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alex di gemini

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Diciassette anni sono passati dalla distruzione della Yamato. Yuki e Kodai si sono sposati, hanno avuto una figlia e continuato la carriera nell'esercito. Ma non hanno avuto felicità. Kodai, infatti, non riesce a superare il lutto per la perdita della corazzata e preferisce tenersi lontano dalla Terra. Ma una nuova minaccia appare all'orizzonte: un misterioso buco nero sta marciano a tutta velocità verso di noi e guarda caso inghiottirà la Terra entro pochi mesi. Le navi contenenti i primi gruppi di emigranti scortati dall'ammiraglia comandata da Yuki sono state attaccate e distrutte dalla flotta di una federazione al centro della galassia, governata da una razza di tirannici alieni che vede negli emigranti terrestri dei semplici invasori. Kodai viene quindi incaricato di comandare la flotta che scorterà il nuovo convoglio di emigranti e, manco a dirlo, la sua nave sarà la Yamato ricostruita per l'ennesima volta. Inizierà così il viaggio di scorta, unito alla necessità di capire chi siano i nemici e cosa vogliano. Non faccio spoiler, ma non ci sarà nulla di scontato, sappiatelo. Il tutto condito dalla domanda se Yuki sia veramente morta e dalla necessità di risolvere il conflitto tra Kodai e sua figlia.

Riportare sul grande schermo la Yamato in un film originale, sequel della serie, può sembrare un azzardo, ma la scommessa è stata vinta alla grande. Lo spirito e l'epica della corazzata sono inalterate, la colonna sonora maestosa oggi come ieri. I potenziamenti della nave sono ben gestiti, in modo da non rendere la nave invincibile come si era vista nel film "Yamato per sempre". Ma la sfida più difficile è stata quella di descrivere Kodai come un maturo comandante quarantenne, solo al comando, perché l'unico vecchio membro dell'equipaggio sarà il motorista Tokugawa. Solo con un gruppo di novellini, peraltro ben descritti, ma tutto andrà per il meglio. Anche il pericolo di inserire nella trama elementi triti viene scongiurato alla grande: in questo viaggio avremo i migliori elementi delle prime tre serie, amalgamati con un'ottima originalità. Certo il film paga dazio per esser nato come l'antipasto di una nuova serie che ancora non si è vista, per cui vari aspetti rimangono aperti, ma si tratta di un peccato veniale. Al pari delle navi nemiche, semplicemente orribili - sembrano i dolem di "Rahxephon", che sono l'unica pecca di una grafica da urlo. Anche se la nuova serie non c'è stata, comunque il film è ottimo e resta in piedi da solo.

Voto: 9


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megna1

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Dopo vari tentativi di sequel, alcuni riusciti a metà (come la serie OAV "Yamato 2250") e altri mai nemmeno cominciati (come una misteriosa serie, arenata alla fase di storyboarding), arriva come un fulmine a ciel sereno questo "Yamato Resurrection". Yoshinobu Nishizaki, il turbolento padre spirituale del concept, decide di dare un taglio netto allo stile della serie classica, poiché il lungometraggio viene sviluppato ben ventisei anni dopo "Final Yamato". L'impronta è piuttosto originale, in special modo nel design dei personaggi, affidato alle mani anticonformiste del veterano Tomonori Kogawa - già precursore dei tempi con il suo intrigante e profetico chara in "Aura Battle Dunbine" del 1983 -, strizzando l'occhio alla nuova generazione dei manga seinen, e sempre meno fedele (anzi, direi per nulla rassomigliante!) ai disegni neo-romantici anni '70 di Leiji Matsumoto. La CGI incombe, neanche a dirlo, ma, sorpresa, non risulta invadente nel contesto della spettacolarità che richiede un film per il grande schermo, e rende il tutto più simile al livello raggiunto dalle dominanti major americane. Ancora una volta ci si esalta al momento della partenza della rediviva fortezza volante (ricostruita ex-novo con le stesse fattezze, ma dotata di nuovi sistemi operativi, equipaggiata di un fiammante turbo boost e tirata a lucido per l'occasione), da sempre simbolo palese della rinascita del Giappone dopo la sconfitta subita nella Seconda Guerra Mondiale. Dopo il sottosuolo terrestre del primo capitolo e le profondità oceaniche viste in "Addio Yamato", stavolta gli ideatori scelgono i ghiacci dell'asteroide Aquarius come quartier generale per la stoica cricca capitanata da Susumu Godai. Pur mantenendo intatta una cospicua parte delle (intoccabili) inquadrature originali, la sequenza del decollo è una scarica di adrenalina d.o.c.; il computer viene ottimamente sfruttato per gestire effetti speciali che difficilmente si potrebbero raggiungere con le tecniche tradizionali, e il tutto viene enfatizzato con una colonna sonora dalle ritmiche speed metal, in sintonia con le punte di velocità raggiunte dalla corazzata spaziale. La trama non brilla certo di originalità, ma in fin dei conti i fan della saga non desiderano altro: catastrofi imminenti; combattimenti all'ultimo laser; mondi sconosciuti dove nessun umano è mai giunto prima (aspetta un po', questa mi sa che era l'introduzione di "Star Trek"); una buona dose di melodrammaticità e un finale aperto a nuove produzioni che, pare, non tarderanno ad arrivare.