House of Five Leaves
Nonostante la parvenza, "House of Five Leaves" non è un anime complesso.
L'obiettivo di chi l'ha composto era di dimostrare due cose: tutti gli esseri umani agiscono per un obiettivo e il passato di ognuno di noi condiziona il nostro presente/futuro. Tutto l'anime gira attorno a queste due "tesi", tutti i personaggi hanno un passato che condiziona il loro agire e tutti agiscono per un obiettivo preciso.
La caratterizzazione dei personaggi è straordinaria, la grafica è assolutamente azzeccata, il reparto sonoro ti rimanda all'epoca in cui le azioni di questo anime si svolgono. Tutti i personaggi sono importanti ai fini della trama, nessuno è lì a caso, non ci sono comparse, e soprattutto non ci sono scenette fanservice per rendere la storia più "leggera".
Per tutti questi motivi, nonostante qualche leggera imperfezione, il 10/10 è meritatissimo.
L'obiettivo di chi l'ha composto era di dimostrare due cose: tutti gli esseri umani agiscono per un obiettivo e il passato di ognuno di noi condiziona il nostro presente/futuro. Tutto l'anime gira attorno a queste due "tesi", tutti i personaggi hanno un passato che condiziona il loro agire e tutti agiscono per un obiettivo preciso.
La caratterizzazione dei personaggi è straordinaria, la grafica è assolutamente azzeccata, il reparto sonoro ti rimanda all'epoca in cui le azioni di questo anime si svolgono. Tutti i personaggi sono importanti ai fini della trama, nessuno è lì a caso, non ci sono comparse, e soprattutto non ci sono scenette fanservice per rendere la storia più "leggera".
Per tutti questi motivi, nonostante qualche leggera imperfezione, il 10/10 è meritatissimo.
Di quest'anime mi piace tutto: i disegni, la struttura dei personaggi, la loro naturalissima compostezza, il periodo storico in cui è ambientato il racconto (epoca Edo), la trama e il suo svolgimento.
Adoro le serie brevi, in particolar modo quando sono ben strutturate come questa. In dodici episodi sono riusciti a montare su un qualcosa di concreto, in grado di reggersi in piedi.
Questo è possibile grazie all'assoluta essenzialità dei personaggi che, nonostante abbiano vissuti differenti e vengano spinti ad agire da motivazioni varie, arrivano tutti alla stessa conclusione. Sebbene possa sembrare che a volte si comportino in modo superficiale verso gli altri, sono legati da una forte empatia.
Ho apprezzato molto l'utilizzo dei toni del verde per i molti flashback, aiuta a non confondere le fasi della storia.
Da rivedere assolutamente.
Adoro le serie brevi, in particolar modo quando sono ben strutturate come questa. In dodici episodi sono riusciti a montare su un qualcosa di concreto, in grado di reggersi in piedi.
Questo è possibile grazie all'assoluta essenzialità dei personaggi che, nonostante abbiano vissuti differenti e vengano spinti ad agire da motivazioni varie, arrivano tutti alla stessa conclusione. Sebbene possa sembrare che a volte si comportino in modo superficiale verso gli altri, sono legati da una forte empatia.
Ho apprezzato molto l'utilizzo dei toni del verde per i molti flashback, aiuta a non confondere le fasi della storia.
Da rivedere assolutamente.
Siamo in Giappone, nel periodo Edo. Akitsu Masanosuke è uno yojimbo, ossia una guardia del corpo, che aspira a diventare un samurai dignitoso, ma a causa del suo carattere timido rimane senza padrone. Dopo aver lasciato la propria famiglia e respinto dai servizi del suo feudatario, il giovane Masa arriva in una città di Edo per cominciare una nuova vita. Purtroppo egli non trova lavoro, ma l'incontro con un uomo ambiguo di nome Yoichi lo porta a conoscere la casa delle Cinque Foglie, ovvero un posto dove si riuniscono un gruppo di rapinatori che ottengono i soldi dal riscatto dalle loro ultime vittime. La storia segue Masanosuke che viene trascinato ulteriormente nelle vicende della banda e di come arriva a conoscere le persone sotto l'apparenza.
Saraiya Goyou, meglio conosciuto col titolo occidentale di House of Five Lives, è un anime dello studio Manglobe, basato sull'omonimo manga di Natsume Ono.
La trama dell'opera ha un inizio indefinito, poiché per familiarizzare coi protagonisti e tutto il resto ci vogliono almeno un paio di episodi. La serie è basata principalmente sui flashback che caratterizzano ciascun membro del cast, sebbene non tutti hanno il giusto approfondimento.
Interessante e ben sviluppata la personalità di Yoichi e la sua filosofia di vita nonché d'amicizia con Masa. Quest'ultimo è un protagonista alquanto caratteristico, poiché sembrerebbe normale, ma in realtà è piuttosto insolito vedere, anche per il contesto, un protagonista così gentile, umile e puro. Anche le personalità degli altri nella brigata sono curiose, soprattutto se messe insieme per avere un quadro unilaterale..
Sono presenti pochi combattimenti, pochi ma ben fatti, sebbene ciò che coinvolge sono i dialoghi.
Il character design dei personaggi è assai particolare, con linee angolari, menti, bocche e nasi distinti; in secondo piano dal un taglio di occhi affascinante che compensa la mancanza di un'espressività poco varia dei volti.
Le animazioni sono abbastanza minimaliste, non al livello sperimentale, ma sicuramente originale che salta all'occhio soprattutto per il pubblico proiettato verso le serie di nicchia. Gli sfondi sono ben dipinti, si nota il contrasto tra luci e ombreggiature, visivamente uno spettacolo notevole.
Sul comparto sonoro, molto carine le sigle di apertura e chiusura, anche se ad azzeccarvi veramente è la colonna sonora e il doppiaggio. Le musiche sono delle melodie tradizionali che soddisfano gli stati d'animo dal nostalgico all'umoristico.
House of Five Lives è un titolo consigliato a chi ama le ambientazioni storiche, a chi non teme una narrazione lenta costellata di momenti riflessivi, dalle atmosfere pacate dello slice of life con un pizzico di mistero, e a chi cerca qualcosa di diverso dai prodotti omogenei tanto in voga oggi.
Sconsigliato, invece, a coloro che si aspettano di vedere tanta azione o un thriller in senso stretto del termine.
Saraiya Goyou, meglio conosciuto col titolo occidentale di House of Five Lives, è un anime dello studio Manglobe, basato sull'omonimo manga di Natsume Ono.
La trama dell'opera ha un inizio indefinito, poiché per familiarizzare coi protagonisti e tutto il resto ci vogliono almeno un paio di episodi. La serie è basata principalmente sui flashback che caratterizzano ciascun membro del cast, sebbene non tutti hanno il giusto approfondimento.
Interessante e ben sviluppata la personalità di Yoichi e la sua filosofia di vita nonché d'amicizia con Masa. Quest'ultimo è un protagonista alquanto caratteristico, poiché sembrerebbe normale, ma in realtà è piuttosto insolito vedere, anche per il contesto, un protagonista così gentile, umile e puro. Anche le personalità degli altri nella brigata sono curiose, soprattutto se messe insieme per avere un quadro unilaterale..
Sono presenti pochi combattimenti, pochi ma ben fatti, sebbene ciò che coinvolge sono i dialoghi.
Il character design dei personaggi è assai particolare, con linee angolari, menti, bocche e nasi distinti; in secondo piano dal un taglio di occhi affascinante che compensa la mancanza di un'espressività poco varia dei volti.
Le animazioni sono abbastanza minimaliste, non al livello sperimentale, ma sicuramente originale che salta all'occhio soprattutto per il pubblico proiettato verso le serie di nicchia. Gli sfondi sono ben dipinti, si nota il contrasto tra luci e ombreggiature, visivamente uno spettacolo notevole.
Sul comparto sonoro, molto carine le sigle di apertura e chiusura, anche se ad azzeccarvi veramente è la colonna sonora e il doppiaggio. Le musiche sono delle melodie tradizionali che soddisfano gli stati d'animo dal nostalgico all'umoristico.
House of Five Lives è un titolo consigliato a chi ama le ambientazioni storiche, a chi non teme una narrazione lenta costellata di momenti riflessivi, dalle atmosfere pacate dello slice of life con un pizzico di mistero, e a chi cerca qualcosa di diverso dai prodotti omogenei tanto in voga oggi.
Sconsigliato, invece, a coloro che si aspettano di vedere tanta azione o un thriller in senso stretto del termine.
Se cercate un anime di samurai in "House of Five Leaves" lo troverete, tuttavia vi appresterete alla visione di un anime atipico, particolare e insolito, che gioca tutte le sue carte sulla introspezione dei personaggi e sul loro passato, dipingendo una situazione interessante, ma raccontandola in modo lento e privo di un solo momento di azione. Scordatevi quindi duelli e situazioni dinamiche, alla fine lo stesso protagonista, Masa, è un samurai che scappa in preda a crisi di panico se deve combattere davanti troppa gente, pur essendo in realtà piuttosto abile. Per questo motivo si trova senza padrone, un ronin, incapace di trovare un lavoro come guardia del corpo.
La vicenda vera a propria parte quando viene ingaggiato per un compito da Yaichi, un tipo enigmatico che poi si verrà scoprire essere il leader della House of Five Leaves. Dietro a questo nome si nasconde un gruppo di rapitori con cui Masa, suo malgrado, si trova progressivamente sempre più coinvolto. La cosa curiosa di questo titolo è che non prova nemmeno a buttarla sul buonismo: il gruppo è fatto di persone dall'aspetto comune, apparentemente miti, ma tutti sono coscienti di quello che fanno, non cercano scuse o giustificazioni, alla fine lo fanno per soldi, in qualche modo trascinati dal carismatico Yaichi. La sceneggiatura, piuttosto che proporre intrighi o macchinazioni che sarebbero potuto starci visto il contesto, si sofferma sui personaggi e ce li fa lentamente conoscere, analizzando il passato, le motivazione di ognuno e mostrandoci lo strano rapporto che li tiene insieme. La narrazione procede senza particolari climax e in modo lento, nonostante questo il mio interesse è rimasto tale per l'intera durata dall'anime, alla fine il cast di personaggi incuriosisce, sono tutti particolari, enigmatici e a loro modo carismatici.
Artisticamente propone una grafica insolita, che mi piace, e buone musiche.
House of Five Leaves dimostra di essere un prodotto atipico in ogni aspetto, fuori dagli schemi, che sicuramente non piacerà a tutti, ma che ha ottime carte da giocare. Si è rivelato interessante, non leggero, ma mai tropo pesante. Ha un finale che chiude un modo perfetto gli eventi, senza anche in questo caso stupire, tenendo piuttosto toni pacati.
La vicenda vera a propria parte quando viene ingaggiato per un compito da Yaichi, un tipo enigmatico che poi si verrà scoprire essere il leader della House of Five Leaves. Dietro a questo nome si nasconde un gruppo di rapitori con cui Masa, suo malgrado, si trova progressivamente sempre più coinvolto. La cosa curiosa di questo titolo è che non prova nemmeno a buttarla sul buonismo: il gruppo è fatto di persone dall'aspetto comune, apparentemente miti, ma tutti sono coscienti di quello che fanno, non cercano scuse o giustificazioni, alla fine lo fanno per soldi, in qualche modo trascinati dal carismatico Yaichi. La sceneggiatura, piuttosto che proporre intrighi o macchinazioni che sarebbero potuto starci visto il contesto, si sofferma sui personaggi e ce li fa lentamente conoscere, analizzando il passato, le motivazione di ognuno e mostrandoci lo strano rapporto che li tiene insieme. La narrazione procede senza particolari climax e in modo lento, nonostante questo il mio interesse è rimasto tale per l'intera durata dall'anime, alla fine il cast di personaggi incuriosisce, sono tutti particolari, enigmatici e a loro modo carismatici.
Artisticamente propone una grafica insolita, che mi piace, e buone musiche.
House of Five Leaves dimostra di essere un prodotto atipico in ogni aspetto, fuori dagli schemi, che sicuramente non piacerà a tutti, ma che ha ottime carte da giocare. Si è rivelato interessante, non leggero, ma mai tropo pesante. Ha un finale che chiude un modo perfetto gli eventi, senza anche in questo caso stupire, tenendo piuttosto toni pacati.
La Storia è quella che riferiscono i libri, fatta di grandi imprese e di grandi uomini, delle loro nascite e dei loro crolli in mezzo a guerre e sconvolgimenti. È quella tramandata ai posteri per rendergli conto su cosa è accaduto fino al loro oggi. House of Five Leaves invece riporta l’oggi del passato, fatto di storie perdute con i propri protagonisti, attori di una quotidianità inesistente nelle cronache.
Composto, delicato, "House of Five Leaves" si aggira per le vie feudali di Edo con i suoi personaggi, presa diretta sulle loro esistenze, su come tirano a campare giornalmente, ognuno schiavo del proprio vissuto, figlio delle proprie intime, occulte tragedie. Tranche de vie grondante minuzie socio-antropologiche, "House of Five Leaves" abita i più disparati luoghi – locande, bordelli, case nobiliari –, mostrando gesti, condizioni umane, modus vivendi e netiquette di quegli ambienti e di quell’epoca. Il suo pudore rifugge qualsiasi «pathos illusorio» cullandosi nella lentezza, formula di un vivere comune che non ha nulla di eclatante.
Nel suo rigore formale, nella sua austerità la regia è specchio del riserbo con il quale vengono presentate le scene e i dialoghi. La camera scorre leggera; i piani, interrogativi, indagano rivelando più delle azioni, escludendole anche, e un’inquadratura può racchiudere il senso del tutto.
Il ritmo si muove su brani caratteristici, miscele di tradizioni e di strumenti eterogenei. E la musica detta il tono, il quale a tratti scivola su note struggenti, su melodie che si esprimono al posto di personaggi vacui, al posto di fisionomie estremizzate, caricaturizzate, come quelle dei clown – visi come maschere. Perché tutti nascondono qualcosa, le proprie emozioni, il proprio retaggio, e prima ancora se stessi.
Sotto una luce diversa affiora il ricordo, uno squarcio raccordato al presente con uno sguardo, con un movimento, magari mediante la condivisione, la complicità nel dolore. Le memorie ricorrono, costante visione parallela, e la loro eredità segna quello che sei adesso, ciò che fai e cosa ti verrà incontro da un trascorso interrotto da troppo tempo.
Lo scavo all’interno dell’animo di un uomo fa vibrare tutto ciò che lo circonda in una struttura di sintesi estrema. La sua fine bellezza stilistica è essenza narrativa, ogni contorno ed elemento è pittoricismo paratestuale. Qualsiasi dettaglio è funzione di una trama di rispondenze tra immagini, atteggiamenti, legami e soprattutto silenzi. In un punta di piedi, "House of Five Leaves" parla di un dramma umano, come sempre ce ne sono stati e ce ne saranno, mai raccontanti, abbandonati come una foglia d’acero accanto a una mano ritratta, cicatrici dietro il sorriso di qualcuno scomparso con la sua vita e per l’eternità ignoto.
Composto, delicato, "House of Five Leaves" si aggira per le vie feudali di Edo con i suoi personaggi, presa diretta sulle loro esistenze, su come tirano a campare giornalmente, ognuno schiavo del proprio vissuto, figlio delle proprie intime, occulte tragedie. Tranche de vie grondante minuzie socio-antropologiche, "House of Five Leaves" abita i più disparati luoghi – locande, bordelli, case nobiliari –, mostrando gesti, condizioni umane, modus vivendi e netiquette di quegli ambienti e di quell’epoca. Il suo pudore rifugge qualsiasi «pathos illusorio» cullandosi nella lentezza, formula di un vivere comune che non ha nulla di eclatante.
Nel suo rigore formale, nella sua austerità la regia è specchio del riserbo con il quale vengono presentate le scene e i dialoghi. La camera scorre leggera; i piani, interrogativi, indagano rivelando più delle azioni, escludendole anche, e un’inquadratura può racchiudere il senso del tutto.
Il ritmo si muove su brani caratteristici, miscele di tradizioni e di strumenti eterogenei. E la musica detta il tono, il quale a tratti scivola su note struggenti, su melodie che si esprimono al posto di personaggi vacui, al posto di fisionomie estremizzate, caricaturizzate, come quelle dei clown – visi come maschere. Perché tutti nascondono qualcosa, le proprie emozioni, il proprio retaggio, e prima ancora se stessi.
Sotto una luce diversa affiora il ricordo, uno squarcio raccordato al presente con uno sguardo, con un movimento, magari mediante la condivisione, la complicità nel dolore. Le memorie ricorrono, costante visione parallela, e la loro eredità segna quello che sei adesso, ciò che fai e cosa ti verrà incontro da un trascorso interrotto da troppo tempo.
Lo scavo all’interno dell’animo di un uomo fa vibrare tutto ciò che lo circonda in una struttura di sintesi estrema. La sua fine bellezza stilistica è essenza narrativa, ogni contorno ed elemento è pittoricismo paratestuale. Qualsiasi dettaglio è funzione di una trama di rispondenze tra immagini, atteggiamenti, legami e soprattutto silenzi. In un punta di piedi, "House of Five Leaves" parla di un dramma umano, come sempre ce ne sono stati e ce ne saranno, mai raccontanti, abbandonati come una foglia d’acero accanto a una mano ritratta, cicatrici dietro il sorriso di qualcuno scomparso con la sua vita e per l’eternità ignoto.
La velocità con cui siamo abituati a consumare qualsiasi cosa è, ai giorni nostri, diventata una prospettiva, che ci induce a giudicare ogni cosa in sua funzione. Quindi, lento è male, è noioso, pretenzioso. Tuttavia, ci sono alcune opere, e mi riferisco ovviamente a House of Five Leaves, per le quali il ritmo lento è necessario e sembra l'unico adatto allo stile adottato.
La trama, semplice e funzionale, si risolve in poche parole: nel periodo Edo un ronin di nome Akitsu ("Masa"), il cui carattere mite poco adatto a un Samurai l'ha reso povero, cerca lavoro e lo trova in una banda di rapitori. Questo innesca una lotta morale in Masa, resa ancora più complessa da aspetto e carattere poco banditesco degli altri componenti della banda. Qui si nota già il punto forte dell'intero anime, un'eccellente caratterizzazione: dall'enigmatico Yaichi (capobanda), al taverniere-padre Umezou, all'ex prostituta Otake, al taciturno ed efficiente artigiano-ladro Matsukichi ("Matsu"); tutti hanno corposi retroscena, tutti una psicologia definita.
Si può dire che la storia in effetti, andando oltre le due righe di presentazione sopra, non esista. Non succede praticamente niente nei dodici episodi, e quando succede passa sempre in sordina. Perché il focus è tutto sui personaggi, sulla comprensione, e anche qui, non sull'evoluzione, dei loro pensieri e delle loro storie. L'assenza di azione si colloca in un quadro più generale di quiete, di stasi: tutto, dallo stile di disegno alle musiche ai dialoghi, sembra una specie di quadro che si osserva con distacco, il coinvolgimento è evitato. Intendiamoci, ci sono occasionalmente scene d'azione, ma sono brevi e presto dimenticate. Più presenti sono tuttalpiù scene di alta tensione, ma che si riferiscono sempre ai rapporti tra i personaggi, non ad eventi esterni: esempio lampante è la scena del tè con Masa Yaichi e Matsu.
Invece aleggiano sempre domande inevase, in genere poste da Masa; basti vedere l'apertura dell'anime, un flashback che non viene spiegato apertamente fino all'ultima puntata. Prima era intuibile da vari elementi, ma nessuno qui ci sbatterà in faccia una chiara spiegazione degli eventi, al contrario saranno parcellizzati. Questa è, comprensibilmente, la lentezza che dicevo prima; se da una parte può risultare pesante, dall'altra crea un'atmosfera che non ho trovato in molti anime.
I dialoghi sono sempre interessanti, spesso enigmatici, e aiutano a caratterizzare i personaggi secondari, che raramente rimangono volti anonimi. Così facendo ci viene presentato un affresco di "uomini di strada" del medioevo giapponese, in un modo che, a mio parere, ad esempio Samurai Champloo (sempre dello stesso studio d'animazione, Manglobe) non è riuscito o non ha voluto fare.
Ho già detto che lo stile grafico è particolare e aiuta a creare l'atmosfera; infatti si è scelto di curare moltissimo gli sfondi, arrivando a livelli di dettagli notevoli, come le venature del tavolo di legno o i fiocchi di neve sugli alberi. Impressionanti poi i giochi di luce, resi benissimo, che mostrano come fosse davvero l'oscurità quando la luce elettrica non era ogni dove, e a quanto poco servissero i lumini. I personaggi invece sono disegnati in modo strano: le proporzioni sono ottime, ma i volti sembrano mostrare un'apatia perenne, non hanno espressività se non minima. Ritengo comunque possibile che ciò sia voluto, proprio per tenersi lontano dai canoni di bellezza attuali e avvicinarsi di più a quelli del periodo.
Quindi, è consigliato questo House of five leaves? Sì e no. Personalmente trovo sia un lavoro interessante, studiato nei minimi particolari e originale. Ma ammetto di avere fatto fatica a finirlo. Perciò se riuscite a tenere duro e a guardare con attenzione, vi assicuro che varrà la pena, ma se cercate qualcosa di poco impegnativo è meglio guardare altrove.
La trama, semplice e funzionale, si risolve in poche parole: nel periodo Edo un ronin di nome Akitsu ("Masa"), il cui carattere mite poco adatto a un Samurai l'ha reso povero, cerca lavoro e lo trova in una banda di rapitori. Questo innesca una lotta morale in Masa, resa ancora più complessa da aspetto e carattere poco banditesco degli altri componenti della banda. Qui si nota già il punto forte dell'intero anime, un'eccellente caratterizzazione: dall'enigmatico Yaichi (capobanda), al taverniere-padre Umezou, all'ex prostituta Otake, al taciturno ed efficiente artigiano-ladro Matsukichi ("Matsu"); tutti hanno corposi retroscena, tutti una psicologia definita.
Si può dire che la storia in effetti, andando oltre le due righe di presentazione sopra, non esista. Non succede praticamente niente nei dodici episodi, e quando succede passa sempre in sordina. Perché il focus è tutto sui personaggi, sulla comprensione, e anche qui, non sull'evoluzione, dei loro pensieri e delle loro storie. L'assenza di azione si colloca in un quadro più generale di quiete, di stasi: tutto, dallo stile di disegno alle musiche ai dialoghi, sembra una specie di quadro che si osserva con distacco, il coinvolgimento è evitato. Intendiamoci, ci sono occasionalmente scene d'azione, ma sono brevi e presto dimenticate. Più presenti sono tuttalpiù scene di alta tensione, ma che si riferiscono sempre ai rapporti tra i personaggi, non ad eventi esterni: esempio lampante è la scena del tè con Masa Yaichi e Matsu.
Invece aleggiano sempre domande inevase, in genere poste da Masa; basti vedere l'apertura dell'anime, un flashback che non viene spiegato apertamente fino all'ultima puntata. Prima era intuibile da vari elementi, ma nessuno qui ci sbatterà in faccia una chiara spiegazione degli eventi, al contrario saranno parcellizzati. Questa è, comprensibilmente, la lentezza che dicevo prima; se da una parte può risultare pesante, dall'altra crea un'atmosfera che non ho trovato in molti anime.
I dialoghi sono sempre interessanti, spesso enigmatici, e aiutano a caratterizzare i personaggi secondari, che raramente rimangono volti anonimi. Così facendo ci viene presentato un affresco di "uomini di strada" del medioevo giapponese, in un modo che, a mio parere, ad esempio Samurai Champloo (sempre dello stesso studio d'animazione, Manglobe) non è riuscito o non ha voluto fare.
Ho già detto che lo stile grafico è particolare e aiuta a creare l'atmosfera; infatti si è scelto di curare moltissimo gli sfondi, arrivando a livelli di dettagli notevoli, come le venature del tavolo di legno o i fiocchi di neve sugli alberi. Impressionanti poi i giochi di luce, resi benissimo, che mostrano come fosse davvero l'oscurità quando la luce elettrica non era ogni dove, e a quanto poco servissero i lumini. I personaggi invece sono disegnati in modo strano: le proporzioni sono ottime, ma i volti sembrano mostrare un'apatia perenne, non hanno espressività se non minima. Ritengo comunque possibile che ciò sia voluto, proprio per tenersi lontano dai canoni di bellezza attuali e avvicinarsi di più a quelli del periodo.
Quindi, è consigliato questo House of five leaves? Sì e no. Personalmente trovo sia un lavoro interessante, studiato nei minimi particolari e originale. Ma ammetto di avere fatto fatica a finirlo. Perciò se riuscite a tenere duro e a guardare con attenzione, vi assicuro che varrà la pena, ma se cercate qualcosa di poco impegnativo è meglio guardare altrove.