Tantei wa Mō, Shinde Iru.
“The Detective Is Already Dead. The Lost Memory”, la serie animata prodotta dallo studio Engi e andata in onda quest’estate, è senza ombra di dubbio il flop della stagione. Nonostante la buona partenza e dei presupposti favorevoli per creare una serie di successo, gli autori sono riusciti a fallire ovunque, creando l’ennesimo prodotto scadente nel mondo dell’animazione giapponese.
Il protagonista della storia è Kimihiko Kimitsuka, il solito ragazzo anonimo che conduce una vita solitaria e all’insegna della monotonia, seppur sia un assistente investigatore. Un giorno però, mentre si trova in volo su un aereo, fa la conoscenza di una detective professionista di nome Siesta, e i due, mentre si trovano a bordo del veicolo, sono improvvisamente chiamati a risolvere un caso. Da quel momento in poi, Kimitsuka diventa l’assistente di Siesta e i due iniziano una vita totalmente diversa, sempre all’insegna di nuovi casi da risolvere e criminali pericolosi con cui fronteggiarsi. Dopo tre anni passati in questo modo, però, Siesta muore e Kimitsuka resta da solo, fino a quando non fa la conoscenza di Natsunagi Nagisa, una ragazza che possiede qualcosa appartenuto tempo fa a Siesta.
L’avvio di stagione è alquanto avvincente e la puntata iniziale di circa quaranta minuti getta i presupposti per una buona serie, di innegabile stampo holmesiano, dove subito si viene a conoscenza della morte della protagonista. La mossa è chiaramente azzardata, ma la curiosità scaturita dalla morte di Siesta è sicuramente uno dei punti su cui hanno fatto leva gli autori e con cui hanno cercato di attirare l’attenzione degli spettatori, riuscendoci discretamente. Siesta stessa è un’ottima protagonista, con un grande carisma e che si cerca continuamente di far apparire sullo schermo con dei flashback, in quanto punto forte dell’opera. A ciò aggiungiamoci il buon character design di Yosuke Ito, curato nei minimi dettagli, e un comparto sonoro niente male, compresa l’opening. A questo punto, la serie sembrerebbe essere indirizzata sul binario giusto; peccato che il deragliamento sia dietro l’angolo.
A mio avviso, gli autori hanno cercato di complicare fin troppo la trama, finendo con il legarsi mani e piedi, e di conseguenza sbagliare ovunque fosse possibile. I buchi di trama e le continue spiegazioni campate in aria, ad un certo punto della serie, neanche si contano più, e questo ovviamente finisce con il rovinare l’opera. Aggiungiamoci poi che le parti in cui c’è Siesta, ovvero i flashback di Kimitsuka, sono superiori a quelle in cui la detective manca, ed ecco che ne esce fuori una serie altalenante e in cui ad un certo punto neanche la presenza della protagonista tanto adorata dal fandom riesce a salvare la situazione. Nel finale, come di consueto, gli autori la buttano sul melodrammatico, senza però arrivare a una vera conclusione che spieghi tutto quello che era stato trascurato. Dunque, una serie mediocre che va perdendosi sempre di più col passare delle puntate, come una scintilla da cui non si riesce a far divampare un incendio e che quindi è destinata a spegnersi inesorabilmente.
P.S. Il bello in tutto ciò sapete qual è? Che, essendo il finale dell'anime aperto, probabilmente ci faranno una seconda stagione.
Il protagonista della storia è Kimihiko Kimitsuka, il solito ragazzo anonimo che conduce una vita solitaria e all’insegna della monotonia, seppur sia un assistente investigatore. Un giorno però, mentre si trova in volo su un aereo, fa la conoscenza di una detective professionista di nome Siesta, e i due, mentre si trovano a bordo del veicolo, sono improvvisamente chiamati a risolvere un caso. Da quel momento in poi, Kimitsuka diventa l’assistente di Siesta e i due iniziano una vita totalmente diversa, sempre all’insegna di nuovi casi da risolvere e criminali pericolosi con cui fronteggiarsi. Dopo tre anni passati in questo modo, però, Siesta muore e Kimitsuka resta da solo, fino a quando non fa la conoscenza di Natsunagi Nagisa, una ragazza che possiede qualcosa appartenuto tempo fa a Siesta.
L’avvio di stagione è alquanto avvincente e la puntata iniziale di circa quaranta minuti getta i presupposti per una buona serie, di innegabile stampo holmesiano, dove subito si viene a conoscenza della morte della protagonista. La mossa è chiaramente azzardata, ma la curiosità scaturita dalla morte di Siesta è sicuramente uno dei punti su cui hanno fatto leva gli autori e con cui hanno cercato di attirare l’attenzione degli spettatori, riuscendoci discretamente. Siesta stessa è un’ottima protagonista, con un grande carisma e che si cerca continuamente di far apparire sullo schermo con dei flashback, in quanto punto forte dell’opera. A ciò aggiungiamoci il buon character design di Yosuke Ito, curato nei minimi dettagli, e un comparto sonoro niente male, compresa l’opening. A questo punto, la serie sembrerebbe essere indirizzata sul binario giusto; peccato che il deragliamento sia dietro l’angolo.
A mio avviso, gli autori hanno cercato di complicare fin troppo la trama, finendo con il legarsi mani e piedi, e di conseguenza sbagliare ovunque fosse possibile. I buchi di trama e le continue spiegazioni campate in aria, ad un certo punto della serie, neanche si contano più, e questo ovviamente finisce con il rovinare l’opera. Aggiungiamoci poi che le parti in cui c’è Siesta, ovvero i flashback di Kimitsuka, sono superiori a quelle in cui la detective manca, ed ecco che ne esce fuori una serie altalenante e in cui ad un certo punto neanche la presenza della protagonista tanto adorata dal fandom riesce a salvare la situazione. Nel finale, come di consueto, gli autori la buttano sul melodrammatico, senza però arrivare a una vera conclusione che spieghi tutto quello che era stato trascurato. Dunque, una serie mediocre che va perdendosi sempre di più col passare delle puntate, come una scintilla da cui non si riesce a far divampare un incendio e che quindi è destinata a spegnersi inesorabilmente.
P.S. Il bello in tutto ciò sapete qual è? Che, essendo il finale dell'anime aperto, probabilmente ci faranno una seconda stagione.