Babylon
Recensire "Babylon" non è facile, dati i pareri discordanti, i molti temi toccati, gli stili usati… e lo è maggiormente farlo tutto senza spoilerare troppo… decisamente sarà una sfida dura, ma proverò.
I primi tre episodi iniziano come un indagine politico-poliziesca, dato che il procuratore Zen Seizaki dovrà indagare su strani suicidi, il tutto all’ombra della creazione una città, una sorta di seconda Tokio, che nasconde strani segreti. La si vuole infatti utilizzare come una sorta di laboratorio politico e le elezioni per il primo sindaco si stanno svolgendo in maniera non proprio chiara. Con il quarto episodio inizia una fase poliziesca, con l’entrata in scena della nuova assistente del procuratore, una giovane e bella ragazza tutta d’un pezzo e, contemporaneamente, diventa sempre più chiara la torbida figura di una donna affascinante e pazza. Non posso negare che, con i colpi di scena, le indagini serrate e i dilemmi filosofici mi sia sentito come in "Death note".
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Ma poi alla fine del settimo episodio abbiamo l’omicidio della giovane assistente, compiuto sotto gli occhi impotenti del procuratore, poiché l’assassina deve scoprire cosa sia il bene, cosa sia il male, cosa sia giusto e cosa no. Inizia così l’ultima parte, in cui il protagonista diventerà il nerd più incredibile della storia della televisione, i dilemmi filosofici si espanderanno all’eccesso e il finale… vi dico solo che è davvero difficile da valutare.
Indubbiamente all’inizio la storia prende perché ben strutturata, in stile "Death note" e affronta un tema di cui è difficile parlare, ovvero quello del suicidio. Ma non la morte di un malato terminale, ma il suicidio in senso ampio, per cui chiunque deve avere il diritto di finire la propria vita in qualsiasi momento, basta che lo voglia. Il che diventa una spina nel fianco per lo stato perché allora la legge deve vietarlo? E se lo legalizza spingerà la gente a suicidarsi di più o di meno? Se queste domande vi sembrano già troppo sappiate che sono solo alcune delle domande che troverete nell’anime. Se siano domande sensate oppure troppo superficiali poiché un conto è chiedersi se sia giusto legalizzare le droghe leggere, un altro è parlare di suicidio. Anche perché sono pochi i paesi in cui è ancora considerato punibile il suicidio.
E questo è solo uno dei vari punti in cui l’autore rivela ignoranza legale, dato che una singola città come Bologna e Southampton non possono certo legalizzare il suicidio nel loro territorio… Per non parlare di un altro elemento che mi ha impressionato parecchio, ma che non ho trovato in abbastanza sottolineato ovvero il serial killer. Abbiamo infatti un'assassina che ammazza solo con la voce, al limite anche al telefono e nessuno si prende la briga di spiegare perché abbia simili poteri, perché uccida solo per chiedersi cosa sia bene, cosa sia male, per spingere il caro procuratore a risponderle. Decisamente siamo all’assurdo. Ma il peggio è che, pur in presenza di un killer al cui confronto Jack lo squartatore pare solo un principiante ci si faccia dei problemi se sia giusto ucciderla… Ma come, prima ti chiedi se chiunque abbia il diritto di uccidersi e poi non vuoi uccidere questa nuova Zodiac, così pericolosa da essere inarrestabile in tutti i sensi? Oltretutto in Giappone c’è la pena di morte. Certo tra le tante domande vi è cosa sia il bene e cosa il male e come sia davvero non semplice dire cosa siano per cui non ha torto il procuratore a rispondere che si debba davvero non smettere di cercare.
Regia eccellente, grafica davvero buona, opening troppo breve, ending mediocre. Tirare le somme non è facile poiché, se l’intento dell’autore fosse stato di imitare "Death note" direi che vi è riuscito solo in parte. Se è d’imitare "Evangelion" dato che si immagina che la legge del suicidio cambierà il mondo allora non vi è riuscito. La gran dose di superficialità rende il tutto più indigeribile e il finale in cui la novella Zodiac tampina il figlio del procuratore rende il tutto ancora più indigeribile. Ma non posso negare che a volte parlare male è meglio che non parlarne affatto poiché ci costringe comunque a riflettere per poter ribattere, a pensare alle nostre certezze ecc , per cui posso dare all’anime un sei di pietà e, a voi che siete arrivati in fondo alla recensione, segnalare i seguenti pensieri che Babylon mi ha fatto venire in mente:
Albert Camus: il problema fondamentale, anzi l’unico problema che la filosofia dovrebbe affrontare è quello del suicidio, se sia sensato vivere o no.
L’epicureismo non teme la morte ma, nemmeno la cerca, al contrario di quello che faceva lo stoicismo.
Vittorio Messori: nell’Antico Testamento non vi è una posizione precisa sul suicidio e i rabbini, semplicemente, giudicavano caso per caso.
Santa Teresina nei suoi ultimi giorni: non capisco il mondo, con tutta la sofferenza e la mancanza di Fede ci dovrebbero essere molti più suicidi.
P.S. per me è serie da vietare ai minori e alle persone molto impressionabili
I primi tre episodi iniziano come un indagine politico-poliziesca, dato che il procuratore Zen Seizaki dovrà indagare su strani suicidi, il tutto all’ombra della creazione una città, una sorta di seconda Tokio, che nasconde strani segreti. La si vuole infatti utilizzare come una sorta di laboratorio politico e le elezioni per il primo sindaco si stanno svolgendo in maniera non proprio chiara. Con il quarto episodio inizia una fase poliziesca, con l’entrata in scena della nuova assistente del procuratore, una giovane e bella ragazza tutta d’un pezzo e, contemporaneamente, diventa sempre più chiara la torbida figura di una donna affascinante e pazza. Non posso negare che, con i colpi di scena, le indagini serrate e i dilemmi filosofici mi sia sentito come in "Death note".
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Ma poi alla fine del settimo episodio abbiamo l’omicidio della giovane assistente, compiuto sotto gli occhi impotenti del procuratore, poiché l’assassina deve scoprire cosa sia il bene, cosa sia il male, cosa sia giusto e cosa no. Inizia così l’ultima parte, in cui il protagonista diventerà il nerd più incredibile della storia della televisione, i dilemmi filosofici si espanderanno all’eccesso e il finale… vi dico solo che è davvero difficile da valutare.
Indubbiamente all’inizio la storia prende perché ben strutturata, in stile "Death note" e affronta un tema di cui è difficile parlare, ovvero quello del suicidio. Ma non la morte di un malato terminale, ma il suicidio in senso ampio, per cui chiunque deve avere il diritto di finire la propria vita in qualsiasi momento, basta che lo voglia. Il che diventa una spina nel fianco per lo stato perché allora la legge deve vietarlo? E se lo legalizza spingerà la gente a suicidarsi di più o di meno? Se queste domande vi sembrano già troppo sappiate che sono solo alcune delle domande che troverete nell’anime. Se siano domande sensate oppure troppo superficiali poiché un conto è chiedersi se sia giusto legalizzare le droghe leggere, un altro è parlare di suicidio. Anche perché sono pochi i paesi in cui è ancora considerato punibile il suicidio.
E questo è solo uno dei vari punti in cui l’autore rivela ignoranza legale, dato che una singola città come Bologna e Southampton non possono certo legalizzare il suicidio nel loro territorio… Per non parlare di un altro elemento che mi ha impressionato parecchio, ma che non ho trovato in abbastanza sottolineato ovvero il serial killer. Abbiamo infatti un'assassina che ammazza solo con la voce, al limite anche al telefono e nessuno si prende la briga di spiegare perché abbia simili poteri, perché uccida solo per chiedersi cosa sia bene, cosa sia male, per spingere il caro procuratore a risponderle. Decisamente siamo all’assurdo. Ma il peggio è che, pur in presenza di un killer al cui confronto Jack lo squartatore pare solo un principiante ci si faccia dei problemi se sia giusto ucciderla… Ma come, prima ti chiedi se chiunque abbia il diritto di uccidersi e poi non vuoi uccidere questa nuova Zodiac, così pericolosa da essere inarrestabile in tutti i sensi? Oltretutto in Giappone c’è la pena di morte. Certo tra le tante domande vi è cosa sia il bene e cosa il male e come sia davvero non semplice dire cosa siano per cui non ha torto il procuratore a rispondere che si debba davvero non smettere di cercare.
Regia eccellente, grafica davvero buona, opening troppo breve, ending mediocre. Tirare le somme non è facile poiché, se l’intento dell’autore fosse stato di imitare "Death note" direi che vi è riuscito solo in parte. Se è d’imitare "Evangelion" dato che si immagina che la legge del suicidio cambierà il mondo allora non vi è riuscito. La gran dose di superficialità rende il tutto più indigeribile e il finale in cui la novella Zodiac tampina il figlio del procuratore rende il tutto ancora più indigeribile. Ma non posso negare che a volte parlare male è meglio che non parlarne affatto poiché ci costringe comunque a riflettere per poter ribattere, a pensare alle nostre certezze ecc , per cui posso dare all’anime un sei di pietà e, a voi che siete arrivati in fondo alla recensione, segnalare i seguenti pensieri che Babylon mi ha fatto venire in mente:
Albert Camus: il problema fondamentale, anzi l’unico problema che la filosofia dovrebbe affrontare è quello del suicidio, se sia sensato vivere o no.
L’epicureismo non teme la morte ma, nemmeno la cerca, al contrario di quello che faceva lo stoicismo.
Vittorio Messori: nell’Antico Testamento non vi è una posizione precisa sul suicidio e i rabbini, semplicemente, giudicavano caso per caso.
Santa Teresina nei suoi ultimi giorni: non capisco il mondo, con tutta la sofferenza e la mancanza di Fede ci dovrebbero essere molti più suicidi.
P.S. per me è serie da vietare ai minori e alle persone molto impressionabili
Parto dalla fine, così che chi voglia vedere la serie non debba leggere oltre (col rischio di beccarsi qualche piccolo spoiler, che potrebbe essermi scappato): "Babylon" è un anime mediocre e inconcludente, che affoga nel mare delle sue stesse pretese filosofico-esistenziali. Liberi di guardarlo, non è il demonio fatto ad anime, ma in definitiva non vale il vostro tempo.
Come già sottolineato da altri utenti, "Babylon" non parte affatto male. A mio onesto parere, i primi 2-3 episodi sono da otto in pagella: rapidi, dritti al punto ed intriganti.
Il grave problema è che i primi tre episodi sono un vicolo cieco che nulla ha a che fare con i successivi nove.
L'anime si diverte a trollare lo spettatore: per metà del primo episodio, pensi di trovarti di fronte ad una serie su uno scandalo riguardante una casa farmaceutica. Poi, il campo si allarga e sembra che sia un noir basato su intrighi politici e corruzione. Infine, ti verrebbe da dire che il vero focus dell'anime sia sulla pseudosocietà distopica di Shiniki. E invece no! In definitiva, Babylon è un anime sul tema del suicidio.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Una fantomatica legge sul "diritto alla morte", ideata dal neo-eletto sindaco di Shiniki, Kaika Itsuki, si spande a macchia d'olio dal Giappone al resto del mondo, sollevando discussioni e dubbi tra i leader delle più importanti nazioni del mondo. Le società arriveranno al tracollo, ora che il suicidio è stato sdoganato e non è più un tabù? Siamo solo agli episodi 4-5-6 e siamo già arrivati al delirio. Le premesse sono completamente sbagliate, un palazzo di dieci piani costruito su un ombrellone da spiaggia come fondamenta.
1) Il suicidio non è già più illegale, se non in pochissimi stati.
2) Anche lo fosse ancora diffusamente, la paura di essere arrestato in caso di non riuscita, sarebbe veramente un deterrente?
3) Secondo quale perversa logica, "legalizzare" il suicidio dovrebbe portare ad un aumento di quest'ultimi, tale da rischiare il tracollo della società?
4) Cosa più grave di tutte: perché il focus della storia, che viene sviluppato per il 65-70% della serie non è citato in nessuna sinossi dell'opera?
Perlomeno, molte persone avrebbero potuto spendere meglio il proprio tempo...
Ora, due paroline sui personaggi.
Comincio col liquidare tutto il marasma di personaggi secondari, di cui si salva veramente poco. Alcuni sono colpevolmente persi per strada durante la narrazione (il reporter Hanta, il politico Nomaru ecc.), altri risultano completamente irrilevanti, nonostante il discreto tempo on-screen che viene loro dedicato (il collega detective Kujiin, Torao, le guardie del corpo Griffin e Giuliani ecc.). Salvo giusto Atsuhiko Fumio, il giovane "stagista" di Zen Seizaki, la cui morte rappresenta la forza motrice che spinge il protagonista a continuare la propria indagine. Di Kaika Itsuki, un personaggio che d'importanza dovrebbe averne molta, non so neanche cosa dire: è solo un autoparlante che, a intervalli regolari, ripete quanto sia rivoluzionaria la sua legge sul suicidio.
Tra le note positive inserisco il protagonista Seizaki stesso. Un "paladino" del bene piuttosto stereotipato, ma tutto sommato piacevole. Nulla di trascendentale, ma anche solo il fatto di essere mosso da motivazioni nel complesso coerenti rappresenta una nota positiva nel caos primordiale che è "Babylon". Con il proseguire, si sviluppa come una sorta di nipponico ispettore Ginko, alla spasmodica ricerca dell'incarnazione del male Ai Magase. Un'indagine che finirà col diventare una vera e propria psicosi.
All'altro angolo del ring, Ai Magase è un personaggio disperato. Ci prova, si dimena e si strappa le vesti pur di essere memorabile. Si passa da un enigmatico interrogatorio (l'unico interrogatorio della storia che non viene né filmato né registrato, ndr) a un monologo privo di senso che fa da sottofondo ad una scena di tortura degna di Hostel, passando per chili e chili di allusioni sessuali. Inutile dire che ogni tentativo è fallimentare.
Ad Ai tocca lo scomodo ruolo di agire da deus-ex machina e di provare a dare un senso ad una storia che senso non ne ha, fallendo di nuovo. Quali sono le motivazioni di Ai? Perché Ai ha poteri paranormali? Qual è il suo rapporto con Kaika Itsuki? Perché tutti continuano a cucirle addosso episodio dopo episodio una patina quasi divina?
L'anime a queste domande non risponde, forse lo fa la novel da cui è tratta la serie (?).
Ma è con Alexander W. Wood che si raschia il fondo del barile e si fa anche la scarpetta.
Ci viene presentato come un ragazzo che cresce senza segni o talenti particolari, che in età adolescenziale si appassiona ad un videogioco online di cui presto diventa il miglior giocatore e più amato utente della community. Grazie a questa sua fama, conosce la bellissima moglie Emma, altra videogiocatrice che presto diventa "discepola" del nostro "AWW".
Ellissi temporale. I due hanno un figlio e si rivela che Alexander Wood è il presidente degli USA.
Se non siete scoppiati a ridere, i miei complimenti. Tutto ciò che mancava a "Babylon" era un mod di Discord come presidente degli Stati Uniti.
La versione adulta di Wood è una figura altrettanto comica. Un occhialuto filosofo che risponde ad ogni questione mettendosi un dito sulle labbra e pensando alla soluzione per giorni e giorni e giorni.
Dei fantomatici leader introdotti nella seconda metà della serie e vagamente ispirati a reali politici (immagino che l'imbarazzante Luciano Cannavaro debba essere una sorta di Berlusca?) non si salva niente, ma Alexander W. Wood va il mio, personalissimo, premio di "peggior personaggio di Babylon".
Tornando alla trama, gli episodi dal 7 in poi sono una discesa agli inferi. Il nadir si raggiunge nell'episodio 11 con un discorso sui massimi sistemi che vede protagonisti i leader delle nazioni del G7, sullo sfondo di galassie e aurore boreali (vorrei fosse uno scherzo, ndr). Quel poco di poliziesco e noir che era rimasto si perde nella dissertazione filosofica più vuota e scontata, sul significato di "bene" e il significato di "male".
Da questo punto in poi, "Babylon" è un tracciato ECG piatto e il finale è uno squilibrato tentativo di defibrillare il paziente, già dichiarato terminale da quattro o cinque puntate.
Io non so cosa sia il male e non so cosa sia il bene, ma so che "Babylon" si avvicina più al primo.
Come già sottolineato da altri utenti, "Babylon" non parte affatto male. A mio onesto parere, i primi 2-3 episodi sono da otto in pagella: rapidi, dritti al punto ed intriganti.
Il grave problema è che i primi tre episodi sono un vicolo cieco che nulla ha a che fare con i successivi nove.
L'anime si diverte a trollare lo spettatore: per metà del primo episodio, pensi di trovarti di fronte ad una serie su uno scandalo riguardante una casa farmaceutica. Poi, il campo si allarga e sembra che sia un noir basato su intrighi politici e corruzione. Infine, ti verrebbe da dire che il vero focus dell'anime sia sulla pseudosocietà distopica di Shiniki. E invece no! In definitiva, Babylon è un anime sul tema del suicidio.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Una fantomatica legge sul "diritto alla morte", ideata dal neo-eletto sindaco di Shiniki, Kaika Itsuki, si spande a macchia d'olio dal Giappone al resto del mondo, sollevando discussioni e dubbi tra i leader delle più importanti nazioni del mondo. Le società arriveranno al tracollo, ora che il suicidio è stato sdoganato e non è più un tabù? Siamo solo agli episodi 4-5-6 e siamo già arrivati al delirio. Le premesse sono completamente sbagliate, un palazzo di dieci piani costruito su un ombrellone da spiaggia come fondamenta.
1) Il suicidio non è già più illegale, se non in pochissimi stati.
2) Anche lo fosse ancora diffusamente, la paura di essere arrestato in caso di non riuscita, sarebbe veramente un deterrente?
3) Secondo quale perversa logica, "legalizzare" il suicidio dovrebbe portare ad un aumento di quest'ultimi, tale da rischiare il tracollo della società?
4) Cosa più grave di tutte: perché il focus della storia, che viene sviluppato per il 65-70% della serie non è citato in nessuna sinossi dell'opera?
Perlomeno, molte persone avrebbero potuto spendere meglio il proprio tempo...
Ora, due paroline sui personaggi.
Comincio col liquidare tutto il marasma di personaggi secondari, di cui si salva veramente poco. Alcuni sono colpevolmente persi per strada durante la narrazione (il reporter Hanta, il politico Nomaru ecc.), altri risultano completamente irrilevanti, nonostante il discreto tempo on-screen che viene loro dedicato (il collega detective Kujiin, Torao, le guardie del corpo Griffin e Giuliani ecc.). Salvo giusto Atsuhiko Fumio, il giovane "stagista" di Zen Seizaki, la cui morte rappresenta la forza motrice che spinge il protagonista a continuare la propria indagine. Di Kaika Itsuki, un personaggio che d'importanza dovrebbe averne molta, non so neanche cosa dire: è solo un autoparlante che, a intervalli regolari, ripete quanto sia rivoluzionaria la sua legge sul suicidio.
Tra le note positive inserisco il protagonista Seizaki stesso. Un "paladino" del bene piuttosto stereotipato, ma tutto sommato piacevole. Nulla di trascendentale, ma anche solo il fatto di essere mosso da motivazioni nel complesso coerenti rappresenta una nota positiva nel caos primordiale che è "Babylon". Con il proseguire, si sviluppa come una sorta di nipponico ispettore Ginko, alla spasmodica ricerca dell'incarnazione del male Ai Magase. Un'indagine che finirà col diventare una vera e propria psicosi.
All'altro angolo del ring, Ai Magase è un personaggio disperato. Ci prova, si dimena e si strappa le vesti pur di essere memorabile. Si passa da un enigmatico interrogatorio (l'unico interrogatorio della storia che non viene né filmato né registrato, ndr) a un monologo privo di senso che fa da sottofondo ad una scena di tortura degna di Hostel, passando per chili e chili di allusioni sessuali. Inutile dire che ogni tentativo è fallimentare.
Ad Ai tocca lo scomodo ruolo di agire da deus-ex machina e di provare a dare un senso ad una storia che senso non ne ha, fallendo di nuovo. Quali sono le motivazioni di Ai? Perché Ai ha poteri paranormali? Qual è il suo rapporto con Kaika Itsuki? Perché tutti continuano a cucirle addosso episodio dopo episodio una patina quasi divina?
L'anime a queste domande non risponde, forse lo fa la novel da cui è tratta la serie (?).
Ma è con Alexander W. Wood che si raschia il fondo del barile e si fa anche la scarpetta.
Ci viene presentato come un ragazzo che cresce senza segni o talenti particolari, che in età adolescenziale si appassiona ad un videogioco online di cui presto diventa il miglior giocatore e più amato utente della community. Grazie a questa sua fama, conosce la bellissima moglie Emma, altra videogiocatrice che presto diventa "discepola" del nostro "AWW".
Ellissi temporale. I due hanno un figlio e si rivela che Alexander Wood è il presidente degli USA.
Se non siete scoppiati a ridere, i miei complimenti. Tutto ciò che mancava a "Babylon" era un mod di Discord come presidente degli Stati Uniti.
La versione adulta di Wood è una figura altrettanto comica. Un occhialuto filosofo che risponde ad ogni questione mettendosi un dito sulle labbra e pensando alla soluzione per giorni e giorni e giorni.
Dei fantomatici leader introdotti nella seconda metà della serie e vagamente ispirati a reali politici (immagino che l'imbarazzante Luciano Cannavaro debba essere una sorta di Berlusca?) non si salva niente, ma Alexander W. Wood va il mio, personalissimo, premio di "peggior personaggio di Babylon".
Tornando alla trama, gli episodi dal 7 in poi sono una discesa agli inferi. Il nadir si raggiunge nell'episodio 11 con un discorso sui massimi sistemi che vede protagonisti i leader delle nazioni del G7, sullo sfondo di galassie e aurore boreali (vorrei fosse uno scherzo, ndr). Quel poco di poliziesco e noir che era rimasto si perde nella dissertazione filosofica più vuota e scontata, sul significato di "bene" e il significato di "male".
Da questo punto in poi, "Babylon" è un tracciato ECG piatto e il finale è uno squilibrato tentativo di defibrillare il paziente, già dichiarato terminale da quattro o cinque puntate.
Io non so cosa sia il male e non so cosa sia il bene, ma so che "Babylon" si avvicina più al primo.
Attenzione: la recensione contiene spoiler!
Nel 1997 all’Università della Sapienza di Roma una studentessa fu colpita a morte alla testa da un proiettile. Di quel delitto inizialmente non si riusciva a capire chi fosse stato e l’eventuale movente. Dopo sei anni furono condannati due ricercatori di giurisprudenza che, sulla base delle prove raccolte e delle frammentarie testimonianze, avrebbero concordato di sparare volontariamente sulla base di una sorta di “scommessa” (ometto tutte le varie teorie) sul c.d. “delitto perfetto” ossia quello senza movente, senza che il colpevole sia stato trovato sul luogo al momento della commissione del delitto e che non abbia mai posseduto un’arma o l’arma utilizzata per il delitto.
Sono partito da questa premessa perché "Babylon" mi sembra come impostazione ispirato alla concezione del delitto “perfetto” (e premetto, per togliere dubbi, che il parallelismo è ovviamente inserito con accezione negativa per la serie dell'anime). Premetto che risulta molto difficile non spoilerare, almeno parzialmente, i momenti salienti della serie.
La trama a mio avviso parte benissimo come un thriller-poliziesco-psicologico fino all’episodio 7, che culmina con lo sproloquio filosofico sul male da parte della “malvagia di turno”, Ai Magase, mentre con un’ascia fa a pezzi in diretta “streaming” davanti agli occhi del Procuratore Zen Seisaki la sua assistente e collaboratrice Hiasa Sekuro. In merito alla discettazione sul male ritengo che non ci sia alcuno spunto degno di nota, se non il voler rendere evidente la follia omicida esercitata in modo diretto da Magase, credo per dare una lezione a Seisaki che stava indagando e ostacolando le sue attività (anticipo e specifico: non il suo piano o disegno o movente, perché quello non è dato a sapere nei 12 episodi dell’anime). Fino a quel momento Ai Magase sembra una sorta di ipnotizzatrice delle sue vittime: semplicemente con gli sguardi, posture del corpo e sussurrando delle parole, costringe i destinatari delle sue attenzioni a suicidarsi. E non ci sono prove a suo carico: tutte le vittime suicidandosi lasciano una lettera in cui spiegano le ragioni del loro gesto. In parallelo c’è una municipalità della grande Tokyo (Shiniki) che sta per eleggere il suo sindaco e il suo consiglio e uno dei candidati presenta nel suo programma elettorale che il primo punto è rappresentato dall'approvazione della legge sul suicidio.
Breve parentesi: in tutto l’anime si discetta a vario titolo su questa iniziativa che poi come un virus sarà oggetto di valutazione a livello mondiale fino a scomodare addirittura il presidente degli USA e il Consiglio del G7 (inclusa l’Italia) e sembra che Ai Magase sia in un certo senso la mente/esecutrice di un piano che voglia portare l’intera comunità mondiale a “legalizzare” e consentire il suicidio di chiunque voglia rinunciare a vivere. Sottolineo un aspetto fondamentale: non si tratta dell’eutanasia ma del suicidio tout court, che ad oggi nessuna legislazione a me nota vieta in quanto tale, ma sanziona solo come induzione/istigazione di una persona al suicidio.
Ma se negli episodi iniziali la trama sembra adombrare dietro un suicidio di un dottore le case farmaceutiche che volevano immettere sul mercato un prodotto che se inalato porta alla dolce morte, di questo filone se ne perdono quasi subito le tracce per concentrarsi da un lato su una fantomatica donna che, come le sirene dell’Odissea, incanta le vittime e fa far loro ciò che vuole o, per fare un paragone più pertinente nell’ambito degli anime, sembra essere la versione femminile di John Paul di “L’organo genocida” o di Miach Mihie di “Harmony”, entrambe opere di ben altro spessore rispetto a "Babylon", la seconda proprio incentrata sul suicidio come forma di manifestazione del libero arbitrio della coscienza umana contro la dittatura sanitaria del benessere individuale e sociale. E allora cosa rimane del movente di Ai Magase e di tutto il "circo" mediatico/politico messo in piedi sul tema della legge sul suicidio sì/no? Dovremmo chiederlo a Diogene nella sua perenne ricerca dell’uomo con il lanternino o all’autore della novel e della serie.
Le ultime 5 puntate spostano il focus in ambiti fantapolitici e religioso/filosofici che, francamente, mi hanno fatto sorridere proprio perché messi in bocca ai personaggi meno credibili: i presidenti delle sette nazioni più industrializzate del pianeta tra cui non poteva mancare l’Italia...
Nota di estremo demerito sul personaggio presidente degli USA: il modo come ricerca la risposta alla domanda se la legge sul suicidio sia giusta o no, il conseguente dibattito che ne consegue con i colleghi del G7 fino al modo in cui convince una ragazza a non suicidarsi in diretta mondiale per poi decidersi a suicidarsi a sua volta, è demenziale… Se poi il presidente USA viene dipinto come un nerd che gioca ancora ai videogame di ruolo anche per prendere ispirazione ai suoi dubbi..
E arriviamo al controverso finale in versione “bad ending”. Ci potrebbe anche stare, ma non così “aperto” (nel solito stile nipponico). Infatti, per come si chiude l’ultimo episodio, l’anime lascia presagire che è intenzione della produzione di procedere con una serie successiva (il breve follow up dopo la sigla lascia immaginare che la malvagia prosegua nella sua opera come Hannibal the Cannibal ne “Il silenzio degli innocenti”) altrimenti resta il (sotto)vuoto più totale, lasciando al povero spettatore il compito di “crearsi il suo film”.
Insomma, per questa serie non scomoderei concetti profondi quali l’eterno conflitto tra il bene e il male, il suicidio come estrema manifestazione del libero arbitrio umano, il simbolismo di Babilonia nell’Apocalisse, il bene come continuazione della vita e il male come interruzione di essa (cit. dall'anime stesso)... Sembra che il film d'animazione voglia solo arrivare a rappresentare lo scontro tra i 2 protagonisti: Zen Seisaki e Ai Magase. Il primo, in virtù del suo alto senso morale e civico, sacrifica per il bene supremo dell'umanità se stesso passando per l’omicida del Presidente USA. Di Ai Magase, personaggio psicopatico e misterioso, mi hanno un po' intrigato i dialoghi con Seisaki, i giochi di parole, rendendola un soggetto particolare come Hannibal Lechter impersonato da Anthony Hopkins quando interloquiva con Jodie Foster. L’apoteosi sta proprio nell’episodio del delitto della collega di Seisaki con la richiesta di Ai Magase di essere compresa da Seisaki per il male che stava facendo alla povera assistente di lui.
Ma mancano sempre il movente (qualunque esso sia) e le modalità con cui Ai Magase soggiogava le menti (anche se fosse un potere soprannaturale) e ciò rappresenta un vero peccato capitale… non si pianta in piedi una trama così articolata (male) su scala mondiale al limite dell’inverosimile solo per l'apparente capriccio di una presunta psicopatica.
Oltre questo rimane ben poco a livello di linea narrativa e personaggi, mentre riconosco che la regia è stata costruita veramente bene con dei colpi di scena nella prima parte notevoli. Peccato...
Nel 1997 all’Università della Sapienza di Roma una studentessa fu colpita a morte alla testa da un proiettile. Di quel delitto inizialmente non si riusciva a capire chi fosse stato e l’eventuale movente. Dopo sei anni furono condannati due ricercatori di giurisprudenza che, sulla base delle prove raccolte e delle frammentarie testimonianze, avrebbero concordato di sparare volontariamente sulla base di una sorta di “scommessa” (ometto tutte le varie teorie) sul c.d. “delitto perfetto” ossia quello senza movente, senza che il colpevole sia stato trovato sul luogo al momento della commissione del delitto e che non abbia mai posseduto un’arma o l’arma utilizzata per il delitto.
Sono partito da questa premessa perché "Babylon" mi sembra come impostazione ispirato alla concezione del delitto “perfetto” (e premetto, per togliere dubbi, che il parallelismo è ovviamente inserito con accezione negativa per la serie dell'anime). Premetto che risulta molto difficile non spoilerare, almeno parzialmente, i momenti salienti della serie.
La trama a mio avviso parte benissimo come un thriller-poliziesco-psicologico fino all’episodio 7, che culmina con lo sproloquio filosofico sul male da parte della “malvagia di turno”, Ai Magase, mentre con un’ascia fa a pezzi in diretta “streaming” davanti agli occhi del Procuratore Zen Seisaki la sua assistente e collaboratrice Hiasa Sekuro. In merito alla discettazione sul male ritengo che non ci sia alcuno spunto degno di nota, se non il voler rendere evidente la follia omicida esercitata in modo diretto da Magase, credo per dare una lezione a Seisaki che stava indagando e ostacolando le sue attività (anticipo e specifico: non il suo piano o disegno o movente, perché quello non è dato a sapere nei 12 episodi dell’anime). Fino a quel momento Ai Magase sembra una sorta di ipnotizzatrice delle sue vittime: semplicemente con gli sguardi, posture del corpo e sussurrando delle parole, costringe i destinatari delle sue attenzioni a suicidarsi. E non ci sono prove a suo carico: tutte le vittime suicidandosi lasciano una lettera in cui spiegano le ragioni del loro gesto. In parallelo c’è una municipalità della grande Tokyo (Shiniki) che sta per eleggere il suo sindaco e il suo consiglio e uno dei candidati presenta nel suo programma elettorale che il primo punto è rappresentato dall'approvazione della legge sul suicidio.
Breve parentesi: in tutto l’anime si discetta a vario titolo su questa iniziativa che poi come un virus sarà oggetto di valutazione a livello mondiale fino a scomodare addirittura il presidente degli USA e il Consiglio del G7 (inclusa l’Italia) e sembra che Ai Magase sia in un certo senso la mente/esecutrice di un piano che voglia portare l’intera comunità mondiale a “legalizzare” e consentire il suicidio di chiunque voglia rinunciare a vivere. Sottolineo un aspetto fondamentale: non si tratta dell’eutanasia ma del suicidio tout court, che ad oggi nessuna legislazione a me nota vieta in quanto tale, ma sanziona solo come induzione/istigazione di una persona al suicidio.
Ma se negli episodi iniziali la trama sembra adombrare dietro un suicidio di un dottore le case farmaceutiche che volevano immettere sul mercato un prodotto che se inalato porta alla dolce morte, di questo filone se ne perdono quasi subito le tracce per concentrarsi da un lato su una fantomatica donna che, come le sirene dell’Odissea, incanta le vittime e fa far loro ciò che vuole o, per fare un paragone più pertinente nell’ambito degli anime, sembra essere la versione femminile di John Paul di “L’organo genocida” o di Miach Mihie di “Harmony”, entrambe opere di ben altro spessore rispetto a "Babylon", la seconda proprio incentrata sul suicidio come forma di manifestazione del libero arbitrio della coscienza umana contro la dittatura sanitaria del benessere individuale e sociale. E allora cosa rimane del movente di Ai Magase e di tutto il "circo" mediatico/politico messo in piedi sul tema della legge sul suicidio sì/no? Dovremmo chiederlo a Diogene nella sua perenne ricerca dell’uomo con il lanternino o all’autore della novel e della serie.
Le ultime 5 puntate spostano il focus in ambiti fantapolitici e religioso/filosofici che, francamente, mi hanno fatto sorridere proprio perché messi in bocca ai personaggi meno credibili: i presidenti delle sette nazioni più industrializzate del pianeta tra cui non poteva mancare l’Italia...
Nota di estremo demerito sul personaggio presidente degli USA: il modo come ricerca la risposta alla domanda se la legge sul suicidio sia giusta o no, il conseguente dibattito che ne consegue con i colleghi del G7 fino al modo in cui convince una ragazza a non suicidarsi in diretta mondiale per poi decidersi a suicidarsi a sua volta, è demenziale… Se poi il presidente USA viene dipinto come un nerd che gioca ancora ai videogame di ruolo anche per prendere ispirazione ai suoi dubbi..
E arriviamo al controverso finale in versione “bad ending”. Ci potrebbe anche stare, ma non così “aperto” (nel solito stile nipponico). Infatti, per come si chiude l’ultimo episodio, l’anime lascia presagire che è intenzione della produzione di procedere con una serie successiva (il breve follow up dopo la sigla lascia immaginare che la malvagia prosegua nella sua opera come Hannibal the Cannibal ne “Il silenzio degli innocenti”) altrimenti resta il (sotto)vuoto più totale, lasciando al povero spettatore il compito di “crearsi il suo film”.
Insomma, per questa serie non scomoderei concetti profondi quali l’eterno conflitto tra il bene e il male, il suicidio come estrema manifestazione del libero arbitrio umano, il simbolismo di Babilonia nell’Apocalisse, il bene come continuazione della vita e il male come interruzione di essa (cit. dall'anime stesso)... Sembra che il film d'animazione voglia solo arrivare a rappresentare lo scontro tra i 2 protagonisti: Zen Seisaki e Ai Magase. Il primo, in virtù del suo alto senso morale e civico, sacrifica per il bene supremo dell'umanità se stesso passando per l’omicida del Presidente USA. Di Ai Magase, personaggio psicopatico e misterioso, mi hanno un po' intrigato i dialoghi con Seisaki, i giochi di parole, rendendola un soggetto particolare come Hannibal Lechter impersonato da Anthony Hopkins quando interloquiva con Jodie Foster. L’apoteosi sta proprio nell’episodio del delitto della collega di Seisaki con la richiesta di Ai Magase di essere compresa da Seisaki per il male che stava facendo alla povera assistente di lui.
Ma mancano sempre il movente (qualunque esso sia) e le modalità con cui Ai Magase soggiogava le menti (anche se fosse un potere soprannaturale) e ciò rappresenta un vero peccato capitale… non si pianta in piedi una trama così articolata (male) su scala mondiale al limite dell’inverosimile solo per l'apparente capriccio di una presunta psicopatica.
Oltre questo rimane ben poco a livello di linea narrativa e personaggi, mentre riconosco che la regia è stata costruita veramente bene con dei colpi di scena nella prima parte notevoli. Peccato...
"Offensivo". Ecco il termine che reputo più indicato per descrivere questa serie. È offensiva nei confronti dello spettatore e della sua intelligenza, e nei confronti di una tematica importante come quella del suicidio. Una serie che tenta di forzarsi in discussioni profonde e filosofiche, ma pecca visibilmente a causa di premesse fallaci, ragionamenti scorretti, conclusioni stupide e affrettate. Fatico a trovare argomentazioni per consigliare la visione di questo prodotto a chiunque: non è adatto a nessuno, perché nessuno merita di sentirsi preso in giro in questo modo.
Prima di tutto, dividiamo l'anime in tre segmenti. Il primo di questi tre segmenti è composto dagli episodi 1-3, l'arco narrativo del thriller: un'indagine che conduce a un suicidio sospetto, a cui presto si aggiungono un omicidio, e un complotto ad alti livelli della politica. Tutto sommato, l'introduzione della serie è solida e interessante. Personalmente ho trovato la rivelazione finale piuttosto irrealistica, ma di fatto sono stato in grado di accettarla seguendo la norma del "suspension of disbelief", la sospensione dell'incredulità. Credo che parte del fascino della fiction sia partire da premesse irrealistiche per vedere dove possono portare, e per questa serie non ho voluto fare eccezioni.
Procediamo col secondo arco narrativo, quello degli episodi 4-8: Qui il thriller lascia il posto ad un poliziesco. Due cacce agli uomini (o meglio, ad un uomo e ad una donna) e una corsa contro il tempo prima di una fatidica votazione. Già qui l'anime dimostra la sua totale inettitudine nell'affrontare quello che diventerà uno dei temi cardine della serie, cioè il suicidio. Particolarmente di cattivo gusto ho trovato l'ultimo episodio, dove il dibattito tra "pro" e "contro" poteva essere riassunto in "bambini che dicono la prima cosa che gli capita a tiro" (i "contro") e "adulti che turbano le acque mescolando argomenti diversi per giungere a conclusioni fallaci" ("pro").
Qui è doveroso fare una lunga deviazione su quello che è l'argomento del suicidio, le mie opinioni a riguardo - perché credo che da ciò dipenda, in parte, il mio giudizio - e ciò che l'anime si propone di insegnare.
Primo, il suicidio non è eutanasia. L'anime tocca il tema con una breve one-line che distingue tra eutanasia passiva ed attiva (sostanzialmente, la distinzione è tra morte raggiunta tramite stop dei trattamenti medici, e morte somministrata attivamente ad un paziente che potrebbe altrimenti sopravvivere), ma qui non stiamo parlando di questo. Qui parliamo di suicidio, ovvero persone sane che decidono di togliersi la vita per i più svariati motivi. Favorevoli o contrari all'eutanasia, non importa ai fini di questo dibattito.
Secondo, il suicidio non è salvare qualcuno. Nel dibattito poc'anzi citato, il "cattivo" sostiene, tra le sue varie argomentazioni, quella per cui vorrebbe uccidersi per poter donare il suo cuore al figlio malato, e permettere ad altri di fare lo stesso. Ora, è senza dubbio un'intenzione nobile, ma questo non è suicidio, o meglio, non è il suicidio come trattato dalla serie stessa. Se questa era la sua intenzione, avrebbe potuto far passare una legge che annoverasse questa possibilità, cioè di terminare la propria vita per donare i propri organi se il tempo fosse avverso ad aspettare. Ma il suicidio come da lui annunciato permette di gettarsi da palazzi, annegarsi in un fiume, e quant'altro, tutte cose che precludono la possibilità di donare organi, e solo perché la persona in questione ha deciso di farlo. Questo è turbare le acque: si mischiano insieme suicidi immotivati col sacrificio disinteressato.
Ma soprattutto, terzo punto: chi non vuole suicidarsi non inizierà a pensare al suicidio solo perché è legale, ma chi vuole suicidarsi non è in grado di pensare lucidamente. Legalizzare il suicidio, in questa serie, significa permettere a chiunque, quando lo desidera, di gettarsi da un palazzo o ingoiare una "pillola del suicidio". Dobbiamo davvero discutere sul perché questa sia un'idea stupida? Il concetto a cui voglio arrivare è che il suicidio è complesso. Non si tratta di svegliarsi un giorno annoiati e togliersi la vita. E la soluzione ad un tale problema non è vendere pilloline magiche alla farmacia sotto casa che ti uccidano senza sofferenza.
Io non sono contrario al suicidio. Sono pienamente convinto che a chiunque debba essere permesso disporre del proprio corpo e della propria vita come meglio ritenga. Non ho alcuna convinzione religiosa - di fatto, non mi faccio governare da dogmi, credenze e superstizioni di qualunque tipo, né mie né di gente morta migliaia di anni fa. Di fatto, sono anche conscio che proibire il suicidio sia inutile, perché se uno vuol togliersi la vita, cercherà di farlo comunque a prescindere da cosa ne pensa la legge.
Ma qui stiamo parlando di vendere "pillole del suicidio" a chiunque, senza alcun controllo sullo stato di salute o lo stato mentale dell'acquirente al momento dell'acquisto. È una cosa come un'altra, vado in discoteca stasera, ti unisci? No, credo che mi toglierò la vita. Ah, okay, salutami la mia nonnina quando la vedi. E sapete perché lo fa? Perché questa serie è fastidiosamente inetta. È priva di spessore, manca di stile, è incapace di metter su un ragionamento coerente e corretto ma ci prova lo stesso per tentare di sembrare un anime profondo e intellettuale - e fallisce miseramente.
Attenzione: parte contenente spoiler
Ma non abbiamo finito. Il suicidio è al centro del dibattito filosofico dell'anime, ma poi si aggiunge un cattivo che può (e qui si va in territorio di spoiler, ma ad essere sincero vi consiglio di leggere qui di seguito anziché guardare la serie) letteralmente fare il lavaggio del cervello e spingere le persone al suicidio. Nonostante ciò, l'anime prosegue imperterrito per la sua strada: È un bene o un male suicidarsi? Boh!
E qui ci spingiamo nel terzo ed ultimo blocco narrativo, cioè quello pseudo-filosofico degli episodi 9-12. Negli ultimi quattro episodi ci spostiamo in America. Qui la narrativa subisce una brusca frenata. Niente più indagini, niente più nulla, persino il protagonista finisce in secondo piano. Invece, ci cicciamo profonde riflessioni filosofiche su cosa siano davvero il bene e il male. C'è un G7 in cui sette capi di stato (fortunatamente fasulli; anche se ammetto che vedere i nostri veri capi di stato discutere di bene e male avrebbe trasformato una serie orribile in uno spettacolo trash imperdibile) decidono di discutere della legge sul suicidio prendendola incredibilmente larga e decidendo che potranno compiere una decisione informata solamente decidendo cosa sono davvero il bene e il male, la legge e la giustizia, tirando pure di mezzo la Bibbia e Dio. Sapete, mi rimangio cosa ho detto prima: Questa serie è trash, veri o finti che siano i capi di stato. Ah, ho già menzionato che il presidente degli Stati Uniti è un top player di un simil-World of Warcraft? Mamma mia, magnifico. Se ho dato alla serie 2 e non 1, è per le trovate geniali come questa.
Ma sulla discussione in sé e la sua conclusione? Credo di non poter dire molto. Ho finito quest'anime solo ieri, ma ho già dimenticato questa parte. E sapete perché? Perché non ha senso, perché era stupida e immotivatamente inserita a forza in una narrativa che non le apparteneva solo perché voleva apparire profonda e filosofica quanto ho più visto più profondità e coerenza in uno spot del McDonald. Abbiamo sette capi di stato che improvvisamente decidono di discutere di cosa sia il Bene e cosa sia il Male perché devono decidere se permettere alle persone di buttarsi giù da un palazzo sia giusto. Ma mi prendete in giro?
Tutto quanto ho appena scritto basta e avanza a ritenere questa serie un'orribile accozzaglia di pseudo-filosofia vuota e vana, ma voglio essere sincero: c'è anche dell'altro.
Il cattivo in grado di fare il lavaggio del cervello? È in grado di volare da una parte all'altra del globo senza che nessuno riesca a trovarla, a cambiare identità da un giorno all'altro in modi misteriosi, e di convincere le persone a suicidarsi semplicemente con un gesto ammiccante, ma la serie non ci spiega mai come lo faccia, né tantomeno il perché.
Un suicidio di massa di persone che non avevano la minima voglia di suicidarsi il giorno prima della fatidica votazione della legge sul suicidio? La polizia insabbia tutto perché "vuole evitare uno scandalo". Ma diamo i numeri? In quale universo parallelo?
Delle città in giro per il mondo (tra cui una italiana) decidono a casissimo di approvare la legge sul suicidio, anche se non hanno alcun potere legale di farlo dato che esiste lo stato? Nessuno lo mette mai in discussione. E sì, quello della città con poteri superiori alla norma era il punto cardine dei primi tre episodi dell'anime, quindi non so perché se ne siano infischiati per il resto della serie.
Il giorno dopo la legalizzazione del suicidio in una città, una tizia decide di buttarsi giù da un ponte, e poco prima di farlo, interrogata sulle motivazioni, risponde "Beh, tanto le autorità hanno detto che è giusto". Ma cosa sei, un umano o un robot? E quando lo dicono al politico che ha approvato la legge, egli risponde tirando fuori gli argomenti di bene e male e che la scelta della ragazza fosse corretta perché l'ha resa felice. Altro che robot, qui stiamo parlando ad un alieno di un'altra galassia.
Alla fine della serie, nella città in cui il suicidio è legale, a una ragazza viene permesso di suicidarsi buttandosi giù da un palazzo. Seriamente, siete sicuri che non causerebbe alcun problema agli altri? Ah, e non sa ancora neanche lei se vuole suicidarsi o no. Ma sono certo che non sia un dettaglio rilevante, quindi permettiamole comunque di sporgersi dal cornicione e di fare una decisione affrettata di cui si pentirà in quei secondi che intercorrono tra la caduta e l'impatto al suolo.
E non voglio parlare del fatto che la mettano a contatto col presidente degli Stati Uniti in persona per fermarla. Anzi, sì, ne voglio parlare, perché il presidente se ne esce con (parafraso, ma siamo a questi livelli): "Beh, sai, non so cosa siano il bene e il male, quindi mboh, non so se sia giusto che ti ammazzi o no... Ti sta bene aspettare? Ti richiamo io quando ho deciso, magari ci buttiamo giù insieme!" e tutti lo trattano come se fosse un genio e avesse detto una cosa incredibilmente profonda. Ricadiamo sempre nel fatto che l'anime sia stupido ma continua ad atteggiarsi come se fosse il primo della classe.
Fine parte contenente spoiler
Ci sono serie così brutte che strappano una risata. Ci sono serie brutte, ma con alcune parti interessanti che sono da sole meritevoli di essere viste, o che quantomeno rendono la visione dell'opera nel suo complesso decente. Ci sono serie che non sono belle, ma non fanno neanche schifo, e sanno quantomeno essere dignitose anche se non lasciano assolutamente nulla dopo la visione.
"Babylon" non è nessuna di queste. "Babylon" è una serie inetta, pretenziosa, incapace di raccontare una storia coerente e nemmeno di mettere in piedi un discorso con un capo e una coda senza denigrarsi da solo. Ma soprattutto, è una serie offensiva. Mi sono sentito preso in giro costantemente mentre guardavo questa serie, durante i discorsi dei politici, durante le argomentazioni pseudo-filosofiche, durante i frequenti plot-hole della serie, e ogni qualvolta l'argomento del suicidio venisse discusso in termini così qualunquisti. Sconsiglierei la sua visione a chiunque, perché provoca solo rabbia e frustrazione.
Prima di tutto, dividiamo l'anime in tre segmenti. Il primo di questi tre segmenti è composto dagli episodi 1-3, l'arco narrativo del thriller: un'indagine che conduce a un suicidio sospetto, a cui presto si aggiungono un omicidio, e un complotto ad alti livelli della politica. Tutto sommato, l'introduzione della serie è solida e interessante. Personalmente ho trovato la rivelazione finale piuttosto irrealistica, ma di fatto sono stato in grado di accettarla seguendo la norma del "suspension of disbelief", la sospensione dell'incredulità. Credo che parte del fascino della fiction sia partire da premesse irrealistiche per vedere dove possono portare, e per questa serie non ho voluto fare eccezioni.
Procediamo col secondo arco narrativo, quello degli episodi 4-8: Qui il thriller lascia il posto ad un poliziesco. Due cacce agli uomini (o meglio, ad un uomo e ad una donna) e una corsa contro il tempo prima di una fatidica votazione. Già qui l'anime dimostra la sua totale inettitudine nell'affrontare quello che diventerà uno dei temi cardine della serie, cioè il suicidio. Particolarmente di cattivo gusto ho trovato l'ultimo episodio, dove il dibattito tra "pro" e "contro" poteva essere riassunto in "bambini che dicono la prima cosa che gli capita a tiro" (i "contro") e "adulti che turbano le acque mescolando argomenti diversi per giungere a conclusioni fallaci" ("pro").
Qui è doveroso fare una lunga deviazione su quello che è l'argomento del suicidio, le mie opinioni a riguardo - perché credo che da ciò dipenda, in parte, il mio giudizio - e ciò che l'anime si propone di insegnare.
Primo, il suicidio non è eutanasia. L'anime tocca il tema con una breve one-line che distingue tra eutanasia passiva ed attiva (sostanzialmente, la distinzione è tra morte raggiunta tramite stop dei trattamenti medici, e morte somministrata attivamente ad un paziente che potrebbe altrimenti sopravvivere), ma qui non stiamo parlando di questo. Qui parliamo di suicidio, ovvero persone sane che decidono di togliersi la vita per i più svariati motivi. Favorevoli o contrari all'eutanasia, non importa ai fini di questo dibattito.
Secondo, il suicidio non è salvare qualcuno. Nel dibattito poc'anzi citato, il "cattivo" sostiene, tra le sue varie argomentazioni, quella per cui vorrebbe uccidersi per poter donare il suo cuore al figlio malato, e permettere ad altri di fare lo stesso. Ora, è senza dubbio un'intenzione nobile, ma questo non è suicidio, o meglio, non è il suicidio come trattato dalla serie stessa. Se questa era la sua intenzione, avrebbe potuto far passare una legge che annoverasse questa possibilità, cioè di terminare la propria vita per donare i propri organi se il tempo fosse avverso ad aspettare. Ma il suicidio come da lui annunciato permette di gettarsi da palazzi, annegarsi in un fiume, e quant'altro, tutte cose che precludono la possibilità di donare organi, e solo perché la persona in questione ha deciso di farlo. Questo è turbare le acque: si mischiano insieme suicidi immotivati col sacrificio disinteressato.
Ma soprattutto, terzo punto: chi non vuole suicidarsi non inizierà a pensare al suicidio solo perché è legale, ma chi vuole suicidarsi non è in grado di pensare lucidamente. Legalizzare il suicidio, in questa serie, significa permettere a chiunque, quando lo desidera, di gettarsi da un palazzo o ingoiare una "pillola del suicidio". Dobbiamo davvero discutere sul perché questa sia un'idea stupida? Il concetto a cui voglio arrivare è che il suicidio è complesso. Non si tratta di svegliarsi un giorno annoiati e togliersi la vita. E la soluzione ad un tale problema non è vendere pilloline magiche alla farmacia sotto casa che ti uccidano senza sofferenza.
Io non sono contrario al suicidio. Sono pienamente convinto che a chiunque debba essere permesso disporre del proprio corpo e della propria vita come meglio ritenga. Non ho alcuna convinzione religiosa - di fatto, non mi faccio governare da dogmi, credenze e superstizioni di qualunque tipo, né mie né di gente morta migliaia di anni fa. Di fatto, sono anche conscio che proibire il suicidio sia inutile, perché se uno vuol togliersi la vita, cercherà di farlo comunque a prescindere da cosa ne pensa la legge.
Ma qui stiamo parlando di vendere "pillole del suicidio" a chiunque, senza alcun controllo sullo stato di salute o lo stato mentale dell'acquirente al momento dell'acquisto. È una cosa come un'altra, vado in discoteca stasera, ti unisci? No, credo che mi toglierò la vita. Ah, okay, salutami la mia nonnina quando la vedi. E sapete perché lo fa? Perché questa serie è fastidiosamente inetta. È priva di spessore, manca di stile, è incapace di metter su un ragionamento coerente e corretto ma ci prova lo stesso per tentare di sembrare un anime profondo e intellettuale - e fallisce miseramente.
Attenzione: parte contenente spoiler
Ma non abbiamo finito. Il suicidio è al centro del dibattito filosofico dell'anime, ma poi si aggiunge un cattivo che può (e qui si va in territorio di spoiler, ma ad essere sincero vi consiglio di leggere qui di seguito anziché guardare la serie) letteralmente fare il lavaggio del cervello e spingere le persone al suicidio. Nonostante ciò, l'anime prosegue imperterrito per la sua strada: È un bene o un male suicidarsi? Boh!
E qui ci spingiamo nel terzo ed ultimo blocco narrativo, cioè quello pseudo-filosofico degli episodi 9-12. Negli ultimi quattro episodi ci spostiamo in America. Qui la narrativa subisce una brusca frenata. Niente più indagini, niente più nulla, persino il protagonista finisce in secondo piano. Invece, ci cicciamo profonde riflessioni filosofiche su cosa siano davvero il bene e il male. C'è un G7 in cui sette capi di stato (fortunatamente fasulli; anche se ammetto che vedere i nostri veri capi di stato discutere di bene e male avrebbe trasformato una serie orribile in uno spettacolo trash imperdibile) decidono di discutere della legge sul suicidio prendendola incredibilmente larga e decidendo che potranno compiere una decisione informata solamente decidendo cosa sono davvero il bene e il male, la legge e la giustizia, tirando pure di mezzo la Bibbia e Dio. Sapete, mi rimangio cosa ho detto prima: Questa serie è trash, veri o finti che siano i capi di stato. Ah, ho già menzionato che il presidente degli Stati Uniti è un top player di un simil-World of Warcraft? Mamma mia, magnifico. Se ho dato alla serie 2 e non 1, è per le trovate geniali come questa.
Ma sulla discussione in sé e la sua conclusione? Credo di non poter dire molto. Ho finito quest'anime solo ieri, ma ho già dimenticato questa parte. E sapete perché? Perché non ha senso, perché era stupida e immotivatamente inserita a forza in una narrativa che non le apparteneva solo perché voleva apparire profonda e filosofica quanto ho più visto più profondità e coerenza in uno spot del McDonald. Abbiamo sette capi di stato che improvvisamente decidono di discutere di cosa sia il Bene e cosa sia il Male perché devono decidere se permettere alle persone di buttarsi giù da un palazzo sia giusto. Ma mi prendete in giro?
Tutto quanto ho appena scritto basta e avanza a ritenere questa serie un'orribile accozzaglia di pseudo-filosofia vuota e vana, ma voglio essere sincero: c'è anche dell'altro.
Il cattivo in grado di fare il lavaggio del cervello? È in grado di volare da una parte all'altra del globo senza che nessuno riesca a trovarla, a cambiare identità da un giorno all'altro in modi misteriosi, e di convincere le persone a suicidarsi semplicemente con un gesto ammiccante, ma la serie non ci spiega mai come lo faccia, né tantomeno il perché.
Un suicidio di massa di persone che non avevano la minima voglia di suicidarsi il giorno prima della fatidica votazione della legge sul suicidio? La polizia insabbia tutto perché "vuole evitare uno scandalo". Ma diamo i numeri? In quale universo parallelo?
Delle città in giro per il mondo (tra cui una italiana) decidono a casissimo di approvare la legge sul suicidio, anche se non hanno alcun potere legale di farlo dato che esiste lo stato? Nessuno lo mette mai in discussione. E sì, quello della città con poteri superiori alla norma era il punto cardine dei primi tre episodi dell'anime, quindi non so perché se ne siano infischiati per il resto della serie.
Il giorno dopo la legalizzazione del suicidio in una città, una tizia decide di buttarsi giù da un ponte, e poco prima di farlo, interrogata sulle motivazioni, risponde "Beh, tanto le autorità hanno detto che è giusto". Ma cosa sei, un umano o un robot? E quando lo dicono al politico che ha approvato la legge, egli risponde tirando fuori gli argomenti di bene e male e che la scelta della ragazza fosse corretta perché l'ha resa felice. Altro che robot, qui stiamo parlando ad un alieno di un'altra galassia.
Alla fine della serie, nella città in cui il suicidio è legale, a una ragazza viene permesso di suicidarsi buttandosi giù da un palazzo. Seriamente, siete sicuri che non causerebbe alcun problema agli altri? Ah, e non sa ancora neanche lei se vuole suicidarsi o no. Ma sono certo che non sia un dettaglio rilevante, quindi permettiamole comunque di sporgersi dal cornicione e di fare una decisione affrettata di cui si pentirà in quei secondi che intercorrono tra la caduta e l'impatto al suolo.
E non voglio parlare del fatto che la mettano a contatto col presidente degli Stati Uniti in persona per fermarla. Anzi, sì, ne voglio parlare, perché il presidente se ne esce con (parafraso, ma siamo a questi livelli): "Beh, sai, non so cosa siano il bene e il male, quindi mboh, non so se sia giusto che ti ammazzi o no... Ti sta bene aspettare? Ti richiamo io quando ho deciso, magari ci buttiamo giù insieme!" e tutti lo trattano come se fosse un genio e avesse detto una cosa incredibilmente profonda. Ricadiamo sempre nel fatto che l'anime sia stupido ma continua ad atteggiarsi come se fosse il primo della classe.
Fine parte contenente spoiler
Ci sono serie così brutte che strappano una risata. Ci sono serie brutte, ma con alcune parti interessanti che sono da sole meritevoli di essere viste, o che quantomeno rendono la visione dell'opera nel suo complesso decente. Ci sono serie che non sono belle, ma non fanno neanche schifo, e sanno quantomeno essere dignitose anche se non lasciano assolutamente nulla dopo la visione.
"Babylon" non è nessuna di queste. "Babylon" è una serie inetta, pretenziosa, incapace di raccontare una storia coerente e nemmeno di mettere in piedi un discorso con un capo e una coda senza denigrarsi da solo. Ma soprattutto, è una serie offensiva. Mi sono sentito preso in giro costantemente mentre guardavo questa serie, durante i discorsi dei politici, durante le argomentazioni pseudo-filosofiche, durante i frequenti plot-hole della serie, e ogni qualvolta l'argomento del suicidio venisse discusso in termini così qualunquisti. Sconsiglierei la sua visione a chiunque, perché provoca solo rabbia e frustrazione.
«Babylon» è un anime, a cura dello studio di animazione Revoroot, trasposizione di una serie di light novel scritte da Mado Nozaki, inizialmente ben strutturato e appassionante per poi disperdersi in un finale banale, perdendosi nella gestione inefficace della caratterizzazione dei protagonisti.
Osservando la storia, me ne vengono in mente tante, quelle dove il "buono" per rimanere tale si rifiuta di uccidere il "malvagio" anche sapendo che il suo rifiuto potrebbe costare la vita di tutti i suoi cari. Negli anime talvolta si ha bisogno di una "spinta" per poter uccidere il cattivo di turno (vi sarebbero esempi celebri, ma meglio non fare spoiler). Quando penso ad un "malvagio", un "cattivo" mi vengono sempre in mente quelli di Mazinga o al massimo per chi si ricorda Lemuri dei Cavalieri dello Zodiaco/Saint Seya. Credevo fossero concetti superati, ma questa serie spolvera tali concetti in maniera antiquata e infantile. In definitiva da una parte si avrà un personaggio "malvagio" che ripeterà più volte di esserlo, dall'altro avremo il "buono" incapace fino all'idiozia più incomprensibile di fare del male a una mosca. Sulla prima si può sorridere sulla seconda, visto che il suo avversario non sarà Tadashi Isobuki di Perfect Crime, non si dovrebbe avere pietà.
La storia si incentra sulle indagini di Zen Seizaki sui vari misteriosi suicidi che si stanno susseguendo nella sua città. Fra interrogatori serrati e colleghi in pericolo si troverà di fronte ad un pericoloso criminale. L'inizio è davvero ben fatto, un buon poliziesco con ritmi e narrazione che intrigano, coinvolgono, fanno stare con il fiato sospeso, considerando che la serie viene suddivisa in più capitoli, il primo, quello che si conclude alla terza puntata è sicuramente il migliore. Dal secondo si vedono le prime incrinature della trama, si può anche con fantasia sorvolarvi sopra sino al settimo episodio, poi in quella conclusiva, il nulla, va contro le proprio premesse, cerca solo di giustificare a qualunque costo alcune scene d'effetto. Il poliziesco iniziale verrà messo da parte per seguire più che altro dei contenuti strettamente filosofici cercando una risposta alla domanda cosa sia il bene e cosa sia il male, monologhi e dialoghi lunghi che forniranno una soluzione di parte, su cui saranno tutti concordi: la visione dell'autore imposta, che non permette un reale confronto, che non riesce a convincere lo spettatore, anzi lo infastidisce, limite dell'opera.
Per quanto riguarda i personaggi, a seconda dei gusti, i migliori potranno risultare oltre a Seizaki, Kaika Itsuki e Alexander W. Wood che saranno fedeli ai loro personaggi, nel bene e nel male.
Il nemico, ometterò volutamente il nome per evitare spoiler, sicuramente affascina lo spettatore, forse anche troppo distogliendo lo sguardo sui suoi limiti. Sembra come se l'autore si compiacesse a dismisura del personaggio creato, enfatizzandolo più del dovuto, anche perdendosi in infantilismi e cadute di stile, solo per far in modo che tutti i comprimari giustificassero l'enorme abilità di un qualcuno che in realtà mai nessuno ha cercato di affrontare, evitando di accennare i suoi limiti (il suo agire in solitaria andrà in contrasto con l'avanzare della storia, senza spiegazioni, lasciando alla fantasia più completa dello spettatore si può soltanto intuire quanti limiti il personaggio avesse). Se inizialmente lo spettatore potrà anche sussultare di gioia pensando di trovarsi di fronte ad un nuovo Johan di Monster verso la fine potrà sentirsi deluso e preso in giro, comprendendo che non si tratta di un essere umano o di un mostro, ma che semplicemente si troverà di fronte ad un personaggio non credibile, frutto di forzature su forzature.
L'opening è una della più brevi mai viste mentre le varie ending non rimangono impresse nello spettatore, una delle scene che sento di escludere da questa anonimia è la scena finale del terzo episodio che risulterà coinvolgente anche grazie alla opportuna scelta delle musiche. Le animazioni, a cura dello studio di recente creazione Revoroot fanno il loro buon lavoro, non si avranno cali durante i vari episodi, così come nei disegni, curati nei dettagli, le espressioni dei volti saranno ben realizzate, reali. Vi saranno scene forti, crude, che faranno male.
In definitiva, consiglio a chiunque, soprattutto a chi ama i polizieschi, la visione dei primi 3 episodi (se fosse terminata a quel punto la serie il voto sarebbe sicuramente positivo) e i successivi a chi voglia confrontarsi sui discorsi filosofici espressi, riuscendo a chiudere un occhio sulla irrealtà degli eventi narrati e sull'idiozia di alcuni protagonisti.
Osservando la storia, me ne vengono in mente tante, quelle dove il "buono" per rimanere tale si rifiuta di uccidere il "malvagio" anche sapendo che il suo rifiuto potrebbe costare la vita di tutti i suoi cari. Negli anime talvolta si ha bisogno di una "spinta" per poter uccidere il cattivo di turno (vi sarebbero esempi celebri, ma meglio non fare spoiler). Quando penso ad un "malvagio", un "cattivo" mi vengono sempre in mente quelli di Mazinga o al massimo per chi si ricorda Lemuri dei Cavalieri dello Zodiaco/Saint Seya. Credevo fossero concetti superati, ma questa serie spolvera tali concetti in maniera antiquata e infantile. In definitiva da una parte si avrà un personaggio "malvagio" che ripeterà più volte di esserlo, dall'altro avremo il "buono" incapace fino all'idiozia più incomprensibile di fare del male a una mosca. Sulla prima si può sorridere sulla seconda, visto che il suo avversario non sarà Tadashi Isobuki di Perfect Crime, non si dovrebbe avere pietà.
La storia si incentra sulle indagini di Zen Seizaki sui vari misteriosi suicidi che si stanno susseguendo nella sua città. Fra interrogatori serrati e colleghi in pericolo si troverà di fronte ad un pericoloso criminale. L'inizio è davvero ben fatto, un buon poliziesco con ritmi e narrazione che intrigano, coinvolgono, fanno stare con il fiato sospeso, considerando che la serie viene suddivisa in più capitoli, il primo, quello che si conclude alla terza puntata è sicuramente il migliore. Dal secondo si vedono le prime incrinature della trama, si può anche con fantasia sorvolarvi sopra sino al settimo episodio, poi in quella conclusiva, il nulla, va contro le proprio premesse, cerca solo di giustificare a qualunque costo alcune scene d'effetto. Il poliziesco iniziale verrà messo da parte per seguire più che altro dei contenuti strettamente filosofici cercando una risposta alla domanda cosa sia il bene e cosa sia il male, monologhi e dialoghi lunghi che forniranno una soluzione di parte, su cui saranno tutti concordi: la visione dell'autore imposta, che non permette un reale confronto, che non riesce a convincere lo spettatore, anzi lo infastidisce, limite dell'opera.
Per quanto riguarda i personaggi, a seconda dei gusti, i migliori potranno risultare oltre a Seizaki, Kaika Itsuki e Alexander W. Wood che saranno fedeli ai loro personaggi, nel bene e nel male.
Il nemico, ometterò volutamente il nome per evitare spoiler, sicuramente affascina lo spettatore, forse anche troppo distogliendo lo sguardo sui suoi limiti. Sembra come se l'autore si compiacesse a dismisura del personaggio creato, enfatizzandolo più del dovuto, anche perdendosi in infantilismi e cadute di stile, solo per far in modo che tutti i comprimari giustificassero l'enorme abilità di un qualcuno che in realtà mai nessuno ha cercato di affrontare, evitando di accennare i suoi limiti (il suo agire in solitaria andrà in contrasto con l'avanzare della storia, senza spiegazioni, lasciando alla fantasia più completa dello spettatore si può soltanto intuire quanti limiti il personaggio avesse). Se inizialmente lo spettatore potrà anche sussultare di gioia pensando di trovarsi di fronte ad un nuovo Johan di Monster verso la fine potrà sentirsi deluso e preso in giro, comprendendo che non si tratta di un essere umano o di un mostro, ma che semplicemente si troverà di fronte ad un personaggio non credibile, frutto di forzature su forzature.
L'opening è una della più brevi mai viste mentre le varie ending non rimangono impresse nello spettatore, una delle scene che sento di escludere da questa anonimia è la scena finale del terzo episodio che risulterà coinvolgente anche grazie alla opportuna scelta delle musiche. Le animazioni, a cura dello studio di recente creazione Revoroot fanno il loro buon lavoro, non si avranno cali durante i vari episodi, così come nei disegni, curati nei dettagli, le espressioni dei volti saranno ben realizzate, reali. Vi saranno scene forti, crude, che faranno male.
In definitiva, consiglio a chiunque, soprattutto a chi ama i polizieschi, la visione dei primi 3 episodi (se fosse terminata a quel punto la serie il voto sarebbe sicuramente positivo) e i successivi a chi voglia confrontarsi sui discorsi filosofici espressi, riuscendo a chiudere un occhio sulla irrealtà degli eventi narrati e sull'idiozia di alcuni protagonisti.
Prima di procedere con la descrizione della serie, desidero precisare fin da subito che il voto, più che rappresentare un giudizio oggettivo che riassume tutte le mie opinioni sulla serie, è in realtà un giudizio basato sulle sensazioni, o meglio, sulle emozioni che questa serie è riuscita a trasmettermi durante buona parte della visione.
L’anime, tratto dalla light novel di Mado Nozaki, è incentrato su un pubblico ministero di nome Zen Seizaki che, durante uno dei suo tanti casi, si troverà involontariamente coinvolto in una serie di suicidi alquanto innaturali che lo porteranno ad intensificare le indagini. Come trama è abbastanza generica e simile a molte altre serie investigative, tuttavia, è difficile scendere nel dettaglio in quanto il rischio spoiler è molto elevato. Per oltre metà della serie, l’anime risulta molto interessante e sorprendente. Le musiche, che spesso sembrano assenti a causa del basso volume, sono in realtà perfettamente amalgamate con ogni singola scena e, proprio a causa dell’imprevedibilità e del coinvolgimento della storia, risulta difficile soffermarsi su di esse. Non stiamo parlando di musiche che necessitano di essere trasmesse a tutto volume per essere apprezzate, ma di una parte essenziale dell’anime che svolge perfettamente il suo lavoro senza risaltare troppo. L’unione tra le musiche, la storia accattivante e delle inquadrature ben studiate, danno vita ad un prodotto magnetico che non può fare a meno di attrarre su di sé l’attenzione dello spettatore. Questo è ciò che rende veramente apprezzabile "Babylon", nonostante le evidenti lacune che diventeranno sempre più incolmabili con l'avvicinarsi della conclusione. Il vero difetto di questa serie, infatti, è quello di non essere riuscita a soddisfare le altissime aspettative che i primi episodi avevano creato. Per quanto possa essere coinvolgente, purtroppo è necessario mantenere anche un certo grado di oggettività e valutare ciò che abbiamo realmente ottenuto dalla visione di questa serie: nel mio caso, una profonda delusione. L’anime si è molto concentrato sull'intrattenimento, ma purtroppo non altrettanto sulla parte esplicativa. Alcuni personaggi di rilievo, tra cui l’antagonista della serie, hanno ottenuto solo in parte un approfondimento, lasciando allo spettatore molte domande e perplessità, o almeno ci si augura che si tratti di dubbi irrisolti in quanto le spiegazioni che sono state fornite, in confronto al resto della storia, sono sembrate fin troppo generiche e campate in aria.
Sicuramente il fatto che l’opera originale sia ancora in corso e il ridotto numero di episodi non hanno aiutato a raggiungere una degna conclusione, tuttavia, la delusione rimane e con essa viene spontaneo chiedersi se sia valsa veramente la pena recuperare questa serie. Purtroppo, la risposta a questa domande è soggettiva, di conseguenza non posso sapere se gli altri spettatori avranno la mia stessa opinione finale. Nel mio caso posso soltanto dire che non sono del tutto pentita di aver recuperato "Babylon", serie che tra l’altro è andata in onda ad un ritmo piuttosto irregolare, distribuendo gli episodi nell’arco di due stagioni. Nonostante il retrogusto amaro degli ultimi episodi che sembrano aver osato troppo, il resto della serie è stato coinvolgente come poche, il che non mi permette di assegnargli l’insufficienza che forse oggettivamente meriterebbe.
L’anime, tratto dalla light novel di Mado Nozaki, è incentrato su un pubblico ministero di nome Zen Seizaki che, durante uno dei suo tanti casi, si troverà involontariamente coinvolto in una serie di suicidi alquanto innaturali che lo porteranno ad intensificare le indagini. Come trama è abbastanza generica e simile a molte altre serie investigative, tuttavia, è difficile scendere nel dettaglio in quanto il rischio spoiler è molto elevato. Per oltre metà della serie, l’anime risulta molto interessante e sorprendente. Le musiche, che spesso sembrano assenti a causa del basso volume, sono in realtà perfettamente amalgamate con ogni singola scena e, proprio a causa dell’imprevedibilità e del coinvolgimento della storia, risulta difficile soffermarsi su di esse. Non stiamo parlando di musiche che necessitano di essere trasmesse a tutto volume per essere apprezzate, ma di una parte essenziale dell’anime che svolge perfettamente il suo lavoro senza risaltare troppo. L’unione tra le musiche, la storia accattivante e delle inquadrature ben studiate, danno vita ad un prodotto magnetico che non può fare a meno di attrarre su di sé l’attenzione dello spettatore. Questo è ciò che rende veramente apprezzabile "Babylon", nonostante le evidenti lacune che diventeranno sempre più incolmabili con l'avvicinarsi della conclusione. Il vero difetto di questa serie, infatti, è quello di non essere riuscita a soddisfare le altissime aspettative che i primi episodi avevano creato. Per quanto possa essere coinvolgente, purtroppo è necessario mantenere anche un certo grado di oggettività e valutare ciò che abbiamo realmente ottenuto dalla visione di questa serie: nel mio caso, una profonda delusione. L’anime si è molto concentrato sull'intrattenimento, ma purtroppo non altrettanto sulla parte esplicativa. Alcuni personaggi di rilievo, tra cui l’antagonista della serie, hanno ottenuto solo in parte un approfondimento, lasciando allo spettatore molte domande e perplessità, o almeno ci si augura che si tratti di dubbi irrisolti in quanto le spiegazioni che sono state fornite, in confronto al resto della storia, sono sembrate fin troppo generiche e campate in aria.
Sicuramente il fatto che l’opera originale sia ancora in corso e il ridotto numero di episodi non hanno aiutato a raggiungere una degna conclusione, tuttavia, la delusione rimane e con essa viene spontaneo chiedersi se sia valsa veramente la pena recuperare questa serie. Purtroppo, la risposta a questa domande è soggettiva, di conseguenza non posso sapere se gli altri spettatori avranno la mia stessa opinione finale. Nel mio caso posso soltanto dire che non sono del tutto pentita di aver recuperato "Babylon", serie che tra l’altro è andata in onda ad un ritmo piuttosto irregolare, distribuendo gli episodi nell’arco di due stagioni. Nonostante il retrogusto amaro degli ultimi episodi che sembrano aver osato troppo, il resto della serie è stato coinvolgente come poche, il che non mi permette di assegnargli l’insufficienza che forse oggettivamente meriterebbe.
«Babylon» è una serie dell’autunno 2019, di dodici episodi, basata su di una light novel di Mado Nozaki.
L’attacco è estremamente accattivante, con atmosfere da thriller e un finale del primo episodio che fa capire allo spettatore di essere davanti a una scrittura che vuole stupire.
La storia è quella di Zen Seizaki, che lavora presso la Procura di Tokyo, e che inizia una nuova indagine su suicidi sospetti e ricerche illegali in un’Università; l’indagine si allargherà rapidamente: a speculazioni immobiliari a Shiniki - nuovo quartiere autonomo di Tokyo -, alle elezioni in questo quartiere, a una nuova legge sul suicidio... e a molto altro ancora, ma qui mi fermo per evitare spoiler.
Zen è una persona in gamba, un personaggio ben scritto, sa valutare le persone che si trova davanti, ha un grande amore per la giustizia e un buon senso critico: non ragiona per pregiudizi, ma in ogni momento analizza la situazione e si pone domande; ha ben presente l’importanza di continuare a interrogarsi, senza dar mai per acquisita nessuna risposta. Per sfortuna sua, o meglio dello spettatore, è però posto in una storia scritta in modo approssimativo, che manca di coerenza e che si perde nelle fasi finali per “scodinzolare festante” dietro all’antagonista: la figura sfuggente (la cui natura non è ben chiarita) di Ai Magase. Figura che deve aver affascinato a tal punto l’autore da fargli dimenticare tutto il resto.
Oltre al buon protagonista c’è un altro punto positivo in questa serie: la regia di Kiyotaka Suzuki che è veramente magistrale. L’interrogatorio del secondo episodio, i finali del quinto e del settimo episodio, la capacità di movimentare i lunghi momenti di dibattito (anche con l’utilizzo del puntinato Ben Day) sono riuscitissimi e, quasi, riescono a colmare le lacune narrative e l’ingenuità con cui sono trattati temi importanti.
E sì, perché i temi introdotti sono tanti e rilevanti: dubbi etici e morali che toccano la vita privata delle persone, così come la gestione della “res pubblica”, ma nessuno è trattato in modo minimamente soddisfacente. L’autore esibisce una totale ignoranza dei temi che introduce: non sa a chi spetti promulgare una legge, fa dibattere intorno al tema di una “legge sul suicidio” e mai viene citato il termine eutanasia, introduce alcuni temi filosofici in modo incoerente (per lui il darwinismo sociale è una corrente attuale). Documentarsi un minimo non sarebbe stato difficile, quindi immagino che Nozaki non fosse interessato ai temi che introduce, peccato.
Alla fine la mia impressione è che fosse indeciso fra il giallo classico, il giallo paranormale, la serie fantapolitica (o psicologica) e... non riuscendo a scegliere (o credendo di poter maneggiare tutte queste cose insieme) alla fine ne sia stato travolto, lasciando una serie che parte bene e finisce in un gran pasticcio.
Come giudicare nel suo complesso «Babylon»? La scelta è fra dar peso all’originalità dell’idea oppure alla realizzazione. Meglio una buona idea mal portata a termine o una storia semplice narrata bene?
Per come la vedo io, non saper portare avanti una buona idea è un difetto piuttosto grande, così come l’aver trascurato di documentarsi sui temi trattati, quindi per me non raggiunge la sufficienza, però si tratta di pochi episodi e con una regia efficacissima: se i generi piacciono, una visione la può meritare...
L’attacco è estremamente accattivante, con atmosfere da thriller e un finale del primo episodio che fa capire allo spettatore di essere davanti a una scrittura che vuole stupire.
La storia è quella di Zen Seizaki, che lavora presso la Procura di Tokyo, e che inizia una nuova indagine su suicidi sospetti e ricerche illegali in un’Università; l’indagine si allargherà rapidamente: a speculazioni immobiliari a Shiniki - nuovo quartiere autonomo di Tokyo -, alle elezioni in questo quartiere, a una nuova legge sul suicidio... e a molto altro ancora, ma qui mi fermo per evitare spoiler.
Zen è una persona in gamba, un personaggio ben scritto, sa valutare le persone che si trova davanti, ha un grande amore per la giustizia e un buon senso critico: non ragiona per pregiudizi, ma in ogni momento analizza la situazione e si pone domande; ha ben presente l’importanza di continuare a interrogarsi, senza dar mai per acquisita nessuna risposta. Per sfortuna sua, o meglio dello spettatore, è però posto in una storia scritta in modo approssimativo, che manca di coerenza e che si perde nelle fasi finali per “scodinzolare festante” dietro all’antagonista: la figura sfuggente (la cui natura non è ben chiarita) di Ai Magase. Figura che deve aver affascinato a tal punto l’autore da fargli dimenticare tutto il resto.
Oltre al buon protagonista c’è un altro punto positivo in questa serie: la regia di Kiyotaka Suzuki che è veramente magistrale. L’interrogatorio del secondo episodio, i finali del quinto e del settimo episodio, la capacità di movimentare i lunghi momenti di dibattito (anche con l’utilizzo del puntinato Ben Day) sono riuscitissimi e, quasi, riescono a colmare le lacune narrative e l’ingenuità con cui sono trattati temi importanti.
E sì, perché i temi introdotti sono tanti e rilevanti: dubbi etici e morali che toccano la vita privata delle persone, così come la gestione della “res pubblica”, ma nessuno è trattato in modo minimamente soddisfacente. L’autore esibisce una totale ignoranza dei temi che introduce: non sa a chi spetti promulgare una legge, fa dibattere intorno al tema di una “legge sul suicidio” e mai viene citato il termine eutanasia, introduce alcuni temi filosofici in modo incoerente (per lui il darwinismo sociale è una corrente attuale). Documentarsi un minimo non sarebbe stato difficile, quindi immagino che Nozaki non fosse interessato ai temi che introduce, peccato.
Alla fine la mia impressione è che fosse indeciso fra il giallo classico, il giallo paranormale, la serie fantapolitica (o psicologica) e... non riuscendo a scegliere (o credendo di poter maneggiare tutte queste cose insieme) alla fine ne sia stato travolto, lasciando una serie che parte bene e finisce in un gran pasticcio.
Come giudicare nel suo complesso «Babylon»? La scelta è fra dar peso all’originalità dell’idea oppure alla realizzazione. Meglio una buona idea mal portata a termine o una storia semplice narrata bene?
Per come la vedo io, non saper portare avanti una buona idea è un difetto piuttosto grande, così come l’aver trascurato di documentarsi sui temi trattati, quindi per me non raggiunge la sufficienza, però si tratta di pochi episodi e con una regia efficacissima: se i generi piacciono, una visione la può meritare...
"Babylon" è sicuramente l'anime più fuori dall'ordinario di tutta l'annata. Basato su una novel breve, è caratterizzato da un crossover di generi, l'anime inizia come un thriller politico in cui il procuratore Zen indaga su un sospetto caso di irregolarità nelle elezioni della città di Shinichi. Zen inizierà ad imbattersi in casi di suicidio sempre più numerosi finché non ne scoprirà la causa, da allora avrà un unico obiettivo nella vita.
La contaminazione del genere thriller con contenuti mistici, filosofici, forse orrorrifici è una cosa che inevitabilmente destabilizza lo spettatore, il focus partito dalla corruzione elettorale approda presto al caso di suicidio e continua a spostarsi per tutta la durata del seppur breve anime. In una situazione del genere per la sceneggiatura prendere una sbandata è un rischio sempre dietro l'angolo ed effettivamente è quello che succede a quest'anime, complice anche la scelta di un villain impossibile da gestire.
Se l'anime è abbastanza originale come tema, risulta addirittura unico nel campo dell'animazione giapponese per la scelta del villain, un tipo di antagonista talmente difficile da usare che mi risulta esserci un solo autore giapponese in grado di padroneggiarlo nelle sue storie, e purtroppo non è Mado Nozaki, l'autore di questa novel. Come un pilota bravo, ma non bravissimo, che guida un'auto dalla cilindrata troppo alta per lui, l'autore sbatte contro il muro del finale dovendo scegliere fra la coerenza del soggetto o la coerenza dei personaggi. Un dilemma in cui uno scrittore non dovrebbe mai doversi trovare. L'unica via d'uscita rimasta a Nozaki per non complicare ancora di più la già intricata situazione, è quella di dare ben poche spiegazioni sia sul finale che alle varie domande a cui lo spettatore chiedeva risposta. Un altro difetto è la descrizione completamente errata della giurisprudenza e della politica giapponese ed internazionale con cui l'autore si cimenta senza avere chiaramente alcuna dimestichezza.
Viene spontaneo chiedersi perché allora un voto così alto ad una serie con due difetti così grossi. Il fatto è che la prima parte della serie varrebbe già da se "il costo del biglietto", l'escalation della trama ed il conseguente senso di impotenza dei protagonisti viene introdotto e sviluppato in modo magistrale, inoltre l'originalità e l'imprevedibilità della trama rende praticamente impossibile la sensazione di dejavù che purtroppo si prova in molti prodotti di animazioni attuali; un punto che ritengo tutt'altro che secondario. La bilancia pende poi decisamente a favore della serie grazie alla regia: ricercata ed attenta ai particolari sarà molto brava a proporci le, a parole indescrivibili, sensazioni che proveranno i personaggi, l'insano ed inquietante fascino del villain e il non detto con cui si può in parte sopperire all'estrema avarizia di spiegazioni dello scrittore originale.
In definitiva pur essendo molto pasticciato quest'anime mi ha piacevolmente sorpreso, lo consiglio a chiunque voglia cimentarsi con qualcosa di diverso dal solito e che non si impressioni con argomenti tetri come il suicidio.
La contaminazione del genere thriller con contenuti mistici, filosofici, forse orrorrifici è una cosa che inevitabilmente destabilizza lo spettatore, il focus partito dalla corruzione elettorale approda presto al caso di suicidio e continua a spostarsi per tutta la durata del seppur breve anime. In una situazione del genere per la sceneggiatura prendere una sbandata è un rischio sempre dietro l'angolo ed effettivamente è quello che succede a quest'anime, complice anche la scelta di un villain impossibile da gestire.
Se l'anime è abbastanza originale come tema, risulta addirittura unico nel campo dell'animazione giapponese per la scelta del villain, un tipo di antagonista talmente difficile da usare che mi risulta esserci un solo autore giapponese in grado di padroneggiarlo nelle sue storie, e purtroppo non è Mado Nozaki, l'autore di questa novel. Come un pilota bravo, ma non bravissimo, che guida un'auto dalla cilindrata troppo alta per lui, l'autore sbatte contro il muro del finale dovendo scegliere fra la coerenza del soggetto o la coerenza dei personaggi. Un dilemma in cui uno scrittore non dovrebbe mai doversi trovare. L'unica via d'uscita rimasta a Nozaki per non complicare ancora di più la già intricata situazione, è quella di dare ben poche spiegazioni sia sul finale che alle varie domande a cui lo spettatore chiedeva risposta. Un altro difetto è la descrizione completamente errata della giurisprudenza e della politica giapponese ed internazionale con cui l'autore si cimenta senza avere chiaramente alcuna dimestichezza.
Viene spontaneo chiedersi perché allora un voto così alto ad una serie con due difetti così grossi. Il fatto è che la prima parte della serie varrebbe già da se "il costo del biglietto", l'escalation della trama ed il conseguente senso di impotenza dei protagonisti viene introdotto e sviluppato in modo magistrale, inoltre l'originalità e l'imprevedibilità della trama rende praticamente impossibile la sensazione di dejavù che purtroppo si prova in molti prodotti di animazioni attuali; un punto che ritengo tutt'altro che secondario. La bilancia pende poi decisamente a favore della serie grazie alla regia: ricercata ed attenta ai particolari sarà molto brava a proporci le, a parole indescrivibili, sensazioni che proveranno i personaggi, l'insano ed inquietante fascino del villain e il non detto con cui si può in parte sopperire all'estrema avarizia di spiegazioni dello scrittore originale.
In definitiva pur essendo molto pasticciato quest'anime mi ha piacevolmente sorpreso, lo consiglio a chiunque voglia cimentarsi con qualcosa di diverso dal solito e che non si impressioni con argomenti tetri come il suicidio.
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
"Babylon" è un anime del 2019, tratto da una Light Novel.
Per quanto concerne la trama, inizia come una classica storia poliziesca, ma già alla fine del primo episodio capiamo che le cose prenderanno una piega diversa, e poi dal 7° episodio le cose cambiano in modo radicale.
Le animazioni sono un punto di forza dell'anime, anche se parliamo di un anime thriller, non quindi un'opera di fantascienza o qualcosa del genere, quindi ci troviamo di fronte a animazioni e disegni classici, quindi non c'è nulla di straordinario.
Passiamo ora alla caratterizzazione dei personaggi, essa è il punto principale di forza dell'anime, quello che mi fa dare comunque un voto alto all'opera, nonostante i difetti che elencherò nella parte successiva della recensione. Sicuramente quest'anime ha un ottimo protagonista e un'ottima antagonista, di quelle che se ne vedono una ogni 5/10 anni. Per quanto riguarda le musiche, abbastanza belle, su questo non c'è molto da dire, dato che in alcune scene lo spettatore è cosi concentrato nella scena, che quasi non pensa neanche più alla musica in sottofondo, forse non tanto per colpa delle musiche, ma per quanto sono interessanti le scene in questione.
Quando ho iniziato quest'anime, all'inizio mi ha dato un impressione notevolmente positiva, facendomi pensare che fosse un anime da 8/9 quindi che mi trovassi davanti a un possibile capolavoro, o comunque a un anime di prim'ordine, purtroppo andando avanti nella visione, soprattutto nella parte finale, le cose vanno molto male, se dovessi usare una metafora, citerei l'angelo Satana che dal paradiso viene scagliato all'inferno dopo la lotta contro l'Arcangelo Michele. Uno dei problemi principali di quest'opera, è il fatto che cerchi di mischiare molti generi diversi: infatti all'inizio si vede che quest'anime è un'opera sperimentale per cosi dire, peccato che però andando avanti soprattutto nel finale le cose non combaciano, e poi diventa come una pizza con l'ananas, cioè puoi avere l'ananas più buona del mondo e la pizza più buona del mondo: ma unirle in un unico piatto le rovina entrambe.
L'obiettivo di fare un thriller soprannaturale, politico, horror, filosofico, poliziesco é miseramente fallito, poi passiamo al secondo problema, senza fare troppi spoiler, l'anime girerà intorno a una legge sul suicidio, la cosa poteva anche essere interessante, ma non gestita così. Parlerò dopo del problema della questione suicidio, e soprattutto del rapporto di questa legge col villain, che sembra completamente scollegato. Per capirci: o metti questa legge come pretesto oppure la fai bene e metti dei collegamenti con il villain, per fare una metafora, é come se due avversari facessero un lungo discorso sull'onore e sulle arti marziali, e poi uno dei due spara all’altro rendendo inutile tutta la parte precedente, questa è la sensazione che mi ha dato “Babylon” in alcuni momenti, soprattutto per quanto riguarda la parte finale.
Passiamo ora a parlare della legge sul suicidio, questa legge già parte con delle illogicità, il suicidio non è un reato, oltretutto quando si parla di legalizzazione nella realtà, si parla di eutanasia o di suicidio assistito, ma per persone malate e che soffrono, anche perché una persona normale si può suicidare senza troppi problemi, basta lanciarsi da un'altezza sufficiente.
Oltretutto nei paesi dove l'eutanasia e il suicidio assistito sono legali, mica fanno suicidare le persone sane così senza motivo, e anche nei casi gravi di malati c'è un iter molto lungo e molti poi rinunciano a ciò.
Un altro problema riguarda il concetto di giusto e sbagliato, abbiamo una parte surreale, che può anche essere trovata bella sul momento, per la parte grafica ecc... ma è totalmente illogica, cioè si chiedono se il suicidio sia giusto o sbagliato, e fanno discorsi filosofici sul bene e sul male, ma tutto questo è illogico, perché anche se un politico chiamato il pensatore, arriva alla conclusione che il suicidio è sbagliato, quella è la sua conclusione, dato che in questo mega discorso filosofico si è dimenticato una cosa importante. Quando si devono prendere decisioni che riguardano la società ci sono due modi per decidere, c'è il metodo scientifico che però vale in ambito scientifico, o c'è il metodo del voto, ma non esiste il sistema che il grande pensatore arriva alla sua conclusione, e stic***i tutto il resto.
Passiamo ora a parlare brevemente dell'antagonista, come dicevo prima è un ottimo personaggio (in senso di caratterizzazione, perché è estremamente malvagia), ma anche qui c'è qualche problema, ovvero sarebbe stato interessante sapere molto di più su questo personaggio, ci poteva stare il voler rimanere sul misterioso, però allora non ci dovevano dare quasi nessuna informazione, ma invece ci viene data, e questo “vedo non vedo” non rende bene. Sarebbe stato bello anche sapere le sue motivazioni, fosse anche stato quello di uccidere tanto per divertimento, ma così non sappiamo nulla, e questo un po’ rovina uno splendido personaggio.
Infine, senza eccedere con gli spoiler, qualche annotazione sul finale, ovviamente per me ci può essere un finale positivo o un finale negativo, per me questo non è un problema, però ci sarebbero delle condizioni da rispettare per fare un "buon" finale, intanto una certa coerenza con tutto quello che ho visto in precedenza, sennò che l'ho visto a fare e che senso aveva, magari spiegare che diavolo è successo e non lasciare tutto nel mistero, soprattutto se mi fai una scena post titoli di coda, che può voler dire tutto o niente, addirittura non sapere cosa è successo al protagonista. In poche parole è un finale scritto male, che poi affossa l'opera, non c'è molto altro da aggiungere su questo punto.
In conclusione: considerando tutto quello che ho detto in precedenza non è molto facile fare la sintesi adesso, ma bisogna farla, "Babylon" è un anime sperimentale, che nonostante tutto io consiglio, a patto che si consideri che non si sta vedendo un capolavoro, a dispetto della parte iniziale che potrebbe dare questa impressione, lo consiglio per chi vuole comunque vedere un'opera thriller poliziesca, con elementi horror e soprannaturali.
Voto finale: 7,5
"Babylon" è un anime del 2019, tratto da una Light Novel.
Per quanto concerne la trama, inizia come una classica storia poliziesca, ma già alla fine del primo episodio capiamo che le cose prenderanno una piega diversa, e poi dal 7° episodio le cose cambiano in modo radicale.
Le animazioni sono un punto di forza dell'anime, anche se parliamo di un anime thriller, non quindi un'opera di fantascienza o qualcosa del genere, quindi ci troviamo di fronte a animazioni e disegni classici, quindi non c'è nulla di straordinario.
Passiamo ora alla caratterizzazione dei personaggi, essa è il punto principale di forza dell'anime, quello che mi fa dare comunque un voto alto all'opera, nonostante i difetti che elencherò nella parte successiva della recensione. Sicuramente quest'anime ha un ottimo protagonista e un'ottima antagonista, di quelle che se ne vedono una ogni 5/10 anni. Per quanto riguarda le musiche, abbastanza belle, su questo non c'è molto da dire, dato che in alcune scene lo spettatore è cosi concentrato nella scena, che quasi non pensa neanche più alla musica in sottofondo, forse non tanto per colpa delle musiche, ma per quanto sono interessanti le scene in questione.
Quando ho iniziato quest'anime, all'inizio mi ha dato un impressione notevolmente positiva, facendomi pensare che fosse un anime da 8/9 quindi che mi trovassi davanti a un possibile capolavoro, o comunque a un anime di prim'ordine, purtroppo andando avanti nella visione, soprattutto nella parte finale, le cose vanno molto male, se dovessi usare una metafora, citerei l'angelo Satana che dal paradiso viene scagliato all'inferno dopo la lotta contro l'Arcangelo Michele. Uno dei problemi principali di quest'opera, è il fatto che cerchi di mischiare molti generi diversi: infatti all'inizio si vede che quest'anime è un'opera sperimentale per cosi dire, peccato che però andando avanti soprattutto nel finale le cose non combaciano, e poi diventa come una pizza con l'ananas, cioè puoi avere l'ananas più buona del mondo e la pizza più buona del mondo: ma unirle in un unico piatto le rovina entrambe.
L'obiettivo di fare un thriller soprannaturale, politico, horror, filosofico, poliziesco é miseramente fallito, poi passiamo al secondo problema, senza fare troppi spoiler, l'anime girerà intorno a una legge sul suicidio, la cosa poteva anche essere interessante, ma non gestita così. Parlerò dopo del problema della questione suicidio, e soprattutto del rapporto di questa legge col villain, che sembra completamente scollegato. Per capirci: o metti questa legge come pretesto oppure la fai bene e metti dei collegamenti con il villain, per fare una metafora, é come se due avversari facessero un lungo discorso sull'onore e sulle arti marziali, e poi uno dei due spara all’altro rendendo inutile tutta la parte precedente, questa è la sensazione che mi ha dato “Babylon” in alcuni momenti, soprattutto per quanto riguarda la parte finale.
Passiamo ora a parlare della legge sul suicidio, questa legge già parte con delle illogicità, il suicidio non è un reato, oltretutto quando si parla di legalizzazione nella realtà, si parla di eutanasia o di suicidio assistito, ma per persone malate e che soffrono, anche perché una persona normale si può suicidare senza troppi problemi, basta lanciarsi da un'altezza sufficiente.
Oltretutto nei paesi dove l'eutanasia e il suicidio assistito sono legali, mica fanno suicidare le persone sane così senza motivo, e anche nei casi gravi di malati c'è un iter molto lungo e molti poi rinunciano a ciò.
Un altro problema riguarda il concetto di giusto e sbagliato, abbiamo una parte surreale, che può anche essere trovata bella sul momento, per la parte grafica ecc... ma è totalmente illogica, cioè si chiedono se il suicidio sia giusto o sbagliato, e fanno discorsi filosofici sul bene e sul male, ma tutto questo è illogico, perché anche se un politico chiamato il pensatore, arriva alla conclusione che il suicidio è sbagliato, quella è la sua conclusione, dato che in questo mega discorso filosofico si è dimenticato una cosa importante. Quando si devono prendere decisioni che riguardano la società ci sono due modi per decidere, c'è il metodo scientifico che però vale in ambito scientifico, o c'è il metodo del voto, ma non esiste il sistema che il grande pensatore arriva alla sua conclusione, e stic***i tutto il resto.
Passiamo ora a parlare brevemente dell'antagonista, come dicevo prima è un ottimo personaggio (in senso di caratterizzazione, perché è estremamente malvagia), ma anche qui c'è qualche problema, ovvero sarebbe stato interessante sapere molto di più su questo personaggio, ci poteva stare il voler rimanere sul misterioso, però allora non ci dovevano dare quasi nessuna informazione, ma invece ci viene data, e questo “vedo non vedo” non rende bene. Sarebbe stato bello anche sapere le sue motivazioni, fosse anche stato quello di uccidere tanto per divertimento, ma così non sappiamo nulla, e questo un po’ rovina uno splendido personaggio.
Infine, senza eccedere con gli spoiler, qualche annotazione sul finale, ovviamente per me ci può essere un finale positivo o un finale negativo, per me questo non è un problema, però ci sarebbero delle condizioni da rispettare per fare un "buon" finale, intanto una certa coerenza con tutto quello che ho visto in precedenza, sennò che l'ho visto a fare e che senso aveva, magari spiegare che diavolo è successo e non lasciare tutto nel mistero, soprattutto se mi fai una scena post titoli di coda, che può voler dire tutto o niente, addirittura non sapere cosa è successo al protagonista. In poche parole è un finale scritto male, che poi affossa l'opera, non c'è molto altro da aggiungere su questo punto.
In conclusione: considerando tutto quello che ho detto in precedenza non è molto facile fare la sintesi adesso, ma bisogna farla, "Babylon" è un anime sperimentale, che nonostante tutto io consiglio, a patto che si consideri che non si sta vedendo un capolavoro, a dispetto della parte iniziale che potrebbe dare questa impressione, lo consiglio per chi vuole comunque vedere un'opera thriller poliziesca, con elementi horror e soprannaturali.
Voto finale: 7,5