Bun Bun
Un cartone che per molte circostanze dei disegni, ricorda Kimba il leone bianco, per come è anche strutturata la storia.
Anche in questo anime vengono trattati temi forti quali la caccia, l'abbandono dei cani, l'abbandono dei minori, nonché buoni sentimenti come il senso della famiglia e l'amicizia, nonché l'adozione.
Quest'ultimi però sono temi che vengono trattati con minor peso, gli altri sopracitati sono quelli che costituiscono il motore dell'opera.
L'opera in sè descrive tratti molto toccanti e unici nel suo genere, visti sempre con gli occhi innocenti di un cagnolino (oserei dire di un bambino, considerata la profondità della trama), in cui possiamo scorgere la barbarie dell'uomo sotto precisi aspetti, ovvero quelli che vi ho indicato all'inizio.
Una pesante barbarie dove l'uomo è pronto a tutto ed è senza scrupoli pur di raggiungere l'obiettivo prefissato, e difatti la sua figura alla lunga è pressante, scocciante, onnipresente, devastante e fortunatamente inconcludente.
Ho usato tutti questi avverbi per far capir meglio quanto l'uomo possa essere disumano con sé stesso, non avendo pietà per esseri praticamente indifesi.
Purtroppo, come già detto in altre circostanze e recensioni, la voglia di supremazia, di potere e di decantato progresso rende l'uomo capacissimo di azioni illecite, premeditate e organizzate al massimo della precisione, laddove l'intelletto viene usato per scopi barbari.
Ma la voglia di fuggire da un destino deciso da altri, unito all'amore per i propri cari, darà la spinta sufficiente al protagonista per uscire dai vicoli ciechi nei quali molto spesso riuscirà a cacciarsi.
Un cartone che vuole insegnare fin da subito i pericoli della vita a cui una persona debole può andare incontro e di come può essere sfruttato come se fosse un oggetto, l'autore quindi invita i ragazzi con l'allegoria canina a stare lontani da persone con insani propositi, facendosi guidare dai propri cari e da gente esperta, con più esperienza e cuore sulle spalle, quanto basta per stare alla larga da situazioni difficili.
Un anime che a livello artistico sembra realizzato "al risparmio" ma è generoso nelle tematiche che si sviluppano al suo interno, da vedere.
Anche in questo anime vengono trattati temi forti quali la caccia, l'abbandono dei cani, l'abbandono dei minori, nonché buoni sentimenti come il senso della famiglia e l'amicizia, nonché l'adozione.
Quest'ultimi però sono temi che vengono trattati con minor peso, gli altri sopracitati sono quelli che costituiscono il motore dell'opera.
L'opera in sè descrive tratti molto toccanti e unici nel suo genere, visti sempre con gli occhi innocenti di un cagnolino (oserei dire di un bambino, considerata la profondità della trama), in cui possiamo scorgere la barbarie dell'uomo sotto precisi aspetti, ovvero quelli che vi ho indicato all'inizio.
Una pesante barbarie dove l'uomo è pronto a tutto ed è senza scrupoli pur di raggiungere l'obiettivo prefissato, e difatti la sua figura alla lunga è pressante, scocciante, onnipresente, devastante e fortunatamente inconcludente.
Ho usato tutti questi avverbi per far capir meglio quanto l'uomo possa essere disumano con sé stesso, non avendo pietà per esseri praticamente indifesi.
Purtroppo, come già detto in altre circostanze e recensioni, la voglia di supremazia, di potere e di decantato progresso rende l'uomo capacissimo di azioni illecite, premeditate e organizzate al massimo della precisione, laddove l'intelletto viene usato per scopi barbari.
Ma la voglia di fuggire da un destino deciso da altri, unito all'amore per i propri cari, darà la spinta sufficiente al protagonista per uscire dai vicoli ciechi nei quali molto spesso riuscirà a cacciarsi.
Un cartone che vuole insegnare fin da subito i pericoli della vita a cui una persona debole può andare incontro e di come può essere sfruttato come se fosse un oggetto, l'autore quindi invita i ragazzi con l'allegoria canina a stare lontani da persone con insani propositi, facendosi guidare dai propri cari e da gente esperta, con più esperienza e cuore sulle spalle, quanto basta per stare alla larga da situazioni difficili.
Un anime che a livello artistico sembra realizzato "al risparmio" ma è generoso nelle tematiche che si sviluppano al suo interno, da vedere.
Ho più volte recensito gli anime che mi hanno accompagnato durante la mia infanzia e, quando ho notato che ancora nessuno si era preso la briga di scrivere qualcosa su Bun Bun ho deciso di farlo subito.
La trama parla appunto di Bun Bun, il nostro protagonista che, allontanato dalla madre (Fiamma) decide con grande determinazione di mettersi sulle sue tracce. Accanto a lui due cani adulti che vogliono aiutarlo : lo “zio” Nora e lo “zio” Ponta. [Una nota curiosa sta proprio nei nomi dei protagonisti. Correva l’anno 1985 e per le emittenti italiane era una “follia” doppiare un anime senza cambiarne i nomi. Qua invece l’operazione, ameno sui cani, non viene fatta. I nomi dei protagonisti sono quelli originali della serie giapponese in quanto probabilmente i doppiatori avranno pensato che, infondo i cani possono avere qualsiasi nome, anche se nipponico.] Sulle loro tracce il terribile (non mi ricordo proprio il nome) un allevatore di cani determinato a fare di Bun Bun un cane da combattimento. L’andatura della storia è a tratti scherzosa a tratti commovente. Sempre e comunque avvolta in un clima inquieto, in cui si sente la tristezza che il cucciolo emana nella ricerca della sua mamma. Il tutto è incentrato però sul coraggio e sulla determinazione del piccolo che, nonostante sia costantemente braccato, insiste nella sua ricerca, raccogliendo indizi e conoscendo altri cani che vogliono a volte aiutarlo, altre volte approfittarsi di lui. Questo è un particolare ovvio in quanto la serie è un kodomo, destinato quindi anche ad un uso propedeutico secondo la moda di trent’anni fa.
I miei ricordi sul lavoro di Shigeru Omachi sono alquanto sbiaditi purtroppo e spero che qualcuno con una memoria migliore della mia scriva qualcosa in più su questa serie che era tanto piaciuta a noi bambini negli anni 80. Tuttavia pare che per Bun Bun le sabbie del tempo lo stiano trascinando sempre più verso il dolce ricordo, tanto che neppure sulla wikipedia giapponese sono riuscito a trovare spunti interessanti da aggiungere a questa recensione!
Che altro dire? E’ stato un anime che, di sicuro, non mi ha segnato e che mi sorbivo in tv sfuggendo alla calura estiva nelle fresche mura spesse della casa di mia nonna, in un tempo in cui i condizionatori non esistevano e la gente si metteva le lenzuola nel frigo d’estate :)
Sette.
La trama parla appunto di Bun Bun, il nostro protagonista che, allontanato dalla madre (Fiamma) decide con grande determinazione di mettersi sulle sue tracce. Accanto a lui due cani adulti che vogliono aiutarlo : lo “zio” Nora e lo “zio” Ponta. [Una nota curiosa sta proprio nei nomi dei protagonisti. Correva l’anno 1985 e per le emittenti italiane era una “follia” doppiare un anime senza cambiarne i nomi. Qua invece l’operazione, ameno sui cani, non viene fatta. I nomi dei protagonisti sono quelli originali della serie giapponese in quanto probabilmente i doppiatori avranno pensato che, infondo i cani possono avere qualsiasi nome, anche se nipponico.] Sulle loro tracce il terribile (non mi ricordo proprio il nome) un allevatore di cani determinato a fare di Bun Bun un cane da combattimento. L’andatura della storia è a tratti scherzosa a tratti commovente. Sempre e comunque avvolta in un clima inquieto, in cui si sente la tristezza che il cucciolo emana nella ricerca della sua mamma. Il tutto è incentrato però sul coraggio e sulla determinazione del piccolo che, nonostante sia costantemente braccato, insiste nella sua ricerca, raccogliendo indizi e conoscendo altri cani che vogliono a volte aiutarlo, altre volte approfittarsi di lui. Questo è un particolare ovvio in quanto la serie è un kodomo, destinato quindi anche ad un uso propedeutico secondo la moda di trent’anni fa.
I miei ricordi sul lavoro di Shigeru Omachi sono alquanto sbiaditi purtroppo e spero che qualcuno con una memoria migliore della mia scriva qualcosa in più su questa serie che era tanto piaciuta a noi bambini negli anni 80. Tuttavia pare che per Bun Bun le sabbie del tempo lo stiano trascinando sempre più verso il dolce ricordo, tanto che neppure sulla wikipedia giapponese sono riuscito a trovare spunti interessanti da aggiungere a questa recensione!
Che altro dire? E’ stato un anime che, di sicuro, non mi ha segnato e che mi sorbivo in tv sfuggendo alla calura estiva nelle fresche mura spesse della casa di mia nonna, in un tempo in cui i condizionatori non esistevano e la gente si metteva le lenzuola nel frigo d’estate :)
Sette.