BeyBlade G-Revolution
La terza serie dedicata alle sfide di Takao e amici a suon di trottole di metallo in cui sono contenuti potenti spiriti dalle forme animalesche risale al 2004 e risolleva la qualità di questa "trilogia" dopo la discutibile serie V-Force, che fra vecchi protagonisti irriconoscibili, nuovi personaggi dal carisma di uno zerbino e una sceneggiatura tutta costruita sui Bit Power aveva deluso, e non poco, le aspettative dei fans.
Come si fa, dunque, a creare un nuovo prodotto che sia all'altezza della prima serie? La soluzione è semplice: si sceglie di dividere Takao, Max, Rei e Kai, affinché si scontrino fra di loro, puntando ognuno al titolo di campione, proprio come avveniva all'inizio della serie del 2001 nel torneo nazionale giapponese; si introducono nuove figure carismatiche, come il vivace nuovo co-protagonista Daichi, che fa coppia con Takao, e il fratello maggiore del campione, Hitoshi, archeologo ma anche Blader; si fanno tornare i vecchi rivali e antagonisti della prima serie, dalla nazionale cinese agli yankee sportivi, dal team di europei snob ai freddi russi del monastero di Vorkov. Il primo arco narrativo è così dedicato a questo nuovo torneo mondiale, in cui i vecchi compagni mirano tutti a scalzare Takao dal titolo di campione del mondo; nella seconda parte della serie, invece, l'avversario diventa Vladimir Vorkov, che vuole trasformare i BeyBlade in uno sport professionistico.
Rispetto a V-Force, questa serie si mostra più cupa e matura. Il merito è del character design, più vicino a quello della prima serie, della psicologia dei personaggi, che mostrano una certa maturazione fin dall'inizio e sono ben lontani (soprattutto Takao) dai ritratti buffi e grotteschi della seconda serie, delle tematiche affrontate, fra cui i pericoli del successo conseguito dai campioni, ma anche delle conseguenze degli scontri, in cui si può rimanere feriti. E proprio gli scontri tornano ad avere il giusto spazio che meritano, laddove nella seconda serie erano stati ridotti a tenzoni fra i vari Bit Power; qui invece ritornano gli scontri fra trottole, le mosse segrete, tanto spettacolari quanto improbabili nella realtà.
BeyBlade G-Revolution ripaga appieno le aspettative degli spettatori, anzi se possibile le supera abbondantemente, in positivo: dopo la delusione di V-Force, infatti, era difficile aspettarsi un prodotto quantomeno accettabile, e invece le nuove avventure di Takao e compagni si rivelano all'altezza della qualità della prima serie. Forse delude il riciclo così massiccio di vecchi personaggi, ma è compensato abbondantemente dal taglio più maturo (non certo adulto, ma sufficientemente maturo da spiccare in contrasto a quello delle prime due serie) adottato.
Come si fa, dunque, a creare un nuovo prodotto che sia all'altezza della prima serie? La soluzione è semplice: si sceglie di dividere Takao, Max, Rei e Kai, affinché si scontrino fra di loro, puntando ognuno al titolo di campione, proprio come avveniva all'inizio della serie del 2001 nel torneo nazionale giapponese; si introducono nuove figure carismatiche, come il vivace nuovo co-protagonista Daichi, che fa coppia con Takao, e il fratello maggiore del campione, Hitoshi, archeologo ma anche Blader; si fanno tornare i vecchi rivali e antagonisti della prima serie, dalla nazionale cinese agli yankee sportivi, dal team di europei snob ai freddi russi del monastero di Vorkov. Il primo arco narrativo è così dedicato a questo nuovo torneo mondiale, in cui i vecchi compagni mirano tutti a scalzare Takao dal titolo di campione del mondo; nella seconda parte della serie, invece, l'avversario diventa Vladimir Vorkov, che vuole trasformare i BeyBlade in uno sport professionistico.
Rispetto a V-Force, questa serie si mostra più cupa e matura. Il merito è del character design, più vicino a quello della prima serie, della psicologia dei personaggi, che mostrano una certa maturazione fin dall'inizio e sono ben lontani (soprattutto Takao) dai ritratti buffi e grotteschi della seconda serie, delle tematiche affrontate, fra cui i pericoli del successo conseguito dai campioni, ma anche delle conseguenze degli scontri, in cui si può rimanere feriti. E proprio gli scontri tornano ad avere il giusto spazio che meritano, laddove nella seconda serie erano stati ridotti a tenzoni fra i vari Bit Power; qui invece ritornano gli scontri fra trottole, le mosse segrete, tanto spettacolari quanto improbabili nella realtà.
BeyBlade G-Revolution ripaga appieno le aspettative degli spettatori, anzi se possibile le supera abbondantemente, in positivo: dopo la delusione di V-Force, infatti, era difficile aspettarsi un prodotto quantomeno accettabile, e invece le nuove avventure di Takao e compagni si rivelano all'altezza della qualità della prima serie. Forse delude il riciclo così massiccio di vecchi personaggi, ma è compensato abbondantemente dal taglio più maturo (non certo adulto, ma sufficientemente maturo da spiccare in contrasto a quello delle prime due serie) adottato.
Dopo il tremendo flop costituito dal primo seguito V Force, con questa terza e ultima stagione di "Beyblade" assistiamo a un'evoluzione della vicenda, tecnica e tematica, che si possa definire tale. Indiscusse protagoniste sono sempre le trottole, che grazie alla computer grafica appaiono più dettagliate e belle che mai.
La trama: questa volta non siamo in presenza dell'inutile filler del "post-torneo", che in V-Force si era mangiato quasi una decina di episodi. No, qui vediamo un ragazzo di nome Takao, cresciuto caratterialmente e fisicamente, alle prese con il suo nuovo beyblade Dragoon Galaxy, intento a istruire dei ragazzini. Inoltre questa volta abbiamo la presenza di un amico-nemico, il piccolo ma potentissimo Daichi, che, unito a Hilary, procurerà non poche grane a un protagonista altrimenti "esondante", com'è giusto che avvenga. Assistiamo inoltre al ritorno (arrivo) di Hitoshi, il fratello maggiore di Takao.
La storia non si perde in tanti preamboli: l'annuale campionato del mondo è alle porte e i nostri si devono preparare. Elemento di grande stacco e innovazione è la dipartita dei Bladebreakers, che questa volta gareggiano per conto proprio nelle squadre dei rispettivi paesi. Era ora, direi, non si può sempre ripetere lo stesso schema all'infinito.
Notevoli sono personaggi quali Rich, amico-nemico di Max, i nuovi blader europei, protagonisti di saghe tutte loro e molto approfonditi caratterialmente, ma anche tra le vecchie comparse, si hanno notevoli cambiamenti: Yuri e Co. non sono più scagnozzi della Borg, e Mao non corre più dietro a Rei; insomma, stavolta si ha una maturazione sensibile tra tutti, oltre che chiari riferimenti al mondo precedente (cosa che in V-Force era del tutto assente).
Ma le avventure dei nostri eroi non terminano certo con il torneo. Dopo l'enorme successo riscosso da Takao (in un memorabile scontro con Kei, e con chi altrimenti!), egli stesso dovrà fare attenzione a non rimanere preda della sua stessa popolarità. Inoltre fanno la comparsa avversari ancora più temibili, la tremenda formazione BEGA che alle spalle non ha altri se non...!
Il finale è qualcosa di scenico e spettacolare, fin troppo oserei dire, ma comunque apprezzabile. L'ultima scena segna la chiusura del cerchio; da una parte è stata una trovata carina, dall'altra indica un potenziale svolgimento infinito degli stessi fatti narrati per tre serie, e quindi potrebbe lasciare deluso chi avrebbe desiderato un finale netto.
Dal lato tecnico, questa serie segna un altro record: i personaggi sono resi come effettivamente cresciuti, gli attacchi dei bey sono sempre più belli (ed evitano i noiosissimi combattimenti tra bit che contraddistinguevano la seconda serie), i paesi e le ambientazioni hanno fascino.
Le tematiche sono molto più cupe, e anche la fascia di pubblico di riferimento è stata alzata; lo si evince da episodi la cui violenza è stata brutalmente censurata da Mediaset. Qui abbiamo gente che finisce all'ospedale, sull'orlo della morte, e malati psicopatici. Vedere per credere!
Insomma, a conti fatti "Beyblade" sembra a sua volta evolversi da uno stato infantile (il mondo giocoso e solo a tratti cupo della prima serie) a uno stato adolescenziale (il casino senza capo né coda della seconda serie), fino al "passaggio all'età adulta" (nel mondo di G Revolution esistono i soldi, le azioni interessate, i tornei truccati e molto altro), quindi direi che per chi abbia visto i prequel questa serie sia irrinunciabile. La consiglio anche come visione singola, tanto è valida!
La trama: questa volta non siamo in presenza dell'inutile filler del "post-torneo", che in V-Force si era mangiato quasi una decina di episodi. No, qui vediamo un ragazzo di nome Takao, cresciuto caratterialmente e fisicamente, alle prese con il suo nuovo beyblade Dragoon Galaxy, intento a istruire dei ragazzini. Inoltre questa volta abbiamo la presenza di un amico-nemico, il piccolo ma potentissimo Daichi, che, unito a Hilary, procurerà non poche grane a un protagonista altrimenti "esondante", com'è giusto che avvenga. Assistiamo inoltre al ritorno (arrivo) di Hitoshi, il fratello maggiore di Takao.
La storia non si perde in tanti preamboli: l'annuale campionato del mondo è alle porte e i nostri si devono preparare. Elemento di grande stacco e innovazione è la dipartita dei Bladebreakers, che questa volta gareggiano per conto proprio nelle squadre dei rispettivi paesi. Era ora, direi, non si può sempre ripetere lo stesso schema all'infinito.
Notevoli sono personaggi quali Rich, amico-nemico di Max, i nuovi blader europei, protagonisti di saghe tutte loro e molto approfonditi caratterialmente, ma anche tra le vecchie comparse, si hanno notevoli cambiamenti: Yuri e Co. non sono più scagnozzi della Borg, e Mao non corre più dietro a Rei; insomma, stavolta si ha una maturazione sensibile tra tutti, oltre che chiari riferimenti al mondo precedente (cosa che in V-Force era del tutto assente).
Ma le avventure dei nostri eroi non terminano certo con il torneo. Dopo l'enorme successo riscosso da Takao (in un memorabile scontro con Kei, e con chi altrimenti!), egli stesso dovrà fare attenzione a non rimanere preda della sua stessa popolarità. Inoltre fanno la comparsa avversari ancora più temibili, la tremenda formazione BEGA che alle spalle non ha altri se non...!
Il finale è qualcosa di scenico e spettacolare, fin troppo oserei dire, ma comunque apprezzabile. L'ultima scena segna la chiusura del cerchio; da una parte è stata una trovata carina, dall'altra indica un potenziale svolgimento infinito degli stessi fatti narrati per tre serie, e quindi potrebbe lasciare deluso chi avrebbe desiderato un finale netto.
Dal lato tecnico, questa serie segna un altro record: i personaggi sono resi come effettivamente cresciuti, gli attacchi dei bey sono sempre più belli (ed evitano i noiosissimi combattimenti tra bit che contraddistinguevano la seconda serie), i paesi e le ambientazioni hanno fascino.
Le tematiche sono molto più cupe, e anche la fascia di pubblico di riferimento è stata alzata; lo si evince da episodi la cui violenza è stata brutalmente censurata da Mediaset. Qui abbiamo gente che finisce all'ospedale, sull'orlo della morte, e malati psicopatici. Vedere per credere!
Insomma, a conti fatti "Beyblade" sembra a sua volta evolversi da uno stato infantile (il mondo giocoso e solo a tratti cupo della prima serie) a uno stato adolescenziale (il casino senza capo né coda della seconda serie), fino al "passaggio all'età adulta" (nel mondo di G Revolution esistono i soldi, le azioni interessate, i tornei truccati e molto altro), quindi direi che per chi abbia visto i prequel questa serie sia irrinunciabile. La consiglio anche come visione singola, tanto è valida!