Hakata Tonkotsu Ramens
Nel mondo della cinematografia un genere un po’ bistrattato, dalla critica ma non certo dal pubblico, è quello del cinema d’azione nudo e crudo, quello cioè che alla profondità della storia o all’approfondimento dei personaggi sopperisce con scene più o meno spettacolari e coreografiche; allo stesso modo, per i suoi contenuti, "Hakata Tonkotsu Ramens" è assimilabile a un film d’azione, non costruisce insomma una storia imperdibile né lascia chissà quale messaggio ma per tutta la sua visione intrattiene e diverte costantemente senza annoiare mai con le situazioni particolari che costruisce.
Particolare come la realtà in cui è ambientata la serie: a prima vista infatti sembra rispecchiare la nostra se non fosse per il fatto che esiste un sottobosco criminale, composto da un folto numero di sicari, riuniti in organizzazioni che, sotto falso nome, gestiscono un business che permette a chiunque di assoldare un assassino per eliminare una persona scomoda, indipendentemente dai motivi che hanno portato a questa decisione che possono essere tanto seri, tipo l’eliminazione di un nemico politico o un malvivente rivale, quanto banali, come capita ad esempio ad uno studente universitario preso di mira dai vicini perché troppo rumoroso. A questi si affiancano poi tutti i movimenti criminali clandestini “classici” che coinvolgono mercenari, contrabbandieri, informatori e quant'altro ed in tale contesto la città dove questo fenomeno spicca principalmente è quella di Fukuoka, e nel quartiere di Hakata, che dà il titolo alla serie insieme al suo famoso Tonkotsu Ramen, soprattutto visto che qui ben il 3% della popolazione svolge in incognito l’attività di sicario. Ed è proprio sullo sfondo di questa città apparentemente tranquilla che si dipaneranno le storie fatte di misteri, omicidi, tradimenti e scontri inattesi della serie che vedranno coinvolti i vari personaggi, partendo dai due protagonisti, l’assassino professionista cinese Lin Xianming e l’investigatore privato Zenji Banba, fino a tutti quelli secondari ricorrenti di contorno che compongono un mosaico tanto vario quanto esplosivo dove spicca in lontananza la figura misteriosa del ‘Niwaka Samurai’, un assassino di assassini che incrocerà più volte la strada dei protagonisti.
Un tema ricorrente in "Hakata Tonkotsu Ramens" è sicuramente quello dell’inganno, non solo quello che coinvolge in prima persona i protagonisti, tutti invischiati nel mondo criminale ma in apparenza cittadini normalissimi, ma anche quello che in ogni episodio costruisce una ragnatela di stratagemmi e menzogne dove tutti finiscono per cadere: nonostante il rapporto di amicizia che intercorre tra i vari personaggi infatti, gli interessi economici vengono sempre al primo posto e non è raro vedere soggetti che fanno il doppio gioco o cambiano repentinamente fazione a seconda della convenienza del momento; questo continuo alternarsi di condizioni diverse garantisce alla serie una cospicua presenza di colpi di scena che rendono il contesto intrigante e imprevedibile garantendo una soglia d’attenzione da parte di chi guarda elevata anche quando l’esito della storia del momento sembra scontato. A questo fanno da corollario tutti quegli espedienti tipici dei film d’azione quali intercettazioni spionistiche, scontri a fuoco, esplosioni e colpi a sorpresa che sfidano le leggi della fisica, senza dimenticare dei tocchi pulp/splatter che strizzano l’occhio agli amanti del genere così come richiami a successi hollywoodiani di altro genere tipo “Una notte da leoni”, che arricchiscono e perfezionano il quadro finale.
L’aspetto tecnico della serie invece rientra nella discreta sufficienza senza lampi particolari che lo elevino sulla massa. Prodotto dallo studio Satelight, l’anime è una trasposizione, non so quanto fedele purtroppo, dell’omonima serie di light novel scritta da Chiaki Kisaki con le illustrazioni di Hako Ichiiro, e il character design dei personaggi si rifà proprio a queste illustrazioni non raggiungendo però la stessa qualità e risultando, anzi, un po’ ‘semplificato’ e quindi più banale; nulla da dire invece sulle animazioni che, senza mostrare meraviglie, funzionano sempre bene, anche nelle scene più concitate, e sulle ambientazioni che ricostruiscono una Fukuoka credibile e convincente sia nei suoi aspetti alla luce del sole che nei meandri più nascosti.
Regala qualche soddisfazione in più invece il sonoro, le musiche di Kotaro Nakagawa infatti, che ha all’attivo in carriera diverse serie animate e live action del genere tokusatsu, coi loro richiami swing e jazz donano alla serie un’atmosfera scanzonata ma anche coinvolgente quando l’azione diventa più concitata, e il doppiaggio originale giapponese, che può vantare la presenza di personalità importanti come Yuki Kaji (Eren Jaeger de “L’Attacco dei Giganti”, Meliodas di “Nanatsu no Taizai”), Daisuke Ono (Erwin Smith sempre de “L’Attacco dei Giganti”, Jotaro Kujo de “Le bizzarre avventure di Jojo”) e Daisuke Namikawa (Rock di “Black Lagoon”, Ulquiorra di “Bleach”), svolge benissimo la sua funzione caratterizzando i personaggi come meglio non potrebbe.
Anche le sigle della serie sono di ottimo livello, l’opening (“Stray” dei Kishida Kyoudan & The Akeboshi Rockets) è un brano rock dal ritmo frenetico che preannuncia l’azione spesso avvincente che si sta per vedere mentre l’ending (“Dirty bullet” dei TRI4TH) raccoglie i suggerimenti della colonna sonora e propone un brano con un sound jazzistico incontenibile, senza parte vocale, utilizzato spesso anche durante gli episodi dell’anime e che è il vero, bellissimo, leit-motiv della serie.
Poco resta da aggiungere a questo punto ai pregi e difetti, che pure emergono quando alcune parti della storia diventano prevedibili e il ritmo dell’azione cala o stenta a decollare, di “Hakata Tonkotsu Ramens”, come annunciato all’inizio non è una serie che passerà alla storia ma non è neanche tanto mediocre da non meritare un’occasione, le sue storie torbide e imprevedibili, così come i suoi personaggi tanto strani quanto misteriosi, sono, a mio parere, dei validi motivi per provarla (cosa neanche complicata da fare visto che la serie è disponibile nel nostro Paese sottotitolata sul portale Crunchyroll, che l’ha trasmessa anche in simulcast) e che penso faranno trovare agli amanti delle serie d’azione e del puro intrattenimento dell’ottimo pane per i loro denti.
Particolare come la realtà in cui è ambientata la serie: a prima vista infatti sembra rispecchiare la nostra se non fosse per il fatto che esiste un sottobosco criminale, composto da un folto numero di sicari, riuniti in organizzazioni che, sotto falso nome, gestiscono un business che permette a chiunque di assoldare un assassino per eliminare una persona scomoda, indipendentemente dai motivi che hanno portato a questa decisione che possono essere tanto seri, tipo l’eliminazione di un nemico politico o un malvivente rivale, quanto banali, come capita ad esempio ad uno studente universitario preso di mira dai vicini perché troppo rumoroso. A questi si affiancano poi tutti i movimenti criminali clandestini “classici” che coinvolgono mercenari, contrabbandieri, informatori e quant'altro ed in tale contesto la città dove questo fenomeno spicca principalmente è quella di Fukuoka, e nel quartiere di Hakata, che dà il titolo alla serie insieme al suo famoso Tonkotsu Ramen, soprattutto visto che qui ben il 3% della popolazione svolge in incognito l’attività di sicario. Ed è proprio sullo sfondo di questa città apparentemente tranquilla che si dipaneranno le storie fatte di misteri, omicidi, tradimenti e scontri inattesi della serie che vedranno coinvolti i vari personaggi, partendo dai due protagonisti, l’assassino professionista cinese Lin Xianming e l’investigatore privato Zenji Banba, fino a tutti quelli secondari ricorrenti di contorno che compongono un mosaico tanto vario quanto esplosivo dove spicca in lontananza la figura misteriosa del ‘Niwaka Samurai’, un assassino di assassini che incrocerà più volte la strada dei protagonisti.
Un tema ricorrente in "Hakata Tonkotsu Ramens" è sicuramente quello dell’inganno, non solo quello che coinvolge in prima persona i protagonisti, tutti invischiati nel mondo criminale ma in apparenza cittadini normalissimi, ma anche quello che in ogni episodio costruisce una ragnatela di stratagemmi e menzogne dove tutti finiscono per cadere: nonostante il rapporto di amicizia che intercorre tra i vari personaggi infatti, gli interessi economici vengono sempre al primo posto e non è raro vedere soggetti che fanno il doppio gioco o cambiano repentinamente fazione a seconda della convenienza del momento; questo continuo alternarsi di condizioni diverse garantisce alla serie una cospicua presenza di colpi di scena che rendono il contesto intrigante e imprevedibile garantendo una soglia d’attenzione da parte di chi guarda elevata anche quando l’esito della storia del momento sembra scontato. A questo fanno da corollario tutti quegli espedienti tipici dei film d’azione quali intercettazioni spionistiche, scontri a fuoco, esplosioni e colpi a sorpresa che sfidano le leggi della fisica, senza dimenticare dei tocchi pulp/splatter che strizzano l’occhio agli amanti del genere così come richiami a successi hollywoodiani di altro genere tipo “Una notte da leoni”, che arricchiscono e perfezionano il quadro finale.
L’aspetto tecnico della serie invece rientra nella discreta sufficienza senza lampi particolari che lo elevino sulla massa. Prodotto dallo studio Satelight, l’anime è una trasposizione, non so quanto fedele purtroppo, dell’omonima serie di light novel scritta da Chiaki Kisaki con le illustrazioni di Hako Ichiiro, e il character design dei personaggi si rifà proprio a queste illustrazioni non raggiungendo però la stessa qualità e risultando, anzi, un po’ ‘semplificato’ e quindi più banale; nulla da dire invece sulle animazioni che, senza mostrare meraviglie, funzionano sempre bene, anche nelle scene più concitate, e sulle ambientazioni che ricostruiscono una Fukuoka credibile e convincente sia nei suoi aspetti alla luce del sole che nei meandri più nascosti.
Regala qualche soddisfazione in più invece il sonoro, le musiche di Kotaro Nakagawa infatti, che ha all’attivo in carriera diverse serie animate e live action del genere tokusatsu, coi loro richiami swing e jazz donano alla serie un’atmosfera scanzonata ma anche coinvolgente quando l’azione diventa più concitata, e il doppiaggio originale giapponese, che può vantare la presenza di personalità importanti come Yuki Kaji (Eren Jaeger de “L’Attacco dei Giganti”, Meliodas di “Nanatsu no Taizai”), Daisuke Ono (Erwin Smith sempre de “L’Attacco dei Giganti”, Jotaro Kujo de “Le bizzarre avventure di Jojo”) e Daisuke Namikawa (Rock di “Black Lagoon”, Ulquiorra di “Bleach”), svolge benissimo la sua funzione caratterizzando i personaggi come meglio non potrebbe.
Anche le sigle della serie sono di ottimo livello, l’opening (“Stray” dei Kishida Kyoudan & The Akeboshi Rockets) è un brano rock dal ritmo frenetico che preannuncia l’azione spesso avvincente che si sta per vedere mentre l’ending (“Dirty bullet” dei TRI4TH) raccoglie i suggerimenti della colonna sonora e propone un brano con un sound jazzistico incontenibile, senza parte vocale, utilizzato spesso anche durante gli episodi dell’anime e che è il vero, bellissimo, leit-motiv della serie.
Poco resta da aggiungere a questo punto ai pregi e difetti, che pure emergono quando alcune parti della storia diventano prevedibili e il ritmo dell’azione cala o stenta a decollare, di “Hakata Tonkotsu Ramens”, come annunciato all’inizio non è una serie che passerà alla storia ma non è neanche tanto mediocre da non meritare un’occasione, le sue storie torbide e imprevedibili, così come i suoi personaggi tanto strani quanto misteriosi, sono, a mio parere, dei validi motivi per provarla (cosa neanche complicata da fare visto che la serie è disponibile nel nostro Paese sottotitolata sul portale Crunchyroll, che l’ha trasmessa anche in simulcast) e che penso faranno trovare agli amanti delle serie d’azione e del puro intrattenimento dell’ottimo pane per i loro denti.