Picotopia
Si tratta di un video promozionale di RIKEN (un grande istituto di ricerca scientifica), con animazioni di Mirai Mizue, della durata di poco più di due minuti.
L’intera, frenetica opera è un’esplosione di semplici forme tondeggianti o appuntite, di colori sgargianti, che mutano continuamente a ritmo serratissimo, trasformandosi incessantemente in qualcos’altro al ritmo di una musica allegra, ma ossessiva.
L’impressione che se ne ha è che racconti un po’ la storia della vita sulla Terra, a partire da minuscole gocce che paiono spermatozoi, o microorganismi, che esplodono progressivamente in aggregazioni sempre più complesse, fino ad arrivare a forme umane, ma senza fermarsi ad esse.
Il video si conclude con la scritta in sovrimpressione di una serie di unità di misura sempre più piccole: deci, centi, milli, micro, nano, pico. In realtà, ci sono anche alcune scritte in giapponese, ma purtroppo non sono in grado di comprenderle. Suppongo si tratti dell’istituto che ha commissionato l’opera.
Il video dura solo due minuti e, alla prima visione, mi ha sconcertato, perché pareva non finire mai, nonostante il continuo mutare di forme e colori e la musica, invero alla lunga un po’ irritante, che farebbe ballare sulla sedia anche un morto. L’ho apprezzato molto di più alla seconda visione.
Come si fa a dare un voto a un’opera simile? In fondo è un video pubblicitario, ma, se l’ho ben interpretato, è sicuramente rappresentativo dell’istituto di ricerca che promuove. Per la durata che ha, è molto gradevole, quindi merita un voto di tutto rispetto.
L’intera, frenetica opera è un’esplosione di semplici forme tondeggianti o appuntite, di colori sgargianti, che mutano continuamente a ritmo serratissimo, trasformandosi incessantemente in qualcos’altro al ritmo di una musica allegra, ma ossessiva.
L’impressione che se ne ha è che racconti un po’ la storia della vita sulla Terra, a partire da minuscole gocce che paiono spermatozoi, o microorganismi, che esplodono progressivamente in aggregazioni sempre più complesse, fino ad arrivare a forme umane, ma senza fermarsi ad esse.
Il video si conclude con la scritta in sovrimpressione di una serie di unità di misura sempre più piccole: deci, centi, milli, micro, nano, pico. In realtà, ci sono anche alcune scritte in giapponese, ma purtroppo non sono in grado di comprenderle. Suppongo si tratti dell’istituto che ha commissionato l’opera.
Il video dura solo due minuti e, alla prima visione, mi ha sconcertato, perché pareva non finire mai, nonostante il continuo mutare di forme e colori e la musica, invero alla lunga un po’ irritante, che farebbe ballare sulla sedia anche un morto. L’ho apprezzato molto di più alla seconda visione.
Come si fa a dare un voto a un’opera simile? In fondo è un video pubblicitario, ma, se l’ho ben interpretato, è sicuramente rappresentativo dell’istituto di ricerca che promuove. Per la durata che ha, è molto gradevole, quindi merita un voto di tutto rispetto.