Lucy May
"Lucy May" è uno dei miei più cari ricordi d'infanzia, un titolo che adempie a pieno il compito pedagogico che vent'anni fa caratterizzava le serie di questo tipo, i famosi meisaku prodotti dalla Nippon Animation. Tratto, come ogni titolo di questo tipo da un romanzo occidentale, in questo caso "Southern Rainbow" di Philips Piddington (semisconosciuto da noi), e sbarcato sulle tv italiane quasi subito nel 1983, a un anno dalla sua produzione, "Lucy May" è la storia di una famiglia inglese tra le tante che nei primi decenni dell'800 cercarono nuove fortune nella lontanissima Australia.
Pur incentrato sul personaggio della piccola Lucy, quest'anime riesce a catturare l'interesse di un pubblico adolescente sia maschile sia femminile proprio perché tratta una storia "di frontiera", tratteggiata con gli occhi affascinati di chi vedeva un luogo tanto selvaggio, nonché misterioso e ricco di probabili avventure tra specie vegetali ma soprattutto animali davvero uniche al Mondo. Il meisaku, si sa, è un genere che fa del realismo il suo principale cavallo di battaglia, e questo titolo non è da meno, anzi. Le enormi sofferenze e fatiche che la famiglia Popple dovrà superare fin dal suo sbarco saranno descritte senza remore come nei migliori romanzi dell'epoca, offrendo numerosi spunti interessanti e sempre attuali, quali l'immigrazione, l'alcolismo, l'infrangersi dei sogni contro l'amara realtà della vita. Questi sono solo alcuni dei temi che rendono "Lucy May" un prodotto che non risente per niente del tempo passato ed è un vero peccato che ci sia voluta più di un ventina d'anni prima che fosse riproposto in televisione, sul canale a pagamento Hiro di Mediaset per giunta.
Dal punto di vista tecnico siamo al di sopra della media dell'epoca, come la stessa Nippon imponeva, trattandosi di un prodotto che doveva avere mercato anche all'estero. Il chara design realistico, la gran cura nei particolari e gli ottimi fondali costituiscono un affresco storico fedele di quella che era la vita dei coloni due secoli fa. Ottima poi è la realizzazione degli animali e della natura australiana in generale, senza lasciarsi andare a nessuna licenza grafica, ma con estremo realismo di stampo quasi documentaristico. Oggi magari ciò non desta tanta meraviglia, ma bisogna calarsi nella realtà dell'epoca in cui vedevamo "Lucy May" in tv, un'epoca in cui gli animali esotici si potevano ammirare solo allo zoo o il pomeriggio nei documentari che proponeva Piero Angela.
Consiglio vivamente di recuperare questa serie perché, come ho detto, non risente per nulla degli anni e può essere una bella storia da seguire per tutta la famiglia, anche perché al di là della trama ricca di momenti tristi il messaggio che arriva è forte e chiaro e per nulla deprimente: con la presenza e l'aiuto dei propri cari e senza arrendersi di fronte alle difficoltà della vita si può arrivare quantomeno a gettare le basi per realizzare i propri sogni.
Pur incentrato sul personaggio della piccola Lucy, quest'anime riesce a catturare l'interesse di un pubblico adolescente sia maschile sia femminile proprio perché tratta una storia "di frontiera", tratteggiata con gli occhi affascinati di chi vedeva un luogo tanto selvaggio, nonché misterioso e ricco di probabili avventure tra specie vegetali ma soprattutto animali davvero uniche al Mondo. Il meisaku, si sa, è un genere che fa del realismo il suo principale cavallo di battaglia, e questo titolo non è da meno, anzi. Le enormi sofferenze e fatiche che la famiglia Popple dovrà superare fin dal suo sbarco saranno descritte senza remore come nei migliori romanzi dell'epoca, offrendo numerosi spunti interessanti e sempre attuali, quali l'immigrazione, l'alcolismo, l'infrangersi dei sogni contro l'amara realtà della vita. Questi sono solo alcuni dei temi che rendono "Lucy May" un prodotto che non risente per niente del tempo passato ed è un vero peccato che ci sia voluta più di un ventina d'anni prima che fosse riproposto in televisione, sul canale a pagamento Hiro di Mediaset per giunta.
Dal punto di vista tecnico siamo al di sopra della media dell'epoca, come la stessa Nippon imponeva, trattandosi di un prodotto che doveva avere mercato anche all'estero. Il chara design realistico, la gran cura nei particolari e gli ottimi fondali costituiscono un affresco storico fedele di quella che era la vita dei coloni due secoli fa. Ottima poi è la realizzazione degli animali e della natura australiana in generale, senza lasciarsi andare a nessuna licenza grafica, ma con estremo realismo di stampo quasi documentaristico. Oggi magari ciò non desta tanta meraviglia, ma bisogna calarsi nella realtà dell'epoca in cui vedevamo "Lucy May" in tv, un'epoca in cui gli animali esotici si potevano ammirare solo allo zoo o il pomeriggio nei documentari che proponeva Piero Angela.
Consiglio vivamente di recuperare questa serie perché, come ho detto, non risente per nulla degli anni e può essere una bella storia da seguire per tutta la famiglia, anche perché al di là della trama ricca di momenti tristi il messaggio che arriva è forte e chiaro e per nulla deprimente: con la presenza e l'aiuto dei propri cari e senza arrendersi di fronte alle difficoltà della vita si può arrivare quantomeno a gettare le basi per realizzare i propri sogni.
"Lucy May" è uno dei migliori meisaku d'epoca. Si ricorda per una sigla italiana molto orecchiabile, per un piacevole chara design tipico dei primi anni Ottanta, e per dei personaggi molto dolci e simpatici: Lucy May in particolare è carinissima. "Lucy May" è uno dei meisaku che guardavano mia madre e mio fratello minore tanti e tanti anni fa, mentre io l'ho recuperato solo di recente.
Devo dire che è un'opera che si presta a essere vista dagli adulti, perché è la storia di tutta una famiglia e tocca una serie di tematiche sociali importanti. Il tema portante è quello dell'immigrazione in un nuovo mondo, l'Australia, e delle disillusioni corrispondenti: l'anime tratta del contrasto tra i sogni degli emigranti, partiti con mille aspettative, e la dura realtà propria del paese in cui arrivano. Un tema assai attuale, oggi che l'Italia è diventata terra d'immigrazione.
La famiglia di Lucy May, partita con molte speranze dall'Inghilterra, si trova ad affrontare innumerevoli difficoltà: nel corso della serie il sogno iniziale di costruire una fattoria sembra allontanarsi sempre di più. Le 50 puntate dell'anime coprono vari anni di vita dei protagonisti, anni durante i quali la famiglia Popper va incontro a delusioni, a fallimenti, a malattie, a disoccupazione, alcolismo e altro: la conclusione è lieta, certo, ma è impossibile non pensare a tutte le famiglie realmente esistite che si sono trovate nella situazione dei Popper e non hanno avuto altrettanta fortuna. Nonostante la serietà delle tematiche affrontate, la serie risulta leggera perché il tutto è filtrato dal punto di vista della dolcissima Lucy May, una bambina che ama molto gli animali e a cui non si può non volere bene. I piccoli spettatori si divertiranno molto seguendo le avventure di Lucy May e dei suoi animali; quelli più grandi troveranno materia su cui riflettere.
Raccomandatissimo. Voto: 8,5.
Devo dire che è un'opera che si presta a essere vista dagli adulti, perché è la storia di tutta una famiglia e tocca una serie di tematiche sociali importanti. Il tema portante è quello dell'immigrazione in un nuovo mondo, l'Australia, e delle disillusioni corrispondenti: l'anime tratta del contrasto tra i sogni degli emigranti, partiti con mille aspettative, e la dura realtà propria del paese in cui arrivano. Un tema assai attuale, oggi che l'Italia è diventata terra d'immigrazione.
La famiglia di Lucy May, partita con molte speranze dall'Inghilterra, si trova ad affrontare innumerevoli difficoltà: nel corso della serie il sogno iniziale di costruire una fattoria sembra allontanarsi sempre di più. Le 50 puntate dell'anime coprono vari anni di vita dei protagonisti, anni durante i quali la famiglia Popper va incontro a delusioni, a fallimenti, a malattie, a disoccupazione, alcolismo e altro: la conclusione è lieta, certo, ma è impossibile non pensare a tutte le famiglie realmente esistite che si sono trovate nella situazione dei Popper e non hanno avuto altrettanta fortuna. Nonostante la serietà delle tematiche affrontate, la serie risulta leggera perché il tutto è filtrato dal punto di vista della dolcissima Lucy May, una bambina che ama molto gli animali e a cui non si può non volere bene. I piccoli spettatori si divertiranno molto seguendo le avventure di Lucy May e dei suoi animali; quelli più grandi troveranno materia su cui riflettere.
Raccomandatissimo. Voto: 8,5.
Lucy May è un'opera che ho guardato quando ero ragazzino e mi è piaciuta davvero tanto, vista la molteplicità degli elementi presenti nella narrazione. Non è un meisaku dei tipi che siamo abituati a vedere, ovvero quelli in cui c'è un filo conduttore valido anche per la trama stessa e portato avanti in salse diverse fino alla fine dell'opera. Qui invece assistiamo a più trame che s'intrecciano in un'opera unica, e il bello è che la serie, nel modo in cui la vicenda si svolge, ricorda più uno shounen, quindi con più protagonisti che fanno da padrone nella scena. E il bello è che la moltitudine dei protagonisti presenti rende il titolo bugiardo: pur provenendo da un romanzo assai conosciuto, è vero che la bambina di quasi 10 anni è la protagonista, ma non al punto in cui la narrazione si svolge, e ciò che colpisce è che sia la famiglia intera la protagonista, con tutti i suoi elementi, animali compresi.
La presenza di più protagonisti ci permette di avere una visione totale dell'opera, e a mio avviso tutte le volte che la si guarda si scoprono particolari forse non emersi nella prima visione. Inoltre più chara presenti permettono di leggere meglio l'opera, sotto tutti i particolari e gli spunti che l'autore ci vuole fornire.
E gli argomenti non mancano, già il luogo, l'Australia, ci richiama in mente le atmosfere già viste in Georgie, che sarebbe arrivato sugli schermi qualche anno più tardi. Il luogo dove si svolge la trama ci racconta di una terra ancora inesplorata, dove la colonizzazione del posto non è ancora entrata nel vivo, ma lo sarà con il crescere delle vicende dei protagonisti, che avranno a che fare con questa emergente realtà.
Altri temi che vengono trattati sono le lotte di classe, l'alcolismo, i matrimoni in giovane età, l'adozione, la morte prematura di un figlio, il rispetto reciproco, il rispetto della natura circostante, il rispetto degli animali, i brevetti di un'invenzione, la crisi economica del periodo, gli infortuni sul lavoro, la disoccupazione più nera, la voglia di riscatto societario e di emergere da difficili situazioni familiari, le difficoltà di una famiglia già provata a livello economico, con tutti i problemi che comporta.
Questi e altri temi prendono il sopravvento sulla protagonista della serie, che a mio modo di vedere occupa solamente il 25% della narrazione totale dell'opera, per questo prima vi parlavo di titolo bugiardo dell'opera.
Il pensiero dell'autore comunque è molto chiaro, nonostante la complessità e la molteplicità degli argomenti interni alla trama, ovvero quello di non arrendersi mai a qualsiasi difficoltà ti possa mettere davanti il destino, perché se si viene sconfitti dal destino non c'è crescita e non c'è vita nel futuro, ma solo una grande afflizione per non avere mai provato a cambiare il corso della propria storia, a cambiare per migliorare la propria esistenza. E questo vale per tutte le età dei personaggi che compongono questa famiglia, laddove l'anime invece dedicato a Flo era riuscito a distinguersi solo per una parte dei particolari che vi ho evidenziato all'interno di questa recensione.
Lucy May è quindi un anime che va visto da un pubblico di tutte le età.
La presenza di più protagonisti ci permette di avere una visione totale dell'opera, e a mio avviso tutte le volte che la si guarda si scoprono particolari forse non emersi nella prima visione. Inoltre più chara presenti permettono di leggere meglio l'opera, sotto tutti i particolari e gli spunti che l'autore ci vuole fornire.
E gli argomenti non mancano, già il luogo, l'Australia, ci richiama in mente le atmosfere già viste in Georgie, che sarebbe arrivato sugli schermi qualche anno più tardi. Il luogo dove si svolge la trama ci racconta di una terra ancora inesplorata, dove la colonizzazione del posto non è ancora entrata nel vivo, ma lo sarà con il crescere delle vicende dei protagonisti, che avranno a che fare con questa emergente realtà.
Altri temi che vengono trattati sono le lotte di classe, l'alcolismo, i matrimoni in giovane età, l'adozione, la morte prematura di un figlio, il rispetto reciproco, il rispetto della natura circostante, il rispetto degli animali, i brevetti di un'invenzione, la crisi economica del periodo, gli infortuni sul lavoro, la disoccupazione più nera, la voglia di riscatto societario e di emergere da difficili situazioni familiari, le difficoltà di una famiglia già provata a livello economico, con tutti i problemi che comporta.
Questi e altri temi prendono il sopravvento sulla protagonista della serie, che a mio modo di vedere occupa solamente il 25% della narrazione totale dell'opera, per questo prima vi parlavo di titolo bugiardo dell'opera.
Il pensiero dell'autore comunque è molto chiaro, nonostante la complessità e la molteplicità degli argomenti interni alla trama, ovvero quello di non arrendersi mai a qualsiasi difficoltà ti possa mettere davanti il destino, perché se si viene sconfitti dal destino non c'è crescita e non c'è vita nel futuro, ma solo una grande afflizione per non avere mai provato a cambiare il corso della propria storia, a cambiare per migliorare la propria esistenza. E questo vale per tutte le età dei personaggi che compongono questa famiglia, laddove l'anime invece dedicato a Flo era riuscito a distinguersi solo per una parte dei particolari che vi ho evidenziato all'interno di questa recensione.
Lucy May è quindi un anime che va visto da un pubblico di tutte le età.
Ho cercato per anni di ritrovare questa serie da qualche parte, e in particolare la sigla che per anni mi è rimasta nel cuore e come tutte le sigle vecchie di Cristina d'Avena è impossibile dimenticare. Avevo anche un album di figurine della panini che non so che fine abbia fatto. Tutta sono anni che la Mediaset manda in onda altri meisaku anche più vecchi ma non questo quindi i miei ricordi non sono freschissimi. Comunque la serie è una di quelle in cui delle persone rimangono su un'isola sperduta, tipo i Robinson (la piccola Flo). Devo che mi piaceva molto questo anime perchè era allegro e divertente anche se i disegni erano quelli dei primi anni 80 quindi non erano il massimo. Tuttavia lo rivedrei con piacere.
Correvano i primi anni ottanta quando questo titolo venne mandato in onda su Italia uno, esattamente nel 1983 (io vidi le repliche qualche anno dopo). A quel tempo ero solo un ragazzino e non immaginavo minimamente cosa fossero i Meisaku, ovvero anime tratti da opere da romanzi, novelle o commedie occidentali di stampo prettamente ottocentesco. Lucy May è uno dei migliori titoli mai creati in questo genere, prodotto dalla Nippon Animation ed ispirato al romanzo “Southern Rainbow” di Phyllis Piddington.
La cosa affascinante di questo anime è la semplicità con cui riesce ad affrontare temi importanti e sempre contemporanei come l’immigrazione, le difficoltà nei rapporti familiari di ogni genere e con che naturalezza trasporta lo spettatore indietro di duecento anni, esattamente al tempo delle colonizzazioni dei continenti inesplorati e ancora, secondo il nostro occidente, allo stato “brado”.
È questa la storia della famiglia Popple, che salpa dall’Inghilterra con un bagaglio di grandi speranze, le aspettative di tutti i coloni che a quel tempo nutrivano partendo verso nuove terre, in questo caso la vasta e misteriosa Australia. Dopo un viaggio di circa tre mesi in nave, la famiglia Popple dovrà però fare i conti con una realtà completamente diversa da come se l’era immaginata: un continente inesplorato, con fauna e flora sconosciute, nonché un ambiente pericoloso e duro da lavorare (tale locazione sarebbe approssimativamente dove oggi sorge Adelaide).
È facile identificare in Lucy May (giovanissima bimba di otto anni, una delle figlie dei Popple) la protagonista del “romanzo animato”, ma a mio parere tutti i componenti del suddetto nucleo svolgono un ruolo importante ai fini della trama. Ognuno dettagliatamente descritto nell’arco dei cinquanta episodi che permettono di inquadrare il proprio spirito, le sfaccettature, i pregi, i difetti e i caratteri di tutti i componenti della famiglia al centro di questa ostile, reale e talvolta drammatica vicenda. Un anime molto maturo che riesce a mischiare sapientemente momenti ilari e frivoli a intense scene di pathos e di grande realismo.
Fra animali esotici, espedienti per tirare a campare nei momenti più duri (come la cava di carbone, luogo dove accadrà un evento fondamentale ai fini della storia), Lucy May si mostra un degno estratto del toccante romanzo di Piddington, una miscela ben dosata e diluita in tutti gli episodi che non risultano mai banali, né di semplice collegamento fra un momento fondamentale della trama e l’altro.
Tecnicamente ben curato per l’epoca oggi non sfigura affatto, con animazioni e tratto grafico largamente entro la sufficienza. Per chi ricorda l’anime, la sigla di Cristina d’Avena ancora oggi riesce a suscitare bei ricordi, così come tutto il resto dell’appropriata colonna sonora.
Adatto a chi cerca una storia appassionante, matura e di timbro drammatico in classico stile ottocentesco, assolutamente da non perdere.
La cosa affascinante di questo anime è la semplicità con cui riesce ad affrontare temi importanti e sempre contemporanei come l’immigrazione, le difficoltà nei rapporti familiari di ogni genere e con che naturalezza trasporta lo spettatore indietro di duecento anni, esattamente al tempo delle colonizzazioni dei continenti inesplorati e ancora, secondo il nostro occidente, allo stato “brado”.
È questa la storia della famiglia Popple, che salpa dall’Inghilterra con un bagaglio di grandi speranze, le aspettative di tutti i coloni che a quel tempo nutrivano partendo verso nuove terre, in questo caso la vasta e misteriosa Australia. Dopo un viaggio di circa tre mesi in nave, la famiglia Popple dovrà però fare i conti con una realtà completamente diversa da come se l’era immaginata: un continente inesplorato, con fauna e flora sconosciute, nonché un ambiente pericoloso e duro da lavorare (tale locazione sarebbe approssimativamente dove oggi sorge Adelaide).
È facile identificare in Lucy May (giovanissima bimba di otto anni, una delle figlie dei Popple) la protagonista del “romanzo animato”, ma a mio parere tutti i componenti del suddetto nucleo svolgono un ruolo importante ai fini della trama. Ognuno dettagliatamente descritto nell’arco dei cinquanta episodi che permettono di inquadrare il proprio spirito, le sfaccettature, i pregi, i difetti e i caratteri di tutti i componenti della famiglia al centro di questa ostile, reale e talvolta drammatica vicenda. Un anime molto maturo che riesce a mischiare sapientemente momenti ilari e frivoli a intense scene di pathos e di grande realismo.
Fra animali esotici, espedienti per tirare a campare nei momenti più duri (come la cava di carbone, luogo dove accadrà un evento fondamentale ai fini della storia), Lucy May si mostra un degno estratto del toccante romanzo di Piddington, una miscela ben dosata e diluita in tutti gli episodi che non risultano mai banali, né di semplice collegamento fra un momento fondamentale della trama e l’altro.
Tecnicamente ben curato per l’epoca oggi non sfigura affatto, con animazioni e tratto grafico largamente entro la sufficienza. Per chi ricorda l’anime, la sigla di Cristina d’Avena ancora oggi riesce a suscitare bei ricordi, così come tutto il resto dell’appropriata colonna sonora.
Adatto a chi cerca una storia appassionante, matura e di timbro drammatico in classico stile ottocentesco, assolutamente da non perdere.
Stupendo!!! Era una delle mie serie meisaku preferite. Una trama molto lunga tratta da un famosissimo romanzo che ha regalato dei pomeriggi di ottimi insegnamenti, situazioni buffe e conoscenze storiche di quel periodo. Una vera pietra miliare che, a mio parere, ti insegna a crescere, grazie soprattutto alla forza della piccola protagonista. Consigliato a tutti coloro che amano le storie complicate ma con lieto fine. Da non perdere!
Veramente un buon anime. E' un classico meisaku. Se avete amato Anna dai capelli rossi, Lovely Sara, non perdetevi anche questo bellissimo romanzo. Certo, la narrazione ha spesso ritmi lenti, a volte cade nel puerile, ma nel complesso è un anime buono, sicuramente da vedere e da tenere in casa. Non perdetelo se amate i romanzi storici. Se invece amate l'azione o qualcosa di eccitante, questo genere non fa per voi. Info: [email protected]
Forse è il primo anime così lungo che ho seguito con passione senza perdere un solo episodio. Ha una trama magnifica! Credo che sia tratto da qualche romanzo europeo ma non ne so molto di più. Con questo anime si rivivono le peripezie di una famiglia che emigra dall'Europa verso l'Australia in cerca di fortuna ma non tutto, purtroppo va come deve. Ognuno ha una sua umanissima storia fatta di piccoli/grandi problemi che vanno dall'alcol ai dissidi familiari ma dove alla fine, nonostante tutto, si riesce sempre a riconciliare tramite l'aiuto della famiglia. Nonostante la giovanissima età della protagonista (Lucy May) i temi trattati sono tutt'altro che infantili. Anime che merita di essere visto senza dubbio.