The Seven Deadly Sins: I segni della Guerra Santa
La seconda serie di quattro episodi di una saga che si rivela a poco a poco e che non smette mai di sorprendere è come un vortice fatto di caos, passione, avventura, azione, romanticismo, onore, colpi di scena, imprevisti e probabilità in continua espansione, crescita, evoluzione ed esplosione. Questo è "The Seven Deadly Sins: I segni della Guerra Santa".
Diciamo che qui vengono approfonditi gli umori, i temperamenti, i caratteri e quindi le personalità dei nostri amici cavalieri. Ciascuno di loro mostra a poco a poco la propria indole, e quindi inclinazione, insieme ai suoi sogni, desideri, speranze, e impara a conoscersi meglio e a conoscere colui o colei con il quale o la quale intende andare ben oltre una semplice conoscenza o amicizia. Ma purtroppo non c'è tempo: i segni della Guerra Santa si palesano sempre di più, e di conseguenza bisogna prepararsi al meglio che si può e bisogna essere pronti a tutto pur di fare ciò che va fatto. Di conseguenza, l'amore deve pazientare, aspettare, sopportare, tollerare, accettare.
Ciò che accade non ha apparentemente chissà quale spessore, ma in realtà svolge la sua funzione precisa di mettere in moto eventi che non possono essere fermati (mi viene in mente la battuta di Gandalf, per restare fedele all'atmosfera da poema cavalleresco a cui la serie è ispirata, come da tanti altri esempi del ciclo arturiano inerenti alla materia britannica). Vengono alla luce segreti che non sarebbero dovuti essere dimenticati, ma che la gente ha preferito dimenticare (citazione di Galadriel: "Molte cose che non dovevano essere dimenticate andarono perdute").
La grafica è rimasta invariata in ossequio alla prima serie. I disegni continuano a sorprendere e stupire per la loro naturalezza, genuinità e spontaneità. Tutto, personaggi, ambientazioni, è immerso nella atmosfera da poema epico e cavalleresco che ha fatto la fortuna della serie. Anche la colonna sonora è rimasta immutata, se non per le ovvie eccezioni della sigla d'apertura e quella di chiusura, ma rimane il tema principale che non smette mai di farci venire voglia di immergerci in questo mondo fantastico. Possiamo considerare questa mini-serie come una sorta di piccolo intervallo didattico prima della ripresa della vera storia. D'altronde, la vita dei cavalieri non è solo brandire le armi, combattere, uccidere in nome del proprio onore, di quello del proprio regno, ma anche di battute, scherzi, gag e strafalcioni. E qui se ne trovano in abbondanza, il tutto per conferire sempre quella leggerezza che non deve mai mancare, per meglio assaporare una serie come questa che, se composta di scene di guerra o battaglie, diventerebbe monolitica e perderebbe spessore.
Da questo punto di vista si può dire che il team di produzione ha saputo trovare il giusto equilibrio, altro elemento chiave della fortuna di questa saga.
Voto: 10
Diciamo che qui vengono approfonditi gli umori, i temperamenti, i caratteri e quindi le personalità dei nostri amici cavalieri. Ciascuno di loro mostra a poco a poco la propria indole, e quindi inclinazione, insieme ai suoi sogni, desideri, speranze, e impara a conoscersi meglio e a conoscere colui o colei con il quale o la quale intende andare ben oltre una semplice conoscenza o amicizia. Ma purtroppo non c'è tempo: i segni della Guerra Santa si palesano sempre di più, e di conseguenza bisogna prepararsi al meglio che si può e bisogna essere pronti a tutto pur di fare ciò che va fatto. Di conseguenza, l'amore deve pazientare, aspettare, sopportare, tollerare, accettare.
Ciò che accade non ha apparentemente chissà quale spessore, ma in realtà svolge la sua funzione precisa di mettere in moto eventi che non possono essere fermati (mi viene in mente la battuta di Gandalf, per restare fedele all'atmosfera da poema cavalleresco a cui la serie è ispirata, come da tanti altri esempi del ciclo arturiano inerenti alla materia britannica). Vengono alla luce segreti che non sarebbero dovuti essere dimenticati, ma che la gente ha preferito dimenticare (citazione di Galadriel: "Molte cose che non dovevano essere dimenticate andarono perdute").
La grafica è rimasta invariata in ossequio alla prima serie. I disegni continuano a sorprendere e stupire per la loro naturalezza, genuinità e spontaneità. Tutto, personaggi, ambientazioni, è immerso nella atmosfera da poema epico e cavalleresco che ha fatto la fortuna della serie. Anche la colonna sonora è rimasta immutata, se non per le ovvie eccezioni della sigla d'apertura e quella di chiusura, ma rimane il tema principale che non smette mai di farci venire voglia di immergerci in questo mondo fantastico. Possiamo considerare questa mini-serie come una sorta di piccolo intervallo didattico prima della ripresa della vera storia. D'altronde, la vita dei cavalieri non è solo brandire le armi, combattere, uccidere in nome del proprio onore, di quello del proprio regno, ma anche di battute, scherzi, gag e strafalcioni. E qui se ne trovano in abbondanza, il tutto per conferire sempre quella leggerezza che non deve mai mancare, per meglio assaporare una serie come questa che, se composta di scene di guerra o battaglie, diventerebbe monolitica e perderebbe spessore.
Da questo punto di vista si può dire che il team di produzione ha saputo trovare il giusto equilibrio, altro elemento chiave della fortuna di questa saga.
Voto: 10
Gli episodi di "Nanatsu no Taizai: Seisen no Shirushi" avrebbero dovuto fungere da prosieguo della prima stagione dell'anime, tuttavia ci sono sia dei pregi che dei difetti da analizzare nella realizzazione degli stessi.
Innanzitutto è stata approfondita ulteriormente la relazione fra King e Diane, difatti i due peccati capitali sembrano proprio aver riacquisito quel forte legame e soprattutto quella naturalezza mostrata in passato e che oramai sembrava andata definitivamente perduta. L'apice, però, è stato raggiunto nelle fasi finali, quando sono stati introdotti i "nuovi avversari" che i Sette Peccati Capitali dovranno sicuramente affrontare nella seconda stagione. Un'altra nota positiva è rappresentata da Gowther, spero che la sua caratterizzazione venga approfondita ulteriormente, poiché si tratta di un personaggio piuttosto atipico e molto lontano dalla dimensione umana. Il peccato capitale non riesce ancora a comprendere appieno le emozioni provate dagli esseri umani e per quali ragioni esse si manifestano, dunque spero proprio che in questo senso ci sia una evoluzione e maturazione da parte di Gowther.
Adesso passiamo agli aspetti negativi: sinceramente il combattimento tra Meliodas e Ban, sebbene sia stato senza esclusione di colpi, può essere considerato privo di senso e significato, dato che Ban stesso, in realtà, ha chiaramente dovuto accettare che Elain non possa essere riportata in vita così facilmente e per di più sacrificando il suo migliore amico... Per il resto si è assistito a vicende di vita quotidiana che sono state piuttosto noiose e che sono servite in particolare a coprire i clamorosi buchi di trama, perché, parlando sinceramente, i produttori avrebbero potuto tranquillamente ridurre il tutto a due semplici episodi fatti bene, mantenendo sempre alto l'hype e l'attenzione in modo tale da evitare di annoiare troppo lo spettatore.
Nulla da aggiungere sulla grafica, che si tiene sui livelli della prima stagione; il doppiaggio giapponese mi ha convinto ulteriormente rispetto a quello italiano, tale differenza l'ho notata soprattutto nei doppiatori di Diane ed Elizabeth. Sono state utilizzate anche delle OST nuove che non mi sono affatto dispiaciute.
Tutto sommato sono gli ultimi due episodi a salvare nel complesso questa brevissima serie, se così la si può definire, i quali possono essere considerati come "preparatori" per l'avvento delle vicende della seconda stagione.
Il mio voto finale è 6,5.
Innanzitutto è stata approfondita ulteriormente la relazione fra King e Diane, difatti i due peccati capitali sembrano proprio aver riacquisito quel forte legame e soprattutto quella naturalezza mostrata in passato e che oramai sembrava andata definitivamente perduta. L'apice, però, è stato raggiunto nelle fasi finali, quando sono stati introdotti i "nuovi avversari" che i Sette Peccati Capitali dovranno sicuramente affrontare nella seconda stagione. Un'altra nota positiva è rappresentata da Gowther, spero che la sua caratterizzazione venga approfondita ulteriormente, poiché si tratta di un personaggio piuttosto atipico e molto lontano dalla dimensione umana. Il peccato capitale non riesce ancora a comprendere appieno le emozioni provate dagli esseri umani e per quali ragioni esse si manifestano, dunque spero proprio che in questo senso ci sia una evoluzione e maturazione da parte di Gowther.
Adesso passiamo agli aspetti negativi: sinceramente il combattimento tra Meliodas e Ban, sebbene sia stato senza esclusione di colpi, può essere considerato privo di senso e significato, dato che Ban stesso, in realtà, ha chiaramente dovuto accettare che Elain non possa essere riportata in vita così facilmente e per di più sacrificando il suo migliore amico... Per il resto si è assistito a vicende di vita quotidiana che sono state piuttosto noiose e che sono servite in particolare a coprire i clamorosi buchi di trama, perché, parlando sinceramente, i produttori avrebbero potuto tranquillamente ridurre il tutto a due semplici episodi fatti bene, mantenendo sempre alto l'hype e l'attenzione in modo tale da evitare di annoiare troppo lo spettatore.
Nulla da aggiungere sulla grafica, che si tiene sui livelli della prima stagione; il doppiaggio giapponese mi ha convinto ulteriormente rispetto a quello italiano, tale differenza l'ho notata soprattutto nei doppiatori di Diane ed Elizabeth. Sono state utilizzate anche delle OST nuove che non mi sono affatto dispiaciute.
Tutto sommato sono gli ultimi due episodi a salvare nel complesso questa brevissima serie, se così la si può definire, i quali possono essere considerati come "preparatori" per l'avvento delle vicende della seconda stagione.
Il mio voto finale è 6,5.