur sempre un ricordo prezioso per molte persone, oltretutto è anche uno dei primi anime dedicati al calcio, per questi motivi la visione è sempre consigliata.


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kitaniano

Episodi visti: 128/128 --- Voto 7
Una delle serie entrate con maggior forza nell'immaginario collettivo italiano. E non poteva che essere così in un paese calciofilo come il nostro. Chi, maschio, tra i 20 e i 40 anni non si è appassionato alle vicende che vedono come protagonisti Holly e Benji (più Holly a dire il vero)? E chi non ricorda con il sorriso il campo che sembra lungo chilometri e le tattiche di alcune squadre come "la gabbia" del S. Francis o "l'attacco a valanga" della Flynet? E le incredibili (vabbè, di realismo c'è ben poco sempre) delle strategie usate da alcuni personaggi come i fratelli Derrick?

Valutare quest'anime, che ha segnato l'infanzia di molti, senza effetto nostalgia è difficile. Lo stesso mio voto, 7, risente del mio amore generazionale per questa serie che, parlando di uno sport come il calcio, amatissimo, non poteva che segnare la storia degli anime visti in Italia.
Perché bisogna dirlo, analizzato oggettivamente l'anime non è un capolavoro. Manca la profondità di altre serie che si possono definire sportive (come lo straordinario Rocky Joe). Inutile raccontare un po' della trama che più o meno tutti conoscono: una serie di partite con al centro soprattutto la sfida tra Holly e Mark Lenders.
Ma va bene così. Con la sua semplicità, i suoi difetti, resta un anime impossibile da dimenticare.


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HaL9000

Episodi visti: 50/128 --- Voto 6
Sono passati un po' di anni da quando vidi per la prima volta questa serie; malgrado fossi molto più giovane e fossi poco esperto di animazione giapponense, già allora non mi piacque.
Un dubbio fin da subito mi sorse: ma chi ha disegnato e/o sceneggiato questo anime, ha mai visto una partita di calcio, oppure solo un campo da gioco?
E' vero che l'obiettivo del cartone non era certo, evidentemente, il realismo, ma qui mi pare si sia superato ogni limite.

Cominciamo dal campo da gioco. Quanto era lungo, dato che si poteva vedere persino la linea dell'orizzonte? I calciatori facevano lunghissime galoppate che neanche nelle pampas argentine. Ho letto da qualche parte che, vedendosi appunto la linea del geoide terrestre, il campo da gioco doveva misurare, scientificamente calcolato, almeno 4 km e rotti.
Il gioco in sé era inesistente, i passaggi infatti rarissimi. Semplicemente chi prendeva la palla correva fino alla porta avversaria, dove incominciava un lungo duello psicologico con il portiere (che durava minuti e minuti, con flash-back annessi). I tiri fatti rigorosamente da decine di metri di distanza, con la palla che per la violenza e la velocità si deformava e assumeva traiettorie imprevedibili (e non di questo mondo).
Le leggi della fisica (e della geografia, direi) erano stravolte in questo rettangolo verde che evidentemente godeva di tutta una serie di leggi fisiche in deroga a quelle del mondo esterno al campo da gioco.

In ogni caso, anche dopo un tiro che scagliava il pallone alla velocità del suono, sia i singoli giocatori (che partivano con soliloqui amletici) sia l'immancabile commentatore della partita (che poteva fare innumerevoli considerazioni) disponevano del privilegio di un tempo dilatato all'infinito, che evidentemente i poveri spettatori (sempre numerosissimi, tipo Champions League), per chissà quali colpe commesse, proprio non avevano.
Non me ne vogliano gli estimatori di questa serie per la mia recensione un po' ironica; è questione di gusti. Magari altre persone hanno posto l'accento su altri aspetti di quest'opera: il senso della sfida, l'amicizia, il sacrificio per il bene della squadra ed altro ancora. Io semplicemente, non ci sono riuscito.


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Apachai

Episodi visti: 128/128 --- Voto 7
Sono cresciuto insieme a questo anime che narra dei sogni sportivi di Holly e Benji. Forse è il miglior anime di calcio fino ad ora creato. Gli altri non sono un granché, solo che spesso e volentieri qui la fantascienza la fa da padrone e le leggi della fisica non vengono per nulla applicate. Quanti pomeriggi ho passato vedendo Holly che prima di tirare ricordava tutta la sua vita. Ad esser sincero però il mio idolo era Benji, poiché da piccolo mi piaceva giocare in porta e perché le sue parate volanti mi affascinavano.

La trama è abbastanza semplice, i protagonisti cercano di diventare campioni di calcio e sono tutti fenomeni, sono fisicamente potentissimi tanto da distruggere con un calcio alla palla dei muri o da volare quindici metri oltre la traversa per riprendere di rovesciata una palla e per evitare in calcio d’angolo.

Si vede che è un prodotto per bambini in quanto non è un anime erudito sotto il punto di vista tecnico e perché è privo di qualsiasi logica calcistica. Il successo di questo cartone si cela non nella qualità del prodotto ma dall’amore per il calcio nei Paese in cui è stato prodotto.
I nomi originali sono diversi da quelli proposti nella versione italiana poiché chi comprò i diritti decise di inglesizzare i nomi. La grafica è sufficiente ma, forse, i personaggi sono troppo robusti per essere dei bambini.
Buona visione.


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boyssan1969

Episodi visti: 128/128 --- Voto 8
Nell'epoca in cui emergeva gente del blasone di Maradona, Zico, Falcao allo stesso tempo si faceva spazio nelle vite di italiani e non un cartone animato che negli anni successivi avrebbe fatto la storia del calcio animato, Holly e Benji. Titolo che sta per il manga giapponese Captain Tsubasa narra la storia di due diversi ragazzi nipponici ma che avevano in comune l'amore per il gioco più bello del mondo! Partiti inizialmente come avversari diventano ben presto un duo che faceva 'tremare' i ragazzini delle altre squadre avversarie. Uno, Holly, prototipo dei grandi numeri 10 di quel periodo, l'altro, Benji, portiere fenomenale dallo scatto felino ma dall'infortunio facile. Entrambi guidati da una sorta di allenatore-consigliere, il mitico roberto, ex grande calciatore della Seleçao brasiliana ma che non si consacrò mai per via della sua dipendenza verso l'alcool.Per non parlare poi degli avversari: su tutti il mitico Mark Lenders, giocatore dal fisico e dal tiro straripante e senza la conoscenza per il fair-play; i fantastici gemelli Derrick, dei veri e propri acrobati del pallone; il fenomeno dal cuore fragile, Julian Ross, e tanti altri.
La forza che dà questo anime è contagiosa e ti spinge a sognare. I disegni sono molto superficiali, il pallone a tratti sembra ovale, il campo un giardino di 800 ettari ma senza tutto ciò non sarebbe stato quello che è diventato.


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ALUCARD80

Episodi visti: 128/128 --- Voto 9
Semplicemente leggendario. Riguardandomi per l’ennesima volta le immagini di quest’anime cult rievoco tutti i bei ricordi legati a pomeriggi di studio interrotti dall’immancabile merenda affiancata all’imperdibile episodio di Holly & Benji, (Capitan Tsubasa in originale), alle divertenti e rocambolesche situazioni - al limite dell’assurdo - che i protagonisti si trovavano ad affrontare, fronteggiando avversari che di normale avevano ben poco… a parte l’amore per il pallone.
Le battute sul campo da calcio dotato di colline, valli e dossi, la palla ovalizzata, le bombe disumane di Mark Lenders che riuscivano a spezzare pali, traverse e bucare reti, il malessere al cuore del giovane Ross, l’imbattibile allenatore brasiliano di Holly, gli stadi colmi di gente con tanto di cronista per partitelle scolastiche, i salti da pantera di Warner o quelli acrobatici dei gemelli Derrick… chi non conosce questi divertenti e “mitici” aneddoti riguardo la serie sportiva probabilmente più famosa di sempre?
Quest’anime ha proposto una carrellata di personaggi indimenticabili, e per assurdo, il personaggio che meno mi è piaciuto, è stato proprio Oliver Hutton. Troppo perfetto, troppo decisivo, infallibile e sempre presente nel momento giusto al posto giusto quando contava, poco umano, poco ragazzino, come dotato di una maturità latente che acerbamente faceva la sua comparsa sul campo da gioco quando serviva.

La storia è molto semplice, segue la classica scalata al successo nel mondo del calcio di un ragazzino, Holly, per l’appunto, semplicemente affascinato dal mondo del calcio, completamente rapito dal tocco del pallone, e di evidente, anzi schiacciante talento rispetto ai suoi giovani compagni di squadra.
Holly, partendo da una squadretta di poca importanza, vivrà un numero infinito di avventure su dozzine e dozzine di campi da gioco, affiancato da compagni leali e simpaticissimi, e affrontando avversari più o meno talentuosi. Alcuni di questi diverranno, col passare del tempo, sia per volere del fato che per decisioni proprie, suoi nuovi compagni di squadra. Fra tutti come non citare l’imbattibile portiere Benjamin Price, tanto bravo quanto sfortunato, bersagliato durante l’arco di tutta la vicenda da un’infinità di infortuni. Nonostante ciò, i due formeranno una coppia imbattibile che porterà la loro squadra a vincere tornei importanti, fino a richiamare l’attenzione anche della nazionale giapponese.
Fra tutti gli antagonisti di Holly, potremmo individuare in Mark Lenders il suo più grande amico-nemico, un rivale duro, aspro, iroso e istintivo, ma sempre leale, di grandissimo talento e potenza fisica senza pari.
Tecnicamente siamo di fronte ad un prodotto discreto, dalla colonna sonora incalzante e indimenticabile, così come le animazioni sono spesso e volentieri di ottima fattura, ma nel complesso non v’è nulla di trascendentale.

Che sia un anime privo di realismo è ormai divenuto un eufemismo. In Holly e Benji le normali regole di tattica di gioco del calcio paiono scomparire, lasciando spazio a situazioni fisiche improbabili e vicende paradossali. Tutto questo poi sulle spalle di ragazzini giovanissimi, che compiono azioni fuori dalla loro portata sia fisica che mentale… tuttavia non è questo il concetto che l’anime vuole esprimere. L’irrealtà, l’assurdità e l’improbabilità sono solo elementi di contorno ad un prodotto che vuole promuovere più di chiunque altro l’amore per lo sport, il vero fattore che muove (e deve continuare a muovere) l’atleta per tutta la vita.
La passione, la dedizione atta a conquistare il successo, lo spirito di abnegazione e di sacrificio: più che palloni ovali che sfondano muri di cemento, Holly e Benji riesce ad insegnare che lo sport è un mondo genuino, fatto di sani principi, che può essere rovinato solamente dalle azioni negative dell’uomo, e non da altri fattori. Il gioco del calcio, il gioco più bello e giocato del mondo, così lo chiamano, sport che personalmente ho praticato per tanto tempo e che adoro svisceratamente, nonostante al giorno d’oggi tutto ciò che ne gira intorno pare essere corrotto da denaro, false promesse, idoli di cristallo pronti a frantumarsi il giorno dopo e calciatori che volano dalle stelle alle stalle in pochi mesi.
Questo perché col passare del tempo e con l’aumentare del denaro, alcuni atleti si sono abituati a giocare per i soldi e non più per la passione, cosa che non dovrebbe mai accadere in ogni tipo di sport. E Holly e Benji ricorda proprio questo: dai il massimo per il gruppo, con lealtà e dedizione alla squadra. Undici compagni, non undici persone eterogenee unite da falsi idoli.
Un inno all’amicizia e all’amore per lo sport davvero indimenticabile.


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sylar 46

Episodi visti: 128/128 --- Voto 8
Chi in Italia, dove il calcio è lo sport per eccellenza, non sa chi siano Holly e Benji? Io credo pochi, pochissimi.
Ed io infatti da grande appassionato di calcio, da bambino, ne sono sempre andato pazzo, seguendolo svariate volte, immergendomi in quei campi da calcio che sembravano infiniti, e dove le partite duravano giorni e giorni e loro che sembravano indistruttibili senza mai accusare stanchezza di alcun tipo.
I protagonisti della storia sono appunto Holly Atton, giovane attaccante dalle doti straordinarie con il sogno di andare a giocare in Brasile patria del calcio, e Benji Price, portiere con enorme talento, che sogna di diventare il numero uno al mondo.
Dopo svariate partite da avversari, loro due, si ritrovano a giocare nella stessa squadra la "Newteam Football Club", con l'ambizione di vincere il titolo nazionale, e dopo di giocare nelle giovanili della nazionale giapponese.
Come ogni storia che si rispetti, ci vogliono degli avversari all'altezza, è nel caso specifico, il rivale per eccellenza di Holly (soprattutto) e Benji, è Mark Lenders (mio personaggio preferito della serie, come dimenticare il suo famosissimo "TIRO DELLA TIGRE!"), centravanti della squadra più forte del campionato ovvero la "Mappet", che possiede una forza smisurata e una determinazione incredibile.
La storia naturalmente girerà intorno ad una serie infinite di partite, ma non mancheranno i siparietti comici, il valore dell'amcizia e quindi di conseguenza del gruppo, e qualche volta anche ci si commuove pure.
Questi sono gli ingredienti principali che fanno di Holly e Benji un anime sul calcio che da bambini affascina moltissimo, ma con il trascorrere del tempo, e magari rivedendo per caso oggi qualche puntata, ti fa pensare a come dire..... "come eravamo creduloni che potessero esistere partite del genere", con palloni che prendevano fuoco, o che sfondavano la rete.
Ma infondo è bello essere bambini proprio per motivi come questo, dove tutto ti sembra reale e realizzabile, e dove dai libertà ai tuoi sogni non curandoti di niente e di nessuno.
Da vedere almeno una volta


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demone dell'oscurità

Episodi visti: 128/128 --- Voto 10
Chi segue il calcio non può non aver visto holly e benji.

Un cartone che è il pilastro per antonomasia delle "serie sport" degli anime giapponesi, praticamente è conosciuto quanto è conosciuto Maradona nel mondo!

E tra le altre cose esce proprio nell'anno in cui il fenomeno Maradona scoppia a Barcellona!

Notizie sportive a parte, è una serie laddove lo spirito di squadra e sacrificio per la medesima è il motore principale di tutti gli episodi, mai una resa, mai un cedimento e sempre pronti al passaggio decisivo per mettere in rete il pallone, per quanto forti possono essere gli avversari.

Ed infine il sogno più grande,giocare nella patria dei maestri del calcio, il Brasile, il sogno che holly coltiva fin dai suoi esordi, e mai si arrenderà fin quando tale obiettivo sarà raggiunto, ma molto dipenderà anche dal suo allenatore se sarà poi così disposto a portarselo con sé.

Un cartone che è stato visto da generazioni di ragazzi, alcuni di loro sono diventati grandissimi campioni, come Del Piero, ad esempio, che a suo dire non perdeva quasi mai una puntata!

Ma la nota comica c'è anche in questo cartone, e non è certo rappresentata dai suoi compagni che erano poveri di talento rispetto al protagonista, bensì i campi di calcio, sembra di stare in Bolivia, con un'altezza del campo che raggiunge vette quasi himalayane, per poi riscendere e trovare il pallone in porta, voglio capire ancora oggi che legge fisica è stata adottata in quel cartone!

Nota personale, avrei rotto volentieri i denti ai gemelli derrick, erano così antipatici, allo stesso modo del portiere pancione!

Mentre ho sempre amato holly, benji, ma ancor più di tutti, marc lenders e quell'ubriacone del suo allenatore, doppiato dallo stesso attore che impersonava mister x all'uomo tigre e happosai nei primi episodi di ranma!


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Laurelin

Episodi visti: 128/128 --- Voto 8
Uno dei cartoni animati della mia infanzia! Forse l'unico che mi abbia mai fatto apprezzare una partita di calcio. E poi il mio idolo Oliver Hutton, per me il personaggio più bello in assoluto, capace di fare da padre e da madre persino ai propri genitori! Belli i momenti di umorismo, certo i campi lunghi con le solite scene dell'attacco si sono ripetuti spesso, ma in compenso una bella storia di amicizia, attaccamento alla famiglia, e soprattutto di sana sportività, cosa che manca tanto nei tempi moderni!


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Nausica

Episodi visti: 100/128 --- Voto 8
Un cartone che ha segnato l'infanzia di parecchi di noi...chi non ricorda le sfide tra Oliver Hutton e Mark Lenders, con partite che duravano dieci puntate e giocate praticamente assurde...e dove lo mettiamo il campo lungo all'inverosimile?
L'anime racconta le avventure di Holly, piccolo campione nel mondo del calcio, e dei suoi amici: si parte dalla squadra più scarsa che ci sia che, grazie al carisma sportivo di Holly e alla tenacia dei suoi amici, riesce a sfidare il team di Benji Price, portiere imbattibile, fino ad arrivare alla finale del campionato nazionale, con l'epica sfida tra Holly e il suo avversario di sempre, Mark Lenders.
Il calcio diventa così protagonista di un anime amato da tantissimi ragazzi, al di là di tutte le situazione praticamente impossibili se si guardano dall'ottica dell'agonismo e della fisica (come dimenticare, ad esempio, i gemelli acrobati che segnavano arrampicandosi sulla porta...)
Personalmente la parte migliore è la prima, dove si approfondisce il carattere di Holly, la sua amicizia con Tommy e con il coach Roberto, l'antagonismo con Benji (che poi avrà un ruolo sempre più marginale nella storia). La seconda parte è troppo incentrata sullo scontro Hutton - Lenders e perde parte delle sue potenzialità, anche a causa di partite troppo lunghe e, spesso, ripetitive...


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Aduskiev

Episodi visti: 128/128 --- Voto 8
Parlare di Holly e Benji (o meglio, di Capitan Tzubasa) come di un semplice anime sarebbe alquanto riduttivo. La parola anime è stretta a questo prodotto che è stato un vero e proprio fenomeno generazionale per mezzo mondo. Ovunque io sia stato fuori dall’Italia ho sempre trovato almeno un’edicola con esposto un remake in DVD di questa serie e i giapponesi che conosco e che hanno la mia età mi parlano di questo anime con affetto e nostalgia. Capitan Tzubasa sta alla mia generazione come i Pokemon stanno ai ragazzini di oggi. Su cosa baso questo mio giudizio? Parliamo di noi, nati a cavallo degli anni ’80, prendiamo una fascia tra il 75 e l’85 per i più pignoli. In un periodo in cui praticamente non esistevano ancora i videogiochi elettronici (se non al bar) i Pokemon avrebbero davvero fatto poca strada, invece un fenomeno era già diffusissimo, il calcio e per noi bambini di allora, le figurine del calcio! Collezionare le figurine panini era un obbligo sociale. Così quando arrivarono Holly, Benji, Mark, Bruce, Adam e compagnia bella tutti noi andammo praticamente pazzi per quella serie. Si giocava a pallone sullo sterrato dell’oratorio o per strada urlando a squarcia gola i nomi dei tiri più famosi. I più forti potevano arrotolarsi le maniche della maglietta come faceva Mark ed essere i bulli del campo. Insomma, tutti imitavano questo anime.
Quanto a trama Holly e Benji è mingherlino, diciamocelo. La trama è asciutta e spesso monotona, un prodotto pensato per educare i più piccoli più che per essere avvincente. Del resto non è l’unico prodotto targato anni 80 ad essere stato studiato per trasmettere valori ai ragazzini, cosa che, a mio avviso un po’ si è persa nei moderni anime per i più piccini. I valori dell’amicizia, della lealtà e della determinazione sono sempre presenti. La storia è lineare : Holly, un bambino delle elementari decide di formare questa squadra di calcio sgangherata. Il suo primo avversario sarà proprio la squadra di Benji (più grande di lui) per poi iscriversi ai primi tornei. Eterno rivale, Mark Lenders, il ragazzo “cattivo” che giocava con violenza e con un padre crudele. Eterno compagno Bruce Harper, un bonaccione con i piedi a banana, ma pronto a fermare gli attacchi di chiunque. Poi una serie infinita di personaggi che si snodano nell’anime via via che questo prosegue. Grande coprotagonista Roberto, il mentore di Holly, che cullerà in lui il sogno di andare in Brasile “la patria del calcio”.
Il disegno è ben realizzato inquadrato nel contesto del 1983. Mitici i campi chilometrici e le palle infuocate che bucavano la rete o uccidevano i portieri!!! Surreale si, ma anche divertente da vedere.
Insomma, come ho già detto, non una serie, un vero e proprio fenomeno di massa, che ha influenzato tantissimi bambini di quegli anni.

slanzard

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slanzard

Episodi visti: 128/128 --- Voto 8
Un mito d’infanzia: ecco in poche parole quello che rappresenta per me questa serie. Sentimento non solo mio, ma condiviso da almeno una generazione cresciuta vedendosi le partite di Holly e compagni. Sicuramente il più famoso shonen sportivo al mondo, ha riscosso grandissimo successo in tutto il globo: dal Giappone, in cui ha creato un tale stuolo di appassionati e giocatori da essere considerato da molti un evento fondamentale per la creazione della J-league, la lega professionistica di calcio giapponese (la controparte nipponica della nostra serie A), all’Italia, dove per di più ha trovato terreno fertile in cui crescere data la grande passione per questo sport nel nostro paese, ed addirittura ai paesi arabi, col nome di Capitan Majed.

Anime assolutamente semplice, narra della crescita di Tsubasa Oozora, in italia Oliver Hutton, come calciatore, da giovane studente delle elementari fino al trionfo nel mondiale giovanile con la nazionale giapponese, per poi proseguire fino all’età adulta e al professionismo nei vari sequel successivi, animati e soprattutto cartacei.

I punti di forza di quest’anime sono noti a tutti: appassionanti partite, giocatori abilissimi, tiri inverosimili che farebbero rivoltare Newton nella tomba e che mandano in pensione le leggi fisiche, sana passione per lo sport. Indimenticabili i campi di calcio lunghi chilometri, unica spiegazione possibile alla presenza della curvatura terrestre, con annessa apparizione della porta avversaria man mano che si avanzava palla al piede, i palloni che sembravano godere di vita propria quando dribblavano il portiere che si era tuffato per pararli, il fatto che un giocatore medio non avrebbe mai potuto segnare a un portiere più bravo nemmeno se questi fosse andato a prendersi un caffè nel frattempo e viceversa un portiere medio non sarebbe mai stato in grado di parare un tiro di Holly o altri giocatori di alto livello manco per sbaglio. Motivo questo che ha causato la necessità di far infortunare Benji per tutto il campionato per rendere più equilibrate le partire con le squadre prive di portierone. Viceversa il “boss finale” sarà dotato del binomio cannoniere-portiere di alto livello da contrapporsi al canonico Holly-Benji. Per tacere degli “allenamenti alla Lenders” o dei tiri infuocati che bucavano portiere, rete della porta e s’incastravano nel muro retrostante. O ancora le acrobazie sui pali o la catapulta infernale dei gemelli Derrick, che dopo veniva da chiederti se potesse servire darsi la spinta col palo per parare il prossimo tiro nella partita al doposcuola.

L’ho anche rivisto recentemente, timoroso di rimanerne deluso, come già successo con altri anime d’infanzia rivisti più avanti (Dragonball in primis), tuttavia non è questo il caso: mi sono appassionato come un tempo, e nonostante il calcio non rientri più nel novero dei miei interessi.

Praticamente l’anime vuole appassionare. E ci riesce più che bene! Un 8 pieno lo merita ampiamente.

Ivan180378

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Ivan180378

Episodi visti: 128/128 --- Voto 5
Spiacenti, ma non me la sento di dare la sufficienza a questo anime. Sia per la sceneggiatura che è scarna, sia per la regia che per l'animazione: tutte mediocri. La storia è incentrata TOTALMENTE sul calcio, senza spazio ad altri temi. Il gioco del calcio viene visto come qualcosa di sacro, di vitale, addirittura il pallone come miglior amico. L'anime è puerile, adatto solo a bambini di età non superiore ai dieci anni. Se volete far vedere qualcosa a vostro figlio, Vi consiglio i meisaku della Nippon Animation che danno anche profondi insegnamenti etici. Questo anime vale appunto un cinque e annoia facilmente.

Nikessj3

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Nikessj3

Episodi visti: 128/128 --- Voto 8
Ah che nostalgia! Questo è il primo titolo che ha cresciuto la mia generazione ancor prima di Dragonball. Mi ricordo che andavo alle elementari quando lo trasmettevano e tutti i giorni a vedere quelle partite che non finivano mai. A ripensarci adesso fanno ridere tutte le sue esagerazioni: gli stadi pieni per dei bambini, sempre lo stesso commentatore, il campo lungo 10 chilometri tanto che le porte non si vedono tra loro, i tiri impossibili e i gol esagerati e decisivi segnati sempre all'ultimo secondo, Benji che non prendeva mai goal da fuori area, Mark Lenders con le sue mitiche maniche sempre tirate in su e i gemelli Derrick che saltavano sulla traversa... aaah quelli si che erano bei tempi... mi piacerebbe davvero rivederlo!

PS: per ulteriori informazioni ascoltare la canzone dei Gem Boy :-)

Testu

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Testu

Episodi visti: 128/128 --- Voto 7
Uno di quei titoli imperituri che più di tutti hanno lasciato un segno nei nostri ricordi. Un vero classico. Data l'ambientazione calcistica "Holly e Benji" ha trovato terreno fertile per farsi apprezzare in italia, ma non si può basare su questo tutto il suo successo. Certo è stato uno dei primi titoli del genere ed aveva un bel vantaggio dettando quelli che sarebbero stati poi per noi gli standard per questo tipo di cartoni, ma bisogna ammettere che a dispetto di altri anime, venuti dopo, considerati ingiustamente mere scopiazzature (tipo Alè alè alè oh oh e Forza Campioni) questo possiede una quasi totalità di personaggi, come: Mark (sò duro) Lenders, Alan (vai coi defibrillatori) Crocker e Bruce (paro con la faccia) Harper, che per: il carattere, le capacità e lo stile di disegno, rimangono impressi allo spettatore. La storia del nostro antipaticissimo / perfettino / infallibile / sempre sorridente / sicuro di se / o infortunato Capitan Tsubasa Oozora alias Oliver Tsubasa Hutton, si dimostra anche interessante col suo sogno di andare in Brasile, infatti è proprio quando Roberto Sedinho se ne andrà senza di lui che l'anime comincerà a farsi stanco e ripetitivo, per non dire sbruffone e noioso quando arriveranno addirittura agli europei e ai mondiali, dove per qualche oscura ragione hanno fatto passare proprio i giocatori italiani, portiere escluso, sempre per schiappe allucinanti (holly driblava tutta la squadra e segnava), sboroni che si vantavano di aver vinto 3 mondiali e persino razzisti. Per quanto allora potesse far oggettivamente sorridere un Giappone finalista, quest'ultimo ingiustissimo e ripetuto fattore di intolleranza/vittimismo mi ha sempre dato un'enorme fastidio, mi ricordava le menate di Bruce Lee che in molti suoi films doveva difendere la non inferiorità cinese, e mi ha convinto che nonostante la presenza futura di Lenders alla Juventus e lo spin-off ambientato in Italia (che oltretutto rincarava la dose di razzismo verso un giapponese) stessimo per qualche motivo sulle scatole all'autore o ai realizzatori dell'anime (se i fatti non coincidono col manga). Mettendo comunque da parte i vecchi dissapori, sarebbe imperdonabile non citare i colpi megacretingalattici che hanno fatto la fortuna di questa serie, tecniche ad effetto come il tiro del falco e quello della tigre, capaci di scavare trincee, bucare la rete e prendere il volo verso il muro dietro "incrinandolo". Ma in fondo di dubbi Holly e Benji ne ha fatti venire talmente tanti che c'è l'imbarazzo della scelta: il campo sul cucuzzolo di una collina - i gemelli che si rovinavano le rotule facendo la bicicletta o il trampolino dalla rete per saltare poco più di quanto riuscivano gli altri normalmente, gli stadi gremiti nonostante fossero partite (per la maggiore) di tipo scolastico fatte in un paese dove tale sport contava (un pò meno adesso vista la moda) quanto il 2 di picche, Benji che veniva tirato in ballo solo quando aveva fatto la muffa ed ormai tutti si erano dimenticati della sua esistenza, Bruce che rimbambito masochisticamente si faceva un dolorosissimo lifting a pallonate autoconvincendosi che per quanto inanimato gli volesse bene, Mark che non è stato radiato a vita nonostante abbia azzoppato metà della futura forza lavoro del Giappone rimanendo stranamente illeso (forse grazie a parastinchi in mithrill), il fatto che se ti sbucciavi un ginocchio o un gomito e non stavi a riposo 5 mesi rischiavi che l'arto andasse in cancrena, o che tutti i capitani avevano il numero 10 e quasi sempre una ragazza assistente innamorata segretametne di loro, tra cui Patty detta l'iraconda sempiterna che dopo anni sbavava ancora come una scema appresso a quel genio asessuato di Holly che nella sua vita non ha mai pensato ad altro che giocare, perchè forse ha una tresca segreta con il pallone... insomma chi più nè ha più nè metta. Questi a distanza di anni sono stati tutti elementi di feroce satira, che al tempo stesso ne hanno consolidato il successo crescendo una folta schiera di sostenitori, niente di strano quindi che dopo 20 anni ancora esca qualche film e oav di questi personaggi, senza contare "Holly e Benji Forever", rifacimento della serie tv andato in onda qualche anno fa con una sigla truzza ed una realizazione discretina ma senza più il carisma di un tempo. Insomma H&B è un titolo che come tanti altri cartoni sportivi puntava molto sull' agonismo improbabile e l'antisportiva importanza di vincere a costo di crepare, un titolo magari che nonostante i sacrifici dei suoi personaggi a volte mancava di una vera umiltà, ma che ha fatto storia e che merita di essere riproposto ancora oggi, pur non avendo probabilmente le basi per conseguire lo stesso successo del passato.

Zooropa

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Zooropa

Episodi visti: 100/128 --- Voto 8
Holly e Benji, che mito! Sicuramente l'anime sul calcio che più successo ha avuto in Italia. A riguardarlo ora si riconoscono tutti i limiti e i difetti che invece all'epoca ci sembravano fantastici. Le partite che duravano 15 puntate, il solo attraversamento del campo a volte impiegava quasi un episodio, il campo che sembrava talmente grande che la curvatura della Terra impediva di vedere la porta avversaria. Wow! All'epoca tutto era fatto per fare aumentare il pathos e la tensione. Oggi ci fa sorridere e ripensare a quei momenti spensierati.
Ok
Basta nostalgia. L'anime in se' è la storia della crescita di un gruppo di amici che da bambini diverranno via via adulti attraverso la passione per il calcio. Tecnicamente dimostra i suoi anni ma la semplicità del tratto è ancora godibile. Le animazioni sono datate ma non importa più di tanto. Questo "Tsubasa" probabilmente non avrà un grande "appeal" sulle nuove generazioni ma senz'altro merita di essere iscritto nell'albo dei classici.