Grand Blue
All'inizio pensavo "ma come farà un anime a farmi ridere, impossibile!"; invece «Grand Blue» mi ha fatto ricredere diventando uno dei miei anime preferiti. Ma «Grand Blue» non è solo questo, infatti alterna perfettamente l'ironia e le gag alle parti di slice of life.
È un anime perfetto per prendersi una pausa dalla vita reale e rilassarsi facendosi quattro risate, o se si è appena terminata la visione di un battle shonen e si vuole cambiare il genere dell'anime. Mi dispiace veramente che non ci sarà una seconda stagione (o almeno così credo) e che in Italia il manga non sia edito, nonostante le numerose richieste dei fan, perché secondo me merita tanto, personaggi caratterizzati bene, disegni a parer mio più che buoni, una commedia che fa ridere ad ogni capitolo/episodio e che ti tiene incollato allo schermo.
È un anime perfetto per prendersi una pausa dalla vita reale e rilassarsi facendosi quattro risate, o se si è appena terminata la visione di un battle shonen e si vuole cambiare il genere dell'anime. Mi dispiace veramente che non ci sarà una seconda stagione (o almeno così credo) e che in Italia il manga non sia edito, nonostante le numerose richieste dei fan, perché secondo me merita tanto, personaggi caratterizzati bene, disegni a parer mio più che buoni, una commedia che fa ridere ad ogni capitolo/episodio e che ti tiene incollato allo schermo.
Veramente bello: una serie in cui non c'è troppo fan-service ed è divertente, istruttiva e mai scontato. Ha addirittura i messaggini promozionali, un anime relativamente corto ma che conclude egregiamente l'arco narrativo, non so se ci sarà una seconda stagione ma può esserci come non esserci.
I personaggi sono caratterizzati bene, tecnicamente c'è una buona animazione, anche se non sempre è ricca di dettagli, serie quindi che merita una visione se, per esempio, volete concedervi una pausa con un anime carino, qualcosa, tipo, da vedere in attesa de "L'attacco dei giganti" (stagione 4 parte 4).
Posso dire che questo è un ottimo anime, io l'ho iniziato e "divorato" in una sola giornata. Consiglio questo anime a chi non ha pretese e voglia farsi qualche risata.
I personaggi sono caratterizzati bene, tecnicamente c'è una buona animazione, anche se non sempre è ricca di dettagli, serie quindi che merita una visione se, per esempio, volete concedervi una pausa con un anime carino, qualcosa, tipo, da vedere in attesa de "L'attacco dei giganti" (stagione 4 parte 4).
Posso dire che questo è un ottimo anime, io l'ho iniziato e "divorato" in una sola giornata. Consiglio questo anime a chi non ha pretese e voglia farsi qualche risata.
Non c'è che dire, certe scene mi hanno fatto letteralmente scassare.
Personaggi "particolari", gag abbastanza diverse dal solito e un clima di demenzialità velata, ma non troppo (senza mai diventare pesante), creano il giusto mix per questa storia leggera, in cui seguiamo le avventure di un gruppo "di immersioni" che vedremo immergersi sì e no 3-4 volte in tutto! Ottima scelta perché oltre a rendere il tutto ancora più demenziale, sono riusciti a compensare alcune leggere mancanze dal lato grafico: le scene delle immersioni sono belline ma niente di eccezionale; una lode ai creatori per essere riusciti a riconoscere i propri orizzonti e per aver saputo scommettere sui punti forti.
Una di quelle serie che ti fa pensare che è un peccato sia durata così poco, ma ho trovato lo stesso che la conclusione, così com'è stata realizzata, le calzasse a pennello.
Per quanto mi riguarda, una ventata d'aria fresca.
Personaggi "particolari", gag abbastanza diverse dal solito e un clima di demenzialità velata, ma non troppo (senza mai diventare pesante), creano il giusto mix per questa storia leggera, in cui seguiamo le avventure di un gruppo "di immersioni" che vedremo immergersi sì e no 3-4 volte in tutto! Ottima scelta perché oltre a rendere il tutto ancora più demenziale, sono riusciti a compensare alcune leggere mancanze dal lato grafico: le scene delle immersioni sono belline ma niente di eccezionale; una lode ai creatori per essere riusciti a riconoscere i propri orizzonti e per aver saputo scommettere sui punti forti.
Una di quelle serie che ti fa pensare che è un peccato sia durata così poco, ma ho trovato lo stesso che la conclusione, così com'è stata realizzata, le calzasse a pennello.
Per quanto mi riguarda, una ventata d'aria fresca.
Il giovane Iori Kitahara si trasferisce a Izu per frequentare l'università, andando ad abitare da uno zio che gestisce un negozio di attrezzature marine in una località balneare.
Si prospetta una vita universitaria ricca di divertimenti, dato che le cugine Chisa e Nanaka Kotegawa, che il ragazzo non vedeva da una decina d'anni, crescendo sono diventate proprio due belle figliole.
Peccato che i sogni di Iori siano destinati immediatamente a infrangersi contro quelli di Shinji Tokita e Ryujiro Kotobuki, i suoi due senpai universitari: due omaccioni col vizio di spogliarsi in pubblico e tracannare quasiasi tipo di bevanda alcolica, che sono eternamente piazzati a casa Kotegawa perché fanno parte, insieme alle due ragazze, del circolo universitario di sub.
Quando due gorillla del genere ti chiedono amichevolmente di entrare a far parte dello stesso club, puoi forse rifiutare? Ed ecco che anche il povero Iori si trova costretto a partecipare ai continui festini alcolici organizzati dai suoi scellerati senpai.
Poco male, direte voi, gli restano le due belle cugine con cui vivere insieme e divertirsi, no? Peccato che a Nanaka interessino le ragazze e abbia un segreto e ossessivo complesso della sorella, mentre a Chisa non va proprio a genio che suo cugino, coinvolto in mille equivoci, finisca sempre per comportarsi in maniera indecente.
A completare il cast di questo folle club che tutto fa tranne che andare al mare, ci sono anche Kohei Imamura, bishounen fuori e otaku allo stadio terminale dentro, che diventerà il miglior amico di Iori; Azusa Hamaoka, bellezza bisessuale (dirà sul serio?) che tiene testa ai maschi quanto ad alcool, è convinta che Iori e Kohei siano una coppia gay e caccia sempre il nostro protagonista in mille situazioni imbarazzanti, e Aina Yoshiwara, una ragazzina molto timida e innocente che finirà perennemente coinvolta in equivoci e situazioni paradossali.
"Grand Blue", serie di 12 episodi tratta dall'omonimo manga di Kenji Inoue e Kimitake Yoshioka, è andata in onda durante l'estate 2018 e, anche se le vicende narrate hanno luogo in primavera, non poteva che essere trasmessa durante questa stagione.
Già dalla sigla iniziale, infatti, ci aspettiamo una serie fresca, divertente, che evoca storie adolescenziali con ambientazione marittima. Una di quelle serie che, appunto, non puoi che trasmettere in estate, magari una commedia adolescenziale che ti risveglia piacevoli ricordi, un po' come un "Orange Road" o, ancora meglio, un "B.B. Fish" di Shou Kitagawa.
E' proprio a questa serie che viene da pensare approcciandosi per la prima volta a Grand Blue, vuoi per l'ambientazione marittima, vuoi per i personaggi coinvolti, l'atmosfera, lo stile di disegno. Anche in questo caso, infatti, abbiamo personaggi universitari che vanno al mare, belle ragazze in bikini e ragazzoni dal fisico ben piazzato, e anche in questo caso il manga di partenza è un seinen.
Ma, lo si scopre immediatamente, a "Grand Blue" mancano il garbo e il romanticismo caratteristici di un certo tipo di commedie manga: prende il suo incipit alla "Maison Ikkoku" e lo trasforma in una versione balneare di "Animal House", spingendo al massimo sull'acceleratore della follia, di una comicità boccaccesca fatta di spogliarelli, sbornie e madornali equivoci, al punto che lo spettatore capisce subito l'andazzo e smette subito di seguire la serie per interessarsi alle vicende amorose di Iori e Chisa. Proprio come nel capolavoro di John Landis, infatti, il focus è tutto sulla goliardia della vita universitaria di questi ragazzi che vogliono solo divertirsi, e sono loro stessi a trasformare in una sequela di folli equivoci e ridicolizzare ogni tentativo di approcciare l'altro sesso.
Iori e gli altri non studiano (guardate l'esilarante episodio in cui cercano invano in tutti i modi di barare e copiare durante l'esame di lingua straniera) e passeranno a fare le loro reali attività del club di immersioni forse venti minuti totali su tutta la serie. Per tutto il resto delle puntate, non faranno altro che bere, festeggiare, bere, spogliarsi, bere, litigare, bere, giocare, bere, mettersi i bastoni tra le ruote tra loro, bere, finire in situazioni equivoche, bere, viaggiare, bere... ho già detto bere?
L'episodio iniziale, con la festa di iniziazione delle matricole dove non fanno altro che ingannarsi offrendosi a vicenda liquidi più o meno alcolici al posto di té o acqua, è già uno spasso, e fa subito capire quale sarà lo stile e il tenore della serie. Una serie che fa ridere tantissimo, e non se ne capisce bene il perché, dato che magari sono gag già viste, volgarotte, sceme, che magari viste in altri contesti non avrebbero fatto lo stesso effetto, ma all'ennesimo litigio tra Iori e Kohei ci siamo ritrovati a terra a rotolare dalle risate e, tutto sommato, abbiamo scoperto che ridere così di gusto, ogni tanto, fa bene.
Tra i personaggi di "Grand Blue" non ce n'è uno normale, e ci si adatta subito a questo clima di follia generale, dove sono tutti sempre mezzi nudi e ubriachi, tutti pazzi, tutti che cercano di continuo di ingannarsi, di mettersi le dita negli occhi a vicenda, di ficcarsi in situazioni paradossali che li faranno passare per dei maniaci, ma che sotto sotto si vogliono un gran bene anche se sono troppo scemi per ammetterlo. Una commedia dell'assurdo dove vengono messi in scena i vizi più che le virtù, ma non si può fare a meno di affezionarsi a tutti i personaggi, man mano che il cast si allarga e ognuno ottiene una sua parte. Soprattutto il cast femminile che sulle prime risultava scialbo e poco interessante, finisce per diventare anch'esso parte del tutto, uno dei fondamentali ingranaggi che fanno funzionare questa commedia fatta di equivoci, di ragazzi che cercano l'amore ma ottengono solo sbornie, sberle e sguardi omicidi da parte delle ragazze.
Pian piano si entra nel gioco e Iori e compagni finiscono per diventare degli insostituibili amici scemi con cui farsi grasse risate ad ogni incontro, ma, arrivati alla fine della serie, scopriamo anche che non solo noi spettatori, anche loro la pensano allo stesso modo. Magari non avranno realizzato il loro sogno iniziale, ma è indubbio che avranno un bellissimo ricordo della loro vita universitaria (ammesso che si ricordino qualcosa dopo tutte le sbornie che prendono!), un periodo fatto di feste, gioia, mare e divertimento vissuto insieme ad amici speciali.
Tutto bello, direte voi, ma a fare immersioni ogni tanto ci vanno? Sì, giusto ogni tanto, e l'avvicinamento tra Chisa, figlia del mare, e Iori, che non sa nuotare, passa anche attraverso poche ma significative scene dove "Grand Blue" si avvicina un pochino alla commedia adolescenziale che prometteva di essere. Le scene di immersioni vere e proprie non sono tantissime e sono anche i punti più deboli della serie, perdendosi in tecnicismi sull'uso delle bombole d'ossigeno o delle maschere, ma ogni tanto ci danno l'opportunità di scandagliare (ah ah!) il cuore dei personaggi e i loro veri sentimenti, che di solito tengono nascosti da mille gag.
Uno stile di disegno un po' old school, che valorizza molto il corpo femminile e che gioca molto sull'estetica del bara manga nel caratterizzare i suoi personaggi maschili, ci accompagna in una serie divertente, esagerata, dove i personaggi fanno di continuo facce strane e i doppiatori devono sforzare di continuo le corde vocali lanciandosi in mille buffi litigi. La sigla iniziale, "Grand Blue" dei sempre apprezzabilissimi Shounan no Kaze, ha un tono allegro, tropicale, simpatico, ma è la sigla finale la vera chicca, perfettamente coerente con la follia generale della serie.
All'interno della serie, "Konpeki no Al Fine" è un brano di successo della cantante Kaya Mizuki (che altri non è che la cantante/doppiatrice Nana Mizuki), amatissimo dal super-otaku Kohei. La versione della sigla, cantata da un misterioso gruppo chiamato Izu no Kaze (i cui membri altri non sono che i doppiatori dei quattro protagonisti maschili Iori/Yuma Uchida, Kohei/Ryohei Kimura, Tokita/Hiroki Yasumoto e Kotobuki/Katsuyuki Konishi), ci mostra una scatenata sessione di karaoke dei quattro personaggi, dove Iori e Kohei si lanciano in uno spassionato ed esilarante duetto (ovviamente finiranno per spogliarsi anche qui), mentre i due senpai li incitano sullo sfondo, sbevazzando e spogliandosi, il tutto per concludere con loro quattro mezzi nudi, in pose da culturista, che parlano con lo spettatore dicendo cose come "Ci dispiace per lo spettacolo", "Grazie mille" "E adesso, la pubblicità".
Il penultimo episodio ci regala una versione speciale della sigla mostrandoci il brano originale, eseguito da Kaya/Nana Mizuki e l'emozionatissimo Kohei ad assistere all'esibizione del suo idolo, ma la versione migliore è quella completa presente nel singolo, dove i quattro personaggi continuano a cantare sfidandosi ad un karaoke alcolico e punendo il povero Iori perché sbaglia a leggere la pronuncia dei kanji del testo.
"Grand Blue" è una serie divertente e fresca, che purtroppo dura solo dodici episodi e non ha un finale vero e proprio. Ma forse non ne aveva bisogno, dato che al coronamento della storia d'amore ci abbiamo rinunciato quasi subito e che, probabilmente, continuare a narrare le avventure marine di Iori e compagni mentre fuori dalle nostre finestre è autunno o inverno era un delitto imperdonabile (ma se ci farete per caso una seconda stagione l'estate prossima non ci dispiacerà mica). E' una visione leggera e spassosa, che riesce ad entrare nel cuore nonostante la brevità grazie a tutte le volte in cui ci farà ridere di gusto fino a farci dolere il petto. Forse non ci ha regalato le storie d'amore adolescenziali o le avventure sottomarine che sembrava prometterci, ma cambio sia noi che i personaggi della storia abbiamo ottenuto un'estate indimenticabile, ricca di divertimento, ricordi ed amici, com'è giusto che sia.
"Natsu ni makasete", lascia fare all'estate, canta la sigla iniziale, del resto. E così è stato.
Si prospetta una vita universitaria ricca di divertimenti, dato che le cugine Chisa e Nanaka Kotegawa, che il ragazzo non vedeva da una decina d'anni, crescendo sono diventate proprio due belle figliole.
Peccato che i sogni di Iori siano destinati immediatamente a infrangersi contro quelli di Shinji Tokita e Ryujiro Kotobuki, i suoi due senpai universitari: due omaccioni col vizio di spogliarsi in pubblico e tracannare quasiasi tipo di bevanda alcolica, che sono eternamente piazzati a casa Kotegawa perché fanno parte, insieme alle due ragazze, del circolo universitario di sub.
Quando due gorillla del genere ti chiedono amichevolmente di entrare a far parte dello stesso club, puoi forse rifiutare? Ed ecco che anche il povero Iori si trova costretto a partecipare ai continui festini alcolici organizzati dai suoi scellerati senpai.
Poco male, direte voi, gli restano le due belle cugine con cui vivere insieme e divertirsi, no? Peccato che a Nanaka interessino le ragazze e abbia un segreto e ossessivo complesso della sorella, mentre a Chisa non va proprio a genio che suo cugino, coinvolto in mille equivoci, finisca sempre per comportarsi in maniera indecente.
A completare il cast di questo folle club che tutto fa tranne che andare al mare, ci sono anche Kohei Imamura, bishounen fuori e otaku allo stadio terminale dentro, che diventerà il miglior amico di Iori; Azusa Hamaoka, bellezza bisessuale (dirà sul serio?) che tiene testa ai maschi quanto ad alcool, è convinta che Iori e Kohei siano una coppia gay e caccia sempre il nostro protagonista in mille situazioni imbarazzanti, e Aina Yoshiwara, una ragazzina molto timida e innocente che finirà perennemente coinvolta in equivoci e situazioni paradossali.
"Grand Blue", serie di 12 episodi tratta dall'omonimo manga di Kenji Inoue e Kimitake Yoshioka, è andata in onda durante l'estate 2018 e, anche se le vicende narrate hanno luogo in primavera, non poteva che essere trasmessa durante questa stagione.
Già dalla sigla iniziale, infatti, ci aspettiamo una serie fresca, divertente, che evoca storie adolescenziali con ambientazione marittima. Una di quelle serie che, appunto, non puoi che trasmettere in estate, magari una commedia adolescenziale che ti risveglia piacevoli ricordi, un po' come un "Orange Road" o, ancora meglio, un "B.B. Fish" di Shou Kitagawa.
E' proprio a questa serie che viene da pensare approcciandosi per la prima volta a Grand Blue, vuoi per l'ambientazione marittima, vuoi per i personaggi coinvolti, l'atmosfera, lo stile di disegno. Anche in questo caso, infatti, abbiamo personaggi universitari che vanno al mare, belle ragazze in bikini e ragazzoni dal fisico ben piazzato, e anche in questo caso il manga di partenza è un seinen.
Ma, lo si scopre immediatamente, a "Grand Blue" mancano il garbo e il romanticismo caratteristici di un certo tipo di commedie manga: prende il suo incipit alla "Maison Ikkoku" e lo trasforma in una versione balneare di "Animal House", spingendo al massimo sull'acceleratore della follia, di una comicità boccaccesca fatta di spogliarelli, sbornie e madornali equivoci, al punto che lo spettatore capisce subito l'andazzo e smette subito di seguire la serie per interessarsi alle vicende amorose di Iori e Chisa. Proprio come nel capolavoro di John Landis, infatti, il focus è tutto sulla goliardia della vita universitaria di questi ragazzi che vogliono solo divertirsi, e sono loro stessi a trasformare in una sequela di folli equivoci e ridicolizzare ogni tentativo di approcciare l'altro sesso.
Iori e gli altri non studiano (guardate l'esilarante episodio in cui cercano invano in tutti i modi di barare e copiare durante l'esame di lingua straniera) e passeranno a fare le loro reali attività del club di immersioni forse venti minuti totali su tutta la serie. Per tutto il resto delle puntate, non faranno altro che bere, festeggiare, bere, spogliarsi, bere, litigare, bere, giocare, bere, mettersi i bastoni tra le ruote tra loro, bere, finire in situazioni equivoche, bere, viaggiare, bere... ho già detto bere?
L'episodio iniziale, con la festa di iniziazione delle matricole dove non fanno altro che ingannarsi offrendosi a vicenda liquidi più o meno alcolici al posto di té o acqua, è già uno spasso, e fa subito capire quale sarà lo stile e il tenore della serie. Una serie che fa ridere tantissimo, e non se ne capisce bene il perché, dato che magari sono gag già viste, volgarotte, sceme, che magari viste in altri contesti non avrebbero fatto lo stesso effetto, ma all'ennesimo litigio tra Iori e Kohei ci siamo ritrovati a terra a rotolare dalle risate e, tutto sommato, abbiamo scoperto che ridere così di gusto, ogni tanto, fa bene.
Tra i personaggi di "Grand Blue" non ce n'è uno normale, e ci si adatta subito a questo clima di follia generale, dove sono tutti sempre mezzi nudi e ubriachi, tutti pazzi, tutti che cercano di continuo di ingannarsi, di mettersi le dita negli occhi a vicenda, di ficcarsi in situazioni paradossali che li faranno passare per dei maniaci, ma che sotto sotto si vogliono un gran bene anche se sono troppo scemi per ammetterlo. Una commedia dell'assurdo dove vengono messi in scena i vizi più che le virtù, ma non si può fare a meno di affezionarsi a tutti i personaggi, man mano che il cast si allarga e ognuno ottiene una sua parte. Soprattutto il cast femminile che sulle prime risultava scialbo e poco interessante, finisce per diventare anch'esso parte del tutto, uno dei fondamentali ingranaggi che fanno funzionare questa commedia fatta di equivoci, di ragazzi che cercano l'amore ma ottengono solo sbornie, sberle e sguardi omicidi da parte delle ragazze.
Pian piano si entra nel gioco e Iori e compagni finiscono per diventare degli insostituibili amici scemi con cui farsi grasse risate ad ogni incontro, ma, arrivati alla fine della serie, scopriamo anche che non solo noi spettatori, anche loro la pensano allo stesso modo. Magari non avranno realizzato il loro sogno iniziale, ma è indubbio che avranno un bellissimo ricordo della loro vita universitaria (ammesso che si ricordino qualcosa dopo tutte le sbornie che prendono!), un periodo fatto di feste, gioia, mare e divertimento vissuto insieme ad amici speciali.
Tutto bello, direte voi, ma a fare immersioni ogni tanto ci vanno? Sì, giusto ogni tanto, e l'avvicinamento tra Chisa, figlia del mare, e Iori, che non sa nuotare, passa anche attraverso poche ma significative scene dove "Grand Blue" si avvicina un pochino alla commedia adolescenziale che prometteva di essere. Le scene di immersioni vere e proprie non sono tantissime e sono anche i punti più deboli della serie, perdendosi in tecnicismi sull'uso delle bombole d'ossigeno o delle maschere, ma ogni tanto ci danno l'opportunità di scandagliare (ah ah!) il cuore dei personaggi e i loro veri sentimenti, che di solito tengono nascosti da mille gag.
Uno stile di disegno un po' old school, che valorizza molto il corpo femminile e che gioca molto sull'estetica del bara manga nel caratterizzare i suoi personaggi maschili, ci accompagna in una serie divertente, esagerata, dove i personaggi fanno di continuo facce strane e i doppiatori devono sforzare di continuo le corde vocali lanciandosi in mille buffi litigi. La sigla iniziale, "Grand Blue" dei sempre apprezzabilissimi Shounan no Kaze, ha un tono allegro, tropicale, simpatico, ma è la sigla finale la vera chicca, perfettamente coerente con la follia generale della serie.
All'interno della serie, "Konpeki no Al Fine" è un brano di successo della cantante Kaya Mizuki (che altri non è che la cantante/doppiatrice Nana Mizuki), amatissimo dal super-otaku Kohei. La versione della sigla, cantata da un misterioso gruppo chiamato Izu no Kaze (i cui membri altri non sono che i doppiatori dei quattro protagonisti maschili Iori/Yuma Uchida, Kohei/Ryohei Kimura, Tokita/Hiroki Yasumoto e Kotobuki/Katsuyuki Konishi), ci mostra una scatenata sessione di karaoke dei quattro personaggi, dove Iori e Kohei si lanciano in uno spassionato ed esilarante duetto (ovviamente finiranno per spogliarsi anche qui), mentre i due senpai li incitano sullo sfondo, sbevazzando e spogliandosi, il tutto per concludere con loro quattro mezzi nudi, in pose da culturista, che parlano con lo spettatore dicendo cose come "Ci dispiace per lo spettacolo", "Grazie mille" "E adesso, la pubblicità".
Il penultimo episodio ci regala una versione speciale della sigla mostrandoci il brano originale, eseguito da Kaya/Nana Mizuki e l'emozionatissimo Kohei ad assistere all'esibizione del suo idolo, ma la versione migliore è quella completa presente nel singolo, dove i quattro personaggi continuano a cantare sfidandosi ad un karaoke alcolico e punendo il povero Iori perché sbaglia a leggere la pronuncia dei kanji del testo.
"Grand Blue" è una serie divertente e fresca, che purtroppo dura solo dodici episodi e non ha un finale vero e proprio. Ma forse non ne aveva bisogno, dato che al coronamento della storia d'amore ci abbiamo rinunciato quasi subito e che, probabilmente, continuare a narrare le avventure marine di Iori e compagni mentre fuori dalle nostre finestre è autunno o inverno era un delitto imperdonabile (ma se ci farete per caso una seconda stagione l'estate prossima non ci dispiacerà mica). E' una visione leggera e spassosa, che riesce ad entrare nel cuore nonostante la brevità grazie a tutte le volte in cui ci farà ridere di gusto fino a farci dolere il petto. Forse non ci ha regalato le storie d'amore adolescenziali o le avventure sottomarine che sembrava prometterci, ma cambio sia noi che i personaggi della storia abbiamo ottenuto un'estate indimenticabile, ricca di divertimento, ricordi ed amici, com'è giusto che sia.
"Natsu ni makasete", lascia fare all'estate, canta la sigla iniziale, del resto. E così è stato.
La comicità è uno strumento molto delicato e talvolta difficile da applicare nei vari contesti nei quali lo si tenta di esprimere, infatti può assumere una doppia valenza: da una parte, potrebbe aiutare l'opera ad essere più divertente e meno pesante da seguire; dall'altra, invece, potrebbe non funzionare ed inficiare negativamente sull'andamento sia della trama che della caratterizzazione dei personaggi stessa. In "Grand Blue", l'aspetto comico e l'ironia che lascia trasparire la serie, è davvero disarmante, difficile non farsi tante risate quando si assiste alle svariate gag e scenette comiche tra il protagonista Iori e i suoi "vivaci" amici che lo circondano.
Partiamo, però, dall'inizio: Iori è un ragazzo, che per poter frequentare l'università di Izu, si trasferisce dallo zio, il quale possiede un negozio per attrezzature da sub, chiamato Grand Blue. Il protagonista, grazie anche alle nuove amicizie, si appassiona quasi subito al mondo subacqueo e alle sue incredibili meraviglie, sebbene durante la sua infanzia non abbia avuto dei buonissimi rapporti con il mare. Avendo preso una piega simile, mi sarei aspettato che la narrazione prendesse una direzione ben specifica, rivolta in modo particolare alle immersioni e al mondo marino, tuttavia le mie aspettative sono state ampiamente deluse! Durante la prima metà della serie, abbiamo assistito a delle vicende davvero poco utili alla narrazione e al contesto marino... sottolineo ulteriormente di averle trovate divertenti e comiche, ma ciò non basta a salvare l'andamento molto altalenante e poco coinvolgente dal punto di vista narrativo della trama. Solo durante le fasi finali dell'opera, vengono introdotti alcuni spezzoni molto interessanti sulle attrezzature da sub e sui comportamenti da adottare quando ci si ritrova sott'acqua sia nel momento in cui si è da soli che in gruppo.
Anche su un altro aspetto fondamentale, la caratterizzazione dei personaggi, la serie non riesce ad esprimere il meglio di sé: tralasciando Iori e Chisa, dei quali riusciamo ad avere una caratterizzazione sufficiente, grazie anche a dei flashback su alcune vicende del loro passato, gli altri caratteri principali vengono gestiti in maniera piuttosto superficiale, valutando le limitate ed esigue informazioni che ci vengono proposte durante i dodici episodi, è davvero difficile definire un identikit almeno sufficiente dei caratteri principali.
Un altro aspetto che personalmente non ho trovato costruttivo sia a livello educativo che tematico, è l'utilizzo che si fa dell'alcool da parte dell'autore: comprendo i disclaimer all'inizio di ogni episodio, tuttavia l'abuso di alcool così eccessivo e giustificato per qualsiasi cosa da parte dei protagonisti, l'ho trovato davvero futile e poco educativo per i potenziali spettatori dell'opera. Magari l'idea sarebbe potuta anche essere quella di ironizzare ingenuamente sul tema, ma osservare degli universitari che bevono senza un motivo specifico, addirittura fino a rischiare di farsi del male seriamente, può davvero essere un potenziale elemento soggetto ad equivoci o fraintendimenti, oltretutto non è detto che tutti recepiscano il sarcasmo e l'ironia che tecnicamente dovrebbe esserci di fondo sulla tematica.
L'apparato grafico è stato di mio gradimento, ottime le fisionomie delle ragazze, anche a livello fisico, leggermente meno dettagliati i ragazzi; le ambientazioni subacquee mi sono piaciute, sono riuscite a trasmettermi la curiosità di approfondire maggiormente le meraviglie di questo mondo sconosciuto! L'opening è davvero fantastica, riesce a trasmettere una carica assurda e si addice perfettamente al clima allegro e spensierato della serie, il doppiaggio mi è piaciuto così come il resto delle OST!
Complessivamente mi è dispiaciuto non poter attribuire la sufficienza alla serie, in quanto, potenzialmente avrebbe meritato anche un volto alto, tuttavia una trama al di sotto delle aspettative che si allontana molto spesso dal tema principale dell'opera, insieme ad una caratterizzazione dei personaggi banale e poco precisa, non sono riusciti ad elevare la qualità comica e parodica della serie. Si è defilato anche un triangolo amoroso tra il protagonista e due ragazze del gruppo, ma anche in questo caso, non è si andati fino in fondo, la vicenda viene ripresa ogni tanto e con degli elementi poco convincenti, che fanno sinceramente perdere di credibilità e passione sulle possibili e conseguenti relazioni amorose a cui avremo potuto assistere. Il finale aperto e inconcludente resta in linea con le basse aspettative che si vengono a creare col passare degli episodi. Onestamente è difficile non consigliare un anime simile, per il semplice fatto che se si è giù di morale o si sta affrontando un momento particolare, sarebbe l'ideale per ripartire alla grande e più forte di prima con tutte l'ilarità e il divertimento presente nell'anime!
Tuttavia non bisogna neanche crearsi tante aspettative e porre fiducia in qualcosa che resta irrimediabilmente grezzo e che non riesce mai a spiccare!
Peccato davvero! Il mio voto finale è... 5!
P.S. Non so se ci avete fatto caso ma quando Iori si arrabbia oppure litiga con il compare Kohei, assomiglia in una maniera impressionante ad Eren di "Shingeki no Kyojin" versione Gigante! Coincidenze? Non credo...
Partiamo, però, dall'inizio: Iori è un ragazzo, che per poter frequentare l'università di Izu, si trasferisce dallo zio, il quale possiede un negozio per attrezzature da sub, chiamato Grand Blue. Il protagonista, grazie anche alle nuove amicizie, si appassiona quasi subito al mondo subacqueo e alle sue incredibili meraviglie, sebbene durante la sua infanzia non abbia avuto dei buonissimi rapporti con il mare. Avendo preso una piega simile, mi sarei aspettato che la narrazione prendesse una direzione ben specifica, rivolta in modo particolare alle immersioni e al mondo marino, tuttavia le mie aspettative sono state ampiamente deluse! Durante la prima metà della serie, abbiamo assistito a delle vicende davvero poco utili alla narrazione e al contesto marino... sottolineo ulteriormente di averle trovate divertenti e comiche, ma ciò non basta a salvare l'andamento molto altalenante e poco coinvolgente dal punto di vista narrativo della trama. Solo durante le fasi finali dell'opera, vengono introdotti alcuni spezzoni molto interessanti sulle attrezzature da sub e sui comportamenti da adottare quando ci si ritrova sott'acqua sia nel momento in cui si è da soli che in gruppo.
Anche su un altro aspetto fondamentale, la caratterizzazione dei personaggi, la serie non riesce ad esprimere il meglio di sé: tralasciando Iori e Chisa, dei quali riusciamo ad avere una caratterizzazione sufficiente, grazie anche a dei flashback su alcune vicende del loro passato, gli altri caratteri principali vengono gestiti in maniera piuttosto superficiale, valutando le limitate ed esigue informazioni che ci vengono proposte durante i dodici episodi, è davvero difficile definire un identikit almeno sufficiente dei caratteri principali.
Un altro aspetto che personalmente non ho trovato costruttivo sia a livello educativo che tematico, è l'utilizzo che si fa dell'alcool da parte dell'autore: comprendo i disclaimer all'inizio di ogni episodio, tuttavia l'abuso di alcool così eccessivo e giustificato per qualsiasi cosa da parte dei protagonisti, l'ho trovato davvero futile e poco educativo per i potenziali spettatori dell'opera. Magari l'idea sarebbe potuta anche essere quella di ironizzare ingenuamente sul tema, ma osservare degli universitari che bevono senza un motivo specifico, addirittura fino a rischiare di farsi del male seriamente, può davvero essere un potenziale elemento soggetto ad equivoci o fraintendimenti, oltretutto non è detto che tutti recepiscano il sarcasmo e l'ironia che tecnicamente dovrebbe esserci di fondo sulla tematica.
L'apparato grafico è stato di mio gradimento, ottime le fisionomie delle ragazze, anche a livello fisico, leggermente meno dettagliati i ragazzi; le ambientazioni subacquee mi sono piaciute, sono riuscite a trasmettermi la curiosità di approfondire maggiormente le meraviglie di questo mondo sconosciuto! L'opening è davvero fantastica, riesce a trasmettere una carica assurda e si addice perfettamente al clima allegro e spensierato della serie, il doppiaggio mi è piaciuto così come il resto delle OST!
Complessivamente mi è dispiaciuto non poter attribuire la sufficienza alla serie, in quanto, potenzialmente avrebbe meritato anche un volto alto, tuttavia una trama al di sotto delle aspettative che si allontana molto spesso dal tema principale dell'opera, insieme ad una caratterizzazione dei personaggi banale e poco precisa, non sono riusciti ad elevare la qualità comica e parodica della serie. Si è defilato anche un triangolo amoroso tra il protagonista e due ragazze del gruppo, ma anche in questo caso, non è si andati fino in fondo, la vicenda viene ripresa ogni tanto e con degli elementi poco convincenti, che fanno sinceramente perdere di credibilità e passione sulle possibili e conseguenti relazioni amorose a cui avremo potuto assistere. Il finale aperto e inconcludente resta in linea con le basse aspettative che si vengono a creare col passare degli episodi. Onestamente è difficile non consigliare un anime simile, per il semplice fatto che se si è giù di morale o si sta affrontando un momento particolare, sarebbe l'ideale per ripartire alla grande e più forte di prima con tutte l'ilarità e il divertimento presente nell'anime!
Tuttavia non bisogna neanche crearsi tante aspettative e porre fiducia in qualcosa che resta irrimediabilmente grezzo e che non riesce mai a spiccare!
Peccato davvero! Il mio voto finale è... 5!
P.S. Non so se ci avete fatto caso ma quando Iori si arrabbia oppure litiga con il compare Kohei, assomiglia in una maniera impressionante ad Eren di "Shingeki no Kyojin" versione Gigante! Coincidenze? Non credo...
L'ironia è una grande cosa, soprattutto quando l'unico termine che riesce a descrivere un prodotto è lo stesso che lo caratterizza, e ironia vuole che "Grand Blue" sia una vera e propria "immersione" unica nel suo genere.
Trasposizione dell'opera originale del duo malefico Kenji Inoue/Kimitake Yoshioka, "Grand Blue" è un complesso mosaico capace di mischiare, in modo quasi sempre convincente, una quantità spropositata di influenze e citazioni della cultura otaku e non.
La trama, in soldoni, vede il giovane Iori Kitahara trasferirsi a casa dello zio in modo da poter frequentare l'università di Izu. Speranzoso di vivere una vita piena di emozioni ed esperienze, Iori si ritroverà, senza capirne bene le dinamiche, a far parte del club di immersioni dove gli elementi "sopra le righe" non mancano.
La prima impressione data dalla serie è quella dell'immediatezza, un approccio quasi brutale con lo spettatore che viene letteralmente trascinato nei deliri narrativi della stessa. Un'immediatezza che mette subito le carte in tavola, senza alcuna vergogna di sorta o timore reverenziale.
Kenji Inoue, vecchia volpe nota ai più per il suo "Baka to test to shoukanjuu", dimostra tutta la sua esperienza e classe mischiando vari stili comici in quello che, a conti fatti, è un mix esplosivo di gran lunga superiore a tantissime serie di produzione recente.
La comicità di "Grand Blue" è fanciullesca, quasi primordiale, capace di pizzicare quelle corde primitive che ognuno di noi ha nell'animo e che ci porta a ridere come degli ossessi quando vediamo qualcuno cadere o un animale fare qualcosa di stupido. Un fragoroso richiamo alla slapstick comedy di miti eterni come Charlie Chaplin, capaci di far ridere grazie alla propria mimica e gestualità. E questa non è che la punta dell'iceberg.
Troviamo infatti richiami più che espliciti alla comicità irriverente e dissacrante dei Monty Python, soprattutto nelle scene in cui i protagonisti si lasciano andare, con nonchalance più assoluta, in situazioni totalmente assurde e senza pudore.
Anche il rapporto litigioso fra Iori e il suo compagno di scorribande Kohei è una enorme citazione ad un certo tipo di comicità chiassosa tipicamente giapponese di fine anni '70, su tutti "Urusei Yatsura" e i perenni battibecchi fra Ataru Moroboshi e Mendō Shūtarō.
Non mancano infine situazioni originali al limite del grottesco (chi ha parlato di furgoni?) e tantissime citazioni che lascio a voi il piacere di scoprire di puntata in puntata.
"Grand Blue" non è però solo comicità, ma anche il racconto di un sogno, il sogno di Iori.
Seppur inizialmente scettico, il nostro protagonista scoprirà gradualmente un mondo nuovo nascosto nelle profondità del mare che lo porterà, come un novello Jonathan Livingston, a ricercare quelle emozioni di cui si era privato per forse troppo tempo.
Tecnicamente la serie è lodevole, pur non brillando sempre per qualità, e lo studio Zero-G non credo meriti alcun rimprovero a riguardo. Azzeccatissime sono le musiche, sempre a tema e capaci di sottolineare perfettamente le surreali situazioni fra serio e faceto.
Discorso a parte invece per la regia, vera e propria miniera d'oro della serie, che in sole 12 puntate è riuscita a non perdere mai il confronto con la serie cartacea: tempi comici perfetti e superbo equilibrio fra momenti seri e quelli più irriverenti.
In conclusione, "Grand Blue" è una serie che merita ampiamente la visione e difficilmente deluderà anche lo spettatore più esigente. Una perla in questo turbolento mare chiamato stagione estiva.
Trasposizione dell'opera originale del duo malefico Kenji Inoue/Kimitake Yoshioka, "Grand Blue" è un complesso mosaico capace di mischiare, in modo quasi sempre convincente, una quantità spropositata di influenze e citazioni della cultura otaku e non.
La trama, in soldoni, vede il giovane Iori Kitahara trasferirsi a casa dello zio in modo da poter frequentare l'università di Izu. Speranzoso di vivere una vita piena di emozioni ed esperienze, Iori si ritroverà, senza capirne bene le dinamiche, a far parte del club di immersioni dove gli elementi "sopra le righe" non mancano.
La prima impressione data dalla serie è quella dell'immediatezza, un approccio quasi brutale con lo spettatore che viene letteralmente trascinato nei deliri narrativi della stessa. Un'immediatezza che mette subito le carte in tavola, senza alcuna vergogna di sorta o timore reverenziale.
Kenji Inoue, vecchia volpe nota ai più per il suo "Baka to test to shoukanjuu", dimostra tutta la sua esperienza e classe mischiando vari stili comici in quello che, a conti fatti, è un mix esplosivo di gran lunga superiore a tantissime serie di produzione recente.
La comicità di "Grand Blue" è fanciullesca, quasi primordiale, capace di pizzicare quelle corde primitive che ognuno di noi ha nell'animo e che ci porta a ridere come degli ossessi quando vediamo qualcuno cadere o un animale fare qualcosa di stupido. Un fragoroso richiamo alla slapstick comedy di miti eterni come Charlie Chaplin, capaci di far ridere grazie alla propria mimica e gestualità. E questa non è che la punta dell'iceberg.
Troviamo infatti richiami più che espliciti alla comicità irriverente e dissacrante dei Monty Python, soprattutto nelle scene in cui i protagonisti si lasciano andare, con nonchalance più assoluta, in situazioni totalmente assurde e senza pudore.
Anche il rapporto litigioso fra Iori e il suo compagno di scorribande Kohei è una enorme citazione ad un certo tipo di comicità chiassosa tipicamente giapponese di fine anni '70, su tutti "Urusei Yatsura" e i perenni battibecchi fra Ataru Moroboshi e Mendō Shūtarō.
Non mancano infine situazioni originali al limite del grottesco (chi ha parlato di furgoni?) e tantissime citazioni che lascio a voi il piacere di scoprire di puntata in puntata.
"Grand Blue" non è però solo comicità, ma anche il racconto di un sogno, il sogno di Iori.
Seppur inizialmente scettico, il nostro protagonista scoprirà gradualmente un mondo nuovo nascosto nelle profondità del mare che lo porterà, come un novello Jonathan Livingston, a ricercare quelle emozioni di cui si era privato per forse troppo tempo.
Tecnicamente la serie è lodevole, pur non brillando sempre per qualità, e lo studio Zero-G non credo meriti alcun rimprovero a riguardo. Azzeccatissime sono le musiche, sempre a tema e capaci di sottolineare perfettamente le surreali situazioni fra serio e faceto.
Discorso a parte invece per la regia, vera e propria miniera d'oro della serie, che in sole 12 puntate è riuscita a non perdere mai il confronto con la serie cartacea: tempi comici perfetti e superbo equilibrio fra momenti seri e quelli più irriverenti.
In conclusione, "Grand Blue" è una serie che merita ampiamente la visione e difficilmente deluderà anche lo spettatore più esigente. Una perla in questo turbolento mare chiamato stagione estiva.