Garakuta no Machi
Junk Town è un corto del 4°C Studios, che racconta la storia di un bambino che incontra casualmente un robot che cresce mangiando pezzi di metallo e del successivo legame che si crea fra i due personaggi. L'anime risulta simpatico e molto leggero, adatto quindi per essere visto da tutti. Lo stile di animazione non è troppo particolare, ma nemmeno banale.
La storia mi ha stupito per la sua spensieratezza narrativa e semplicità, nonostante ci siano alcuni temi non scontati trattati in maniera velata, cosa abbastanza rara per un episodio di 15 minuti circa. Se avete occasione, guardatelo, indipendentemente dal vostro genere preferito, potreste innamorarvene come è successo a me!
La storia mi ha stupito per la sua spensieratezza narrativa e semplicità, nonostante ci siano alcuni temi non scontati trattati in maniera velata, cosa abbastanza rara per un episodio di 15 minuti circa. Se avete occasione, guardatelo, indipendentemente dal vostro genere preferito, potreste innamorarvene come è successo a me!
Parte del corpus "Sweat Punch", di cinque corti, tra cui "Kigeki", "End of the World", "Dan Petory" e "Higan", prodotto dallo Studio 4°C, "Garakuta no Machi" si presenta come un corto piuttosto accattivante e simpatico, probabilmente più profondo di quanto possa sembrare all'apparenza.
Questa volta la trama è più esile, rispetto ad esempio al precedente Higan. In un futuro in cui i robot straboccano e di conseguenza anche la spazzatura è elettronica e ferrea, un piccolo robot mangiatutto viene seguito da un ragazzino evidentemente annoiato dalla realtà e incuriosito dai suoi comportamenti. Il robot a ogni boccone produce un pezzo dal suo didietro, un pezzo che appare senza senso se preso singolarmente, ma funzionale se rapportato agli altri pezzi che vengono prodotti, quindi al contesto generale. Fra i due pian piano si crea un rapporto sempre più intimo, fino a che il bambino riesce a riportare il robot, che è un vagabondo, ossia senza padrone, quindi illegale, entro le tre leggi di Asimov, con la forza dell'amicizia e dell'empatia.
Questa volta la trama è più esile, rispetto ad esempio al precedente Higan. In un futuro in cui i robot straboccano e di conseguenza anche la spazzatura è elettronica e ferrea, un piccolo robot mangiatutto viene seguito da un ragazzino evidentemente annoiato dalla realtà e incuriosito dai suoi comportamenti. Il robot a ogni boccone produce un pezzo dal suo didietro, un pezzo che appare senza senso se preso singolarmente, ma funzionale se rapportato agli altri pezzi che vengono prodotti, quindi al contesto generale. Fra i due pian piano si crea un rapporto sempre più intimo, fino a che il bambino riesce a riportare il robot, che è un vagabondo, ossia senza padrone, quindi illegale, entro le tre leggi di Asimov, con la forza dell'amicizia e dell'empatia.