Candidate for Goddess
"Candidate for Goddess" si distingue per una caratteristica particolare che però è difficile considerare un merito, ossia la trama principale non riesce quasi mai ad essere al centro dell'attenzione.
L'intera serie non è altro che una lunga presentazione dei giovani protagonisti, con annessa una serie di loro prove per riuscire a raggiungere lo status di pilota dei misteriosi robot chiamati Dee (che, a dirla tutta, non mi sono sembrati dei mecha così eccezionali), nel frattempo guidati da piloti esperti che in teoria avrebbero dovuto essere un secondo gruppo protagonista. Naturalmente, il materiale per rendere le cose più complesse ci sarebbe, ossia alieni e piloti dall'origine misteriosa, un probabile complotto con annessi segreti sconvolgenti, ma tutto questo viene appena accennato e poi rimandato a un prosieguo che non ci sarà mai. Persino le battaglie contro gli alieni chiamati Victim sono poche e mostrate solo a spizzichi (e non sono nulla di particolare). Ovvio quindi che concentrare tutta la serie su una fase preparatoria che di solito negli altri titoli si esaurisce dopo i primi episodi, e lasciarci poi con molte domande e nessuna risposta, fa rimanere interdetti. Non conosco il manga da cui è tratta la serie, però, trattandosi di un titolo piuttosto breve di soli cinque volumi (1997-2001), temo che sia da considerarsi una colpa la scelta dei realizzatori dell'anime di dedicare ben dodici episodi all'introduzione, e a questa decisione si è unita, penso, una fiducia eccessiva sulla possibilità di realizzare un seguito.
Una volta analizzata questa caratteristica, cosa ci resta? Diciamo un anime nella media, sia nel bene che nel male: il bene è un buon ritmo narrativo che riesce a impedire la noia con un discreto mix di mistero, azione e umorismo, e può renderci pure abbastanza simpatici i protagonisti centrali dei cadetti (gli unici con un piccolo sviluppo); però mancano momenti o idee di rilievo, i progressi della trama e l'introspezione (certo non aiutata dall'eccessivo numero di personaggi) sono ai minimi termini, e per questo, anche se si prova la curiosità di sapere come prosegue la storia, questa nasce più dal disappunto di essere lasciati senza alcuna risposta che dall'essere emotivamente coinvolti nelle vicende raccontate.
Sul piano tecnico siamo abbastanza nella media: le scene con robot e alieni sono realizzati con una CG che, rivista oggi, risulta troppo finta, mentre le animazioni tradizionali e il chara-design sono gradevoli. Da notare alcuni echi di "Neon Genesis Evangelion" (un successo allora troppo recente per essere ignorato da un titolo mecha): le Dee sono robot che alcuni indizi ci fanno sospettare abbiano un'anima, i piloti entrano in un abitacolo pieno di un liquido speciale, utilizzano dei connettori neurali e, se il robot viene danneggiato, il pilota ne risente direttamente.
Infine, le musiche, che sono ordinarie, ma l'opening la trovo proprio fuori contesto, mi sembra più una marcetta trionfale da commedia.
Per concludere, questo è un titolo in sé senza infamia e senza lode, ma risulta penalizzato dal fatto di non andare oltre le basi della trama.
Voto: 6-
L'intera serie non è altro che una lunga presentazione dei giovani protagonisti, con annessa una serie di loro prove per riuscire a raggiungere lo status di pilota dei misteriosi robot chiamati Dee (che, a dirla tutta, non mi sono sembrati dei mecha così eccezionali), nel frattempo guidati da piloti esperti che in teoria avrebbero dovuto essere un secondo gruppo protagonista. Naturalmente, il materiale per rendere le cose più complesse ci sarebbe, ossia alieni e piloti dall'origine misteriosa, un probabile complotto con annessi segreti sconvolgenti, ma tutto questo viene appena accennato e poi rimandato a un prosieguo che non ci sarà mai. Persino le battaglie contro gli alieni chiamati Victim sono poche e mostrate solo a spizzichi (e non sono nulla di particolare). Ovvio quindi che concentrare tutta la serie su una fase preparatoria che di solito negli altri titoli si esaurisce dopo i primi episodi, e lasciarci poi con molte domande e nessuna risposta, fa rimanere interdetti. Non conosco il manga da cui è tratta la serie, però, trattandosi di un titolo piuttosto breve di soli cinque volumi (1997-2001), temo che sia da considerarsi una colpa la scelta dei realizzatori dell'anime di dedicare ben dodici episodi all'introduzione, e a questa decisione si è unita, penso, una fiducia eccessiva sulla possibilità di realizzare un seguito.
Una volta analizzata questa caratteristica, cosa ci resta? Diciamo un anime nella media, sia nel bene che nel male: il bene è un buon ritmo narrativo che riesce a impedire la noia con un discreto mix di mistero, azione e umorismo, e può renderci pure abbastanza simpatici i protagonisti centrali dei cadetti (gli unici con un piccolo sviluppo); però mancano momenti o idee di rilievo, i progressi della trama e l'introspezione (certo non aiutata dall'eccessivo numero di personaggi) sono ai minimi termini, e per questo, anche se si prova la curiosità di sapere come prosegue la storia, questa nasce più dal disappunto di essere lasciati senza alcuna risposta che dall'essere emotivamente coinvolti nelle vicende raccontate.
Sul piano tecnico siamo abbastanza nella media: le scene con robot e alieni sono realizzati con una CG che, rivista oggi, risulta troppo finta, mentre le animazioni tradizionali e il chara-design sono gradevoli. Da notare alcuni echi di "Neon Genesis Evangelion" (un successo allora troppo recente per essere ignorato da un titolo mecha): le Dee sono robot che alcuni indizi ci fanno sospettare abbiano un'anima, i piloti entrano in un abitacolo pieno di un liquido speciale, utilizzano dei connettori neurali e, se il robot viene danneggiato, il pilota ne risente direttamente.
Infine, le musiche, che sono ordinarie, ma l'opening la trovo proprio fuori contesto, mi sembra più una marcetta trionfale da commedia.
Per concludere, questo è un titolo in sé senza infamia e senza lode, ma risulta penalizzato dal fatto di non andare oltre le basi della trama.
Voto: 6-
Candidate for Goddess è una serie breve, carina, ma senza fine reale, quindi si resta lì appesi senza sapere che succederà.
Ci troviamo in un futuro molto futuro, dove la razza umana colonizza l'universo e s’imbatte nei Victim, dei mostri galattici che per sport distruggono mondi e colonie. Siamo a evento avviato, è abitudine avere a che fare con i Victim, l'umanità difende a spada tratta l'ultimo mondo degli uomini, Zion, e le colonie più prossime a questo, tramite cinque robot un po' mistici aventi una sorta di anima divina, le Goddess, che formano il sistema Ingrid, il cui vertice può scatenare il grande potere del gruppo per distruggere in massa i Victim.
La storia segue due vicende parallele, quella dei piloti attualmente in carica e quelle dei cinque candidati piloti che dovranno sostituire gli uscenti. Purtroppo il sistema di pilotaggio ha un feedback negativo molto pesante e nel tempo logora i suoi piloti, quindi serve un ricambio veloce; inoltre per pilotare serve avere un riparatore gemellato con il pilota, il quale non solo sistema i robottoni, ma fa il cut off del feedback del dolore durante i combattimenti e stabilizza il pilota facendo anche da navigatore.
Sia piloti sia candidati sia riparatori sono giovanissimi (va di moda questa cosa di mettere il mondo nelle mani dei bambini dopo il ’95), quindicenni in media, e sono soggetti selezionati sotto il profilo fisico-mentale e di EX - particolare abilità che sfocia nella forma di un vero e proprio potere peculiare nei momenti di picco - ,ma solo tra gli uomini. Infatti nelle donne pare sia difficile ottenere i giusti parametri EX, quindi donne pilota non ce ne sono, salvo l'unica, la capoccia della cinquina di goddess, che però non sembra tanto normale. Le bambine quindi fanno tutte le riparatrici, partono con il dolce forno e per il diploma di scuola media devono fare un robottone da combattimento che emula le goddess, una cosa facile facile insomma.
Il protagonista è uno dei candidati, Rei, che però avendo il nome al femminile usa farsi chiamare Zero per il fatto che Rei al femminile in giapponese significa Zero e si sente più macho così appellato. Non brilla per la sua intelligenza e la compensa con capacità innate, come tutti i protagonisti per caso nasconde incredibili poteri e misteri, e con tediante ottimismo. Il caro fanciullo sogna di diventare pilota perché da piccolo è stato salvato dalla misteriosa Goddess pilotata dall'unica donna, e da allora sogna di fare il pilota e ovviamente ha praticamente il posto assicurato.
La serie è breve quindi gli autori non ci spiegano com’è iniziata la guerra, non ci spiegano i segreti dell'unica donna pilota, non danno spazio oltre a una manciata di personaggi, e anche quelli vengono analizzati solo da qualche angolazione senza approfondire nell'interezza il soggetto. Troppi sono i personaggi nel meccanismo per una serie breve, 5 più 5 più un'altra squadra di 5 più 5 più i misteriosi ombrosi che tramano per la terra, più l'istruttore e la dottoressa: troppa gente. Pecche ce ne sono quindi, però la trama di base è carina, magari con la seconda serie gli autori sistemeranno tutto chissà - mi fingo speranzosa.
Il lato tecnico è nella media e sotto la media, i disegni non sono sempre ottimali, il mecha design è buono ma solo per le goddess, in quanto è impreciso e senza pretese per i robot di addestramento, il movimento è un pochino ripetuto e standard nelle goddess (sempre i soliti movimenti), non ci sono combattimenti mozzafiato, ma non era lo scopo di questa prima serie, sperando ci sia il seguito. I costumini con il reggicoscia per i bimbini del GOA fanno un po' pena, come i costumi veste da camera per i cinque piloti ufficiali, ma pace, ho visto di peggio. Le musiche sono nella media o poco meno quelle di accompagnamento, mentre la sigla iniziale non si può sentire, è “schifida”, sembra uno stacchetto pubblicitario del reclutamento con zoommata iniziale sulla statua delle goddess in versione escort.
Che dire, il 7 ce la fa a raggiungerlo, visto che gira davvero di peggio, però in verità il voto è un 6,5 travestito. Se si è in astinenza da mecha si può guardare, diciamo così.
Ci troviamo in un futuro molto futuro, dove la razza umana colonizza l'universo e s’imbatte nei Victim, dei mostri galattici che per sport distruggono mondi e colonie. Siamo a evento avviato, è abitudine avere a che fare con i Victim, l'umanità difende a spada tratta l'ultimo mondo degli uomini, Zion, e le colonie più prossime a questo, tramite cinque robot un po' mistici aventi una sorta di anima divina, le Goddess, che formano il sistema Ingrid, il cui vertice può scatenare il grande potere del gruppo per distruggere in massa i Victim.
La storia segue due vicende parallele, quella dei piloti attualmente in carica e quelle dei cinque candidati piloti che dovranno sostituire gli uscenti. Purtroppo il sistema di pilotaggio ha un feedback negativo molto pesante e nel tempo logora i suoi piloti, quindi serve un ricambio veloce; inoltre per pilotare serve avere un riparatore gemellato con il pilota, il quale non solo sistema i robottoni, ma fa il cut off del feedback del dolore durante i combattimenti e stabilizza il pilota facendo anche da navigatore.
Sia piloti sia candidati sia riparatori sono giovanissimi (va di moda questa cosa di mettere il mondo nelle mani dei bambini dopo il ’95), quindicenni in media, e sono soggetti selezionati sotto il profilo fisico-mentale e di EX - particolare abilità che sfocia nella forma di un vero e proprio potere peculiare nei momenti di picco - ,ma solo tra gli uomini. Infatti nelle donne pare sia difficile ottenere i giusti parametri EX, quindi donne pilota non ce ne sono, salvo l'unica, la capoccia della cinquina di goddess, che però non sembra tanto normale. Le bambine quindi fanno tutte le riparatrici, partono con il dolce forno e per il diploma di scuola media devono fare un robottone da combattimento che emula le goddess, una cosa facile facile insomma.
Il protagonista è uno dei candidati, Rei, che però avendo il nome al femminile usa farsi chiamare Zero per il fatto che Rei al femminile in giapponese significa Zero e si sente più macho così appellato. Non brilla per la sua intelligenza e la compensa con capacità innate, come tutti i protagonisti per caso nasconde incredibili poteri e misteri, e con tediante ottimismo. Il caro fanciullo sogna di diventare pilota perché da piccolo è stato salvato dalla misteriosa Goddess pilotata dall'unica donna, e da allora sogna di fare il pilota e ovviamente ha praticamente il posto assicurato.
La serie è breve quindi gli autori non ci spiegano com’è iniziata la guerra, non ci spiegano i segreti dell'unica donna pilota, non danno spazio oltre a una manciata di personaggi, e anche quelli vengono analizzati solo da qualche angolazione senza approfondire nell'interezza il soggetto. Troppi sono i personaggi nel meccanismo per una serie breve, 5 più 5 più un'altra squadra di 5 più 5 più i misteriosi ombrosi che tramano per la terra, più l'istruttore e la dottoressa: troppa gente. Pecche ce ne sono quindi, però la trama di base è carina, magari con la seconda serie gli autori sistemeranno tutto chissà - mi fingo speranzosa.
Il lato tecnico è nella media e sotto la media, i disegni non sono sempre ottimali, il mecha design è buono ma solo per le goddess, in quanto è impreciso e senza pretese per i robot di addestramento, il movimento è un pochino ripetuto e standard nelle goddess (sempre i soliti movimenti), non ci sono combattimenti mozzafiato, ma non era lo scopo di questa prima serie, sperando ci sia il seguito. I costumini con il reggicoscia per i bimbini del GOA fanno un po' pena, come i costumi veste da camera per i cinque piloti ufficiali, ma pace, ho visto di peggio. Le musiche sono nella media o poco meno quelle di accompagnamento, mentre la sigla iniziale non si può sentire, è “schifida”, sembra uno stacchetto pubblicitario del reclutamento con zoommata iniziale sulla statua delle goddess in versione escort.
Che dire, il 7 ce la fa a raggiungerlo, visto che gira davvero di peggio, però in verità il voto è un 6,5 travestito. Se si è in astinenza da mecha si può guardare, diciamo così.