I Cavalieri dello Zodiaco: The Lost Canvas - Il Mito di Ade
Sono passati anni da quando ho visto questo anime, ed ecco qua che ho un po' ti tempo da perdere per fare la mia recensione. Non farò spoiler, perché non mi piace fare spoiler.
"Lost Canvas", prequel non canonico dei vecchi Cavalieri dello Zodiaco, si presenta come un'opera ricca di potenziale, ma che purtroppo non riesce a cogliere appieno le sue ambizioni, anzi, l'anime perde molto man mano che si prosegue con gli episodi.
La trama, pur con qualcosina di interessante, si sviluppa in modo prevedibile e ripetitivo, soprattutto se si è già vista la serie di "Hades" dei vecchi Cavalieri: molte cose di questo "Lost Canvas" sono già conosciute e quindi già 'spoilerate', le si conosce già, non c'è nessuna sorpresa.
Dei personaggi principali come i Cavalieri d'oro, ce n'è qualcuno di interessante, ma il neo è che finiscono quasi sempre nel solito modo prevedibilissimo: appaiono, combattono, muoiono, tutti uguali, come se fossero fatti con la fotocopiatrice.
Le musiche non sono niente di eccezionale, ma non sono brutte.
La serie vecchia de "I Cavalieri dello Zodiaco" ha musiche molto più belle.
Il character design non mi piace granché, io preferisco lo stile del compianto Shingo Araki, che per me e per molti rimane il migliore disegnatore sulle opere di "Saint Seiya", ma questo va molto a gusti.
L'originalità di questo "Lost Canvas" è davvero bassa, basti pensare che tante armature, tecniche, luoghi e persino design di alcuni personaggi sono copiati dal vecchio anime de "I Cavalieri dello Zodiaco".
Per finire, è un anime incompleto, essendo che oltre dieci anni fa, quando fu realizzato, fu un flop in Giappone.
Per me sarebbe un anime da 6,5, ma gli tolgo un punto per il character design, mezzo punto per la bassa originalità e un altro mezzo punto perché è un anime incompleto. Quindi, per me, allo stato attuale è un anime da 4,5. Insufficiente.
"Lost Canvas", prequel non canonico dei vecchi Cavalieri dello Zodiaco, si presenta come un'opera ricca di potenziale, ma che purtroppo non riesce a cogliere appieno le sue ambizioni, anzi, l'anime perde molto man mano che si prosegue con gli episodi.
La trama, pur con qualcosina di interessante, si sviluppa in modo prevedibile e ripetitivo, soprattutto se si è già vista la serie di "Hades" dei vecchi Cavalieri: molte cose di questo "Lost Canvas" sono già conosciute e quindi già 'spoilerate', le si conosce già, non c'è nessuna sorpresa.
Dei personaggi principali come i Cavalieri d'oro, ce n'è qualcuno di interessante, ma il neo è che finiscono quasi sempre nel solito modo prevedibilissimo: appaiono, combattono, muoiono, tutti uguali, come se fossero fatti con la fotocopiatrice.
Le musiche non sono niente di eccezionale, ma non sono brutte.
La serie vecchia de "I Cavalieri dello Zodiaco" ha musiche molto più belle.
Il character design non mi piace granché, io preferisco lo stile del compianto Shingo Araki, che per me e per molti rimane il migliore disegnatore sulle opere di "Saint Seiya", ma questo va molto a gusti.
L'originalità di questo "Lost Canvas" è davvero bassa, basti pensare che tante armature, tecniche, luoghi e persino design di alcuni personaggi sono copiati dal vecchio anime de "I Cavalieri dello Zodiaco".
Per finire, è un anime incompleto, essendo che oltre dieci anni fa, quando fu realizzato, fu un flop in Giappone.
Per me sarebbe un anime da 6,5, ma gli tolgo un punto per il character design, mezzo punto per la bassa originalità e un altro mezzo punto perché è un anime incompleto. Quindi, per me, allo stato attuale è un anime da 4,5. Insufficiente.
"Lost Canvas" è un prequel di nome, ma quasi un reboot di fatto della famosa serie "Saint Seiya". La serie non è ufficiale e non è stata messa in continuity dall'autore Kurumada, che ha invece successivamente scritto il prequel davvero canonico: "Next Dimension".
Parlo di reboot di fatto per la scelta dell'autrice Shiori Teshirogi di riutilizzare gran parte delle storie personali dei santi d'oro già visti nella serie classica e rielaborarle in maniera più gradevole e interessante. Anche gli stessi santi e spectre già visti nell'opera originale hanno le stesse identiche sembianze di quelli della serie classica, quasi a voler riscrivere appunto la storia di questi personaggi.
La serie "Lost Canvas" presenta due forti caratteristiche positive che brillano particolarmente, per il fatto che proprio queste due sono a detta di alcuni e anche del sottoscritto quelle che più latitano nella serie classica. Questo prequel va quindi a mettere due toppe al lavoro originale di Kurumada.
La prima è l'attenzione al worldbuilding, mentre la seconda è la bellezza del disegno e dell'animazione.
Finalmente il worldbuilding di "Saint Seiya" ha un senso, almeno per quanto possa avere un senso questa sorta di sincretismo religioso fra buddismo e mitologia greca elaborata da Kurumada.
La Guerra Santa fra Atena e il suo esercito contro Hades e la sue armate sembra finalmente quello che dovrebbe essere: una guerra, ovvero una lotta combattuta collettivamente. Pur non mancando i classici scontri uno contro uno, grande spazio avranno infatti le pianificazioni strategiche, le imboscate, i diversivi e gli scontri fra più avversari. Se la serie originale brillava per i toni epici, questa trova il suo lato nobile nel cameratismo e nei rapporti maestro/allievi. Diverso anche il ruolo delle donne presenti, da un lato dipinte molto più sexy, e dall'altro molto più guerriere e disposte a scendere in battaglia; anche Atena fra i suoi tanti titoli a disposizione si fregerà di essere non la dea della Giustizia, bensì la dea della Guerra.
I disegni della Teshirogi erano già nel manga estremamente curati, anche se difettavano di dinamicità, ma è questo anime della Toei ad avere dettato davvero la differenza con gli altri lavori dell'universo di "Saint Seiya". La qualità di questa trasposizione è ineccepibile, tanto da essere stata pubblicata come OAV e non come serie animata, cosa che è stata purtroppo anche il suo tallone d'Achille: gli ascolti inferiori alle attese hanno costretto a cancellare la terza stagione, quindi l'anime rimane monco, con due stagioni da ventiquattro episodi; lo spettatore sarà quindi costretto a recuperare il manga, se vuole conoscere il finale della storia.
A livello di trama salta subito all'occhio la celebrazione dei santi d'oro, qui tutti grandi guerrieri d'élite capaci di impensierire non solo i più capaci fra gli spectre, ma anche degli dei minori. Purtroppo questo è anche uno dei difetti dell'opera, che nella ricerca dell'epica e nello sforzo di rimanere congruente alla serie classica, inserisce palesi deux ex machina per tracciare il destino dei personaggi. Un'altra caratteristica negativa è il ripetersi di certi pattern durante l'opera che possono risultare stancanti, anche se, per la brevità dell'anime, non saranno fastidiosi come lo sono stati nel manga.
Concludo decretando "Lost Canvas" la migliore trasposizione di un manga su "Saint Seiya", pur anche incompleta.
Parlo di reboot di fatto per la scelta dell'autrice Shiori Teshirogi di riutilizzare gran parte delle storie personali dei santi d'oro già visti nella serie classica e rielaborarle in maniera più gradevole e interessante. Anche gli stessi santi e spectre già visti nell'opera originale hanno le stesse identiche sembianze di quelli della serie classica, quasi a voler riscrivere appunto la storia di questi personaggi.
La serie "Lost Canvas" presenta due forti caratteristiche positive che brillano particolarmente, per il fatto che proprio queste due sono a detta di alcuni e anche del sottoscritto quelle che più latitano nella serie classica. Questo prequel va quindi a mettere due toppe al lavoro originale di Kurumada.
La prima è l'attenzione al worldbuilding, mentre la seconda è la bellezza del disegno e dell'animazione.
Finalmente il worldbuilding di "Saint Seiya" ha un senso, almeno per quanto possa avere un senso questa sorta di sincretismo religioso fra buddismo e mitologia greca elaborata da Kurumada.
La Guerra Santa fra Atena e il suo esercito contro Hades e la sue armate sembra finalmente quello che dovrebbe essere: una guerra, ovvero una lotta combattuta collettivamente. Pur non mancando i classici scontri uno contro uno, grande spazio avranno infatti le pianificazioni strategiche, le imboscate, i diversivi e gli scontri fra più avversari. Se la serie originale brillava per i toni epici, questa trova il suo lato nobile nel cameratismo e nei rapporti maestro/allievi. Diverso anche il ruolo delle donne presenti, da un lato dipinte molto più sexy, e dall'altro molto più guerriere e disposte a scendere in battaglia; anche Atena fra i suoi tanti titoli a disposizione si fregerà di essere non la dea della Giustizia, bensì la dea della Guerra.
I disegni della Teshirogi erano già nel manga estremamente curati, anche se difettavano di dinamicità, ma è questo anime della Toei ad avere dettato davvero la differenza con gli altri lavori dell'universo di "Saint Seiya". La qualità di questa trasposizione è ineccepibile, tanto da essere stata pubblicata come OAV e non come serie animata, cosa che è stata purtroppo anche il suo tallone d'Achille: gli ascolti inferiori alle attese hanno costretto a cancellare la terza stagione, quindi l'anime rimane monco, con due stagioni da ventiquattro episodi; lo spettatore sarà quindi costretto a recuperare il manga, se vuole conoscere il finale della storia.
A livello di trama salta subito all'occhio la celebrazione dei santi d'oro, qui tutti grandi guerrieri d'élite capaci di impensierire non solo i più capaci fra gli spectre, ma anche degli dei minori. Purtroppo questo è anche uno dei difetti dell'opera, che nella ricerca dell'epica e nello sforzo di rimanere congruente alla serie classica, inserisce palesi deux ex machina per tracciare il destino dei personaggi. Un'altra caratteristica negativa è il ripetersi di certi pattern durante l'opera che possono risultare stancanti, anche se, per la brevità dell'anime, non saranno fastidiosi come lo sono stati nel manga.
Concludo decretando "Lost Canvas" la migliore trasposizione di un manga su "Saint Seiya", pur anche incompleta.
Dato che il manga non mi aveva convinto del tutto e i primi otto episodi dell'anime ancor meno, avevo messo in un angolo "Lc" per alcuni anni.
Ma recentemente ho rivisto tutti i ventisei episodi e mi sono ricreduto. La storia è uguale a quella del manga, è la guerra tra Athena e Hades a metà del settecento, eppure è diversa, più corposa e interessante. In primis per la grafica: trovo che le animazioni rendano molto bene, che la grafica sia di altissimo livello e che "Lc" sia più adatta ad una trasposizione anime che non ad un manga.
A completare il tutto abbiamo colonna sonora e fondali ottimi, regia curatissima.
Poi, per la storia perché si è riusciti, molto intelligentemente, ad allungare le scene e a rendere più comprensibili elementi che erano stati saltati o mal descritti nel manga. Vedi, per esempio, la saga di Capricorn nel mondo dei sogni. Tutti hanno uno spessore che prima non avevano, in primis i due terribili vecchi Sage e Hakurei, forti da sembrare "divini".
Uniche cose che non mi hanno convinto sono la resa finale delle armature d'oro e l'eccessivo fanservice di Pandora, ma nulla di grave, così come il finale della storia di Asmita, che, con un minuto in più, avrebbe davvero reso meglio.
La versione animata copre la saga di "Lc" dall'inizio fino alla sconfitta di Hynops e alla morte di Hakurei, meno della metà del manga, poi è stata sospesa per gli scarsi ascolti e, onestamente, mi chiedo come sia possibile. Non sto dicendo che "Lost" sia meglio di "Omega", dato che li apprezzo molto entrambi, ma solo che si sarebbe potuto benissimo continuare ad animarla.
Un anime superiore di due spanne al manga, incompleto, ma ugualmente imperdibile
Voto: 8
Ma recentemente ho rivisto tutti i ventisei episodi e mi sono ricreduto. La storia è uguale a quella del manga, è la guerra tra Athena e Hades a metà del settecento, eppure è diversa, più corposa e interessante. In primis per la grafica: trovo che le animazioni rendano molto bene, che la grafica sia di altissimo livello e che "Lc" sia più adatta ad una trasposizione anime che non ad un manga.
A completare il tutto abbiamo colonna sonora e fondali ottimi, regia curatissima.
Poi, per la storia perché si è riusciti, molto intelligentemente, ad allungare le scene e a rendere più comprensibili elementi che erano stati saltati o mal descritti nel manga. Vedi, per esempio, la saga di Capricorn nel mondo dei sogni. Tutti hanno uno spessore che prima non avevano, in primis i due terribili vecchi Sage e Hakurei, forti da sembrare "divini".
Uniche cose che non mi hanno convinto sono la resa finale delle armature d'oro e l'eccessivo fanservice di Pandora, ma nulla di grave, così come il finale della storia di Asmita, che, con un minuto in più, avrebbe davvero reso meglio.
La versione animata copre la saga di "Lc" dall'inizio fino alla sconfitta di Hynops e alla morte di Hakurei, meno della metà del manga, poi è stata sospesa per gli scarsi ascolti e, onestamente, mi chiedo come sia possibile. Non sto dicendo che "Lost" sia meglio di "Omega", dato che li apprezzo molto entrambi, ma solo che si sarebbe potuto benissimo continuare ad animarla.
Un anime superiore di due spanne al manga, incompleto, ma ugualmente imperdibile
Voto: 8
"Saint Seiya Lost Canvas - Il mito di Ade" è il prequel della famosissima serie classica dedicata ai cavalieri dello zodiaco, conosciuti da tutti. Un progetto che considero coraggioso perchè non era facile ideare qualcosa del genere, senza avere il timore di incappare in una sonora delusione e incongruenze con la serie cardine. Devo ammettere di essere sorpreso dalla qualità e dalla bontà della trama di cui narra "Lost Canvas", malgrado alcune tappe fossero scontate ed obbligate a causa dei riferimenti e in riferimento alla storia della saga di Ade "classica". Peccato non abbia riscosso il successo che avrebbe meritato, motivo per cui sarà quasi impossibile godere della seconda parte della serie, essendo le ventisei puntate (OAV) l'antipasto di ciò che avverrà in futuro. Peccato davvero...
Uno dei punti chiave e, perciò, punto di forza della serie è sicuramente l'introspezione di alcuni personaggi, ad esempio i cavalieri d'oro, il protagonista Tenma ed Hades. In particolare perfetta la descrizione, in più punti, del rapporto tra le due nemesi, precedentemente amici d'infanzia, senza contare la Dea Atena, personaggio qui finalmente carismatico e più umano, a differenza dell'Atena in versione principesca abituati ad ammirare(e sopportare) nella serie classica. Il rapporto tra questi tre personaggi cardine della serie, sia nella loro infanzia sia nel prosieguo della storia è uno dei punti più soddisfacenti dell'intera storia, in quanto permette di comprendere le ragioni che spingono a combattere i cavalieri, ragioni profonde e nobili, umane più che divine. Lo stesso Ade, per buona parte della storia, è sorprendentemente umano, pur conservano la sua malvagità, tuttavia è spesso influenzato dal contenitore umano e amico di Tenma, nonché fratello di Sasha. Questo particolare è approfondito in numerose parti e l'ho apprezzato perché un Hades simile non si era mai visto prima. Il re degli inferi scioglie inoltre il mistero attorno al "lost canvas", ossia la l'ultima tela che mostra un Hades inaspettatmente pittore, mansione tuttavia dai risvolti assai inquietanti nella serie. Il protagonista Tenma, è caratterizzato in maniera standard, salvo il suo rapporto profondo con Hades e Atena, inoltre mi piace notare che è spiegata la misteriosa forza dei cavalieri di Pegasus, i quali sin dai tempi del mito feriscono Hades e quindi risultano essere una spina nel fianco del suo esercito di specter. Tra i cavalieri d'oro troviamo Sion dell'ariete e Doko della bilancia, già visti e apprezzati nella serie classica, ragion per cui entrano facilmente nelle grazie dello spettatore grazie alla loro maestosità e fierezza. Invece la versa sorpresa sono altri cavalieri d'oro, alcuni poco approfonditi nella serie originale, che qui vengono approfonditi in più puntate, provocando un affezione nei loro confronti. Mi riferisco a Manigoldo di Cancer, El Cid di Capricorn, Albafica dei Pesci, Asmita di Virgo e Rasgado del Toro. Sono tutti personaggi dai grandi valori e dalla profonda dedizione alla causa dell'umanità e di Atena, però sono profondamente diversi tra loro. Ognuno ha il suo meritato momento di gloria in una o più battaglie difficili, la quale spesso provoca la sua morte. Un difetto in questi cavalieri d'oro in effetti c'è, ossia l'aver utilizzato character design troppo simile a quello dei cavalieri d'oro della serie classica. Infatti, ad esempio, i cavalieri di Cancer di questa serie e della serie classica, sebbene siano quasi opposti di personalità, hanno una somiglianza fisica e in alcuni atteggiamenti sconcertante. Lo stesso potrei scrivere degli altri e, naturalmente, le mosse sono identiche a quelle dei loro successori, benchè in questo caso sia assolutamente una normalità. Probabilmente l'autore è voluto andare sull'usato sicuro, puntando sulla memoria dei fan e sulla passione verso i cavalieri d'oro "originali". Buona scelta ma manca di coraggio a mio avviso. Precisato ciò, Manigoldo è il personaggio più riuscito di questa serie ed uno dei più riusciti tra tutti i personaggi della storia dei Saint. Passando agli specter di Hades, c'è da scrivere che sono tantissimi e solo alcuni sono caratterizzati adeguatamente, tra tutti Kagaho che è chiaramente ispirato a Ikki della serie classica, sia per la personalità neutrale sia per l'armatura e gli attacchi. Lo specter probabilmente più riuscito tra quelli mostrati in questi ventisei OAV. Citazione di merito anche per gli Dei gemelli, uno della morte e l'altro del sonno eterno, incontrati e conosciuti nella serie classica, che qui vengono combattuti forse con troppo facilità da pochi cavalieri d'oro, a differenza della serie classica in cui il solo Thanatos era stato capace di distruggere in pochi attimi le armature d'oro dei cavalieri. Certo è che, a causa di questo, le figure del grande sacerdote e del fratello gemello acquistano un'epicità assoluta e fuori dai normali schemi grazie ad una determinazione e forza quasi esagerata, visto che arrivano a sconfiggere due divinità tanto potenti. Un'altra chicca di questa serie infatti sono questi due personaggi, ben caratterizzati. Infine menziono le divinità dei sogni, il punto debole dei personaggi della serie poiché sono noiosi, non caratterizzati e di una pochezza sconcertante. Non comprendo il perché si sia scelto di dedicare a queste quattro divinità quattro-cinque puntate, arrivando in alcuni punti ad annoiare lo spettatore. Quasi mi dimenticavo dei gregari del protagonista, Yato e Yuzurinha, personaggi alquanto sgradevoli quanto inutili ai fini della trama. Non hanno nessun approfondimento degno di nota, caratterizzazione banale e ruolo nella storia marginale, se non ridicolo. Va bene inserire dei personaggi in supporto al protagonisti, ma questi due non hanno nulla da spartire con Hyoha, Shun e gli altri.
L'ambientazione è simile solo in parte a quella già vista nella serie classica di "Saint Seiya" perché qui buona parte delle vicende si susseguono in Italia, non si sa perché, non viene spiegato il motivo di ciò, forse perché Aron(Hades) nasce e cresce proprio in questa Nazione. Il grande tempio è il solito ed anche la parte ambientata negli inferi è estremamente similare a quella della serie classica.
Le animazioni sono di alto livello per una serie prodotta dal 2009 in poi ed esaltano i vari combattimenti con effetti grafici sempre diversi tra loro, evitando in questo modo di scadere nel riutilizzo di identiche sequenze. Per fortuna siamo a livelli completamente diversi rispetto a quelli visti nella saga Hades classica, alquanto deludenti. Anche i disegni sono buoni, nonostante, a scrivere la verità, le armature non sono di mio gradimento, specialmente qualcuno troppo diversa e anonima da quella originale. Tuttavia c'è da osservare che ciò è dovuto ad uno studio di produzione diverso da quello classico, ragion per cui, per evitare beghe legali, si è scelto di differenziare leggermente le varie armature. Le musiche sono anch'esse di valore estremo, nella fattispecie almeno 5 sono di livello assoluto che consentono all'intero comparto tecnico e narrativo di essere godibile in ogni frangente. Certamente si è lontani dal livello irraggiungibile raggiunto dalla colonna sonora delle serie classica, tuttavia il tentativo è da incorniciare e non delude affatto.
Dulcis in fundo, mi sento di consigliare questa serie a tutti coloro che hanno voglia e interesse nel guardare qualcosa di diverso dai soliti cavalieri dello zodiaco, riferendomi con ciò a protagonisti in larga parte diversi, ad una storia non troppo simile a quella che conosciamo ed un approfondimento psicologico mai visto prima nella storia di questo brand. Le dinamiche della trama regalano numerosi colpi di scena e molti personaggi fanno "l'occhiolino" ai loro successori, immergendo lo spettatore in un "Saint Seiya" alternativo quanto verosimile, tra dramma, morte e crudeltà. Promosso con un 8 pieno, non aumentabile a causa dello schema personaggi-storia forzatamente vincolato a rispettare alcune direttive al fine di non incorrere nelle incongruenze con la serie classica. Tutto ciò, comunque, si trasforma in un bene, in minima parte, dal momento che vengono spiegate numerosi misteri irrisolti e mai spiegati a dovere nelle serie classiche, ad esempio il blocco dell'immortalità degli specter di Hades. Il coraggio e il rischio, in questo caso, ottengono un risultato più che positivo!
Uno dei punti chiave e, perciò, punto di forza della serie è sicuramente l'introspezione di alcuni personaggi, ad esempio i cavalieri d'oro, il protagonista Tenma ed Hades. In particolare perfetta la descrizione, in più punti, del rapporto tra le due nemesi, precedentemente amici d'infanzia, senza contare la Dea Atena, personaggio qui finalmente carismatico e più umano, a differenza dell'Atena in versione principesca abituati ad ammirare(e sopportare) nella serie classica. Il rapporto tra questi tre personaggi cardine della serie, sia nella loro infanzia sia nel prosieguo della storia è uno dei punti più soddisfacenti dell'intera storia, in quanto permette di comprendere le ragioni che spingono a combattere i cavalieri, ragioni profonde e nobili, umane più che divine. Lo stesso Ade, per buona parte della storia, è sorprendentemente umano, pur conservano la sua malvagità, tuttavia è spesso influenzato dal contenitore umano e amico di Tenma, nonché fratello di Sasha. Questo particolare è approfondito in numerose parti e l'ho apprezzato perché un Hades simile non si era mai visto prima. Il re degli inferi scioglie inoltre il mistero attorno al "lost canvas", ossia la l'ultima tela che mostra un Hades inaspettatmente pittore, mansione tuttavia dai risvolti assai inquietanti nella serie. Il protagonista Tenma, è caratterizzato in maniera standard, salvo il suo rapporto profondo con Hades e Atena, inoltre mi piace notare che è spiegata la misteriosa forza dei cavalieri di Pegasus, i quali sin dai tempi del mito feriscono Hades e quindi risultano essere una spina nel fianco del suo esercito di specter. Tra i cavalieri d'oro troviamo Sion dell'ariete e Doko della bilancia, già visti e apprezzati nella serie classica, ragion per cui entrano facilmente nelle grazie dello spettatore grazie alla loro maestosità e fierezza. Invece la versa sorpresa sono altri cavalieri d'oro, alcuni poco approfonditi nella serie originale, che qui vengono approfonditi in più puntate, provocando un affezione nei loro confronti. Mi riferisco a Manigoldo di Cancer, El Cid di Capricorn, Albafica dei Pesci, Asmita di Virgo e Rasgado del Toro. Sono tutti personaggi dai grandi valori e dalla profonda dedizione alla causa dell'umanità e di Atena, però sono profondamente diversi tra loro. Ognuno ha il suo meritato momento di gloria in una o più battaglie difficili, la quale spesso provoca la sua morte. Un difetto in questi cavalieri d'oro in effetti c'è, ossia l'aver utilizzato character design troppo simile a quello dei cavalieri d'oro della serie classica. Infatti, ad esempio, i cavalieri di Cancer di questa serie e della serie classica, sebbene siano quasi opposti di personalità, hanno una somiglianza fisica e in alcuni atteggiamenti sconcertante. Lo stesso potrei scrivere degli altri e, naturalmente, le mosse sono identiche a quelle dei loro successori, benchè in questo caso sia assolutamente una normalità. Probabilmente l'autore è voluto andare sull'usato sicuro, puntando sulla memoria dei fan e sulla passione verso i cavalieri d'oro "originali". Buona scelta ma manca di coraggio a mio avviso. Precisato ciò, Manigoldo è il personaggio più riuscito di questa serie ed uno dei più riusciti tra tutti i personaggi della storia dei Saint. Passando agli specter di Hades, c'è da scrivere che sono tantissimi e solo alcuni sono caratterizzati adeguatamente, tra tutti Kagaho che è chiaramente ispirato a Ikki della serie classica, sia per la personalità neutrale sia per l'armatura e gli attacchi. Lo specter probabilmente più riuscito tra quelli mostrati in questi ventisei OAV. Citazione di merito anche per gli Dei gemelli, uno della morte e l'altro del sonno eterno, incontrati e conosciuti nella serie classica, che qui vengono combattuti forse con troppo facilità da pochi cavalieri d'oro, a differenza della serie classica in cui il solo Thanatos era stato capace di distruggere in pochi attimi le armature d'oro dei cavalieri. Certo è che, a causa di questo, le figure del grande sacerdote e del fratello gemello acquistano un'epicità assoluta e fuori dai normali schemi grazie ad una determinazione e forza quasi esagerata, visto che arrivano a sconfiggere due divinità tanto potenti. Un'altra chicca di questa serie infatti sono questi due personaggi, ben caratterizzati. Infine menziono le divinità dei sogni, il punto debole dei personaggi della serie poiché sono noiosi, non caratterizzati e di una pochezza sconcertante. Non comprendo il perché si sia scelto di dedicare a queste quattro divinità quattro-cinque puntate, arrivando in alcuni punti ad annoiare lo spettatore. Quasi mi dimenticavo dei gregari del protagonista, Yato e Yuzurinha, personaggi alquanto sgradevoli quanto inutili ai fini della trama. Non hanno nessun approfondimento degno di nota, caratterizzazione banale e ruolo nella storia marginale, se non ridicolo. Va bene inserire dei personaggi in supporto al protagonisti, ma questi due non hanno nulla da spartire con Hyoha, Shun e gli altri.
L'ambientazione è simile solo in parte a quella già vista nella serie classica di "Saint Seiya" perché qui buona parte delle vicende si susseguono in Italia, non si sa perché, non viene spiegato il motivo di ciò, forse perché Aron(Hades) nasce e cresce proprio in questa Nazione. Il grande tempio è il solito ed anche la parte ambientata negli inferi è estremamente similare a quella della serie classica.
Le animazioni sono di alto livello per una serie prodotta dal 2009 in poi ed esaltano i vari combattimenti con effetti grafici sempre diversi tra loro, evitando in questo modo di scadere nel riutilizzo di identiche sequenze. Per fortuna siamo a livelli completamente diversi rispetto a quelli visti nella saga Hades classica, alquanto deludenti. Anche i disegni sono buoni, nonostante, a scrivere la verità, le armature non sono di mio gradimento, specialmente qualcuno troppo diversa e anonima da quella originale. Tuttavia c'è da osservare che ciò è dovuto ad uno studio di produzione diverso da quello classico, ragion per cui, per evitare beghe legali, si è scelto di differenziare leggermente le varie armature. Le musiche sono anch'esse di valore estremo, nella fattispecie almeno 5 sono di livello assoluto che consentono all'intero comparto tecnico e narrativo di essere godibile in ogni frangente. Certamente si è lontani dal livello irraggiungibile raggiunto dalla colonna sonora delle serie classica, tuttavia il tentativo è da incorniciare e non delude affatto.
Dulcis in fundo, mi sento di consigliare questa serie a tutti coloro che hanno voglia e interesse nel guardare qualcosa di diverso dai soliti cavalieri dello zodiaco, riferendomi con ciò a protagonisti in larga parte diversi, ad una storia non troppo simile a quella che conosciamo ed un approfondimento psicologico mai visto prima nella storia di questo brand. Le dinamiche della trama regalano numerosi colpi di scena e molti personaggi fanno "l'occhiolino" ai loro successori, immergendo lo spettatore in un "Saint Seiya" alternativo quanto verosimile, tra dramma, morte e crudeltà. Promosso con un 8 pieno, non aumentabile a causa dello schema personaggi-storia forzatamente vincolato a rispettare alcune direttive al fine di non incorrere nelle incongruenze con la serie classica. Tutto ciò, comunque, si trasforma in un bene, in minima parte, dal momento che vengono spiegate numerosi misteri irrisolti e mai spiegati a dovere nelle serie classiche, ad esempio il blocco dell'immortalità degli specter di Hades. Il coraggio e il rischio, in questo caso, ottengono un risultato più che positivo!
"Saint Seiya: The Lost Canvas" è una serie OAV realizzata tra il 2009 e il 2011 dallo studio TMS, segnando cosi la rottura storica tra il mondo dei Saint Seiya e la Toei Animation.
"The Lost Canvas", in breve, è la trasposizione animata dal manga di Shiori Teshirogi, nel quale si narra la storia della Guerra Sacra contro Hades avvenuta oltre 200 anni prima rispetto a quella della serie originale.
Non me ne vogliano i fan di Masami Kurumada, ma onestamente i famosi "Cavalieri dello Zodiaco" - cosi rinominati nel nostro paese, grazie alla solita mania di re-intitolare le varie serie giapponesi - non mi avevano mai appassionato molto, tuttavia questa serie ha saputo rapirmi, e posso affermare che mi sono veramente sentito colpito da quest'opera.
Pur essendo una serie diversa da quella originale, questa ha dimostrato di possedere le stesse tradizionali caratteristiche della passata serie, non tradendo lo spirito originale dell'opera di Kurumada riuscendo forse persino a rafforzarlo e ad amplificarlo, apparendomi in tal modo come una serie profonda e infarcita dei grandi valori passati.
Personalmente, a differenza di quello che alcuni dicono, non ho trovato questa serie banale o monotona ed è l'unica dedicata ai Saint - ci tengo a sottolinearlo - che ha saputo veramente colpirmi, appassionarmi ed emozionarmi, grazie ad un ritmo di certo non lento e ad un buonissimo susseguirsi di eventi, colpi di scena e combattimenti all'ultimo sangue. Come ciliegina sulla torta, non mancheranno neanche qui quei personaggi carismatici e di grande spessore, ricolmi di onore, orgoglio e del senso di giustizia - Albafica, Asmita, Manigoldo, Aldebaran, saranno l'esempio lampante. Non mancherà neppure la classica crescita che, sia sul lato fisico che sul lato mentale, i tre cavalieri principali - Tenma, Yato e Yuzuriha - compieranno nel corso della loro missione.
La cosa che trovo molto positiva è che "The Lost Canvas" è riuscito, pur utilizzando una storia di base già conosciuta e sentita, ad essere comunque fresco e godibile, apportando addirittura delle innovazioni rispetto al passato dando ad es. maggior importanza alla caratterizzazione dei personaggi.
Rispetto alla serie passata di Hades, "Saint Seiya: The Lost Canvas" riesce a rappresentare la guerra contro Ade in un modo più efficacie, profondo, epico e tragico conferendogli veramente quella dimensione colossale, apocalittica e "divina" che riesce veramente a far comprendere la drammaticità del momento.
Per quanto riguarda i famosi combattimenti, questi sono stati realizzati, secondo me, in maniera più spettacolare, donando un maggiore corpo-a-corpo non limitandosi a degli scambi di colpi speciali reciprochi. Ma la novità più eclatante, almeno nell'universo dei Saint, sarà il poter vedere cavalieri utilizzare finalmente il cervello durante una battaglia. Quindi, vedremo l'intrusione di uno stile strategico per conformarsi, sicuramente, alle serie più moderne e rendere cosi gli stessi combattimenti meno statici e più dinamici. Oltre a questo si è anche deciso di mostrare come i cavalieri affrontino delle missioni di gruppo, attribuendogli un atteggiamento militare e strategico più calcato e che non avevo visto in precedenza.
Secondo me, la Teshirogi ha portato Saint Seiya ad un livello più alto e la TMS ha dato il suo grande contributo, realizzando un ottimo prodotto.
Infatti, dopo il brutto scherzo da parte della Toei Animation con i capitoli Inferno e Elisio della saga di Hades, qui vedremo una qualità tecnica e grafica senza confronto.
Apparirà evidente, e non privo di lamentele, il cambiamento visivo nel character design dei personaggi e dei totem delle armature. Quest'ultimo cambiamento di stile delle armature era d'obbligo per la TMS, poiché altrimenti si sarebbe violato il copyright della Toei. Questo ha portato certamente una contraddizione tra le serie passate e questa perché in realtà non dovrebbero esistere armature differenti, ma sapete cosa vi dico? Personalmente, non essendo un fan di Kurumada e neanche un purista della serie classica, ho apprezzato molto questo cambiamento grafico visto che, più che sembrare delle tutine, adesso le armature sono veramente tali. Stesso discorso dicasi per il chara-design dei personaggi. Gli uomini non si confonderanno con le donne, come succedeva nelle serie passate, e le donne sono molto più formose e possiedono un vero fascino femminile - Sasha e Pandora saranno veramente affascinanti. Ovviamente il tratto del compianto Shingo Araki - che tengo a ricordare che era ancora in vita, durante la produzione di questa serie OAV - rimarrà sempre un'icona fondamentale per le serie e i film passati, ma questo nuovo design non mi dispiace per niente, senza nulla togliere al grande Araki.
Per quanto riguarda il lato musicale della produzione, posso dire che la sigla di apertura "The Realm of Athena" eseguita dagli EUROX non è niente male e che anche le OST generali sono state ben composte.
Il livello tecnico l'ho trovato davvero ottimo e soddisfacente, specialmente nell'animazione dei combattimenti e degli effetti visivi utilizzati. TMS promossa a pieni voti, da parte mia.
"Saint Seiya - The Lost Canvas", in sintesi, non lo trovo di certo come un'occasione mancata, né un anime da buttare assolutamente via. Trovo sia invece una serie ben realizzata, di buona qualità e per nulla confusionaria che ha saputo accompagnarmi nella sua visione senza mai annoiarmi e tenendo alto il livello qualitativo anche nella seconda parte di storia - che ho molto apprezzato -, dimostrandosi un anime coinvolgente, emozionante e raggiungendo momenti veramente intensi ed epici senza censurarsi, apparendo un titolo anche più crudo e sanguinolento rispetto al passato. Ovviamente avrà anche dei punti deboli, ritrovabili più da quegli spettatori puntigliosi o dai puristi della prima classica serie, pero i gusti sono gusti e io preferisco "The Lost Canvas" ad ogni altra serie animata dei Cavalieri.
Spero vivamente che la serie venga in futuro acquistata per il mercato Home Video italiano, poiché sono veramente disposto ad acquistare questa serie in Blu-Ray e godermela al pieno della definizione.
"The Lost Canvas", in breve, è la trasposizione animata dal manga di Shiori Teshirogi, nel quale si narra la storia della Guerra Sacra contro Hades avvenuta oltre 200 anni prima rispetto a quella della serie originale.
Non me ne vogliano i fan di Masami Kurumada, ma onestamente i famosi "Cavalieri dello Zodiaco" - cosi rinominati nel nostro paese, grazie alla solita mania di re-intitolare le varie serie giapponesi - non mi avevano mai appassionato molto, tuttavia questa serie ha saputo rapirmi, e posso affermare che mi sono veramente sentito colpito da quest'opera.
Pur essendo una serie diversa da quella originale, questa ha dimostrato di possedere le stesse tradizionali caratteristiche della passata serie, non tradendo lo spirito originale dell'opera di Kurumada riuscendo forse persino a rafforzarlo e ad amplificarlo, apparendomi in tal modo come una serie profonda e infarcita dei grandi valori passati.
Personalmente, a differenza di quello che alcuni dicono, non ho trovato questa serie banale o monotona ed è l'unica dedicata ai Saint - ci tengo a sottolinearlo - che ha saputo veramente colpirmi, appassionarmi ed emozionarmi, grazie ad un ritmo di certo non lento e ad un buonissimo susseguirsi di eventi, colpi di scena e combattimenti all'ultimo sangue. Come ciliegina sulla torta, non mancheranno neanche qui quei personaggi carismatici e di grande spessore, ricolmi di onore, orgoglio e del senso di giustizia - Albafica, Asmita, Manigoldo, Aldebaran, saranno l'esempio lampante. Non mancherà neppure la classica crescita che, sia sul lato fisico che sul lato mentale, i tre cavalieri principali - Tenma, Yato e Yuzuriha - compieranno nel corso della loro missione.
La cosa che trovo molto positiva è che "The Lost Canvas" è riuscito, pur utilizzando una storia di base già conosciuta e sentita, ad essere comunque fresco e godibile, apportando addirittura delle innovazioni rispetto al passato dando ad es. maggior importanza alla caratterizzazione dei personaggi.
Rispetto alla serie passata di Hades, "Saint Seiya: The Lost Canvas" riesce a rappresentare la guerra contro Ade in un modo più efficacie, profondo, epico e tragico conferendogli veramente quella dimensione colossale, apocalittica e "divina" che riesce veramente a far comprendere la drammaticità del momento.
Per quanto riguarda i famosi combattimenti, questi sono stati realizzati, secondo me, in maniera più spettacolare, donando un maggiore corpo-a-corpo non limitandosi a degli scambi di colpi speciali reciprochi. Ma la novità più eclatante, almeno nell'universo dei Saint, sarà il poter vedere cavalieri utilizzare finalmente il cervello durante una battaglia. Quindi, vedremo l'intrusione di uno stile strategico per conformarsi, sicuramente, alle serie più moderne e rendere cosi gli stessi combattimenti meno statici e più dinamici. Oltre a questo si è anche deciso di mostrare come i cavalieri affrontino delle missioni di gruppo, attribuendogli un atteggiamento militare e strategico più calcato e che non avevo visto in precedenza.
Secondo me, la Teshirogi ha portato Saint Seiya ad un livello più alto e la TMS ha dato il suo grande contributo, realizzando un ottimo prodotto.
Infatti, dopo il brutto scherzo da parte della Toei Animation con i capitoli Inferno e Elisio della saga di Hades, qui vedremo una qualità tecnica e grafica senza confronto.
Apparirà evidente, e non privo di lamentele, il cambiamento visivo nel character design dei personaggi e dei totem delle armature. Quest'ultimo cambiamento di stile delle armature era d'obbligo per la TMS, poiché altrimenti si sarebbe violato il copyright della Toei. Questo ha portato certamente una contraddizione tra le serie passate e questa perché in realtà non dovrebbero esistere armature differenti, ma sapete cosa vi dico? Personalmente, non essendo un fan di Kurumada e neanche un purista della serie classica, ho apprezzato molto questo cambiamento grafico visto che, più che sembrare delle tutine, adesso le armature sono veramente tali. Stesso discorso dicasi per il chara-design dei personaggi. Gli uomini non si confonderanno con le donne, come succedeva nelle serie passate, e le donne sono molto più formose e possiedono un vero fascino femminile - Sasha e Pandora saranno veramente affascinanti. Ovviamente il tratto del compianto Shingo Araki - che tengo a ricordare che era ancora in vita, durante la produzione di questa serie OAV - rimarrà sempre un'icona fondamentale per le serie e i film passati, ma questo nuovo design non mi dispiace per niente, senza nulla togliere al grande Araki.
Per quanto riguarda il lato musicale della produzione, posso dire che la sigla di apertura "The Realm of Athena" eseguita dagli EUROX non è niente male e che anche le OST generali sono state ben composte.
Il livello tecnico l'ho trovato davvero ottimo e soddisfacente, specialmente nell'animazione dei combattimenti e degli effetti visivi utilizzati. TMS promossa a pieni voti, da parte mia.
"Saint Seiya - The Lost Canvas", in sintesi, non lo trovo di certo come un'occasione mancata, né un anime da buttare assolutamente via. Trovo sia invece una serie ben realizzata, di buona qualità e per nulla confusionaria che ha saputo accompagnarmi nella sua visione senza mai annoiarmi e tenendo alto il livello qualitativo anche nella seconda parte di storia - che ho molto apprezzato -, dimostrandosi un anime coinvolgente, emozionante e raggiungendo momenti veramente intensi ed epici senza censurarsi, apparendo un titolo anche più crudo e sanguinolento rispetto al passato. Ovviamente avrà anche dei punti deboli, ritrovabili più da quegli spettatori puntigliosi o dai puristi della prima classica serie, pero i gusti sono gusti e io preferisco "The Lost Canvas" ad ogni altra serie animata dei Cavalieri.
Spero vivamente che la serie venga in futuro acquistata per il mercato Home Video italiano, poiché sono veramente disposto ad acquistare questa serie in Blu-Ray e godermela al pieno della definizione.
La guerra sacra duecento anni fa, quando i vari Seiya, Shiryu, Hyoga, Shun e Ikki non erano ancora nemmeno un'idea nella mente di Athena. "The Lost Canvas" è, per questo motivo, certamente un progetto ambizioso e per certi versi anche decisamente rischioso in termini commerciali in quanto decide di privarsi volontariamente di tutti quei personaggi che avevano decretato il grandissimo successo di quest'anime senza però stravolgere troppo alcuni meccanismi di base che stavano cominciando a mostrare chiari i segni dell'obsolescenza; una scelta, questa, che, inizialmente, mi aveva reso piuttosto diffidente. Posso dire di avere superato questa diffidenza al termine dei ventisei episodi che compongono questo titolo? In parte sì e in parte no.
Cominciamo l'analisi dal nuovo character design, completamente rinnovato rispetto alle precedenti edizioni, voluto per dimostrare da subito una sorta di "distacco" rispetto al passato. Non so se la mia idea è condivisa dall'utenza, ma sulle prime questi disegni molto "occidentali" - privi dei tipici occhioni grandi che, invece, vengono riportati ad una forma proporzionale rispetto al resto del viso - mi hanno lasciato un po' stranito. Sia chiaro, la qualità dei disegni è davvero ottima ma la mia impressione è che ciò abbia donato anche un certo anonimato ai vari personaggi.
I personaggi, appunto: data la monoliticità della trama - l'ennesima guerra sacra - proprio da questi dipendeva il successo o meno di questa serie. Scalzare dal cuore degli appassionati i "cavalieri" tradizionali era forse un compito impossibile; e infatti il cast di "The Lost Canvas" non riesce in quello che sarebbe stato un vero miracolo. Nonostante questo, però, alcune scelte fatte si sono rivelate azzeccatissime.
In primis la prima cosa che si può facilmente notare che la scelta dei Gold Saint da impiegare in combattimento non è affatto casuale. Nell'ordine, infatti, si presentano sulla scena i cavalieri del segno dei pesci, del toro, del cancro (che ha addirittura due rappresentanti) e del sagittario, ossia proprio quei segni che erano stati più "maltrattati" nella serie originale e sequels vari. Penso che il desiderio di sostituirli con rappresentanti più degni e carismatici fosse un desiderio molto vivo per quella parte del pubblico non appartenente ai segni "privilegiati" da Kurumada. Anche i segni dell'Ariete e della Bilancia in fondo non erano stati coinvolti in combattimenti memorabili in passato per cui anche l'idea di concentrarsi su di loro segue, a mio avviso, lo stesso ragionamento di "riqualificazione".
Anche porre il bronze saint dell'Unicorno al fianco di Tenma mi è sembrata una scelta azzeccata: a eccezione della costante di "Pegasus", proporre il cavaliere di una costellazione diversa evita paragoni inutili ed è funzionale al desiderio di rinnovamento su cui si basa questo anime.
Quanto alla trama, c'è ben poco da entusiasmarsi; seppur con qualche piccola variante non ci sono grandi novità rispetto al passato. L'idea della vecchia amicizia fra "l'involucro" di Hades e Tenma ricorda poi molto quegli episodi in cui Hades si impadroniva del corpo del cavaliere di Andromeda nella successiva guerra sacra.
Un'ultima annotazione: Athena, Pegasus e Hades in questa edizione sono tutti italiani. Che sia un segno di affetto da parte dell'autore per il pubblico italiano? Magari no, ma a me piace pensarla così.
Cominciamo l'analisi dal nuovo character design, completamente rinnovato rispetto alle precedenti edizioni, voluto per dimostrare da subito una sorta di "distacco" rispetto al passato. Non so se la mia idea è condivisa dall'utenza, ma sulle prime questi disegni molto "occidentali" - privi dei tipici occhioni grandi che, invece, vengono riportati ad una forma proporzionale rispetto al resto del viso - mi hanno lasciato un po' stranito. Sia chiaro, la qualità dei disegni è davvero ottima ma la mia impressione è che ciò abbia donato anche un certo anonimato ai vari personaggi.
I personaggi, appunto: data la monoliticità della trama - l'ennesima guerra sacra - proprio da questi dipendeva il successo o meno di questa serie. Scalzare dal cuore degli appassionati i "cavalieri" tradizionali era forse un compito impossibile; e infatti il cast di "The Lost Canvas" non riesce in quello che sarebbe stato un vero miracolo. Nonostante questo, però, alcune scelte fatte si sono rivelate azzeccatissime.
In primis la prima cosa che si può facilmente notare che la scelta dei Gold Saint da impiegare in combattimento non è affatto casuale. Nell'ordine, infatti, si presentano sulla scena i cavalieri del segno dei pesci, del toro, del cancro (che ha addirittura due rappresentanti) e del sagittario, ossia proprio quei segni che erano stati più "maltrattati" nella serie originale e sequels vari. Penso che il desiderio di sostituirli con rappresentanti più degni e carismatici fosse un desiderio molto vivo per quella parte del pubblico non appartenente ai segni "privilegiati" da Kurumada. Anche i segni dell'Ariete e della Bilancia in fondo non erano stati coinvolti in combattimenti memorabili in passato per cui anche l'idea di concentrarsi su di loro segue, a mio avviso, lo stesso ragionamento di "riqualificazione".
Anche porre il bronze saint dell'Unicorno al fianco di Tenma mi è sembrata una scelta azzeccata: a eccezione della costante di "Pegasus", proporre il cavaliere di una costellazione diversa evita paragoni inutili ed è funzionale al desiderio di rinnovamento su cui si basa questo anime.
Quanto alla trama, c'è ben poco da entusiasmarsi; seppur con qualche piccola variante non ci sono grandi novità rispetto al passato. L'idea della vecchia amicizia fra "l'involucro" di Hades e Tenma ricorda poi molto quegli episodi in cui Hades si impadroniva del corpo del cavaliere di Andromeda nella successiva guerra sacra.
Un'ultima annotazione: Athena, Pegasus e Hades in questa edizione sono tutti italiani. Che sia un segno di affetto da parte dell'autore per il pubblico italiano? Magari no, ma a me piace pensarla così.
Concordo con tutto quello che ha scritto Nae nella sua recensione, "Lost Canvas" è un ottimo titolo che consiglio a tutti di guardare. Molti potrebbero storcere il naso dicendo che si tratta solo di una copia rivisitata dell'opera originale di Kurumada, ma chi lo dice che una copia non può essere migliore dell'originale? In questa serie, ambientata 200 anni prima della storia originale, sono stati fatti grandissimi sforzi per migliorare la qualità di una trama che altrimenti sarebbe stata inevitabilmente ripetitiva e noiosa. Bella l'idea di far nascere Atena come sorella dell'uomo che incarnerà Ade, assieme a Tenma che fin da bambino combatte per proteggere entrambi.
I cavalieri d'oro sono stati splendidamente caratterizzati, ognuno con il proprio modo di agire e le proprie idee, ma tutti comunque fedeli ad Atena. Non sono personaggi statici che si limitano a proteggere le case a cui sono preposti; combattono in modo intelligente, usando più di una tecnica di attacco che non sempre si basa sulla forza del proprio cosmo. Ho apprezzato moltissimo i combattimenti di Albafica e Manigoldo, i cui successori nella serie originale hanno fatto talmente schifo come cavalieri che sarebbe meglio dimenticarseli. Bella la mossa di Sisifo che usa il cosmo di Sasha (finalmente una Dea Atena che partecipa attivamente alla battaglia) per aiutare El Cid. Breve ma bellissima la parte di Asmitha che sacrifica la vita per creare il rosario e, visto che a quel punto non gli serve più, dona il suo sangue per fare in modo che l'armatura di Tenma venga riparata. Se proprio dovessi trovare un aspetto negativo in questa serie, direi che non ho tanto gradito il fatto che l'aura dei Gold Saint non fosse sempre dorata, molti di loro avevano un cosmo tendente al rosso e solo alcuni come Shion e Sisifo presentavano il tipico colore aureo.
Preferisco non commentare la delusione che ho provato quando ho letto che la serie è stata interrotta perché in patria non ha riscosso molto successo, laddove nei paesi latini è andata fortissima. Tanto di cappello a Shiori Teshirogi che si è impegnata per ottenere un prodotto di questo livello, spero in futuro di potere vedere altre sue opere altrettanto belle.
I cavalieri d'oro sono stati splendidamente caratterizzati, ognuno con il proprio modo di agire e le proprie idee, ma tutti comunque fedeli ad Atena. Non sono personaggi statici che si limitano a proteggere le case a cui sono preposti; combattono in modo intelligente, usando più di una tecnica di attacco che non sempre si basa sulla forza del proprio cosmo. Ho apprezzato moltissimo i combattimenti di Albafica e Manigoldo, i cui successori nella serie originale hanno fatto talmente schifo come cavalieri che sarebbe meglio dimenticarseli. Bella la mossa di Sisifo che usa il cosmo di Sasha (finalmente una Dea Atena che partecipa attivamente alla battaglia) per aiutare El Cid. Breve ma bellissima la parte di Asmitha che sacrifica la vita per creare il rosario e, visto che a quel punto non gli serve più, dona il suo sangue per fare in modo che l'armatura di Tenma venga riparata. Se proprio dovessi trovare un aspetto negativo in questa serie, direi che non ho tanto gradito il fatto che l'aura dei Gold Saint non fosse sempre dorata, molti di loro avevano un cosmo tendente al rosso e solo alcuni come Shion e Sisifo presentavano il tipico colore aureo.
Preferisco non commentare la delusione che ho provato quando ho letto che la serie è stata interrotta perché in patria non ha riscosso molto successo, laddove nei paesi latini è andata fortissima. Tanto di cappello a Shiori Teshirogi che si è impegnata per ottenere un prodotto di questo livello, spero in futuro di potere vedere altre sue opere altrettanto belle.
"Lost Canvas" inizia in maniera discreta, poi precipita fino a valori negativi. Scene liberamente copiate dalla serie classica, storie su orfani viste e riviste, maestri protettori, Pegasus il fico della storia, che poi più che fico sembra un personaggio sconclusionato e basta, insomma l'originalità di questa serie è bassa che più bassa non si può.
Gli episodi sono scanditi da ritmi spesso lenti e il livello varia parecchio. Il comparto musicale è mediocre, si salvano giusto un paio di musiche, mentre il comparto video è buono.
"Lost Canvas" alla fine non convince anche perché la trama è abbastanza prevedibile, è una serie che offre senza dubbio buoni elementi, ma anche molti elementi tutt'altro che buoni.
Gli episodi sono scanditi da ritmi spesso lenti e il livello varia parecchio. Il comparto musicale è mediocre, si salvano giusto un paio di musiche, mentre il comparto video è buono.
"Lost Canvas" alla fine non convince anche perché la trama è abbastanza prevedibile, è una serie che offre senza dubbio buoni elementi, ma anche molti elementi tutt'altro che buoni.
Animazione dei primi 11 volumi del manga spin off di "Saint Seiya", "Lost Canvas" narra della guerra sacra del '700 contro hades, e dei combattimenti fra le due schiere. Protagonista sono Tenma, cavaliere di pegaso dell'epoca, e la sua amicizia con Aron, umano scelto per ospitare l'anima di Hades.
Gli episodi sono stati rilasciati in due tranche da 13, palesando una certa diversità fra la prima e la seconda stagione. La prima, infatti, risulta decisamente affrettata, con più di 6 volumi in 13 episodi, la trama scorre veloce con anche tagli importanti rispetto al manga, in particolare parti come quelle di Albafica o Asmita risultano particolarmente risicate.
Maggior attenzione è stata posta alla seconda parte, dove la trama viene trattata meglio, con maggiori aggiunte che vanno a colmare i piccoli e grandi difetti dell'opera cartacea. Il divario è talmente evidente che la seconda stagione pare migliore della prima, quando nel manga, per opinione generale, è il contrario.
A livello tecnico a mio parere siamo su ottimi livelli. Trovo i fondali fantastici, quasi dei quadri, le animazioni fanno il loro dovere e i disegni sono abbastanza curati. Devo dire però che lo stile è migliore nel manga, lo stile di Araki, poi, rimane inarrivabile. Discrete anche le musiche.
In generale, è un buon prodotto, meritevole sia dell'opera base sia del franchise saintseiyano in genere. In attesa della terza stagione lo consiglio a tutti, fans vecchi e nuovi di Saint Seiya e oltre.
Gli episodi sono stati rilasciati in due tranche da 13, palesando una certa diversità fra la prima e la seconda stagione. La prima, infatti, risulta decisamente affrettata, con più di 6 volumi in 13 episodi, la trama scorre veloce con anche tagli importanti rispetto al manga, in particolare parti come quelle di Albafica o Asmita risultano particolarmente risicate.
Maggior attenzione è stata posta alla seconda parte, dove la trama viene trattata meglio, con maggiori aggiunte che vanno a colmare i piccoli e grandi difetti dell'opera cartacea. Il divario è talmente evidente che la seconda stagione pare migliore della prima, quando nel manga, per opinione generale, è il contrario.
A livello tecnico a mio parere siamo su ottimi livelli. Trovo i fondali fantastici, quasi dei quadri, le animazioni fanno il loro dovere e i disegni sono abbastanza curati. Devo dire però che lo stile è migliore nel manga, lo stile di Araki, poi, rimane inarrivabile. Discrete anche le musiche.
In generale, è un buon prodotto, meritevole sia dell'opera base sia del franchise saintseiyano in genere. In attesa della terza stagione lo consiglio a tutti, fans vecchi e nuovi di Saint Seiya e oltre.
Introduzione
Chi non conosce "I cavalieri dello zodiaco"? Grazie a Mediaset ali inizi degli anni '90 abbiamo conosciuto gli eroi di quest'epoca ispirati a personaggi della mitologia greca e, a parte delle traduzione adattate per i bambini (pertanto ben poco fedeli), la storpiatura dei nomi e una serie troncata alla 5° casa dei cavalieri d'oro, abbiamo comunque potuto giovare di quest'anime in Italia.
Dai tempi dell'era mitologica circa ogni 200 anni sia il Re degli inferi, Hades, sia la dea della guerra Atena si reincarnano per combattere la guerra Santa. Questa cruenta guerra vedrà in contrapposizione le forze dei due Dei, Hades, che vuole portare un regno di oscurità e terrore sulla Terra e sul quale governare, e Atena, che vuole proteggere gli esseri umani lasciandoli vivere come vogliono.
Gli eventi fanno riferimento a 200 anni prima della serie di Hades prodotta nel 2005, suddivisa in 3 stagioni da 13 episodi. Al momento sono uscite due2 stagioni da 13 episodi ciascuna e l'anime "The Lost Canvas" sembra ben lontano dal finire. Shiori Teshirogi sembra che abbia preso in mano le redini di questo progetto dando vita a dialoghi meno bambineschi e un tantino più profondi, senza però stravolgere troppo "i Cavalieri della speranza".
Trama
200 anni prima rispetto alla serie da noi conosciuta sia Hades sia Atena si sono reincarnati, ma abbiamo anche scoperto che non son gli unici, il cavaliere di Pegaso si reincarna e ha un collegamento diretto con i due Dei.
Tenma, giovane ragazzo che combatte contro tutto e tutti pur di difendere i suoi amici d'infanzia che considera fratelli (Sasha la reincarnazione di Atena e Aron reincarnazione di Hades), diverrà il cavaliere di Pegasus e si schiererà dalla parte dei Cavalieri d'oro durante la guerra Santa.
Gli specter, dopo che il re degli inferi prenderà consapevolezza che il mero corpo mortale di Aron non è altri che la sua reincarnazione, attaccheranno sotto il suo comando il santuario, ma i Gold Saint non si faranno cogliere impreparati dando loro pan per focaccia. Gli specter però non muoiono e pertanto alcuni cavalieri dovranno occuparsi di questo problema altrimenti ogni sforzo sarà vano. Il cavaliere della Vergine provvederà insieme a Pegasus, a Hiuzuruia - cavaliere donna di Jamir, regno nel quale si aumentano le proprie capacità psichiche e non solo - e a Yato, cavaliere dell'unicorno, a distruggere ciò che rende possibile la resurrezione continua degli specter.
Sciolto questo nodo cruciale si aprirà una battaglia senza pari e Pegasus dovrà cercare di far ritornare in sé Aron per non perderlo definitivamente. Ogni cavaliere d'oro in questa serie prende parte attiva e ognuno di loro ha degli allievi che lo rispettano o persone a loro legate per un motivo o per un altro. Scenderanno in campo anche gli dei della Morte e del sonno Hypnos e Tanatos, i 4 dei del mondo dei sogni Panatos, Icelos, Morpheus, Oneiros. Per ognuno di loro avremo una caratterizzazione e ci verrà spiegato il loro ruolo e daranno filo da torcere ai nostri eroi di turno.
La stessa Atena non resterà ferma a guardare intervenendo più di una volta nelle vicissitudini dei Saint, in particolar modo di Sysiphos, cavaliere del Sagittario.
Molte saranno le perdite da ambo le parti, ma ognuna avrà un peso sulla battaglia in questione e sull'andamento della guerra stessa.
Può un mortale sconfiggere un Dio, visto che non muore?
Caratteristiche tecniche
Il chara design è cambiato pur mantenendo fedeli alcuni particolari riguardo alle armature e quant'altro, il tratto denota una diversità e ciò non è un male, anche se all'inizio sembra essere un difetto, ma dopo alcuni episodi lo si vede come un pregio. Non si può fare a meno di notare come alcuni dialoghi siano un tantino più maturi e più articolati ma soprattutto come un po' tutti i personaggi vengano meglio caratterizzati nel corso degli eventi, avendo spazio nelle battaglie ma anche esprimendo memorie legate al loro passato e/o al loro modo di vivere. Vedi Albafica che non poteva avvicinarsi a nessuno o Manigoldo che che era ossessionato dal regno dei morti.
Ciò nonostante la regia e la sceneggiatura riguardanti il protagonista mi risultino sapere di già visto e stravisto, il filone "standard" dell'eroe in genere: buono, che si lascia ingannare facilmente di continuo, che si lascia influenzare da qualsiasi cosa lo circondi, salvato da tutti perché è lui il prescelto - anche se al momento non è forte come potrebbe essere -, ecc. ecc. Questi aspetti hanno veramente scocciato.
Le animazioni, le ho trovate buone con dei bei fondali, ho apprezzato molto il cambio di tono di un mondo roseo a colori con il Lost Canvas che Hades disegna, così come i fondali della foresta dei sogni e altre particolarità nel corso degli episodi.
Le sigle mi sono piaciute molto sia dal punto di vista musicale sia per le immagini/animazioni utilizzate. La colonna sonora fa la sua parte rendendo il tutto molto godibile e si comporta abbastanza bene nei momenti di pathos, ma si poteva fare qualcosina in più a mio avviso.
Conclusioni e considerazioni personali
"The Lost Canvas" a mio avviso è una serie superiore alla vecchia serie di Hades sotto ogni punto di vista, dai dialoghi alle animazioni, dalla storia alla caratterizzazione dei personaggi, però l'anime non è finito pertanto esprimere un giudizio definitivo è dura.
Ci sono due punti focali che mi farebbero cambiare notevolmente punto di vista, il finale della storia e il come Pegasus sia "coinvolto" nelle vicissitudini tra Atena ed Hades, il loro legame e perché si reincarna come fanno gli Dei.
Al momento è una serie godibilissima ma che non si sa ancora dove voglia andare a parare.
Chi non conosce "I cavalieri dello zodiaco"? Grazie a Mediaset ali inizi degli anni '90 abbiamo conosciuto gli eroi di quest'epoca ispirati a personaggi della mitologia greca e, a parte delle traduzione adattate per i bambini (pertanto ben poco fedeli), la storpiatura dei nomi e una serie troncata alla 5° casa dei cavalieri d'oro, abbiamo comunque potuto giovare di quest'anime in Italia.
Dai tempi dell'era mitologica circa ogni 200 anni sia il Re degli inferi, Hades, sia la dea della guerra Atena si reincarnano per combattere la guerra Santa. Questa cruenta guerra vedrà in contrapposizione le forze dei due Dei, Hades, che vuole portare un regno di oscurità e terrore sulla Terra e sul quale governare, e Atena, che vuole proteggere gli esseri umani lasciandoli vivere come vogliono.
Gli eventi fanno riferimento a 200 anni prima della serie di Hades prodotta nel 2005, suddivisa in 3 stagioni da 13 episodi. Al momento sono uscite due2 stagioni da 13 episodi ciascuna e l'anime "The Lost Canvas" sembra ben lontano dal finire. Shiori Teshirogi sembra che abbia preso in mano le redini di questo progetto dando vita a dialoghi meno bambineschi e un tantino più profondi, senza però stravolgere troppo "i Cavalieri della speranza".
Trama
200 anni prima rispetto alla serie da noi conosciuta sia Hades sia Atena si sono reincarnati, ma abbiamo anche scoperto che non son gli unici, il cavaliere di Pegaso si reincarna e ha un collegamento diretto con i due Dei.
Tenma, giovane ragazzo che combatte contro tutto e tutti pur di difendere i suoi amici d'infanzia che considera fratelli (Sasha la reincarnazione di Atena e Aron reincarnazione di Hades), diverrà il cavaliere di Pegasus e si schiererà dalla parte dei Cavalieri d'oro durante la guerra Santa.
Gli specter, dopo che il re degli inferi prenderà consapevolezza che il mero corpo mortale di Aron non è altri che la sua reincarnazione, attaccheranno sotto il suo comando il santuario, ma i Gold Saint non si faranno cogliere impreparati dando loro pan per focaccia. Gli specter però non muoiono e pertanto alcuni cavalieri dovranno occuparsi di questo problema altrimenti ogni sforzo sarà vano. Il cavaliere della Vergine provvederà insieme a Pegasus, a Hiuzuruia - cavaliere donna di Jamir, regno nel quale si aumentano le proprie capacità psichiche e non solo - e a Yato, cavaliere dell'unicorno, a distruggere ciò che rende possibile la resurrezione continua degli specter.
Sciolto questo nodo cruciale si aprirà una battaglia senza pari e Pegasus dovrà cercare di far ritornare in sé Aron per non perderlo definitivamente. Ogni cavaliere d'oro in questa serie prende parte attiva e ognuno di loro ha degli allievi che lo rispettano o persone a loro legate per un motivo o per un altro. Scenderanno in campo anche gli dei della Morte e del sonno Hypnos e Tanatos, i 4 dei del mondo dei sogni Panatos, Icelos, Morpheus, Oneiros. Per ognuno di loro avremo una caratterizzazione e ci verrà spiegato il loro ruolo e daranno filo da torcere ai nostri eroi di turno.
La stessa Atena non resterà ferma a guardare intervenendo più di una volta nelle vicissitudini dei Saint, in particolar modo di Sysiphos, cavaliere del Sagittario.
Molte saranno le perdite da ambo le parti, ma ognuna avrà un peso sulla battaglia in questione e sull'andamento della guerra stessa.
Può un mortale sconfiggere un Dio, visto che non muore?
Caratteristiche tecniche
Il chara design è cambiato pur mantenendo fedeli alcuni particolari riguardo alle armature e quant'altro, il tratto denota una diversità e ciò non è un male, anche se all'inizio sembra essere un difetto, ma dopo alcuni episodi lo si vede come un pregio. Non si può fare a meno di notare come alcuni dialoghi siano un tantino più maturi e più articolati ma soprattutto come un po' tutti i personaggi vengano meglio caratterizzati nel corso degli eventi, avendo spazio nelle battaglie ma anche esprimendo memorie legate al loro passato e/o al loro modo di vivere. Vedi Albafica che non poteva avvicinarsi a nessuno o Manigoldo che che era ossessionato dal regno dei morti.
Ciò nonostante la regia e la sceneggiatura riguardanti il protagonista mi risultino sapere di già visto e stravisto, il filone "standard" dell'eroe in genere: buono, che si lascia ingannare facilmente di continuo, che si lascia influenzare da qualsiasi cosa lo circondi, salvato da tutti perché è lui il prescelto - anche se al momento non è forte come potrebbe essere -, ecc. ecc. Questi aspetti hanno veramente scocciato.
Le animazioni, le ho trovate buone con dei bei fondali, ho apprezzato molto il cambio di tono di un mondo roseo a colori con il Lost Canvas che Hades disegna, così come i fondali della foresta dei sogni e altre particolarità nel corso degli episodi.
Le sigle mi sono piaciute molto sia dal punto di vista musicale sia per le immagini/animazioni utilizzate. La colonna sonora fa la sua parte rendendo il tutto molto godibile e si comporta abbastanza bene nei momenti di pathos, ma si poteva fare qualcosina in più a mio avviso.
Conclusioni e considerazioni personali
"The Lost Canvas" a mio avviso è una serie superiore alla vecchia serie di Hades sotto ogni punto di vista, dai dialoghi alle animazioni, dalla storia alla caratterizzazione dei personaggi, però l'anime non è finito pertanto esprimere un giudizio definitivo è dura.
Ci sono due punti focali che mi farebbero cambiare notevolmente punto di vista, il finale della storia e il come Pegasus sia "coinvolto" nelle vicissitudini tra Atena ed Hades, il loro legame e perché si reincarna come fanno gli Dei.
Al momento è una serie godibilissima ma che non si sa ancora dove voglia andare a parare.
Quando un titolo fa leggenda è difficile da dimenticare, forse per obliarlo davvero è meglio concepirlo in tutte le salse e combinazioni possibili in modo da consacrarlo a una sorta di <i>damnatio memoriae</i> per nausea. In fondo Kurumada e la TMS hanno fatto questo su Saint Seiya. Un titolo che aveva avuto grande fortuna e che aveva segnato la storia dell’animazione di genere shounen è stato perpetrato fino ai nostri giorni, suscitando la felicità di fan fedelissimi e la repulsione di quelli che una volta l’amarono, ma che in seguito si sono fatti apostati per seguire anime che magari proponessero qualcosa di più innovativo.
Lost Canvas, il tanto acclamato remake <q>alternativo</q> della serie storica di Saint Seiya, con la sua entrata in scena prometteva a tutti gli amanti e non di Kurumada novità strabilianti. Ma di fatto non è stato così. Come per qualsiasi prodotto legato a un titolo importante, un sequel se non sa rompere con la tradizione rischia di essere ridondante. Allora l’altra strada percorribile resta quella della furbizia, l’astuzia degli specchietti per le allodole.
Analizzando i primi minuti di OAV ci si accorge che in effetti Aaron ricorda molto nelle fattezze delicate e quasi femminee Shun, oltre che per il ruolo nel plot; Tenma, invece, si smentisce in maniera spudorata dopo i primi due secondi: ecco il Seiya vanaglorioso, signor <q>ci penso io, ché sono più forte</q> della situazione. Ah, mancava anche la cozza, che qui effettivamente ha fatto una bella muta. Sasha, alias Atena, rispetto alla vecchia e datata Saori, è molto più fresca e determinata. Possiede l’umanità che mancava all’ <q>antenata</q>e quella risolutezza divina che in Saori si eclissava nella mollezza da gatta morta.
Dopo questo bel siparietto, lo spettatore tanto affezionato alla serie classica aspetta i Gold, sperando che abbiano un ruolo di tutto rispetto, che il signor Kurumada effettivamente ha sempre negato loro. Già, i Gold Saints sono troppo forti per essere i protagonisti, facciamoli morire in maniera immotivata e lasciamo campo ai Bronze che vincono con le ciance. Ci si aspetta adesso una specie di redenzione degli stessi dopo la brutta fine di Aphrodite e di Aldebaran nel capitolo di Hades, per esempio. Ma in Lost Canvas proprio su Aldebaran è meglio calare un velo pietoso, visto che di pietismo ne ha da vendere.
In sé, poi, l’impostazione del ritmo narrativo non sarebbe così sbagliata, se non fosse per la pecca per la quale spesso azione e suspense lasciano il posto a gag tristissime e inutili su Tenma e Yato, che spezzano un andamento più epico della trama e la caratterizzazione di altri personaggi ben più interessanti.
Tutto sommato gli spunti c’erano, se si fossero approfonditi e portati avanti la serie non avrebbe rasentato la mediocrità che tocca appena la sufficienza. Personaggi come Albafica o come Asmita non si possono dimenticare per la grandezza e per la profondità caratteriale con cui erano stati abbozzati. Si tratta infatti di una sola bozza perché l’arco temporale che li vede davvero protagonisti è composto da un solo OAV, troppo breve per raccontarne di più. Ma gli OAV che li vedono protagonisti sono gli unici motivi per vedere il Lost Canvas. Albafica è il degno predecessore di un Aphrodite smidollato e femmineo. Pur conservandone la bellezza al suo aspetto si aggiungono le note drammatiche di un’avvenenza che nasconde un incanto doloroso, in quanto foriera di morte. Il fascino sinistro delle rose viene approfondito in tutte le sue potenzialità distruttive, provocando risvolti tragici. Albafica esce di scena nel migliore dei modi, lasciando il posto a uno Sion che ha ancora troppo da dire, e rimane muto.
Asmita, altro personaggio incredibilmente profondo, è davvero il gioiello della serie, un gold regale che rimarrà ineguagliato per sapienza e carisma da tutti gli altri. E gli altri purtroppo non hanno lo spazio che meritano, si limitano a ricalcare i soliti stilemi narrativi della serie e del manga classici, non lasciando spazio a dissonanze narrative dalla trama di base.
In parole più povere Lost Canvas non è altro che la serie di Hades disegnata molto meglio e con una grafica degna di essere così nominata. Gli sfondi sono notevoli, c’è da ammetterlo, così come la fotografia e le animazioni. Per la prima volta dopo vent’anni certi duelli si fanno notare per la dinamicità e per la distruttività degli scontri. Certo, questi meriti purtroppo non sono costanti, colpa della direzione a varie mani – e chi più ne ha più ne metta - di tutti gli OAV, sia per quanto riguarda la regia sia per le animazioni. Così i picchi registici degli OAV incentrati su Asmita e su Albafica lasceranno la desolazione del prosieguo per ciò che riguarda quest’aspetto. Il chara, di Yuko Iwasa, è abbastanza piacevole, e tutto sommato non molto lontano da quello morbido e dolce della Teshirogi. La dolcezza delle espressioni è ragguardevole, c’è da ammetterlo, anche se la scarsa qualità si fa sentire incidendo anche qui con qualche incostanza.
L’unico comparto che mantiene una certa continuità qualitativa è quello musicale, prodotto di Kaoru Wada. Le note musicali hanno un che di arcaico e calzano con le atmosfere e con i villaggi di fine Seicento. La ridondanza dei temi è evidente, ma tutto sommato, essendo le melodie gradevoli, non irrita più di tanto.
A conti fatti Lost Canvas non si adorna di altro che di un bel vestito, che copre qualcosa di già visto, la cosa più importante. In fondo ciò che sta sotto non viene che dalla mente stanca o forse volutamente sterile di Kurumada. Ma prima o poi tutti i vestiti si sgualciscono, e questa serie con l’andare degli OAV porterà alla mediocrità anche il comparto tecnico, giusto per bilanciare la carenza narrativa. Dunque la sufficienza è la massima meta cui questo titolo può ambire, voto che emula l’apatia che la serie può trasmettere a chi già conosce l’ormai barboso universo di Saint Seiya.
Lost Canvas, il tanto acclamato remake <q>alternativo</q> della serie storica di Saint Seiya, con la sua entrata in scena prometteva a tutti gli amanti e non di Kurumada novità strabilianti. Ma di fatto non è stato così. Come per qualsiasi prodotto legato a un titolo importante, un sequel se non sa rompere con la tradizione rischia di essere ridondante. Allora l’altra strada percorribile resta quella della furbizia, l’astuzia degli specchietti per le allodole.
Analizzando i primi minuti di OAV ci si accorge che in effetti Aaron ricorda molto nelle fattezze delicate e quasi femminee Shun, oltre che per il ruolo nel plot; Tenma, invece, si smentisce in maniera spudorata dopo i primi due secondi: ecco il Seiya vanaglorioso, signor <q>ci penso io, ché sono più forte</q> della situazione. Ah, mancava anche la cozza, che qui effettivamente ha fatto una bella muta. Sasha, alias Atena, rispetto alla vecchia e datata Saori, è molto più fresca e determinata. Possiede l’umanità che mancava all’ <q>antenata</q>e quella risolutezza divina che in Saori si eclissava nella mollezza da gatta morta.
Dopo questo bel siparietto, lo spettatore tanto affezionato alla serie classica aspetta i Gold, sperando che abbiano un ruolo di tutto rispetto, che il signor Kurumada effettivamente ha sempre negato loro. Già, i Gold Saints sono troppo forti per essere i protagonisti, facciamoli morire in maniera immotivata e lasciamo campo ai Bronze che vincono con le ciance. Ci si aspetta adesso una specie di redenzione degli stessi dopo la brutta fine di Aphrodite e di Aldebaran nel capitolo di Hades, per esempio. Ma in Lost Canvas proprio su Aldebaran è meglio calare un velo pietoso, visto che di pietismo ne ha da vendere.
In sé, poi, l’impostazione del ritmo narrativo non sarebbe così sbagliata, se non fosse per la pecca per la quale spesso azione e suspense lasciano il posto a gag tristissime e inutili su Tenma e Yato, che spezzano un andamento più epico della trama e la caratterizzazione di altri personaggi ben più interessanti.
Tutto sommato gli spunti c’erano, se si fossero approfonditi e portati avanti la serie non avrebbe rasentato la mediocrità che tocca appena la sufficienza. Personaggi come Albafica o come Asmita non si possono dimenticare per la grandezza e per la profondità caratteriale con cui erano stati abbozzati. Si tratta infatti di una sola bozza perché l’arco temporale che li vede davvero protagonisti è composto da un solo OAV, troppo breve per raccontarne di più. Ma gli OAV che li vedono protagonisti sono gli unici motivi per vedere il Lost Canvas. Albafica è il degno predecessore di un Aphrodite smidollato e femmineo. Pur conservandone la bellezza al suo aspetto si aggiungono le note drammatiche di un’avvenenza che nasconde un incanto doloroso, in quanto foriera di morte. Il fascino sinistro delle rose viene approfondito in tutte le sue potenzialità distruttive, provocando risvolti tragici. Albafica esce di scena nel migliore dei modi, lasciando il posto a uno Sion che ha ancora troppo da dire, e rimane muto.
Asmita, altro personaggio incredibilmente profondo, è davvero il gioiello della serie, un gold regale che rimarrà ineguagliato per sapienza e carisma da tutti gli altri. E gli altri purtroppo non hanno lo spazio che meritano, si limitano a ricalcare i soliti stilemi narrativi della serie e del manga classici, non lasciando spazio a dissonanze narrative dalla trama di base.
In parole più povere Lost Canvas non è altro che la serie di Hades disegnata molto meglio e con una grafica degna di essere così nominata. Gli sfondi sono notevoli, c’è da ammetterlo, così come la fotografia e le animazioni. Per la prima volta dopo vent’anni certi duelli si fanno notare per la dinamicità e per la distruttività degli scontri. Certo, questi meriti purtroppo non sono costanti, colpa della direzione a varie mani – e chi più ne ha più ne metta - di tutti gli OAV, sia per quanto riguarda la regia sia per le animazioni. Così i picchi registici degli OAV incentrati su Asmita e su Albafica lasceranno la desolazione del prosieguo per ciò che riguarda quest’aspetto. Il chara, di Yuko Iwasa, è abbastanza piacevole, e tutto sommato non molto lontano da quello morbido e dolce della Teshirogi. La dolcezza delle espressioni è ragguardevole, c’è da ammetterlo, anche se la scarsa qualità si fa sentire incidendo anche qui con qualche incostanza.
L’unico comparto che mantiene una certa continuità qualitativa è quello musicale, prodotto di Kaoru Wada. Le note musicali hanno un che di arcaico e calzano con le atmosfere e con i villaggi di fine Seicento. La ridondanza dei temi è evidente, ma tutto sommato, essendo le melodie gradevoli, non irrita più di tanto.
A conti fatti Lost Canvas non si adorna di altro che di un bel vestito, che copre qualcosa di già visto, la cosa più importante. In fondo ciò che sta sotto non viene che dalla mente stanca o forse volutamente sterile di Kurumada. Ma prima o poi tutti i vestiti si sgualciscono, e questa serie con l’andare degli OAV porterà alla mediocrità anche il comparto tecnico, giusto per bilanciare la carenza narrativa. Dunque la sufficienza è la massima meta cui questo titolo può ambire, voto che emula l’apatia che la serie può trasmettere a chi già conosce l’ormai barboso universo di Saint Seiya.
La Storia ritorna sempre e anche <i>Saint Seiya</i> ripete sempre se stesso, d’altronde la ciclicità della guerra sacra contro Hades sembra fatta apposta per quello. <b>The Lost Canvas</b> è figlio di ciò e della pratica – in auge da eoni, ogni volta comoda ma a elevatissimo rischioso fail – di proporre, in maniera più o meno esplicita, storie vecchie per nuovi anime. Con la sua manina al soggetto, un <i>Kurumada</i> cronicamente incapace di reinventare non dico se stesso, ma nemmeno un grano dei suoi <i>loci</i>, ricostruisce l’ennesima griglia standard nella quale a priori è limitata qualsiasi creatività non riguardi la parte tecnica o la caratterizzazione dei personaggi.
Sugli ultimi due punti vanno quindi ricercati i possibili motivi d’interesse per la visione della serie OAV, a meno di non essere idolatri del mangaka e dei cosmi in copia partoriti dalla sua “ispirazione”. In tal caso la prima “profanazione” è relativa al chara design, già stravolto dalla <i>Teshirogi</i> nel manga e qui ancora più distante dai “canoni classici” dopo l’ulteriore ritocco datogli da <i>Shunichiro Yoshihara</i>. La rivisitazione dello stile storico di <i>Saint Seiya</i>, sia esso quello del Kuru o quello di <i>Araki</i>, a seconda dei medium presi in esame, nonostante abbia fatto storcere il naso ai puristi, vista con un occhio più critico e meno fanatico non dispiace per nulla. La figurazione armoniosa, elegante del <b>Lost Canvas</b> è modellata con proporzioni ottime; magari è un po’ troppo “prosperosa” sul versante femminile, ma appare ben diversificata su quello maschile.
Più moderno non vuol dire per forza peggiore, moe o quant’altro, spesso significa solo diverso, e anzi in questo caso, senza discussioni, c’è un aspetto appannaggio del chara della serie OAV. Le armature d’oro sembrano davvero armature d’oro, non come le tutine kurumadiane a volte giallo sabbia a volte arancioni; qui l’oro pare veramente oro e scintilla in quanto tale. Come scintillano le personalità dei relativi gold saint, o almeno quelle di due fra i tre presentati in battaglia.
Albafica dei Pesci e Asmita della Vergine rappresentano i due apici del <b>Lost Canvas</b> e nella loro glorificazione si concretizza la fascinazione dello status di cavalieri d’oro. Le loro personalità sono venate da inquietudini e da dubbi; il loro essere, complesso e, nel caso di Asmita, ambiguo, sfugge ai <i>topoi</i> presenti nelle serie precedenti. Inoltre, nel suo manifestarsi come un vero e proprio profeta, come un santo portavoce di destini e di miti, rivelatore e indagatore della verità sugli enigmi del tempo e del senso delle cose, Asmita della Vergine raggiunge una caratura senza eguali ed è forse il più grande personaggio mai apparso nell’universo <i>Saint Seiya</i>.
Peccato che, subito dopo, la parabola del <b>Lost Canvas</b> precipiti fino a valori negativi di y. La semi-imbecillità del Toro, che sfodera i suoi colpi vincenti soltanto dopo avere subito passivamente un pestaggio a sangue dopo l’altro, si accompagna alle consuete storie lagnose su orfani, maestri protettori e quant’altro.
Purtroppo torna pure, a suon di trombe e con la sua solita spavalderia come codazzo, un Tenma di Pegasus che era stato messo, per fortuna, ai margini dopo i primi episodi.
Va bene, il bronzino del cavallo pennuto non sarà insopportabile quanto il burino Seiya suo successore, e gli concedo pure una maggiore sensatezza all’interno dell’articolazione della narrazione; però Tenma si perde nella sua irruenza sconclusionata che lo rende ridicolo e nulla più.
La sua crescita deve ancora pervenire, come l’utilità della nuova Atena, seppure quest’ultima, va detto a suo onore, pare meno passiva, per usare un eufemismo, rispetto a Saori. Migliore è la riuscita di Aron-Hades, ben eviscerato nella sua evoluzione quale dio dei morti.
Quanto esposto sopra si somma a un problema di fondo altrettanto grave: il tornello alla direzione degli episodi. Le diverse mani che hanno preso parte alla regia dell’anime non hanno tutte perizie equipollenti; le migliori sono quelle di <i>Yosuyuki Honda</i> e di <i>Yuji Himaki</i> e gli episodi sotto la loro supervisione, scanditi da ritmi ponderati e da azioni pesate, guarda caso sono il sesto e il settimo. Gli altri vengono contrassegnati da eventi a cascata e da una totale disorganizzazione tempistica. Così la serie finisce schiacciata sotto il rullo della sua trama, dopo l’impennata centrale che aveva generato aspettative mal riposte.
Tra l’altro il comparto video-musicale è altalenante e disomogeneo. Cali grafici, sfondi scialbi e ripetitivi, animazione buona ma non eclatante e a volte leziosa, insieme alle musiche a tratti carine a tratti sottotono, completano il quadro di 13 OAV che, escluse le note di merito già illustrate, hanno offerto molto poco.
Bucando l’acqua anziché lo schermo, il <b>Lost Canvas</b> non è tanto un’occasione mancata – <i>Saint Seiya</i> non ha più niente da dire, se mai ha proferito qualche discorso – quanto un passatempo mal riuscito. Non sconvolgente già in partenza, visto che si sa in anticipo come tutto andrà a finire, l’ultimo prodotto animato di un franchise ormai stantio, o almeno sterile, fallisce anche nei modi del racconto e nella messa in scena.
I suoi assi, comunque presenti e di tutto rispetto, lo si deve ammettere, non bastano a compensare la pochezza espressiva e soprattutto la tecnica dilettantesca e confusionaria con le quali è stata visualizzata una <i>diegesis</i> già scontata di suo.
Sugli ultimi due punti vanno quindi ricercati i possibili motivi d’interesse per la visione della serie OAV, a meno di non essere idolatri del mangaka e dei cosmi in copia partoriti dalla sua “ispirazione”. In tal caso la prima “profanazione” è relativa al chara design, già stravolto dalla <i>Teshirogi</i> nel manga e qui ancora più distante dai “canoni classici” dopo l’ulteriore ritocco datogli da <i>Shunichiro Yoshihara</i>. La rivisitazione dello stile storico di <i>Saint Seiya</i>, sia esso quello del Kuru o quello di <i>Araki</i>, a seconda dei medium presi in esame, nonostante abbia fatto storcere il naso ai puristi, vista con un occhio più critico e meno fanatico non dispiace per nulla. La figurazione armoniosa, elegante del <b>Lost Canvas</b> è modellata con proporzioni ottime; magari è un po’ troppo “prosperosa” sul versante femminile, ma appare ben diversificata su quello maschile.
Più moderno non vuol dire per forza peggiore, moe o quant’altro, spesso significa solo diverso, e anzi in questo caso, senza discussioni, c’è un aspetto appannaggio del chara della serie OAV. Le armature d’oro sembrano davvero armature d’oro, non come le tutine kurumadiane a volte giallo sabbia a volte arancioni; qui l’oro pare veramente oro e scintilla in quanto tale. Come scintillano le personalità dei relativi gold saint, o almeno quelle di due fra i tre presentati in battaglia.
Albafica dei Pesci e Asmita della Vergine rappresentano i due apici del <b>Lost Canvas</b> e nella loro glorificazione si concretizza la fascinazione dello status di cavalieri d’oro. Le loro personalità sono venate da inquietudini e da dubbi; il loro essere, complesso e, nel caso di Asmita, ambiguo, sfugge ai <i>topoi</i> presenti nelle serie precedenti. Inoltre, nel suo manifestarsi come un vero e proprio profeta, come un santo portavoce di destini e di miti, rivelatore e indagatore della verità sugli enigmi del tempo e del senso delle cose, Asmita della Vergine raggiunge una caratura senza eguali ed è forse il più grande personaggio mai apparso nell’universo <i>Saint Seiya</i>.
Peccato che, subito dopo, la parabola del <b>Lost Canvas</b> precipiti fino a valori negativi di y. La semi-imbecillità del Toro, che sfodera i suoi colpi vincenti soltanto dopo avere subito passivamente un pestaggio a sangue dopo l’altro, si accompagna alle consuete storie lagnose su orfani, maestri protettori e quant’altro.
Purtroppo torna pure, a suon di trombe e con la sua solita spavalderia come codazzo, un Tenma di Pegasus che era stato messo, per fortuna, ai margini dopo i primi episodi.
Va bene, il bronzino del cavallo pennuto non sarà insopportabile quanto il burino Seiya suo successore, e gli concedo pure una maggiore sensatezza all’interno dell’articolazione della narrazione; però Tenma si perde nella sua irruenza sconclusionata che lo rende ridicolo e nulla più.
La sua crescita deve ancora pervenire, come l’utilità della nuova Atena, seppure quest’ultima, va detto a suo onore, pare meno passiva, per usare un eufemismo, rispetto a Saori. Migliore è la riuscita di Aron-Hades, ben eviscerato nella sua evoluzione quale dio dei morti.
Quanto esposto sopra si somma a un problema di fondo altrettanto grave: il tornello alla direzione degli episodi. Le diverse mani che hanno preso parte alla regia dell’anime non hanno tutte perizie equipollenti; le migliori sono quelle di <i>Yosuyuki Honda</i> e di <i>Yuji Himaki</i> e gli episodi sotto la loro supervisione, scanditi da ritmi ponderati e da azioni pesate, guarda caso sono il sesto e il settimo. Gli altri vengono contrassegnati da eventi a cascata e da una totale disorganizzazione tempistica. Così la serie finisce schiacciata sotto il rullo della sua trama, dopo l’impennata centrale che aveva generato aspettative mal riposte.
Tra l’altro il comparto video-musicale è altalenante e disomogeneo. Cali grafici, sfondi scialbi e ripetitivi, animazione buona ma non eclatante e a volte leziosa, insieme alle musiche a tratti carine a tratti sottotono, completano il quadro di 13 OAV che, escluse le note di merito già illustrate, hanno offerto molto poco.
Bucando l’acqua anziché lo schermo, il <b>Lost Canvas</b> non è tanto un’occasione mancata – <i>Saint Seiya</i> non ha più niente da dire, se mai ha proferito qualche discorso – quanto un passatempo mal riuscito. Non sconvolgente già in partenza, visto che si sa in anticipo come tutto andrà a finire, l’ultimo prodotto animato di un franchise ormai stantio, o almeno sterile, fallisce anche nei modi del racconto e nella messa in scena.
I suoi assi, comunque presenti e di tutto rispetto, lo si deve ammettere, non bastano a compensare la pochezza espressiva e soprattutto la tecnica dilettantesca e confusionaria con le quali è stata visualizzata una <i>diegesis</i> già scontata di suo.
Questa nuova serie dei cavalieri dello zodiaco è ambientata prima che avvenissero i fatti narrati nella serie che tutti conosciamo. Il precedente proprietario dell'armatura di Pegasus è Tenma, un ragazzo orfano cresciuto assieme a Sasha, la reincarnazione di Atena, e ad Aron, che da subito si rivelerà essere la reincarnazione di Hades. Infatti, prendendo possesso del corpo di Aaron, Hades riesce a risvegliarsi grazie all'aiuto di Pandora, una nemica comparsa anche in "Hades Chapter" di Saint Seya.
Notiamo che i disegni sono migliorati, e il nuovo Pegasus non è affatto simile al precedente, mentre, come sappiamo, Kurumada ha l'abitudine di mettere le stesse facce a tutti i personaggi dei suoi vari anime, basta vedere Kojiro o B'tx. L'unico altro cavaliere di bronzo che compare è quello dell'unicorno, la cui armatura scompariva subito dalla storia dopo alcune puntate in Saint Seya. Sono rimasto deluso però dal constatare che alcune armature anche molto interessanti, comparse nel torneo dei cavalieri in "Saint Seya", non sono state rivalutate, come l'armatura del lupo o quella dell'idra.
La sigla di apertura di "Lost Canvas" è orecchiabile, ma non regge il confronto con Pegasus Fantasy. Il difetto principale dei cavalieri dello zodiaco, ossia il fatto che i combattimenti siano esageratamente "semplici", è rimasto anche in questa serie. I personaggi scambiano, uno dietro l'altro, dei colpi spettacolari con i nemici, ma nient'altro. La vera e propria suspense che si crea in altro shounen nelle opere di Kurumada manca proprio, anche se i sentimenti vengono enfatizzati, al punto che i personaggi vincono uno scontro dopo avere trovato la propria solita (e banale) motivazione di vincere.
Notiamo che i disegni sono migliorati, e il nuovo Pegasus non è affatto simile al precedente, mentre, come sappiamo, Kurumada ha l'abitudine di mettere le stesse facce a tutti i personaggi dei suoi vari anime, basta vedere Kojiro o B'tx. L'unico altro cavaliere di bronzo che compare è quello dell'unicorno, la cui armatura scompariva subito dalla storia dopo alcune puntate in Saint Seya. Sono rimasto deluso però dal constatare che alcune armature anche molto interessanti, comparse nel torneo dei cavalieri in "Saint Seya", non sono state rivalutate, come l'armatura del lupo o quella dell'idra.
La sigla di apertura di "Lost Canvas" è orecchiabile, ma non regge il confronto con Pegasus Fantasy. Il difetto principale dei cavalieri dello zodiaco, ossia il fatto che i combattimenti siano esageratamente "semplici", è rimasto anche in questa serie. I personaggi scambiano, uno dietro l'altro, dei colpi spettacolari con i nemici, ma nient'altro. La vera e propria suspense che si crea in altro shounen nelle opere di Kurumada manca proprio, anche se i sentimenti vengono enfatizzati, al punto che i personaggi vincono uno scontro dopo avere trovato la propria solita (e banale) motivazione di vincere.
Premesso che, per quanto riguarda il comparto tecnico-grafico, questa serie la ritengo davvero di alto livello, per tutto il resto però non la trovo bella. Il character design lo trovo non adatto a molti personaggi, le armature per quanto ben realizzate non mi piacciono, la storia la trovo poco originale, i personaggi non mi hanno appassionato più di tanto, tranne uno. In poche parole è una serie con cui ho poco filing, quindi.
I cavalieri sono altri, è per fortuna Next Dimension, il seguito del manga storico dei cavalieri, ci mostra una storia più classica e coinvolgente, e il notevole successo che sta avendo in Giappone mi dà pienamente ragione - l'auotore originale rimane sempre l'autore originale. Quindi in definitiva questa serie OAV è senza dubbio promossa a pieni voto per quanto riguarda la grafica, bocciata per tutto il resto.
I cavalieri sono altri, è per fortuna Next Dimension, il seguito del manga storico dei cavalieri, ci mostra una storia più classica e coinvolgente, e il notevole successo che sta avendo in Giappone mi dà pienamente ragione - l'auotore originale rimane sempre l'autore originale. Quindi in definitiva questa serie OAV è senza dubbio promossa a pieni voto per quanto riguarda la grafica, bocciata per tutto il resto.
Credo che Kurumada stia ancora piangendo in lingue morte per il franchising concesso, per l'uso della sua ambientazione e di taluni suoi personaggi, a Shiori Teshirogi, la quale si è dimostrata di gran lunga superiore a lui nel gestire l'universo saint da lui creato. A dimostrazione di questo il fatto che le sue nuove serie perdono terreno tra i fans rispetto l'apprezzamento che Lost Canvas e le trame dei precedenti saint stanno avendo.
Ci troviamo davanti ai saint di 200 anni prima le famose trame dei notissimi cinque bronze, annessi e connessi, di Kurumada; vediamo un Santuario che non è stato corrotto, un gran sacerdote che fa il suo dovere, 12 Gold Saint degni di questo nome, vediamo silver e bronze nella trama della guerra sacra con Hades, ma soprattutto vediamo qualcosa che Kurumada nella versione animata di Saint Seiya non ha mai dato, ossia una trattazione profonda e attenta di tutti i comprimari.
Siamo davanti ad una trama che porta risposte e non che si disperde, risposte logiche e coerenti alle domande di ambientazione, risposte sul perchè talune battaglie sono "destinate a ripetersi" e cosa mai vista prima vediamo un'Atena con un pelo di carattere che non passa il tempo a fare l'incapace zerbino vestito da barbie.
Hades è profondamente caratterizzato in questa serie, i suoi perché e il suo legame con il portatore umano sono ben eviscerati, il ruolo di Pandora è chiarito, come quelli di Hypnos e Thanatos e nell'incalzare degli scontri (che fanno vedere il sangue finalmente, perché le righe sui visi per delineare che il colpo c'era stato avevano rotto) conosciamo i personaggi, il passato dei Gold, i loro dubbi, le loro incertezze, i loro demoni, i loro punti di forza e debolezza, il loro rapporto con Atena e il loro destino di ritornare in continue rinascite come la dea che servono.
I bronze ci sono ovviamente, ma il ruolo di Tenma - cavaliere di Pegasus ma non demente come il dannato Ronzinaccio Seya - è ben inserito nelle trame, c'è una ragione se viene coinvolto negli scontri dei gold, il suo legame di amicizia fraterna con Sasha (atena) e Aaron (Hades) crea la giusta prospettiva per cui tatticamente i gold ed il gran sacerdote non possano ignorarlo, i ranghi non sono sovvertiti come con Kurumada che invece ci ha mostrato sempre dei Gold passivi e accessori.
A livello tecnico siamo ad alti livello, il disegno ha un tratto pulito, i visi effeminati e discutibili di Kurumada sono stati sostituiti da volti più credibili per degli uomini che fanno a mazzate e anche le bellezze epiche maschili come Asmita e Albafica, vergine e pesci, precedenti incarnazione di Shaka e Aphrodith, sono rese in modo coerente all'ambientazione in atto, non sembrano ragazzine con l'armatura dalle dubbie tendenze, sono uomini bellissimi, ma non equivocabili.
I movimenti sono resi molto bene, gli scontri non sono tutta luce e voli per aria, i personaggi usano anche la testa (un miracolo) quindi si assiste a scontri brevi ed eleganti in caso di divario di capacità o a lunghi e sfiancanti scontri che tengono conto di ferite e colpi incassati in caso di equipotenti soggetti. Questo fa sì che non si sia sempre davanti alla ripetizione di un set di movimenti precotti, sono ben realizzati i movimenti e sembra quasi che ogni scontro sia unico, come dovrebbe essere, non c'è il senso di replay che la leggendaria serie dei cavalieri dello zodiaco ha lasciato in tutti i suoi fan.
Le musiche sono davvero gradevoli, opening ed ending ben realizzate e la colonna sonora in generale è gradevole.
The Lost Canvas non è una serie solo di mazzate, in questo l'autrice si è distaccata dal fornitore dell'ambientazione, ha dato peso all'analisi psicologica e caratteriale, i dialoghi diventano importanti, non sono cose accessorie, quello che i personaggi esprimono è profondo e molto significativo.
Che dire: c'è voluta una donna per rendere intensi e profondi i cavalieri dello zodiaco, complimenti Shiori Teshirogi.
Consigliatissima questa serie per chi ha sempre sognato di vedere come sarebbero dovuti essere i Gold in una guerra sacra. Sconsiglio invece la serie a chi si aspetta le solite mazzate in cui alla fine il Seiya ronzinante di turno risolve in modo non spiegabile la situazione.
[La serie deve continuare ovviamente, così si resta appesi al niente, non si arriva a un dunque all'ep 13, peraltro la serie cartacea è ancora in corso].
Ci troviamo davanti ai saint di 200 anni prima le famose trame dei notissimi cinque bronze, annessi e connessi, di Kurumada; vediamo un Santuario che non è stato corrotto, un gran sacerdote che fa il suo dovere, 12 Gold Saint degni di questo nome, vediamo silver e bronze nella trama della guerra sacra con Hades, ma soprattutto vediamo qualcosa che Kurumada nella versione animata di Saint Seiya non ha mai dato, ossia una trattazione profonda e attenta di tutti i comprimari.
Siamo davanti ad una trama che porta risposte e non che si disperde, risposte logiche e coerenti alle domande di ambientazione, risposte sul perchè talune battaglie sono "destinate a ripetersi" e cosa mai vista prima vediamo un'Atena con un pelo di carattere che non passa il tempo a fare l'incapace zerbino vestito da barbie.
Hades è profondamente caratterizzato in questa serie, i suoi perché e il suo legame con il portatore umano sono ben eviscerati, il ruolo di Pandora è chiarito, come quelli di Hypnos e Thanatos e nell'incalzare degli scontri (che fanno vedere il sangue finalmente, perché le righe sui visi per delineare che il colpo c'era stato avevano rotto) conosciamo i personaggi, il passato dei Gold, i loro dubbi, le loro incertezze, i loro demoni, i loro punti di forza e debolezza, il loro rapporto con Atena e il loro destino di ritornare in continue rinascite come la dea che servono.
I bronze ci sono ovviamente, ma il ruolo di Tenma - cavaliere di Pegasus ma non demente come il dannato Ronzinaccio Seya - è ben inserito nelle trame, c'è una ragione se viene coinvolto negli scontri dei gold, il suo legame di amicizia fraterna con Sasha (atena) e Aaron (Hades) crea la giusta prospettiva per cui tatticamente i gold ed il gran sacerdote non possano ignorarlo, i ranghi non sono sovvertiti come con Kurumada che invece ci ha mostrato sempre dei Gold passivi e accessori.
A livello tecnico siamo ad alti livello, il disegno ha un tratto pulito, i visi effeminati e discutibili di Kurumada sono stati sostituiti da volti più credibili per degli uomini che fanno a mazzate e anche le bellezze epiche maschili come Asmita e Albafica, vergine e pesci, precedenti incarnazione di Shaka e Aphrodith, sono rese in modo coerente all'ambientazione in atto, non sembrano ragazzine con l'armatura dalle dubbie tendenze, sono uomini bellissimi, ma non equivocabili.
I movimenti sono resi molto bene, gli scontri non sono tutta luce e voli per aria, i personaggi usano anche la testa (un miracolo) quindi si assiste a scontri brevi ed eleganti in caso di divario di capacità o a lunghi e sfiancanti scontri che tengono conto di ferite e colpi incassati in caso di equipotenti soggetti. Questo fa sì che non si sia sempre davanti alla ripetizione di un set di movimenti precotti, sono ben realizzati i movimenti e sembra quasi che ogni scontro sia unico, come dovrebbe essere, non c'è il senso di replay che la leggendaria serie dei cavalieri dello zodiaco ha lasciato in tutti i suoi fan.
Le musiche sono davvero gradevoli, opening ed ending ben realizzate e la colonna sonora in generale è gradevole.
The Lost Canvas non è una serie solo di mazzate, in questo l'autrice si è distaccata dal fornitore dell'ambientazione, ha dato peso all'analisi psicologica e caratteriale, i dialoghi diventano importanti, non sono cose accessorie, quello che i personaggi esprimono è profondo e molto significativo.
Che dire: c'è voluta una donna per rendere intensi e profondi i cavalieri dello zodiaco, complimenti Shiori Teshirogi.
Consigliatissima questa serie per chi ha sempre sognato di vedere come sarebbero dovuti essere i Gold in una guerra sacra. Sconsiglio invece la serie a chi si aspetta le solite mazzate in cui alla fine il Seiya ronzinante di turno risolve in modo non spiegabile la situazione.
[La serie deve continuare ovviamente, così si resta appesi al niente, non si arriva a un dunque all'ep 13, peraltro la serie cartacea è ancora in corso].
Saint Seya secondo me è sempre stato un anime degno di ogni considerazione e devo dire che Lost Canvas non ha nulla da invidiare agli anime precedenti.
La storia narrata prende il via molto prima rispetto alla serie originale di Saint Seya a cui siamo tutti abituati. La trama parte infatti narrando le vicende che porteranno Tenma, Alone e Sasha a diventare, rispettivamente, il cavaliere di Pegaso, la reincarnazione di Ade e la reincarnazione della dea Atena. I tre fin da piccoli hanno condiviso tutto, essendo cresciuti nello stesso orfanotrofio, finendo con il diventare migliori amici. La piccola Sasha però presto li abbandonerà costretta dal suo destino a diventare la reincarnazione di Atena, non senza però prima avere creato un braccialetto portafortuna per se stessa e per gli amici come segno della loro eterna amicizia.
Alone, ragazzino dolce e gentile quasi fino all'inverosimile, ha una sola passione: dipingere. Sarà però proprio questa sua capacità di riprodurre sulla tela quello che vede nel mondo a diventare la prima arma che, come reincarnazione di Ade, il ragazzino utilizzerà per uccidere. Tenma, all'inizio, non si accorgerà del cambiamento intercorso nell'amico e ne prenderà conoscenza solo quando sarà troppo tardi. Anche Tenma e Alone infatti si separano nel momento in cui Tenma, avendo attirato l'attenzione di Doku della bilancia, partirà per potere diventare un cavaliere di Atena.
Devo dire di aver apprezzato tantissimo questi OAV, arrivando persino a preferirli alla serie classica. In quest'anime, infatti, capiamo finalmente cosa sia realmente successo nella sacra guerra di cui si è tanto sentito parlare, ma che in realtà nella trama originale di Saint Seya non veniva sviscerata. Ritroviamo inoltre alcuni personaggi che sono ben noti a chi ha già visto la serie classica, come Doko della Bilancia ed Shin dell'Ariete.
Il personaggio di Alone a mio parere è veramente stupendo. Bellissima è l'idea che la sua impossibilità di trovare inizialmente il colore perfetto per potere ritrarre gli occhi di Tenma sia quello che lo salva dall'essere immediatamente ucciso dall'amico.
Anche se la fine è quasi già conosciuta da chi è appassionato della serie classica, quest'anime è davvero imperdibile. I disegni sono curatissimi e la trasposizione rispetto al manga è impeccabile. La sigla inoltre mi è rimasta molto impressa, sia per la musica che per il diretto riferimento alla serie.
Lost Canvas è davvero da consigliare a chi come me è un appassionato della serie classica, ma anche a chiunque non abbia mai visto Saint Seya, con la certezza che se ne innamorerà immediatamente.
La storia narrata prende il via molto prima rispetto alla serie originale di Saint Seya a cui siamo tutti abituati. La trama parte infatti narrando le vicende che porteranno Tenma, Alone e Sasha a diventare, rispettivamente, il cavaliere di Pegaso, la reincarnazione di Ade e la reincarnazione della dea Atena. I tre fin da piccoli hanno condiviso tutto, essendo cresciuti nello stesso orfanotrofio, finendo con il diventare migliori amici. La piccola Sasha però presto li abbandonerà costretta dal suo destino a diventare la reincarnazione di Atena, non senza però prima avere creato un braccialetto portafortuna per se stessa e per gli amici come segno della loro eterna amicizia.
Alone, ragazzino dolce e gentile quasi fino all'inverosimile, ha una sola passione: dipingere. Sarà però proprio questa sua capacità di riprodurre sulla tela quello che vede nel mondo a diventare la prima arma che, come reincarnazione di Ade, il ragazzino utilizzerà per uccidere. Tenma, all'inizio, non si accorgerà del cambiamento intercorso nell'amico e ne prenderà conoscenza solo quando sarà troppo tardi. Anche Tenma e Alone infatti si separano nel momento in cui Tenma, avendo attirato l'attenzione di Doku della bilancia, partirà per potere diventare un cavaliere di Atena.
Devo dire di aver apprezzato tantissimo questi OAV, arrivando persino a preferirli alla serie classica. In quest'anime, infatti, capiamo finalmente cosa sia realmente successo nella sacra guerra di cui si è tanto sentito parlare, ma che in realtà nella trama originale di Saint Seya non veniva sviscerata. Ritroviamo inoltre alcuni personaggi che sono ben noti a chi ha già visto la serie classica, come Doko della Bilancia ed Shin dell'Ariete.
Il personaggio di Alone a mio parere è veramente stupendo. Bellissima è l'idea che la sua impossibilità di trovare inizialmente il colore perfetto per potere ritrarre gli occhi di Tenma sia quello che lo salva dall'essere immediatamente ucciso dall'amico.
Anche se la fine è quasi già conosciuta da chi è appassionato della serie classica, quest'anime è davvero imperdibile. I disegni sono curatissimi e la trasposizione rispetto al manga è impeccabile. La sigla inoltre mi è rimasta molto impressa, sia per la musica che per il diretto riferimento alla serie.
Lost Canvas è davvero da consigliare a chi come me è un appassionato della serie classica, ma anche a chiunque non abbia mai visto Saint Seya, con la certezza che se ne innamorerà immediatamente.
Dopo Hades prosegue la saga dei Cavalieri. Rispetto alle precedenti serie non cambia lo schema di fondo della lotta tra i Cavalieri d'Oro e gli Specter guidati da Hades (il male oscuro). Ma questa volta la trama si evolve in maniera più incisiva rispetto al passato. Il profilo psicologico dei personaggi principali viene analizzato in maniera più approfondita. Questa volta Hades manderà i suoi cavalieri più potenti per iniziare l'assalto verso il santuario. A sbarrargli la strada però ci saranno i cavalieri di Atena sorretti da sentimenti nobili e profondi. Loro lotteranno fino alla fine, donando anche il loro sangue (e anche molto di più) pur di far prevalere il bene. Il senso di lealtà, di amicizia, traspare in ogni personaggio. Gli eventi sono drammatici, infatti moriranno diversi Cavalieri d'Oro.
Il chara design finalmente tronca con il passato e si evolve in maniera eccellente - finalmente, era da una vita che non lo cambiavano! Adesso le armature d'oro, d'argento o di bronzo risplendono più che mai e conferiscono ai personaggi un aurea di potenza incredibile. Le animazioni a mio avviso sono eccellenti (un esempio è Cerbero di Hades, animato in maniera superlativa).
Spero vivamente che la trama mantenga la stessa qualità nella seconda parte della serie già annunciata.
Il chara design finalmente tronca con il passato e si evolve in maniera eccellente - finalmente, era da una vita che non lo cambiavano! Adesso le armature d'oro, d'argento o di bronzo risplendono più che mai e conferiscono ai personaggi un aurea di potenza incredibile. Le animazioni a mio avviso sono eccellenti (un esempio è Cerbero di Hades, animato in maniera superlativa).
Spero vivamente che la trama mantenga la stessa qualità nella seconda parte della serie già annunciata.
Devo dire che mi ha coinvolta sin dalla prime scene: disegni e animazione perfetti; la storia e l'approfondimento dei personaggi mi hanno talmente toccata ed in certe scene fatto piangere. Rispetto a Saint Seiya troviamo un'Atena più determinata e coraggiosa insieme al suo lato più dolce e sensibile. Ho visto le sei puntate uscite e devo dire che mi è piaciuto quasi tutto tranne il tratto, personalmente preferisco Masami Kurumada, e il fatto che l'esplosione Galattica di Shion di Aries non sia resa al meglio come in Saint Seiya Sanctuary Chapter. Belli anche i nuovi personaggi. Mi piace il fatto che ai cavalieri d'oro sia dato maggiore spazio e sino ad ora tra i tre apparsi mi è molto piaciuto Albafika, il suo dramma e la sua tenacia nella strenue difesa del Santuario e del Villaggio, davvero superlativo e ottimamente caratterizzato. Unica pecca per me: la mancanza di Ikki di Phoenix. Voto 9
E' un cartone molto ben curato nelle animazioni e nelle musiche,la storia, forse per appena due episodi che sono stati trasmessi, è troppo poco ancora per tirare delle valide conclusioni, l'impressione che fa è quella comunque di volersi staccare dalla serie che tutti conosciamo bene.
Ho sempre definito quest'opera fin dalla sua nascita "saint tenma", visto che la saga si concentra prevalentemente su questo personaggio e sul predecessore corpo di cui hade si è impadronito per risorgere e portare nuovamente terrore nel mondo.
Anzi, chiamarlo così è forse il termine più giusto,considerati anche poi gli sviluppi che la storia prenderà,se terrà fede al manga.
E' bello sicuramente da vedere per sapere un po' di più del passato di shin e dohko che conosciamo bene in saint seiya, e il motivo per cui essi combattevano 2 secoli e mezzo prima dell'ultima guerra sacra,questa penultima guerra è comunque uno spunto interessante che va a chiarire dei dubbi su questi personaggi.
Per chi è appassionato a livello cronologico dell'opera consiglio assolutamente di vederlo, ma stare a paragonarlo al saint seiya che conosciamo non basterebbero 243 anni di acqua che passa sotto i ponti,inferiore all'opera classica e sicuramente imparagonabile con essa.
Ovviamente l'ultimo parere espresso è un mio puro campanilismo,visto che sono un fan della serie classica,ma comunque aperto a questa novità che ci è stata offerta,a volte il diavolo non è così brutto come lo si dipinge!
Ho sempre definito quest'opera fin dalla sua nascita "saint tenma", visto che la saga si concentra prevalentemente su questo personaggio e sul predecessore corpo di cui hade si è impadronito per risorgere e portare nuovamente terrore nel mondo.
Anzi, chiamarlo così è forse il termine più giusto,considerati anche poi gli sviluppi che la storia prenderà,se terrà fede al manga.
E' bello sicuramente da vedere per sapere un po' di più del passato di shin e dohko che conosciamo bene in saint seiya, e il motivo per cui essi combattevano 2 secoli e mezzo prima dell'ultima guerra sacra,questa penultima guerra è comunque uno spunto interessante che va a chiarire dei dubbi su questi personaggi.
Per chi è appassionato a livello cronologico dell'opera consiglio assolutamente di vederlo, ma stare a paragonarlo al saint seiya che conosciamo non basterebbero 243 anni di acqua che passa sotto i ponti,inferiore all'opera classica e sicuramente imparagonabile con essa.
Ovviamente l'ultimo parere espresso è un mio puro campanilismo,visto che sono un fan della serie classica,ma comunque aperto a questa novità che ci è stata offerta,a volte il diavolo non è così brutto come lo si dipinge!
Di sicuro a molti nascerà scetticismo attorno a questo titolo, ma posso garantire, in quanto fan sfegatato dei mitici cavalieri, che invece si tratta di un opera bella da vedere e che lascia sin da subito una curiosità ed una suspense nel vedere cosa accade nella puntata seguente... Ha ovviamente un inizio lento, rispecchiano a pieno il manga con il personaggio principale, tenma, alle prese con lo scoprire dei suoi formidabili poteri, una volta al santuario con l'aiuto di docho diverrà il cavaliere di pegaso... Il più vicino ad Atena... E molte sono le avventure che dovrà sostenere! In Italia con il manga siamo fermi al 15 numero... Speriamo che questo anime lo rispecchierà fino alla fine!
Comunque nel complesso un opera davvero bella, armature che rispecchiano il tratto e la foggia che noi tutti conosciamo, i personaggi sono del tutto nuovi e la storia è molto più avvincente di quelle di kurumada memoria... Un opera di sicuro avvincente che si rivelerà la migliore in assoluto nell'anno 2009... Buona visione...
Comunque nel complesso un opera davvero bella, armature che rispecchiano il tratto e la foggia che noi tutti conosciamo, i personaggi sono del tutto nuovi e la storia è molto più avvincente di quelle di kurumada memoria... Un opera di sicuro avvincente che si rivelerà la migliore in assoluto nell'anno 2009... Buona visione...
Be' che dire un animazione perfetta, unito con una computer grafica da paura, credo che nessuno si sarebbe aspettato una simile trasposizione, per anni siamo stati abituati a shingo araki un mito che ci manchera' di sicuro in questa grande avventura, ma questo lost canvas cerchiamolo di vederlo con altri occhi e tutto sarà più semplice poi con il tempo ameremo questo tratto che riesce comunque a dare emozioni, il manga e il tratto della shiori sono stupendi invito a tutti a leggerlo anche hai nuovi che si avvicinano al mondo dei manga e degli anime, lost canvas e un nuovo punto di partenza per quello che era gia' un mito... Grazie a masami kurumada, grazie shingo araki, grazie shiori teshirogi, grazie megumu okada per le forti emozioni che negli anni ci hanno fatto e ci fanno provare!!