Maria-sama ga miteru
Premessa: questo delizioso e delicatissimo anime è un capolavoro, oltre ad una delle cose più delicate e deliziose io abbia mai visto.
Antefatto: sto riprendendo a guardare anime dopo due decenni che avevo del tutto mollato e, non sapendone assolutamente niente, sto scegliendo le cose da vedere secondo un criterio del tutto casuale (basandomi un po' sull'istinto).
Decisamente non ho idea del perché io abbia scelto, tra le prime cose, questo "Maria-sama ga Miteru" come serie da visionare: odio le suore, odio l'istituto cattolico come ambientazione, non mi intriga nemmeno l'idea di una storia tutta al femminile, quindi scelta apparentemente meno logica non poteva esserci. Ma, per qualche oscura ragione, mi son ritrovato a iniziarne la visione.
Recensione
I primi secondi: già dopo la prima scena (precedente la sigla) mi ritrovo, con mia stessa enorme sorpresa, rapito e colpito per la particolarità che mostra fin da subito l'anime, anche nell'estetica (con i riferimenti ai fiori e l'uso di termini francesi) e nel linguaggio.
La prematura delusione: questa euforia svanisce immediatamente quando inizia la parte "recitata" della sigla: "...Le giovani fanciulle passano attraverso l'alto cancello d'ingresso, oggi come sempre, con i loro innocenti, angelici sorrisi. I loro cuori e corpi puri avvolti in uniformi dai colori scuri. Affinché le pieghe delle loro gonne non vengano disturbate dal vento e per far sì che i bianchi colletti delle loro divise non si ritrovino sgraziatamente a fluttuare nell'aria, è costume, qui, camminare lentamente e con decoro." (Mi son concesso una piccolissima "licenza poetica" in fase di traduzione in italiano del testo di apertura degli episodi, ritoccando - un minimo, secondo il mio gusto - il testo tratto dai sottotitoli in inglese, visto che il giapponese, ahimè, non lo conosco, e solo sulla traduzione inglese potevo basarmi)
Dopo aver letto questo testo ho cominciato a convincermi si trattasse di una tipica serie drammatico/tragica come quelle classiche, con personaggi squadrati e inflessibili, suore cattive, compagne di classe crudeli e invidiose, regole rigidissime da rispettare, dove, anche per un capello fuori posto, la fanciulla poco attenta si ritrova rinchiusa nei sotterranei del monastero per giorni, fustigata a sangue ogni mattina e sera per ore dalla madre superiora. Quindi roba decisamente non per me.
Il mio distopico film mentale su ciò che mi avrebbe aspettato dopo la sigla: Yumi, giovanissima e tenera fanciulla, entra nella scuola gestita dalle suore più crudeli e sadiche di tutta Tokyo, vuole diventare suora anche lei perché ha fatto un voto a Maria per la sorellina, malata di una malattia incurabile e a cui restano pochi mesi di vita.
Fa subito amicizia con l'altrettanto tenera e graziosa Yoshino, sua compagna di classe, di salute cagionevole e debole di cuore, che morirà a metà serie lasciando Yumi nella disperazione più totale ed esponendola ancora di più alla cattiveria delle altre ragazze e delle suore. Nel finale anche la sorellina di Yumi muore, proprio mentre Yumi sta prendendo i voti.
Insomma, quella roba esageratamente cupa e drammatica di stampo tradizionale (in cui il protagonista deve soffrire atrocemente e a lungo per tutto il corso della serie), dunque molto lontana dalla mia sensibilità e i miei gusti.
Invece... sboccia subito l'amore: nonostante il mio funesto presagio, dopo la sigla l'episodio continua a rimanere piacevolmente scorrevole e godibile.
Vengono brillantemente e minuziosamente intrecciati una serie di flashback a brevi salti temporali in avanti che rendono l'episodio più imprevedibile e intenso.
Ma è solo a metà episodio che tutti i miei dubbi e timori riguardanti questa serie vengono spazzati via in un colpo solo, cioè quando per la prima volta entrano in scena le Lady Rose - e si scopre quanto deliziose, ironiche e divertenti siano come personaggi, in particolare l'imprevedibile Rosa Gigantea -
È a questo punto che l'anime mette completamente a nudo la sua natura e svela ciò che vuole essere: niente tragedie, niente cose cupe, niente drammi assurdi, niente pesantezza, niente regole rigide, niente suore malefiche e sadiche che menano di gusto le fanciulle ci saranno ad aspettarci qui.
Diventa chiaro, senza più alcuna ombra di dubbio, che quello che è appena iniziato sarà un anime leggero, simpatico, delicato, tenerissimo, sottile, elegante, divertente, colorato e brillante.
A questo punto ero già perdutamente innamorato di questo anime... e, di episodio in episodio, me ne son innamorato sempre di più.
Perché innamorarsi di "Maria-sama ga Miteru"
Il punto di forza di questo anime, ciò che lo rende così bello e coinvolgente, è la delicatezza che lo permea tutto quanto, dall'inizio alla fine. Tutto quanto. A partire dall'appagante aspetto grafico e lo squisito character design.
Si discosta e distingue immediatamente dai titoli con ambientazioni simili, di solito assai drammatici e drammaticizzati (spesso con momenti di vera tragedia), proprio grazie a questa leggerezza brillante e delicata che sceglie di mantenere dal primo episodio all'ultimo.
L'anime è sceneggiato e costruito con estrema intelligenza e cura, tanto che "cita" pure (per poi smontarli nel giro di un solo episodio) alcuni cliché e stereotipi del genere (ad esempio quello della ragazzina di salute cagionevole).
Privo del tutto - per evidente scelta - di colpi di scena e di escamotage narrativi drammatici, riesce a tenerti rapito e incollato - oserei dire incantato - dal primo minuto all'ultimo per la grazia e l'eleganza con cui è concepito e realizzato.
È una storia chiaramente scritta da un'autrice donna: invece di cercare di rapire lo spettatore provando a stupirlo, scioccarlo, travolgerlo, disorientarlo, sconvolgerlo, turbarlo... questo anime usa una estesa - ma sfumata e molto tenue e soffusa - varietà di emozioni, stati d'animo, suggestioni e sentimenti per incantarti, centellinando ogni cosa con magistrale e perfettamente calibrata parsimonia, evitando forzature ed eccessi di ogni tipo nel dosaggio di questi stati d'animo e delle sfumature espressive di cui l'anime si rivela straordinariamente ricco.
Leggendo altre recensioni, ho notato che alcune critiche si concentrano sulla mancanza di una storia vera e propria e di eventi significativi o sul carattere scontato e la poca profondità dei personaggi. Mentre è vero che non esiste una storia precisa di stampo classico, secondo me è assolutamente sbagliato definire la serie priva di "eventi". Gli eventi ci sono, e sono i momenti di interazione tra i personaggi e l'esplorazione dei loro stati d'animo, emozioni e sentimenti. Sui personaggi: mancano forse dettagliati background e storie dal loro passato, ma a livello emotivo e caratteriale sono tutt'altro che poco caratterizzati e anonimi, anzi sono uno dei punti di forza di questo anime.
Aggiungerei una considerazione: nonostante manchi una storia - e non solo quella! Manca del tutto pure una meccanica narrativa di stampo classico, con l'eroe, l'antagonista, la contrapposizione, il colpo di scena, il climax, lo scioglimento finale... - il voto minimo dato nelle recensioni a questo anime è 7.
Questo fatto da solo dovrebbe fare riflettere su quanto magistralmente ed efficacemente questa opera sia costruita e sviluppata a livello narrativo ed espressivo.
Altra osservazione che mi sento di fare sull'assenza di realismo e credibilità di personaggi e situazioni di cui lo si accusa in una recensione (e meno male che non è realistico, mi viene personalmente da dire, visto che è proprio questo che gli conferisce tutta la sua incantevole grazia) è che, se letti con più attenzione, queste situazioni e momenti citati non sono per niente illogici o sciocchi o fuori luogo, anzi, hanno una forte valenza espressiva.
Cito come lampante esempio la critica rivolta verso la caratterizzazione - definita irrealistica e fuori dal mondo - di Lady Sachiko negli ultimi due episodi, quando sembra che non sia mai stata in un negozio in vita sua e viene ritenuto non concepibile che ella non sappia come ordinare ad un fast-food. Fin dal secondo episodio si scopre che Lady Sachiko appartiene ad una importante famiglia dell'altissima società: questo rende del tutto coerente e plausibile il fatto che la Rosa Chinensis en bouton possa non avere dimestichezza con certe situazioni comuni, cosa che osserva (nei suoi pensieri) Yumi stessa, ipotizzando che probabilmente sono altre persone al suo seguito che si occupano sempre delle faccende più ordinarie e triviali per suo conto.
Per di più questa scelta di puntare i riflettori su questo aspetto di Sachiko proprio in quella situazione e contesto non solo è plausibile e coerente, ma viene consapevolmente sfruttata a livello narrativo ed espressivo per rimarcare l'abisso di differenza di status e ceto e realtà quotidiana che c'è tra Yumi e la sua "cara sorella".
In conclusione, tirando le somme
La sensazione che ho provato guardando questa serie è stata veramente molto strana: si sorride, senza però mai scoppiare di risate, ci si intenerisce e commuove di continuo, ma senza mai arrivare alle lacrime.
Ciò farebbe presupporre una serie non del tutto capace di coinvolgerti e stregarti, in grado di emozionarti in modo poco profondo, invece la sua magia (e la sua intelligente, raffinata sofisticatezza) sta proprio in questo, che ci riesce "così", lasciandoti questa sensazione bella e tenue addosso per tutto il tempo; è capace di farti sentire sempre coinvolto, stregato, incantato, rapito, senza mai farti varcare quella linea sottile che separa questo stato d'animo sospeso e sognante dalla commozione vera e propria (quella che inumidirebbe gli occhi), ma tenendoti incollato a quel labile confine ad una distanza così infinitesimamente piccola, che sei costantemente sul punto di sfiorarlo, e questo è frutto di un lavoro dal punto di vista espressivo e stilistico davvero magistrale.
Personalmente ho iniziato la serie ieri sera dopo cena, e stamattina all'alba l'avevo già terminata.
Ogni episodio mi ha tenuto incatenato ad essa costantemente, lasciandomi alla fine sempre il desiderio di passare subito a quello seguente, tanto che non son riuscito a interromperne la visione fino a che non son giunto al tredicesimo e ultimo (e ora son già qui che ne scrivo la recensione).
Ho sospirato e sorriso, sospirato e sorriso... sospirato e sorriso... ininterrottamente, senza sosta, fino alla fine, provando per tutto il tempo quell'ovattata ma intensa ed emozionante strana sensazione che ho cercato di descrivere poche righe fa.
Questo anime è un vero gioiello raro, assai raffinato ed elegante nella struttura e dal punto di vista espressivo, ma confezionato, consapevolmente, con tale delicatezza e soffusa morbidezza da apparire probabilmente più semplice - e meno intenso - di quello che è in realtà, se lo si guarda senza trovarsi nel giusto stato d'animo per coglierne le tantissime, meravigliose, variegate sfumature emotive ed espressive.
Per ritornare a quanto ho detto all'inizio: uno degli anime più squisiti e fini che io abbia mai visto.
Voto: 10 = Pure Love
Antefatto: sto riprendendo a guardare anime dopo due decenni che avevo del tutto mollato e, non sapendone assolutamente niente, sto scegliendo le cose da vedere secondo un criterio del tutto casuale (basandomi un po' sull'istinto).
Decisamente non ho idea del perché io abbia scelto, tra le prime cose, questo "Maria-sama ga Miteru" come serie da visionare: odio le suore, odio l'istituto cattolico come ambientazione, non mi intriga nemmeno l'idea di una storia tutta al femminile, quindi scelta apparentemente meno logica non poteva esserci. Ma, per qualche oscura ragione, mi son ritrovato a iniziarne la visione.
Recensione
I primi secondi: già dopo la prima scena (precedente la sigla) mi ritrovo, con mia stessa enorme sorpresa, rapito e colpito per la particolarità che mostra fin da subito l'anime, anche nell'estetica (con i riferimenti ai fiori e l'uso di termini francesi) e nel linguaggio.
La prematura delusione: questa euforia svanisce immediatamente quando inizia la parte "recitata" della sigla: "...Le giovani fanciulle passano attraverso l'alto cancello d'ingresso, oggi come sempre, con i loro innocenti, angelici sorrisi. I loro cuori e corpi puri avvolti in uniformi dai colori scuri. Affinché le pieghe delle loro gonne non vengano disturbate dal vento e per far sì che i bianchi colletti delle loro divise non si ritrovino sgraziatamente a fluttuare nell'aria, è costume, qui, camminare lentamente e con decoro." (Mi son concesso una piccolissima "licenza poetica" in fase di traduzione in italiano del testo di apertura degli episodi, ritoccando - un minimo, secondo il mio gusto - il testo tratto dai sottotitoli in inglese, visto che il giapponese, ahimè, non lo conosco, e solo sulla traduzione inglese potevo basarmi)
Dopo aver letto questo testo ho cominciato a convincermi si trattasse di una tipica serie drammatico/tragica come quelle classiche, con personaggi squadrati e inflessibili, suore cattive, compagne di classe crudeli e invidiose, regole rigidissime da rispettare, dove, anche per un capello fuori posto, la fanciulla poco attenta si ritrova rinchiusa nei sotterranei del monastero per giorni, fustigata a sangue ogni mattina e sera per ore dalla madre superiora. Quindi roba decisamente non per me.
Il mio distopico film mentale su ciò che mi avrebbe aspettato dopo la sigla: Yumi, giovanissima e tenera fanciulla, entra nella scuola gestita dalle suore più crudeli e sadiche di tutta Tokyo, vuole diventare suora anche lei perché ha fatto un voto a Maria per la sorellina, malata di una malattia incurabile e a cui restano pochi mesi di vita.
Fa subito amicizia con l'altrettanto tenera e graziosa Yoshino, sua compagna di classe, di salute cagionevole e debole di cuore, che morirà a metà serie lasciando Yumi nella disperazione più totale ed esponendola ancora di più alla cattiveria delle altre ragazze e delle suore. Nel finale anche la sorellina di Yumi muore, proprio mentre Yumi sta prendendo i voti.
Insomma, quella roba esageratamente cupa e drammatica di stampo tradizionale (in cui il protagonista deve soffrire atrocemente e a lungo per tutto il corso della serie), dunque molto lontana dalla mia sensibilità e i miei gusti.
Invece... sboccia subito l'amore: nonostante il mio funesto presagio, dopo la sigla l'episodio continua a rimanere piacevolmente scorrevole e godibile.
Vengono brillantemente e minuziosamente intrecciati una serie di flashback a brevi salti temporali in avanti che rendono l'episodio più imprevedibile e intenso.
Ma è solo a metà episodio che tutti i miei dubbi e timori riguardanti questa serie vengono spazzati via in un colpo solo, cioè quando per la prima volta entrano in scena le Lady Rose - e si scopre quanto deliziose, ironiche e divertenti siano come personaggi, in particolare l'imprevedibile Rosa Gigantea -
È a questo punto che l'anime mette completamente a nudo la sua natura e svela ciò che vuole essere: niente tragedie, niente cose cupe, niente drammi assurdi, niente pesantezza, niente regole rigide, niente suore malefiche e sadiche che menano di gusto le fanciulle ci saranno ad aspettarci qui.
Diventa chiaro, senza più alcuna ombra di dubbio, che quello che è appena iniziato sarà un anime leggero, simpatico, delicato, tenerissimo, sottile, elegante, divertente, colorato e brillante.
A questo punto ero già perdutamente innamorato di questo anime... e, di episodio in episodio, me ne son innamorato sempre di più.
Perché innamorarsi di "Maria-sama ga Miteru"
Il punto di forza di questo anime, ciò che lo rende così bello e coinvolgente, è la delicatezza che lo permea tutto quanto, dall'inizio alla fine. Tutto quanto. A partire dall'appagante aspetto grafico e lo squisito character design.
Si discosta e distingue immediatamente dai titoli con ambientazioni simili, di solito assai drammatici e drammaticizzati (spesso con momenti di vera tragedia), proprio grazie a questa leggerezza brillante e delicata che sceglie di mantenere dal primo episodio all'ultimo.
L'anime è sceneggiato e costruito con estrema intelligenza e cura, tanto che "cita" pure (per poi smontarli nel giro di un solo episodio) alcuni cliché e stereotipi del genere (ad esempio quello della ragazzina di salute cagionevole).
Privo del tutto - per evidente scelta - di colpi di scena e di escamotage narrativi drammatici, riesce a tenerti rapito e incollato - oserei dire incantato - dal primo minuto all'ultimo per la grazia e l'eleganza con cui è concepito e realizzato.
È una storia chiaramente scritta da un'autrice donna: invece di cercare di rapire lo spettatore provando a stupirlo, scioccarlo, travolgerlo, disorientarlo, sconvolgerlo, turbarlo... questo anime usa una estesa - ma sfumata e molto tenue e soffusa - varietà di emozioni, stati d'animo, suggestioni e sentimenti per incantarti, centellinando ogni cosa con magistrale e perfettamente calibrata parsimonia, evitando forzature ed eccessi di ogni tipo nel dosaggio di questi stati d'animo e delle sfumature espressive di cui l'anime si rivela straordinariamente ricco.
Leggendo altre recensioni, ho notato che alcune critiche si concentrano sulla mancanza di una storia vera e propria e di eventi significativi o sul carattere scontato e la poca profondità dei personaggi. Mentre è vero che non esiste una storia precisa di stampo classico, secondo me è assolutamente sbagliato definire la serie priva di "eventi". Gli eventi ci sono, e sono i momenti di interazione tra i personaggi e l'esplorazione dei loro stati d'animo, emozioni e sentimenti. Sui personaggi: mancano forse dettagliati background e storie dal loro passato, ma a livello emotivo e caratteriale sono tutt'altro che poco caratterizzati e anonimi, anzi sono uno dei punti di forza di questo anime.
Aggiungerei una considerazione: nonostante manchi una storia - e non solo quella! Manca del tutto pure una meccanica narrativa di stampo classico, con l'eroe, l'antagonista, la contrapposizione, il colpo di scena, il climax, lo scioglimento finale... - il voto minimo dato nelle recensioni a questo anime è 7.
Questo fatto da solo dovrebbe fare riflettere su quanto magistralmente ed efficacemente questa opera sia costruita e sviluppata a livello narrativo ed espressivo.
Altra osservazione che mi sento di fare sull'assenza di realismo e credibilità di personaggi e situazioni di cui lo si accusa in una recensione (e meno male che non è realistico, mi viene personalmente da dire, visto che è proprio questo che gli conferisce tutta la sua incantevole grazia) è che, se letti con più attenzione, queste situazioni e momenti citati non sono per niente illogici o sciocchi o fuori luogo, anzi, hanno una forte valenza espressiva.
Cito come lampante esempio la critica rivolta verso la caratterizzazione - definita irrealistica e fuori dal mondo - di Lady Sachiko negli ultimi due episodi, quando sembra che non sia mai stata in un negozio in vita sua e viene ritenuto non concepibile che ella non sappia come ordinare ad un fast-food. Fin dal secondo episodio si scopre che Lady Sachiko appartiene ad una importante famiglia dell'altissima società: questo rende del tutto coerente e plausibile il fatto che la Rosa Chinensis en bouton possa non avere dimestichezza con certe situazioni comuni, cosa che osserva (nei suoi pensieri) Yumi stessa, ipotizzando che probabilmente sono altre persone al suo seguito che si occupano sempre delle faccende più ordinarie e triviali per suo conto.
Per di più questa scelta di puntare i riflettori su questo aspetto di Sachiko proprio in quella situazione e contesto non solo è plausibile e coerente, ma viene consapevolmente sfruttata a livello narrativo ed espressivo per rimarcare l'abisso di differenza di status e ceto e realtà quotidiana che c'è tra Yumi e la sua "cara sorella".
In conclusione, tirando le somme
La sensazione che ho provato guardando questa serie è stata veramente molto strana: si sorride, senza però mai scoppiare di risate, ci si intenerisce e commuove di continuo, ma senza mai arrivare alle lacrime.
Ciò farebbe presupporre una serie non del tutto capace di coinvolgerti e stregarti, in grado di emozionarti in modo poco profondo, invece la sua magia (e la sua intelligente, raffinata sofisticatezza) sta proprio in questo, che ci riesce "così", lasciandoti questa sensazione bella e tenue addosso per tutto il tempo; è capace di farti sentire sempre coinvolto, stregato, incantato, rapito, senza mai farti varcare quella linea sottile che separa questo stato d'animo sospeso e sognante dalla commozione vera e propria (quella che inumidirebbe gli occhi), ma tenendoti incollato a quel labile confine ad una distanza così infinitesimamente piccola, che sei costantemente sul punto di sfiorarlo, e questo è frutto di un lavoro dal punto di vista espressivo e stilistico davvero magistrale.
Personalmente ho iniziato la serie ieri sera dopo cena, e stamattina all'alba l'avevo già terminata.
Ogni episodio mi ha tenuto incatenato ad essa costantemente, lasciandomi alla fine sempre il desiderio di passare subito a quello seguente, tanto che non son riuscito a interromperne la visione fino a che non son giunto al tredicesimo e ultimo (e ora son già qui che ne scrivo la recensione).
Ho sospirato e sorriso, sospirato e sorriso... sospirato e sorriso... ininterrottamente, senza sosta, fino alla fine, provando per tutto il tempo quell'ovattata ma intensa ed emozionante strana sensazione che ho cercato di descrivere poche righe fa.
Questo anime è un vero gioiello raro, assai raffinato ed elegante nella struttura e dal punto di vista espressivo, ma confezionato, consapevolmente, con tale delicatezza e soffusa morbidezza da apparire probabilmente più semplice - e meno intenso - di quello che è in realtà, se lo si guarda senza trovarsi nel giusto stato d'animo per coglierne le tantissime, meravigliose, variegate sfumature emotive ed espressive.
Per ritornare a quanto ho detto all'inizio: uno degli anime più squisiti e fini che io abbia mai visto.
Voto: 10 = Pure Love
Una scuola cattolica solo femminile e le vicende delle sue studentesse: questo è l'argomento dell'anime.
Si potrebbe pensare, quindi, a una versione moderna di "Caro fratello", manga e anime della leggendaria Ryoko Ikeda. Ed effettivamente l'inizio è simile, con la normalissima primina Yumi Fukuzawa che, incontrata casualmente la bella Sachiko Ogasawara, finisce in men che non si dica catapultata nel consiglio studentesco. Data la disciplina con cui è organizzata la scuola e il detto consiglio, il parallelo con "Caro fratello" sembra scontato, ma... non lo sarà per nulla in realtà.
Ma andiamo con ordine. L'accademia Lilian è infatti organizzata in un sistema gerarchico tipicamente nipponico, con la relazione studente anziano-giovane portata all'estremo. Ogni studentessa è infatti invitata, ma non obbligata, a scegliere una petite soeur, ovvero un'allieva più giovane a cui fare da guida per tutto il periodo degli studi liceali. Ma come in un rapporto tra un Jedi e il suo padawan anche la studentessa più giovane, giunta al secondo anno, potrà scegliere la propria padawan, completando il cerchio. Il gotha è dato dal consiglio studentesco, ove le tre studentesse più importanti del terzo anno, dette rosa rossa, gialla e bianca, vengono coadiuvate dalle loro sorelline, dette rosa rossa in boccio, rosa gialla in boccio e rosa bianca in boccio, a loro volta coadiuvate dalle loro sorelline - padawan del primo anno. Le vicende non avranno la violenza di "Caro fratello", dato che l'accademia è regolata dalla gentilezza e dai fiori: tutto, comprese le classi, ha nomi vegetali, e lo stesso nome Lilian significa giglio, simbolo di purezza. Va da sé che essere sorella di una ragazza importante avrà molti vantaggi, ma la piccola Yumi appare combattuta tra accettare la proposta di Sachiko, studentessa del secondo anno e futura rosa, per cui prova ammirazione e affetto sinceri, o rifiutare, non sentendosi all'altezza e temendo anzi di essere sfruttata. I primi episodi potranno infatti far sorridere, dato che Yumi sembra essere reclutata proprio perché Sachiko, bella ma dal carattere chiuso, si rifiuta di ballare con un ragazzo durante la rappresentazione di Cenerentola, ma, se avesse una sorellina, si libererebbe dall'impiccio! Povere cocche che si fanno problemi per nulla! Ma con il passare degli episodi capiremo che si tratti non di uno spaccato dell'adolescenza, ma di un semplice slice of life, con le vicende spesso autoconclusive, in cui Yumi, pur non avendo bellezza o altri talenti, sarà in grado di cavarsela. Anche l'aspetto sentimentale dato dai rapporti tra ragazze sarà sempre presente ma sempre sfiorato, per cui, salvo in un caso di esplicito lesbismo, per il resto tutto rimane in una luce soffusa, tranquilla, di sincera amicizia. Non si capisce se Yumi sia lesbica o no nel suo profondo legame con Sachiko, ed è meglio così.
La grafica è semplice e raffinata, la colonna sonora e il doppiaggio ottimi, le sigle originali e carine. Certo, molte cose saranno approfondite solo nella seconda serie, per cui è normale rimanere delusi per il fatto che alcune ragazze facciano solo presenza, ma a tutto ci sarà rimedio. Una serie da vedere, anche se non è detto che piaccia a tutti per il suo ritmo lento, che sarà uno dei suoi punti di forza, ma anche di debolezza.
Voto finale: 7,5
Si potrebbe pensare, quindi, a una versione moderna di "Caro fratello", manga e anime della leggendaria Ryoko Ikeda. Ed effettivamente l'inizio è simile, con la normalissima primina Yumi Fukuzawa che, incontrata casualmente la bella Sachiko Ogasawara, finisce in men che non si dica catapultata nel consiglio studentesco. Data la disciplina con cui è organizzata la scuola e il detto consiglio, il parallelo con "Caro fratello" sembra scontato, ma... non lo sarà per nulla in realtà.
Ma andiamo con ordine. L'accademia Lilian è infatti organizzata in un sistema gerarchico tipicamente nipponico, con la relazione studente anziano-giovane portata all'estremo. Ogni studentessa è infatti invitata, ma non obbligata, a scegliere una petite soeur, ovvero un'allieva più giovane a cui fare da guida per tutto il periodo degli studi liceali. Ma come in un rapporto tra un Jedi e il suo padawan anche la studentessa più giovane, giunta al secondo anno, potrà scegliere la propria padawan, completando il cerchio. Il gotha è dato dal consiglio studentesco, ove le tre studentesse più importanti del terzo anno, dette rosa rossa, gialla e bianca, vengono coadiuvate dalle loro sorelline, dette rosa rossa in boccio, rosa gialla in boccio e rosa bianca in boccio, a loro volta coadiuvate dalle loro sorelline - padawan del primo anno. Le vicende non avranno la violenza di "Caro fratello", dato che l'accademia è regolata dalla gentilezza e dai fiori: tutto, comprese le classi, ha nomi vegetali, e lo stesso nome Lilian significa giglio, simbolo di purezza. Va da sé che essere sorella di una ragazza importante avrà molti vantaggi, ma la piccola Yumi appare combattuta tra accettare la proposta di Sachiko, studentessa del secondo anno e futura rosa, per cui prova ammirazione e affetto sinceri, o rifiutare, non sentendosi all'altezza e temendo anzi di essere sfruttata. I primi episodi potranno infatti far sorridere, dato che Yumi sembra essere reclutata proprio perché Sachiko, bella ma dal carattere chiuso, si rifiuta di ballare con un ragazzo durante la rappresentazione di Cenerentola, ma, se avesse una sorellina, si libererebbe dall'impiccio! Povere cocche che si fanno problemi per nulla! Ma con il passare degli episodi capiremo che si tratti non di uno spaccato dell'adolescenza, ma di un semplice slice of life, con le vicende spesso autoconclusive, in cui Yumi, pur non avendo bellezza o altri talenti, sarà in grado di cavarsela. Anche l'aspetto sentimentale dato dai rapporti tra ragazze sarà sempre presente ma sempre sfiorato, per cui, salvo in un caso di esplicito lesbismo, per il resto tutto rimane in una luce soffusa, tranquilla, di sincera amicizia. Non si capisce se Yumi sia lesbica o no nel suo profondo legame con Sachiko, ed è meglio così.
La grafica è semplice e raffinata, la colonna sonora e il doppiaggio ottimi, le sigle originali e carine. Certo, molte cose saranno approfondite solo nella seconda serie, per cui è normale rimanere delusi per il fatto che alcune ragazze facciano solo presenza, ma a tutto ci sarà rimedio. Una serie da vedere, anche se non è detto che piaccia a tutti per il suo ritmo lento, che sarà uno dei suoi punti di forza, ma anche di debolezza.
Voto finale: 7,5
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Parlare del genere shoujo-ai-yuri non è cosa da prendere alla leggera, dal momento che vedere il sentimento dell'amore sbocciare fra due ragazze, tecnicamente, sarebbe poco gradevole. Ma il problema di questo amore non è solo il suo argomento, ma il modo in cui viene mostrato.
Oggigiorno, infatti, molti di questi rapporti vengono visti molto spinti e focosi, e soprattutto sono sempre inaspettati, e ciò potrebbe essere una fonte d'imbarazzo. Nel mondo degli anime, ma anche nei media in generale, il contenersi dal rendere questi rapporti semplici o spinti dipende da chi lo vuole mostrare e come vuole che lo si rappresenti.
E, se l'ambientazione riguarda un istituto femminile a sfondo cattolico, allora sì che la cosa andrebbe oltre, ma non è il caso di "Maria-sama ga Miteru", primo di una serie di anime che mostra quel sentimento in un modo molto semplice e puro.
Yumi Fukuzawa è una normale studentessa del primo anno all'istituto femminile Lilian, rinomata per l'atmosfera all'insegna della gentilezza. Ma come tutte le scuole giapponesi anch'essa ha un consiglio studentesco, che in questo istituto prende il nome di Yamayurikai, composto in genere da nove studentesse e da un particolare organigramma, composto da tre capi chiamate Rose, divise in Rosa Chinensis, Foetida e Gigantea, che usano un particolare sistema di Souer, ovvero studentesse più grandi che prendono sotto la loro ala protettiva, divenendo Gran Souer delle studentesse più giovani, chiamate Petite Souer, in modo da aiutarle ad ambientarsi nell'istituto. In questo modo le Rose hanno sotto la loro ala protettiva tre studentesse che erediteranno in futuro il loro ruolo, che prenderanno il nome di Rosa en bouton, che a loro volta possono scegliere delle studentesse più giovani e farle diventare, se lo desiderano, le loro Petite Soure.
E in un giorno come tanti Yumi conoscerà una di queste studentesse, la Rose Chinensis en bouton Sachiko Ogasawara, rimanendo molto colpita dal suo modo di fare calmo e raffinato; venuta a sapere che fa parte del Yamayurikai, decide d'incontrarla nel luogo dove si radunano, ovvero il palazzo delle rose, e dopo una serie di fraintendimenti e incomprensioni decide di accettare l'offerta che Sachiko gli propone per un motivo inizialmente egoistico: diventare la sua Petite Souer.
L'anime narra dei complessi legami che Yumi andrà a sviluppare nel corso della serie con i membri del Yamayurikai, ovvero: la gentile e protettiva Rosa Chinensis, nonché Gran Souer di Sachiko, Yoko Mizuno, l'esuberante Rosa Gigantea Sei Sato, che nel corso della serie tende a flirtare con Yumi per mascherare il suo senso di solitudine, insieme alla sua Petite Souer Todo Shimako, una tipa gentile nonché una delle prime a legare con Yumi, e la famiglia della Rosa Foetida, ovvero la Rosa Foetida Eriko Torii, quieta e riflessiva ma amante delle cose fuori programma, la Rosa Foetida en Bouton Rei Hasekura, abile nel Kendo ma anche in molti modi di fare femminili che stonano con la sua immagine, e la sua Petite Souer, nonché cugina, Yoshino Shimazu, che nel corso della serie legherà molto con Yumi.
L'anime affronta, in molte puntate che hanno come protagoniste le varie studentesse del Yamayurikai, i problemi che cercano in ogni modo di risolvere, narrando al tempo stesso i legami molto profondi che si svilupperanno fra alcuni personaggi; questo è l'elemento che gli ha permesso di distinguersi nel suo genere, perché non ha il suo punto di forza in scene molto chiare e spinte, ma nel contrario, cioè scene delicate e di atteggiamenti che fanno capire in modo chiaro e senza eccessi il profondo rapporto che lega molti dei personaggi.
Essi hanno la loro personalità e modo di fare le cose, ma riescono sempre a essere unite quando serve, specialmente quando arriverà Yumi, che aiuterà, a volte indirettamente, le ragazze a superare i loro problemi, ragazze che vedranno nella nuova arrivata una fonte di vitalità, nonché un'amica speciale, nel loro gruppo.
Ma il rapporto su cui la serie punta maggiormente i riflettori è quello che si svilupperà fra Yumi e Sachiko che, fra fraintendimenti e riappacificazioni e momenti che trascorreranno insieme, crescerà sia come legame fra Grand e Petite Souer, ma anche come amicizia, sviluppando col tempo un rapporto molto profondo e speciale fra le due.
Graficamente il titolo usa uno stile molto semplice e raffinato al tempo stesso, unito a OST che richiamano in ogni nota la musica classica, che permette di far respirare le atmosfere che permeano questa serie, il tutto unito a doppiaggi molto riusciti che esaltano i caratteri delle protagoniste e dei personaggi che conosceranno (e che hanno conosciuto).
Un'opera molto diversa per il suo genere che meriterebbe un'occhiata.
Parlare del genere shoujo-ai-yuri non è cosa da prendere alla leggera, dal momento che vedere il sentimento dell'amore sbocciare fra due ragazze, tecnicamente, sarebbe poco gradevole. Ma il problema di questo amore non è solo il suo argomento, ma il modo in cui viene mostrato.
Oggigiorno, infatti, molti di questi rapporti vengono visti molto spinti e focosi, e soprattutto sono sempre inaspettati, e ciò potrebbe essere una fonte d'imbarazzo. Nel mondo degli anime, ma anche nei media in generale, il contenersi dal rendere questi rapporti semplici o spinti dipende da chi lo vuole mostrare e come vuole che lo si rappresenti.
E, se l'ambientazione riguarda un istituto femminile a sfondo cattolico, allora sì che la cosa andrebbe oltre, ma non è il caso di "Maria-sama ga Miteru", primo di una serie di anime che mostra quel sentimento in un modo molto semplice e puro.
Yumi Fukuzawa è una normale studentessa del primo anno all'istituto femminile Lilian, rinomata per l'atmosfera all'insegna della gentilezza. Ma come tutte le scuole giapponesi anch'essa ha un consiglio studentesco, che in questo istituto prende il nome di Yamayurikai, composto in genere da nove studentesse e da un particolare organigramma, composto da tre capi chiamate Rose, divise in Rosa Chinensis, Foetida e Gigantea, che usano un particolare sistema di Souer, ovvero studentesse più grandi che prendono sotto la loro ala protettiva, divenendo Gran Souer delle studentesse più giovani, chiamate Petite Souer, in modo da aiutarle ad ambientarsi nell'istituto. In questo modo le Rose hanno sotto la loro ala protettiva tre studentesse che erediteranno in futuro il loro ruolo, che prenderanno il nome di Rosa en bouton, che a loro volta possono scegliere delle studentesse più giovani e farle diventare, se lo desiderano, le loro Petite Soure.
E in un giorno come tanti Yumi conoscerà una di queste studentesse, la Rose Chinensis en bouton Sachiko Ogasawara, rimanendo molto colpita dal suo modo di fare calmo e raffinato; venuta a sapere che fa parte del Yamayurikai, decide d'incontrarla nel luogo dove si radunano, ovvero il palazzo delle rose, e dopo una serie di fraintendimenti e incomprensioni decide di accettare l'offerta che Sachiko gli propone per un motivo inizialmente egoistico: diventare la sua Petite Souer.
L'anime narra dei complessi legami che Yumi andrà a sviluppare nel corso della serie con i membri del Yamayurikai, ovvero: la gentile e protettiva Rosa Chinensis, nonché Gran Souer di Sachiko, Yoko Mizuno, l'esuberante Rosa Gigantea Sei Sato, che nel corso della serie tende a flirtare con Yumi per mascherare il suo senso di solitudine, insieme alla sua Petite Souer Todo Shimako, una tipa gentile nonché una delle prime a legare con Yumi, e la famiglia della Rosa Foetida, ovvero la Rosa Foetida Eriko Torii, quieta e riflessiva ma amante delle cose fuori programma, la Rosa Foetida en Bouton Rei Hasekura, abile nel Kendo ma anche in molti modi di fare femminili che stonano con la sua immagine, e la sua Petite Souer, nonché cugina, Yoshino Shimazu, che nel corso della serie legherà molto con Yumi.
L'anime affronta, in molte puntate che hanno come protagoniste le varie studentesse del Yamayurikai, i problemi che cercano in ogni modo di risolvere, narrando al tempo stesso i legami molto profondi che si svilupperanno fra alcuni personaggi; questo è l'elemento che gli ha permesso di distinguersi nel suo genere, perché non ha il suo punto di forza in scene molto chiare e spinte, ma nel contrario, cioè scene delicate e di atteggiamenti che fanno capire in modo chiaro e senza eccessi il profondo rapporto che lega molti dei personaggi.
Essi hanno la loro personalità e modo di fare le cose, ma riescono sempre a essere unite quando serve, specialmente quando arriverà Yumi, che aiuterà, a volte indirettamente, le ragazze a superare i loro problemi, ragazze che vedranno nella nuova arrivata una fonte di vitalità, nonché un'amica speciale, nel loro gruppo.
Ma il rapporto su cui la serie punta maggiormente i riflettori è quello che si svilupperà fra Yumi e Sachiko che, fra fraintendimenti e riappacificazioni e momenti che trascorreranno insieme, crescerà sia come legame fra Grand e Petite Souer, ma anche come amicizia, sviluppando col tempo un rapporto molto profondo e speciale fra le due.
Graficamente il titolo usa uno stile molto semplice e raffinato al tempo stesso, unito a OST che richiamano in ogni nota la musica classica, che permette di far respirare le atmosfere che permeano questa serie, il tutto unito a doppiaggi molto riusciti che esaltano i caratteri delle protagoniste e dei personaggi che conosceranno (e che hanno conosciuto).
Un'opera molto diversa per il suo genere che meriterebbe un'occhiata.
Maria-sama ga miteru (abbreviato dai fan in Marimite) è la prima serie di tredici episodi di un prodotto sviluppato successivamente attraverso altre due serie TV e una serie OAV (tutti tratti da una light novel di Oyuki Konno). Si tratta di uno shoujo piuttosto tradizionale, con ambientazione scolastica e diversi elementi dal sapore yuri, cioè lesbico (o piuttosto shoujo-ai, vista la castità e la vena platonica delle relazioni tra le protagoniste).
Il titolo significa letteralmente "La Vergine Maria vi guarda", ma può essere tradotto anche come "Vergine Maria, veglia su di noi". La storia, infatti, è ambientata nell'Istituto Lillian, una scuola femminile cattolica: nel giardino, le ragazze sono solite raccogliersi in preghiera davanti a una statua della Madonna, da cui il titolo. Nell'istituto vige un complesso sistema gerarchico di relazione tra le varie studentesse. In primo luogo ogni studentessa più piccola può stringere un rapporto privilegiato con un'altra più grande, ricevendo da questa il suo rosario e diventando sorelle: rispettivamente petite soeur la minore e grande soeur la maggiore (la più grande delle due ragazze verrà quindi chiamata dall'altra onee-sama, cioè sorella maggiore). Come in ogni scuola privata per signorine che si rispetti, c'è un'élite di studentesse che guida tutte le altre (si pensi alla "Sorority" di Lady Miya in Caro fratello): costoro fanno parte del consiglio studentesco, chiamato "Yamayurikai" (Società del giglio di montagna). Quest'ultimo è composto da tre studentesse del terzo anno, soprannominate con i nomi latini di tre fiori di rosa: Gigantea, Chinensis, Foetida. Visto che ciascun membro ha una petite soeur, queste ultime sono definite rose en bouton (bocciolo) delle rispettive sorelle maggiori: quindi Rosa Gigantea en bouton, Rosa Chinensis en bouton, Rosa Foetida en bouton. Ovviamente anche i boutons, essendo studentesse del secondo anno, hanno delle sorelle minori (ciascuna delle quali è chiamata petite soeur di Rosa (Nome) en bouton). Tutta questa tiritera è necessaria per capire lo svolgersi dei primi episodi (io francamente nel primo episodio ho avuto un po' di difficoltà a raccapezzarmi, quindi mi sono fatto uno schemino delle varie "famiglie" di Rose, manco stessi leggendo un romanzo russo...).
Veniamo alla trama: Yumi Fukuzawa, studentessa del primo anno senza nessuna dote particolare, viene casualmente scelta da Sachiko Ogasawara (Rosa Chinensis en bouton) come sua sorella minore. La ragazzina si troverà quindi coinvolta nelle attività dello Yamayurikai, il consiglio studentesco. Detta così, chiunque abbia visto Caro fratello di Riyoko Ikeda/Osamu Dezaki avrà pensato a quella serie (Nanako Misono, studentessa del primo anno senza nessuna dote particolare, viene casualmente scelta per entrare nell'esclusiva "Sorority"). Bene, come si noterà fin dal primo episodio, le somiglianze con quella storica serie finiscono qui. Caro fratello era un dramma esistenziale, sociologico, psicologico (tutti i -logico che volete) e nel mezzo c'erano droghe, suicidi, intrighi incredibili, sentimenti incestuosi e via discorrendo (insomma, uno shoujo drammatico anni Settanta portato ai massimi livelli del melodramma).
Marimite è di tutta un'altra pasta, visto che è praticamente uno slice of life: non c'è una vera e propria trama, visto che nei tredici episodi si susseguono gli eventi della vita quotidiana delle ragazze, senza che accada mai qualcosa di veramente significativo (almeno per lo spettatore esterno). Se da un lato questo può sembrare positivo, perché darebbe modo di offrire un ritratto sincero e interessante della psicologia di giovani ragazze (rispetto agli estremismi da tragedia greca di Riyoko Ikeda), dall'altro si può purtroppo sottolineare lo scadimento generale nella sagra dello stereotipo poco interessante delle "ragazze giapponesi idealizzate".
Yumi è dolce, simpatica, allegra, buffa e imbranata (e quindi perfettamente inadatta al ruolo che casualmente si trova a ricoprire, ma proprio per questo apprezzata da tutte le studentesse del consiglio); Sachiko è la ragazza benestante, apparentemente algida e fredda, ma in realtà di buon cuore (e ovviamente svilupperà una sincera amicizia per Yumi). Gli altri membri dello Yamayurikai non vanno oltre: c'è la coppia Rei (Rosa Foetida en bouton) e Yoshino (sua petite soeur), rispettivamente la ragazza dall'aspetto molto mascolino (fisicamente è la copia sputata di Sailor Uranus) ma in realtà con indole estremamente femminile e versata nelle faccende domestiche (vedi Sailor Jupiter), e l'altra la ragazzina fragile e malaticcia, apparentemente l'emblema della femminilità ma in realtà con hobby più indirizzati ai maschi (viva la fantasia). C'è poi Shimako, diventata Rosa Gigantea en bouton pur essendo del primo anno, che è la ragazza bellissima e dai capelli ondulati e svolazzanti, che parla sempre e comunque sospirando (la doppiatrice è odiosa) e si preoccupa di non calpestare frutti e fiori caduti dagli alberi (!). Sua sorella maggiore è Sei (Rosa Gigantea), ragazzona molto burlona (e l'unica che praticamente si può dire davvero lesbica) che in realtà nasconde un passato malinconico e doloroso, celato sotto una maschera di allegria (viva la fantasia 2). I caratteri di Yoko (Rosa Chinensis) e Eriko (Rosa Foetida) non pervenuti. Personaggi maschili - due, un fratello e un cugino, manco i padri esistono - non pervenuti. Tutte le altre studentesse della scuola non escono dal branco dello stereotipo inutile (la fotografa impicciona, il capo del giornalino, pure lei impicciona ecc.).
Questo "imprevedibile" cast è quindi ovviamente prevedibilissimo. Le povere fanciulle si troveranno a dover affrontare difficoltà inimmaginabili: e la rappresentazione teatrale di Cenerentola in cui «ma dovevo ballare con Sailor Uranus, ora che devo ballare con un maschio vero sono in crisi e non se ne parla», e la tizia venuta dal nulla che si candida a membro dello Yamayurikai per il prossimo anno «oddio, la povera Shimako rischia di non passare automaticamente alla digievoluzione in Rosa», e la festa di San Valentino «oddio ma le piaceranno i cioccolatini e come diamine si fa a farli?», e la caccia al tesoro della scuola che permetterà di uscire con le Rose en bouton con «studentessa infame che cerca di barare e fregare la povera Yumi», e il primo appuntamento «oddio come mi vesto, dove la porto, cosa facciamo, dove mangiamo, come faccio con soli 3000 yen, sembra che io non sia mai uscita di casa per andare in centro con le amiche». Tutto questo ovviamente - insieme a sospiri, rosari e preghierine - avverrà sotto gli occhi della candida statua della Vergine Maria, che si sarà fatta quattro risate. Gli unici momenti un po' più seri e realistici (o per lo meno accettabili per chi è stato adolescente senza farsi tutti questi problemi) sono gli episodi su uno dei personaggi che deve subire un'operazione e quello sul passato di una delle ragazze (sebbene con sviluppi un po' improbabili).
Detto questo, uno si aspetterebbe una stroncatura totale della serie, mentre ho deciso di dare a Marimite un bel 7 pieno. Nonostante, infatti, la matassa di semplicità e di irrealtà banalotta - va bene che le ragazze giapponesi hanno un'educazione diversa dalla nostra, ma non ci credo che si fanno dei film mentali perché a sedici anni non sono in grado di andare in centro per un pomeriggio o che non sappiano come si ordini e si mangi al MacDonald's - la serie scorre piuttosto piacevolmente e risulta piuttosto rilassante (a tratti anche divertente, proprio per l'inadeguatezza delle protagoniste al mondo reale). Anche il livello tecnico risulta abbastanza piacevole: le animazioni sono quanto di più essenziale ci sia, pure loro quasi non pervenute (ma raramente le fanciulle fanno più che camminare e parlare), ma il character design è riuscito e molto da shoujo di fine anni Novanta/primi anni Duemila; le musiche sono piuttosto dolci, anche se limitate in numero (in compenso c'è un po' di musica classica e di opera, che è sempre un piacere). Il doppiaggio è molto buono, soprattutto Yumi e Sachiko (l'unica che ho trovato tremenda e odiosa è Shimako: non c'è una scena in cui la doppiatrice non abbia "recitato" sospirando con la bocca attaccata al microfono, ovviamente sempre con lo stesso tono monocorde: fiati e colore della voce, questi sconosciuti).
Esco dalla costola dello shoujo anni Settanta, quello iper drammatico e melò (e, infatti, il più volte citato Caro fratello, nonostante sia diversamente ma altrettanto irrealistico, è una delle mie serie preferite). Nonostante questo ho apprezzato Marimite per la sua semplicità un po' ingenua e sciocca, che ci presenta un mondo femminile quanto mai idealizzato e irreale, ma senza dubbio estremamente rilassante (e poi, ogni tanto, un cuore cinico ha bisogno di un pochino di zucchero, no?). Consigliato a chi predilige lo slice of life, il romanticismo da adolescente ingenua, le ragazze caste e pure (sconsigliato a tutti gli altri, vi annoiereste a morte).
Il titolo significa letteralmente "La Vergine Maria vi guarda", ma può essere tradotto anche come "Vergine Maria, veglia su di noi". La storia, infatti, è ambientata nell'Istituto Lillian, una scuola femminile cattolica: nel giardino, le ragazze sono solite raccogliersi in preghiera davanti a una statua della Madonna, da cui il titolo. Nell'istituto vige un complesso sistema gerarchico di relazione tra le varie studentesse. In primo luogo ogni studentessa più piccola può stringere un rapporto privilegiato con un'altra più grande, ricevendo da questa il suo rosario e diventando sorelle: rispettivamente petite soeur la minore e grande soeur la maggiore (la più grande delle due ragazze verrà quindi chiamata dall'altra onee-sama, cioè sorella maggiore). Come in ogni scuola privata per signorine che si rispetti, c'è un'élite di studentesse che guida tutte le altre (si pensi alla "Sorority" di Lady Miya in Caro fratello): costoro fanno parte del consiglio studentesco, chiamato "Yamayurikai" (Società del giglio di montagna). Quest'ultimo è composto da tre studentesse del terzo anno, soprannominate con i nomi latini di tre fiori di rosa: Gigantea, Chinensis, Foetida. Visto che ciascun membro ha una petite soeur, queste ultime sono definite rose en bouton (bocciolo) delle rispettive sorelle maggiori: quindi Rosa Gigantea en bouton, Rosa Chinensis en bouton, Rosa Foetida en bouton. Ovviamente anche i boutons, essendo studentesse del secondo anno, hanno delle sorelle minori (ciascuna delle quali è chiamata petite soeur di Rosa (Nome) en bouton). Tutta questa tiritera è necessaria per capire lo svolgersi dei primi episodi (io francamente nel primo episodio ho avuto un po' di difficoltà a raccapezzarmi, quindi mi sono fatto uno schemino delle varie "famiglie" di Rose, manco stessi leggendo un romanzo russo...).
Veniamo alla trama: Yumi Fukuzawa, studentessa del primo anno senza nessuna dote particolare, viene casualmente scelta da Sachiko Ogasawara (Rosa Chinensis en bouton) come sua sorella minore. La ragazzina si troverà quindi coinvolta nelle attività dello Yamayurikai, il consiglio studentesco. Detta così, chiunque abbia visto Caro fratello di Riyoko Ikeda/Osamu Dezaki avrà pensato a quella serie (Nanako Misono, studentessa del primo anno senza nessuna dote particolare, viene casualmente scelta per entrare nell'esclusiva "Sorority"). Bene, come si noterà fin dal primo episodio, le somiglianze con quella storica serie finiscono qui. Caro fratello era un dramma esistenziale, sociologico, psicologico (tutti i -logico che volete) e nel mezzo c'erano droghe, suicidi, intrighi incredibili, sentimenti incestuosi e via discorrendo (insomma, uno shoujo drammatico anni Settanta portato ai massimi livelli del melodramma).
Marimite è di tutta un'altra pasta, visto che è praticamente uno slice of life: non c'è una vera e propria trama, visto che nei tredici episodi si susseguono gli eventi della vita quotidiana delle ragazze, senza che accada mai qualcosa di veramente significativo (almeno per lo spettatore esterno). Se da un lato questo può sembrare positivo, perché darebbe modo di offrire un ritratto sincero e interessante della psicologia di giovani ragazze (rispetto agli estremismi da tragedia greca di Riyoko Ikeda), dall'altro si può purtroppo sottolineare lo scadimento generale nella sagra dello stereotipo poco interessante delle "ragazze giapponesi idealizzate".
Yumi è dolce, simpatica, allegra, buffa e imbranata (e quindi perfettamente inadatta al ruolo che casualmente si trova a ricoprire, ma proprio per questo apprezzata da tutte le studentesse del consiglio); Sachiko è la ragazza benestante, apparentemente algida e fredda, ma in realtà di buon cuore (e ovviamente svilupperà una sincera amicizia per Yumi). Gli altri membri dello Yamayurikai non vanno oltre: c'è la coppia Rei (Rosa Foetida en bouton) e Yoshino (sua petite soeur), rispettivamente la ragazza dall'aspetto molto mascolino (fisicamente è la copia sputata di Sailor Uranus) ma in realtà con indole estremamente femminile e versata nelle faccende domestiche (vedi Sailor Jupiter), e l'altra la ragazzina fragile e malaticcia, apparentemente l'emblema della femminilità ma in realtà con hobby più indirizzati ai maschi (viva la fantasia). C'è poi Shimako, diventata Rosa Gigantea en bouton pur essendo del primo anno, che è la ragazza bellissima e dai capelli ondulati e svolazzanti, che parla sempre e comunque sospirando (la doppiatrice è odiosa) e si preoccupa di non calpestare frutti e fiori caduti dagli alberi (!). Sua sorella maggiore è Sei (Rosa Gigantea), ragazzona molto burlona (e l'unica che praticamente si può dire davvero lesbica) che in realtà nasconde un passato malinconico e doloroso, celato sotto una maschera di allegria (viva la fantasia 2). I caratteri di Yoko (Rosa Chinensis) e Eriko (Rosa Foetida) non pervenuti. Personaggi maschili - due, un fratello e un cugino, manco i padri esistono - non pervenuti. Tutte le altre studentesse della scuola non escono dal branco dello stereotipo inutile (la fotografa impicciona, il capo del giornalino, pure lei impicciona ecc.).
Questo "imprevedibile" cast è quindi ovviamente prevedibilissimo. Le povere fanciulle si troveranno a dover affrontare difficoltà inimmaginabili: e la rappresentazione teatrale di Cenerentola in cui «ma dovevo ballare con Sailor Uranus, ora che devo ballare con un maschio vero sono in crisi e non se ne parla», e la tizia venuta dal nulla che si candida a membro dello Yamayurikai per il prossimo anno «oddio, la povera Shimako rischia di non passare automaticamente alla digievoluzione in Rosa», e la festa di San Valentino «oddio ma le piaceranno i cioccolatini e come diamine si fa a farli?», e la caccia al tesoro della scuola che permetterà di uscire con le Rose en bouton con «studentessa infame che cerca di barare e fregare la povera Yumi», e il primo appuntamento «oddio come mi vesto, dove la porto, cosa facciamo, dove mangiamo, come faccio con soli 3000 yen, sembra che io non sia mai uscita di casa per andare in centro con le amiche». Tutto questo ovviamente - insieme a sospiri, rosari e preghierine - avverrà sotto gli occhi della candida statua della Vergine Maria, che si sarà fatta quattro risate. Gli unici momenti un po' più seri e realistici (o per lo meno accettabili per chi è stato adolescente senza farsi tutti questi problemi) sono gli episodi su uno dei personaggi che deve subire un'operazione e quello sul passato di una delle ragazze (sebbene con sviluppi un po' improbabili).
Detto questo, uno si aspetterebbe una stroncatura totale della serie, mentre ho deciso di dare a Marimite un bel 7 pieno. Nonostante, infatti, la matassa di semplicità e di irrealtà banalotta - va bene che le ragazze giapponesi hanno un'educazione diversa dalla nostra, ma non ci credo che si fanno dei film mentali perché a sedici anni non sono in grado di andare in centro per un pomeriggio o che non sappiano come si ordini e si mangi al MacDonald's - la serie scorre piuttosto piacevolmente e risulta piuttosto rilassante (a tratti anche divertente, proprio per l'inadeguatezza delle protagoniste al mondo reale). Anche il livello tecnico risulta abbastanza piacevole: le animazioni sono quanto di più essenziale ci sia, pure loro quasi non pervenute (ma raramente le fanciulle fanno più che camminare e parlare), ma il character design è riuscito e molto da shoujo di fine anni Novanta/primi anni Duemila; le musiche sono piuttosto dolci, anche se limitate in numero (in compenso c'è un po' di musica classica e di opera, che è sempre un piacere). Il doppiaggio è molto buono, soprattutto Yumi e Sachiko (l'unica che ho trovato tremenda e odiosa è Shimako: non c'è una scena in cui la doppiatrice non abbia "recitato" sospirando con la bocca attaccata al microfono, ovviamente sempre con lo stesso tono monocorde: fiati e colore della voce, questi sconosciuti).
Esco dalla costola dello shoujo anni Settanta, quello iper drammatico e melò (e, infatti, il più volte citato Caro fratello, nonostante sia diversamente ma altrettanto irrealistico, è una delle mie serie preferite). Nonostante questo ho apprezzato Marimite per la sua semplicità un po' ingenua e sciocca, che ci presenta un mondo femminile quanto mai idealizzato e irreale, ma senza dubbio estremamente rilassante (e poi, ogni tanto, un cuore cinico ha bisogno di un pochino di zucchero, no?). Consigliato a chi predilige lo slice of life, il romanticismo da adolescente ingenua, le ragazze caste e pure (sconsigliato a tutti gli altri, vi annoiereste a morte).
L'istituto femminile Lillian è una scuola cattolica di elevato prestigio fondata nel 1902 Cardine dell'insegnamento è la grande attenzione all'educazione e all'osservanza delle buone maniere. Dopo l'iscrizione al primo anno del liceo le studentesse sono divise in tre famiglie: Rose rosse, gialle e bianche, a capo delle quali ci sono tre studentesse principali che hanno il titolo rispettivamente di “Rosa” Chinensis, Foetida e Gigantea.
Altra tradizione dell'istituto, anche se non obbligatoria, è quella di stabilire tra due studentesse un legame formale di “sorellanza”. In sostanza una studentessa del secondo o terzo anno si può così legare a una del primo attraverso il dono del proprio rosario. Nel caso che la più giovane accetti le due divengono così “soeurs” (sorelle in francese). Da quel momento la maggiore accoglie la minore sotto la sua ala e la guida durante la vita scolastica nell'osservanza delle regole e dello spirito dell'istituto mentre la minore la sosterrà nelle difficoltà e la aiuterà in eventuali mansioni.
Il tutto non è di secondaria importanza in quanto le soeurs delle tre rose sono destinate a succedere a queste ultime (in realtà per ottenere il ruolo di Rosa si tengono annualmente delle elezioni ma queste appaiono piuttosto “bulgare”).
Le Rose, le relative soeurs (dette boutons, boccioli) e le soeurs dei boutons compongono il consiglio studentesco, lo Yamayurikai.
Yumi Fukuzawa è una ragazza come tante iscritta al primo anno della Lillian già contenta anche solo per essere stata ammessa. Il primo giorno incontra, senza sapere chi sia, la studentessa forse più in vista dell'istituto: Sachiko Ogasawara, una ragazza particolarmente bella, dai modi aristocratici e che eccelle nelle arti. Tra l'altro Sachiko è anche Rosa Chinensis en bouton.
Gli eventi faranno si che Sachiko proponga a Yumi di diventare sua soeur ma questa, non sentendosi affatto all'altezza, rifiuta. Tuttavia Sachiko non vuole, e non può, arrendersi così facilmente...
Yumi inizia così a frequentare il consiglio studentesco e i membri che ne fanno parte...
Maria-Sama ga miteru è un anime molto particolare. La storia non prosegue seguendo una trama in modo “classico” piuttosto si svolge in modo episodico focalizzando l'attenzione di volta in volta sui vari personaggi ma mantenendo come filo conduttore la loro crescita caratteriale e psicologica. Dunque, sebbene Yumi e Sachiko possano essere considerate le protagoniste, abbiamo una certa coralità d'insieme con un un buono spazio riservato per quasi tutti i personaggi.
Un altro elemento di distinzione è l'atmosfera generale che si respira: calma, cordialità e tranquillità contribuiscono a creare un ambiente quasi aulico che riflette in pieno gli ideali di insegnamento dell'istituto Lillian.
La quasi assenza di personaggi maschili, i molteplici riferimenti floreali, la delicatezza d'insieme rendono Maria-Sama uno shojo tendente allo yuri. Sguardi languidi e sorrisi maliziosi non mancano anche se alla fine esempi veri e propri li abbiamo solo nella storia di Sei alias Rosa Gigantea.
Cosa mi è piaciuto di più di questo anime?
Indubbiamente il character design, un po' spigoloso ma al contempo delicato e dettagliato. I personaggi, particolari e ben caratterizzati nonché ottimamente resi grazie a un ottimo doppiaggio. La storia che nel suo non frettoloso sviluppo sa appassionare e coinvolgere anche grazie all'inserimento di momenti prettamente umoristici.
Alla serie si accompagnano inoltre dei mini episodi (omake) parodistici e realizzati in stile deformed, simpatici con alcuni molto divertenti.
Qualche nota stonata è comunque presente. Poca varietà nelle ambientazioni, del resto la maggior parte della storia si svolge nell'istituto e l'unica variazione dell'ambiente è quella data dall'alternarsi delle stagioni e infine, pur convenendo che in un opera sentimentale di lacrime ce ne possano stare, ritengo che a volte “queste ragazze” facciano una tragedia per un nonnulla...
A chi predilige storie dinamiche, intricate e incalzanti dico che Maria-Sama ga miteru non fa per voi. Agli altri, appassionati di shojo ma anche no (come me...), ma specialmente a che cerca qualcosa di diverso nel panorama dell'animazione nipponica consiglio di dargli un occhiata. Potrebbe sorprendervi.
Altra tradizione dell'istituto, anche se non obbligatoria, è quella di stabilire tra due studentesse un legame formale di “sorellanza”. In sostanza una studentessa del secondo o terzo anno si può così legare a una del primo attraverso il dono del proprio rosario. Nel caso che la più giovane accetti le due divengono così “soeurs” (sorelle in francese). Da quel momento la maggiore accoglie la minore sotto la sua ala e la guida durante la vita scolastica nell'osservanza delle regole e dello spirito dell'istituto mentre la minore la sosterrà nelle difficoltà e la aiuterà in eventuali mansioni.
Il tutto non è di secondaria importanza in quanto le soeurs delle tre rose sono destinate a succedere a queste ultime (in realtà per ottenere il ruolo di Rosa si tengono annualmente delle elezioni ma queste appaiono piuttosto “bulgare”).
Le Rose, le relative soeurs (dette boutons, boccioli) e le soeurs dei boutons compongono il consiglio studentesco, lo Yamayurikai.
Yumi Fukuzawa è una ragazza come tante iscritta al primo anno della Lillian già contenta anche solo per essere stata ammessa. Il primo giorno incontra, senza sapere chi sia, la studentessa forse più in vista dell'istituto: Sachiko Ogasawara, una ragazza particolarmente bella, dai modi aristocratici e che eccelle nelle arti. Tra l'altro Sachiko è anche Rosa Chinensis en bouton.
Gli eventi faranno si che Sachiko proponga a Yumi di diventare sua soeur ma questa, non sentendosi affatto all'altezza, rifiuta. Tuttavia Sachiko non vuole, e non può, arrendersi così facilmente...
Yumi inizia così a frequentare il consiglio studentesco e i membri che ne fanno parte...
Maria-Sama ga miteru è un anime molto particolare. La storia non prosegue seguendo una trama in modo “classico” piuttosto si svolge in modo episodico focalizzando l'attenzione di volta in volta sui vari personaggi ma mantenendo come filo conduttore la loro crescita caratteriale e psicologica. Dunque, sebbene Yumi e Sachiko possano essere considerate le protagoniste, abbiamo una certa coralità d'insieme con un un buono spazio riservato per quasi tutti i personaggi.
Un altro elemento di distinzione è l'atmosfera generale che si respira: calma, cordialità e tranquillità contribuiscono a creare un ambiente quasi aulico che riflette in pieno gli ideali di insegnamento dell'istituto Lillian.
La quasi assenza di personaggi maschili, i molteplici riferimenti floreali, la delicatezza d'insieme rendono Maria-Sama uno shojo tendente allo yuri. Sguardi languidi e sorrisi maliziosi non mancano anche se alla fine esempi veri e propri li abbiamo solo nella storia di Sei alias Rosa Gigantea.
Cosa mi è piaciuto di più di questo anime?
Indubbiamente il character design, un po' spigoloso ma al contempo delicato e dettagliato. I personaggi, particolari e ben caratterizzati nonché ottimamente resi grazie a un ottimo doppiaggio. La storia che nel suo non frettoloso sviluppo sa appassionare e coinvolgere anche grazie all'inserimento di momenti prettamente umoristici.
Alla serie si accompagnano inoltre dei mini episodi (omake) parodistici e realizzati in stile deformed, simpatici con alcuni molto divertenti.
Qualche nota stonata è comunque presente. Poca varietà nelle ambientazioni, del resto la maggior parte della storia si svolge nell'istituto e l'unica variazione dell'ambiente è quella data dall'alternarsi delle stagioni e infine, pur convenendo che in un opera sentimentale di lacrime ce ne possano stare, ritengo che a volte “queste ragazze” facciano una tragedia per un nonnulla...
A chi predilige storie dinamiche, intricate e incalzanti dico che Maria-Sama ga miteru non fa per voi. Agli altri, appassionati di shojo ma anche no (come me...), ma specialmente a che cerca qualcosa di diverso nel panorama dell'animazione nipponica consiglio di dargli un occhiata. Potrebbe sorprendervi.
Questo anime è bello e delicato... trascina in situazioni surreali, dove regnano calma e buone maniere. A me è piaciuto particolarmente per la dolcezza dei personaggi e la purezza dei loro sentimenti. Lo consiglio vivamente a chi ama il genere Yuri. Anche se può sembrare per la trama simile a Strawberry Panic!, non vi ha nulla a che vedere... è SUPERIORE, credetemi!!
Anime molto con un ottima caratterizzazione dei personaggi - forse perchè prende spunto da una seri di romanzi anch'essi bellisssimi - ho avuto odo di leggerne alcuni capitolo e credetemi valgono la pena di imparare il giapponese!! Anyway una volta iniziato a guardare l'anime si rimane ipnolizzati dalla storia e non si riesce più a smettere..