Circlet Princess
In un futuro prossimo venturo, la tecnologia digitale ha fatto passi da gigante e messo alla disposizione della collettività tecnologie di realtà aumentata totalmente fuse con la realtà originale. I gusti della specie umana non sono, tuttavia, cambiati molto cosicché uno degli sport più in voga che riesce a sfruttare le nuove tecnologie risulta essere il Circlet Bout, ovvero vedere delle belle donzellette darsele di santa ragione nella realtà immersa (ma pare che ci sia anche la divisione maschile per cui sono contenti tutti).
In questo contesto, la campagnola Yuuka Sasaki arriva in città per frequentare la scuola e darsi al Circlet Bout nella speranza di darle ancora di santa ragione alla campionessa con cui per caso si era sfidata tre anni prima. L’unico problema è che il club della scuola che Yuuka ha scelto, nel frattempo, è caduto in disgrazia. Fortunatamente Yuuka sta al Circlet Bout come Oliver Hutton sta al pallone (infatti ha anche un oggetto di gioco come migliore amico) e di certo non si perderà d’animo per questo…
Impostato come uno dei molti progetti crossmediali in circolazione, Circlet Princess è una produzione animata leggera leggera dall’impostazione classica regolata il giusto necessario per porre attenzione sul gioco per cellulari che costituirebbe il cuore del brand. La storia non offre particolari spunti e si risolve in un regolare “raduna un pugno di amiche, risolleva il club sportivo, partecipa al torneo, sconfiggi la rivale”. Ciò che si rende evidente al primo sguardo è, comunque, la buona presenza di ragazze di bell’aspetto vestite in outfit da gara allusivi e/o attillati. E magari per molti, me compreso, potrebbe anche bastare.
Purtroppo non ci sono cose particolarmente memorabili da segnalare su quest’anime. Il problema principale è che come produzione risulta anche troppo leggera: non c’è un particolare approfondimento sulla stessa “disciplina sportiva” che poi dovrebbe far interessare al gioco originale; gli incontri sono brevi e hanno poco spazio a parte la finalissima; il fan-service stesso alla fine non è neanche tanto spinto o “servizievole”. Anche la storia, che a un certo punto poteva avere una svolta particolare, si risolve poi in un modo che lascia anche un po’ deluso lo spettatore e fa fare alla protagonista una figura da scemotta più di quanto non sia già di base.
È purtroppo onestamente difficile assegnare la sufficienza a questa produzione che è stata anche di un minimo intrattenimento. Per lo meno mi ha lasciato con una bella waifu (la Reina Kuroda) con la superba voce della Hitomi Nabatame.
In questo contesto, la campagnola Yuuka Sasaki arriva in città per frequentare la scuola e darsi al Circlet Bout nella speranza di darle ancora di santa ragione alla campionessa con cui per caso si era sfidata tre anni prima. L’unico problema è che il club della scuola che Yuuka ha scelto, nel frattempo, è caduto in disgrazia. Fortunatamente Yuuka sta al Circlet Bout come Oliver Hutton sta al pallone (infatti ha anche un oggetto di gioco come migliore amico) e di certo non si perderà d’animo per questo…
Impostato come uno dei molti progetti crossmediali in circolazione, Circlet Princess è una produzione animata leggera leggera dall’impostazione classica regolata il giusto necessario per porre attenzione sul gioco per cellulari che costituirebbe il cuore del brand. La storia non offre particolari spunti e si risolve in un regolare “raduna un pugno di amiche, risolleva il club sportivo, partecipa al torneo, sconfiggi la rivale”. Ciò che si rende evidente al primo sguardo è, comunque, la buona presenza di ragazze di bell’aspetto vestite in outfit da gara allusivi e/o attillati. E magari per molti, me compreso, potrebbe anche bastare.
Purtroppo non ci sono cose particolarmente memorabili da segnalare su quest’anime. Il problema principale è che come produzione risulta anche troppo leggera: non c’è un particolare approfondimento sulla stessa “disciplina sportiva” che poi dovrebbe far interessare al gioco originale; gli incontri sono brevi e hanno poco spazio a parte la finalissima; il fan-service stesso alla fine non è neanche tanto spinto o “servizievole”. Anche la storia, che a un certo punto poteva avere una svolta particolare, si risolve poi in un modo che lascia anche un po’ deluso lo spettatore e fa fare alla protagonista una figura da scemotta più di quanto non sia già di base.
È purtroppo onestamente difficile assegnare la sufficienza a questa produzione che è stata anche di un minimo intrattenimento. Per lo meno mi ha lasciato con una bella waifu (la Reina Kuroda) con la superba voce della Hitomi Nabatame.