Tsuritama
“Tsuritama” è un anime di dodici episodi del 2012, che somma generi molto diversi tra loro: fantascienza, slice of life e sportivo. Che ci azzeccano queste cose, vi chiederete? In effetti il primo impatto è un enorme “wtf” generale, dal momento che la serie si apre già presentando tutti questi elementi insieme, facendo apparire l’anime come qualcosa di trash e nonsense. Tuttavia, se si ha la pazienza di andare avanti, ci si rende presto conto che la tematica dello sport e quella fantascientifica sono solo facciate e cornici per parlare dell’evoluzione dei personaggi. E in quella, devo dirlo, riesce benissimo.
Partiamo dalla trama: l’anime è ambientato sull’isola di Enoshima e ci presenta le avventure di quattro ragazzi, apparentemente diversi tra loro. Yuki è un ragazzo timido all’inverosimile, fatica a relazionarsi, si deve trasferire di continuo a causa del lavoro di sua nonna, e fatica persino a parlare (tanto è vero che ogni volta che ci prova si immagina mentre affoga nel mare, e fatica a risalire a galla); Haru è il suo opposto, incredibilmente estroverso ed eccentrico, si presenta come un alieno con un pesce sulla testa e coinvolge Yuki nelle sue stravaganze; Natsuki è un ragazzo freddo e intelligente, con diversi problemi famigliari e una smisurata passione per la pesca; e infine Akira, un ragazzo indiano che sostiene quanto poco sia necessario avere degli amici, e difatti i suoi unici rapporti sociali sono con la papera che si porta costantemente appresso. I quattro si conosceranno e legheranno i propri destini attraverso la pesca, perno di tutte le vicende. Il perché la pesca risulti tanto importante, specie agli occhi dell’alieno Haru, verrà spiegato verso la fine, ergo non ne farò parola.
La trama è senza dubbio bizzarra, quanto i personaggi, pur tuttavia amalgama perfettamente le emozioni di questi ultimi, attraverso l’amore che li accomuna per la pesca. Ma l’anime non punta tanto al lato sportivo, benché tutti gli episodi mostrino la pesca in ogni dettaglio... Ognuno dei quattro protagonisti si porta dietro una difficoltà: Yuki la difficoltà a socializzare, Haru l’obiettivo di salvare la Terra da una minaccia aliena; Natsuki dei problemi famigliari non indifferenti; mentre Akira è abituato a vivere da solo, senza alcun amico. E’ interessante perciò vedere come, lentamente ma in maniera costante, la vicinanza l’uno dell’altro li aiuterà a sbloccare e superare questi problemi. Abituati a stare da soli, impareranno ad affidarsi gli uni agli altri, pur conoscendosi da poco. Lo sviluppo del singolo stimolerà lo sviluppo del gruppo. “Tsuritama” è quindi principalmente una storia d’amicizia e sull’amicizia, in uno stile narrativo quasi miyazakiano, oserei dire.
Attraverso la cattura del tonno, la sofferenza per i nuovi assetti famigliari, fino a un conflitto alieno tra le onde, Yuki e gli altri compiranno un percorso che li porterà a comprendere meglio chi sono e qual è il loro ruolo.
Altra cosa che colpisce è il comparto tecnico: c’è un esuberante uso di colori brillanti, come mi era successo di vedere per altre serie legate all’acqua (come “Nagi no Asukara” o “Free!”), che rendono la visione paradisiaca. Anche le musiche non sono da bocciare, e una cosa che ho apprezzato a questo proposito è che ogni personaggio ha un motivetto personale, come la musichetta indiana che si sente ogni volta che compare Akira.
P.S. una curiosità stravagante, in perfetta linea col resto, è che i quattro protagonisti hanno i nomi delle quattro stagioni (Haru significa primavera; Yuki inverno; “natsu” estate; e “aki” autunno).
Partiamo dalla trama: l’anime è ambientato sull’isola di Enoshima e ci presenta le avventure di quattro ragazzi, apparentemente diversi tra loro. Yuki è un ragazzo timido all’inverosimile, fatica a relazionarsi, si deve trasferire di continuo a causa del lavoro di sua nonna, e fatica persino a parlare (tanto è vero che ogni volta che ci prova si immagina mentre affoga nel mare, e fatica a risalire a galla); Haru è il suo opposto, incredibilmente estroverso ed eccentrico, si presenta come un alieno con un pesce sulla testa e coinvolge Yuki nelle sue stravaganze; Natsuki è un ragazzo freddo e intelligente, con diversi problemi famigliari e una smisurata passione per la pesca; e infine Akira, un ragazzo indiano che sostiene quanto poco sia necessario avere degli amici, e difatti i suoi unici rapporti sociali sono con la papera che si porta costantemente appresso. I quattro si conosceranno e legheranno i propri destini attraverso la pesca, perno di tutte le vicende. Il perché la pesca risulti tanto importante, specie agli occhi dell’alieno Haru, verrà spiegato verso la fine, ergo non ne farò parola.
La trama è senza dubbio bizzarra, quanto i personaggi, pur tuttavia amalgama perfettamente le emozioni di questi ultimi, attraverso l’amore che li accomuna per la pesca. Ma l’anime non punta tanto al lato sportivo, benché tutti gli episodi mostrino la pesca in ogni dettaglio... Ognuno dei quattro protagonisti si porta dietro una difficoltà: Yuki la difficoltà a socializzare, Haru l’obiettivo di salvare la Terra da una minaccia aliena; Natsuki dei problemi famigliari non indifferenti; mentre Akira è abituato a vivere da solo, senza alcun amico. E’ interessante perciò vedere come, lentamente ma in maniera costante, la vicinanza l’uno dell’altro li aiuterà a sbloccare e superare questi problemi. Abituati a stare da soli, impareranno ad affidarsi gli uni agli altri, pur conoscendosi da poco. Lo sviluppo del singolo stimolerà lo sviluppo del gruppo. “Tsuritama” è quindi principalmente una storia d’amicizia e sull’amicizia, in uno stile narrativo quasi miyazakiano, oserei dire.
Attraverso la cattura del tonno, la sofferenza per i nuovi assetti famigliari, fino a un conflitto alieno tra le onde, Yuki e gli altri compiranno un percorso che li porterà a comprendere meglio chi sono e qual è il loro ruolo.
Altra cosa che colpisce è il comparto tecnico: c’è un esuberante uso di colori brillanti, come mi era successo di vedere per altre serie legate all’acqua (come “Nagi no Asukara” o “Free!”), che rendono la visione paradisiaca. Anche le musiche non sono da bocciare, e una cosa che ho apprezzato a questo proposito è che ogni personaggio ha un motivetto personale, come la musichetta indiana che si sente ogni volta che compare Akira.
P.S. una curiosità stravagante, in perfetta linea col resto, è che i quattro protagonisti hanno i nomi delle quattro stagioni (Haru significa primavera; Yuki inverno; “natsu” estate; e “aki” autunno).
"Tsuritama" è un anime stravagante, in grado di catturare lo spettatore e di trascinarlo nelle bizzarra avventura insieme ai protagonisti. Al tempo stesso però mostra un equilibrio ben misurato tra buoni sentimenti e peso emotivo.
La storia è ambientata in una città a sud di Tokyo, più precisamente sulla pittoresca isola di Enoshima, dove si assisterà alle vicende di quattro ragazzi (e una papera): Yuki, Haru, Natsuki, Akira (e Tapioca, che è appunto la papera).
Yuki (che tradotto significa inverno) è uno studente delle superiori che fatica a relazionarsi con le persone, infatti prova un profondo senso di panico quando gli altri lo fissano, a tal punto da venir sommerso come da un mare che non gli permette né di dire alcuna parola né di reagire. Haru (che tradotto significa primavera) appare come un ragazzo normale, anche se ben presto ci si accorgerà che normale non lo è proprio, dato che afferma di essere un alieno pesce e poiché cammina liberamente con una boccia per pesci sulla testa. Natsuki (nastu tradotto significa estate), coetaneo di Yuki, è un vero e proprio genio nel campo della pesca e sarà colui che insegnerà agli altri l'arte della pesca. Spesso e soprattutto all'inizio è riservato e ha un carattere duro per via di problemi familiari. Akira (aki tradotto significa autunno) è un indiano cresciuto senza amici, poiché sostiene che l'amicizia non sia necessaria; è un ufficiale della DUCK ed è sempre accompagnato dalla sua fedele papera di nome Tapioca. Ognuno di questi personaggi ha un problema che affronta da solo, ma che non riesce a superare finché non accetta l'aiuto degli amici.
Lo so, tutto questo inizialmente potrà sembrare non avere un senso, ma posso assicurare che vale la pena vederlo fino alla fine. La trama, per quanto semplice e bizzarra possa sembrare, è in realtà costituita da un perfetto mix di sentimenti ed emozioni che si amalgamano dolcemente in un unico hobby: la pesca.
Per me, la parte più bella di questo anime è stata vedere come ciascuno di essi sia riuscito a cambiare drammaticamente dall'inizio della serie fino alla fine, specialmente mi ha colpito come lo sviluppo di un singolo riesca a stimolare la maturità in un altro e così via. Infatti, è proprio attraverso la pesca che si è testimoni della loro crescita interiore, dunque, si potrebbe definire quest'hobby solamente come il background di "Tsuritama".
L'amicizia è sicuramente il tema centrale dell'opera ed è divertente vedere come personaggi così diversi e strani possano alla fine forgiare un gruppo così solido, capace di far fronte a minacce veramente imprevedibili ed extraterrestri (piccolo spoiler!) a cui si assiste in questi dodici ricchi episodi. Non c'è dubbio che alla fine dell'ultimo episodio vi troverete veramente investiti dai personaggi. Questo è per buona parte dovuto alla straordinaria vivacità e freschezza dei colori, che a mio avviso rendono la visione più gradevole. Anche l'utilizzo delle musiche è veramente ben pensato: l'opening è carina e orecchiabile, mentre la colonna sonora non è mai fuori luogo e non risulta ripetitiva.
In conclusione, "Tsuritama" è un anime piacevole da guardare. Lo consiglio a chi fosse alla ricerca di qualcosa di visivamente piacevole e vivace, con una trama semplice ma stravagante, con personaggi strani, curiosi e ben delineati o, più semplicemente, a chiunque volesse una serie breve, poco impegnativa ma ricca e originale.
La storia è ambientata in una città a sud di Tokyo, più precisamente sulla pittoresca isola di Enoshima, dove si assisterà alle vicende di quattro ragazzi (e una papera): Yuki, Haru, Natsuki, Akira (e Tapioca, che è appunto la papera).
Yuki (che tradotto significa inverno) è uno studente delle superiori che fatica a relazionarsi con le persone, infatti prova un profondo senso di panico quando gli altri lo fissano, a tal punto da venir sommerso come da un mare che non gli permette né di dire alcuna parola né di reagire. Haru (che tradotto significa primavera) appare come un ragazzo normale, anche se ben presto ci si accorgerà che normale non lo è proprio, dato che afferma di essere un alieno pesce e poiché cammina liberamente con una boccia per pesci sulla testa. Natsuki (nastu tradotto significa estate), coetaneo di Yuki, è un vero e proprio genio nel campo della pesca e sarà colui che insegnerà agli altri l'arte della pesca. Spesso e soprattutto all'inizio è riservato e ha un carattere duro per via di problemi familiari. Akira (aki tradotto significa autunno) è un indiano cresciuto senza amici, poiché sostiene che l'amicizia non sia necessaria; è un ufficiale della DUCK ed è sempre accompagnato dalla sua fedele papera di nome Tapioca. Ognuno di questi personaggi ha un problema che affronta da solo, ma che non riesce a superare finché non accetta l'aiuto degli amici.
Lo so, tutto questo inizialmente potrà sembrare non avere un senso, ma posso assicurare che vale la pena vederlo fino alla fine. La trama, per quanto semplice e bizzarra possa sembrare, è in realtà costituita da un perfetto mix di sentimenti ed emozioni che si amalgamano dolcemente in un unico hobby: la pesca.
Per me, la parte più bella di questo anime è stata vedere come ciascuno di essi sia riuscito a cambiare drammaticamente dall'inizio della serie fino alla fine, specialmente mi ha colpito come lo sviluppo di un singolo riesca a stimolare la maturità in un altro e così via. Infatti, è proprio attraverso la pesca che si è testimoni della loro crescita interiore, dunque, si potrebbe definire quest'hobby solamente come il background di "Tsuritama".
L'amicizia è sicuramente il tema centrale dell'opera ed è divertente vedere come personaggi così diversi e strani possano alla fine forgiare un gruppo così solido, capace di far fronte a minacce veramente imprevedibili ed extraterrestri (piccolo spoiler!) a cui si assiste in questi dodici ricchi episodi. Non c'è dubbio che alla fine dell'ultimo episodio vi troverete veramente investiti dai personaggi. Questo è per buona parte dovuto alla straordinaria vivacità e freschezza dei colori, che a mio avviso rendono la visione più gradevole. Anche l'utilizzo delle musiche è veramente ben pensato: l'opening è carina e orecchiabile, mentre la colonna sonora non è mai fuori luogo e non risulta ripetitiva.
In conclusione, "Tsuritama" è un anime piacevole da guardare. Lo consiglio a chi fosse alla ricerca di qualcosa di visivamente piacevole e vivace, con una trama semplice ma stravagante, con personaggi strani, curiosi e ben delineati o, più semplicemente, a chiunque volesse una serie breve, poco impegnativa ma ricca e originale.
Ho scoperto "Tsuritama" grazie ai consigli su questo sito e sono stata subito attirata dai colori sgargianti. Ero un po' preoccupata, visto che non ritengo la pesca un hobby particolarmente appassionante, ma visti i pareri positivi ho deciso di dargli comunque un'occhiata, e non me ne sono pentita affatto.
"Tsuritama" è sia assurdo che brillante: all'inizio pare un semplice slice of life, ma rivela presto la sua vera folle natura. In questo anime certamente la pesca è una componente fondamentale, ma si parla anche di alieni discesi sulla Terra, organizzazioni segrete ridicole, poteri che ti costringono a ballare all'infinito, sparizioni misteriose e diverse altre stranezze che rendono la storia divertente e mai noiosa. Insomma, si prende tutt'altro che sul serio; la trama soprattutto all'inizio appare un po' confusa, ma più si avanza nella visione più si comprende come sia invece assolutamente lineare e per certi versi quasi geniale nella sua assurdità, fino a una conclusione perfetta ed emozionante.
Ma la storia non è la sola qualità di quest'anime: i disegni sono assai piacevoli, così come i colori e anche le musiche fanno il loro lavoro egregiamente.
Per non parlare poi dei personaggi, perfettamente caratterizzati, e dei profondi e realistici rapporti che si creano fra di loro; ognuno di essi nei soli dodici episodi di cui è composta la storia intraprenderà un percorso di crescita credibile e commovente, senza mai cadere nel melenso o nel patetico.
Insomma, mi sento di consigliare a tutti quest'anime: molti potranno rimanere spiazzati dalla sua eccentricità, ma a mio parere ne vale davvero la pena.
"Tsuritama" è sia assurdo che brillante: all'inizio pare un semplice slice of life, ma rivela presto la sua vera folle natura. In questo anime certamente la pesca è una componente fondamentale, ma si parla anche di alieni discesi sulla Terra, organizzazioni segrete ridicole, poteri che ti costringono a ballare all'infinito, sparizioni misteriose e diverse altre stranezze che rendono la storia divertente e mai noiosa. Insomma, si prende tutt'altro che sul serio; la trama soprattutto all'inizio appare un po' confusa, ma più si avanza nella visione più si comprende come sia invece assolutamente lineare e per certi versi quasi geniale nella sua assurdità, fino a una conclusione perfetta ed emozionante.
Ma la storia non è la sola qualità di quest'anime: i disegni sono assai piacevoli, così come i colori e anche le musiche fanno il loro lavoro egregiamente.
Per non parlare poi dei personaggi, perfettamente caratterizzati, e dei profondi e realistici rapporti che si creano fra di loro; ognuno di essi nei soli dodici episodi di cui è composta la storia intraprenderà un percorso di crescita credibile e commovente, senza mai cadere nel melenso o nel patetico.
Insomma, mi sento di consigliare a tutti quest'anime: molti potranno rimanere spiazzati dalla sua eccentricità, ma a mio parere ne vale davvero la pena.
Ho scoperto per caso "Tsuritama", ed è stata una piacevole sorpresa. Il talentuoso regista Kenji Nakamura ("Mononoke", "C- Control", "Soul Taker", "Big O") firma dodici episodi leggeri e ben realizzati, che sviluppano una trama inconsueta, per il contenitore noitaminA.
Yuki Sanada si trasferisce in una piccola cittadina dell'isola di Enoshima. È il solito ragazzo introverso, chiuso e senza amici, costretto a cambiare spesso scuola e compagni (in realtà, la mia insegnante di giapponese dice che i trasferimenti di studenti, con la classica presentazione in piedi davanti alla lavagna, sono una rarità!). Forse il senso di disagio che gli procura veri e propri attacchi di panico deriva anche dal fatto di essere un "harufu" (half); vive con Kate (Keito), la nonna francese amante dei fiori. Per far sentire Yuki a proprio agio non c'è nulla di meglio di un ragazzo ancora più "alieno", nel vero senso della parola!
Haru va in giro con una pistola ad acqua e dice a tutti di essere un extraterrestre. Fin dal primo momento i due stringono una curiosa amicizia, anche perché H, attirato dalla bellezza del giardino di Kate, decide di abitare nella villa e la donna acconsente subito con una generosità un po' inspiegabile. Con queste premesse, non si respira l'atmosfera cupa del manga "A Lollipop or a Bullet" di Kazuki Sakuraba, in cui la protagonista affermava di essere una sirena per coprire una dura situazione di violenza domestica e, anche se la situazione di emergenza in cui si trovano le persone sfollate ricorda il dramma del terremoto di "Tokyo magnitude 8.0", qui i toni sono più lievi, vicini alla commedia per l'infanzia e allo slice of life in stile "Ano Hana".
Il primo riferimento che viene in mente è senz'altro "Ponyo sulla scogliera": l'evoluzione narrativa dell'anime ha molto in comune con il film di Hayao Miyazaki, anche se il regista non ha mai amato la Sci-Fi e quindi le similitudini più appropriate potrebbero essere "Ufo Baby" - dato che il mezzo spaziale a forma di funghetto ricorda le linee tondeggianti del mini-ufo del piccolo Lou - o la serie "Stitch!", adattamento giapponese (di Masami Hata) del film Disney. Sì, perché Haru e sua sorella Coco sono davvero creature acquatiche venute dallo spazio e hanno il potere di controllare la volontà degli umani, pur non essendo pericolosi: l'unico effetto della loro ipnosi liquida parrebbe quello di costringere la gente a ballare la danza tradizionale Enoshima-odori. Il risultato finale della loro invasione sarebbe quindi più comico che preoccupante, paragonabile alle avventure di Ika-Musume, una ragazza pesce meno nota partita alla conquista della Terra. Nessun problema, dato che i fratelli s'integrano perfettamente con i residenti del paese, grazie anche al loro compagno Natsuki Usami - detto il Principe - che inizia Haru e Yuki ai segreti della pesca e comincia a lavorare con loro sulla nave di Ayumi Inoue. Man mano si svelano le storie dei tre liceali e la dinamica della loro vita diventa più complessa. La passione per la competizione ittica apre a Yuki e Haru le porte del negozio di attrezzature Hemingway, dove incontrano la commessa Misaki, l'amore (non troppo segreto) del Capitano (la relazione tra i due ricorda quello parodistico tra Kasumi e il dottor Tôfû in Ranma ½ , con lui che corre urlando di gioia ogni volta che lei gli rivolge un complimento). L'intera isola gravita intorno allo spaccio, e la famiglia Usami non fa eccezione.
Il rapporto tra Tomatsu e suo figlio è molto teso, perché il ragazzo non accetta che, dopo la morte della madre, il padre si sia innamorato di Mariko, e anche Sakura, sua sorella minore, affronta con difficoltà il nuovo assetto famigliare, conservando ancora molto vivo il ricordo della madre; solo alla fine, com'era auspicabile, tutte le incomprensioni si appianano e gli adolescenti della ciurma si trasformano in veri eroi.
A partire dalle esercitazioni estenuanti per centrare un secchiello lanciando l'amo (in puro stile shônen), fino alla cattura di una tonno per festeggiare la guarigione di Kate, per arrivare alla risoluzione del conflitto finale in mezzo alle onde, il timido Yuki segue un percorso di formazione che lo porta a conoscere meglio sé stesso e gli altri, accettando la sua individualità e la diversità altrui. Se capita che aggredisca Haru accusandolo di non capire i sentimenti degli uomini, si rende conto che ognuno ha una dimensione interiore, una sfera emotiva che non si deve esteriorizzare. Questo è un aspetto della socializzazione molto evidente in Giappone, dove l'opposizione tra la facciata (omote) e ciò che sta dietro (ura) non ha un mero valore spaziale e si connette alla dicotomia tra pubblico (tatemae) e genuina emozione privata (honne).
Sakura soffre per la morte di sua madre, Yuki si preoccupa per la salute della nonna. La reazione dei giovani di fronte all'ineluttabilità della malattia è un altro elemento fortemente miyazakiano che riporta alla delicatezza biografica de "Il mio vicino Totoro". Ovviamente anche l'ambientazione marittima, il riferimento diretto al fenomeno del kamikakushi (rapimento da parte degli dei) o anche la presenza secondaria di un gatto - come controparte ideale dell'oca Tapioca (l'assonanza in italiano è geniale ma è del tutto casuale!) - riportano al regista di Koganei e, mentre si avvicina lo scontro con un compatriota di Haru e Coco, la ciurma del Shunseimaru deve affrontare la forza di un tifone, con giganteschi cavalloni che si animano di mille pesciolini (con un ottimo impatto visivo - fusione di tecnica tradizionale e digitale - comunque meno riuscito rispetto alla memorabile corsa di Ponyo tra i flutti), e la benevola dea del mare degli antichi rotoli porterà l'ispirazione per sconfiggere un nemico che forse nemico non è, proprio come avveniva dopo l'intervento della Granmamare, madre della bambina-pesce dello studio Ghibli.
Esattamente come nell'universo di Miyazaki, in questa fiaba si cancella la netta demarcazione tra Bene e Male. Durante l'estate, un altro studente compare nella classe dei protagonisti: Akira Agarkar Yamada è un indo-giapponese affiliato all'organizzazione investigativa Duck, incaricata di fermare i progetti coloniali degli alieni, neutralizzandone i poteri con enormi phon. È chiaro che tutti gli aspetti connessi alla struttura di quest'istituzione sono caricaturali e funzionali a creare gag divertenti. Il gesto in codice che chiude le comunicazioni tra le squadre operative e il capo, un individuo ambiguo che non avrebbe nulla da invidiare a Ziggy Stardust, è studiato per diventare un tormentone tra i più piccoli e ricorda molto da vicino le mosse standardizzate dei sentai mono vecchio stile; e c'è persino una mascotte, destinata probabilmente a generare una serie infinita di pupazzi. Sotto quest'aspetto, l'anime segue uno schema classico che si è rinnovato in alcune produzioni recenti del genere comedy fantascientifico e non è da escludere che la strana scelta di un'anitra col turbante sia una risposta scherzosa al dilagare mediatico dei pinguini che, dal capostipite Pen di "Neo Genesis Evangelion" fino agli epigoni kawaii di "Mawaru Penguindrum", spopolano negli anime.
Se anche Urara, l'alieno responsabile del magnetismo delle Bermuda, nella sua forma umana e pacifica ha qualcosa in comune con il fascinoso dottor Watase di "Brain Base", l'accostamento surreale tra uccelli (sfeniscidi e non) e pesci (a volte volanti) avvicina "Tsuritama" a "Tokyo ESP", manga sui poteri extrasensoriali che sta per essere trasposto in anime e che declina in maniera diversa la suggestione visiva di una delle scene chiave di "Tsuritama", quando una pioggia di pesci ricopre le strade della città in stato d'emergenza. La caduta di esseri marini o uccelli può effettivamente verificarsi dopo un tornado o uno tsunami, ma è comunque un evento piuttosto insolito che nell'antichità veniva associato ai cataclismi di portata divina e che in epoca contemporanea si è vestito di un'aurea di magia surreale, diventando spunto per episodi letterari ("Kafka sulla spiaggia" di H. Murakami), cinematografici ("Arizona Dream" di Kusturika) o artistici (il Pop Surrealism di Nicoletta Ceccoli). D'altronde, l'atteggiamento caricaturale del capo della Duck ha qualcosa in comune con un personaggio di un'altra opera di Segawa, la direttrice dell'Agenzia per la Prevenzione dei Disastri Sovrannaturali (di "Ga-Rei"), a sua volta un mix parodistico tra la versione invecchiata di Fujiko e i personaggi di "Ghost in the Shell".
Forse il charachter design è proprio il punto debole di "Tsuritama": i ragazzi sono ben disegnati ma le ragazze sono graficamente troppo simili tra loro, con l'unica eccezione di Coco che è assolutamente perfetta per il cosplay, mentre gli anziani meritano un discorso a parte. I due personaggi più "âgés" si ricollegano ancora agli stilemi di uno Stitch/Miyazaki in salsa hawaiana. Kate è una donna ancora attiva nonostante i suoi problemi cardiaci, che conserva la grazia e la ricercatezza di una persona di città, pur vivendo a contatto con la natura lussureggiante di Enoshima. Cercando un paragone nel portfolio Ghibli, la figura più simile è certamente Sadako di "Arrietty", ma, mentre la zia che ritrova la semplicità nella villa dell'infanzia ha il suo contraltare nella rozza e goffa domestica (che è esagerata come molte delle vecchine di Hayao o di Ranma ½), la straniera Keito è complementare a Heihachi. Il sindaco/sacerdote del paese insulare coniuga modernità vacanziera e tradizione: insegna a tutti il ballo di Enoshima da praticare durante le feste estive, indossa una camicia floreale e occhiali da sole, e svela a Yuki la leggenda contenuta nelle pergamene, che consentirà di salvare la Terra dalla distruzione. Da chi potrebbe venire l'ispirazione per questo signore? Tre immagini prese di getto: il Maestro Rôshi di Dragon Ball - per il tratto infantilizzato e irriverente con cui Toriyama mescola passato e presente consumistico - il Dottor Jumba, scienziato alieno creatore di Stitch - per il gusto kitsch nell'abbigliamento e per l'equilibrio apparente tra "bontà" e "malvagità" (perché i movimenti insegnati dal vecchio sono gli stessi che fanno gli umani ipnotizzati dagli extraterrestri?) - e il padre di Kunô, preside americanizzato della scuola di Ranma.
In generale comunque, i personaggi femminili sono poco sfruttati e rimangono forse un po' troppo ai margini della storia, quando invece avrebbero potuto dar origine a sottotrame interessanti - ad esempio, i risvolti sentimentali della vita sull'isola sono trattati molto di sfuggita e sia la nuova fidanzata del signor Usami sia Erika (la ragazza che piace a Yuki, nipote del sacerdote) sono comparse molto secondarie.
Un'ultima curiosità riguarda i nomi dei personaggi, che rievocano i concetti chiave dell'anime: ad esempio, i primi due ideogrammi del cognome "Usami" (宇佐美) significano rispettivamente "spazio" e "aiuto"; il primo carattere del nome Misaki (海咲) - la commessa del negozio di articoli per la pesca - vuol dire "mare", scegliendo una grafia non usuale per questo nome; Haru, che appare sempre riportato senza ideogrammi, potrebbe voler dire "primavera", facendo pensare all'amore del ragazzino alieno verso i fiori.
Yuki Sanada si trasferisce in una piccola cittadina dell'isola di Enoshima. È il solito ragazzo introverso, chiuso e senza amici, costretto a cambiare spesso scuola e compagni (in realtà, la mia insegnante di giapponese dice che i trasferimenti di studenti, con la classica presentazione in piedi davanti alla lavagna, sono una rarità!). Forse il senso di disagio che gli procura veri e propri attacchi di panico deriva anche dal fatto di essere un "harufu" (half); vive con Kate (Keito), la nonna francese amante dei fiori. Per far sentire Yuki a proprio agio non c'è nulla di meglio di un ragazzo ancora più "alieno", nel vero senso della parola!
Haru va in giro con una pistola ad acqua e dice a tutti di essere un extraterrestre. Fin dal primo momento i due stringono una curiosa amicizia, anche perché H, attirato dalla bellezza del giardino di Kate, decide di abitare nella villa e la donna acconsente subito con una generosità un po' inspiegabile. Con queste premesse, non si respira l'atmosfera cupa del manga "A Lollipop or a Bullet" di Kazuki Sakuraba, in cui la protagonista affermava di essere una sirena per coprire una dura situazione di violenza domestica e, anche se la situazione di emergenza in cui si trovano le persone sfollate ricorda il dramma del terremoto di "Tokyo magnitude 8.0", qui i toni sono più lievi, vicini alla commedia per l'infanzia e allo slice of life in stile "Ano Hana".
Il primo riferimento che viene in mente è senz'altro "Ponyo sulla scogliera": l'evoluzione narrativa dell'anime ha molto in comune con il film di Hayao Miyazaki, anche se il regista non ha mai amato la Sci-Fi e quindi le similitudini più appropriate potrebbero essere "Ufo Baby" - dato che il mezzo spaziale a forma di funghetto ricorda le linee tondeggianti del mini-ufo del piccolo Lou - o la serie "Stitch!", adattamento giapponese (di Masami Hata) del film Disney. Sì, perché Haru e sua sorella Coco sono davvero creature acquatiche venute dallo spazio e hanno il potere di controllare la volontà degli umani, pur non essendo pericolosi: l'unico effetto della loro ipnosi liquida parrebbe quello di costringere la gente a ballare la danza tradizionale Enoshima-odori. Il risultato finale della loro invasione sarebbe quindi più comico che preoccupante, paragonabile alle avventure di Ika-Musume, una ragazza pesce meno nota partita alla conquista della Terra. Nessun problema, dato che i fratelli s'integrano perfettamente con i residenti del paese, grazie anche al loro compagno Natsuki Usami - detto il Principe - che inizia Haru e Yuki ai segreti della pesca e comincia a lavorare con loro sulla nave di Ayumi Inoue. Man mano si svelano le storie dei tre liceali e la dinamica della loro vita diventa più complessa. La passione per la competizione ittica apre a Yuki e Haru le porte del negozio di attrezzature Hemingway, dove incontrano la commessa Misaki, l'amore (non troppo segreto) del Capitano (la relazione tra i due ricorda quello parodistico tra Kasumi e il dottor Tôfû in Ranma ½ , con lui che corre urlando di gioia ogni volta che lei gli rivolge un complimento). L'intera isola gravita intorno allo spaccio, e la famiglia Usami non fa eccezione.
Il rapporto tra Tomatsu e suo figlio è molto teso, perché il ragazzo non accetta che, dopo la morte della madre, il padre si sia innamorato di Mariko, e anche Sakura, sua sorella minore, affronta con difficoltà il nuovo assetto famigliare, conservando ancora molto vivo il ricordo della madre; solo alla fine, com'era auspicabile, tutte le incomprensioni si appianano e gli adolescenti della ciurma si trasformano in veri eroi.
A partire dalle esercitazioni estenuanti per centrare un secchiello lanciando l'amo (in puro stile shônen), fino alla cattura di una tonno per festeggiare la guarigione di Kate, per arrivare alla risoluzione del conflitto finale in mezzo alle onde, il timido Yuki segue un percorso di formazione che lo porta a conoscere meglio sé stesso e gli altri, accettando la sua individualità e la diversità altrui. Se capita che aggredisca Haru accusandolo di non capire i sentimenti degli uomini, si rende conto che ognuno ha una dimensione interiore, una sfera emotiva che non si deve esteriorizzare. Questo è un aspetto della socializzazione molto evidente in Giappone, dove l'opposizione tra la facciata (omote) e ciò che sta dietro (ura) non ha un mero valore spaziale e si connette alla dicotomia tra pubblico (tatemae) e genuina emozione privata (honne).
Sakura soffre per la morte di sua madre, Yuki si preoccupa per la salute della nonna. La reazione dei giovani di fronte all'ineluttabilità della malattia è un altro elemento fortemente miyazakiano che riporta alla delicatezza biografica de "Il mio vicino Totoro". Ovviamente anche l'ambientazione marittima, il riferimento diretto al fenomeno del kamikakushi (rapimento da parte degli dei) o anche la presenza secondaria di un gatto - come controparte ideale dell'oca Tapioca (l'assonanza in italiano è geniale ma è del tutto casuale!) - riportano al regista di Koganei e, mentre si avvicina lo scontro con un compatriota di Haru e Coco, la ciurma del Shunseimaru deve affrontare la forza di un tifone, con giganteschi cavalloni che si animano di mille pesciolini (con un ottimo impatto visivo - fusione di tecnica tradizionale e digitale - comunque meno riuscito rispetto alla memorabile corsa di Ponyo tra i flutti), e la benevola dea del mare degli antichi rotoli porterà l'ispirazione per sconfiggere un nemico che forse nemico non è, proprio come avveniva dopo l'intervento della Granmamare, madre della bambina-pesce dello studio Ghibli.
Esattamente come nell'universo di Miyazaki, in questa fiaba si cancella la netta demarcazione tra Bene e Male. Durante l'estate, un altro studente compare nella classe dei protagonisti: Akira Agarkar Yamada è un indo-giapponese affiliato all'organizzazione investigativa Duck, incaricata di fermare i progetti coloniali degli alieni, neutralizzandone i poteri con enormi phon. È chiaro che tutti gli aspetti connessi alla struttura di quest'istituzione sono caricaturali e funzionali a creare gag divertenti. Il gesto in codice che chiude le comunicazioni tra le squadre operative e il capo, un individuo ambiguo che non avrebbe nulla da invidiare a Ziggy Stardust, è studiato per diventare un tormentone tra i più piccoli e ricorda molto da vicino le mosse standardizzate dei sentai mono vecchio stile; e c'è persino una mascotte, destinata probabilmente a generare una serie infinita di pupazzi. Sotto quest'aspetto, l'anime segue uno schema classico che si è rinnovato in alcune produzioni recenti del genere comedy fantascientifico e non è da escludere che la strana scelta di un'anitra col turbante sia una risposta scherzosa al dilagare mediatico dei pinguini che, dal capostipite Pen di "Neo Genesis Evangelion" fino agli epigoni kawaii di "Mawaru Penguindrum", spopolano negli anime.
Se anche Urara, l'alieno responsabile del magnetismo delle Bermuda, nella sua forma umana e pacifica ha qualcosa in comune con il fascinoso dottor Watase di "Brain Base", l'accostamento surreale tra uccelli (sfeniscidi e non) e pesci (a volte volanti) avvicina "Tsuritama" a "Tokyo ESP", manga sui poteri extrasensoriali che sta per essere trasposto in anime e che declina in maniera diversa la suggestione visiva di una delle scene chiave di "Tsuritama", quando una pioggia di pesci ricopre le strade della città in stato d'emergenza. La caduta di esseri marini o uccelli può effettivamente verificarsi dopo un tornado o uno tsunami, ma è comunque un evento piuttosto insolito che nell'antichità veniva associato ai cataclismi di portata divina e che in epoca contemporanea si è vestito di un'aurea di magia surreale, diventando spunto per episodi letterari ("Kafka sulla spiaggia" di H. Murakami), cinematografici ("Arizona Dream" di Kusturika) o artistici (il Pop Surrealism di Nicoletta Ceccoli). D'altronde, l'atteggiamento caricaturale del capo della Duck ha qualcosa in comune con un personaggio di un'altra opera di Segawa, la direttrice dell'Agenzia per la Prevenzione dei Disastri Sovrannaturali (di "Ga-Rei"), a sua volta un mix parodistico tra la versione invecchiata di Fujiko e i personaggi di "Ghost in the Shell".
Forse il charachter design è proprio il punto debole di "Tsuritama": i ragazzi sono ben disegnati ma le ragazze sono graficamente troppo simili tra loro, con l'unica eccezione di Coco che è assolutamente perfetta per il cosplay, mentre gli anziani meritano un discorso a parte. I due personaggi più "âgés" si ricollegano ancora agli stilemi di uno Stitch/Miyazaki in salsa hawaiana. Kate è una donna ancora attiva nonostante i suoi problemi cardiaci, che conserva la grazia e la ricercatezza di una persona di città, pur vivendo a contatto con la natura lussureggiante di Enoshima. Cercando un paragone nel portfolio Ghibli, la figura più simile è certamente Sadako di "Arrietty", ma, mentre la zia che ritrova la semplicità nella villa dell'infanzia ha il suo contraltare nella rozza e goffa domestica (che è esagerata come molte delle vecchine di Hayao o di Ranma ½), la straniera Keito è complementare a Heihachi. Il sindaco/sacerdote del paese insulare coniuga modernità vacanziera e tradizione: insegna a tutti il ballo di Enoshima da praticare durante le feste estive, indossa una camicia floreale e occhiali da sole, e svela a Yuki la leggenda contenuta nelle pergamene, che consentirà di salvare la Terra dalla distruzione. Da chi potrebbe venire l'ispirazione per questo signore? Tre immagini prese di getto: il Maestro Rôshi di Dragon Ball - per il tratto infantilizzato e irriverente con cui Toriyama mescola passato e presente consumistico - il Dottor Jumba, scienziato alieno creatore di Stitch - per il gusto kitsch nell'abbigliamento e per l'equilibrio apparente tra "bontà" e "malvagità" (perché i movimenti insegnati dal vecchio sono gli stessi che fanno gli umani ipnotizzati dagli extraterrestri?) - e il padre di Kunô, preside americanizzato della scuola di Ranma.
In generale comunque, i personaggi femminili sono poco sfruttati e rimangono forse un po' troppo ai margini della storia, quando invece avrebbero potuto dar origine a sottotrame interessanti - ad esempio, i risvolti sentimentali della vita sull'isola sono trattati molto di sfuggita e sia la nuova fidanzata del signor Usami sia Erika (la ragazza che piace a Yuki, nipote del sacerdote) sono comparse molto secondarie.
Un'ultima curiosità riguarda i nomi dei personaggi, che rievocano i concetti chiave dell'anime: ad esempio, i primi due ideogrammi del cognome "Usami" (宇佐美) significano rispettivamente "spazio" e "aiuto"; il primo carattere del nome Misaki (海咲) - la commessa del negozio di articoli per la pesca - vuol dire "mare", scegliendo una grafia non usuale per questo nome; Haru, che appare sempre riportato senza ideogrammi, potrebbe voler dire "primavera", facendo pensare all'amore del ragazzino alieno verso i fiori.
"Tsuritama" è un anime di dodici episodi della stagione primaverile 2012, trasmesso nel contenitore di Fuji Tv 'noitaminA' in accoppiata col fantastico "Sakamichi no Apollon". E' da un bel po' che l'ho visto e ne conservo tuttora un ricordo piacevolissimo.
Fondamento di "Tsuritama" è la semplicità. Si parla di Yuki, un ragazzo idiosincratico; egli è costretto a subire l'ennesimo trasloco e, di conseguenza, deve anche adattarsi alla nuova scuola e ai nuovi compagni, cosa per lui non facile, visto il suo problema. Trasferitosi a Enoshima conoscerà quelli che diventeranno suoi inseparabili amici ed è qui che ha inizio la passione di Yuki per la pesca. I personaggi risultano tutti particolari, ognuno di loro ha la sua peculiarità: Haru è divertente e pieno di vitalità, Akira è inizialmente scorbutico e sta sempre sulle sue, ma poi si rivelerà essere molto legato a Yuki, Natsumi è altruista e, anche se con qualche esitazione iniziale, condivide la sua grande passione per la pesca con i suoi compagni. Infine c'è la nonna, personaggio fulcro della storia; ovviamente, Yuki le è molto legato e tende ad ascoltare i suoi consigli, è una donna dolce e gentile, che vuole molto bene a suo nipote.
La trama di fondo potrebbe non sembrare interessante e, purtroppo, "Tsuritama" è un anime passato abbastanza inosservato. Un peccato che alcuni non gli abbiano dato una possibilità, perché questa serie le potenzialità le ha, eccome. In "Tsuritama" assisteremo alla progressiva maturazione di Yuki attraverso le sue esperienze sull'isola di Enoshima. Non mancheranno certo momenti di spensieratezza e buon umore; una bella dimostrazione di come l'amicizia possa superare ogni difficoltà, anche le più ardue. Se dovessi muovere una critica all'opera, direi senza ombra di dubbio la prevedibilità di alcuni eventi; magari diversi sviluppi possono risultare prevedibili, come ad esempio il finale. Nonostante questo, però, trovo che "Tsuritama" dimostri perfettamente che un prodotto può essere di buon livello anche senza avere trame articolate con intrecci particolari; possono bastare dei "semplici" elementi a rendere piacevole una storia. Ed è proprio questa la bellezza della serie.
Passando al lato tecnico... wow! Per la grafica vengono utilizzati dei colori accesi che trasmettono allo spettatore una perenne sensazione di allegria e spensieratezza, in una location veramente molto ben realizzata. Durante la visione dell'anime mi è quasi sembrato di vivere quell'atmosfera marittima che fa da contorno all'opera, opera che ho trovato molto coinvolgente, anche da questo punto di vista. Aggiungiamo una colonna sonora funzionale che assolve pienamente il suo compito, un'opening divertente e bizzarra che fa da perfetta introduzione a "Tsuritama", e un'ending dolce e delicata, apprezzabile.
In conclusione, consiglio "Tsuritama" a coloro che abbiano voglia di vedere uno slice of life con i fiocchi, avente magari un bel percorso introspettivo dei personaggi. In questo caso "Tsuritama" fa al caso vostro. Voto: 8.
Fondamento di "Tsuritama" è la semplicità. Si parla di Yuki, un ragazzo idiosincratico; egli è costretto a subire l'ennesimo trasloco e, di conseguenza, deve anche adattarsi alla nuova scuola e ai nuovi compagni, cosa per lui non facile, visto il suo problema. Trasferitosi a Enoshima conoscerà quelli che diventeranno suoi inseparabili amici ed è qui che ha inizio la passione di Yuki per la pesca. I personaggi risultano tutti particolari, ognuno di loro ha la sua peculiarità: Haru è divertente e pieno di vitalità, Akira è inizialmente scorbutico e sta sempre sulle sue, ma poi si rivelerà essere molto legato a Yuki, Natsumi è altruista e, anche se con qualche esitazione iniziale, condivide la sua grande passione per la pesca con i suoi compagni. Infine c'è la nonna, personaggio fulcro della storia; ovviamente, Yuki le è molto legato e tende ad ascoltare i suoi consigli, è una donna dolce e gentile, che vuole molto bene a suo nipote.
La trama di fondo potrebbe non sembrare interessante e, purtroppo, "Tsuritama" è un anime passato abbastanza inosservato. Un peccato che alcuni non gli abbiano dato una possibilità, perché questa serie le potenzialità le ha, eccome. In "Tsuritama" assisteremo alla progressiva maturazione di Yuki attraverso le sue esperienze sull'isola di Enoshima. Non mancheranno certo momenti di spensieratezza e buon umore; una bella dimostrazione di come l'amicizia possa superare ogni difficoltà, anche le più ardue. Se dovessi muovere una critica all'opera, direi senza ombra di dubbio la prevedibilità di alcuni eventi; magari diversi sviluppi possono risultare prevedibili, come ad esempio il finale. Nonostante questo, però, trovo che "Tsuritama" dimostri perfettamente che un prodotto può essere di buon livello anche senza avere trame articolate con intrecci particolari; possono bastare dei "semplici" elementi a rendere piacevole una storia. Ed è proprio questa la bellezza della serie.
Passando al lato tecnico... wow! Per la grafica vengono utilizzati dei colori accesi che trasmettono allo spettatore una perenne sensazione di allegria e spensieratezza, in una location veramente molto ben realizzata. Durante la visione dell'anime mi è quasi sembrato di vivere quell'atmosfera marittima che fa da contorno all'opera, opera che ho trovato molto coinvolgente, anche da questo punto di vista. Aggiungiamo una colonna sonora funzionale che assolve pienamente il suo compito, un'opening divertente e bizzarra che fa da perfetta introduzione a "Tsuritama", e un'ending dolce e delicata, apprezzabile.
In conclusione, consiglio "Tsuritama" a coloro che abbiano voglia di vedere uno slice of life con i fiocchi, avente magari un bel percorso introspettivo dei personaggi. In questo caso "Tsuritama" fa al caso vostro. Voto: 8.
Quest'anime è uno dei classici esempi che si possono citare per raccontare ad altri l'immensa creatività del mondo dell'animazione giapponese. Questa è una serie, infatti, che parte da un concept abbastanza improbabile, trasformato in immagini con uno stile, sia grafico sia narrativo, piuttosto singolare e nonostante tutte le premesse possano sembrare poco incoraggianti, gli autori sono riusciti a cucire il tutto con maestria, donandoci un prodotto che è una piccola perla, magari non tale da dover far riscrivere la top ten di AnimeClick.it, ma sicuramente a farci passare dei momenti di spensieratezza, allegria e buoni sentimenti.
Dicevamo della trama che, come anche i personaggi, che andremo a vedere in un secondo momento, è davvero qualcosa che, sulla carta, potrebbe spingere l'otaku di passaggio a saltare a piè pari questo lavoro degli A-1 Pictures. Senza voler rivelare nulla su di essa, sappiate che all'inizio si dipanerà in modo piuttosto lento, sembrando voler incentrare lo scorrere degli eventi sull'amicizia tra i protagonisti e il loro amore per la pesca - tanto che in sede di commento dei singoli episodi, dopo le prime puntate qualcuno già ipotizzava una sorta di plagio di Sampei - salvo poi ingranare la quarta, e portarci a rotta di collo in un contesto sci-fi completamente inaspettato e che ci travolgerà con un ritmo sempre crescente da metà serie fino all'epilogo.
Il merito maggiore degli autori, per evitare il rischio di drop da parte degli spettatori meno pazienti, è stato sicuramente quello di compiere una caratterizzazione eccellente dei personaggi che muovono i loro passi a Enoshima, teatro di questa bizzarra avventura. Essi infatti, godono infatti di un'ottima realizzazione, sia da un punto di vista del chara-design sia della stesura del loro profilo psicologico. Per quanto tutti e quattro i protagonisti principali spicchino per la bontà del lavoro effettuato dagli autori su di loro, una menzione a parte va fatta per Haru, il biondino dalla voce squillante (bravissimo Miyu Irino, il doppiatore: davvero un lavoro egregio), che presentandosi come un personaggio fuori dagli schemi per svariati motivi non si mostra mai, e dico mai, incoerente rispetto al suo profilo psicologico e agli obiettivi che persegue nella storia di "Tsuritama".
Altra ottima nota di merito va assegnata senz'altro ai grafici. Del chara-design abbiamo già parlato, ma va sottolineato l'ottimo lavoro svolto nella creazione dei fondali, che fanno da teatro agli eventi di quest'anime. L'isola di Enoshima ci viene presentata con uno stile un po' particolare, molto simile a quello di videogiochi tipo gli ultimi Monkey Island, con colori accesi e particolari del paesaggio arrotondati e dettagliati, uno stile quindi che forse può non piacere a tutti, ma che personalmente ho trovato molto adatto agli eventi di questa serie, in cui anche il male che potrebbe distruggere tutta la civiltà umana così come la intendiamo, tanto malvagio, alla fine, non è... E questo stile, che definirei "giocoso", calza a pennello con la scelta narrativa degli autori. Prova di quest'ultimo concetto, a mio parere, la si trova anche nella rappresentazione dei soldati della Duck, che, pur essendo, quest'ultima, un'organizzazione analoga ai Men in Black, ci vengono rappresentati con un look simil-coniglio, che li separa nettamente dai colleghi capeggiati da Will Smith.
Anche la musica si innesta perfettamente nel contesto precedentemente illustrato, accompagnando con toni scherzosi, burleschi, da banda di paese, i buffi eventi a cui assistiamo. Anche nei momenti di maggior tensione, nel finale della serie, il massimo pathos che la musica ci offre è un richiamo all'epicità e all'eroismo dei nostri amici di Enoshima; mai percepiamo, attraverso le note della colonna sonora, sentimenti negativi come ansia, paura, angoscia.
La serie quindi, presenta decisamente tantissimi spunti positivi e francamente, nessun punto negativo. Perché quindi legarla a un voto buono, ma non eccezionale come il "7" che ho scelto di darle? Perché ritengo che, pur considerando "Tsuritama" una piccola chicca, credo che abbia un target piuttosto limitato, rispetto ad altre opere considerate capolavori, e che quindi da questi mostri sacri vada un po' distaccata. Ma, se amate gli anime dall'anima (scusate il gioco di parole) spensierata, scanzonata, fondata sull'amicizia e da uno stile grafico molto particolare e lontano dai canoni classici, il tutto condito da un po' di buona fantascienza, ebbene "Tsuritama" fa per voi, e di certo non vi deluderà.
Dicevamo della trama che, come anche i personaggi, che andremo a vedere in un secondo momento, è davvero qualcosa che, sulla carta, potrebbe spingere l'otaku di passaggio a saltare a piè pari questo lavoro degli A-1 Pictures. Senza voler rivelare nulla su di essa, sappiate che all'inizio si dipanerà in modo piuttosto lento, sembrando voler incentrare lo scorrere degli eventi sull'amicizia tra i protagonisti e il loro amore per la pesca - tanto che in sede di commento dei singoli episodi, dopo le prime puntate qualcuno già ipotizzava una sorta di plagio di Sampei - salvo poi ingranare la quarta, e portarci a rotta di collo in un contesto sci-fi completamente inaspettato e che ci travolgerà con un ritmo sempre crescente da metà serie fino all'epilogo.
Il merito maggiore degli autori, per evitare il rischio di drop da parte degli spettatori meno pazienti, è stato sicuramente quello di compiere una caratterizzazione eccellente dei personaggi che muovono i loro passi a Enoshima, teatro di questa bizzarra avventura. Essi infatti, godono infatti di un'ottima realizzazione, sia da un punto di vista del chara-design sia della stesura del loro profilo psicologico. Per quanto tutti e quattro i protagonisti principali spicchino per la bontà del lavoro effettuato dagli autori su di loro, una menzione a parte va fatta per Haru, il biondino dalla voce squillante (bravissimo Miyu Irino, il doppiatore: davvero un lavoro egregio), che presentandosi come un personaggio fuori dagli schemi per svariati motivi non si mostra mai, e dico mai, incoerente rispetto al suo profilo psicologico e agli obiettivi che persegue nella storia di "Tsuritama".
Altra ottima nota di merito va assegnata senz'altro ai grafici. Del chara-design abbiamo già parlato, ma va sottolineato l'ottimo lavoro svolto nella creazione dei fondali, che fanno da teatro agli eventi di quest'anime. L'isola di Enoshima ci viene presentata con uno stile un po' particolare, molto simile a quello di videogiochi tipo gli ultimi Monkey Island, con colori accesi e particolari del paesaggio arrotondati e dettagliati, uno stile quindi che forse può non piacere a tutti, ma che personalmente ho trovato molto adatto agli eventi di questa serie, in cui anche il male che potrebbe distruggere tutta la civiltà umana così come la intendiamo, tanto malvagio, alla fine, non è... E questo stile, che definirei "giocoso", calza a pennello con la scelta narrativa degli autori. Prova di quest'ultimo concetto, a mio parere, la si trova anche nella rappresentazione dei soldati della Duck, che, pur essendo, quest'ultima, un'organizzazione analoga ai Men in Black, ci vengono rappresentati con un look simil-coniglio, che li separa nettamente dai colleghi capeggiati da Will Smith.
Anche la musica si innesta perfettamente nel contesto precedentemente illustrato, accompagnando con toni scherzosi, burleschi, da banda di paese, i buffi eventi a cui assistiamo. Anche nei momenti di maggior tensione, nel finale della serie, il massimo pathos che la musica ci offre è un richiamo all'epicità e all'eroismo dei nostri amici di Enoshima; mai percepiamo, attraverso le note della colonna sonora, sentimenti negativi come ansia, paura, angoscia.
La serie quindi, presenta decisamente tantissimi spunti positivi e francamente, nessun punto negativo. Perché quindi legarla a un voto buono, ma non eccezionale come il "7" che ho scelto di darle? Perché ritengo che, pur considerando "Tsuritama" una piccola chicca, credo che abbia un target piuttosto limitato, rispetto ad altre opere considerate capolavori, e che quindi da questi mostri sacri vada un po' distaccata. Ma, se amate gli anime dall'anima (scusate il gioco di parole) spensierata, scanzonata, fondata sull'amicizia e da uno stile grafico molto particolare e lontano dai canoni classici, il tutto condito da un po' di buona fantascienza, ebbene "Tsuritama" fa per voi, e di certo non vi deluderà.
Con Tsuritama risale in cattedra uno dei nomi più promettenti del panorama animato giapponese, quello di Kenji Nakamura, che ricordiamo per aver già diretto titoli come Kuuchuu Buranko e Mononoke.
L'opera in questione, che va a formare una coppia fantastica con Sakamichi no Apollon nel contenitore noitaminA, durante la selezione primaverile del 2012, è una di quelle che possono destare fin da subito una certa curiosità. I suoi personaggi non sono costruiti su modelli canonici, le sue prospettive narrative non sembrano così ambiziose, ma ugualmente stimolanti, e dal punto di vista tecnico-artistico si intuisce immediatamente che non si potrebbe chiedere di meglio. Tsuritama è un anime che trasuda freschezza e infonde buon umore come pochi altri. Ci riesce innanzitutto presentando una veste grafica estremamente pittoresca che usufruisce di una ricca tavolozza di colori per imprimere vivacità a ogni elemento su schermo, soprattutto ai fondali, che mai appaiono spenti; allo stesso modo il character design, benché mantenga una predisposizione naturale, risulta particolarmente fresco e permette immediatamente l'identificazione dei personaggi; su un altro fronte importante, quello musicale, il livello delle composizioni si mantiene alto e va a impreziosire un apparato tecnico decisamente ispirato. Lo è meno forse la trama, che impiega molto a illustrarsi come si deve, per poi accusare prevedibilità; tuttavia è evidente che la sceneggiatura voglia mettere in luce più di ogni altra cosa il progresso e la maturazione raggiunti dal gioco di squadra che coinvolge i protagonisti. Questi sono l'impacciato Yuki Sanada, appena trasferitosi all'isola di Enoshima con sua nonna, Natsuki Usami, giovane pescatore del luogo, Akira, un tipo misterioso, originario dell'India e sempre accompagnato dalla sua anatra, e infine il giocoso e raggiante Haru, coetaneo di Yuki, che si dichiara essere un alieno: quattro personalità inusuali, accomunate dal timore della solitudine.
Il processo che vede i quattro ragazzi tramutarsi da perfetti sconosciuti ad amici per la pelle, necessita di molte tappe che, se fossero trattate con superficialità, non darebbero credibilità agli eventi successivi. Tsuritama fornisce quindi il ritratto di un'amicizia profonda e spensierata, come lo è il clima che condiziona tutta la serie. Speranza, determinazione, reciproco e incondizionato appoggio sono gli ideali universali cui l'opera inneggia, un po' come si era visto in Gurren Lagann ma soprattutto in Ponyo sulla scogliera, che di corrispondenze ne presenta molte anche a livello contestuale (provate a confrontare Haru con la piccola Ponyo...).
Consigliato a tutti, specialmente agli amanti della pesca!
L'opera in questione, che va a formare una coppia fantastica con Sakamichi no Apollon nel contenitore noitaminA, durante la selezione primaverile del 2012, è una di quelle che possono destare fin da subito una certa curiosità. I suoi personaggi non sono costruiti su modelli canonici, le sue prospettive narrative non sembrano così ambiziose, ma ugualmente stimolanti, e dal punto di vista tecnico-artistico si intuisce immediatamente che non si potrebbe chiedere di meglio. Tsuritama è un anime che trasuda freschezza e infonde buon umore come pochi altri. Ci riesce innanzitutto presentando una veste grafica estremamente pittoresca che usufruisce di una ricca tavolozza di colori per imprimere vivacità a ogni elemento su schermo, soprattutto ai fondali, che mai appaiono spenti; allo stesso modo il character design, benché mantenga una predisposizione naturale, risulta particolarmente fresco e permette immediatamente l'identificazione dei personaggi; su un altro fronte importante, quello musicale, il livello delle composizioni si mantiene alto e va a impreziosire un apparato tecnico decisamente ispirato. Lo è meno forse la trama, che impiega molto a illustrarsi come si deve, per poi accusare prevedibilità; tuttavia è evidente che la sceneggiatura voglia mettere in luce più di ogni altra cosa il progresso e la maturazione raggiunti dal gioco di squadra che coinvolge i protagonisti. Questi sono l'impacciato Yuki Sanada, appena trasferitosi all'isola di Enoshima con sua nonna, Natsuki Usami, giovane pescatore del luogo, Akira, un tipo misterioso, originario dell'India e sempre accompagnato dalla sua anatra, e infine il giocoso e raggiante Haru, coetaneo di Yuki, che si dichiara essere un alieno: quattro personalità inusuali, accomunate dal timore della solitudine.
Il processo che vede i quattro ragazzi tramutarsi da perfetti sconosciuti ad amici per la pelle, necessita di molte tappe che, se fossero trattate con superficialità, non darebbero credibilità agli eventi successivi. Tsuritama fornisce quindi il ritratto di un'amicizia profonda e spensierata, come lo è il clima che condiziona tutta la serie. Speranza, determinazione, reciproco e incondizionato appoggio sono gli ideali universali cui l'opera inneggia, un po' come si era visto in Gurren Lagann ma soprattutto in Ponyo sulla scogliera, che di corrispondenze ne presenta molte anche a livello contestuale (provate a confrontare Haru con la piccola Ponyo...).
Consigliato a tutti, specialmente agli amanti della pesca!