Mazinga Z Infinity
Il film "Mazinger Z Infinity" costituisce un seguito del "Mazinger Z" degli anni Settanta e si pone in continuità con quella serie, non si tratta quindi di un remake o di un reboot.
La storia è ambientata alcuni anni dopo la fine delle guerre dei Mazinger, probabilmente circa 10 anni dopo, considerando la crescita di Shiro, fratello di Koji. Essa delinea il ritorno del Dottor Hell a seguito del fatto che l'energia fotoatomica, ormai massicciamente utilizzata in tutto il mondo, ha indebolito le barriere dimensionali e Hell e le sue armate robotiche sono tornate da un universo parallelo. Hell si impadronisce di un reperto miceneo enorme (che Koji, divenuto ricercatore, aveva portato alla luce), il Mazinger Infinity, e intende utilizzarlo per creare un nuovo mondo. Di qui quindi di nuovo la lotta tra i due.
Il film è graficamente molto ben realizzato e sono molto spettacolari le scene di combattimento di Mazinger con le orde-sciami di mostri meccanici redivivi. Ma anche le scene dedicate alle evoluzioni dei vari personaggi catturano l’attenzione e non mancano tante citazioni che fanno contenti i fan. Lo spirito del film è un po’ un compromesso tra lo standard drammatico tutto azione degli anni Settanta e quello dell’animazione robotica di anni Novanta e Duemila, ispirato a introspezione tipo "Evangelion". Credo quindi sia sicuramente un bel film da vedere per gli appassionati del genere, sebbene si può rilevare che le versioni di anime robotici di anni Settanta pur nella loro maggiore approssimazione narrativa e grafica e con i loro limiti, conservano una forza e una genuinità che questa nuova produzione esteticamente molto più raffinata e sotto vari aspetti più “cerebrale”, non può avere: in tal senso il mio voto è 9.
La storia è ambientata alcuni anni dopo la fine delle guerre dei Mazinger, probabilmente circa 10 anni dopo, considerando la crescita di Shiro, fratello di Koji. Essa delinea il ritorno del Dottor Hell a seguito del fatto che l'energia fotoatomica, ormai massicciamente utilizzata in tutto il mondo, ha indebolito le barriere dimensionali e Hell e le sue armate robotiche sono tornate da un universo parallelo. Hell si impadronisce di un reperto miceneo enorme (che Koji, divenuto ricercatore, aveva portato alla luce), il Mazinger Infinity, e intende utilizzarlo per creare un nuovo mondo. Di qui quindi di nuovo la lotta tra i due.
Il film è graficamente molto ben realizzato e sono molto spettacolari le scene di combattimento di Mazinger con le orde-sciami di mostri meccanici redivivi. Ma anche le scene dedicate alle evoluzioni dei vari personaggi catturano l’attenzione e non mancano tante citazioni che fanno contenti i fan. Lo spirito del film è un po’ un compromesso tra lo standard drammatico tutto azione degli anni Settanta e quello dell’animazione robotica di anni Novanta e Duemila, ispirato a introspezione tipo "Evangelion". Credo quindi sia sicuramente un bel film da vedere per gli appassionati del genere, sebbene si può rilevare che le versioni di anime robotici di anni Settanta pur nella loro maggiore approssimazione narrativa e grafica e con i loro limiti, conservano una forza e una genuinità che questa nuova produzione esteticamente molto più raffinata e sotto vari aspetti più “cerebrale”, non può avere: in tal senso il mio voto è 9.
"Mazinga Z Infinity" è un film del 2017, ultima trasposizione animata della celebre serie di robot, nata negli anni ‘70 dalla geniale mente di Go Nagai, che qui torna in una chiave moderna sia per i vecchi fan che per i nuovi.
Attenzione, presenza di spoiler
La storia si svolge parecchi anni dopo la sconfitta del Dottor Hell (qui chiamato Dottor Inferno), i celebri personaggi ora vivono in pace ed armonia, oltre ad avere quasi tutti ruoli molti importanti nella società.
Il nostro Koji Kabuto è divenuto un importante ricercatore in un laboratorio che si occupa di energia fotonica situato alle pendici del monte Fuji; dove, durante uno scavo, viene trovato un gigantesco robot molto simile al mazinger, tale robot viene definito come una divinità demoniaca. Koji, durante un controllo del robot, assiste a un evento straordinario, ovvero dal robot esce una figura umana che in seguito scopriremo essere l'I.A. della divinità oscura (e non solo), il cui nome è Lisa.
Nel frattempo un impianto per l'energia fotonica che si trova in Texas (U.S.A.) viene attaccato da diverse “bestie meccaniche” guidate dal Barone Ashura, a fronteggiare tutti questi nemici troviamo il Great Mazinger guidato da Tetsuya Tsurugi, ma alla fine viene sopraffatto vista l'enorme inferiorità numerica in cui si trova, le sue sorti ci sono ignote.
Ritornando nel laboratorio del monte Fuji ritroviamo Koji, Sayaka Yumi ovvero la compagnia di Koji e attuale direttrice del centro per l'energia fotonica a Tokyo, il fratello di Koji ovvero Shiro (attuale pilota di robot da combattimento), Jun Hono la moglie di Tetsuya che aspetta un figlio da lui e per finire Lisa.
Durante un giro del laboratorio vengono attaccati dal conte Blocken e dai suoi soldati chiamati "croci di ferro", ma grazie all'intervento di Lisa riescono a fuggire.
L'intera città è sotto attacco da parte dalle bestie meccaniche, allora il governo decide di lanciare un contrattacco per riprendersi la città è sconfiggere i nemici, Koji rimane nelle retrovie ma la sua presenza dovrebbe motivare le truppe e viene usato a fine di propaganda, all'attacco partecipa anche il fratello Shiro.
I soldati combattono con dei robot simili al Mazinger solo leggermente più piccoli, l'operazione sembra andare per il meglio, fino a quando giunti nel laboratorio dell'energia fotonica sul monte Fuji la divinità oscura non c'è, subito dopo succede qualcosa di inaspettato e catastrofico.
Dal centro della montagna appare un’anomalia spazio-temporale che distrugge moltissimi robot degli umani, allora Koji decide di andare a supportare l'evacuazione (anche se non avrebbe il permesso per farlo), il piano sembra procedere per il meglio fino a quando il robot chiamato divinità oscura viene totalmente risvegliato e cerca di distruggere i robot degli umani, Koji cerca di fermarlo ma è tutto inutile, ma si accorge che sulla cima del robot c'è il great mazinger e che Tetsuya e li, ferito ma vivo.
Il robot usa il raggio termico contro la città, distruggendola quasi completamente, alla fine si scopre che a manovrare il robot è il dottor Hell, che dice di voler coesistere pacificamente col genere umano, ma che vuole parte dell'energia fotonica dell'umanità, ma le cose sono molto più complesse.
Questo porterà Koji e gli altri personaggi a un combattimento disperato per la salvezza della Terra.
Fine spoiler
Il film sembra prendere molto spunto in particolare dal manga "Shin Mazinger Z", dal punto di vista tecnico è fatto molto bene, è quello che ci si aspetta da un di un film: che e animazioni siano uno dei punti di forza dell'anime.
Per quanto riguarda le musiche devo dire che sono molto belle.
Sulla caratterizzazione dei personaggi, premetto che penso che il film debba essere visto se già si conoscono le opere animate e/o cartacea di Mazinger e compagni, sennò lo sconsiglio vivamente, detto questo i personaggi sono molto fedeli alle altre opere, certo considerando che ora sono più adulti. Diciamo che non è il punto di forza dell'anime, ma è comunque stato fatto bene.
Penso che il vero punto debole del film sia la trama, penso che l'autore abbia voluto cambiare la solita storia, non mettendoci la solita la lotta contro l'antagonista che vuole dominare il mondo, ma così forse il risultato è persino peggiore.
In conclusione ritengo "Mazinga Infinity" un film riuscito, sia per quanto riguarda la qualità grafica sia per quanto riguarda i combattimenti, un’opera che un fan di Mazinger deve assolutamente vedere, se la trama fosse stata diversa e con qualche piccolo cambiamento potevamo parlare di un film da 8,5 o 9 ma (purtroppo) non è stato così.
Voto finale 8-
Attenzione, presenza di spoiler
La storia si svolge parecchi anni dopo la sconfitta del Dottor Hell (qui chiamato Dottor Inferno), i celebri personaggi ora vivono in pace ed armonia, oltre ad avere quasi tutti ruoli molti importanti nella società.
Il nostro Koji Kabuto è divenuto un importante ricercatore in un laboratorio che si occupa di energia fotonica situato alle pendici del monte Fuji; dove, durante uno scavo, viene trovato un gigantesco robot molto simile al mazinger, tale robot viene definito come una divinità demoniaca. Koji, durante un controllo del robot, assiste a un evento straordinario, ovvero dal robot esce una figura umana che in seguito scopriremo essere l'I.A. della divinità oscura (e non solo), il cui nome è Lisa.
Nel frattempo un impianto per l'energia fotonica che si trova in Texas (U.S.A.) viene attaccato da diverse “bestie meccaniche” guidate dal Barone Ashura, a fronteggiare tutti questi nemici troviamo il Great Mazinger guidato da Tetsuya Tsurugi, ma alla fine viene sopraffatto vista l'enorme inferiorità numerica in cui si trova, le sue sorti ci sono ignote.
Ritornando nel laboratorio del monte Fuji ritroviamo Koji, Sayaka Yumi ovvero la compagnia di Koji e attuale direttrice del centro per l'energia fotonica a Tokyo, il fratello di Koji ovvero Shiro (attuale pilota di robot da combattimento), Jun Hono la moglie di Tetsuya che aspetta un figlio da lui e per finire Lisa.
Durante un giro del laboratorio vengono attaccati dal conte Blocken e dai suoi soldati chiamati "croci di ferro", ma grazie all'intervento di Lisa riescono a fuggire.
L'intera città è sotto attacco da parte dalle bestie meccaniche, allora il governo decide di lanciare un contrattacco per riprendersi la città è sconfiggere i nemici, Koji rimane nelle retrovie ma la sua presenza dovrebbe motivare le truppe e viene usato a fine di propaganda, all'attacco partecipa anche il fratello Shiro.
I soldati combattono con dei robot simili al Mazinger solo leggermente più piccoli, l'operazione sembra andare per il meglio, fino a quando giunti nel laboratorio dell'energia fotonica sul monte Fuji la divinità oscura non c'è, subito dopo succede qualcosa di inaspettato e catastrofico.
Dal centro della montagna appare un’anomalia spazio-temporale che distrugge moltissimi robot degli umani, allora Koji decide di andare a supportare l'evacuazione (anche se non avrebbe il permesso per farlo), il piano sembra procedere per il meglio fino a quando il robot chiamato divinità oscura viene totalmente risvegliato e cerca di distruggere i robot degli umani, Koji cerca di fermarlo ma è tutto inutile, ma si accorge che sulla cima del robot c'è il great mazinger e che Tetsuya e li, ferito ma vivo.
Il robot usa il raggio termico contro la città, distruggendola quasi completamente, alla fine si scopre che a manovrare il robot è il dottor Hell, che dice di voler coesistere pacificamente col genere umano, ma che vuole parte dell'energia fotonica dell'umanità, ma le cose sono molto più complesse.
Questo porterà Koji e gli altri personaggi a un combattimento disperato per la salvezza della Terra.
Fine spoiler
Il film sembra prendere molto spunto in particolare dal manga "Shin Mazinger Z", dal punto di vista tecnico è fatto molto bene, è quello che ci si aspetta da un di un film: che e animazioni siano uno dei punti di forza dell'anime.
Per quanto riguarda le musiche devo dire che sono molto belle.
Sulla caratterizzazione dei personaggi, premetto che penso che il film debba essere visto se già si conoscono le opere animate e/o cartacea di Mazinger e compagni, sennò lo sconsiglio vivamente, detto questo i personaggi sono molto fedeli alle altre opere, certo considerando che ora sono più adulti. Diciamo che non è il punto di forza dell'anime, ma è comunque stato fatto bene.
Penso che il vero punto debole del film sia la trama, penso che l'autore abbia voluto cambiare la solita storia, non mettendoci la solita la lotta contro l'antagonista che vuole dominare il mondo, ma così forse il risultato è persino peggiore.
In conclusione ritengo "Mazinga Infinity" un film riuscito, sia per quanto riguarda la qualità grafica sia per quanto riguarda i combattimenti, un’opera che un fan di Mazinger deve assolutamente vedere, se la trama fosse stata diversa e con qualche piccolo cambiamento potevamo parlare di un film da 8,5 o 9 ma (purtroppo) non è stato così.
Voto finale 8-
Ho visto il Film solo adesso, su supporto Blu Ray, ma vorrei comunque lasciare il mio pensiero su di esso.
Alla fine degli anni ‘70, i filosofi cominciarono a parlare di “accelerazione della Storia”, quando i computer andavano a bobine ed erano grandi come una dispensa, quando una mela ancora maturava in un garage della California, quanto internet era segreto militare e quando i videogiochi stipano presentando, sul televisore di casa e rigorosamente in bianco e nero, due stanghette verticali che cercavano di intercettare una pallina da ping-pong…
Eppure, in quegli anni si progettavano, e in modo molto serio, città sottomarine, megalopoli protette da cupole e benedette da eterne primavere, colonie su Marte e viaggi interstellari, colonie spaziali (si, proprio le Sides di Gundam), energia pulita, robot che lavorano al nostro posto (senza rubarcelo) pace e benessere per l’intera umanità.
Invece, sappiamo tutti come andò a finire.
Su Marte, solo un robottino. Sul fondo degli oceani, batiscafi di predatori di tesori. Di pace e benessere per tutta l’umanità, meglio tacere. Quanto a energia pulita, stendiamo un velo pietoso. E i robot, cominciamo a temerli e quando si sente nominare Skynet, si incrociano le dita e si articolano altri segni apotropaici.
Non avevano tuttavia previsto Internet, i cellulari e la Mela con la M maiuscola. Ah, si, anche l’Alta Definizione.
Tutto questo per introdurre il mio personalissimo punto di vista si “Mazinga Z: Infinity”, senza dilungazioni sulla trama, assai meglio raccontata dagli altri appassionati.
Ero sospettoso, agli inizi, dopo la delusione cocente di "Capitan Harlock" e, colpevolmente, mancai il film in sala. Ma, a quasi un anno di distanza, mi sono dovuto ricredere.
Qui la storia si è davvero accelerata. Il comparto grafico è impressionante, pur trattandosi di produzione nipponica con una buona dose di Filippine (ma non si odiavano a morte, dopo certi fattacci occorsi negli anni 1942-1945?) che la Pixar se la sognano ancora. I movimenti della macchina da presa sono vorticosi e l’animazione è affatto legnosa.
La trama è complessa, assai per essere un genere robottoni, con dialoghi forbiti non senza pretese di una certa cultura e, a tratti, spruzzate di Nolan condite con un pizzico di Interstellar e interessanti e per me inediti scorci sui media e sulla percezione degli eventi da parte dell’Uomo della strada. Valida la colonna sonora. C’è chi ha trovato il film noioso: bè, io sono rimasto avvinghiato alla poltrona del salotto per tutti i 95 minuti della durata. Si dice che il film è al servizio dei nostalgici: ce ne fossero, di film così!
Le battaglie sono ciclopiche, vorticanti, emozionanti. E la spiegazione delle “resurrezioni” dai vecchi cattivi, tutto sommato convincente per quanto solo sussurrata e mai davvero approfondita.
Nota stonata: le Mazinga Idols. Intermezzo futile e francamente da buttare e dimenticare. Ho trovato, inoltre, un po’ debole e forzato il personaggio della A.I.. In compenso ci sono Boss, Luke, Mucha (non la cornacchia, peccato: ci è mancata); una Jun Hono bellissima nella sua commovente, straodinaria umanità; un Rio maturato ma sempre antipatico e uno Shiro cresciuto, un po’ guascone e notevolmente meno odioso di quando era bambino. Saiaka è sempre saccente, indisponente e insopportabile come ricordavamo noi vecchietti. Peccato per il ruolo marginale in cui Tetsujia viene relegato, eroe proletario e apolide necessariamente messo da parte per non fare ombra alla primadonna, ossia Mazinga Z, il cui spirito inquieto e ribelle avrebbe ben bilanciato la sempre ostentata superiorità dei clan Yumi-Kabuto.
E il Dottor Inferno, benchè assai meno carismatico del mitico Generale Nero, assurge a una statura immensa, ben più elevata del classico ruolo di scienziato pazzo visto in passato, soprattutto quando, da distruttore, vuole assurgere al ruolo di Creatore. "Creare modi è ciò che maggiormente mi si addice"; è locuzione da urlo.
Nota dolente, ma forse è prerogativa di noi nativi italici anni’ 60: avremmo preferito le armate di Micene, magari condite con un po’ di culti nazisti e teorie del Vril (il nazismo magico e la ricerca della superominità si adatterebbe a meraviglia all’Impero di Micene e a un film, definitivo, e che ancora manca sul Grande Mazinga) ma solo perchè Mazinga Z è stato per noi il figlio povero di Go Nagai, dopo LUI - Goldrake (in Giappone non tanto ricordato), dopo LUI – Jeeg (pure esso, in patria, pressoché dimenticato) ed infine LUI – Grande Mazinga. Sacrificato da una programmazione tardiva (ancorché su Rai Uno e non Teleroma 56 o Quarta Rete), mutilato negli episodi fondamentali e andata in onda e privo di alcun collegamento con le altre serie dell’universo Nagaiano (non parliamo di Davilman) per cui, chi vide la prima puntata del Grande Mazinga non ci capì una mazza su Micene e Co. per non parlare dei film di montaggio che storpiarono il più bel mediometraggio della saga, ossia “Mazinga Z contro il Generale Nero", complicando ancor più le cose!
Nota finale sull’edizione italiana. Per una volta, se la cava con dignità. Certo, Boss Robot è diventato “Borot”! E i colpi e le armi sono spesso declamate in inglese (ma non quelle del Dr. Inferno!) ma la Spada Diabolica è rimasta Spada Diabolica! E tanto basta.
Da applausi.
Alla fine degli anni ‘70, i filosofi cominciarono a parlare di “accelerazione della Storia”, quando i computer andavano a bobine ed erano grandi come una dispensa, quando una mela ancora maturava in un garage della California, quanto internet era segreto militare e quando i videogiochi stipano presentando, sul televisore di casa e rigorosamente in bianco e nero, due stanghette verticali che cercavano di intercettare una pallina da ping-pong…
Eppure, in quegli anni si progettavano, e in modo molto serio, città sottomarine, megalopoli protette da cupole e benedette da eterne primavere, colonie su Marte e viaggi interstellari, colonie spaziali (si, proprio le Sides di Gundam), energia pulita, robot che lavorano al nostro posto (senza rubarcelo) pace e benessere per l’intera umanità.
Invece, sappiamo tutti come andò a finire.
Su Marte, solo un robottino. Sul fondo degli oceani, batiscafi di predatori di tesori. Di pace e benessere per tutta l’umanità, meglio tacere. Quanto a energia pulita, stendiamo un velo pietoso. E i robot, cominciamo a temerli e quando si sente nominare Skynet, si incrociano le dita e si articolano altri segni apotropaici.
Non avevano tuttavia previsto Internet, i cellulari e la Mela con la M maiuscola. Ah, si, anche l’Alta Definizione.
Tutto questo per introdurre il mio personalissimo punto di vista si “Mazinga Z: Infinity”, senza dilungazioni sulla trama, assai meglio raccontata dagli altri appassionati.
Ero sospettoso, agli inizi, dopo la delusione cocente di "Capitan Harlock" e, colpevolmente, mancai il film in sala. Ma, a quasi un anno di distanza, mi sono dovuto ricredere.
Qui la storia si è davvero accelerata. Il comparto grafico è impressionante, pur trattandosi di produzione nipponica con una buona dose di Filippine (ma non si odiavano a morte, dopo certi fattacci occorsi negli anni 1942-1945?) che la Pixar se la sognano ancora. I movimenti della macchina da presa sono vorticosi e l’animazione è affatto legnosa.
La trama è complessa, assai per essere un genere robottoni, con dialoghi forbiti non senza pretese di una certa cultura e, a tratti, spruzzate di Nolan condite con un pizzico di Interstellar e interessanti e per me inediti scorci sui media e sulla percezione degli eventi da parte dell’Uomo della strada. Valida la colonna sonora. C’è chi ha trovato il film noioso: bè, io sono rimasto avvinghiato alla poltrona del salotto per tutti i 95 minuti della durata. Si dice che il film è al servizio dei nostalgici: ce ne fossero, di film così!
Le battaglie sono ciclopiche, vorticanti, emozionanti. E la spiegazione delle “resurrezioni” dai vecchi cattivi, tutto sommato convincente per quanto solo sussurrata e mai davvero approfondita.
Nota stonata: le Mazinga Idols. Intermezzo futile e francamente da buttare e dimenticare. Ho trovato, inoltre, un po’ debole e forzato il personaggio della A.I.. In compenso ci sono Boss, Luke, Mucha (non la cornacchia, peccato: ci è mancata); una Jun Hono bellissima nella sua commovente, straodinaria umanità; un Rio maturato ma sempre antipatico e uno Shiro cresciuto, un po’ guascone e notevolmente meno odioso di quando era bambino. Saiaka è sempre saccente, indisponente e insopportabile come ricordavamo noi vecchietti. Peccato per il ruolo marginale in cui Tetsujia viene relegato, eroe proletario e apolide necessariamente messo da parte per non fare ombra alla primadonna, ossia Mazinga Z, il cui spirito inquieto e ribelle avrebbe ben bilanciato la sempre ostentata superiorità dei clan Yumi-Kabuto.
E il Dottor Inferno, benchè assai meno carismatico del mitico Generale Nero, assurge a una statura immensa, ben più elevata del classico ruolo di scienziato pazzo visto in passato, soprattutto quando, da distruttore, vuole assurgere al ruolo di Creatore. "Creare modi è ciò che maggiormente mi si addice"; è locuzione da urlo.
Nota dolente, ma forse è prerogativa di noi nativi italici anni’ 60: avremmo preferito le armate di Micene, magari condite con un po’ di culti nazisti e teorie del Vril (il nazismo magico e la ricerca della superominità si adatterebbe a meraviglia all’Impero di Micene e a un film, definitivo, e che ancora manca sul Grande Mazinga) ma solo perchè Mazinga Z è stato per noi il figlio povero di Go Nagai, dopo LUI - Goldrake (in Giappone non tanto ricordato), dopo LUI – Jeeg (pure esso, in patria, pressoché dimenticato) ed infine LUI – Grande Mazinga. Sacrificato da una programmazione tardiva (ancorché su Rai Uno e non Teleroma 56 o Quarta Rete), mutilato negli episodi fondamentali e andata in onda e privo di alcun collegamento con le altre serie dell’universo Nagaiano (non parliamo di Davilman) per cui, chi vide la prima puntata del Grande Mazinga non ci capì una mazza su Micene e Co. per non parlare dei film di montaggio che storpiarono il più bel mediometraggio della saga, ossia “Mazinga Z contro il Generale Nero", complicando ancor più le cose!
Nota finale sull’edizione italiana. Per una volta, se la cava con dignità. Certo, Boss Robot è diventato “Borot”! E i colpi e le armi sono spesso declamate in inglese (ma non quelle del Dr. Inferno!) ma la Spada Diabolica è rimasta Spada Diabolica! E tanto basta.
Da applausi.
I robot nagaiani sono, per molti di noi che hanno raggiunto e superato gli anta, qualcosa che travalica il cartone animato assurgendo a simbolo degli anni della nostra infanzia. Tanto è stato detto e scritto su questo argomento, in primis sul fatto che furono gli alfieri di una massiccia invasione dell'animazione giapponese sulle nostre tv durata due decenni di cui siamo ancora contaminati. Non è stato così strano dunque che la prima del ritorno di Mazinga al cinema sia avvenuta proprio ieri, e che dal 31 ottobre gli italiani (con i francesi) saranno i primi a poterlo vedere al cinema, prima addirittura dei giapponesi stessi.
Nella prestigiosa cornice del Festival del Cinema di Roma, una generazione ha potuto festeggiare l'arrivo sul red carpet di Go Nagai, nome con cui tutti conosciamo Kiyoshi Nagai, ovvero il fumettista creatore di Mazinger, Jeeg, Grendizer e Devilman.
Il Sensei (e con lui tutto lo stato maggiore della Toei al completo) ha potuto, ancora una volta, provare l'amore del pubblico italiano in una sala gremita pronta ad osannarlo e pronta ad eccitarsi alle prime note della notissima sigla giapponese cantata come sempre da Ichirō Mizuki, con urla e applausi più da stadio che da festival cinematografico raffinato. Il trionfo della pop cultura d'altronde non può più essere arginato.
Finito il "doveroso", breve resoconto di colore del folklore intorno a questa "prima". veniamo ora al film.
Mazinger Z - Infinity è un lungometraggio dedicato al Super Robot creato da Go Nagai nel 1972, prodotto da Toei Animation e Dynamic Planning, e la cui distribuzione italiana è affidata, ancora una volta, a Lucky Red (presente Occhipinti e tutto lo staff in sala) già partner di Toei Animation nel 2014 in occasione dell’uscita del film in CGI dedicato alle avventure di Capitan Harlock.
Il film inizia dieci anni dopo le note vicende delle saghe di Mazinga Z e Grande Mazinga. La Terra vive un periodo di pace e prosperità grazie anche all'uso dell'energia fotonica. Koji Kabuto ha riposto la tuta da pilota in un cassetto per seguire le orme di suo nonno, il dottor Juzo Kabuto.
Nelle compassate vesti di scienziato, Koji si imbatte in una sconvolgente scoperta, un reperto miceneo enorme e quasi sicuramente molto più potente del suo Mazinga Z (ormai pezzo da museo). Questa sconvolgente scoperta scombussola le vite degli eroi della nostra infanzia, alle prese con la quotidianità e le difficoltà che l'età adulta porta con sè. Sayaka Yumi è a capo del Nuovo Istituto di Ricerca per l’Energia Fotonica e sta pensando di rinunciare al suo eterno rapporto con Koji, mai seriamente disposto a sposarla. Matrimonio ci fu invece per Jun Hono e Tetsuya Tsurugi e l'arrivo di un bimbo sta per suggellare il loro amore. Boss e la sua combriccola invece si occupano di un dissestato ristorante famoso per il suo ramen. In ognuno di loro alberga, però, ancora l'eco delle battaglie passate, eroiche imprese che torneranno presto a palesarsi visto che i mitici mostri meccanici comparsi in tutta la saga hanno deciso di festeggiare alla grande e tornare a devastare il pianeta.
Si, non potete sbagliarvi, sono proprio loro a partire dai famosissimi Garada K7 e Doublas M2, entrati nell'iconografia popolare al pari dei vari robot protagonisti. Ma che sono venuti a fare di nuovo (a parte a rilanciare la Go Nagai Collection) questi mostri? E' stato ovviamente il Dottor Inferno a riportarli in vita dai reconditi angoli della nostra memoria, e con loro anche i suoi perfidi scagnozzi: il Barone Ashura e il Conte Blocken.
Con il Grande Mazinga disperso a chi toccherà difendere ancora una volta l'umanità? Il nostro mitico Koji Kabuto non ci penserà due volte a rimettersi i panni di pilota del Mazinga Z ed ad affrontare tutti i mostri in un'orgia di combattimenti (gioia per gli occhi dei fan) con l'aiuto di Lisa, un'intelligenza artificiale legata al Mazinga Infinity. Quest'ultimo però nasconde più di qualche sorpresa.
La storia va presa per quello che è, cioè una autoreferenziale celebrazione dei 45 anni di un brand che continua ancora a far parlare di sé. Vista in questa ottica non ci saranno troppe sorprese in chi andrà al cinema a vedere questa pellicola. Troppi fatti e citazioni che possono essere comprese solo da chi già conosce il brand, opera ad uso e consumo dei fan e che sicuramente sarà poco fruibile invece da chi vuole approcciarsi a questa storia per la prima volta.
In realtà ci sono anche dei messaggi diversi, un tentativo di voltare pagina con un mix di tematiche classiche di altri film e serie giapponesi. Positività e pacifismo a go go, uniti a temi filosofici in stile Evangelion un po' mal gestiti e francamente fuori contesto e una buona dose di retorica. Il messaggio, a mio avviso, più forte e chiaro di chi ha realizzato il film è stato quello di parlare ai fan stessi facendoli immedesimare con gli eroi della propria infanzia, ancora una volta, per incitarli a crescere, a non vivere nei ricordi ed andare avanti e prendendosi le proprie responsabilità. Ok i modellini, ok attaccarsi il poster di Goldrake a casa ma ragazzi abbiamo 40 anni, è ora di crescere!
Dal punto di vista dei disegni siamo nella continuità della Toei Animation degli ultimi anni, presenza massiva di CG che in alcuni casi risulta convincente (i combattimenti) ma in altri non all'altezza di altre produzioni più recenti. Il character design di Hiroya Iijima riesce nell'impresa di modernizzare i vari personaggi pur non tradendo le versioni originali tanto care ai fan della prima ora, mentre il lavoro sui mecha di un veterano come Takayuki Yanase è notevole specie nella realizzazione di Mazinga stesso.
Avendo visto la versione originale con sottotitoli non posso parlare del doppiaggio ma solo dell ’adattamento italiano che, per venire sicuramente incontro al fandom nostagico, utilizza tutta la sequela di nomi di colpi anni 80 anche se stranamente questo non avviene nella fase di uscita (“Mazin-go!” invece di “Mazinga fuori!” ) e innesto del robot (“Pilder on!” invece di “Agganciamento!”). Magari lo chiederemo alla prima occasione a Fabrizio Mazzotta, che si è occupato dei dialoghi.
Che dire quindi di questo Mazinga Z - Infinity? Siamo di fronte a un'opera celebrativa dei 45 anni del robot nagaiano fatta ad uso e consumo dei fan. La volontà di aprirsi alle nuove generazioni è evidente, con una protagonista nuova e giovane, ma anche nel chara design e temi che vogliono essere "maturi e adulti" come da fantascienza anni 90-2000 piuttosto che 70-80. Volontà che, a mio avviso, non viene troppo premiata nell'economia del film che resta quindi a metà tra omaggio e svolta, tra esplosioni e spiegoni scientifici, tra turbe dei protagonisti che vogliono uscire dalla loro bidimensionalità e il tempo effettivo di un'ora e mezza.
Nagai non è nuovo a reinventarsi il suo universo narrativo, ma forse in questo caso, andava fatto in maniera totale con coraggio; coraggio che sicuramente in Toei non sarebbe stato apprezzato e che rende questo film una macchina da soldi sicuramente efficace ma che non riesce a soddisfare lo smaliziato fan di anime della nuova generazione, né tanto meno (o almeno non del tutto) il vecchio quarantenne cresciuto a pane e robottoni, visto anche un finale... alla dragon Ball che non può che lasciare interdetti.
Nella prestigiosa cornice del Festival del Cinema di Roma, una generazione ha potuto festeggiare l'arrivo sul red carpet di Go Nagai, nome con cui tutti conosciamo Kiyoshi Nagai, ovvero il fumettista creatore di Mazinger, Jeeg, Grendizer e Devilman.
Il Sensei (e con lui tutto lo stato maggiore della Toei al completo) ha potuto, ancora una volta, provare l'amore del pubblico italiano in una sala gremita pronta ad osannarlo e pronta ad eccitarsi alle prime note della notissima sigla giapponese cantata come sempre da Ichirō Mizuki, con urla e applausi più da stadio che da festival cinematografico raffinato. Il trionfo della pop cultura d'altronde non può più essere arginato.
Finito il "doveroso", breve resoconto di colore del folklore intorno a questa "prima". veniamo ora al film.
Mazinger Z - Infinity è un lungometraggio dedicato al Super Robot creato da Go Nagai nel 1972, prodotto da Toei Animation e Dynamic Planning, e la cui distribuzione italiana è affidata, ancora una volta, a Lucky Red (presente Occhipinti e tutto lo staff in sala) già partner di Toei Animation nel 2014 in occasione dell’uscita del film in CGI dedicato alle avventure di Capitan Harlock.
Il film inizia dieci anni dopo le note vicende delle saghe di Mazinga Z e Grande Mazinga. La Terra vive un periodo di pace e prosperità grazie anche all'uso dell'energia fotonica. Koji Kabuto ha riposto la tuta da pilota in un cassetto per seguire le orme di suo nonno, il dottor Juzo Kabuto.
Nelle compassate vesti di scienziato, Koji si imbatte in una sconvolgente scoperta, un reperto miceneo enorme e quasi sicuramente molto più potente del suo Mazinga Z (ormai pezzo da museo). Questa sconvolgente scoperta scombussola le vite degli eroi della nostra infanzia, alle prese con la quotidianità e le difficoltà che l'età adulta porta con sè. Sayaka Yumi è a capo del Nuovo Istituto di Ricerca per l’Energia Fotonica e sta pensando di rinunciare al suo eterno rapporto con Koji, mai seriamente disposto a sposarla. Matrimonio ci fu invece per Jun Hono e Tetsuya Tsurugi e l'arrivo di un bimbo sta per suggellare il loro amore. Boss e la sua combriccola invece si occupano di un dissestato ristorante famoso per il suo ramen. In ognuno di loro alberga, però, ancora l'eco delle battaglie passate, eroiche imprese che torneranno presto a palesarsi visto che i mitici mostri meccanici comparsi in tutta la saga hanno deciso di festeggiare alla grande e tornare a devastare il pianeta.
Si, non potete sbagliarvi, sono proprio loro a partire dai famosissimi Garada K7 e Doublas M2, entrati nell'iconografia popolare al pari dei vari robot protagonisti. Ma che sono venuti a fare di nuovo (a parte a rilanciare la Go Nagai Collection) questi mostri? E' stato ovviamente il Dottor Inferno a riportarli in vita dai reconditi angoli della nostra memoria, e con loro anche i suoi perfidi scagnozzi: il Barone Ashura e il Conte Blocken.
Con il Grande Mazinga disperso a chi toccherà difendere ancora una volta l'umanità? Il nostro mitico Koji Kabuto non ci penserà due volte a rimettersi i panni di pilota del Mazinga Z ed ad affrontare tutti i mostri in un'orgia di combattimenti (gioia per gli occhi dei fan) con l'aiuto di Lisa, un'intelligenza artificiale legata al Mazinga Infinity. Quest'ultimo però nasconde più di qualche sorpresa.
La storia va presa per quello che è, cioè una autoreferenziale celebrazione dei 45 anni di un brand che continua ancora a far parlare di sé. Vista in questa ottica non ci saranno troppe sorprese in chi andrà al cinema a vedere questa pellicola. Troppi fatti e citazioni che possono essere comprese solo da chi già conosce il brand, opera ad uso e consumo dei fan e che sicuramente sarà poco fruibile invece da chi vuole approcciarsi a questa storia per la prima volta.
In realtà ci sono anche dei messaggi diversi, un tentativo di voltare pagina con un mix di tematiche classiche di altri film e serie giapponesi. Positività e pacifismo a go go, uniti a temi filosofici in stile Evangelion un po' mal gestiti e francamente fuori contesto e una buona dose di retorica. Il messaggio, a mio avviso, più forte e chiaro di chi ha realizzato il film è stato quello di parlare ai fan stessi facendoli immedesimare con gli eroi della propria infanzia, ancora una volta, per incitarli a crescere, a non vivere nei ricordi ed andare avanti e prendendosi le proprie responsabilità. Ok i modellini, ok attaccarsi il poster di Goldrake a casa ma ragazzi abbiamo 40 anni, è ora di crescere!
Dal punto di vista dei disegni siamo nella continuità della Toei Animation degli ultimi anni, presenza massiva di CG che in alcuni casi risulta convincente (i combattimenti) ma in altri non all'altezza di altre produzioni più recenti. Il character design di Hiroya Iijima riesce nell'impresa di modernizzare i vari personaggi pur non tradendo le versioni originali tanto care ai fan della prima ora, mentre il lavoro sui mecha di un veterano come Takayuki Yanase è notevole specie nella realizzazione di Mazinga stesso.
Avendo visto la versione originale con sottotitoli non posso parlare del doppiaggio ma solo dell ’adattamento italiano che, per venire sicuramente incontro al fandom nostagico, utilizza tutta la sequela di nomi di colpi anni 80 anche se stranamente questo non avviene nella fase di uscita (“Mazin-go!” invece di “Mazinga fuori!” ) e innesto del robot (“Pilder on!” invece di “Agganciamento!”). Magari lo chiederemo alla prima occasione a Fabrizio Mazzotta, che si è occupato dei dialoghi.
Che dire quindi di questo Mazinga Z - Infinity? Siamo di fronte a un'opera celebrativa dei 45 anni del robot nagaiano fatta ad uso e consumo dei fan. La volontà di aprirsi alle nuove generazioni è evidente, con una protagonista nuova e giovane, ma anche nel chara design e temi che vogliono essere "maturi e adulti" come da fantascienza anni 90-2000 piuttosto che 70-80. Volontà che, a mio avviso, non viene troppo premiata nell'economia del film che resta quindi a metà tra omaggio e svolta, tra esplosioni e spiegoni scientifici, tra turbe dei protagonisti che vogliono uscire dalla loro bidimensionalità e il tempo effettivo di un'ora e mezza.
Nagai non è nuovo a reinventarsi il suo universo narrativo, ma forse in questo caso, andava fatto in maniera totale con coraggio; coraggio che sicuramente in Toei non sarebbe stato apprezzato e che rende questo film una macchina da soldi sicuramente efficace ma che non riesce a soddisfare lo smaliziato fan di anime della nuova generazione, né tanto meno (o almeno non del tutto) il vecchio quarantenne cresciuto a pane e robottoni, visto anche un finale... alla dragon Ball che non può che lasciare interdetti.
NB: Da leggere dopo avere visto il film, contiene spoiler
Alzi la mano chi è rimasto deluso nel 2012 quando, in occasione del quarantennale di "Mazinga Z", sorprendentemente nessun progetto commemorativo ha visto la luce. Si è trattato di un duro colpo per i fan; fortunatamente, quest'anno, in occasione del cinquantennale dall'inizio della carriera professionale di Go Nagai, i giapponesi si sono riscattati.
Quest'anno è uscito "Mazinger Infinity" che, per dirla breve, è il miglior film nagaiano mai realizzato, con un'unica eccezione. Dopo anni di remake o reboot più o meno riusciti (penso ai vari "Mazinkaiser" e "Shin Mazinger") finalmente esce un vero e proprio sequel, in cui scopriamo cosa è successo a Koji, Sayaka, Boss e compagnia dopo la conclusione delle serie classiche.
"Mazinger Infinity" è ambientato una decina d'anni dopo la conclusione del "Grande Mazinga". Koji ha abbandonato le sue arie da scavezzacollo ed è diventato un po' a sorpresa un ricercatore, seguendo le orme del padre e del nonno (si vede che alla fine un po' di sale in zucca ce l'aveva). Sayaka è diventata la direttrice del centro di ricerche sull'energia fotoatomica, mentre il Dottor Yumi è diventato primo ministro del Giappone (e scusare se è poco). Tetsuya Tsurugi e Jun Hono si sono sposati e sono in attesa del primo figlio. Shiro è cresciuto. Boss è diventato il proprietario di un ristorante di ramen, in società con i fidi Nuke e Mucha. Misato, la cugina di Boss vista nella serie classica e nel manga di Ota, ha un figlio. I due professori sono sempre uguali e girano con la fotografia commemorativa del beneamoto Mori Mori, spirato nella puntata 79 della serie classica. Insomma, nessuno viene trascurato e dal punto di vista dei personaggi non si poteva fare meglio.
I fan delle serie originali apprezzaranno moltissimo i flashback, momenti in cui vediamo scene classiche di "Mazinga Z" e "Il Grande Mazinga", per esempio con Koji e Shiro assieme al nonno, oppure con Tetsuya e Jun da giovani, vestiti come ai vecchi tempi. Il film si distingue completamente da sequel come "Mazinkaiser" in cui il chara design degli anime veniva abbandonato in favore di quello del manga, con un Boss irriconoscibile. Qui invece i fan dell'anime si troveranno a casa; del resto lo stesso Go Nagai ha sempre ammesso di non avere speso più di tanto tempo sul manga, e che l'anime costituisce il canone di "Mazinga Z". E questo è "Mazinger Infinity": un super robot canonico. Non è una cosa da poco in tempi in cui c'è la pretesa di voler essere diversi ed originali a tutti i costi, incluso quello di tradire lo spirito della serie originale.
"Mazinger Infinity" non cade in questa trappola, non vuole essere originale, vuole essere celebrativo e in questo riesce alla grande. Lo scopo del film è celebrare quanto è fico Mazinga Z e questo fa. Quindi ben vengano scontri con centinaia di mostri meccanici, che Mazinga Z sconfigge a pacchi, quando nella serie originale faceva fatica a batterne uno alla volta: stiamo celebrando, non andiamo a guardare troppo per il sottile. Lo stesso si può dire per la trama. Non è importante sapere come hanno fatto il Dottor Inferno, il Barone Ashura e il Conte Blocken a tornare in vita (apparentemente l'energia fotoatomica ha indebolito le barriere dimensionali e i tre sono arrivati da un universo parallelo, ma questo non viene mai detto con certezza): l'importante è che sono di nuovo in circolazione, più cattivi che mai, e pronti a combattere contro Koji e compagnia.
Se "Mazinger Infinity" fosse solo un seguito fedele e fracassone di "Mazinga Z" si meriterebbe solo per questo un 8, come assegnai a suo tempo a "Shin Getter Robo vs Neo Getter Robo", che fa lo stesso per "Getter Robot". Ma "Mazinger Infinity" è di più. Innanzitutto c'è una gestione perfetta dei tempi: c'è molta azione sì, ma anche molto spazio dedicato ai personaggi, scene lente e dialoghi, che controbilanciamo efficacemente l'azione pura e semplice. Mi viene in mente la scena al tempio, quando Lisa convince Koji a fare sul serio con Sayaka, mentre in sottofondo i monaci cantano in giapponese. Subito dopo, c'è una scena molto indicativa in cui un bambino abbandona per strada un giocattolo di Mazinga Z, scena che verrà ripresa negli ultimissimi minuti del film. Sono tutti tocchi di classe che mi portano inevitabilmente ad alzare la valutazione. Faccio qualche altro esempio.
C'è una bellissima scena in cui Jun monta a bordo di Venus Alpha per andare a salvare Tetsuya, prigioniero del dottor Inferno, ma deve rinunciare. Deve rinunciare perché è molto incinta, così tanto da non poter manovrare i pedali del robot. Brillante. Possibile che in quarantacinque anni di esistenza del genere super robot una cosa del genere non si sia mai vista prima? Possibile che non sia possibile realizzare una serie con protagonisti che hanno più di diciassette anni? Quanto sarebbe bella una serie robotica futura con protagonisti di ventisette anni o più? Davvero non verrà mai realizzata?
Altra scena bellissima: sul finire, sembra che Mazinga Z sia stato sconfitto dal dottor Inferno / Gran Maresciallo del Demonio, con grandi citazioni del "Grande Mazinga" e "Mazinga Z contro il Generale Nero" e si scopre che è stato tutto un piano di Koji: ha agito come diversivo, per permettere a Shiro di liberare Tetsuya e il Grande Mazinga, che poi lo salvano. Il vecchio Koji Kabuto non avrebbe mai mostrato un tale talento per la strategia, si vede che gli anni gli hanno fatto bene ed è maturato.
Sono poi apprezzabili tutte le scene con Sayaka, con Boss e il Boss Robot, il bellissimo combattimento iniziale del Grande Mazinga, che purtroppo ha poco spazio in questo film. Purtroppo è inevitabile, visto che il film è stato realizzato per i fan giapponesi, che notoriamente prediligono "Mazinga Z" rispetto al "Grande Mazinga", mentre e in Italia è il contrario. Per lo stesso motivo (far contenti i giapponesi) ogni riferimento a "Goldrake" è stato eliminato, è come se non fosse mai esistito.
I riferimenti ai mostri meccanici del passato di Mazinga Z non si contano, sono troppi perché si possano citare tutti. Dirò soltanto che per una frazione di secondo si vedere perfino il leggendario mostro Babbo Natale che compare nella puntata 56 della serie originale, datata 23 dicembre 1973. Non ci si è dimenticati di nulla. E anche la CGI, che inizialmente mi vedeva dubbioso, alla fine del film mi ha convinto: il Mazinga Z in CGI, massiccio e squadrato, funziona.
Il finale è decisamente canonico: Mazinga Z cresce di dimensioni e sconfigge il Mazinger Infinity con un glorioso pugno a razzo. La crescita del robot si è vista per la prima volta nel lontano 1976, nel gran finale di "Raideen" di Tadao Nagahama e viene ripresa poi da Yoshiyuki Tomino in "Dunbine" nel 1984, quindi si tratta di un'idea classicissima, ben anteriore al Gurren Lagann. Lo stesso si può dire per la scena in cui tutto il mondo dona energia fotoatomica a Mazinga Z, vista in molti anime (l'ultima volta in Ushio e Tora nel 2016). Tutto questo è buono e giusto per un anime celebrativo.
"Mazinger Infinity" introduce anche un nuovo personaggio, Lisa, chiaramente ispirata al manga di "Shin Mazinger Zero", così come tutta la storyline sulle dimensioni parallele. Funge da ponte tra le vecchie generazioni e le nuove, e infatti si comporta in maniera moe dall'inizio alla fine. È funzionale al messaggio del film. Stranamente, "Mazinger Infinity" è un film con un messaggio. Si tratta decisamente di un film per adulti e a questi si rivolge, essenzialmente spronandoli ad abbandonare il mindset adolescenziale, a diventare adulti e in particolare genitori.
Si può discutere sul perché Go Nagai e la produzione del film in generale abbiamo voluto lanciare un messaggio così forte. Si sa che una certa percentuale di persone, a torto o a ragione, incolpa gli anime e in particolare gli anime di super robot di essere all'origine del fenomeno degli otaku, persone che restano chiuse in sé stesse e non si relazionano con gli altri, figuriamoci il pensare alla riproduzione. Hideaki Anno ha sempre detto che questo era il messaggio di "Evangelion" ("vivete nel mondo reale, non in quello dei super robot") anche se il risultato ottenuto è stato l'opposto. Finora Go Nagai non aveva mai detto nulla sulla questione, ma "Mazinger Infinity" lascia intendere che la cosa gli interessi. Tardivi sensi di colpa per aver dato origine al fenomeno degli otaku oppure, vista l'età, semplicemente voglia di fare il nonno? Non mi azzardo neppure a tentare una risposta. Potrebbe anche essere stata un'idea di qualche anziano dirigente della Toei.
In conclusione, mi sento di dire che si tratta di un film molto buono, che rispetta le attese dei fan di vecchia data. Il mio voto è un meritato nove. Perché non dieci, ci si potrebbe chiedere, perché non lo stesso voto dell'ineguagliabile "Mazinga Z contro il Generale Nero"? Semplicemente perché nel 1974 il robotico era ai suoi inizi: uno spettatore che si recasse nei cinema giapponesi nel luglio 1974 ne sarebbe uscito gasato, con la fortissima sensazione che il meglio doveva ancora venire: che dopo il dottor Inferno ci sarebbe stati altri nemici molto più forti, che dopo Mazinga Z ci sarebbero stati altri robot molto più spettacolari, che dopo Koji Kabuto ci sarebbero stati altri eroi molto più virili. Invece, chi esce dai cinema nel novembre 2017, ne esce con la consapevolezza che l'epoca d'oro del robotico è finita, che i robotici che escono ora sono pochi e neppure degni di fregiarsi del titolo. Una vena di tristezza è purtroppo inevitabile.
Alzi la mano chi è rimasto deluso nel 2012 quando, in occasione del quarantennale di "Mazinga Z", sorprendentemente nessun progetto commemorativo ha visto la luce. Si è trattato di un duro colpo per i fan; fortunatamente, quest'anno, in occasione del cinquantennale dall'inizio della carriera professionale di Go Nagai, i giapponesi si sono riscattati.
Quest'anno è uscito "Mazinger Infinity" che, per dirla breve, è il miglior film nagaiano mai realizzato, con un'unica eccezione. Dopo anni di remake o reboot più o meno riusciti (penso ai vari "Mazinkaiser" e "Shin Mazinger") finalmente esce un vero e proprio sequel, in cui scopriamo cosa è successo a Koji, Sayaka, Boss e compagnia dopo la conclusione delle serie classiche.
"Mazinger Infinity" è ambientato una decina d'anni dopo la conclusione del "Grande Mazinga". Koji ha abbandonato le sue arie da scavezzacollo ed è diventato un po' a sorpresa un ricercatore, seguendo le orme del padre e del nonno (si vede che alla fine un po' di sale in zucca ce l'aveva). Sayaka è diventata la direttrice del centro di ricerche sull'energia fotoatomica, mentre il Dottor Yumi è diventato primo ministro del Giappone (e scusare se è poco). Tetsuya Tsurugi e Jun Hono si sono sposati e sono in attesa del primo figlio. Shiro è cresciuto. Boss è diventato il proprietario di un ristorante di ramen, in società con i fidi Nuke e Mucha. Misato, la cugina di Boss vista nella serie classica e nel manga di Ota, ha un figlio. I due professori sono sempre uguali e girano con la fotografia commemorativa del beneamoto Mori Mori, spirato nella puntata 79 della serie classica. Insomma, nessuno viene trascurato e dal punto di vista dei personaggi non si poteva fare meglio.
I fan delle serie originali apprezzaranno moltissimo i flashback, momenti in cui vediamo scene classiche di "Mazinga Z" e "Il Grande Mazinga", per esempio con Koji e Shiro assieme al nonno, oppure con Tetsuya e Jun da giovani, vestiti come ai vecchi tempi. Il film si distingue completamente da sequel come "Mazinkaiser" in cui il chara design degli anime veniva abbandonato in favore di quello del manga, con un Boss irriconoscibile. Qui invece i fan dell'anime si troveranno a casa; del resto lo stesso Go Nagai ha sempre ammesso di non avere speso più di tanto tempo sul manga, e che l'anime costituisce il canone di "Mazinga Z". E questo è "Mazinger Infinity": un super robot canonico. Non è una cosa da poco in tempi in cui c'è la pretesa di voler essere diversi ed originali a tutti i costi, incluso quello di tradire lo spirito della serie originale.
"Mazinger Infinity" non cade in questa trappola, non vuole essere originale, vuole essere celebrativo e in questo riesce alla grande. Lo scopo del film è celebrare quanto è fico Mazinga Z e questo fa. Quindi ben vengano scontri con centinaia di mostri meccanici, che Mazinga Z sconfigge a pacchi, quando nella serie originale faceva fatica a batterne uno alla volta: stiamo celebrando, non andiamo a guardare troppo per il sottile. Lo stesso si può dire per la trama. Non è importante sapere come hanno fatto il Dottor Inferno, il Barone Ashura e il Conte Blocken a tornare in vita (apparentemente l'energia fotoatomica ha indebolito le barriere dimensionali e i tre sono arrivati da un universo parallelo, ma questo non viene mai detto con certezza): l'importante è che sono di nuovo in circolazione, più cattivi che mai, e pronti a combattere contro Koji e compagnia.
Se "Mazinger Infinity" fosse solo un seguito fedele e fracassone di "Mazinga Z" si meriterebbe solo per questo un 8, come assegnai a suo tempo a "Shin Getter Robo vs Neo Getter Robo", che fa lo stesso per "Getter Robot". Ma "Mazinger Infinity" è di più. Innanzitutto c'è una gestione perfetta dei tempi: c'è molta azione sì, ma anche molto spazio dedicato ai personaggi, scene lente e dialoghi, che controbilanciamo efficacemente l'azione pura e semplice. Mi viene in mente la scena al tempio, quando Lisa convince Koji a fare sul serio con Sayaka, mentre in sottofondo i monaci cantano in giapponese. Subito dopo, c'è una scena molto indicativa in cui un bambino abbandona per strada un giocattolo di Mazinga Z, scena che verrà ripresa negli ultimissimi minuti del film. Sono tutti tocchi di classe che mi portano inevitabilmente ad alzare la valutazione. Faccio qualche altro esempio.
C'è una bellissima scena in cui Jun monta a bordo di Venus Alpha per andare a salvare Tetsuya, prigioniero del dottor Inferno, ma deve rinunciare. Deve rinunciare perché è molto incinta, così tanto da non poter manovrare i pedali del robot. Brillante. Possibile che in quarantacinque anni di esistenza del genere super robot una cosa del genere non si sia mai vista prima? Possibile che non sia possibile realizzare una serie con protagonisti che hanno più di diciassette anni? Quanto sarebbe bella una serie robotica futura con protagonisti di ventisette anni o più? Davvero non verrà mai realizzata?
Altra scena bellissima: sul finire, sembra che Mazinga Z sia stato sconfitto dal dottor Inferno / Gran Maresciallo del Demonio, con grandi citazioni del "Grande Mazinga" e "Mazinga Z contro il Generale Nero" e si scopre che è stato tutto un piano di Koji: ha agito come diversivo, per permettere a Shiro di liberare Tetsuya e il Grande Mazinga, che poi lo salvano. Il vecchio Koji Kabuto non avrebbe mai mostrato un tale talento per la strategia, si vede che gli anni gli hanno fatto bene ed è maturato.
Sono poi apprezzabili tutte le scene con Sayaka, con Boss e il Boss Robot, il bellissimo combattimento iniziale del Grande Mazinga, che purtroppo ha poco spazio in questo film. Purtroppo è inevitabile, visto che il film è stato realizzato per i fan giapponesi, che notoriamente prediligono "Mazinga Z" rispetto al "Grande Mazinga", mentre e in Italia è il contrario. Per lo stesso motivo (far contenti i giapponesi) ogni riferimento a "Goldrake" è stato eliminato, è come se non fosse mai esistito.
I riferimenti ai mostri meccanici del passato di Mazinga Z non si contano, sono troppi perché si possano citare tutti. Dirò soltanto che per una frazione di secondo si vedere perfino il leggendario mostro Babbo Natale che compare nella puntata 56 della serie originale, datata 23 dicembre 1973. Non ci si è dimenticati di nulla. E anche la CGI, che inizialmente mi vedeva dubbioso, alla fine del film mi ha convinto: il Mazinga Z in CGI, massiccio e squadrato, funziona.
Il finale è decisamente canonico: Mazinga Z cresce di dimensioni e sconfigge il Mazinger Infinity con un glorioso pugno a razzo. La crescita del robot si è vista per la prima volta nel lontano 1976, nel gran finale di "Raideen" di Tadao Nagahama e viene ripresa poi da Yoshiyuki Tomino in "Dunbine" nel 1984, quindi si tratta di un'idea classicissima, ben anteriore al Gurren Lagann. Lo stesso si può dire per la scena in cui tutto il mondo dona energia fotoatomica a Mazinga Z, vista in molti anime (l'ultima volta in Ushio e Tora nel 2016). Tutto questo è buono e giusto per un anime celebrativo.
"Mazinger Infinity" introduce anche un nuovo personaggio, Lisa, chiaramente ispirata al manga di "Shin Mazinger Zero", così come tutta la storyline sulle dimensioni parallele. Funge da ponte tra le vecchie generazioni e le nuove, e infatti si comporta in maniera moe dall'inizio alla fine. È funzionale al messaggio del film. Stranamente, "Mazinger Infinity" è un film con un messaggio. Si tratta decisamente di un film per adulti e a questi si rivolge, essenzialmente spronandoli ad abbandonare il mindset adolescenziale, a diventare adulti e in particolare genitori.
Si può discutere sul perché Go Nagai e la produzione del film in generale abbiamo voluto lanciare un messaggio così forte. Si sa che una certa percentuale di persone, a torto o a ragione, incolpa gli anime e in particolare gli anime di super robot di essere all'origine del fenomeno degli otaku, persone che restano chiuse in sé stesse e non si relazionano con gli altri, figuriamoci il pensare alla riproduzione. Hideaki Anno ha sempre detto che questo era il messaggio di "Evangelion" ("vivete nel mondo reale, non in quello dei super robot") anche se il risultato ottenuto è stato l'opposto. Finora Go Nagai non aveva mai detto nulla sulla questione, ma "Mazinger Infinity" lascia intendere che la cosa gli interessi. Tardivi sensi di colpa per aver dato origine al fenomeno degli otaku oppure, vista l'età, semplicemente voglia di fare il nonno? Non mi azzardo neppure a tentare una risposta. Potrebbe anche essere stata un'idea di qualche anziano dirigente della Toei.
In conclusione, mi sento di dire che si tratta di un film molto buono, che rispetta le attese dei fan di vecchia data. Il mio voto è un meritato nove. Perché non dieci, ci si potrebbe chiedere, perché non lo stesso voto dell'ineguagliabile "Mazinga Z contro il Generale Nero"? Semplicemente perché nel 1974 il robotico era ai suoi inizi: uno spettatore che si recasse nei cinema giapponesi nel luglio 1974 ne sarebbe uscito gasato, con la fortissima sensazione che il meglio doveva ancora venire: che dopo il dottor Inferno ci sarebbe stati altri nemici molto più forti, che dopo Mazinga Z ci sarebbero stati altri robot molto più spettacolari, che dopo Koji Kabuto ci sarebbero stati altri eroi molto più virili. Invece, chi esce dai cinema nel novembre 2017, ne esce con la consapevolezza che l'epoca d'oro del robotico è finita, che i robotici che escono ora sono pochi e neppure degni di fregiarsi del titolo. Una vena di tristezza è purtroppo inevitabile.
Assolutamente da vedere per chiunque abbia visto la serie. Sono presenti tutti i principali personaggi, mostri compresi. La trama ha pure un senso logico! Inoltre si scoprono alcune cose accennate nelle due serie di cui non avevamo più notizie successivamente. Oltretutto sono presenti sia i servizi agli spettatori tipici di Nagai che la trama seria (ovviamente strampalata come da tradizione). Infine il 3D è ben nascosto e non dà particolarmente fastidio ai puristi vecchio stile. Avverto comunque i tradizionalisti che i colpi sono con i nomi in inglese...
Corsi e ricorsi della storia. Sono secoli che lo vado dicendo. Quando ci si arrischia a portare in lungometraggio personaggi concepiti per brevi racconti autoconclusivi, comic strip o puntate di serie TV da una ventina di minuti, i flop al botteghino sono quasi sempre dietro l'angolo e i criticismi piovono copiosi in egual misura per tutti. Nessuno sfugge a questa regola, tanto come in terra orientale che in occidente; nemmeno colossi immortali del calibro di "Lupin III", "Lamù" e molti altri sono scampati a fallimenti madornali.
In questo caso per allungare la scaletta (nell'ordine: 1, vita quotidiana e tribolazioni; 2, avvistamento di UFO o rinvenimento archeologico; 3, risveglio dei nemici; 4, combattimento) si è cercato di rendere i protagonisti più riflessivi e complessati rispetto al passato, accoppiati, in storie complicate o addirittura in attesa di prole. (Uno pseudo-sequel anacronistico se vogliamo essere pignoli, ambientato un decennio dopo, ma prodotto solo ora con oggetti elettronici che nel 1982 non sarebbero dovuti esistere.) Se i primi dieci minuti hanno letteralmente sconquassato il mio apparato uditivo, non nascondo però che a metà proiezione, tra smancerie da soap opera e un garbuglio di teorie astruse, ho avuto un leggero intorpidimento cerebrale causato da alcuni dialoghi troppo prolissi (chi se lo guarderà a casa sarà tentato di usare il tasto FFWD in un paio di occasioni); forse mi attendevo una trama più ruspante e meno cervellotica, tuttavia l'arrivo della mitica brigata di Boss m'ha scongiurato un pericoloso principio d'abbiocco, permettendomi di godere appieno della partenza del Jet Pilder (brividi!) e la susseguente sequenza di agganciamento (pelle d'oca!), le quali valgono da sole il deca del costo del biglietto. Diciamoci la verità: la fase d'uscita dello Jet Scrander farebbe gongolare qualsiasi fan anche se resa con lo stop-motion e girata in monocromo a 16mm da uno studio polacco! Per involontaria colpa degli ingegneri del centro di ricerca, che hanno potenziato a dismisura le abilità del nostro robot preferito, una volta goffo e imbrigliato nei movimenti e ora in grado di sterminare plotoni di nemici in pochi minuti, le scene d'azione sono più rarefatte ma molto più spettacolari e al passo coi tempi (e comunque sul grande schermo hanno un impatto maggiore), stavolta grazie alla velocità di esecuzione e non per la violenza in se stessa. Componente fondamentale, quest'ultima, di tutta la vasta produzione nagaiana, tanto cara ai suoi fedelissimi quanto condannata da genitori e educatori, è clamorosamente assente, e la cosa non mi stupisce nemmeno troppo, vista la volontà di esportarlo all'estero in anteprima mondiale, specialmente qui da noi in Italia, dove le sue opere avevano scatenato un putiferio senza fine (di conseguenza mi sorprenderei ancor meno se nella edizione giapponese comparissero alcuni segmenti truculenti confezionati ad hoc per gli avventori nipponici). In pratica ci hanno sbolognato un adattamento edulcorato di "Shin Mazinger Zero" facendolo passare come un seguito del capostipite.
Per rilanciare nel nuovo millennio un mito come "Mazinga Z" non basta sfoderare il ridicolo (e pluriabusato) slogan "L'apocalisse sta arrivando" o inserire nel titolo l'altisonante parola "Infinity"; i tecnici dell'apposito reparto dovevano prestare più attenzione alla qualità della grafica 3D perchè la concorrenza è spietata: oggi come oggi lo stuolo di ragazzini cresciuti a suon di playstation varie e bombardati da CGI è molto esigente e ci mette meno di un minuto a bollarla e deriderla come antiquata e antidiluviana (ho sentito in sala una spettatrice che si lamentava di una prospettiva sbagliata, ma questo non è il caso; dal canto mio non ho potuto fare a meno di notare due o tre cosucce abbastanza evitabili, e poi lo sanno anche i sassi che gli americani sono molto più esperti con pre-render e affini). Vedere i nomi ispanicizzanti dello staff della consociata filippina fa quasi pensare a qualcosa di non ufficiale, ma non c'è nulla di strano: la casamadre subappalta là una buona fetta del suo sterminato catalogo con ottimi risultati dal lontano 1986.
Il character design ben riporta il passaggio temporale e ricalca fedelmente, modernizzandolo a dovere, quello del 1972, ma senza le estremizzazioni tipiche di questo genere di operazioni. Niente biscioni all'orizzonte (evviva!) o richiami all'odierno e onnipresente ecchi (a ri-evviva!). In questo la Toei non si è evoluta più di tanto e forse alla fin fine è meglio così. Male i colori invece, mi aspettavo tinte più tetre, in special modo durante le apparizioni del Dottor Inferno. Il Barone Ashura e il Conte Blocken scatenano ilarità piuttosto che incutere paura. Che fine hanno fatto il grigiore delle città sotto attacco e i cieli rosso amaranto che facevano da sfondo ai palpitanti scontri con i mostri dei micenei? Gioie e dolori del processo digitale, tecnica che ha soppiantato l'utilizzo di rodovetri e colori acrilici velocizzando i tempi di produzione, ma che ancora non riesce a fondersi armoniosamente con i fondali dipinti, nella maggior parte dei casi, in maniera tradizionale.
Il doppiaggio? Stavolta vi dirò che è il minore dei mali, anche se, purtroppo, mi si accappona tuttora la pelle a sentir gridare nel trailer con una pronuncia alquanto anomala (almeno per noi retronauti) le frasi coniate all'incirca mezzo secolo fa nella sede della D.E.F.I.S.; irrompe un pochino di sacrosanto imbarazzo che non fa altro che avvalorare la tesi che si tratta di un film fuori epoca, come il filone fanta-mitologico made in Cinecittà tanto per intenderci; e dico ciò da fan venuto su pressoché a pane e Nagai, indipendentemente dal fatto che i robottoni mi piacciano ancora oppure no. Facendo un paragone, posso accostare questa ramificazione della sci-fi con la musica metal, mi fa solo venire una gran nostalgia per il periodo adolescenziale e poco altro. Come andare a un tributo dei Pantera o degli Iron Maiden, ti bevi un birrozzo con i tuoi coetanei rivangando i bei tempi andati... e stop!
In questo caso per allungare la scaletta (nell'ordine: 1, vita quotidiana e tribolazioni; 2, avvistamento di UFO o rinvenimento archeologico; 3, risveglio dei nemici; 4, combattimento) si è cercato di rendere i protagonisti più riflessivi e complessati rispetto al passato, accoppiati, in storie complicate o addirittura in attesa di prole. (Uno pseudo-sequel anacronistico se vogliamo essere pignoli, ambientato un decennio dopo, ma prodotto solo ora con oggetti elettronici che nel 1982 non sarebbero dovuti esistere.) Se i primi dieci minuti hanno letteralmente sconquassato il mio apparato uditivo, non nascondo però che a metà proiezione, tra smancerie da soap opera e un garbuglio di teorie astruse, ho avuto un leggero intorpidimento cerebrale causato da alcuni dialoghi troppo prolissi (chi se lo guarderà a casa sarà tentato di usare il tasto FFWD in un paio di occasioni); forse mi attendevo una trama più ruspante e meno cervellotica, tuttavia l'arrivo della mitica brigata di Boss m'ha scongiurato un pericoloso principio d'abbiocco, permettendomi di godere appieno della partenza del Jet Pilder (brividi!) e la susseguente sequenza di agganciamento (pelle d'oca!), le quali valgono da sole il deca del costo del biglietto. Diciamoci la verità: la fase d'uscita dello Jet Scrander farebbe gongolare qualsiasi fan anche se resa con lo stop-motion e girata in monocromo a 16mm da uno studio polacco! Per involontaria colpa degli ingegneri del centro di ricerca, che hanno potenziato a dismisura le abilità del nostro robot preferito, una volta goffo e imbrigliato nei movimenti e ora in grado di sterminare plotoni di nemici in pochi minuti, le scene d'azione sono più rarefatte ma molto più spettacolari e al passo coi tempi (e comunque sul grande schermo hanno un impatto maggiore), stavolta grazie alla velocità di esecuzione e non per la violenza in se stessa. Componente fondamentale, quest'ultima, di tutta la vasta produzione nagaiana, tanto cara ai suoi fedelissimi quanto condannata da genitori e educatori, è clamorosamente assente, e la cosa non mi stupisce nemmeno troppo, vista la volontà di esportarlo all'estero in anteprima mondiale, specialmente qui da noi in Italia, dove le sue opere avevano scatenato un putiferio senza fine (di conseguenza mi sorprenderei ancor meno se nella edizione giapponese comparissero alcuni segmenti truculenti confezionati ad hoc per gli avventori nipponici). In pratica ci hanno sbolognato un adattamento edulcorato di "Shin Mazinger Zero" facendolo passare come un seguito del capostipite.
Per rilanciare nel nuovo millennio un mito come "Mazinga Z" non basta sfoderare il ridicolo (e pluriabusato) slogan "L'apocalisse sta arrivando" o inserire nel titolo l'altisonante parola "Infinity"; i tecnici dell'apposito reparto dovevano prestare più attenzione alla qualità della grafica 3D perchè la concorrenza è spietata: oggi come oggi lo stuolo di ragazzini cresciuti a suon di playstation varie e bombardati da CGI è molto esigente e ci mette meno di un minuto a bollarla e deriderla come antiquata e antidiluviana (ho sentito in sala una spettatrice che si lamentava di una prospettiva sbagliata, ma questo non è il caso; dal canto mio non ho potuto fare a meno di notare due o tre cosucce abbastanza evitabili, e poi lo sanno anche i sassi che gli americani sono molto più esperti con pre-render e affini). Vedere i nomi ispanicizzanti dello staff della consociata filippina fa quasi pensare a qualcosa di non ufficiale, ma non c'è nulla di strano: la casamadre subappalta là una buona fetta del suo sterminato catalogo con ottimi risultati dal lontano 1986.
Il character design ben riporta il passaggio temporale e ricalca fedelmente, modernizzandolo a dovere, quello del 1972, ma senza le estremizzazioni tipiche di questo genere di operazioni. Niente biscioni all'orizzonte (evviva!) o richiami all'odierno e onnipresente ecchi (a ri-evviva!). In questo la Toei non si è evoluta più di tanto e forse alla fin fine è meglio così. Male i colori invece, mi aspettavo tinte più tetre, in special modo durante le apparizioni del Dottor Inferno. Il Barone Ashura e il Conte Blocken scatenano ilarità piuttosto che incutere paura. Che fine hanno fatto il grigiore delle città sotto attacco e i cieli rosso amaranto che facevano da sfondo ai palpitanti scontri con i mostri dei micenei? Gioie e dolori del processo digitale, tecnica che ha soppiantato l'utilizzo di rodovetri e colori acrilici velocizzando i tempi di produzione, ma che ancora non riesce a fondersi armoniosamente con i fondali dipinti, nella maggior parte dei casi, in maniera tradizionale.
Il doppiaggio? Stavolta vi dirò che è il minore dei mali, anche se, purtroppo, mi si accappona tuttora la pelle a sentir gridare nel trailer con una pronuncia alquanto anomala (almeno per noi retronauti) le frasi coniate all'incirca mezzo secolo fa nella sede della D.E.F.I.S.; irrompe un pochino di sacrosanto imbarazzo che non fa altro che avvalorare la tesi che si tratta di un film fuori epoca, come il filone fanta-mitologico made in Cinecittà tanto per intenderci; e dico ciò da fan venuto su pressoché a pane e Nagai, indipendentemente dal fatto che i robottoni mi piacciano ancora oppure no. Facendo un paragone, posso accostare questa ramificazione della sci-fi con la musica metal, mi fa solo venire una gran nostalgia per il periodo adolescenziale e poco altro. Come andare a un tributo dei Pantera o degli Iron Maiden, ti bevi un birrozzo con i tuoi coetanei rivangando i bei tempi andati... e stop!