Jungle King Tar-chan
Da bambino, Tar-chan fu abbandonato fra le foreste dell'Africa e cresciuto dal pacioso gorilla Gori-san e dalla furba scimmietta Etekichi.
Adesso è un ragazzone grande e grosso, un po' stupido ma molto forte e gentile, che protegge a suon di pugni la pace degli animali della giungla, minacciata dai molti cacciatori che quotidianamente vengono a turbarla.
Fortunatamente, il piccolo ma grande mondo in cui vive non è popolato solo da cacciatori senza scrupoli, ma anche da tanti altri personaggi più benevoli, come Jane, un tempo fascinosa fotomodella americana ed ora una pigra e dispotica moglie in sovrappeso per l'autoproclamato re della giungla.
La leggenda del prode Tar-chan, il fortissimo difensore degli animali africani, comincia ben presto a diffondersi in giro per il mondo, e sempre più persone si presentano da lui per sfidarlo in combattimento o per chiedere il suo aiuto per debellare questo o quel cattivo in questa o quella parte del mondo.
Ecco quindi che, nei loro viaggi ricchi di avventure e combattimenti, Tar-chan e Jane incontreranno numerosi temibili avversari, ma anche amici e fedeli compagni, come il divertente Anabebe, un forte guerriero africano amico/rivale del nostro; Pedro Kazmaier, allegro ed entusiasta karateka che Tar-chan prende come discepolo, e il baffuto Ryo, saggio esperto di arti marziali cinesi che finisce suo malgrado per unirsi al gruppo.
Jungle no ohja Tar-chan ("Tar-chan, il re della giungla"), adattamento animato dell'omonimo manga di Tokuhiro Masaya, è uno dei tanti successi usciti dalla rivista Shounen Jump. Nonostante sia rimasto più in ombra rispetto ad altri "colossi" pubblicati su tale rivista, si rivela essere una serie che ha molto da raccontare e che riesce a brillare in maniera particolare, pur essendosi dovuta piegare ai dettami degli editor che l'hanno trasformata da storia comica a serie di combattimenti.
I primi episodi, di stampo più umoristico, sono infatti ricchissimi di gags divertenti e di personaggi assai simpatici, sia fra i buoni che fra i cattivi, che in questa prima fase non sono mai esageratamente cattivi, ma sempre bonari, sopra le righe e sfortunati, seguendo la tradizione del primo Akira Toriyama.
Sempre a Toriyama, ma in maniera differente, si ispira la prima saga vera e propria, che prende il via in maniera rocambolesca, quasi un po' forzata, ma riesce ugualmente ad avvincere. Il bellissimo paesaggio della Cina, splendide fanciulle con abiti cinesi, un clan di marzialisti dalle rigide regole e un altro che, invece, è violento e malvagio, vecchietti ubriachi che sembrano stupidi ma che in realtà la sanno lunga, un torneo di lotta in cui gli scontri sono ora comici e spassosi ora appassionanti e furiosi, dove i contendenti si pigliano furiosamente a calci e pugni, usando di tanto in tanto qualche astrusa arte orientale che permette loro di lanciare colpi energetici... cosa ci ricorda, in fondo, tutto questo, se non il primo Dragon Ball?
Per quanto ancora acerba nella gestione dei combattimenti e quasi fuori posto rispetto a quanto narrato sino a quel momento, la saga cinese già mostra ciò che Jungle no ohja Tar-chan diventerà in seguito, incentrandosi sempre più sui combattimenti e con una maggiore profondità di temi, pur senza mai rinunciare all'umorismo.
Tornei, trasferte in giro per il mondo, alberghi di lusso e isole dove si organizzano campionati di wrestling, vampiri millenari con strani poteri, città scavate nella roccia, organizzazioni malvagie con scienziati pazzi che realizzano esperimenti genetici sui lottatori. Questo e molto altro aspetta lo spettatore col proseguire della serie, che si fa sempre più appassionante, ricca di risvolti, di profondità, di messaggi, di combattimenti emozionanti, di avventure, di personaggi splendidi.
L'autore ci prende decisamente la mano nel raccontare la sua storia, di cui riuscirà a far quadrare ogni tassello, con numerosi colpi di scena e saghe costruite in maniera intricata e avvincente.
L'autore pesca a piene mani dai picchiaduro da sala dell'epoca (da cui desume idee e character design di qualche personaggio, anche se non mancano diverse citazioni a celebri attori, strongmen, bodybuilders o lottatori di wrestling, o ad altri manga come "Sailor Moon", "Dragon Ball", "Sakigake! Otoko Juku", "L'Uomo Tigre" e "Saint Seiya", oltre al palese romanzo "Tarzan of the apes" di Edgar Rice Burroughs, di cui tutta l'opera è una parodia) e ci regala dei combattimenti non troppo fantasiosi, laddove, eccezion fatta per Ryo e pochi altri, i lottatori non mostreranno mai tecniche elaborate, incantesimi, trasformazioni particolari, palle di fuoco e via dicendo, ma si batteranno unicamente col loro corpo, usando vari stili di lotta, dalle arti marziali orientali al wrestling.
Anche lo stesso protagonista Tar-chan non ha uno stile di combattimento particolare, ma si affiderà quasi sempre alla forza bruta (calci, pugni e prese) ed a tutta una serie di strambi movimenti e mosse mutuati dagli amici animali della foresta (una su tutte la delirante tecnica dello scoiattolo volante).
Nonostante la mancanza di tecniche mirabolanti, gli scontri riescono ugualmente ad essere assai avvincenti, grazie ad un'ottima resa grafica e a tutta una serie di elementi da cartone animato giapponese come le esagerazioni, le morti epiche (vere o presunte), i monologhi interiori, le aure di rabbia, i salti di svariati metri, i combattimenti in volo, i muscoli che si gonfiano, che fa un grandissimo piacere ritrovare anche da queste parti.
Se Oki, il boss della saga cinese, era ancora una macchietta e suscitava più simpatia che odio, gli altri avversari che Tar-chan e compagni affronteranno nel corso delle saghe successive saranno più complessi e malvagi, cosa che renderà i combattimenti, soprattutto quelli risolutivi, una vera gioia per gli occhi e per il cuore.
Jungle no ohja Tar-chan ha tanti pregi, ma uno svetta su tutti gli altri: riesce immediatamente a metterti a tuo agio.
Basta, infatti, il solo primo episodio perché lo spettatore si affezioni immediatamente allo strambo re della giungla e a tutti i personaggi che condividono con lui le avventure nella assolata Africa.
Un cast che aumenta in maniera relativamente piccola rispetto ad altre serie dello stesso genere, ma che genera una sorta di magica alchimia fra i personaggi e lo spettatore, a cui sembrerà di conoscerli da sempre, come se fossero dei carissimi amici e non solo dei personaggi disegnati.
Si finisce per amarli tutti quanti, i membri della cosiddetta "Tar-chan Family".
Si ama Pedro, abile karateka che, ricercando la fama, cerca Tar-chan per battersi con lui ma finisce invece per diventare suo allievo. Pedro è allegro, disponibile, dal carattere gioviale e sincero. Ci vorrà un po', per tre quarti della serie sarà "quello che le prende", ma il bonario karateka che porta il cognome del World's Strongest Man del 1980/1981/1982 affronterà un bellissimo percorso di maturazione, che rivelerà i sentimenti di amicizia e rispetto che prova per il suo buffo maestro e lo farà scontrare nel bene e nel male con concezioni delle arti marziali diverse dalla sua.
Si ama Anabebe, dapprima esilarante amico/rivale sopra le righe e poi relegato a ruolo di perenne comic relief, coi suoi deliranti costumi da luchador mascherato e i suoi tragicomici tormenti, tanto da dispiacersi perché non ha un ruolo più attivo nei combattimenti.
Si ama Ryo, malinconico e saggio lottatore solitario che si batte in nome di un amore lontano a suon di onde energetiche dai nomi altisonanti e straordinarie tecniche a un passo dalla magia, salvo poi vederlo cadere vittima delle gags e del demenziale umorismo che ammanta tutti i personaggi, nessuno escluso.
Si ama Jane, che ne sa una più del diavolo ed è sempre pronta a schiaffeggiare il suo degenere marito, ma che, sotto sotto, lo ama dal profondo del cuore e si rivela essere un personaggio assai umano, dietro la sua patina di demenziale e dispotico sgorbietto obeso.
Soprattutto, per una volta, si ama anche il protagonista, il divertentissimo Tar-chan re della giungla.
E' un personaggio davvero adorabile, che ha tutte le caratteristiche peculiari dei protagonisti di questo tipo di storie con l'aggiunta di tratti unici che rendono la sua personalità irresistibile.
Cresciuto nella giungla, lontano dalla civiltà e pressoché lontano dagli uomini ma circondato da tantissimi amici animali, Tar-chan è forte come un gorilla, veloce come un ghepardo, ha un cuore grande quanto la savana e caldo come l'ardente sole dell'Africa.
Semplice, gentile, aperto, dai saldi principi, Tar-chan non sa molto del mondo (cosa che genererà numerose gags divertenti), ma riesce a trovare amici dappertutto. Adora il verde delle foreste, l'azzurro delle acque, ma detesta il rosso del sangue, soprattutto quando questo è versato per egoismo o cattiveria. Ecco, Tar-chan la cattiveria non riesce proprio a comprenderla e nemmeno, salvo rari casi, a provarla. Il suo viaggio, tuttavia, lo porterà a scontrarsi con numerose realtà che in tutta la sua vita aveva ignorato: la civiltà, la tecnologia, l'egoismo, la brama di potere, la vendetta, gli inganni, gli intrighi familiari, la malvagità, di persone che calpesteranno i sentimenti umani e le leggi di natura.
Nel corso delle puntate, Tar-chan godrà di una splendida introspezione psicologica, che lo porterà a farsi domande sulle sue origini, sulla famiglia che da bambino lo abbandonò, su se stesso e i sentimenti che prova il suo cuore, sui rapporti fra le persone e fra uomo e natura, sui comportamenti degli uomini. Problemi che il nostro re della giungla affronterà e supererà, consapevole di avere i suoi numerosi amici (animali e non) a sostenerlo, riuscendo a vincere anche gli scontri più difficili con grande coraggio.
Un eroe atipico, divertente, ingenuo, bonaccione, che però nelle situazioni disperate mostra i muscoli (e ne ha ben donde) e si batte con ardore in nome del suo personalissimo ideale di pace e giustizia, puro e ingenuo come quello di un bambino, ma senza dubbio condivisibile.
Pose da culturista, esaltanti assoli di chitarra elettrica, travolgenti colpi di batteria a mo' di tamburi tribali, Jungle no ohja Tar-chan si presenta benissimo già dalla sua prima sigla d'apertura, "Heart no katachi" ("La forma del cuore"). Una canzone trascinante, meravigliosa, che ha il sapore esotico dell'Africa, un sound un po' in stile colonna sonora di "Donkey Kong Country" e che parla chiaro su quale sarà il messaggio principale della serie perfettamente incarnato dal suo protagonista: "Se mostrerai il tuo cuore, la forza del tuo coraggio risplenderà".
Riarrangiata in diverse versioni strumentali, o anche solo cantata, "Heart no katachi" accompagna spesso e volentieri i momenti più salienti o emozionanti della prima metà della serie. Dopo cederà il passo a "Mama, I love you!" la seconda sigla d'apertura, un'allegra e coinvolgente canzone che apparentemente non c'entra granché con la serie, per quanto faccia decisamente la sua figura (anch'essa sarà riarrangiata in numerose versioni strumentali che accompagneranno la seconda parte della serie nelle scene clou). Eppure, arrivati alla fine della serie, ci rendiamo conto che una sigla iniziale che ci parla dell'amore di un figlio per sua madre, forse, non è del tutto fuori posto...
Tre, invece, le sigle di chiusura. "Virgin Land" è una coinvolgente ballad dal sapore esotico che si accompagna alle sobrie immagini di una bella bionda in bikini; "Misty Heartbreak" una ritmata canzone pop che ci viene introdotta addirittura dal video della band che la esegue, con spezzoni della serie sullo sfondo. Infine, "Jungle Jungle Dance" è una canzoncina allegra e simpatica in sottofondo ad un video allegro e gioioso, con colori pastello e disegni deformed in uno stile un po' infantile ma molto dolce.
Di ottima fattura il doppiaggio giapponese, che curiosamente schiera nel ruolo del protagonista un attore (e non doppiatore) di professione, Goro Kishitani, il quale dona a Tar-chan un'inflessione particolarissima e molto versatile, unica nel suo genere.
A spalleggiarlo, mostri sacri come Kotono Mitsuishi (davvero un peccato che il suo personaggio scompaia dalle scene dopo una decina di puntate), Kouji Ishii, Nobuyuki Hiyama, Kappei Yamaguchi, Kae Araki e molti altri, ognuno perfettamente allineato col proprio personaggio e con un'interpretazione che si farà ricordare grazie a tormentoni o accenti particolari.
Buono anche il disegno, che si alterna sapientemente fra serietà e comicità in stile deformed, regalandoci ragazze bellissime con fisici da top model e lottatori dal fisico massiccio da culturista (il culturismo è una delle passioni dell'autore, cosa perfettamente desumibile dalla fisionomia dell'eroe da lui creato).
Jungle no ohja Tar-chan è una serie estremamente coinvolgente, che si fa amare sin da subito e che riesce (perdendosi per strada soltanto un personaggio, a differenza di altre sue colleghe) a piegarsi ai dettami di Shounen Jump senza troppi problemi, senza mai dimenticare lo scanzonato umorismo degli esordi, fortunatamente sempre presente in tutti i personaggi e anche all'interno di scontri particolarmente violenti.
Deve molto all'universo dei videogiochi da sala degli anni '90, da cui mutua moltissimi elementi, ma anche a "Dragon Ball" o a "Kinnikuman", di cui condivide in buona parte lo spirito, creando un meraviglioso affresco dove si ride a crepapelle e ci si emoziona fino alle lacrime con la stessa intensità. Affresco che, tra l'altro, ha fatto scuola e rivive oggi in opere come "One Piece", il cui autore ha fatto da assistente per il fumetto di Tar-chan, prendendone in prestito elementi stilistici e narrativi.
Dovendo trovare dei difetti alla serie, questi sarebbero un paio di personaggi che potevano essere usati un po' di più e in maniera più attiva e... il fatto che sia finita, perché, per quanto bello e toccante sia il finale, arrivato all'ultima puntata lo spettatore vorrebbe che le avventure della Tar-chan Family non finissero mai.
Divertente, spassoso, emozionante, riflessivo, adrenalinico, Jungle no ohja Tar-chan è uno dei migliori cartoni animati di genere shounen di combattimento, che farà sicuramente la felicità degli appassionati di questo genere di storie. A patto, purtroppo, che sappiano il giapponese, dal momento che la serie è inedita in Italia sia in forma animata che cartacea.
Adesso è un ragazzone grande e grosso, un po' stupido ma molto forte e gentile, che protegge a suon di pugni la pace degli animali della giungla, minacciata dai molti cacciatori che quotidianamente vengono a turbarla.
Fortunatamente, il piccolo ma grande mondo in cui vive non è popolato solo da cacciatori senza scrupoli, ma anche da tanti altri personaggi più benevoli, come Jane, un tempo fascinosa fotomodella americana ed ora una pigra e dispotica moglie in sovrappeso per l'autoproclamato re della giungla.
La leggenda del prode Tar-chan, il fortissimo difensore degli animali africani, comincia ben presto a diffondersi in giro per il mondo, e sempre più persone si presentano da lui per sfidarlo in combattimento o per chiedere il suo aiuto per debellare questo o quel cattivo in questa o quella parte del mondo.
Ecco quindi che, nei loro viaggi ricchi di avventure e combattimenti, Tar-chan e Jane incontreranno numerosi temibili avversari, ma anche amici e fedeli compagni, come il divertente Anabebe, un forte guerriero africano amico/rivale del nostro; Pedro Kazmaier, allegro ed entusiasta karateka che Tar-chan prende come discepolo, e il baffuto Ryo, saggio esperto di arti marziali cinesi che finisce suo malgrado per unirsi al gruppo.
Jungle no ohja Tar-chan ("Tar-chan, il re della giungla"), adattamento animato dell'omonimo manga di Tokuhiro Masaya, è uno dei tanti successi usciti dalla rivista Shounen Jump. Nonostante sia rimasto più in ombra rispetto ad altri "colossi" pubblicati su tale rivista, si rivela essere una serie che ha molto da raccontare e che riesce a brillare in maniera particolare, pur essendosi dovuta piegare ai dettami degli editor che l'hanno trasformata da storia comica a serie di combattimenti.
I primi episodi, di stampo più umoristico, sono infatti ricchissimi di gags divertenti e di personaggi assai simpatici, sia fra i buoni che fra i cattivi, che in questa prima fase non sono mai esageratamente cattivi, ma sempre bonari, sopra le righe e sfortunati, seguendo la tradizione del primo Akira Toriyama.
Sempre a Toriyama, ma in maniera differente, si ispira la prima saga vera e propria, che prende il via in maniera rocambolesca, quasi un po' forzata, ma riesce ugualmente ad avvincere. Il bellissimo paesaggio della Cina, splendide fanciulle con abiti cinesi, un clan di marzialisti dalle rigide regole e un altro che, invece, è violento e malvagio, vecchietti ubriachi che sembrano stupidi ma che in realtà la sanno lunga, un torneo di lotta in cui gli scontri sono ora comici e spassosi ora appassionanti e furiosi, dove i contendenti si pigliano furiosamente a calci e pugni, usando di tanto in tanto qualche astrusa arte orientale che permette loro di lanciare colpi energetici... cosa ci ricorda, in fondo, tutto questo, se non il primo Dragon Ball?
Per quanto ancora acerba nella gestione dei combattimenti e quasi fuori posto rispetto a quanto narrato sino a quel momento, la saga cinese già mostra ciò che Jungle no ohja Tar-chan diventerà in seguito, incentrandosi sempre più sui combattimenti e con una maggiore profondità di temi, pur senza mai rinunciare all'umorismo.
Tornei, trasferte in giro per il mondo, alberghi di lusso e isole dove si organizzano campionati di wrestling, vampiri millenari con strani poteri, città scavate nella roccia, organizzazioni malvagie con scienziati pazzi che realizzano esperimenti genetici sui lottatori. Questo e molto altro aspetta lo spettatore col proseguire della serie, che si fa sempre più appassionante, ricca di risvolti, di profondità, di messaggi, di combattimenti emozionanti, di avventure, di personaggi splendidi.
L'autore ci prende decisamente la mano nel raccontare la sua storia, di cui riuscirà a far quadrare ogni tassello, con numerosi colpi di scena e saghe costruite in maniera intricata e avvincente.
L'autore pesca a piene mani dai picchiaduro da sala dell'epoca (da cui desume idee e character design di qualche personaggio, anche se non mancano diverse citazioni a celebri attori, strongmen, bodybuilders o lottatori di wrestling, o ad altri manga come "Sailor Moon", "Dragon Ball", "Sakigake! Otoko Juku", "L'Uomo Tigre" e "Saint Seiya", oltre al palese romanzo "Tarzan of the apes" di Edgar Rice Burroughs, di cui tutta l'opera è una parodia) e ci regala dei combattimenti non troppo fantasiosi, laddove, eccezion fatta per Ryo e pochi altri, i lottatori non mostreranno mai tecniche elaborate, incantesimi, trasformazioni particolari, palle di fuoco e via dicendo, ma si batteranno unicamente col loro corpo, usando vari stili di lotta, dalle arti marziali orientali al wrestling.
Anche lo stesso protagonista Tar-chan non ha uno stile di combattimento particolare, ma si affiderà quasi sempre alla forza bruta (calci, pugni e prese) ed a tutta una serie di strambi movimenti e mosse mutuati dagli amici animali della foresta (una su tutte la delirante tecnica dello scoiattolo volante).
Nonostante la mancanza di tecniche mirabolanti, gli scontri riescono ugualmente ad essere assai avvincenti, grazie ad un'ottima resa grafica e a tutta una serie di elementi da cartone animato giapponese come le esagerazioni, le morti epiche (vere o presunte), i monologhi interiori, le aure di rabbia, i salti di svariati metri, i combattimenti in volo, i muscoli che si gonfiano, che fa un grandissimo piacere ritrovare anche da queste parti.
Se Oki, il boss della saga cinese, era ancora una macchietta e suscitava più simpatia che odio, gli altri avversari che Tar-chan e compagni affronteranno nel corso delle saghe successive saranno più complessi e malvagi, cosa che renderà i combattimenti, soprattutto quelli risolutivi, una vera gioia per gli occhi e per il cuore.
Jungle no ohja Tar-chan ha tanti pregi, ma uno svetta su tutti gli altri: riesce immediatamente a metterti a tuo agio.
Basta, infatti, il solo primo episodio perché lo spettatore si affezioni immediatamente allo strambo re della giungla e a tutti i personaggi che condividono con lui le avventure nella assolata Africa.
Un cast che aumenta in maniera relativamente piccola rispetto ad altre serie dello stesso genere, ma che genera una sorta di magica alchimia fra i personaggi e lo spettatore, a cui sembrerà di conoscerli da sempre, come se fossero dei carissimi amici e non solo dei personaggi disegnati.
Si finisce per amarli tutti quanti, i membri della cosiddetta "Tar-chan Family".
Si ama Pedro, abile karateka che, ricercando la fama, cerca Tar-chan per battersi con lui ma finisce invece per diventare suo allievo. Pedro è allegro, disponibile, dal carattere gioviale e sincero. Ci vorrà un po', per tre quarti della serie sarà "quello che le prende", ma il bonario karateka che porta il cognome del World's Strongest Man del 1980/1981/1982 affronterà un bellissimo percorso di maturazione, che rivelerà i sentimenti di amicizia e rispetto che prova per il suo buffo maestro e lo farà scontrare nel bene e nel male con concezioni delle arti marziali diverse dalla sua.
Si ama Anabebe, dapprima esilarante amico/rivale sopra le righe e poi relegato a ruolo di perenne comic relief, coi suoi deliranti costumi da luchador mascherato e i suoi tragicomici tormenti, tanto da dispiacersi perché non ha un ruolo più attivo nei combattimenti.
Si ama Ryo, malinconico e saggio lottatore solitario che si batte in nome di un amore lontano a suon di onde energetiche dai nomi altisonanti e straordinarie tecniche a un passo dalla magia, salvo poi vederlo cadere vittima delle gags e del demenziale umorismo che ammanta tutti i personaggi, nessuno escluso.
Si ama Jane, che ne sa una più del diavolo ed è sempre pronta a schiaffeggiare il suo degenere marito, ma che, sotto sotto, lo ama dal profondo del cuore e si rivela essere un personaggio assai umano, dietro la sua patina di demenziale e dispotico sgorbietto obeso.
Soprattutto, per una volta, si ama anche il protagonista, il divertentissimo Tar-chan re della giungla.
E' un personaggio davvero adorabile, che ha tutte le caratteristiche peculiari dei protagonisti di questo tipo di storie con l'aggiunta di tratti unici che rendono la sua personalità irresistibile.
Cresciuto nella giungla, lontano dalla civiltà e pressoché lontano dagli uomini ma circondato da tantissimi amici animali, Tar-chan è forte come un gorilla, veloce come un ghepardo, ha un cuore grande quanto la savana e caldo come l'ardente sole dell'Africa.
Semplice, gentile, aperto, dai saldi principi, Tar-chan non sa molto del mondo (cosa che genererà numerose gags divertenti), ma riesce a trovare amici dappertutto. Adora il verde delle foreste, l'azzurro delle acque, ma detesta il rosso del sangue, soprattutto quando questo è versato per egoismo o cattiveria. Ecco, Tar-chan la cattiveria non riesce proprio a comprenderla e nemmeno, salvo rari casi, a provarla. Il suo viaggio, tuttavia, lo porterà a scontrarsi con numerose realtà che in tutta la sua vita aveva ignorato: la civiltà, la tecnologia, l'egoismo, la brama di potere, la vendetta, gli inganni, gli intrighi familiari, la malvagità, di persone che calpesteranno i sentimenti umani e le leggi di natura.
Nel corso delle puntate, Tar-chan godrà di una splendida introspezione psicologica, che lo porterà a farsi domande sulle sue origini, sulla famiglia che da bambino lo abbandonò, su se stesso e i sentimenti che prova il suo cuore, sui rapporti fra le persone e fra uomo e natura, sui comportamenti degli uomini. Problemi che il nostro re della giungla affronterà e supererà, consapevole di avere i suoi numerosi amici (animali e non) a sostenerlo, riuscendo a vincere anche gli scontri più difficili con grande coraggio.
Un eroe atipico, divertente, ingenuo, bonaccione, che però nelle situazioni disperate mostra i muscoli (e ne ha ben donde) e si batte con ardore in nome del suo personalissimo ideale di pace e giustizia, puro e ingenuo come quello di un bambino, ma senza dubbio condivisibile.
Pose da culturista, esaltanti assoli di chitarra elettrica, travolgenti colpi di batteria a mo' di tamburi tribali, Jungle no ohja Tar-chan si presenta benissimo già dalla sua prima sigla d'apertura, "Heart no katachi" ("La forma del cuore"). Una canzone trascinante, meravigliosa, che ha il sapore esotico dell'Africa, un sound un po' in stile colonna sonora di "Donkey Kong Country" e che parla chiaro su quale sarà il messaggio principale della serie perfettamente incarnato dal suo protagonista: "Se mostrerai il tuo cuore, la forza del tuo coraggio risplenderà".
Riarrangiata in diverse versioni strumentali, o anche solo cantata, "Heart no katachi" accompagna spesso e volentieri i momenti più salienti o emozionanti della prima metà della serie. Dopo cederà il passo a "Mama, I love you!" la seconda sigla d'apertura, un'allegra e coinvolgente canzone che apparentemente non c'entra granché con la serie, per quanto faccia decisamente la sua figura (anch'essa sarà riarrangiata in numerose versioni strumentali che accompagneranno la seconda parte della serie nelle scene clou). Eppure, arrivati alla fine della serie, ci rendiamo conto che una sigla iniziale che ci parla dell'amore di un figlio per sua madre, forse, non è del tutto fuori posto...
Tre, invece, le sigle di chiusura. "Virgin Land" è una coinvolgente ballad dal sapore esotico che si accompagna alle sobrie immagini di una bella bionda in bikini; "Misty Heartbreak" una ritmata canzone pop che ci viene introdotta addirittura dal video della band che la esegue, con spezzoni della serie sullo sfondo. Infine, "Jungle Jungle Dance" è una canzoncina allegra e simpatica in sottofondo ad un video allegro e gioioso, con colori pastello e disegni deformed in uno stile un po' infantile ma molto dolce.
Di ottima fattura il doppiaggio giapponese, che curiosamente schiera nel ruolo del protagonista un attore (e non doppiatore) di professione, Goro Kishitani, il quale dona a Tar-chan un'inflessione particolarissima e molto versatile, unica nel suo genere.
A spalleggiarlo, mostri sacri come Kotono Mitsuishi (davvero un peccato che il suo personaggio scompaia dalle scene dopo una decina di puntate), Kouji Ishii, Nobuyuki Hiyama, Kappei Yamaguchi, Kae Araki e molti altri, ognuno perfettamente allineato col proprio personaggio e con un'interpretazione che si farà ricordare grazie a tormentoni o accenti particolari.
Buono anche il disegno, che si alterna sapientemente fra serietà e comicità in stile deformed, regalandoci ragazze bellissime con fisici da top model e lottatori dal fisico massiccio da culturista (il culturismo è una delle passioni dell'autore, cosa perfettamente desumibile dalla fisionomia dell'eroe da lui creato).
Jungle no ohja Tar-chan è una serie estremamente coinvolgente, che si fa amare sin da subito e che riesce (perdendosi per strada soltanto un personaggio, a differenza di altre sue colleghe) a piegarsi ai dettami di Shounen Jump senza troppi problemi, senza mai dimenticare lo scanzonato umorismo degli esordi, fortunatamente sempre presente in tutti i personaggi e anche all'interno di scontri particolarmente violenti.
Deve molto all'universo dei videogiochi da sala degli anni '90, da cui mutua moltissimi elementi, ma anche a "Dragon Ball" o a "Kinnikuman", di cui condivide in buona parte lo spirito, creando un meraviglioso affresco dove si ride a crepapelle e ci si emoziona fino alle lacrime con la stessa intensità. Affresco che, tra l'altro, ha fatto scuola e rivive oggi in opere come "One Piece", il cui autore ha fatto da assistente per il fumetto di Tar-chan, prendendone in prestito elementi stilistici e narrativi.
Dovendo trovare dei difetti alla serie, questi sarebbero un paio di personaggi che potevano essere usati un po' di più e in maniera più attiva e... il fatto che sia finita, perché, per quanto bello e toccante sia il finale, arrivato all'ultima puntata lo spettatore vorrebbe che le avventure della Tar-chan Family non finissero mai.
Divertente, spassoso, emozionante, riflessivo, adrenalinico, Jungle no ohja Tar-chan è uno dei migliori cartoni animati di genere shounen di combattimento, che farà sicuramente la felicità degli appassionati di questo genere di storie. A patto, purtroppo, che sappiano il giapponese, dal momento che la serie è inedita in Italia sia in forma animata che cartacea.
"Una famiglia dove c'è sole, vento e umanità è semplice, ma basterà. E al momento in cui servirà, lotta per la libertà, difendi te e chi non può. Se semini amore, l'amore ti tornerà."
Nella giungla e nella savana Africana vige la legge del più forte da millenni. Da sempre la catena alimentare è l'unica trama a legare a doppio filo ogni essere vivente con tutti gli altri. Ogni mattina, in Africa, una gazzella si svegl... Ok, basta.
Perché è inutile stare qui a mettere in mostra le bellezze filosofiche e naturali dell'Africa quando la natura africana la difende un perfetto imbecille che vola sfruttando l'elasticità della pelle dei suoi genitali.
Tar-chan è stato abbandonato nel continente nero (paraponzi ponzi pò) da neonato, ed è stato allevato dalle scimmie, due in particolare: Etekichi, uno scimpanzé pervertito (vizio che verrà poi trasferito al figliolo) e Gori-san, un gorillone che ha addestrato il giovane al combattimento, e considerato il fisico da culturista, l'ha addestrato un gran bene. Divenuto adulto, Tar-chan ha incontrato Jane, una bellissima modella che, innamoratasi di lui, ha deciso di lasciare tutto e vivere nella savana col suo selvaggio compagno... Peccato che in sei anni la splendida Jane abbia cambiato forma, passando da Venere di Milo a Venere di Willendorf, senza contare l'autorità che la porta a far sgobbare sempre e comunque l'amato.
Queste le premesse narrative su cui si basa Jungle King Tar-chan, trasposizione animata del manga di Tokuhiro Masaya.
L'umorismo della serie è "primordiale" proprio come il suo protagonista: toilet humour, gag a sfondo più o meno sexy e ignoranza allo stato puro, eppure questo tipo d'umorismo (agli occhi di uno come me, che non lo ama particolarmente, anzi) risulta più che azzeccato e contestualizzato all'interno della serie, tanto che una sua eventuale rimozione ne snaturerebbe l'essenza.
Ma non solo di risate è composta questa serie, che come da contratto Jump da un certo punto in avanti si dedica ai combattimenti, ai tornei, alle nuove amicizie, alleanze e rivalità. Questo però non porta ad una perdita d'identità, anzi, fortunatamente l'autore originale del manga è stato capace di mantenere l'umorismo delirante per tutto l'arco della storia, inserendolo anche in momenti "inopportuni" come lo scontro con un nemico particolarmente ostico, andando a creare un'atmosfera sempre più "familiare", dove lo spettatore si abitua ai comportamenti strambi dei protagonisti e si affeziona ad ogni tic, ad ogni vizio, ad ogni follia e ad ogni lato del loro carattere.
Ma un po' sorprendentemente, visto il genere di opera in questione, nel corso della serie c'è anche ampio spazio per una profonda introspezione psicologica del protagonista che, da buon figlio della giungla, è come un animale, vive d'istinto e non riesce a concepire cose come la crudeltà, l'avidità, la malvagità, e trovandoseli davanti nei suoi viaggi in giro per il mondo sarà inevitabilmente portato a fare riflessioni sull'assurdità del mondo degli umani rispetto all'onesta (seppur cruenta) realtà dell'ecosistema Africano, dove "un leone uccide per mangiare, è triste ma è una legge della natura, ma a che cosa serve uccidere per il potere? Perché le persone sono avide e fanno del male non necessario per pura ingordigia?". Questo gli causerà anche delle crisi interiori più o meno profonde, visto che è un uomo fuori dal mondo che si ritrova dinanzi a quella che, per lui, è pura follia.
Grande familiarità viene data anche dal ristretto gruppo di personaggi protagonisti, a cui si finisce, presto o tardi, per affezionarsi in maniera più o meno omogenea, al punto d'arrivare all'ultima puntata consapevoli che costoro ci mancheranno.
Tecnicamente parlando la serie sorprende, perché pur essendo di buona lunghezza (50 episodi tondi tondi) mantiene delle animazioni fluide e spettacolari per la stragrande maggioranza delle sue puntate: inoltre, i combattimenti sono perlopiù realistici, raramente si vedono personaggi che utilizzano tecniche sovrumane o paranormali, e anche quando questo avviene comunque questi stili di combattimento vengono giustificati o contestualizzati.
Questo permette agli animatori di dare sfogo a tecniche di lotta realmente esistenti e verosimili, che, coadiuvate da una realizzazione tecnica di prim'ordine, rendono le battaglie estremamente godibili e variegate (perché le tecniche di lotta usate dipenderanno molto dal luogo dove si svolge il torneo: ci saranno più mosse di Kung-fu in Cina, così come ci si concentrerà di più sul Wrestling in America).
Il character design è molto curato, con fisici scultorei per la gran parte dei maschietti e gran curve per le femminucce: questo è probabilmente legato alla grande passione dell'autore del manga per il bodybuilding, che riversa in quella che è la sua opera magna.
Musicalmente parlando l'anime si difende alla perfezione, sia per quel che riguarda le sigle (due di testa e tre di coda) sia per quel che invece concerne le musiche di sottofondo. La prima opening s'insinua nella mente di chi ascolta in maniera inesorabile, colpendo sin da subito con quella sequenza di pose del protagonista accompagnate da tamburi Africani, mentre la seconda ha dei toni più emozionanti e fa ben da sfondo alla parte conclusiva della serie. La prima ending, di contro, ha dei toni molto romantici, con sonorità tipiche della fine degli anni '80/primi anni '90, la seconda stupisce sia visivamente che musicalmente, essendo sostanzialmente un video dal vivo di un pezzo di musica elettronica, mentre la terza ricalca di più le atmosfere fuori di testa della serie con i suoi colori pastello e il design super-deformed, mentre passa una musica simil-reggae divertente e rilassante, quasi "da spiaggia".
Anche le BGM sanno fare egregiamente il loro dovere, sia che si tratti di accompagnare scene comiche sia che ci sia da commuovere lo spettatore con scene drammatiche. Eh si, perché come accennato in precedenza parlando dell'introspezione del protagonista, non tutto sarà rose e fiori nel corso della serie, anzi, spesso capiteranno eventi particolarmente drammatici che aumenteranno il trasporto dello spettatore verso gli eroi e i nemici di questa vicenda.
Cos'è, in conclusione, "Jungle King Tar-chan"? Una serie a base di humour grezzo? Un battle shonen classico tutto amicizia e forza d'animo? Diciamo tutti e due, perché l'autore è stato abilissimo a trasformare la sua serie da slice of life comico ambientato nella savana a serie di combattimento con tornei, amici, rivali, colpi di scena, tradimenti e pentimenti vari. Ed è una cosa che non va banalizzata perché nel suo piccolo quest'anime riesce ad entrare nel cuore dello spettatore e a farlo affezionare alla Tar-chan Family, al punto che nel momento dell'addio la lacrimuccia scappa inevitabile, provocando nell'animo di chi guarda una sorta di nostalgia per quell'ambiente selvaggio e amichevole che, per cinquanta episodi, è stato la nostra casa, e per quegli eroi, animali e mattacchioni che sono stati la nostra famiglia.
P.S.: al manga originale lavorò, come assistente, un certo Eiichiro Oda. Affrontando la visione con questo dettaglio bene in mente, non si può non notare come quest'autore sulla cresta dell'onda (è proprio il caso di dirlo, visto di cosa parla la sua opera) debba molto a Tar-chan, per quel che riguarda alcune scelte di caratterizzazione, strutturazione delle gag e delle trame.
Nella giungla e nella savana Africana vige la legge del più forte da millenni. Da sempre la catena alimentare è l'unica trama a legare a doppio filo ogni essere vivente con tutti gli altri. Ogni mattina, in Africa, una gazzella si svegl... Ok, basta.
Perché è inutile stare qui a mettere in mostra le bellezze filosofiche e naturali dell'Africa quando la natura africana la difende un perfetto imbecille che vola sfruttando l'elasticità della pelle dei suoi genitali.
Tar-chan è stato abbandonato nel continente nero (paraponzi ponzi pò) da neonato, ed è stato allevato dalle scimmie, due in particolare: Etekichi, uno scimpanzé pervertito (vizio che verrà poi trasferito al figliolo) e Gori-san, un gorillone che ha addestrato il giovane al combattimento, e considerato il fisico da culturista, l'ha addestrato un gran bene. Divenuto adulto, Tar-chan ha incontrato Jane, una bellissima modella che, innamoratasi di lui, ha deciso di lasciare tutto e vivere nella savana col suo selvaggio compagno... Peccato che in sei anni la splendida Jane abbia cambiato forma, passando da Venere di Milo a Venere di Willendorf, senza contare l'autorità che la porta a far sgobbare sempre e comunque l'amato.
Queste le premesse narrative su cui si basa Jungle King Tar-chan, trasposizione animata del manga di Tokuhiro Masaya.
L'umorismo della serie è "primordiale" proprio come il suo protagonista: toilet humour, gag a sfondo più o meno sexy e ignoranza allo stato puro, eppure questo tipo d'umorismo (agli occhi di uno come me, che non lo ama particolarmente, anzi) risulta più che azzeccato e contestualizzato all'interno della serie, tanto che una sua eventuale rimozione ne snaturerebbe l'essenza.
Ma non solo di risate è composta questa serie, che come da contratto Jump da un certo punto in avanti si dedica ai combattimenti, ai tornei, alle nuove amicizie, alleanze e rivalità. Questo però non porta ad una perdita d'identità, anzi, fortunatamente l'autore originale del manga è stato capace di mantenere l'umorismo delirante per tutto l'arco della storia, inserendolo anche in momenti "inopportuni" come lo scontro con un nemico particolarmente ostico, andando a creare un'atmosfera sempre più "familiare", dove lo spettatore si abitua ai comportamenti strambi dei protagonisti e si affeziona ad ogni tic, ad ogni vizio, ad ogni follia e ad ogni lato del loro carattere.
Ma un po' sorprendentemente, visto il genere di opera in questione, nel corso della serie c'è anche ampio spazio per una profonda introspezione psicologica del protagonista che, da buon figlio della giungla, è come un animale, vive d'istinto e non riesce a concepire cose come la crudeltà, l'avidità, la malvagità, e trovandoseli davanti nei suoi viaggi in giro per il mondo sarà inevitabilmente portato a fare riflessioni sull'assurdità del mondo degli umani rispetto all'onesta (seppur cruenta) realtà dell'ecosistema Africano, dove "un leone uccide per mangiare, è triste ma è una legge della natura, ma a che cosa serve uccidere per il potere? Perché le persone sono avide e fanno del male non necessario per pura ingordigia?". Questo gli causerà anche delle crisi interiori più o meno profonde, visto che è un uomo fuori dal mondo che si ritrova dinanzi a quella che, per lui, è pura follia.
Grande familiarità viene data anche dal ristretto gruppo di personaggi protagonisti, a cui si finisce, presto o tardi, per affezionarsi in maniera più o meno omogenea, al punto d'arrivare all'ultima puntata consapevoli che costoro ci mancheranno.
Tecnicamente parlando la serie sorprende, perché pur essendo di buona lunghezza (50 episodi tondi tondi) mantiene delle animazioni fluide e spettacolari per la stragrande maggioranza delle sue puntate: inoltre, i combattimenti sono perlopiù realistici, raramente si vedono personaggi che utilizzano tecniche sovrumane o paranormali, e anche quando questo avviene comunque questi stili di combattimento vengono giustificati o contestualizzati.
Questo permette agli animatori di dare sfogo a tecniche di lotta realmente esistenti e verosimili, che, coadiuvate da una realizzazione tecnica di prim'ordine, rendono le battaglie estremamente godibili e variegate (perché le tecniche di lotta usate dipenderanno molto dal luogo dove si svolge il torneo: ci saranno più mosse di Kung-fu in Cina, così come ci si concentrerà di più sul Wrestling in America).
Il character design è molto curato, con fisici scultorei per la gran parte dei maschietti e gran curve per le femminucce: questo è probabilmente legato alla grande passione dell'autore del manga per il bodybuilding, che riversa in quella che è la sua opera magna.
Musicalmente parlando l'anime si difende alla perfezione, sia per quel che riguarda le sigle (due di testa e tre di coda) sia per quel che invece concerne le musiche di sottofondo. La prima opening s'insinua nella mente di chi ascolta in maniera inesorabile, colpendo sin da subito con quella sequenza di pose del protagonista accompagnate da tamburi Africani, mentre la seconda ha dei toni più emozionanti e fa ben da sfondo alla parte conclusiva della serie. La prima ending, di contro, ha dei toni molto romantici, con sonorità tipiche della fine degli anni '80/primi anni '90, la seconda stupisce sia visivamente che musicalmente, essendo sostanzialmente un video dal vivo di un pezzo di musica elettronica, mentre la terza ricalca di più le atmosfere fuori di testa della serie con i suoi colori pastello e il design super-deformed, mentre passa una musica simil-reggae divertente e rilassante, quasi "da spiaggia".
Anche le BGM sanno fare egregiamente il loro dovere, sia che si tratti di accompagnare scene comiche sia che ci sia da commuovere lo spettatore con scene drammatiche. Eh si, perché come accennato in precedenza parlando dell'introspezione del protagonista, non tutto sarà rose e fiori nel corso della serie, anzi, spesso capiteranno eventi particolarmente drammatici che aumenteranno il trasporto dello spettatore verso gli eroi e i nemici di questa vicenda.
Cos'è, in conclusione, "Jungle King Tar-chan"? Una serie a base di humour grezzo? Un battle shonen classico tutto amicizia e forza d'animo? Diciamo tutti e due, perché l'autore è stato abilissimo a trasformare la sua serie da slice of life comico ambientato nella savana a serie di combattimento con tornei, amici, rivali, colpi di scena, tradimenti e pentimenti vari. Ed è una cosa che non va banalizzata perché nel suo piccolo quest'anime riesce ad entrare nel cuore dello spettatore e a farlo affezionare alla Tar-chan Family, al punto che nel momento dell'addio la lacrimuccia scappa inevitabile, provocando nell'animo di chi guarda una sorta di nostalgia per quell'ambiente selvaggio e amichevole che, per cinquanta episodi, è stato la nostra casa, e per quegli eroi, animali e mattacchioni che sono stati la nostra famiglia.
P.S.: al manga originale lavorò, come assistente, un certo Eiichiro Oda. Affrontando la visione con questo dettaglio bene in mente, non si può non notare come quest'autore sulla cresta dell'onda (è proprio il caso di dirlo, visto di cosa parla la sua opera) debba molto a Tar-chan, per quel che riguarda alcune scelte di caratterizzazione, strutturazione delle gag e delle trame.