Made in Abyss movie
Nutrivo una discreta voglia di vederlo, essendo ghiotto di anime all'insegna dell'avventura. Nonostante i pareri favorevoli, la serie l'avevo interrotta a causa del design dei personaggi, che non rientra propriamente nelle mie corde. Tuttavia, visto che il tam-tam mediatico non ha mai smesso di risuonare, ho optato per il recap, così da spararmi in un sol colpo tutte le scene più importanti. Questo lungometraggio riassuntivo capita a fagiolo, permettendomi di saggiare la nuova opera di Masayuki Kojima e di esprimere il mio sentiment.
L'antefatto è a dir poco strepitoso, sono rimasto in trance ad ammirare i mulini a vento al tramonto, ripresi durante la cosiddetta "ora blu", tecnica fotografica per indicare un particolare momento della giornata che intercorre durante il crepuscolo. Escamotage che da sempre regge il cartellone nel magico mondo dei japanime. Roba da rimanere incollati con le terga allo schienale della sedia! Penso che perlomeno un Golden Globe o un Osella Award per il migliore contributo tecnico se lo meriterebbe tutto. Si evince oltremodo che la qualità dei singoli episodi si assesta su livelli sopra alla media, con una continuità nei disegni senza precedenti.
Non sono proprio un provetto 'perennials' e ammetto di soffrire di pecoraggine conclamata, infatti coltivo un inveterato e atavico senso di repulsione verso il moe infarcito di immagini devianti, associato a una trama alquanto basilare. Non parliamo poi delle derive shotacon. Si stanno inesorabilmente spegnendo il romanticismo e la fantasia fanciullesca dei grandi film d'animazione del XX secolo. Forse all'inizio ho peccato di troppo ottimismo.
Invece di puntare su di un chara simile a quello di stampo ghibliano, morbido e carezzevole, si è preferito mantenerlo vicino a quello del manga, esacerbandone le fisionomie gracili, le guance rubiconde e gli occhioni tipici della categoria kodomo (anche se è etichettato come seinen).
Una enorme voragine che trasmette uno strano senso di perdizione. È un'idea abbastanza inquietante il fatto che il governo di Orth obblighi i bambini di un orfanotrofio a scendere nei vari stadi.
Il motivo principale ricorda quello degli incònditi catch game. Ovverosia ragazzini tonitruanti che devono recuperare oggetti o mostri per guadagnare punti esperienza o danari. Intendiamoci, i momenti di trepidazione ci sono eccome, ma le voci querule dei protagonisti e alcune musichette di sottofondo rovinano le atmosfere e a lungo andare stufano un po'.
L'ambientazione è una sorta di incrocio tra la Valle del vento e la città mineraria di Laputa. Anche gli insetti giganti ricordano quelli del film post-apocalittico di Miyazaki. Kojima non ha mai lavorato nello staff dello Studio Ghibli, ma molto probabilmente è rimasto ammaliato dai loro lavori. Sono stati un lascito non indifferente per generazioni di registi e animatori. Man mano che i giovani esploratori discendono, l'abisso mostra tutta la sua pericolosità, proprio come nella Giungla Tossica di "Nausicaä".
Ho trovato disgustose e disturbanti alcune sequenze, tuttavia cercherò di portare a termine un resoconto in maniera sobria e compiuta, sorvolando su alcune cosucce che avrei volentieri evitato (almeno nel film di riepilogo). Non è la mia idea di anime. Io sono abituato a filmoni di ben altra categoria. Per me è una scudisciata vedere un moccolo kilometrico o punizioni corporali su corpicini ancora acerbi. Devianze immorali nate sull'influsso decadente del capitalismo. I nomi dello staff non fanno certo parte dei titani dell'animazione made in Japan, ma certe cadute di stile, soprattutto da un veterano come Kojima, non me le aspettavo. A questo punto, quasi quasi, anzi sicuramente, parteggio per i nobili ideali filocomunisti di Miyazaki. Inoltre, sono oltremodo schifiltoso e, nel complesso, avrei richiesto un briciolo di liceità in più. La normalità che diventa proibita e la perversione al potere. Ci stiamo riducendo così. Trovo deplorevole la mancanza di un minimo senso di pudore. Sono venuti a mancare i punti cardinali di riferimento.
Perdonate alcuni commenti decisamente tranchant, ma non ho rammarico nel dire che il messaggio che veicola non è sbagliatissimo. È come lo fa che non approvo. Siamo molto lontani dai film Ghibli che hanno più livelli di lettura, una iconografia più vasta e sono più profondi. Che altro dire? Sono rimasto deluso, e penso che si sia capito.
L'antefatto è a dir poco strepitoso, sono rimasto in trance ad ammirare i mulini a vento al tramonto, ripresi durante la cosiddetta "ora blu", tecnica fotografica per indicare un particolare momento della giornata che intercorre durante il crepuscolo. Escamotage che da sempre regge il cartellone nel magico mondo dei japanime. Roba da rimanere incollati con le terga allo schienale della sedia! Penso che perlomeno un Golden Globe o un Osella Award per il migliore contributo tecnico se lo meriterebbe tutto. Si evince oltremodo che la qualità dei singoli episodi si assesta su livelli sopra alla media, con una continuità nei disegni senza precedenti.
Non sono proprio un provetto 'perennials' e ammetto di soffrire di pecoraggine conclamata, infatti coltivo un inveterato e atavico senso di repulsione verso il moe infarcito di immagini devianti, associato a una trama alquanto basilare. Non parliamo poi delle derive shotacon. Si stanno inesorabilmente spegnendo il romanticismo e la fantasia fanciullesca dei grandi film d'animazione del XX secolo. Forse all'inizio ho peccato di troppo ottimismo.
Invece di puntare su di un chara simile a quello di stampo ghibliano, morbido e carezzevole, si è preferito mantenerlo vicino a quello del manga, esacerbandone le fisionomie gracili, le guance rubiconde e gli occhioni tipici della categoria kodomo (anche se è etichettato come seinen).
Una enorme voragine che trasmette uno strano senso di perdizione. È un'idea abbastanza inquietante il fatto che il governo di Orth obblighi i bambini di un orfanotrofio a scendere nei vari stadi.
Il motivo principale ricorda quello degli incònditi catch game. Ovverosia ragazzini tonitruanti che devono recuperare oggetti o mostri per guadagnare punti esperienza o danari. Intendiamoci, i momenti di trepidazione ci sono eccome, ma le voci querule dei protagonisti e alcune musichette di sottofondo rovinano le atmosfere e a lungo andare stufano un po'.
L'ambientazione è una sorta di incrocio tra la Valle del vento e la città mineraria di Laputa. Anche gli insetti giganti ricordano quelli del film post-apocalittico di Miyazaki. Kojima non ha mai lavorato nello staff dello Studio Ghibli, ma molto probabilmente è rimasto ammaliato dai loro lavori. Sono stati un lascito non indifferente per generazioni di registi e animatori. Man mano che i giovani esploratori discendono, l'abisso mostra tutta la sua pericolosità, proprio come nella Giungla Tossica di "Nausicaä".
Ho trovato disgustose e disturbanti alcune sequenze, tuttavia cercherò di portare a termine un resoconto in maniera sobria e compiuta, sorvolando su alcune cosucce che avrei volentieri evitato (almeno nel film di riepilogo). Non è la mia idea di anime. Io sono abituato a filmoni di ben altra categoria. Per me è una scudisciata vedere un moccolo kilometrico o punizioni corporali su corpicini ancora acerbi. Devianze immorali nate sull'influsso decadente del capitalismo. I nomi dello staff non fanno certo parte dei titani dell'animazione made in Japan, ma certe cadute di stile, soprattutto da un veterano come Kojima, non me le aspettavo. A questo punto, quasi quasi, anzi sicuramente, parteggio per i nobili ideali filocomunisti di Miyazaki. Inoltre, sono oltremodo schifiltoso e, nel complesso, avrei richiesto un briciolo di liceità in più. La normalità che diventa proibita e la perversione al potere. Ci stiamo riducendo così. Trovo deplorevole la mancanza di un minimo senso di pudore. Sono venuti a mancare i punti cardinali di riferimento.
Perdonate alcuni commenti decisamente tranchant, ma non ho rammarico nel dire che il messaggio che veicola non è sbagliatissimo. È come lo fa che non approvo. Siamo molto lontani dai film Ghibli che hanno più livelli di lettura, una iconografia più vasta e sono più profondi. Che altro dire? Sono rimasto deluso, e penso che si sia capito.