Dangaioh
Vidi questa Serie OAV moltissimi anni fa e ne ricordo con estremo piacere l'alta qualità che offriva per il periodo. Era l'epoca d'oro dei mecha (gli amatissimi "robottoni"), ma l'opera spiccava per una bella complessità dei dettagli
del Dangaioh che non mancavano di affascinare i giovani appassionati dell'epoca. Nulla da riportare sul character design in generale che era in linea con gli stili di quegli anni.
La trama di certo svolgeva il suo lavoro dignitosamente sapendo intrattenere e, a completare il tutto, il fatto che comprendendo solo tre OAV lasciava con il desiderio di vederne ancora. Desiderio poi esaudito nel 2001 con un seguito di 13 episodi, a mio avviso deludenti e poco ispirati. Apprezzabile comunque il tentativo di risvegliare un franchise di nicchia come questo nella speranza "sfondare".
Purtroppo a prescindere da tutto, il 1987 era un'epoca molto diversa dal 2001 dove già di acqua sotto i ponti ne era passata; dunque non sono sicuro su quanta breccia avrebbe suscitato già allora. Rimane comunque un piccolo grande lavoro fatto con passione, apprezzabile da coloro che, come me, hanno avuto la fortuna di vivere quegli anni.
del Dangaioh che non mancavano di affascinare i giovani appassionati dell'epoca. Nulla da riportare sul character design in generale che era in linea con gli stili di quegli anni.
La trama di certo svolgeva il suo lavoro dignitosamente sapendo intrattenere e, a completare il tutto, il fatto che comprendendo solo tre OAV lasciava con il desiderio di vederne ancora. Desiderio poi esaudito nel 2001 con un seguito di 13 episodi, a mio avviso deludenti e poco ispirati. Apprezzabile comunque il tentativo di risvegliare un franchise di nicchia come questo nella speranza "sfondare".
Purtroppo a prescindere da tutto, il 1987 era un'epoca molto diversa dal 2001 dove già di acqua sotto i ponti ne era passata; dunque non sono sicuro su quanta breccia avrebbe suscitato già allora. Rimane comunque un piccolo grande lavoro fatto con passione, apprezzabile da coloro che, come me, hanno avuto la fortuna di vivere quegli anni.
"Dangaioh" è il classico esempio di come divertire e intrigare l'appassionato d'animazione giapponese. L'autore in questo capolavoro grafico ha puntato tutto su un character design dal tratto ultra dettagliato, anche per adesso, con ragazze disegnate in maniera superba, riflessi, colori e forme di estrema cura, che attirano subito per la loro bellezza estrema e non sentono minimamente il passare del tempo.
Il mecha design è splendido così come le animazioni e i dettagli del robot. Inoltre nonostante una trama ridotta a zero ho avuto l'impressione che se fosse stata fatta una serie tv da 26 episodi c'erano tutte le premesse per uno splendido anime robotico che strizza l'occhio a noi maschietti, con dolci fanciulle sexy (Miya, Lamba e Pai), alieni biomeccanici e cyborg ultra tamarri ben caratterizzati, di cui Berg è un esempio lampante.
Non do 10 perché le musiche (che di solito in quel periodo erano super) risultano banali e poco curate e perché con giusto due episodi in più l'anime sarebbe stato più completo.
Il mecha design è splendido così come le animazioni e i dettagli del robot. Inoltre nonostante una trama ridotta a zero ho avuto l'impressione che se fosse stata fatta una serie tv da 26 episodi c'erano tutte le premesse per uno splendido anime robotico che strizza l'occhio a noi maschietti, con dolci fanciulle sexy (Miya, Lamba e Pai), alieni biomeccanici e cyborg ultra tamarri ben caratterizzati, di cui Berg è un esempio lampante.
Non do 10 perché le musiche (che di solito in quel periodo erano super) risultano banali e poco curate e perché con giusto due episodi in più l'anime sarebbe stato più completo.
Nel 1987, l'anno di uscita di Dangaio, la grande tradizione del robotico è finita. Sulla TV giapponese non passano più serie in cui feroci invasori alieni cercano di invadere la Terra inviando un mostro spaziale a settimana. L'ultima è stata Dancougar, terminata nel 1986 con un insuccesso di pubblico. Dangaio non è quindi un prodotto televisivo, ma una serie OAV per nostalgici, ex-bambini cresciuti con Mazinga e gli altri robottoni nagaiani, ormai adolescenti o adulti, con abbastanza disponibilità finanziare da comprare le videocassette. L'aspetto nostalgico - l'idea originale era quella di realizzare un remake del Grande Mazinga - si vede sia nella trama sia nel chara design dei nemici, sia nella colonna sonora a opera di Michiaki "Mazinga" Wakanabe. L'edizione italiana ha giustamente fatto leva sulla vena nostalgica, chiamando nel cast i due più grandi doppiatori dell'era della girella, Romano Malaspina e Cinzia De Carolis, che qui schiacciano tutti gli altri pur non avendo le parti principali. Solo per questi motivi Dangaio merita la visione.
Graficamente Dangaio è un figlio del suo tempo: il chara design, i colori, le animazioni e in generale la realizzazione tecnica sono tipiche di quegli anni, molto simili a quelle di OAV contemporanei come Iczer One e Megazone 23, che proseguono la tradizione inizata da Macross. Del resto il chara design è sempre di Toshiro Hirano, come pure la regia, mentre al mecha design troviamo Shouji Kawamori e Masami Oobari: sono tutti nomi che hanno fatto la storia degli anni Ottanta. Dangaioh si pone sopra gli OAV gemelli perché non scade mai nell'ecchi gratuito (niente scene lesbo, niente mostri tentacolati come in Iczer One) e perché non ci sono odiose idol e canzoni (come in Megazone): al contrario, è più vicino alla tradizione del passato, ed è apprezzabile in particolare il virilissimo avversario Gil Berg (doppiato da Malaspina) che per provare la sua fedeltà al generale dei Bankers non esita a strapparsi un occhio a mani nude, in un'esibizione degna di un antico samurai.
Detto questo, non si può dire che la trama sia di particolare spessore (ma questo non è un problema per un robotico), né che i personaggi siano particolarmente sviluppati - di tutti però viene narrato il passato, quindi non sono neppure trascurati. Fedele all'estetica anni Ottanta lo spazio maggiore viene riservato ai tre piloti di sesso femminile, tutte e tre con un chara di altro livello, anche se la mia preferenza va a Pai, doppiata da Cinzia de Carolis. Il mecha design è spettacolare ma un po' troppo eccessivo per i miei gusti, con un robot molto barocco e quasi organico. Le battaglie sono abbastanza buone, ma il ritmo è troppo veloce.
Il mio voto è 7,5 ma non lo arrotondo a 8, un po' perché la serie è tronca (il finale è aperto), un po' perché in quanto serie OAV è sbilanciata sul versante azione. Io sono a favore dei ritmi lenti propri di una serie televisiva, che sono quelli necessari per sviluppare una storia e dei personaggi come si deve. Sono comunque degli OAV interessanti e da raccomandare ai fan del robotico.
Graficamente Dangaio è un figlio del suo tempo: il chara design, i colori, le animazioni e in generale la realizzazione tecnica sono tipiche di quegli anni, molto simili a quelle di OAV contemporanei come Iczer One e Megazone 23, che proseguono la tradizione inizata da Macross. Del resto il chara design è sempre di Toshiro Hirano, come pure la regia, mentre al mecha design troviamo Shouji Kawamori e Masami Oobari: sono tutti nomi che hanno fatto la storia degli anni Ottanta. Dangaioh si pone sopra gli OAV gemelli perché non scade mai nell'ecchi gratuito (niente scene lesbo, niente mostri tentacolati come in Iczer One) e perché non ci sono odiose idol e canzoni (come in Megazone): al contrario, è più vicino alla tradizione del passato, ed è apprezzabile in particolare il virilissimo avversario Gil Berg (doppiato da Malaspina) che per provare la sua fedeltà al generale dei Bankers non esita a strapparsi un occhio a mani nude, in un'esibizione degna di un antico samurai.
Detto questo, non si può dire che la trama sia di particolare spessore (ma questo non è un problema per un robotico), né che i personaggi siano particolarmente sviluppati - di tutti però viene narrato il passato, quindi non sono neppure trascurati. Fedele all'estetica anni Ottanta lo spazio maggiore viene riservato ai tre piloti di sesso femminile, tutte e tre con un chara di altro livello, anche se la mia preferenza va a Pai, doppiata da Cinzia de Carolis. Il mecha design è spettacolare ma un po' troppo eccessivo per i miei gusti, con un robot molto barocco e quasi organico. Le battaglie sono abbastanza buone, ma il ritmo è troppo veloce.
Il mio voto è 7,5 ma non lo arrotondo a 8, un po' perché la serie è tronca (il finale è aperto), un po' perché in quanto serie OAV è sbilanciata sul versante azione. Io sono a favore dei ritmi lenti propri di una serie televisiva, che sono quelli necessari per sviluppare una storia e dei personaggi come si deve. Sono comunque degli OAV interessanti e da raccomandare ai fan del robotico.
In un lontano futuro quattro ragazzi, Mia, Lamba, Pai e Rol, si risvegliano in una misteriosa astronave, incapaci di ricordare il proprio passato. Scopriranno di possedere inauditi poteri mentali che li rendono armi umane al servizio del loro creatore, il dr. Tarsan. Quest'ultimo e il suo braccio destro Gil Berg sono servitori dei Banker, potenti pirati spaziali, che con l'ausilio dei giovani ragazzi intendono governare su tutto l'universo. I nostri eroi decideranno di ribellarsi al proprio destino e, convincendo Tarsan a schierarsi dalla loro parte, potranno così aumentare la loro forza grazie al possente robot scomponibile del professore, il Dangaio. Gil Berg non è però di quest'idea.
Dangaio, seconda collaborazione tra Hirano e Obari ("Fight! Iczer-1" la prima) e, tra le due, l'unica ad arrivare anche in Italia (in tre costosissime VHS Granata Press che non hanno venduto nulla), a dispetto di un'incredibile sconclusionatezza, ennesima testimonianza dell'interesse degli artisti per sperimentazioni grafiche e narrative a discapito della trama - Hirano aveva così voglia di creare un Super Robot di sboroneria indimenticabile che lo ha diretto senza avere in mente la storia completa, finendo, al terzo episodio, a corto di idee - è, storicamente, il rappresentante finale della "concezione Macross", assurgendo a simbolo irraggiungibile, in quegli anni, della rivoluzione inaugurata da Shoji Kawamori e Studio Nue.
La sua genesi deriva dall'essere stato un remake mancato del "Mazinger Z" di Go Nagai, un nuovo progetto provvisoriamente intitolato "Dai Mazinger" (i cui diversi schizzi sono facilmente rintracciabili in internet) che, per incredibile ingenuità di studio AIC, che pensava di realizzarlo senza pagare uno yen di diritti a Toei, salterà quando quest'ultima porrà un veto sul logo Mazinger. AIC corre quindi ai ripari rinunciando all'opera di rifacimento e prediligendo una storia completamente nuova, che comunque tradisce le sue origini per le armi del robottone protagonista, il Dangaio, varianti ancora più fantascientifiche dei Rocket Punch dell'automa di Nagai.
A scanso di equivoci, Dangaio è una miniserie dall'interesse narrativo nullo, un super robot classicissimo che narra di come alcuni abbozzati eroi cerchino di recuperare la loro memoria tornando nei loro paesi d'origine e combattendo, allo stesso tempo, contro Gil Berg e i malvagi emissari dei Banker, in tre episodi identici e con un finale aperto. Se in altre occasioni sarebbe bastato molto meno per una stroncatura memorabile, qui l'opera raggiunge una valutazione alta per altro, in quanto non le interessava catturare l'attenzione con una trama di chissà che interesse. Come asserirà chiunque lo ha visto, con Dangaio si parla di un sontuoso omaggio al super robot vecchia maniera, aggiornato però a tutti gli stilemi estetici inventati e interiorizzati, all'epoca, dal cult di Shoji Kawamori - un doveroso ringraziamento il suo apporto al mecha design? Parliamo di un esaltante susseguirsi di prelibatezze sensoriali, che colpiscono occhi e udito con continuità rendendo elettrizzante e indimenticabile una storia che neanche esiste.
Primo elemento di menzione è la straordinaria prova musicale di Michiaki Watanabe: brani epici, marziali, minacciosi e dal sound irresistibile che danno potenti scariche di adrenalina durante i colossali combattimenti mecha. Accompagnano disegni a livelli stratosferici, a partire dall'intrigante chara dello stesso Hirano, qui al suo tratto intermedio e "felino" che abbandona reminiscenze mikimotiane, per arrivare al mecha design dove Dangaio assurge a culto definitivo. A opera della coppia Obari/Kawamori, è talmente possente e sborone da risultare memorabile, il più grande lavoro dei due artisti: qualsiasi robottone gode di movenze, colori e armature di una complessità estetica indimenticabile. La cura di Dangaio in ogni singolo aspetto fanservice è manieristico, non c'è nulla fuori posto. Esclusa la storia, per forza di cose dimenticabile, lo spettacolo orchestrato da AIC è di valore assoluto, di estrema cura tecnica e visiva, retta su animazioni di solenne epicità (a opera di Hideaki Anno, non certo un mister nessuno) e opening/ending, a tema, potenti e memorabili; sfido a non trovarsi a fischiettare, dopo averlo sentito, il roboante Cross Fight.
Sono rari, rarissimi i casi in cui a una storia non certo indimenticabile merita un ottimo voto: per demeriti narrativi il cult di Hirano non raggiungerebbe neppure la sufficienza, ma giudicarlo per questo sarebbe ingeneroso. Parliamo di una serie celebrativa, interessata non a raccontare del perché avvengono mazzate robotiche, ma del come. Un tuffo nel passato del genere, un manifesto del super robot più basico ma con tanta, tantissima, immensa sboroneria in più. A suo modo un capolavoro, il cui ricordo non può e non deve assolutamente andare dimenticato, in attesa che qualcuno ce lo riporti finalmente in edizione degna. Toshiki Hirano tornerà a dire la sua su "Dangaio" quasi subito col manga "Doll", rielaborandone la trama con gli stessi personaggi, ma sopratutto, dopo ben 15 anni, con il sequel "Great Dangaioh", che stavolta rileggerà per davvero "Mazinger Z".
Dangaio, seconda collaborazione tra Hirano e Obari ("Fight! Iczer-1" la prima) e, tra le due, l'unica ad arrivare anche in Italia (in tre costosissime VHS Granata Press che non hanno venduto nulla), a dispetto di un'incredibile sconclusionatezza, ennesima testimonianza dell'interesse degli artisti per sperimentazioni grafiche e narrative a discapito della trama - Hirano aveva così voglia di creare un Super Robot di sboroneria indimenticabile che lo ha diretto senza avere in mente la storia completa, finendo, al terzo episodio, a corto di idee - è, storicamente, il rappresentante finale della "concezione Macross", assurgendo a simbolo irraggiungibile, in quegli anni, della rivoluzione inaugurata da Shoji Kawamori e Studio Nue.
La sua genesi deriva dall'essere stato un remake mancato del "Mazinger Z" di Go Nagai, un nuovo progetto provvisoriamente intitolato "Dai Mazinger" (i cui diversi schizzi sono facilmente rintracciabili in internet) che, per incredibile ingenuità di studio AIC, che pensava di realizzarlo senza pagare uno yen di diritti a Toei, salterà quando quest'ultima porrà un veto sul logo Mazinger. AIC corre quindi ai ripari rinunciando all'opera di rifacimento e prediligendo una storia completamente nuova, che comunque tradisce le sue origini per le armi del robottone protagonista, il Dangaio, varianti ancora più fantascientifiche dei Rocket Punch dell'automa di Nagai.
A scanso di equivoci, Dangaio è una miniserie dall'interesse narrativo nullo, un super robot classicissimo che narra di come alcuni abbozzati eroi cerchino di recuperare la loro memoria tornando nei loro paesi d'origine e combattendo, allo stesso tempo, contro Gil Berg e i malvagi emissari dei Banker, in tre episodi identici e con un finale aperto. Se in altre occasioni sarebbe bastato molto meno per una stroncatura memorabile, qui l'opera raggiunge una valutazione alta per altro, in quanto non le interessava catturare l'attenzione con una trama di chissà che interesse. Come asserirà chiunque lo ha visto, con Dangaio si parla di un sontuoso omaggio al super robot vecchia maniera, aggiornato però a tutti gli stilemi estetici inventati e interiorizzati, all'epoca, dal cult di Shoji Kawamori - un doveroso ringraziamento il suo apporto al mecha design? Parliamo di un esaltante susseguirsi di prelibatezze sensoriali, che colpiscono occhi e udito con continuità rendendo elettrizzante e indimenticabile una storia che neanche esiste.
Primo elemento di menzione è la straordinaria prova musicale di Michiaki Watanabe: brani epici, marziali, minacciosi e dal sound irresistibile che danno potenti scariche di adrenalina durante i colossali combattimenti mecha. Accompagnano disegni a livelli stratosferici, a partire dall'intrigante chara dello stesso Hirano, qui al suo tratto intermedio e "felino" che abbandona reminiscenze mikimotiane, per arrivare al mecha design dove Dangaio assurge a culto definitivo. A opera della coppia Obari/Kawamori, è talmente possente e sborone da risultare memorabile, il più grande lavoro dei due artisti: qualsiasi robottone gode di movenze, colori e armature di una complessità estetica indimenticabile. La cura di Dangaio in ogni singolo aspetto fanservice è manieristico, non c'è nulla fuori posto. Esclusa la storia, per forza di cose dimenticabile, lo spettacolo orchestrato da AIC è di valore assoluto, di estrema cura tecnica e visiva, retta su animazioni di solenne epicità (a opera di Hideaki Anno, non certo un mister nessuno) e opening/ending, a tema, potenti e memorabili; sfido a non trovarsi a fischiettare, dopo averlo sentito, il roboante Cross Fight.
Sono rari, rarissimi i casi in cui a una storia non certo indimenticabile merita un ottimo voto: per demeriti narrativi il cult di Hirano non raggiungerebbe neppure la sufficienza, ma giudicarlo per questo sarebbe ingeneroso. Parliamo di una serie celebrativa, interessata non a raccontare del perché avvengono mazzate robotiche, ma del come. Un tuffo nel passato del genere, un manifesto del super robot più basico ma con tanta, tantissima, immensa sboroneria in più. A suo modo un capolavoro, il cui ricordo non può e non deve assolutamente andare dimenticato, in attesa che qualcuno ce lo riporti finalmente in edizione degna. Toshiki Hirano tornerà a dire la sua su "Dangaio" quasi subito col manga "Doll", rielaborandone la trama con gli stessi personaggi, ma sopratutto, dopo ben 15 anni, con il sequel "Great Dangaioh", che stavolta rileggerà per davvero "Mazinger Z".
Anche questo anime, come Macross ha delle forti matrici "femminili" al suo interno, solo che in quest'opera, anzichè manifestarsi sui facili ( o difficili) sentimentalismi, si manifesta tramite dei cyborg, che solo in apparenza sembrano non avere anima, in realtà è stato offuscato solo il loro recente passato, da cui ha origine questa storia.
Difatti anche in questa trama il robot non è l'effettivo protagonista come potrebbe far sembrare il titolo dell'opera,ma lo sono i 4 "quasi umani" protagonisti, in cui il tema principale dell'anime è proprio la loro natura.
Quindi si potrebbe definire un'opera dalla forte "guerra psicologica", dove i protagonisti si troveranno a fronteggiare un passato che non ricordano e un presente da combattere contro i nemici provenienti proprio dal loro passato.
Ma il vero motivo che muove le intenzioni di quest'opera è quello di far capire allo spettatore l'importanza che ricopre il cuore umano di fronte a tutti questi progressi della scienza volti solo ad un desiderio di dominio o comunque di carne da macello mandata allo sbaraglio come dei supersoldati che hanno come unico obiettivo quello di sterminare tutto ciò che trovano davanti al loro cammino.
E ci sono tanti modi in cui questi particolari si evincono all'interno dei 3 oav, pur richiamando tutti e 3 lo stesso filo conduttore dell'opera, a cominciare proprio dai nemici, che trattano i nostri protagonisti come dei burattini nelle loro mani.
Riusciranno a rendersi conto dell'errore commesso dai loro nemici nel momento in cui capiranno che la loro sopravvivenza è la loro forza, la testimonianza che non esiste tortura peggiore che della sottomissione, della privazione di ogni dignità, e da qui nasce la morale finale dell'autore.
Nessuna, dico nessuna dignità umana va privata, non esiste cosa peggiore di un proprio simile che vuole mirare al potere sacrificando degli innocenti per realizzare i propri oscuri scopi, e purtroppo sono situazioni che ritroviamo anche nella realtà, in ciò che i capoccioni che ci governano chiamano con l'inutile nome di "progresso".
Il vero progresso della scienza e della politica è quello di dar la vita, non di sopravvivere o peggio ancora soccombere o sottomettersi, in un mondo che dovrebbe aver superato diverse barbarie ed inciviltà dovrebbe aver imparato molto dalla storia umana, invece autori come quelli di questo anime attraverso l'allegoria del cyborg e dei robot non vogliono dare un'immagine di un completamento umano di asimoviana memoria, ma vogliono farci capire l'aspetto turpe che si nasconde sempre dietro la parola "progresso", laddove in realtà è un progresso per pochi, ed una condanna per quasi tutti.
Difatti anche in questa trama il robot non è l'effettivo protagonista come potrebbe far sembrare il titolo dell'opera,ma lo sono i 4 "quasi umani" protagonisti, in cui il tema principale dell'anime è proprio la loro natura.
Quindi si potrebbe definire un'opera dalla forte "guerra psicologica", dove i protagonisti si troveranno a fronteggiare un passato che non ricordano e un presente da combattere contro i nemici provenienti proprio dal loro passato.
Ma il vero motivo che muove le intenzioni di quest'opera è quello di far capire allo spettatore l'importanza che ricopre il cuore umano di fronte a tutti questi progressi della scienza volti solo ad un desiderio di dominio o comunque di carne da macello mandata allo sbaraglio come dei supersoldati che hanno come unico obiettivo quello di sterminare tutto ciò che trovano davanti al loro cammino.
E ci sono tanti modi in cui questi particolari si evincono all'interno dei 3 oav, pur richiamando tutti e 3 lo stesso filo conduttore dell'opera, a cominciare proprio dai nemici, che trattano i nostri protagonisti come dei burattini nelle loro mani.
Riusciranno a rendersi conto dell'errore commesso dai loro nemici nel momento in cui capiranno che la loro sopravvivenza è la loro forza, la testimonianza che non esiste tortura peggiore che della sottomissione, della privazione di ogni dignità, e da qui nasce la morale finale dell'autore.
Nessuna, dico nessuna dignità umana va privata, non esiste cosa peggiore di un proprio simile che vuole mirare al potere sacrificando degli innocenti per realizzare i propri oscuri scopi, e purtroppo sono situazioni che ritroviamo anche nella realtà, in ciò che i capoccioni che ci governano chiamano con l'inutile nome di "progresso".
Il vero progresso della scienza e della politica è quello di dar la vita, non di sopravvivere o peggio ancora soccombere o sottomettersi, in un mondo che dovrebbe aver superato diverse barbarie ed inciviltà dovrebbe aver imparato molto dalla storia umana, invece autori come quelli di questo anime attraverso l'allegoria del cyborg e dei robot non vogliono dare un'immagine di un completamento umano di asimoviana memoria, ma vogliono farci capire l'aspetto turpe che si nasconde sempre dietro la parola "progresso", laddove in realtà è un progresso per pochi, ed una condanna per quasi tutti.
Non credevo non ci fossero recensioni su questo anime, in effetti in Italia non ha riscosso particolare successo, però in Jap sembra che le cose siano diverse.
Infatti sia per colonna sonora che per altri riferimenti, troviamo vari omaggi ai vecchi robottoni anni 70/80 ai quali eravamo abituati, l'anime in questione richiama molto bene alcune particolarità, in più il design molto accattivante del personaggio non è da sottovalutare.
Ciò nonostante a me non ha entusiasmato, come tutte le opere che non hanno un finale o pseudo tale, mi ha lasciato un po' "insoddisfatto" e lo reputo inconcludente in quanto non porta nulla di nuovo nel panorama anime robotico dell'epoca, di serie trasformabili e con super robot ne abbiamo viste tante per cui...
Due note sulla trama:
In un posto dello spazio uno scienziato sembra che abbia finalmente finito la sua nuova opera, 4 Cyborg dalle capacità spettacolari ognuno di loro avente la sua peculiare abilità si ritrovano spaesati all'interno della nave spaziale come se si fossero svegliati da un lungo sonno, senza capire dove si trovano chi sono e cosa fanno.
Soltanto dopo essersi liberati di alcuni avversari con le loro abilità incontreranno lo scienziato che gli dirà chi sono (ovvero cyborg costruiti da lui) e che saranno venduti ai Bunkers, un gruppo di pirati spaziali che vogliono sempre più potere.
Soltanto successivamente i 4 scopriranno di non essere dei cyborg costruiti dallo scienziato ma degli individui con una vita reale alle spalle e con un passato che non ricordano...
A questo punto i nostri eroi scappano a bordo delle Navicelle che formeranno poi il Dangaioh, prodigioso robot dalle abilità potentissime in quanto derivante dall'unione dei 4 amici, ribellandosi al loro destino e contrastando i Bunkers!
Come di può notare dalla trama, non c'è nulla di particolarmente innovativo, anche se le musiche devo dire che sono degne di nota. L'anime è composta da 3 OAV di 45 minuti l'uno circa, la traduzione e l'adattamento non è nulla di che e peggio ancora l'interpretazione dei doppiatori, cosa che succedeva spesso alla fine degli anni 80 ho notato :-(((
Comunque per chi avesse visto o voglia vedere Great Dangaioh, sappiate che non vi è nessuna relazione esplicita tra i due anime, purtroppo, così non scoprirete cose in più su questi 3 OAV che come ho già detto finiscono senza capo ne coda.
Alla prossima
Il vostro Koji
Infatti sia per colonna sonora che per altri riferimenti, troviamo vari omaggi ai vecchi robottoni anni 70/80 ai quali eravamo abituati, l'anime in questione richiama molto bene alcune particolarità, in più il design molto accattivante del personaggio non è da sottovalutare.
Ciò nonostante a me non ha entusiasmato, come tutte le opere che non hanno un finale o pseudo tale, mi ha lasciato un po' "insoddisfatto" e lo reputo inconcludente in quanto non porta nulla di nuovo nel panorama anime robotico dell'epoca, di serie trasformabili e con super robot ne abbiamo viste tante per cui...
Due note sulla trama:
In un posto dello spazio uno scienziato sembra che abbia finalmente finito la sua nuova opera, 4 Cyborg dalle capacità spettacolari ognuno di loro avente la sua peculiare abilità si ritrovano spaesati all'interno della nave spaziale come se si fossero svegliati da un lungo sonno, senza capire dove si trovano chi sono e cosa fanno.
Soltanto dopo essersi liberati di alcuni avversari con le loro abilità incontreranno lo scienziato che gli dirà chi sono (ovvero cyborg costruiti da lui) e che saranno venduti ai Bunkers, un gruppo di pirati spaziali che vogliono sempre più potere.
Soltanto successivamente i 4 scopriranno di non essere dei cyborg costruiti dallo scienziato ma degli individui con una vita reale alle spalle e con un passato che non ricordano...
A questo punto i nostri eroi scappano a bordo delle Navicelle che formeranno poi il Dangaioh, prodigioso robot dalle abilità potentissime in quanto derivante dall'unione dei 4 amici, ribellandosi al loro destino e contrastando i Bunkers!
Come di può notare dalla trama, non c'è nulla di particolarmente innovativo, anche se le musiche devo dire che sono degne di nota. L'anime è composta da 3 OAV di 45 minuti l'uno circa, la traduzione e l'adattamento non è nulla di che e peggio ancora l'interpretazione dei doppiatori, cosa che succedeva spesso alla fine degli anni 80 ho notato :-(((
Comunque per chi avesse visto o voglia vedere Great Dangaioh, sappiate che non vi è nessuna relazione esplicita tra i due anime, purtroppo, così non scoprirete cose in più su questi 3 OAV che come ho già detto finiscono senza capo ne coda.
Alla prossima
Il vostro Koji