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esseci

Episodi visti: 13/12+1 --- Voto 5,5
"Voglio trovare un senso a questa storia/Anche se questa storia un senso non ce l'ha/...Sai che cosa penso/Che se non ha un senso/Domani arriverà/Domani arriverà lo stesso".

Mi ritrovo a provare a commentare con qualche titubanza "Miru Tights", e di primo acchito è abbastanza arduo esprimere qualche considerazione su questa serie anime originale di corti (dodici episodi più un OVA) di poco più di quattro minuti di durata, al lordo di opening ed ending, uscito nella primavera del 2019, che sembra aver suscitato nei commenti agli episodi e nelle recensioni reazioni talvolta distoniche per l'argomento un po' di nicchia trattato.

Prima di entrare nel merito del commento, prima facie "Miru Tights" contiene a scanso di equivoci già nel titolo il suo tema di fondo. È uno slice of life su alcuni momenti della vita di tre studentesse delle scuole superiori (Yua, Ren e Homi), documentato da un particolare punto di vista: i protagonisti delle immagini sono le gambe e i piedi delle ragazze (con qualche sconfinamento anche più in alto) e le loro varie interazioni con le calze in nylon nella versione calzamaglia alta fino alla vita, alias "collant". Ho volutamente precisato "collant", perché le tre ragazze e "l'ineffabile" professoressa che fa qualche "comparsata" piuttosto rilevante in alcuni episodi, non propongono altri classici di questa tipologia di "accessorio" (uno su tutti le cosiddette "autoreggenti", ma si potrebbero utilizzare anche versioni quali calzini, gambaletti, parigine, ecc.).

Probabilmente (anzi, sicuramente), cercare una trama su episodi che sembrano dei frame "one shot" dell'esistenza delle ragazze è piuttosto arduo e azzardato, al pari del character design ed evoluzione interiore dei personaggi. In effetti, un minimo di caratterizzazione emerge sulle tre protagoniste: Yua è quella più "intrigante", in apparenza ingenua e innocente, ma in realtà consapevolmente maliziosa e furbetta sia nel mostrarsi come cosplayer/influencer sia nell'approfittare delle occasioni che le si offrono (soprattutto nei confronti di Ren); Ren sembra essere la classica studentessa giapponese responsabile e dedita al dovere, poco consapevole dalla sua acerba femminilità, al pari di Homi, che invece rappresenta la classica "bambina" ingenua e goffa, ancora per nulla consapevole del suo essere "donna".
Aggiungo infine la professoressa, che sembra ispirarsi al classico stereotipo della donna giovane e matura, con un'avvenenza realistica ma molto pronunciata, consapevole dell'effetto che determina sulle menti dei poveri alunni maschi (e non solo).

Con queste premesse, si è forzatamente indotti a valutare quello che abbonda in ogni episodio: visuali "point of view" dal basso di piedi, gambe e glutei inguainati in collant, salvo qualche sparuta occasione in cui più o meno velatamente ci sono forti doppi sensi e rimandi alla fantasia dello spettatore circa quanto possa essere accaduto o possa accadere ai protagonisti.
La serie, infatti, oscilla tra la mera documentazione di momenti di vita delle ragazze in cui interagiscono con le calze che indossano (per la pura gioia del voyeur di turno con tutti i cliché tipici del genere) a momenti in cui le situazioni vengono rese più "piccanti" in modo indiretto e malizioso proprio dalle protagoniste in alcuni episodi: mi riferisco a quelli in cui soprattutto Yua e Ren non solo si limitano a mostrare piedi, gambe e mutande, ma con qualche "scusa" creano delle situazioni in cui si può immaginare il "resto", ovviamente a sfondo erotico "soft" (vedi episodi del massaggio plantare, quello di San Valentino e quello del servizio fotografico). In più, un episodio è dedicato alla professoressa e alla situazione classica dell'alunno che resta turbato dalla sua "avvenenza"... e in questo caso l'immaginazione dello spettatore è ben stimolata da ciò che sembra ben emergere da quanto mostrato e "ammiccato"...
Ovviamente l'ambientazione scolastica con tre studentesse adolescenti rende gli episodi ancora più "attraenti" per un certo target di pubblico proprio per il "contrasto" che si crea tra il leit motiv della serie (le calze) e la femminilità più o meno acerba delle ragazze.

Pertanto, si può concludere che la serie di corti è "riservata" o può essere apprezzata solo da "podofili" (feticisti del piede)? La scarsa lunghezza della serie e la mancanza di una vera e propria trama, non compensata a sufficienza dal buon disegno ricco di particolari soprattutto di piedi, gambe e calze (che non ho trovato a mia memoria in altri anime), porterebbe a pensare di sì, anche se essere feticista di per sé non lo ritengo un disturbo mentale (al pari di altre "fissazioni", se non nuocciono a nessuno).
Tuttavia, vedendo la serie, mi è venuto in mente, mutatis mutandis, un regista che ha spopolato negli anni passati con film che in un certo senso hanno lo stesso tema: la femminilità e gli accessori che la esaltano, con gli ovvi risvolti più o meno "hentai". Mi riferisco a Tinto Brass. Non a caso nei suoi film le attrici procaci sono più o meno sempre rappresentate in lingerie molto provocanti e con accessori che ne esaltano la bellezza, o meglio, un certo tipo di bellezza molto "tradizionale" e "nostalgica", che sembra un po' anacronistica rispetto ai canoni più recenti in tema di bellezza e di moda.
Pensando a "Miru Tights", mi sembra che l'esaltazione della calza in un periodo in cui non è proprio l'accessorio più comune utilizzato dal genere femminile potrebbe sembrare anche una operazione alla Brass applicata a un contesto particolare come quello scolastico, in cui le ragazze si vestono (rectius, si devono vestire) con divise e gonnelline corte...
Ma almeno Brass ci costruiva un film con una pseudo-storia che purtroppo in "Miru Tights" non può esistere per l'esigua durata degli episodi e talvolta la ripetitività di certe situazioni. Il che non mi fa credere che questa serie possa essere annoverata tra le pietre miliari della sterminata produzione giapponese, pur brillando per coraggio e un pizzico di originalità.


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xAnnAx

Episodi visti: 13/12+1 --- Voto 6,5
"Miru Tights" è un ecchi composto da dodici corti che potrebbe essere sintetizzato come la "glorificazione dei collant". Per tutta la serie si vedono, infatti, queste ragazze, Yua, Homi e Ren, indossare collant, sfilarsi collant, strappare collant e molto altro ancora, riguardo i collant ovviamente.

La trama è inesistente ed è proprio un peccato che sia così, perché, pur essendo un corto, ha parecchio potenziale sia come semplice ecchi che come yuri o, addirittura, hentai: molte sono, infatti, le occasioni durante il quale questa serie potrebbe trasformarsi in uno dei due e, invece, lascia sempre a "bocca asciutta".
Avrei voluto vedere approfondimenti sia sulle singole ragazze sia sulle relazioni instaurate tra di loro (il che sarebbe risultato molto interessante, visti gli spunti proposti), e anche riguardo la provocante sensei che "si prende cura" dei propri studenti. In poche parole, rimpiango il fatto che si tratti di un corto!

Grafica ottima: disegni molto belli (mi riferisco principalmente a quelli dei collant) e animazioni molto ben realizzate, soprattutto quando le ragazze "sono alle prese" con un paio di collant.
Gli episodi sono configurati anche per riuscire a strappare qualche risata, e nella maggior parte dei casi ci riescono, ma si va incontro anche ad episodi completamente inutili che non riescono nemmeno a divertire come, invece, ci si aspetterebbe.

Nonostante tutto, ammetto che questo corto mi è proprio piaciuto, e lo consiglierei a coloro i quali vogliono guardare una serie veloce, leggera, simpatica e allo stesso tempo maliziosa ma non troppo (infatti bisogna avere immaginazione!).
Il voto è fortemente influenzato dall'assenza della trama e dall'assenza degli approfondimenti sopracitati, quindi, per quanto intrattenga bene e per quanto carina sia, si posizionerà poco sopra la sufficienza. Non mi aspettavo molto da questa serie, quindi dire che sono leggermente delusa non sarebbe corretto, ma comunque la serie offre quello che promette...

Voto: 6,5/10


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joke95

Episodi visti: 13/12+1 --- Voto 6
"Miru Tights" è una serie di corti di genere ecchi che conta un totale di dodici episodi più un extra; la trama vede come protagoniste Ren, Yua e Homi, le quali sono tre amiche molto belle che per tutta la serie indosseranno collant. Quest'ultime vanno nella stessa classe, e le vedremo sempre indaffarate nella loro vita scolastica e privata.

La grafica a mio parere non è niente male, il disegno è molto realistico; i corpi femminili sono disegnati molto bene e per nulla sproporzionati, la sigla di chiusura è assai carina, le colonne sonore sono quasi del tutto assenti; voglio aggiungere che i collant sono disegnati in modo perfetto, anche perché, come potrete ben notare, la serie gira tutto intorno a quello.

Dopotutto mi sento di dire che è una serie ecchi ben realizzata ma nulla di eccezionale; la trama a parer mio è quasi assente, e alcuni episodi non sono stati nemmeno approfonditi, cosa che ha fatto perdere parecchi punti. Aveva degli ottimi spunti per essere un anime yuri o hentai, se solo la trama fosse stata studiata meglio e con un minutaggio degli episodi più lungo: ogni puntata dura quattro minuti, quindi ci sarà poco da vedere in questo arco di tempo così corto. La consiglio se siete affascinati dai collant oppure se cercate una serie ecchi con ragazze molto carine o comunque se volete vedere un anime di pochi episodi con una trama molto sempliciotta.

Voto finale: 6

ALUCARD80

Episodi visti: 13/12+1 --- Voto 7
“Il feticismo è una parafilia consistente nello spostamento della meta sessuale dalla persona viva nella sua interezza a un suo sostituto; ciò che la sostituisce può essere o una parte del corpo stesso, una qualità, un indumento, un'azione o qualsiasi altro oggetto inanimato. In sostanza, quindi, il/la feticista è colui/colei che prova attrazione sessuale per qualcosa che fuoriesce dai canoni della sessualità tradizionale che presuppone i genitali quali oggetti libidici primari. […]
È normalmente caratterizzato da una supervalutazione psicologica dell'oggetto sessuale che si estende a ogni cosa a esso associato. Un certo grado di feticismo rientra abitualmente nell'ambito della sessualità normale. La preferenza dettata dai gusti personali, invece, per quanto apparentemente bizzarra o inconsueta, nel caso di una relazione sessuale, non toglie al soggetto la consapevolezza che si sta relazionando con una persona e quindi non toglie nel soggetto la sensibilità, l'empatia, la comunicazione con l'altra persona.”

Concepito come web anime nel 2019, “Miru Tights” ci appare come una serie di corti realizzati dallo studio TRUSS sulla base del concept art di Yomu, artista dalle grandi potenzialità espressive, ma si traduce in un vero e proprio inno ecchi al feticismo più classico e inflazionato: collant, gambe e, soprattutto, piedi.
Eccoci quindi di fronte a un tentativo banale di slice of life che racconta in modo incredibilmente superficiale le vicende di Ren, Homi e Yua, tre liceali giapponesi fra ambienti scolastici, hobby e piccoli momenti quotidiani; una superficialità cercata e voluta, onde non sviare l’attenzione dello spettatore dal soggetto - il feticcio, appunto - che fa da protagonista assoluto in quest’anime, doveroso rimarcarlo, piacevolmente ricercato. Ciò che accade intorno è gentilmente relegato in secondo piano: la parte inferiore del corpo femminile, principalmente le gambe in tutta la loro tridimensionalità, dalle natiche alla punta dei piedi, costantemente avvolte da collant di vario genere, è la star indiscussa e il punto focale di ogni impulso.

Tecnicamente parlando, siamo di fronte a un lavoro sorprendentemente curato, per trattarsi di una produzione così breve (episodi che durano circa quattro minuti l’uno, talmente rapidi e veloci che la serie intera scorre via in un batter d’occhio), esordendo, anche per merito di una colonna sonora dolce e malinconica, con un’atmosfera fra il nostalgico e l’amichevole, capace di non sfociare mai in erotismo esplicito e mantenendo un certo equilibrio, ammiccante e ricco di doppi sensi, tranne che in rari e sparuti momenti in cui la chiave feticista si fa più accentuata e spalanca senza remore un principio d’erotismo diretto.
Come nelle più classiche e rinomate fantasie nipponiche, l’aria d’innocenza delle giovanissime protagoniste si suppone contribuisca a rendere la vicenda estremamente più intrigante, almeno per chi riesce a cogliere e apprezzare tale sfumatura.
“Miru Tights” risulta impeccabile nella rappresentazione dei materiali: nylon, seta, cotone, pelle giovane e vellutata, metallo, pietra, fiori, pioggia, acqua, sudore, ogni elemento riesce ad emergere dallo schermo, arrivando direttamente e sollecitando il cervello di chi osserva. La somma di questi elementi straborda sfrenata, in un chiaro e palese esercizio di celebrazione della sensualità femminile che prende da subito i contorni di un inno al feticismo più classico, contorno di tante fantasie prevalentemente maschili - ma che anche una buona fetta di utenza femminile non disdegna affatto, anzi.

Le forme sode e giovani, i muscoli, la carne, le dita dei piedi, l’armonia degli incavi e delle curve della geometria umana si possono percepire, riempiono gli spazi continuamente, ma soltanto i primi piani riescono a dare il meglio di queste espressioni carnali, poiché quando il campo di visuale si allarga, tali dettagli vengono meno e il livello artistico cala sensibilmente.

La trama è quasi inesistente: le vicende scolastiche maliziosamente incentrate sulle gambe delle protagoniste fingono di trattare quadretti di vita quotidiana, ma dimostrano essere una chiara esca che porterà al continuo esercizio stilistico - mai volgare, semmai stuzzicante - d’un leggero, gentile erotismo velato, in tutti i sensi.
Non mancano i cliché più disarmanti, degni del “miglior” ecchi: troviamo la studentessa svampita, imbranata e ingenua, capace di ficcarsi in situazioni comico-sensuali degne dei primi fratelli Vanzina, perennemente rincorsa dalle compagne di classe intente a porre rimedio alle sue azioni maldestre; in un contesto simile non può mancare all’appello la bella, apparentemente algida e prorompente professoressa super sexy, bomba d’erotismo d’incalcolabile potenza - fantasia quasi scontata, diremmo - che non disdegna d’ostentare le proprie grazie seppur con misurata attenzione, ridimensionando duramente l’ego delle giovani alunne che inevitabilmente finiranno per confrontarsi e uscirne emotivamente sconfitte. Compare anche l’elemento della cosplayer che, in cerca di visibilità, scopre le sue giovani e curate forme atletiche - ovviamente guantate da collant trasparenti - per raccattare consensi online, soddisfacendo quella cerchia di spettatori fan del moderno voyeurismo digitale.
Ci sono ammiccamenti di ogni tipo, in quasi tutte le scene: collant sfilati e infilati, bagnati di pioggia, strappati, colorati e variopinti, primi piani sulle affusolate e delicate dita dei piedi che si muovono in trasparenza, accenni allo yuri e una strizzatina d’occhio anche a un accenno di soft bondage. Spesso le protagoniste sono ignare di suscitare tali sensazioni, immerse nella loro semplice quotidianità, mentre altre volte sono loro stesse a innescare la scintilla e dare il via a situazioni fra l’imbarazzante e l’eccitante.
Bisogna ammettere che il tutto assume quasi sempre un contorno irriverente e autoironico, riesce a prendersi spesso in giro senza scadere in esplicitazioni non richieste né di cui si sente necessità. Si tratta di un lavoro eccellente dal punto di vista artistico, ma che non propone null’altro se non il reiterato gioco di fantasie feticiste: questo dev’essere ben chiaro a chi si sente intenzionato a seguire l’anime in questione.

“Miru Tights” si rivelerà principalmente una piacevole sorpresa per i cultori del genere ecchi e per chi, quotidianamente, si crogiola in fantasie sopr’anzi descritte, mentre ad altri probabilmente non dirà niente.
E’ giusto asserire, tuttavia, che la leggerezza, la qualità e la spensieratezza, nonché l’impatto visivo con cui si presenta, lo rendono probabilmente fra i migliori in assoluto nel suo genere.
Diviene impossibile non riflettere su come, nel corso degli ultimi quarant'anni, la nostra civiltà abbia studiato con più crescente attenzione e onestà i fenomeni e le pulsioni della sfera erotica umana, contribuendo al sacrosanto abbattimento di credenze che potremmo definire ormai medievali, capaci di considerare questo genere di fantasie dei disturbi mentali: medicina e psicologia sono andate molto più a fondo, esplorando il luogo più vasto del nostro microcosmo personale, gli angoli e i recessi del cervello umano in correlazione ai propri desideri e ai propri istinti, un serbatoio infinito di immaginazione, fantasia, inaspettate reazioni capaci di variare da individuo a individuo, capaci anche di far scaturire opere come questa, fra il sensuale e l’ironico.

Consigliatissimo a chi vuole viaggiare con la fantasia e, al tempo stesso, a chi vuole spegnere i pensieri per una mezz’oretta abbondante.
Dilettevole, stuzzicante, ma così leggero.

Miriam22

Episodi visti: 12/12+1 --- Voto 6,5
La glorificazione dei collant!

Dodici corti (e un extra finale) di circa tre minuti, in cui impera un'unica protagonista: la calza (e la gamba). Ren, Homi e Yua, tre studentesse liceali, ci "illustrano" con dovizia il potenziale di questo importante capo d'abbigliamento, o meglio, accessorio ad esclusivo uso femminile. Inquadrature strategiche e allusioni di carattere sessuale la faranno da padrone in un'ambientazione perlopiù scolastica e domestica.

Che dire?
Partiamo dal presupposto che io son femmina e che il mio rapporto con i collant è abbastanza conflittuale: in inverno non tengono caldo, in estate l'esatto contrario, se si smagliano non ci fai una bella figura, se si bagnano ti si appiccicano fastidiosamente addosso, e se sei di fretta, e non te li infili come si deve... te li senti stringere mostruosamente su tutta la coscia, tanto che li vorresti strappare! Son più comodi i calzini, o i cosiddetti gambaletti (a patto che non si allenti l'elastico e non te li senta scivolare giù). Ma in questo anime, quest'ultimi capi, son decisamente sottovalutati, anzi, proprio banditi. Ma ciò è comprensibile, essi non sono seducenti come "Sua Maestà" (la calza), e un anime volto a celebrare un povero calzino proprio non si poteva fare.

Una donna porta il collant per piacere e per piacersi, di sicuro non lo fa per coprirsi, se fuori ci son 3 o 30 gradi, vi pare? E non li porta nemmeno per praticità, visto che un pantalone si infila più velocemente senza che si smagli o stringa.
Perciò, in quanto rappresentante della categoria (il genere femminile, appunto), mi sento di dire che l'oggetto in questione non è tanto funzionale, ma soprattutto elemento di abbellimento e seduzione.
E questo anime lancia giusto questo avviso: nonostante la calza si rovini, si bagni, sia poco pratica, essa (la calza) è "femmina". Esalta le forme, le curve e le movenze, e non puoi non farne uso se vuoi sentirti donna (la sensei ce lo "urla" in faccia!).
Ma questo è il messaggio che ci ho visto io. Un maschietto, alla visione di belle gambe risaltate da altrettante belle calze, si godrà l'occhio e metterà in moto la fantasia. Sì, perché questi corti, a mio avviso (ma credo anche da un punto di vista maschile), hanno del buon potenziale in risvolti hentai e yuri. Fate voi.

Concludendo, lo consiglio a chi cerca una serie corta, leggera, maliziosa e gradevole visivamente. Poi, se la fantasia non vi manca (maschi o femmine che siate), questa serie vi darà ottimi spunti.

Ora, però, sarei curiosa di leggere una recensione della controparte. Che dice il genere maschile?