Miss Kobayashi's Dragon Maid
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Introduzione
È la prima stagione di una serie che vi travolgerà con tutta la sua potenza narrativa fine e sottile mescolata a un umorismo grottesco e immenso. Una lunga sequenza di spaccati di vita che vi porterà in dimensioni che non avreste pensato di poter contemplare neanche nella vostra più fervida immaginazione e che vi aiuterà a combattere la monotonia e il logorio della vita moderna (perdonate la citazione alla pubblicità di una nota marca di alcolici). Signore e signori, immergiamoci nel mondo (stra-)ordinario di "Kobayashi-san Chi no Maid Dragon", un'avventura fuori dagli schemi e fuori da ogni aspettativa. Gli ingredienti per questa ricetta fiammeggiante sono semplici: prendete una persona ordinaria che segue una routine prestabilita, fatela lavorare a cottimo, poi fatela sbronzare fino allo sfinimento, fatele incontrare con una creatura mitologica e fate in modo che lei salvi la suddetta creatura da una morte fatale. Questa da aggressiva, minacciosa e intimidatoria diventerà docile, obbediente e remissiva, e si trasformerà in una cameriera che decide di mettersi al suo servizio. Tutto a posto, direte: così sembra, ma è soltanto l'inizio di una lunga serie di (dis-)avventure esplosive e rocambolesche che vi faranno spiccare il volo come non mai e vi faranno sentire più leggeri dell'aria. Aggiungete anche gli amici della ragazza-drago come contorno, e state pur certi che avrete un'altra carrellata di altri amici e conoscenti che prima non avreste mai pensato di conoscere, e scoprirete qualcosa di più sul vostro mondo; ma non è tutto: per bilanciare, prendete qualche spezia amarognola come ricordi dolorosi, capi maniaci del controllo e padri-padroni, e mescolate bene. Il risultato è una serie di portate variegate, i cui sapori si mescolano che è una meraviglia.
Trama
Kobayashi è un'impiegata che trascorre la sua vita tra appartamento e ufficio, e non sembra avere interessi particolari, anzi sembra stare a suo agio nella quotidianità. Questo finché un giorno non compare davanti a lei una dragonessa. Inizialmente presa dall'angoscia e dalla reticenza, non sembra volerci credere. Ma quando lei si presenta e le spiega quello che aveva fatto per lei la notte precedente, Kobayashi comincia a ricordare e si spaventa: la ragazza-drago, di nome Tohru, è disposta a volersi mettere al suo servizio per ripagarla del suo debito di vita, ma lei non sembra incline ad accettare. Ciononostante, Tohru si dimostra determinata e di grande volontà e forza d'animo. Inizialmente, vi sono parecchie incomprensioni e difficoltà, ma il rapporto e il legame che si creano si rafforzano e rinsaldano nel corso del tempo, grazie anche agli amici e compagni di Tohru, i quali hanno delle personalità molto spiccate, e con il loro entusiasmo, carisma, grinta e gioia di vivere, riescono a farla aprire a nuove prospettive, punti di vista che prima non aveva mai preso in considerazione. Ma la vita, si sa, non è tutta rose e fiori: i nostri amici draghi, pur sapendo di essere potenti, capiscono che devono imparare a moderarsi e integrarsi gradualmente, se vogliono essere accettati, e questo implica imparare le usanze e i costumi umani, impresa non facile, data la loro tendenza ad essere impulsivi e a ricorrere sempre ai propri poteri per risolvere i problemi. Ci si mettono poi i problemi personali, legati al passato dei personaggi: a discapito di quello che sembra, essi hanno ferite e cicatrici enormi che si portano dentro e che cercano di lasciarsi alle spalle, ma con molta difficoltà e con la paura che queste tornino più potenti che mai. Specialmente Tohru fa fatica a gestire i propri ricordi, soprattutto quelli legati alla figura del padre, che riemerge con la sua prepotenza e si aspetta che lei gli obbedisca incondizionatamente, seppur apparentemente con intenzioni di rispettare l'equilibrio dei mondi. In ricordo di tutto quello che Tohru ha fatto per lei, Kobayashi, che di solito è una persona che non prende posizioni, si schiera dalla parte della ragazza e riesce paradossalmente a convincere il genitore che la coesistenza tra i due mondi è possibile, ma che per farlo è stato necessario parecchio tempo, energia, pazienza e fatica, come a dire che è stata la guerra più difficile che Tohru e i suoi amici abbiano dovuto combattere dentro sé stessi. Il padre della ragazza, sorpreso da questa dichiarazione, si ritira, concedendo apparentemente il permesso alla figlia di restare nel mondo degli umani. Vi sono poi i mini-sketch divertenti, folli, pazzi e grandiosi, nei quali le protagoniste si cimentano in esibizioni a base di cosplay e nel quale mostrano il loro lato più estroverso, che rimarca la comicità delle loro avventure.
Grafica e personaggi
La grafica è grandiosa, fluida, dinamica, dai disegni spontanei e i colori sgargianti, luminosi, specialmente quelli che interessano le figure dei personaggi di Tohru e i suoi amici, come a marcarne e sottolinearne la vivacità, spontaneità, felicità, gioia e voglia di vivere, e che quindi mostrano un'effervescenza di altri tempi, in contrasto con la routine, monotonia e razionalità apparente di Kobayashi. Quindi l'animazione si gioca su questo equilibrio molto sensibile che puntualmente viene prima distrutto e poi ripristinato. Le ambientazioni sono variegate: principalmente l'azione si svolge nell'appartamento di Kobayashi, ma poi passiamo al quartiere del mercato, la scuola di Kanna, l'appartamento di Takiya, l'ufficio dove lui e Kobayashi lavorano, fino a giungere in parte a paesaggi della campagna e prateria del Giappone e del mondo di Tohru. I personaggi sono grandiosi e spettacolari, imprevedibili e portentosi, dimostrano di avere una vena comica spaventosa, che rimarca l'aspetto grottesco delle vicende che causano e che si trovano a dover vivere sulla propria pelle.
Colonna sonora
La colonna sonora è dinamica ed effervescente, a partire dalla sigla d'apertura che promette molto e si rivela essere all'altezza delle aspettative, anzi le supera di gran lunga e trascina lo spettatore e la spettatrice, fino a far loro desiderare di volersi immergere nel mondo di Kobayashi e di volerci restare per sempre. La parte centrale della colonna sonora si dimostra altrettanto vivace e spontanea, e funge da ottimo sottofondo per le vicende rappresentate. Infine, la sigla di chiusura dà una sensazione di leggerezza e vivacità che ben chiude il cerchio narrativo dei singoli episodi, ma che in realtà li concatena tutti l'uno a quello precedente e/o successivo, creando de facto una catena narrativa coerente e coesa.
Messaggi
A dispetto della vena comica, satirica, grottesca e spassosa, questa serie dimostra anche di avere una componente morale, ma anche psicologica e sociologica molto spessa ed enorme, che non può essere ignorata e trascurata.
Per restare in ambito nipponico, c'è una parola che i Giapponesi utilizzano, una sorta di concetto, ovvero nankurunaisa, un sistema di pensiero che pone le basi per gli altri sistemi di pensiero filosofico giapponesi, come il kintsugi o kintsukuroi. Si tratta di quei sistemi di pensiero nei quali i Giapponesi si identificano e ai quali ricorrono quando devono riparare degli oggetti materiali, ma soprattutto quando devono riparare la propria anima o spirito. Questa filosofia consta dei seguenti tre aspetti principali: mushin (senza mente) è un concetto che esprime la capacità di lasciare correre, dimenticando le preoccupazioni, liberando la mente dalla ricerca della perfezione; anitya si traduce con impermanenza (l’esistenza, senza eccezioni, è transitoria, evanescente e incostante: tutte le cose sono destinate alla fine. Accettare tale condizione è avere un approccio sereno e consapevole della vita); mono no aware, empatia verso gli oggetti, è una malinconia triste e profonda per le cose (apprezzandone la loro decadenza, si arriva ad ammirarne la bellezza).
Pensare che tutto si risolverà e avere fede nel domani ci dà una forza incredibile per andare avanti, fondamentale nei momenti in cui ci sentiamo intrappolati e senza un futuro. Fiducia e speranza sono sentimenti che ci aiutano a resistere e a continuare: questa parola, nankurunaisa, ci invita a credere nel domani e a vedere il tempo non come un nemico, ma come un alleato e portatore di cose meravigliose, ci insegna che il tempo risolverà tutto e noi dobbiamo solo lasciarlo fluire in attesa del cambiamento. E la serie "Kobayashi-san Chi no Maid Dragon" ci invita ad avere fiducia nel domani e a lasciare che sia il tempo a curare le nostre ferite e cicatrici grazie ai doni che esso ci elargisce. Questi concetti possono sembrare magari estranei ai più, ma se ci pensiamo bene, tutta la produzione manga e anime è basata su questi principi e sistemi di pensiero, ed è ciò che veramente gli autori si aspettano che si capisca anche nella vita reale. La vera forza non sta nei superpoteri, ma nella capacità di esseri calmi, pazienti e saper dare tempo al tempo, come si suol dire, e lasciarsi il passato alle spalle, concentrandosi sul presente, senza pensare troppo al futuro.
Giudizio finale
Una prima serie decisamente dirompente e potente che sa fare breccia nel cuore, nell'anima, nello spirito degli spettatori e delle spettatrici, instillando in loro fiducia, positività nel futuro. Una serie che fa dimenticare l'angoscia, l'ansia, la paura, la tristezza e tutto ciò che c'è di negativo al mondo.
Voto: 10 e lode
Introduzione
È la prima stagione di una serie che vi travolgerà con tutta la sua potenza narrativa fine e sottile mescolata a un umorismo grottesco e immenso. Una lunga sequenza di spaccati di vita che vi porterà in dimensioni che non avreste pensato di poter contemplare neanche nella vostra più fervida immaginazione e che vi aiuterà a combattere la monotonia e il logorio della vita moderna (perdonate la citazione alla pubblicità di una nota marca di alcolici). Signore e signori, immergiamoci nel mondo (stra-)ordinario di "Kobayashi-san Chi no Maid Dragon", un'avventura fuori dagli schemi e fuori da ogni aspettativa. Gli ingredienti per questa ricetta fiammeggiante sono semplici: prendete una persona ordinaria che segue una routine prestabilita, fatela lavorare a cottimo, poi fatela sbronzare fino allo sfinimento, fatele incontrare con una creatura mitologica e fate in modo che lei salvi la suddetta creatura da una morte fatale. Questa da aggressiva, minacciosa e intimidatoria diventerà docile, obbediente e remissiva, e si trasformerà in una cameriera che decide di mettersi al suo servizio. Tutto a posto, direte: così sembra, ma è soltanto l'inizio di una lunga serie di (dis-)avventure esplosive e rocambolesche che vi faranno spiccare il volo come non mai e vi faranno sentire più leggeri dell'aria. Aggiungete anche gli amici della ragazza-drago come contorno, e state pur certi che avrete un'altra carrellata di altri amici e conoscenti che prima non avreste mai pensato di conoscere, e scoprirete qualcosa di più sul vostro mondo; ma non è tutto: per bilanciare, prendete qualche spezia amarognola come ricordi dolorosi, capi maniaci del controllo e padri-padroni, e mescolate bene. Il risultato è una serie di portate variegate, i cui sapori si mescolano che è una meraviglia.
Trama
Kobayashi è un'impiegata che trascorre la sua vita tra appartamento e ufficio, e non sembra avere interessi particolari, anzi sembra stare a suo agio nella quotidianità. Questo finché un giorno non compare davanti a lei una dragonessa. Inizialmente presa dall'angoscia e dalla reticenza, non sembra volerci credere. Ma quando lei si presenta e le spiega quello che aveva fatto per lei la notte precedente, Kobayashi comincia a ricordare e si spaventa: la ragazza-drago, di nome Tohru, è disposta a volersi mettere al suo servizio per ripagarla del suo debito di vita, ma lei non sembra incline ad accettare. Ciononostante, Tohru si dimostra determinata e di grande volontà e forza d'animo. Inizialmente, vi sono parecchie incomprensioni e difficoltà, ma il rapporto e il legame che si creano si rafforzano e rinsaldano nel corso del tempo, grazie anche agli amici e compagni di Tohru, i quali hanno delle personalità molto spiccate, e con il loro entusiasmo, carisma, grinta e gioia di vivere, riescono a farla aprire a nuove prospettive, punti di vista che prima non aveva mai preso in considerazione. Ma la vita, si sa, non è tutta rose e fiori: i nostri amici draghi, pur sapendo di essere potenti, capiscono che devono imparare a moderarsi e integrarsi gradualmente, se vogliono essere accettati, e questo implica imparare le usanze e i costumi umani, impresa non facile, data la loro tendenza ad essere impulsivi e a ricorrere sempre ai propri poteri per risolvere i problemi. Ci si mettono poi i problemi personali, legati al passato dei personaggi: a discapito di quello che sembra, essi hanno ferite e cicatrici enormi che si portano dentro e che cercano di lasciarsi alle spalle, ma con molta difficoltà e con la paura che queste tornino più potenti che mai. Specialmente Tohru fa fatica a gestire i propri ricordi, soprattutto quelli legati alla figura del padre, che riemerge con la sua prepotenza e si aspetta che lei gli obbedisca incondizionatamente, seppur apparentemente con intenzioni di rispettare l'equilibrio dei mondi. In ricordo di tutto quello che Tohru ha fatto per lei, Kobayashi, che di solito è una persona che non prende posizioni, si schiera dalla parte della ragazza e riesce paradossalmente a convincere il genitore che la coesistenza tra i due mondi è possibile, ma che per farlo è stato necessario parecchio tempo, energia, pazienza e fatica, come a dire che è stata la guerra più difficile che Tohru e i suoi amici abbiano dovuto combattere dentro sé stessi. Il padre della ragazza, sorpreso da questa dichiarazione, si ritira, concedendo apparentemente il permesso alla figlia di restare nel mondo degli umani. Vi sono poi i mini-sketch divertenti, folli, pazzi e grandiosi, nei quali le protagoniste si cimentano in esibizioni a base di cosplay e nel quale mostrano il loro lato più estroverso, che rimarca la comicità delle loro avventure.
Grafica e personaggi
La grafica è grandiosa, fluida, dinamica, dai disegni spontanei e i colori sgargianti, luminosi, specialmente quelli che interessano le figure dei personaggi di Tohru e i suoi amici, come a marcarne e sottolinearne la vivacità, spontaneità, felicità, gioia e voglia di vivere, e che quindi mostrano un'effervescenza di altri tempi, in contrasto con la routine, monotonia e razionalità apparente di Kobayashi. Quindi l'animazione si gioca su questo equilibrio molto sensibile che puntualmente viene prima distrutto e poi ripristinato. Le ambientazioni sono variegate: principalmente l'azione si svolge nell'appartamento di Kobayashi, ma poi passiamo al quartiere del mercato, la scuola di Kanna, l'appartamento di Takiya, l'ufficio dove lui e Kobayashi lavorano, fino a giungere in parte a paesaggi della campagna e prateria del Giappone e del mondo di Tohru. I personaggi sono grandiosi e spettacolari, imprevedibili e portentosi, dimostrano di avere una vena comica spaventosa, che rimarca l'aspetto grottesco delle vicende che causano e che si trovano a dover vivere sulla propria pelle.
Colonna sonora
La colonna sonora è dinamica ed effervescente, a partire dalla sigla d'apertura che promette molto e si rivela essere all'altezza delle aspettative, anzi le supera di gran lunga e trascina lo spettatore e la spettatrice, fino a far loro desiderare di volersi immergere nel mondo di Kobayashi e di volerci restare per sempre. La parte centrale della colonna sonora si dimostra altrettanto vivace e spontanea, e funge da ottimo sottofondo per le vicende rappresentate. Infine, la sigla di chiusura dà una sensazione di leggerezza e vivacità che ben chiude il cerchio narrativo dei singoli episodi, ma che in realtà li concatena tutti l'uno a quello precedente e/o successivo, creando de facto una catena narrativa coerente e coesa.
Messaggi
A dispetto della vena comica, satirica, grottesca e spassosa, questa serie dimostra anche di avere una componente morale, ma anche psicologica e sociologica molto spessa ed enorme, che non può essere ignorata e trascurata.
Per restare in ambito nipponico, c'è una parola che i Giapponesi utilizzano, una sorta di concetto, ovvero nankurunaisa, un sistema di pensiero che pone le basi per gli altri sistemi di pensiero filosofico giapponesi, come il kintsugi o kintsukuroi. Si tratta di quei sistemi di pensiero nei quali i Giapponesi si identificano e ai quali ricorrono quando devono riparare degli oggetti materiali, ma soprattutto quando devono riparare la propria anima o spirito. Questa filosofia consta dei seguenti tre aspetti principali: mushin (senza mente) è un concetto che esprime la capacità di lasciare correre, dimenticando le preoccupazioni, liberando la mente dalla ricerca della perfezione; anitya si traduce con impermanenza (l’esistenza, senza eccezioni, è transitoria, evanescente e incostante: tutte le cose sono destinate alla fine. Accettare tale condizione è avere un approccio sereno e consapevole della vita); mono no aware, empatia verso gli oggetti, è una malinconia triste e profonda per le cose (apprezzandone la loro decadenza, si arriva ad ammirarne la bellezza).
Pensare che tutto si risolverà e avere fede nel domani ci dà una forza incredibile per andare avanti, fondamentale nei momenti in cui ci sentiamo intrappolati e senza un futuro. Fiducia e speranza sono sentimenti che ci aiutano a resistere e a continuare: questa parola, nankurunaisa, ci invita a credere nel domani e a vedere il tempo non come un nemico, ma come un alleato e portatore di cose meravigliose, ci insegna che il tempo risolverà tutto e noi dobbiamo solo lasciarlo fluire in attesa del cambiamento. E la serie "Kobayashi-san Chi no Maid Dragon" ci invita ad avere fiducia nel domani e a lasciare che sia il tempo a curare le nostre ferite e cicatrici grazie ai doni che esso ci elargisce. Questi concetti possono sembrare magari estranei ai più, ma se ci pensiamo bene, tutta la produzione manga e anime è basata su questi principi e sistemi di pensiero, ed è ciò che veramente gli autori si aspettano che si capisca anche nella vita reale. La vera forza non sta nei superpoteri, ma nella capacità di esseri calmi, pazienti e saper dare tempo al tempo, come si suol dire, e lasciarsi il passato alle spalle, concentrandosi sul presente, senza pensare troppo al futuro.
Giudizio finale
Una prima serie decisamente dirompente e potente che sa fare breccia nel cuore, nell'anima, nello spirito degli spettatori e delle spettatrici, instillando in loro fiducia, positività nel futuro. Una serie che fa dimenticare l'angoscia, l'ansia, la paura, la tristezza e tutto ciò che c'è di negativo al mondo.
Voto: 10 e lode
"Miss Kobayashi's Dragon Maid", anime prodotto dalla Kyoto Animation e basato sull'omonimo manga, non ha fatto che perseguitarmi per anni e anni attraverso post e meme vari. L'anime in sé non mi incuriosiva più di tanto e l'unico elemento che mi ha spinta a guardarlo è stata l'adorabile Kanna (e suppongo che sia stato così per molti). Per farla breve, insomma, l'ho snobbato per tantissimo tempo e ora ammetto che sottovalutarlo, ma soprattutto ignorarlo, è stato un grande errore.
La protagonista, Kobayashi, una mattina esce dal suo appartamento per andare al lavoro, ma, aprendo la porta di casa, si ritrova faccia a faccia con un vero e proprio drago. Il drago in questione, Tohru, aveva infatti accettato di diventare la cameriera di Kobayashi dopo che questa, in seguito a una sbronza, le aveva salvato la vita. Ed ecco che Tohru, da drago possente e intimidatorio, si trasforma nella graziosa e iconica dragon maid waifu che tutti conoscono e adorano. Il primo episodio sembra inizialmente un'accozzaglia di assurdità, alle quali però non si può fare a meno di abituarsi nel corso della serie.
In quanto commedia, non c'è nulla di particolarmente comico e, anzi, alcune gag, come quella della coda di Tohru, sono ripetitive e stancanti. Tuttavia, è percepibile sin dall'inizio la serenità che ogni episodio punta a trasmettere, e a volte i personaggi e i rapporti che li legano riescono a strapparti un sorriso. Anche graficamente quest'anime è molto piacevole, specialmente per la sua semplicità e i character design. Kanna, la piccola draghetta, ne è sicuramente l'esempio per eccellenza.
I personaggi sono un altro punto forte di questa serie. Ognuno di loro ha una caratterizzazione precisa, mentre le due protagoniste subiscono dei cambiamenti positivi nel loro carattere a partire dal loro incontro. Kobayashi, grande lavoratrice alla quale piace ubriacarsi la sera dopo il lavoro, già nel primo episodio mette da parte la sua apparente insensibilità, per mantenere la sua promessa nei confronti di Tohru e per non ferire i suoi sentimenti. Tohru, un potente drago che detesta gli esseri umani, inizia a ricredersi quando incontra Kobayashi, per la quale inizia a provare sentimenti amorosi che doneranno delle sfumature romantiche a questa serie. Alcuni episodi possono essere spunto di riflessione, specialmente di fronte alla relazione tra Kobayashi e Tohru.
In conclusione, non lo trovo un anime particolarmente bello, ma è piacevole e si è rivelato essere al di sopra delle mie aspettative.
Voto finale: 7,5
La protagonista, Kobayashi, una mattina esce dal suo appartamento per andare al lavoro, ma, aprendo la porta di casa, si ritrova faccia a faccia con un vero e proprio drago. Il drago in questione, Tohru, aveva infatti accettato di diventare la cameriera di Kobayashi dopo che questa, in seguito a una sbronza, le aveva salvato la vita. Ed ecco che Tohru, da drago possente e intimidatorio, si trasforma nella graziosa e iconica dragon maid waifu che tutti conoscono e adorano. Il primo episodio sembra inizialmente un'accozzaglia di assurdità, alle quali però non si può fare a meno di abituarsi nel corso della serie.
In quanto commedia, non c'è nulla di particolarmente comico e, anzi, alcune gag, come quella della coda di Tohru, sono ripetitive e stancanti. Tuttavia, è percepibile sin dall'inizio la serenità che ogni episodio punta a trasmettere, e a volte i personaggi e i rapporti che li legano riescono a strapparti un sorriso. Anche graficamente quest'anime è molto piacevole, specialmente per la sua semplicità e i character design. Kanna, la piccola draghetta, ne è sicuramente l'esempio per eccellenza.
I personaggi sono un altro punto forte di questa serie. Ognuno di loro ha una caratterizzazione precisa, mentre le due protagoniste subiscono dei cambiamenti positivi nel loro carattere a partire dal loro incontro. Kobayashi, grande lavoratrice alla quale piace ubriacarsi la sera dopo il lavoro, già nel primo episodio mette da parte la sua apparente insensibilità, per mantenere la sua promessa nei confronti di Tohru e per non ferire i suoi sentimenti. Tohru, un potente drago che detesta gli esseri umani, inizia a ricredersi quando incontra Kobayashi, per la quale inizia a provare sentimenti amorosi che doneranno delle sfumature romantiche a questa serie. Alcuni episodi possono essere spunto di riflessione, specialmente di fronte alla relazione tra Kobayashi e Tohru.
In conclusione, non lo trovo un anime particolarmente bello, ma è piacevole e si è rivelato essere al di sopra delle mie aspettative.
Voto finale: 7,5
Possibile che sia lo slice of life perfetto? Almeno in quanto a concetti di base. Ovvero: buona dose di personaggi moe, una spruzzata di sviluppo dei personaggi qua e là, alcune gag divertenti e reparto grafico e audio sublimi.
La gradevolezza visiva (e non solo) delle varie situazioni rappresentate nel corso delle puntate non possono fare a meno di donare un senso di beatitudine allo spettatore. Se poi ci aggiungiamo un po' di 'onesto fanservice' (aka: Lucoa), il cerchio è completo.
Il rapporto fra Tohru e Kobayashi è tanto semplice quanto azzeccato, entrambe trovano nell'altra un rinnovato senso di appartenenza a qualcosa o qualcuno che evidentemente per determinate situazioni era venuto a mancare, e a mio modestissimo parere trovo la rappresentazione di un rapporto di co-dipendenza di questo tipo tanto tenero quanto realistico (mettendo un attimo da parte draghi e magie). E questo non può che essere un punto di forza della storia.
Mi sono avvicinato a questa serie grazie ai meme, ma ne esco con un cuore colmo di sensazioni positive. Per chi è appassionato/a di slice of life con elementi fantasy, questo è un "must watch".
La gradevolezza visiva (e non solo) delle varie situazioni rappresentate nel corso delle puntate non possono fare a meno di donare un senso di beatitudine allo spettatore. Se poi ci aggiungiamo un po' di 'onesto fanservice' (aka: Lucoa), il cerchio è completo.
Il rapporto fra Tohru e Kobayashi è tanto semplice quanto azzeccato, entrambe trovano nell'altra un rinnovato senso di appartenenza a qualcosa o qualcuno che evidentemente per determinate situazioni era venuto a mancare, e a mio modestissimo parere trovo la rappresentazione di un rapporto di co-dipendenza di questo tipo tanto tenero quanto realistico (mettendo un attimo da parte draghi e magie). E questo non può che essere un punto di forza della storia.
Mi sono avvicinato a questa serie grazie ai meme, ma ne esco con un cuore colmo di sensazioni positive. Per chi è appassionato/a di slice of life con elementi fantasy, questo è un "must watch".
"Miss Kobayashi's Dragon Maid" è l'omonima trasposizione animata del manga seinen e shoujo-ai redatto a partire dal 2013. Questa serie, prodotta dal Kyoto Animation e andata in onda nell'inverno del 2017, incentra la storia su Kobayashi, la cui vita sarà totalmente stravolta dopo aver incontrato Tohru. Lei, pur essendo un drago con l'aspetto umano che disprezza gli umani, sembra vivere serenamente con Kobayashi, che definisce appartenere a una razza inferiore alla sua (il perché si capirà poi).
Come personaggi più rilevanti, tra gli umani oltre a Kobayashi vi sono soltanto Takiya, suo collega, Shouta, un bambino appartenete a una famiglia di maghi, e Saikawa, amica di Kanna; tra i draghi vi sono la "pucciosissima" Kanna, Lucoa, Elma e Fafnir. Oltre a loro vi saranno nemici che si manifesteranno e daranno una bella scossa alla serie (specialmente verso la fine).
Ciò che non mi ha convinta molto è stato lo snaturare personaggi precedentemente presentati in maniera completamente differente. Un esempio è Elma, la cui funzione non risulta essere ben chiara e che soprattutto, dopo essere piombata in casa di Kobayashi (letteralmente...), si perde nel nulla; altro personaggio a cui capita una simile sorte è Fafnir, che da personaggio super interessante e misterioso come era stato presentato si trasforma in un vero e proprio otaku... Peccato!
In generale la serie, composta da tredici episodi più un episodio OVA, si basa sulla comicità, e infatti, spesso, gli interventi dei vari personaggi sono parecchio divertenti, anche se capita che vi siano dei momenti leggermente più riflessivi, soprattutto per quanto riguarda Tohru. Nonostante ciò, per buona parte della serie non si capisce dove questa voglia andare a parare, fornendo episodi che intrattengono molto bene e che forniscono dettagli e piccole nuove informazioni su Tohru, ma che aggiungono davvero molto poco alla vera "trama" di quest'anime. Posso dire, però, che, proseguendone la visione, ne vale assolutamente la pena!
Il comparto tecnico è davvero ottimo in tutti i suoi aspetti: disegni e animazioni ottimi, molto belli i colori utilizzati, anche perché rendono il tutto più brillante; le OST sono ben inserite, ma, a parer mio, sono degne di nota sia l'opening che l'ending, rispettivamente "Blue Sky Rhapsody" di Fhána e "Interspecies Communication" di Yūki Kuwahara, Maria Naganawa, Minami Takahashi e Yūki Takada.
In conclusione, non posso assolutamente dire che si tratti di una serie scontata o poco originale, e ammetto di aver riso parecchio mentre la guardavo. Sicuramente ha i suoi piccoli difettucci, che però si perdono in mezzo a tutti i lati positivi di quest'anime!
Voto: 9/10
Come personaggi più rilevanti, tra gli umani oltre a Kobayashi vi sono soltanto Takiya, suo collega, Shouta, un bambino appartenete a una famiglia di maghi, e Saikawa, amica di Kanna; tra i draghi vi sono la "pucciosissima" Kanna, Lucoa, Elma e Fafnir. Oltre a loro vi saranno nemici che si manifesteranno e daranno una bella scossa alla serie (specialmente verso la fine).
Ciò che non mi ha convinta molto è stato lo snaturare personaggi precedentemente presentati in maniera completamente differente. Un esempio è Elma, la cui funzione non risulta essere ben chiara e che soprattutto, dopo essere piombata in casa di Kobayashi (letteralmente...), si perde nel nulla; altro personaggio a cui capita una simile sorte è Fafnir, che da personaggio super interessante e misterioso come era stato presentato si trasforma in un vero e proprio otaku... Peccato!
In generale la serie, composta da tredici episodi più un episodio OVA, si basa sulla comicità, e infatti, spesso, gli interventi dei vari personaggi sono parecchio divertenti, anche se capita che vi siano dei momenti leggermente più riflessivi, soprattutto per quanto riguarda Tohru. Nonostante ciò, per buona parte della serie non si capisce dove questa voglia andare a parare, fornendo episodi che intrattengono molto bene e che forniscono dettagli e piccole nuove informazioni su Tohru, ma che aggiungono davvero molto poco alla vera "trama" di quest'anime. Posso dire, però, che, proseguendone la visione, ne vale assolutamente la pena!
Il comparto tecnico è davvero ottimo in tutti i suoi aspetti: disegni e animazioni ottimi, molto belli i colori utilizzati, anche perché rendono il tutto più brillante; le OST sono ben inserite, ma, a parer mio, sono degne di nota sia l'opening che l'ending, rispettivamente "Blue Sky Rhapsody" di Fhána e "Interspecies Communication" di Yūki Kuwahara, Maria Naganawa, Minami Takahashi e Yūki Takada.
In conclusione, non posso assolutamente dire che si tratti di una serie scontata o poco originale, e ammetto di aver riso parecchio mentre la guardavo. Sicuramente ha i suoi piccoli difettucci, che però si perdono in mezzo a tutti i lati positivi di quest'anime!
Voto: 9/10
Devo dire che non avevo grosse aspettative su quest'opera, ma sinceramente non mi aspettavo nemmeno un livello così basso; personalmente non ci ho trovato assolutamente nulla di divertente, anzi al contrario mi ha parecchio annoiato.
La storia ovviamente non doveva essere il punto forte dell'opera, ma devo ammettere che ho trovato tutte le vicissitudini abbastanza scontate e decisamente stereotipate per il genere, davvero non ci ho trovato nulla di originale, ma il fatto più "grave" che devo imputarle è che non è mai riuscita a strapparmi nemmeno mezzo sorriso, anzi ho trovato tutto abbastanza pesante e ripetitivo, e davvero non riesco a capire tutto questo entusiasmo che si è creato attorno a quest'anime.
I personaggi non mi sono piaciuti granché, anzi, esclusa Kobayashi, rientrano tutti nei soliti cliché, e tra le tre principali l'unica che è riuscita a suscitarmi un qualcosa è la bambina piccola, che effettivamente è davvero troppo carina, ma per il resto anche qui non ho trovato nessun personaggio minimamente divertente, al contrario li considero del tutto inutili, e a parer mio parecchi di loro sono decisamente di troppo all'interno della storia.
Per quanto mi riguarda, non un grande anime, al contrario ho trovato tutto molto scontato e per nulla divertente. Devo ammettere che ho visto diverse opere di questo genere, e questa la reputo decisamente tra le peggiori.
Voto finale: 5
La storia ovviamente non doveva essere il punto forte dell'opera, ma devo ammettere che ho trovato tutte le vicissitudini abbastanza scontate e decisamente stereotipate per il genere, davvero non ci ho trovato nulla di originale, ma il fatto più "grave" che devo imputarle è che non è mai riuscita a strapparmi nemmeno mezzo sorriso, anzi ho trovato tutto abbastanza pesante e ripetitivo, e davvero non riesco a capire tutto questo entusiasmo che si è creato attorno a quest'anime.
I personaggi non mi sono piaciuti granché, anzi, esclusa Kobayashi, rientrano tutti nei soliti cliché, e tra le tre principali l'unica che è riuscita a suscitarmi un qualcosa è la bambina piccola, che effettivamente è davvero troppo carina, ma per il resto anche qui non ho trovato nessun personaggio minimamente divertente, al contrario li considero del tutto inutili, e a parer mio parecchi di loro sono decisamente di troppo all'interno della storia.
Per quanto mi riguarda, non un grande anime, al contrario ho trovato tutto molto scontato e per nulla divertente. Devo ammettere che ho visto diverse opere di questo genere, e questa la reputo decisamente tra le peggiori.
Voto finale: 5
Punteggio esagerato per un anime certamente non epocale, come mai?
Perché amo fottutamene questo cartone animato, amo la caratterizzazione dei personaggi, le loro interazioni e soprattutto amo quell'ottimismo e quella dolcezza che permea quasi come un caldo abbraccio l'intera serie.
Intendiamoci bene, questa è principalmente una commedia molto divertente senza una vera e propria trama e senza nessuna ambizione manifesta, se non quella di far divertire e intrattenere. Però, grattando sotto questa superficie, si trovano riferimenti ai problemi della società giapponese come il razzismo, l'alienazione, l'ossessione per il lavoro e la solitudine; tutto questo raccontato sottovoce quasi come per non disturbare il divertimento dello spettatore.
Ed è proprio questa la magia di "Kobayashi's Dragon Maid", una sottotraccia di significati appena sussurrati mentre le puntate scorrono tra il buonumore, le risate e la dolcezza dei personaggi... l'ho già detto che è un anime dolcissimo?
Solo nelle puntate conclusive il tono si alza, in parte per esigenze narrative, in parte per dare più compattezza alla sceneggiatura, e infine per ricordarci che questa è anche una storia di (quasi) amore. Certo, un amore impossibile che più impossibile non si può, ma che trasformerà completamente la vita della nostra protagonista, dandole quello che nemmeno lei sapeva di desiderare. E così si arriva senza accorgersene alla puntata finale, che lascerà un po' interdetti. Io a riguardo posso dire solo che mi mancheranno moltissimo le sbronze di Kobayashi, la vitalità di Tohru, gli occhioni di Kanna e le giga-tette di Lucoa.
Sì, probabilmente questo anime non curerà il cancro (con riferimento a quanto scritto in un'altra recensione), ma sicuramente vi porterà un sorriso in una giornata grigia.
P.S. Segnalo per dovere di cronaca un evitabilissimo OVA che viene classificato dal sito come tredicesimo episodio.
Perché amo fottutamene questo cartone animato, amo la caratterizzazione dei personaggi, le loro interazioni e soprattutto amo quell'ottimismo e quella dolcezza che permea quasi come un caldo abbraccio l'intera serie.
Intendiamoci bene, questa è principalmente una commedia molto divertente senza una vera e propria trama e senza nessuna ambizione manifesta, se non quella di far divertire e intrattenere. Però, grattando sotto questa superficie, si trovano riferimenti ai problemi della società giapponese come il razzismo, l'alienazione, l'ossessione per il lavoro e la solitudine; tutto questo raccontato sottovoce quasi come per non disturbare il divertimento dello spettatore.
Ed è proprio questa la magia di "Kobayashi's Dragon Maid", una sottotraccia di significati appena sussurrati mentre le puntate scorrono tra il buonumore, le risate e la dolcezza dei personaggi... l'ho già detto che è un anime dolcissimo?
Solo nelle puntate conclusive il tono si alza, in parte per esigenze narrative, in parte per dare più compattezza alla sceneggiatura, e infine per ricordarci che questa è anche una storia di (quasi) amore. Certo, un amore impossibile che più impossibile non si può, ma che trasformerà completamente la vita della nostra protagonista, dandole quello che nemmeno lei sapeva di desiderare. E così si arriva senza accorgersene alla puntata finale, che lascerà un po' interdetti. Io a riguardo posso dire solo che mi mancheranno moltissimo le sbronze di Kobayashi, la vitalità di Tohru, gli occhioni di Kanna e le giga-tette di Lucoa.
Sì, probabilmente questo anime non curerà il cancro (con riferimento a quanto scritto in un'altra recensione), ma sicuramente vi porterà un sorriso in una giornata grigia.
P.S. Segnalo per dovere di cronaca un evitabilissimo OVA che viene classificato dal sito come tredicesimo episodio.
Ho guardato quest'anime non appena ho scoperto la sua esistenza, e al contrario di molte persone non l'ho mai sottovalutato, anche se non mi aspettavo comunque che mi piacesse così tanto.
Kobayashi, la protagonista, dopo aver bevuto troppo, tornando a casa si ritrova in una foresta dove incontra un drago in punto di morte. Sotto effetto dell'alcol decide di salvarlo, e il drago prende le sembianze di una ragazza che dal giorno dopo diventerà la sua cameriera. Da quel giorno la vita di Kobayashi prende una piega totalmente diversa.
Quest'anime descrive le situazioni più comuni, rendendole divertenti per via di diversi equivoci, che sarà compito dei personaggi risolvere. Da quando è stata salvata, Tohru si è innamorata di Kobayashi, infatti tante sono le scene romantiche tra le due, che poi vanno a concludersi con qualche risposta divertente di Kobayashi. Quindi, il romanticismo è presente, ma non eccessivamente, così come il fanservice, che è presente solo nei momenti più opportuni.
Grazie a quest'anime mi è stato possibile riflettere (soprattutto per via del finale inaspettato), ma soprattutto divertirmi.
Riassumendo, quest'anime può sembrare simile a tanti altri, ma ci sono dei dettagli che lo rendono più bello, almeno secondo me, e probabilmente ciò è dovuto anche al carattere e all'aspetto della protagonista, abbastanza diverso da come ci si poteva aspettare.
Kobayashi, la protagonista, dopo aver bevuto troppo, tornando a casa si ritrova in una foresta dove incontra un drago in punto di morte. Sotto effetto dell'alcol decide di salvarlo, e il drago prende le sembianze di una ragazza che dal giorno dopo diventerà la sua cameriera. Da quel giorno la vita di Kobayashi prende una piega totalmente diversa.
Quest'anime descrive le situazioni più comuni, rendendole divertenti per via di diversi equivoci, che sarà compito dei personaggi risolvere. Da quando è stata salvata, Tohru si è innamorata di Kobayashi, infatti tante sono le scene romantiche tra le due, che poi vanno a concludersi con qualche risposta divertente di Kobayashi. Quindi, il romanticismo è presente, ma non eccessivamente, così come il fanservice, che è presente solo nei momenti più opportuni.
Grazie a quest'anime mi è stato possibile riflettere (soprattutto per via del finale inaspettato), ma soprattutto divertirmi.
Riassumendo, quest'anime può sembrare simile a tanti altri, ma ci sono dei dettagli che lo rendono più bello, almeno secondo me, e probabilmente ciò è dovuto anche al carattere e all'aspetto della protagonista, abbastanza diverso da come ci si poteva aspettare.
Partiamo dal fatto che per mesi e mesi ho estremamente sottovalutato questo anime, più che altro perché, sentendone parlare in giro o vedendo contenuti su Internet, l'unica cosa che notavo era l'amore sfegatato dei fan per Kanna e per qualsiasi cosa ella facesse durante gli episodi. Mi sono decisa a guardare l'anime, soffermandomi però per qualche giorno sul primo episodio. L'atmosfera è dolce e "cute", ma qualcosa non mi convinceva. Riprendendolo e andando avanti, tanti dubbi o cose lasciate in sospeso sono state chiarite, come per esempio la backstory di Tohru e l'uso dei suoi "poteri".
Nella casa-hotel di Kobayashi entra a far parte anche Kanna, la piccola draghetta. A questo punto ero convinta fosse l'ennesimo anime dove la protagonista/il protagonista incontra gente a raffica man mano che aumentano gli episodi, e questi iniziano a vivere incollati al main character. Così non è stato. Anche con l'aggiunta di Lucoa, Fafnir e poi Elma, i personaggi secondari non sono pesanti, anzi condiscono bene alcune parti degli episodi. Personalmente molte scenette mi hanno divertita e l'anime in sé è stato molto scorrevole, non mi sono pentita di averlo guardato. L'unica cosa che mi ha lasciato l'amaro in bocca sono state alcune questioni lasciate in sospeso, come i genitori di Kobayashi. O anche un minimo di backstory su Kanna o Lucoa, di cui è stato accennato ben poco (una è stata esiliata per aver fatto scherzi, l'altra ingannata con dell'alcool... Le uniche informazioni che vengono ripetute a iosa nell'anime sono queste).
So che stanno uscendo degli OVA, quindi spero che oltre alle tipiche scenette si possa sapere qualcosa di più sui vari argomenti lasciati in sospeso!
Il mezzo punto che do in più a questo anime è essenzialmente per le soundtrack e la opening. Le soundtrack sono rilassanti, piacevoli e azzeccate per i vari momenti.
Da "saltatrice seriale" di opening, devo dire in tutta onestà che non ho mai 'skippato' la opening di "Miss Kobayashi's Dragon Maid". E' ritmica, e dopo qualche episodio inizi già a canticchiarla nella mente. Per non parlare delle scene nonsense, tra cui Fafnir che sboccia in un campo di fiori. Che dire, semplice e senza senso, ma efficace.
Nel complesso, consiglierei questo anime a chi vuole vedere un fantasy poco impegnativo e allo stesso tempo divertente. Gli spunti per dei temi più profondi ci sono, quali la discriminazione verso chi è diverso o l'assenza di genuini rapporti genitori-figli in epoca moderna; sta a chi guarda decidere se prendere il tutto come una dolce avventura o se pensare seriamente alle possibili riflessioni che questo anime ci propone.
Nella casa-hotel di Kobayashi entra a far parte anche Kanna, la piccola draghetta. A questo punto ero convinta fosse l'ennesimo anime dove la protagonista/il protagonista incontra gente a raffica man mano che aumentano gli episodi, e questi iniziano a vivere incollati al main character. Così non è stato. Anche con l'aggiunta di Lucoa, Fafnir e poi Elma, i personaggi secondari non sono pesanti, anzi condiscono bene alcune parti degli episodi. Personalmente molte scenette mi hanno divertita e l'anime in sé è stato molto scorrevole, non mi sono pentita di averlo guardato. L'unica cosa che mi ha lasciato l'amaro in bocca sono state alcune questioni lasciate in sospeso, come i genitori di Kobayashi. O anche un minimo di backstory su Kanna o Lucoa, di cui è stato accennato ben poco (una è stata esiliata per aver fatto scherzi, l'altra ingannata con dell'alcool... Le uniche informazioni che vengono ripetute a iosa nell'anime sono queste).
So che stanno uscendo degli OVA, quindi spero che oltre alle tipiche scenette si possa sapere qualcosa di più sui vari argomenti lasciati in sospeso!
Il mezzo punto che do in più a questo anime è essenzialmente per le soundtrack e la opening. Le soundtrack sono rilassanti, piacevoli e azzeccate per i vari momenti.
Da "saltatrice seriale" di opening, devo dire in tutta onestà che non ho mai 'skippato' la opening di "Miss Kobayashi's Dragon Maid". E' ritmica, e dopo qualche episodio inizi già a canticchiarla nella mente. Per non parlare delle scene nonsense, tra cui Fafnir che sboccia in un campo di fiori. Che dire, semplice e senza senso, ma efficace.
Nel complesso, consiglierei questo anime a chi vuole vedere un fantasy poco impegnativo e allo stesso tempo divertente. Gli spunti per dei temi più profondi ci sono, quali la discriminazione verso chi è diverso o l'assenza di genuini rapporti genitori-figli in epoca moderna; sta a chi guarda decidere se prendere il tutto come una dolce avventura o se pensare seriamente alle possibili riflessioni che questo anime ci propone.
“Kobayashi-san no Maid Dragon”: anime che ho snobbato per mesi e mesi, perché, tra copertina, immagini random trovate sul web e alcune recensioni che, ora posso dirlo, non ci hanno visto il potenziale vero e proprio, ho erroneamente pensato che mi sarei ritrovata il classico anime scadente che punta tutto su fanservice e moe per attirare il pubblico. Niente di più sbagliato.
La trama segue le vicende di Kobayashi, una donna frustrata e pressata da un lavoro che non le dà gratificazioni, e del suo incontro con Tohru, un drago che può cambiare il proprio aspetto in quello di una bellissima ragazza. Dopo che, quasi involontariamente, Kobayashi aiuta il drago in un momento di difficoltà, promettendole di ospitarla a casa propria, inizierà la convivenza tra le due, da cui si evolveranno i sentimenti di Tohru che, da drago che odia il genere umano, imparerà ad amare la sua padrona, a servirla in ogni cosa e ad apprezzare la vita sulla Terra.
Diciamo subito che i personaggi rappresentano gli ormai consolidati stereotipi presenti nel mondo dell’animazione nipponica: abbiamo la maid formosa con l’attrazione (al limite dell’assurdo) per il suo padrone; abbiamo l’emblema del moe (sì, tutti vorremmo adottare una Kanna); abbiamo lo tsundere in versione maschile e la classica bella e svampita con taglia di seno impossibile. Tra moe e gag comiche, quasi nonsense, è facilissimo nascondersi dietro alla facciata del “fanservice”; tuttavia moe e personaggi stereotipati non sono inseriti unicamente per attirare il pubblico, quanto più sono il mezzo per parlare di tematiche ben più serie. Difatti, per quanto tutto possa sembrare ricalcare cose già viste e riviste, la serie finisce per affrontare temi come la fiducia verso il prossimo, la discriminazione, i rapporti famigliari e la gestione di sentimenti contrastanti inutili (sulla questione “tematiche”, un appunto andrebbe anche al tema del lavoro: più volte assistiamo ai ritmi micidiali a cui Kobayashi è costretta, sobbarcandosi dei lavori dei suoi capi). Basta pensare solo all’incipit. Per quanto lo spunto iniziale sia quello di utilizzare creature fantasy, è apprezzabile la scelta di inserire, in un contesto che non ne riconosce l’esistenza, un elemento di “disturbo”, che giustamente fatica a integrarsi, per via di regole a cui non è abituato o di pregiudizi inutili.
Quindi si potrebbe dire che la trama ha un’importanza secondaria, perché il punto forte della serie sono i personaggi e le loro variopinte personalità.
Sul lato tecnico non c’è molto da criticare. Molti potrebbero non apprezzare il chara moe, che però è necessario; i colori sono sgargianti, vivi, e contribuiscono a rendere più allegra la visione.
Insomma, un anime semplice certamente, ma molto meno di quanto si possa pensare.
La trama segue le vicende di Kobayashi, una donna frustrata e pressata da un lavoro che non le dà gratificazioni, e del suo incontro con Tohru, un drago che può cambiare il proprio aspetto in quello di una bellissima ragazza. Dopo che, quasi involontariamente, Kobayashi aiuta il drago in un momento di difficoltà, promettendole di ospitarla a casa propria, inizierà la convivenza tra le due, da cui si evolveranno i sentimenti di Tohru che, da drago che odia il genere umano, imparerà ad amare la sua padrona, a servirla in ogni cosa e ad apprezzare la vita sulla Terra.
Diciamo subito che i personaggi rappresentano gli ormai consolidati stereotipi presenti nel mondo dell’animazione nipponica: abbiamo la maid formosa con l’attrazione (al limite dell’assurdo) per il suo padrone; abbiamo l’emblema del moe (sì, tutti vorremmo adottare una Kanna); abbiamo lo tsundere in versione maschile e la classica bella e svampita con taglia di seno impossibile. Tra moe e gag comiche, quasi nonsense, è facilissimo nascondersi dietro alla facciata del “fanservice”; tuttavia moe e personaggi stereotipati non sono inseriti unicamente per attirare il pubblico, quanto più sono il mezzo per parlare di tematiche ben più serie. Difatti, per quanto tutto possa sembrare ricalcare cose già viste e riviste, la serie finisce per affrontare temi come la fiducia verso il prossimo, la discriminazione, i rapporti famigliari e la gestione di sentimenti contrastanti inutili (sulla questione “tematiche”, un appunto andrebbe anche al tema del lavoro: più volte assistiamo ai ritmi micidiali a cui Kobayashi è costretta, sobbarcandosi dei lavori dei suoi capi). Basta pensare solo all’incipit. Per quanto lo spunto iniziale sia quello di utilizzare creature fantasy, è apprezzabile la scelta di inserire, in un contesto che non ne riconosce l’esistenza, un elemento di “disturbo”, che giustamente fatica a integrarsi, per via di regole a cui non è abituato o di pregiudizi inutili.
Quindi si potrebbe dire che la trama ha un’importanza secondaria, perché il punto forte della serie sono i personaggi e le loro variopinte personalità.
Sul lato tecnico non c’è molto da criticare. Molti potrebbero non apprezzare il chara moe, che però è necessario; i colori sono sgargianti, vivi, e contribuiscono a rendere più allegra la visione.
Insomma, un anime semplice certamente, ma molto meno di quanto si possa pensare.
Quanto facilmente, al giorno d'oggi, ci si dimentica dell'importanza dei legami affettivi?
Il ciclo perpetuo di azioni che compiamo dal suono della sveglia allo spegnimento della luce, alla disperata ricerca del mantenimento di un equilibrio tra rovina e tranquillità, spesso ci fa focalizzare solo sugli obiettivi tangibili, concreti, materialistici, facendoci dimenticare che l'essere umano è anche fucina di bollenti sentimenti, caldi, brucianti come... L'alito di un drago!
Tohru è una draghessa (esiste? Se non esiste lo chiamiamo "neologismo") che, per cause varie, si trasferisce nel mondo degli umani prendendo le sembianze di una bella cameriera, al servizio di una salarywoman (vedi quanto detto per "draghessa") che l'ha aiutata in un momento di grande difficoltà: da lì in poi la nostra maid è dedita anima e corpo (e coda, soprattutto coda) all'essere servizievole con la pacata Kobayashi che dà nome al titolo dell'opera, tanto da asserire di amarla!
Abbiamo la maid formosa, abbiamo l'attrazione per un'altra donna, abbiamo il genere della commedia, abbiamo un po' di moe, quindi sarebbe facilissimo nascondersi dietro alla semplice vicenda comica con fanservice qui e là, ma per fortuna questi elementi non sono il fine di "Miss Kobayashi's Dragon Maid", ma il mezzo (usato anche relativamente poco e in maniera intelligente) per arrivare a ciò che la storia vuole narrare davvero: l'opera infatti (per quanto mai aprioristicamente ottimista) è un monumento in onore dei sentimenti, della loro forza, di quanto ci possano far cambiare e capire che, fuori dalla scrivania del nostro posto di lavoro, c'è vita, una vita vibrante, generosa e positiva che può cambiarci nel profondo, in meglio.
A Tohru si affiancherà presto un altro drago, la piccola Kanna: dall'alto dei suoi occhi enormi e del suo volto mono-espressivo, questa fa da tramite per un tipo di sentimento espresso in maniera naturale e silenziosa, spesso se ne rimane sullo sfondo, ad agire più che parlare, in maniera genuina, per dimostrare sensazioni che sembra nascondere dietro a quel viso tanto tondeggiante quanto granitico.
Altri draghi faranno la loro comparsa, seguendo la scia di Tohru e Kanna: Lucoa, perfetto esempio di "sentimento fuori controllo", come pure le sue forme ridicolmente eccessive; Fafnir, rappresentante dei sentimenti che si fa fatica ad esprimere ma che, alla fine, si prova e si dimostra di provare volente o nolente; ed Elma che, sfortuna sua, non ha modo di mettersi troppo in mostra, ma ci fa vedere un sentimento conflittuale nei confronti di Tohru e Kobayashi, probabilmente per invidia, ma avrà modo anche lei di scoprire l'importanza della dolcezza (in tanti, tanti sensi!).
Kyoani fa rima con eccellenza tecnica, ed è questo che abbiamo, anche in "Miss Kobayashi's Dragon Maid": il design è espressivo, semplice ma anche dettagliato e caratteristico, i colori sono utilizzati in maniera estremamente viva, contribuendo a dare una sensazione di allegria allo spettatore, e le animazioni sempre di qualità estremamente elevata; la scelta inoltre di inserire tanti piccoli eyecatch sempre diversi, tutti nello stesso stile, all'interno di un episodio contribuisce a incuriosire e divertire lo spettatore, con piccoli gesti che però colpiscono in maniera forte e efficace (come tutti i sentimenti più sinceri).
La colonna sonora, estremamente piacevole, è composta dei tipici motivi che accompagnano una commedia di stampo casalingo, dove quindi regnano la quotidianità e l'ordinario (per quanto avere due draghi in casa sia ben poco ordinario!), e il doppiaggio è espressivo ed efficace: in particolare, ho apprezzato il lavoro di Mutsumi Tamura nel ruolo della signorina Kobayashi; a lei il compito di spiegare a Tohru come gira il nostro mondo, cosa fare, come comportarsi, e soprattutto a lei il compito di raccontare, attraverso riflessioni personali, quanto i sentimenti possano cambiare la vita di una persona, quanto il calore umano possa rendere un mondo che, fondamentalmente, da "prima" a "dopo" non è cambiato, profondamente diverso.
Tamura fa tutto questo con un tono adulto e serio, ma caldissimo, estremamente dolce, da vera "persona matura" che, però, ancora ha da maturare parecchio, e questa consapevolezza giunge come un fulmine a ciel sereno, il giorno in cui un drago in tenuta da maid si presenta alla sua porta.
Seguendo l'impostazione classica delle sigle giapponesi, l'opening e l'ending di "Miss Kobayashi's Dragon Maid" sono rispettivamente più scatenata e più tranquilla, ma entrambe estremamente caratteristiche.
"Aozora no Rhapsody" è un brano dal ritmo incalzante, che comunica subito come la serie sia frizzante e ricca di energie positive, e il suo video è a dir poco psichedelico, con scene da rosa elefanti di Dumbo, anche se qui sono draghi rosa, e una resa visiva, ovviamente, magistrale.
La più tranquilla ending "Ishukan Communication" è psichedelica a sua volta, ma più "sognante", siamo più in zona "Pomi D'Ottone e Manici di Scopa" (soprattutto una scena), e comunque ricca di positività, e allegria.
Ad aumentare l'impatto emotivo delle sigle giunge il fatto che entrambe sono cantate dalle doppiatrici dei quattro draghi femminili, aggiungendo quindi ulteriore "familiarità" e un senso di allegria raddoppiato: sembra quasi che le protagoniste se la stiano spassando al karaoke, felici di essersi trasferite in questo mondo, o che stiano esprimendo nel canto le loro sensazioni, i loro sentimenti.
"Miss Kobayashi's Dragon Maid" non è una serie sentimentale, ma è una serie che parla del rapporto tra la persona e i sentimenti: come li scopre, come li coltiva, come si rende conto della loro importanza, influenza e predominanza, come li accetta, li rinnega, li perde, li rivuole indietro.
Ed è anche ciò che accade allo spettatore: se connette il suo cuore con questa serie, scoprirà sentimenti sinceri per Tohru, per Kanna, per la signorina Kobayashi e tutti gli altri, e insieme a loro si sentirà più allegro, più sincero con sé stesso e se ne starà a canticchiare "Aozora no Rhapsody" (si spera senza roteare in cielo come una Magica Ballerina Volante).
Il ciclo perpetuo di azioni che compiamo dal suono della sveglia allo spegnimento della luce, alla disperata ricerca del mantenimento di un equilibrio tra rovina e tranquillità, spesso ci fa focalizzare solo sugli obiettivi tangibili, concreti, materialistici, facendoci dimenticare che l'essere umano è anche fucina di bollenti sentimenti, caldi, brucianti come... L'alito di un drago!
Tohru è una draghessa (esiste? Se non esiste lo chiamiamo "neologismo") che, per cause varie, si trasferisce nel mondo degli umani prendendo le sembianze di una bella cameriera, al servizio di una salarywoman (vedi quanto detto per "draghessa") che l'ha aiutata in un momento di grande difficoltà: da lì in poi la nostra maid è dedita anima e corpo (e coda, soprattutto coda) all'essere servizievole con la pacata Kobayashi che dà nome al titolo dell'opera, tanto da asserire di amarla!
Abbiamo la maid formosa, abbiamo l'attrazione per un'altra donna, abbiamo il genere della commedia, abbiamo un po' di moe, quindi sarebbe facilissimo nascondersi dietro alla semplice vicenda comica con fanservice qui e là, ma per fortuna questi elementi non sono il fine di "Miss Kobayashi's Dragon Maid", ma il mezzo (usato anche relativamente poco e in maniera intelligente) per arrivare a ciò che la storia vuole narrare davvero: l'opera infatti (per quanto mai aprioristicamente ottimista) è un monumento in onore dei sentimenti, della loro forza, di quanto ci possano far cambiare e capire che, fuori dalla scrivania del nostro posto di lavoro, c'è vita, una vita vibrante, generosa e positiva che può cambiarci nel profondo, in meglio.
A Tohru si affiancherà presto un altro drago, la piccola Kanna: dall'alto dei suoi occhi enormi e del suo volto mono-espressivo, questa fa da tramite per un tipo di sentimento espresso in maniera naturale e silenziosa, spesso se ne rimane sullo sfondo, ad agire più che parlare, in maniera genuina, per dimostrare sensazioni che sembra nascondere dietro a quel viso tanto tondeggiante quanto granitico.
Altri draghi faranno la loro comparsa, seguendo la scia di Tohru e Kanna: Lucoa, perfetto esempio di "sentimento fuori controllo", come pure le sue forme ridicolmente eccessive; Fafnir, rappresentante dei sentimenti che si fa fatica ad esprimere ma che, alla fine, si prova e si dimostra di provare volente o nolente; ed Elma che, sfortuna sua, non ha modo di mettersi troppo in mostra, ma ci fa vedere un sentimento conflittuale nei confronti di Tohru e Kobayashi, probabilmente per invidia, ma avrà modo anche lei di scoprire l'importanza della dolcezza (in tanti, tanti sensi!).
Kyoani fa rima con eccellenza tecnica, ed è questo che abbiamo, anche in "Miss Kobayashi's Dragon Maid": il design è espressivo, semplice ma anche dettagliato e caratteristico, i colori sono utilizzati in maniera estremamente viva, contribuendo a dare una sensazione di allegria allo spettatore, e le animazioni sempre di qualità estremamente elevata; la scelta inoltre di inserire tanti piccoli eyecatch sempre diversi, tutti nello stesso stile, all'interno di un episodio contribuisce a incuriosire e divertire lo spettatore, con piccoli gesti che però colpiscono in maniera forte e efficace (come tutti i sentimenti più sinceri).
La colonna sonora, estremamente piacevole, è composta dei tipici motivi che accompagnano una commedia di stampo casalingo, dove quindi regnano la quotidianità e l'ordinario (per quanto avere due draghi in casa sia ben poco ordinario!), e il doppiaggio è espressivo ed efficace: in particolare, ho apprezzato il lavoro di Mutsumi Tamura nel ruolo della signorina Kobayashi; a lei il compito di spiegare a Tohru come gira il nostro mondo, cosa fare, come comportarsi, e soprattutto a lei il compito di raccontare, attraverso riflessioni personali, quanto i sentimenti possano cambiare la vita di una persona, quanto il calore umano possa rendere un mondo che, fondamentalmente, da "prima" a "dopo" non è cambiato, profondamente diverso.
Tamura fa tutto questo con un tono adulto e serio, ma caldissimo, estremamente dolce, da vera "persona matura" che, però, ancora ha da maturare parecchio, e questa consapevolezza giunge come un fulmine a ciel sereno, il giorno in cui un drago in tenuta da maid si presenta alla sua porta.
Seguendo l'impostazione classica delle sigle giapponesi, l'opening e l'ending di "Miss Kobayashi's Dragon Maid" sono rispettivamente più scatenata e più tranquilla, ma entrambe estremamente caratteristiche.
"Aozora no Rhapsody" è un brano dal ritmo incalzante, che comunica subito come la serie sia frizzante e ricca di energie positive, e il suo video è a dir poco psichedelico, con scene da rosa elefanti di Dumbo, anche se qui sono draghi rosa, e una resa visiva, ovviamente, magistrale.
La più tranquilla ending "Ishukan Communication" è psichedelica a sua volta, ma più "sognante", siamo più in zona "Pomi D'Ottone e Manici di Scopa" (soprattutto una scena), e comunque ricca di positività, e allegria.
Ad aumentare l'impatto emotivo delle sigle giunge il fatto che entrambe sono cantate dalle doppiatrici dei quattro draghi femminili, aggiungendo quindi ulteriore "familiarità" e un senso di allegria raddoppiato: sembra quasi che le protagoniste se la stiano spassando al karaoke, felici di essersi trasferite in questo mondo, o che stiano esprimendo nel canto le loro sensazioni, i loro sentimenti.
"Miss Kobayashi's Dragon Maid" non è una serie sentimentale, ma è una serie che parla del rapporto tra la persona e i sentimenti: come li scopre, come li coltiva, come si rende conto della loro importanza, influenza e predominanza, come li accetta, li rinnega, li perde, li rivuole indietro.
Ed è anche ciò che accade allo spettatore: se connette il suo cuore con questa serie, scoprirà sentimenti sinceri per Tohru, per Kanna, per la signorina Kobayashi e tutti gli altri, e insieme a loro si sentirà più allegro, più sincero con sé stesso e se ne starà a canticchiare "Aozora no Rhapsody" (si spera senza roteare in cielo come una Magica Ballerina Volante).
Una mattina come tante ti svegli: sai che devi andare al lavoro, perciò ti prepari, ti vesti, sei pronta per un'altra monotona giornata di fronte al computer e apri la porta per uscire. Tutto è normale, non sembra dover esserci niente di particolare, a parte quel drago alto quanto il tuo condominio che ti fissa, senza fare nient'al... Un drago!? Questo deve essere quel che ha pensato Kobayashi, la protagonista con un'anonima vita colma di normalità, prima di incontrare Tohru: proprio così, il drago di prima si chiama Tohru, ha la capacità di assumere forma umana (tranne la coda, quella rimane anche se più proporzionata) e si trova lì perché Kobayashi, in preda all'ebbrezza dell'alcool, la sera prima le ha chiesto di stare a vivere da lei. Non solo, sempre per le parole di Kobayashi, Tohru ha intenzione di diventare la sua cameriera personale, occupandosi dei lavoretti di casa. Questo è solo l'inizio di "Miss Kobayashi's Dragon Maid" (o "Dragon Maid", semplicemente), una storia che racconta come un semplice incontro possa cambiarti la vita per sempre; quella stessa vita che Kobayashi vede stravolta, in senso non negativo, da Tohru e dai suoi amici, conoscenti e rivali e da tutto ciò che ne consegue. Oltre a Tohru, infatti, l'anime presenta altri draghi e creature mitiche, con ruoli e caratteri molto diversi tra loro; non ho un personaggio preferito, tutti mi sono piaciuti per motivi diversi (tranne Saikawa, quella proprio no), e le interazioni tra Tohru e Kobayashi mi hanno sempre divertito, con il loro rapporto che evolveva di episodio in episodio.
Non sarà il mio anime preferito, ma mi ha intrattenuto a dovere, con alla base l'adattamento dei "draghi & co." alla vita degli umani, i loro pregi e i loro difetti, le loro abitudini, le loro tradizioni e tutto ciò che l'essere umano fino ad ora ha rappresentato per loro "mostri", e cosa rappresenterà in futuro. Soffermandomi su opening e ending, credo di aver preferito leggermente di più la seconda: non c'è una grossa differenza, entrambe sono musiche molto allegre, ma, anche se la opening è più scanzonata, mi piace di più la melodia della ending, con le voci di Tohru, Kanna, Elma e Lucoa (va bene che ci sono solo i "mostri" femminili... ma Kobayashi!? Compare nel titolo e non ha uno straccio di testo da cantare!?).
Non sarà il mio anime preferito, ma mi ha intrattenuto a dovere, con alla base l'adattamento dei "draghi & co." alla vita degli umani, i loro pregi e i loro difetti, le loro abitudini, le loro tradizioni e tutto ciò che l'essere umano fino ad ora ha rappresentato per loro "mostri", e cosa rappresenterà in futuro. Soffermandomi su opening e ending, credo di aver preferito leggermente di più la seconda: non c'è una grossa differenza, entrambe sono musiche molto allegre, ma, anche se la opening è più scanzonata, mi piace di più la melodia della ending, con le voci di Tohru, Kanna, Elma e Lucoa (va bene che ci sono solo i "mostri" femminili... ma Kobayashi!? Compare nel titolo e non ha uno straccio di testo da cantare!?).
Kyoto Animation colpisce ancora.
Immaginate di uscire di casa di buon mattino per andare al lavoro, quando davanti la porta di casa vi si para davanti il gigantesco muso di un drago, personificazione di maestosità, potenza e guai, e che all'improvviso assume i panni di una dolcissima cameriera pronta a servirvi; voi che fareste?
Questo è quello che capiterà alla giovane signorina Kobayashi (ma ce l'ha un nome?), quando le piomberà davanti Torhu, colei che le cambierà per sempre la vita. Questo è l'incipit di "Miss Kobayashi's Dragon Maid" (in originale "Kobayashi-san Chi no Maid Dragon"), serie animata made in Kyoani di tredici puntate, basata sull'omonimo manga.
Dopo il bizzarro incipit la trama racconterà di questa particolare convivenza tra Kobayashi-san, modello di donna di società molto frustata che vedrà una sorta di toccasana nell'arrivo di Torhu, e Torhu, che fin dalle prime battute è cotta persa di Kobayashi-san, e migliora man mano nel suo ruolo come persona - ovviamente iniziato in modo burrascoso, dati i caratteri, e poi andando pian piano a migliorare, fino a rendere la loro convivenza molto naturale. Ovviamente il punto di forza di questa serie è la comicità, dati i bizzarri siparietti che Torhu e compagnia andranno a tirar fuori sfruttando i loro poteri di draghi; infatti, oltre a Torhu, vi saranno altri draghi, ovvero Kanna, vera e propria bambina che ha già fatto conquiste per il suo aspetto 'puccioso' e il suo atteggiamento veramente infantile e ingenuo, Elma, vera e propria ignorante della vita di tutti i giorni, Lucoa, con il suo davanzale ballerino e la sua mania di "disponibilità" e di indecenza nel buongusto, e Fafnir, freddo e impassibile hikikomori (a detta di Kobayashi per il suo ruolo originale di drago), che conoscerà il mondo degli otaku. Dal lato degli umani vi sono Takiya, collega di lavoro nonché modello otaku, Riko, tipica ragazzina innamorata, e Shota, giovane mago che si ritroverà a conoscere un po' troppo presto il mondo degli adulti.
Tutti questi personaggi offrono quindi un ventaglio di personalità e rappresentano una specie di specchio della vita reale, inizialmente grigia e modesta, poi migliorata con questi particolari incontri; oltre alla comicità vi è anche un po' di serietà, date queste particolari convivenze e i possibili risultati che potrebbero scatenare; inoltre non manca un po' di romance, qui in salsa shoujo-ai.
In ambito grafico, Kyoani mischia un po' dei suoi stili grafici, ovvero la cura realistica e lo stile da cartoon, creando uno stile grafico molto colorato e ben riuscito, insieme al suo famoso characther design moe, mentre in ambito sonoro se ne esce fuori con ottime recitazioni del cast dei seiyuu (come Matsumi Tamura per Kobayashi-san o Daisuke Ono per Fafnir) e una colonna sonora molto galoppante e ben riuscita, adatta ad ogni contesto.
Insomma, una serie che può piacere e far divertire, segno che Kyoani riesce sempre a tirare fuori serie molto belle e che meritano attenzione.
Immaginate di uscire di casa di buon mattino per andare al lavoro, quando davanti la porta di casa vi si para davanti il gigantesco muso di un drago, personificazione di maestosità, potenza e guai, e che all'improvviso assume i panni di una dolcissima cameriera pronta a servirvi; voi che fareste?
Questo è quello che capiterà alla giovane signorina Kobayashi (ma ce l'ha un nome?), quando le piomberà davanti Torhu, colei che le cambierà per sempre la vita. Questo è l'incipit di "Miss Kobayashi's Dragon Maid" (in originale "Kobayashi-san Chi no Maid Dragon"), serie animata made in Kyoani di tredici puntate, basata sull'omonimo manga.
Dopo il bizzarro incipit la trama racconterà di questa particolare convivenza tra Kobayashi-san, modello di donna di società molto frustata che vedrà una sorta di toccasana nell'arrivo di Torhu, e Torhu, che fin dalle prime battute è cotta persa di Kobayashi-san, e migliora man mano nel suo ruolo come persona - ovviamente iniziato in modo burrascoso, dati i caratteri, e poi andando pian piano a migliorare, fino a rendere la loro convivenza molto naturale. Ovviamente il punto di forza di questa serie è la comicità, dati i bizzarri siparietti che Torhu e compagnia andranno a tirar fuori sfruttando i loro poteri di draghi; infatti, oltre a Torhu, vi saranno altri draghi, ovvero Kanna, vera e propria bambina che ha già fatto conquiste per il suo aspetto 'puccioso' e il suo atteggiamento veramente infantile e ingenuo, Elma, vera e propria ignorante della vita di tutti i giorni, Lucoa, con il suo davanzale ballerino e la sua mania di "disponibilità" e di indecenza nel buongusto, e Fafnir, freddo e impassibile hikikomori (a detta di Kobayashi per il suo ruolo originale di drago), che conoscerà il mondo degli otaku. Dal lato degli umani vi sono Takiya, collega di lavoro nonché modello otaku, Riko, tipica ragazzina innamorata, e Shota, giovane mago che si ritroverà a conoscere un po' troppo presto il mondo degli adulti.
Tutti questi personaggi offrono quindi un ventaglio di personalità e rappresentano una specie di specchio della vita reale, inizialmente grigia e modesta, poi migliorata con questi particolari incontri; oltre alla comicità vi è anche un po' di serietà, date queste particolari convivenze e i possibili risultati che potrebbero scatenare; inoltre non manca un po' di romance, qui in salsa shoujo-ai.
In ambito grafico, Kyoani mischia un po' dei suoi stili grafici, ovvero la cura realistica e lo stile da cartoon, creando uno stile grafico molto colorato e ben riuscito, insieme al suo famoso characther design moe, mentre in ambito sonoro se ne esce fuori con ottime recitazioni del cast dei seiyuu (come Matsumi Tamura per Kobayashi-san o Daisuke Ono per Fafnir) e una colonna sonora molto galoppante e ben riuscita, adatta ad ogni contesto.
Insomma, una serie che può piacere e far divertire, segno che Kyoani riesce sempre a tirare fuori serie molto belle e che meritano attenzione.
“Questo anime potrebbe curare il cancro!”
Questa lapidaria, quanto inverosimile purtroppo, considerazione non è farina del mio sacco, ma è un commento che ho intercettato su Youtube riguardo la serie “Miss Kobayashi’s Dragon Maid” (“Kobayashi-san Chi no Maid Dragon” il titolo originale), che nella sua esagerazione riassume bene le sensazioni che mi ha lasciato questa serie: un mix di allegria, serenità, positività, con quel tocco romantico che tra gag e momenti riflessivi amalgama il tutto in un cocktail che magari non ti allungherà la vita, ma sicuramente ti regala un assaggio di felicità per pochi minuti al giorno, e tutti noi sappiamo come anche questa sia cosa rara ormai!
Ma andiamo con ordine: “Miss Kobayashi’s Dragon Maid” è un anime di genere comico/demenziale con richiami romantici e slice of life in tredici episodi, prodotto dalla studio Kyoto Animation e ispirato all’omonimo manga di Cool-kyō Shinja, pubblicato in Giappone dal 2013 dall’editore Futabasha. E’ andato in onda nell’inverno 2017 in Giappone, mentre nel resto del mondo, Italia compresa, è stato trasmesso in simulcast da Crunchyroll.
L’incipit della storia è assurdo e curioso, come ci si aspetterebbe una volta che la si conosce: Kobayashi (solo il cognome, il nome è sconosciuto) è una giovane donna che vive da sola in Giappone, ha un appartamentino, un’istruzione nella media, un lavoro d’ufficio come tanti e trascorre la sua vita tranquillamente tra lavoro e bevute coi colleghi. Un giorno apre la porta di casa e si ritrova davanti un enorme drago ad attenderla, che però si trasforma, diventando una bella e allegra ragazza vestita da cameriera. La ragazza in questione si presenta come Thoru e rivela di essere un drago proveniente da un altro mondo, innamorata di lei, che ha deciso di vivere e servire come cameriera Kobayashi che, qualche settimana prima, in evidente stato d’ebbrezza dopo una serata passata a sollevarsi dallo stress del lavoro, le aveva salvato la vita e anche invitata a vivere da lei, non avendo Tohru altro posto dove andare. Kobayashi è riluttante all’idea all’inizio, ma, dopo averci parlato con calma, spinta dal rimorso (e da una sua passione nascosta per le cameriere e le loro divise...), decide di tenere fede al suo invito e permette a Thoru di vivere con lei come sua cameriera, cominciando una spassosa convivenza che, complici gli amici draghi di Tohru che da lì a poco si presenteranno, rivoluzionerà completamente la monotona vita della povera Kobayashi e di Tohru stessa.
Ma come quasi tutti gli anime comici del genere la trama riveste un’importanza secondaria, è un canovaccio sul quale far esibire liberamente i veri punti forti della serie, ovvero i variopinti personaggi che la arricchiscono con le loro personalità, le loro manie, i loro (tanti) difetti e anche le (poche ma significative) virtù. A Kobayashi e Tohru infatti seguiranno con il susseguirsi degli episodi altri personaggi bislacchi: Kanna Kamui, un drago relativamente giovane che nella sua forma umana è una tenerissima bambina che finirà a vivere in casa Kobayashi, frequentando anche le elementari come una bimba comune; Fafnir, vecchio amico di Tohru, un drago dall’aspetto umano cupo e serioso che manifesta chiaramente sentimenti di disprezzo verso gli umani; Quetzalcoatl (per gli amici Lucoa), un drago-divinità azteca che nella sua forma umana è una donna bellissima dal seno enorme e dall’aspetto apparentemente poco sveglio; e infine Elma, che nel loro mondo è una rivale dichiarata di Tohru, ma che nel nostro ha la forma umana di una bella donna, prosperosa come tutti i draghi adulti mostrati, completamente persa a pensare sempre al cibo e ai dolci in particolare. A questo gruppo già ben variegato si aggiungeranno anche degli umani, che finiranno per interagire con Tohru e compagni e, di conseguenza, a invadere la vita serena di Kobayashi. In ordine di apparizione: Makoto Takiya, amico e collega di Kobayashi che finirà per ospitare e avviare al ‘cammino dell’otaku’ Fafnir; Riko Saikawa, migliore amica di Kanna a scuola ma che ha anche una cotta per il piccolo drago; e infine Shota Magatsuchi, un ragazzo di una famiglia dedita alla magia che invocherà inavvertitamente Lucoa durante un rituale magico, finendo anche lui per ospitarla a casa sua.
Quasi tutti i personaggi della serie, ma i draghi soprattutto, ricoprono degli stereotipi ormai consolidati nel mondo dell’animazione nipponica: Tohru è la ragazza innamorata persa, sempre attiva e non proprio sveglia, disposta a tutto per conquistare il favore della sua Kobayashi, Kanna è l’emblema vivente del moe, imperturbabile e mai sopra le righe ma pronta a farti sciogliere il cuore con un minimo battito di ciglia, Fafnir è uno tsundere perso, duro e inflessibile all’esterno ma che finisce per appassionarsi talmente tanto agli interessi da otaku di Takiya, da installare uno suo stand al Comiket, Lucoa è la classica bellona dall’aria svampita ma capace di regalare perle di saggezza quando meno te le aspetti, mentre Elma ricopre la figura della amica-rivale della protagonista, incapace di parlarci quasi all’inizio, ma che poi finisce per uscire e mangiarci insieme come se niente fosse.
All’apparenza, quindi, questa serie sembra fornire pochi elementi di novità che la facciano spiccare su altre del genere, e in parte è vero, ma la naturalezza con cui i personaggi interagiscono tra loro durante le loro avventure contribuisce a togliere quel velo di “già visto” che spesso ricopre produzioni simili, attraverso le loro azioni, tra gag divertenti che non annoiano nonostante la loro ripetitività e continue nuove scoperte di un mondo a loro sconosciuto, “Miss Kobayashi’s Dragon Maid” finisce anche per affrontare, in tono sempre leggero senza prendersi mai troppo sul serio, partendo dai titoli degli episodi, temi importanti come la fiducia verso il prossimo, le relazioni familiari nei rapporti soprattutto tra genitori e figli, e anche la gestione di sentimenti forti come odio e amore nei loro aspetti più diversi, senza mai eccedere né da una parte né dell’altra. Vedere come Tohru riesca ad andare oltre il suo aperto disprezzo verso gli umani, che nel suo mondo sono nemici dichiarati dei draghi, per il sentimento d’amore che prova per Kobayashi che le fa vivere sensazioni piacevoli mai sperimentate prima è l’esempio migliore di ciò a cui accennavo sopra.
Passando agli aspetti tecnici dell’anime, anche qui c’è ben poco di cui lamentarsi: l’unica cosa potrebbe essere il fatto che buona parte degli episodi non rispettano, o differiscono nettamente, dalla storia originale del manga, lavorando molto di fantasia, ma obiettivamente il risultato è talmente buono che, considerando l’assenza di una trama significativa così come di un vero finale, si può anche chiudere un occhio su quest’aspetto. Il lavoro della Kyoto Animation con la regia di Yasuhiro Takemoto è assolutamente di ottimo livello, il character design affidato a Miku Kadowaki riporta in maniera non proprio fedele il tratto del manga originale, ma è un bene, perché lo migliora notevolmente. I personaggi ‘morbidi’, belli da vedere, precisi in ogni dettaglio, il disegno e la grafica di altissimo valore, colori vivi, sgargianti e animazioni fluide in ogni frangente sia nelle scene comiche che nelle poche, ma riuscitissime, scene d’azione sono la perfetta combinazione che appaga appieno l’occhio durante la visione dell’anime. E idem dicasi per l’orecchio: la colonna sonora ad opera di Masumi Ito scandisce i tempi della narrazione con ritmi leggeri e spensierati, la opening, “Aozora no Rhapsody” cantata dal gruppo de i Fhàna, e la ending, “Ishukan Communication” cantata dalle quattro doppiatrici dei draghi dell’anime aiutano lo spettatore a immergersi sin da subito nelle atmosfere della serie con le loro armonie semplici ma irrimediabilmente accattivanti, che ti catturano al primo ascolto, mentre il doppiaggio è il perfetto fiocco per chiudere questa confezione così ben riuscita, complici anche la familiarità con le caratteristiche dei personaggi, riconducibili a stereotipi tipici dell’animazione giapponese, come già detto. Infatti i doppiatori svolgono un lavoro egregio nel caratterizzare i vari personaggi, rendendoli immediatamente legati alla loro voce; ne cito una per tutti, Maria Nakagawa, doppiatrice della piccola Kanna, impeccabile nel tenere costante il suo tono di voce basso e apparentemente distaccato che, unito al suo aspetto, ti fa istantaneamente innamorare della giovane draghetta.
Il giudizio personale su “Miss Kobayashi’s Dragon Maid” va da sé è ampiamente positivo, è una serie che ho visto già completa, grazie al contributo degli utenti di Animeclick.it e ai loro giudizi positivi rilasciati sui singoli episodi (motivo in più per invogliare chi non lo fa a partecipare!), al ritmo di un episodio al giorno, ed è diventata in breve tempo una dose di buonumore quotidiano a cui faccio davvero fatica a rinunciare adesso che è finita. La consiglierei a chiunque abbia voglia di passare semplicemente venti minuti all’insegna della pura spensieratezza, mentre a chi è solito ricercare serie diverse, magari più serie e impegnate... beh, lo consiglio lo stesso, perché fa sempre bene variare un po’, e questa serie tra umani singolari e draghi sconclusionati è un ottimo punto d’inizio per ampliare i propri orizzonti o anche solo per farsi una banale quanto salvifica risata, perché quest’anime non allunga ancora la vita, ma in futuro chissà...
Questa lapidaria, quanto inverosimile purtroppo, considerazione non è farina del mio sacco, ma è un commento che ho intercettato su Youtube riguardo la serie “Miss Kobayashi’s Dragon Maid” (“Kobayashi-san Chi no Maid Dragon” il titolo originale), che nella sua esagerazione riassume bene le sensazioni che mi ha lasciato questa serie: un mix di allegria, serenità, positività, con quel tocco romantico che tra gag e momenti riflessivi amalgama il tutto in un cocktail che magari non ti allungherà la vita, ma sicuramente ti regala un assaggio di felicità per pochi minuti al giorno, e tutti noi sappiamo come anche questa sia cosa rara ormai!
Ma andiamo con ordine: “Miss Kobayashi’s Dragon Maid” è un anime di genere comico/demenziale con richiami romantici e slice of life in tredici episodi, prodotto dalla studio Kyoto Animation e ispirato all’omonimo manga di Cool-kyō Shinja, pubblicato in Giappone dal 2013 dall’editore Futabasha. E’ andato in onda nell’inverno 2017 in Giappone, mentre nel resto del mondo, Italia compresa, è stato trasmesso in simulcast da Crunchyroll.
L’incipit della storia è assurdo e curioso, come ci si aspetterebbe una volta che la si conosce: Kobayashi (solo il cognome, il nome è sconosciuto) è una giovane donna che vive da sola in Giappone, ha un appartamentino, un’istruzione nella media, un lavoro d’ufficio come tanti e trascorre la sua vita tranquillamente tra lavoro e bevute coi colleghi. Un giorno apre la porta di casa e si ritrova davanti un enorme drago ad attenderla, che però si trasforma, diventando una bella e allegra ragazza vestita da cameriera. La ragazza in questione si presenta come Thoru e rivela di essere un drago proveniente da un altro mondo, innamorata di lei, che ha deciso di vivere e servire come cameriera Kobayashi che, qualche settimana prima, in evidente stato d’ebbrezza dopo una serata passata a sollevarsi dallo stress del lavoro, le aveva salvato la vita e anche invitata a vivere da lei, non avendo Tohru altro posto dove andare. Kobayashi è riluttante all’idea all’inizio, ma, dopo averci parlato con calma, spinta dal rimorso (e da una sua passione nascosta per le cameriere e le loro divise...), decide di tenere fede al suo invito e permette a Thoru di vivere con lei come sua cameriera, cominciando una spassosa convivenza che, complici gli amici draghi di Tohru che da lì a poco si presenteranno, rivoluzionerà completamente la monotona vita della povera Kobayashi e di Tohru stessa.
Ma come quasi tutti gli anime comici del genere la trama riveste un’importanza secondaria, è un canovaccio sul quale far esibire liberamente i veri punti forti della serie, ovvero i variopinti personaggi che la arricchiscono con le loro personalità, le loro manie, i loro (tanti) difetti e anche le (poche ma significative) virtù. A Kobayashi e Tohru infatti seguiranno con il susseguirsi degli episodi altri personaggi bislacchi: Kanna Kamui, un drago relativamente giovane che nella sua forma umana è una tenerissima bambina che finirà a vivere in casa Kobayashi, frequentando anche le elementari come una bimba comune; Fafnir, vecchio amico di Tohru, un drago dall’aspetto umano cupo e serioso che manifesta chiaramente sentimenti di disprezzo verso gli umani; Quetzalcoatl (per gli amici Lucoa), un drago-divinità azteca che nella sua forma umana è una donna bellissima dal seno enorme e dall’aspetto apparentemente poco sveglio; e infine Elma, che nel loro mondo è una rivale dichiarata di Tohru, ma che nel nostro ha la forma umana di una bella donna, prosperosa come tutti i draghi adulti mostrati, completamente persa a pensare sempre al cibo e ai dolci in particolare. A questo gruppo già ben variegato si aggiungeranno anche degli umani, che finiranno per interagire con Tohru e compagni e, di conseguenza, a invadere la vita serena di Kobayashi. In ordine di apparizione: Makoto Takiya, amico e collega di Kobayashi che finirà per ospitare e avviare al ‘cammino dell’otaku’ Fafnir; Riko Saikawa, migliore amica di Kanna a scuola ma che ha anche una cotta per il piccolo drago; e infine Shota Magatsuchi, un ragazzo di una famiglia dedita alla magia che invocherà inavvertitamente Lucoa durante un rituale magico, finendo anche lui per ospitarla a casa sua.
Quasi tutti i personaggi della serie, ma i draghi soprattutto, ricoprono degli stereotipi ormai consolidati nel mondo dell’animazione nipponica: Tohru è la ragazza innamorata persa, sempre attiva e non proprio sveglia, disposta a tutto per conquistare il favore della sua Kobayashi, Kanna è l’emblema vivente del moe, imperturbabile e mai sopra le righe ma pronta a farti sciogliere il cuore con un minimo battito di ciglia, Fafnir è uno tsundere perso, duro e inflessibile all’esterno ma che finisce per appassionarsi talmente tanto agli interessi da otaku di Takiya, da installare uno suo stand al Comiket, Lucoa è la classica bellona dall’aria svampita ma capace di regalare perle di saggezza quando meno te le aspetti, mentre Elma ricopre la figura della amica-rivale della protagonista, incapace di parlarci quasi all’inizio, ma che poi finisce per uscire e mangiarci insieme come se niente fosse.
All’apparenza, quindi, questa serie sembra fornire pochi elementi di novità che la facciano spiccare su altre del genere, e in parte è vero, ma la naturalezza con cui i personaggi interagiscono tra loro durante le loro avventure contribuisce a togliere quel velo di “già visto” che spesso ricopre produzioni simili, attraverso le loro azioni, tra gag divertenti che non annoiano nonostante la loro ripetitività e continue nuove scoperte di un mondo a loro sconosciuto, “Miss Kobayashi’s Dragon Maid” finisce anche per affrontare, in tono sempre leggero senza prendersi mai troppo sul serio, partendo dai titoli degli episodi, temi importanti come la fiducia verso il prossimo, le relazioni familiari nei rapporti soprattutto tra genitori e figli, e anche la gestione di sentimenti forti come odio e amore nei loro aspetti più diversi, senza mai eccedere né da una parte né dell’altra. Vedere come Tohru riesca ad andare oltre il suo aperto disprezzo verso gli umani, che nel suo mondo sono nemici dichiarati dei draghi, per il sentimento d’amore che prova per Kobayashi che le fa vivere sensazioni piacevoli mai sperimentate prima è l’esempio migliore di ciò a cui accennavo sopra.
Passando agli aspetti tecnici dell’anime, anche qui c’è ben poco di cui lamentarsi: l’unica cosa potrebbe essere il fatto che buona parte degli episodi non rispettano, o differiscono nettamente, dalla storia originale del manga, lavorando molto di fantasia, ma obiettivamente il risultato è talmente buono che, considerando l’assenza di una trama significativa così come di un vero finale, si può anche chiudere un occhio su quest’aspetto. Il lavoro della Kyoto Animation con la regia di Yasuhiro Takemoto è assolutamente di ottimo livello, il character design affidato a Miku Kadowaki riporta in maniera non proprio fedele il tratto del manga originale, ma è un bene, perché lo migliora notevolmente. I personaggi ‘morbidi’, belli da vedere, precisi in ogni dettaglio, il disegno e la grafica di altissimo valore, colori vivi, sgargianti e animazioni fluide in ogni frangente sia nelle scene comiche che nelle poche, ma riuscitissime, scene d’azione sono la perfetta combinazione che appaga appieno l’occhio durante la visione dell’anime. E idem dicasi per l’orecchio: la colonna sonora ad opera di Masumi Ito scandisce i tempi della narrazione con ritmi leggeri e spensierati, la opening, “Aozora no Rhapsody” cantata dal gruppo de i Fhàna, e la ending, “Ishukan Communication” cantata dalle quattro doppiatrici dei draghi dell’anime aiutano lo spettatore a immergersi sin da subito nelle atmosfere della serie con le loro armonie semplici ma irrimediabilmente accattivanti, che ti catturano al primo ascolto, mentre il doppiaggio è il perfetto fiocco per chiudere questa confezione così ben riuscita, complici anche la familiarità con le caratteristiche dei personaggi, riconducibili a stereotipi tipici dell’animazione giapponese, come già detto. Infatti i doppiatori svolgono un lavoro egregio nel caratterizzare i vari personaggi, rendendoli immediatamente legati alla loro voce; ne cito una per tutti, Maria Nakagawa, doppiatrice della piccola Kanna, impeccabile nel tenere costante il suo tono di voce basso e apparentemente distaccato che, unito al suo aspetto, ti fa istantaneamente innamorare della giovane draghetta.
Il giudizio personale su “Miss Kobayashi’s Dragon Maid” va da sé è ampiamente positivo, è una serie che ho visto già completa, grazie al contributo degli utenti di Animeclick.it e ai loro giudizi positivi rilasciati sui singoli episodi (motivo in più per invogliare chi non lo fa a partecipare!), al ritmo di un episodio al giorno, ed è diventata in breve tempo una dose di buonumore quotidiano a cui faccio davvero fatica a rinunciare adesso che è finita. La consiglierei a chiunque abbia voglia di passare semplicemente venti minuti all’insegna della pura spensieratezza, mentre a chi è solito ricercare serie diverse, magari più serie e impegnate... beh, lo consiglio lo stesso, perché fa sempre bene variare un po’, e questa serie tra umani singolari e draghi sconclusionati è un ottimo punto d’inizio per ampliare i propri orizzonti o anche solo per farsi una banale quanto salvifica risata, perché quest’anime non allunga ancora la vita, ma in futuro chissà...