Saint Seiya Omega
Erano anni che non mi trovavo davanti a una boiata di tali proporzioni. Questo anime prende il mito di "Saint Seiya" e lo distrugge nell'anima, rovinando una delle migliori serie animate della storia.
Vedere tutti i novantasette episodi è stato come fare le flessioni sui cocci di vetro, ma ho resistito. La storia ha dei buchi che sembrano crateri e incongruenze a destra e a manca. Ok, anche nella serie originale ci sono parecchie incongruenze, ma qui si raggiunge l'apice: i personaggi sono quanto di più misero e mal caratterizzato si sia mai visto. Salvo soltanto Paradox di Gemini che effettivamente è un bel personaggio, ma non basta per evitare la tragedia, soprattutto quando devi paragonarla a un mostro sacro come Saga (eviterò di paragonare altri personaggi con i loro corrispettivi della serie originale per non indurre me e voi al suicidio). Ah, già, particolare da non trascurare: alcuni dei personaggi sono parenti (figli o fratelli) di personaggi della serie originale, ma hanno tutti un decimo del loro carisma.
A livello grafico c'è di che farsi sanguinare gli occhi, soprattutto per la semplificazione delle cloth, quando nella serie originale il punto di forza grafico era proprio il particolare o la decorazione di queste ultime. I dialoghi andrebbero anche bene, niente di trascendentale, ma ci stanno; purtroppo, però, come tutto in questo anime, è inevitabile confrontarli con i dialoghi quasi poetici della serie originale.
In sostanza, "Omega" è un anime che si sarebbero potuti evitare, poiché non vedo nessun motivo per fare uscire una cosa del genere se non un lauto guadagno. Da evitare come la peste.
Vedere tutti i novantasette episodi è stato come fare le flessioni sui cocci di vetro, ma ho resistito. La storia ha dei buchi che sembrano crateri e incongruenze a destra e a manca. Ok, anche nella serie originale ci sono parecchie incongruenze, ma qui si raggiunge l'apice: i personaggi sono quanto di più misero e mal caratterizzato si sia mai visto. Salvo soltanto Paradox di Gemini che effettivamente è un bel personaggio, ma non basta per evitare la tragedia, soprattutto quando devi paragonarla a un mostro sacro come Saga (eviterò di paragonare altri personaggi con i loro corrispettivi della serie originale per non indurre me e voi al suicidio). Ah, già, particolare da non trascurare: alcuni dei personaggi sono parenti (figli o fratelli) di personaggi della serie originale, ma hanno tutti un decimo del loro carisma.
A livello grafico c'è di che farsi sanguinare gli occhi, soprattutto per la semplificazione delle cloth, quando nella serie originale il punto di forza grafico era proprio il particolare o la decorazione di queste ultime. I dialoghi andrebbero anche bene, niente di trascendentale, ma ci stanno; purtroppo, però, come tutto in questo anime, è inevitabile confrontarli con i dialoghi quasi poetici della serie originale.
In sostanza, "Omega" è un anime che si sarebbero potuti evitare, poiché non vedo nessun motivo per fare uscire una cosa del genere se non un lauto guadagno. Da evitare come la peste.
Cari lettori, parliamo dell'opera di "Saint Seiya Omega".
Parto subito nel dirvi di non soffermarvi sulla superficie. Chi ha seguito il vecchio "Saint Seiya", e lo ha seguito attentamente, saprebbe riconoscere allora che "Saint Seiya Omega" non è una "boiata galattica", ma è un'opera ben fatta secondo molti aspetti e poco curata secondo altri. Tutti siete rimasti scioccati e avete provato ribrezzo (molti già dal primo episodio) perché, sicuramente, non c'è stata quella carica che anche io stessa ho provato con i nostri amici eroi Seiya/Pegasus, Shiryu/Sirio, Hyoga/Crystal, Shun/Andromeda e Ikki/ Phoenix ('mediasettamente' parlando per chi non sa i nomi originali), ma... avete pensato al progresso storico?
Il vecchio "Saint Seiya" mi ha trasmesso coraggio e forza, giuro ero attaccata a quello schermo e mi mangiavo dieci/venti episodi al giorno, episodi proprio emozionanti e avvincenti. Ma, parliamone: in "Saint Seiya", se lo analizzate, si percepisce quella continua lotta per la sopravvivenza, per la salvezza e la giustizia. Tutti gridano e lottano per la luce di Athena. Sfondi cupi e tetri che con la forza del cosmo, della volontà e dell'amore diventano un mix di emozioni che ti lasciano a bocca aperta. Loro si sono allenati e hanno intrapreso la loro strada, il loro destino che è il raggiungimento della pace verso sé stessi e gli altri, e ce lo hanno dimostrato anche in fin di vita. Loro sono stati dei veri cavalieri. Per questo io ho amato davvero questo anime: la loro storia è una strada impetuosa e sempre irta di pericoli dietro l'angolo; però, mentre loro combattono, vediamo che le loro storie di vita non vengono raccontate tra cavalieri, ma attraverso il loro pensiero, quindi non c'è effettivamente un legame confidenziale tra cavalieri, anche se c'è l'amicizia. Non abbiamo mai visto Seiya bere un caffè e raccontare di sé a Shun o chi fosse. Perché? Hanno fretta, corrono a destra e manca, insomma, lotte continue che diventano il succo della storia. Arles? Andiamo da Arles. Non ci sono mai stati episodi che non fossero diversi dal loro compito.
Il nuovo "Saint Seiya Omega" ha un bel po' di difetti, come i disegni che non sono eccezionali in molte parti (sembrano disegnati da un bambino in certi punti), gli elementi, le contraddizioni, le armature e i Gold Saint immeritevoli! Ma non è una schifezza. Omega è il passaggio, è un "Saint Seiya" che ha trovato la luce e che non vuole perdersi nel buio. Kouga, a differenza di Seiya, non ha Athena al suo fianco, non sa esattamente chi è, non sa esattamente qual è il compito di un Saint. Nel momento in cui lo riconosce, in parte, riesce a comprendere il dovere di un Saint, ma ha ancora tanta strada per capire esattamente chi è lui. Omega è un partire da zero: in questo caso Kouga deve capire chi è e chi deve proteggere, insomma deve riconoscere il suo destino. Ma parliamo dei punti a sfavore che ho appena citato sopra.
Disegni: prova a mettere stop (magari mentre combattono) e guarda che graziosi sgorbi. I disegni non saranno eccezionali, ma saranno un po' più convincenti del vecchio "Saint Seiya"... già al primo episodio mi stavo rifiutando di guardare il resto della serie, ma nel complesso è guardabile.
Elementi: non si fanno mai paragoni. Non è "Harry Potter", non sono le "Witch", non è un bel niente. Semplicemente hanno sbagliato a inserire gli elementi. Loro lo hanno fatto per associarli alle costellazioni come il Drago = Acqua. Nessuno, dico nessuno, ha mai pensato a Hyoga... Al posto di fare paragoni io avrei detto: "E allora l'elemento ghiaccio perché non c'è?" E qui cadete tutti in fallo. Sono cavalieri, non sono streghe, non sono fate, non sono maghe. Ognuno di loro ha un proprio dominio. Pensate a Mime di Asgard che usa l'arpa, per esempio: che elemento dovrebbe usare? O Shun? Avete fatto un buco nell'acqua.
Armature: sembrano quelle di "Power Rangers" o Tonno che si spezza con un grissino? Allora siete rimasti ancora bloccati al tempo di Arles. Le armature sono molto simili a quelle di Asgard, e non importa se si rompono: un vero Saint combatte anche senza, perché l'importante è il cosmo che hanno dentro di loro (Shiryu è l'esempio). Inoltre dovete tener conto della vastissima potenza dei nuovi nemici che sconfiggono perfino facilmente i Gold Saint... avranno una potenza tale da distruggere le armature, perché non ci pensate mai?
Contraddizioni: l'introduzione di Saint femmine, in quanto shonen. Non c'era bisogno di aggiungere Yuna dell'Aquila dentro il gruppo di Kouga. Bastava già il suo compito da Saint femmina. Insomma, o tutte o nessuna. Allora poteva anche essere Shaina, no? Visto che già il suo volto è stato visto centomila volte. Questo non mi piace, non doveva essere così.
Gold Saint immeritevoli: dico solo una cosa, che Hyoga, Shun, Shiryu e Ikki meritavano troppo di essere Gold Saint. Perché, come Seiya, hanno sacrificato tutto. In questo sono veramente indignata.
Finale: non ho visto tutti gli episodi, ma penso una cosa, che Omega sia guardabile, anzi, merita di essere guardato perché è una nuova era, un nuovo inizio, una nuova strada. Stavolta non c'è fretta, c'è comunicazione, ci sono rapporti interpersonali. Ma, se volete rimanere al vecchio "Saint Seiya" piuttosto che storpiarlo con qualcosa di nuovo, non lo guardate manco per curiosità, perché vi cambia tutto. E' tutta un'altra storia, bella ma poco curata, come ho già detto prima. Voto? 7, non posso dare di più.
Parto subito nel dirvi di non soffermarvi sulla superficie. Chi ha seguito il vecchio "Saint Seiya", e lo ha seguito attentamente, saprebbe riconoscere allora che "Saint Seiya Omega" non è una "boiata galattica", ma è un'opera ben fatta secondo molti aspetti e poco curata secondo altri. Tutti siete rimasti scioccati e avete provato ribrezzo (molti già dal primo episodio) perché, sicuramente, non c'è stata quella carica che anche io stessa ho provato con i nostri amici eroi Seiya/Pegasus, Shiryu/Sirio, Hyoga/Crystal, Shun/Andromeda e Ikki/ Phoenix ('mediasettamente' parlando per chi non sa i nomi originali), ma... avete pensato al progresso storico?
Il vecchio "Saint Seiya" mi ha trasmesso coraggio e forza, giuro ero attaccata a quello schermo e mi mangiavo dieci/venti episodi al giorno, episodi proprio emozionanti e avvincenti. Ma, parliamone: in "Saint Seiya", se lo analizzate, si percepisce quella continua lotta per la sopravvivenza, per la salvezza e la giustizia. Tutti gridano e lottano per la luce di Athena. Sfondi cupi e tetri che con la forza del cosmo, della volontà e dell'amore diventano un mix di emozioni che ti lasciano a bocca aperta. Loro si sono allenati e hanno intrapreso la loro strada, il loro destino che è il raggiungimento della pace verso sé stessi e gli altri, e ce lo hanno dimostrato anche in fin di vita. Loro sono stati dei veri cavalieri. Per questo io ho amato davvero questo anime: la loro storia è una strada impetuosa e sempre irta di pericoli dietro l'angolo; però, mentre loro combattono, vediamo che le loro storie di vita non vengono raccontate tra cavalieri, ma attraverso il loro pensiero, quindi non c'è effettivamente un legame confidenziale tra cavalieri, anche se c'è l'amicizia. Non abbiamo mai visto Seiya bere un caffè e raccontare di sé a Shun o chi fosse. Perché? Hanno fretta, corrono a destra e manca, insomma, lotte continue che diventano il succo della storia. Arles? Andiamo da Arles. Non ci sono mai stati episodi che non fossero diversi dal loro compito.
Il nuovo "Saint Seiya Omega" ha un bel po' di difetti, come i disegni che non sono eccezionali in molte parti (sembrano disegnati da un bambino in certi punti), gli elementi, le contraddizioni, le armature e i Gold Saint immeritevoli! Ma non è una schifezza. Omega è il passaggio, è un "Saint Seiya" che ha trovato la luce e che non vuole perdersi nel buio. Kouga, a differenza di Seiya, non ha Athena al suo fianco, non sa esattamente chi è, non sa esattamente qual è il compito di un Saint. Nel momento in cui lo riconosce, in parte, riesce a comprendere il dovere di un Saint, ma ha ancora tanta strada per capire esattamente chi è lui. Omega è un partire da zero: in questo caso Kouga deve capire chi è e chi deve proteggere, insomma deve riconoscere il suo destino. Ma parliamo dei punti a sfavore che ho appena citato sopra.
Disegni: prova a mettere stop (magari mentre combattono) e guarda che graziosi sgorbi. I disegni non saranno eccezionali, ma saranno un po' più convincenti del vecchio "Saint Seiya"... già al primo episodio mi stavo rifiutando di guardare il resto della serie, ma nel complesso è guardabile.
Elementi: non si fanno mai paragoni. Non è "Harry Potter", non sono le "Witch", non è un bel niente. Semplicemente hanno sbagliato a inserire gli elementi. Loro lo hanno fatto per associarli alle costellazioni come il Drago = Acqua. Nessuno, dico nessuno, ha mai pensato a Hyoga... Al posto di fare paragoni io avrei detto: "E allora l'elemento ghiaccio perché non c'è?" E qui cadete tutti in fallo. Sono cavalieri, non sono streghe, non sono fate, non sono maghe. Ognuno di loro ha un proprio dominio. Pensate a Mime di Asgard che usa l'arpa, per esempio: che elemento dovrebbe usare? O Shun? Avete fatto un buco nell'acqua.
Armature: sembrano quelle di "Power Rangers" o Tonno che si spezza con un grissino? Allora siete rimasti ancora bloccati al tempo di Arles. Le armature sono molto simili a quelle di Asgard, e non importa se si rompono: un vero Saint combatte anche senza, perché l'importante è il cosmo che hanno dentro di loro (Shiryu è l'esempio). Inoltre dovete tener conto della vastissima potenza dei nuovi nemici che sconfiggono perfino facilmente i Gold Saint... avranno una potenza tale da distruggere le armature, perché non ci pensate mai?
Contraddizioni: l'introduzione di Saint femmine, in quanto shonen. Non c'era bisogno di aggiungere Yuna dell'Aquila dentro il gruppo di Kouga. Bastava già il suo compito da Saint femmina. Insomma, o tutte o nessuna. Allora poteva anche essere Shaina, no? Visto che già il suo volto è stato visto centomila volte. Questo non mi piace, non doveva essere così.
Gold Saint immeritevoli: dico solo una cosa, che Hyoga, Shun, Shiryu e Ikki meritavano troppo di essere Gold Saint. Perché, come Seiya, hanno sacrificato tutto. In questo sono veramente indignata.
Finale: non ho visto tutti gli episodi, ma penso una cosa, che Omega sia guardabile, anzi, merita di essere guardato perché è una nuova era, un nuovo inizio, una nuova strada. Stavolta non c'è fretta, c'è comunicazione, ci sono rapporti interpersonali. Ma, se volete rimanere al vecchio "Saint Seiya" piuttosto che storpiarlo con qualcosa di nuovo, non lo guardate manco per curiosità, perché vi cambia tutto. E' tutta un'altra storia, bella ma poco curata, come ho già detto prima. Voto? 7, non posso dare di più.
"Saint Seiya Omega" è una serie del 2012 che si propone come sequel della serie classica di "Saint Seiya". Ora voglio essere schietto: "Saint Seiya Omega" è una chiavica totale! Stento a crederci che Masami Kurumada abbia dato il suo benestare alla produzione di uno scempio simile.
Partiamo del design: perché distruggere il vecchio stile delle armature/cloth per propinarci quelle tutine inguardabili? Io non capisco, una peggio dell'altra. Passi Koga e Seiya del Sagittario, ma le altre mi hanno fatto sanguinare gli occhi. Un esempio è quella di Ryuho e Soma, o la nuova che indosserà Andromeda sul finire della serie... mi ha fatto davvero ribrezzo.
I personaggi sono il peggio del peggio, stereotipati, con in bocca concetti banali e che tirano fuori spesso sermoni sull'amicizia e sui valori, portando il personaggio protagonista di turno a rialzarsi in una situazione disperata e a finire con un colpo miracoloso il nemico. I combattimenti sono pessimi: gli sceneggiatori di questo anime non hanno fantasia, sanno solo mettere in piedi colpi cretini; se ripenso a duelli come quello tra Shiryu e Argol mi vengono i conati di vomito. Le animazioni, ne vogliamo parlare? Quanto di più scadente io abbia visto in una serie. Quanto avranno speso, 9 o 10 euro? Poi non voglio nemmeno commentare Mars e la sua dannata fiammella in testa a mo' di teiera. Ma poi "Saint Seiya" non si rifaceva alla mitologia greca? Quindi perché Marte si chiama Mars invece di Ares? Perché c'è Pallas, che è un altro nome di Athena? Chi ha lavorato su questa serie sapeva almeno quali argomenti trattava? I personaggi storici diciamo che sono trattati banalmente, ma per fortuna non vengono storpiati più di tanto; fa solo eccezione il povero Ichi dell'Idra, trasformato in un inetto perverso traditore.
Niente, che voto posso dare a questa serie? Io darei 0, ma qui i voti partono da 1, quindi... però a ben pensarci la colonna sonora non è affatto male, quindi diciamo che l'uno lo dedico ad essa. Io spero si rendano conto del danno d'immagine che hanno fatto, e che non si producano più altre serie di questo aborto; purtroppo si sta già vociferando su un possibile seguito, tremo al solo pensiero.
Partiamo del design: perché distruggere il vecchio stile delle armature/cloth per propinarci quelle tutine inguardabili? Io non capisco, una peggio dell'altra. Passi Koga e Seiya del Sagittario, ma le altre mi hanno fatto sanguinare gli occhi. Un esempio è quella di Ryuho e Soma, o la nuova che indosserà Andromeda sul finire della serie... mi ha fatto davvero ribrezzo.
I personaggi sono il peggio del peggio, stereotipati, con in bocca concetti banali e che tirano fuori spesso sermoni sull'amicizia e sui valori, portando il personaggio protagonista di turno a rialzarsi in una situazione disperata e a finire con un colpo miracoloso il nemico. I combattimenti sono pessimi: gli sceneggiatori di questo anime non hanno fantasia, sanno solo mettere in piedi colpi cretini; se ripenso a duelli come quello tra Shiryu e Argol mi vengono i conati di vomito. Le animazioni, ne vogliamo parlare? Quanto di più scadente io abbia visto in una serie. Quanto avranno speso, 9 o 10 euro? Poi non voglio nemmeno commentare Mars e la sua dannata fiammella in testa a mo' di teiera. Ma poi "Saint Seiya" non si rifaceva alla mitologia greca? Quindi perché Marte si chiama Mars invece di Ares? Perché c'è Pallas, che è un altro nome di Athena? Chi ha lavorato su questa serie sapeva almeno quali argomenti trattava? I personaggi storici diciamo che sono trattati banalmente, ma per fortuna non vengono storpiati più di tanto; fa solo eccezione il povero Ichi dell'Idra, trasformato in un inetto perverso traditore.
Niente, che voto posso dare a questa serie? Io darei 0, ma qui i voti partono da 1, quindi... però a ben pensarci la colonna sonora non è affatto male, quindi diciamo che l'uno lo dedico ad essa. Io spero si rendano conto del danno d'immagine che hanno fatto, e che non si producano più altre serie di questo aborto; purtroppo si sta già vociferando su un possibile seguito, tremo al solo pensiero.
Sono diversi anni, ormai, che, fra spin off e seguiti vari in varie forme, si continua a parlare di "Saint Seiya" con nuove produzioni. Se "Saint Seiya Next Dimension", curato in prima persona dall'autore dell'opera originale, è da considerarsi l'ufficiale seguito del manga dei sacri guerrieri di Atena, "Saint Seiya Omega" è un sequel non ufficiale che delle vicende di Next Dimension non tiene conto e che traspone la vicenda diversi anni avanti nel futuro, ponendosi come ideale continuazione della serie a cartoni animati.
Un prodotto difficile, questo "Saint Seiya Omega", che rimane perennemente in biblico fra due target senza mai riuscire pienamente ad accontentarne nessuno. Nato come un tentativo di rilanciare il brand Saint Seiya restituendolo al target infantile/adolescenziale che aveva in origine (a differenza, quindi, degli altri collaterali spin off che sono diretti al pubblico dei vecchi fan ormai cresciuti), presenta una nuova generazione di valorosi Saint che combattono il male diversi anni dopo le lotte di Seiya e compagni. Del resto, "Saint Seiya" si è sempre basato su corsi e ricorsi storici, quindi è facile, in un certo senso, crearne prequel e/o sequel.
La serie si divide in due stagioni (di un anno di programmazione ciascuna) che hanno svariate differenze fra loro e che quindi meritano un'analisi distinta, anche se poi il giudizio delle due convergerà in uno solo.
La prima parte della serie vede i Saint contrapporsi al dio Mars e ai suoi emissari. In questa prima stagione, si notano in modo abbastanza marcato sin da subito alcune differenze stilistiche con l'opera originale, da cui riprende comunque molteplici elementi di base o nello sviluppo della storia.
La prima cosa che salta all'occhio è l'elemento grafico. Chiudendo idealmente il cerchio che ha attraversato telefilm supereroistici, cavalieri in armatura, maghette combattenti in gonnella e ipertrofici alieni dai capelli biondi, portandoli a venir fuori dalla stessa casa produttrice, "Saint Seiya Omega" presenta un design che trae ispirazione in diversi aspetti dal magistrale lavoro di Shingo Araki per la serie anni '80, ma è affidato a Yoshihiko Umakoshi, che col suo stile particolare si era reso responsabile di "Heartcatch Pretty Cure", uno dei capitoli più discussi e di successo dell'epopea di maghette Toei Animation.
Chi conosce i precedenti lavori di Yoshihiko Umakoshi ben sa che il suo stile di disegno è molto particolare, a volte sgradevole e molto caricaturale, lontano dall'armonia grafica che aveva la serie anni '80, ma in generale riesce a non disturbare troppo, una volta appurato che, purtroppo, la bellezza statuaria dei personaggi (di entrambi i sessi) disegnati da Shingo Araki è solo un ricordo lontano di cui avremo solo raramente qualche sparuto sentore.
Più che il disegno dei personaggi, l'aspetto grafico che più ha fatto discutere è stata la grafica delle armature, elemento fondamentale e di successo nella serie originale e qui trattato con noncuranza. Al posto degli scrigni che i guerrieri portavano sulle spalle e che contenevano le armature montate a forma di totem raffiguranti le varie costellazioni, i Saint degli anni 2010 hanno dei gioielli magici (anelli, orecchini, ciondoli) che portano sempre con sé e che si trasformano, nel momento del bisogno, in armature più simili a tutine di spandex (hanno anche il colletto chiaramente morbido e mobile) che a corazze di metallo.
I nuovi protagonisti sono più simili, nell'aspetto e nella mentalità, a reali tredici-quattordicenni rispetto ai loro predecessori degli anni '80. Del resto, dai tempi del primo "Saint Seiya" è passata molta acqua sotto i ponti e nuove tendenze hanno soppiantato lo stile grafico e narrativo di quegli anni. Se ai vecchi Saint era stata negata l'infanzia e avevano sopportato drammi, traumi e sofferenze indicibili nel corpo e nello spirito per diventare guerrieri di Atena, ai nuovi protagonisti va già meglio, dal momento che svolgono il loro addestramento non più fra i ghiacci della Siberia, nelle roventi isole dell'Africa, fra i templi e le rovine di Atene, nelle montagne rocciose del Canada o sotto la guida di maestri che uccidono i loro unici affetti davanti ai loro occhi per fomentare la loro rabbia, ma in un'accademia per giovani Saint che fa il verso in tutto e per tutto alla ben più celebre Hogwarts di "Harry Potter", e raramente rischiano la vita o anche solo un graffietto per ottenere la loro investitura a Saint.
Del resto, ai combattimenti adesso è stata aggiunta una componente strategica in stile Pokemon, con elementi, forze e debolezze a caratterizzare ogni personaggio e i suoi poteri: una variante opinabile (non c'è bisogno che mi si dica che un attacco consistente in fiamme è d'elemento fuoco, lo si vede già da sé) e per questo quasi subito accantonata dalla narrazione.
Il nuovo gruppo di protagonisti, che comprende figli, eredi e cloni degli eroi originali, non è granché originale, ma è ben delineato. Ognuno di loro ha un suo ruolo nella storia, precisi poteri e un background ben definito che riesce a coinvolgere, grazie a flashback e approfondimenti sul loro passato e sui loro legami. Certo, un paio di personaggi fanno storcere il naso, vedi Yuna, la "quota rosa" del gruppo, che con un escamotage ridicolo abbatte uno dei punti fermi della serie (le Saint donna devono tenere una maschera sul viso, lei non l'ha "perché sì"... o meglio, perché una protagonista inespressiva non sarebbe piaciuta a nessuno), o Haruto, il - ehm... - Saint che usa tecniche ninja in stile Naruto (anche il nome è simile, tu guarda) e che porta gli occhiali (ma come, i fenomenali poteri cosmici dei Saint che vi rimarginano le ferite in un nonnulla non vi curano la miopia?).
Una volta abituati ai cambiamenti stilistici, l'incipit della serie fila abbastanza liscio, seguendo più o meno le orme della serie originale. Avremo quindi, nell'ordine, un torneo tra Saint di bronzo all'interno dell'accademia e una serie di viaggi con annessi combattimenti con i gregari di Marte e Saint d'argento rinnegati. Gli scontri sono abbastanza semplici e gli avversari sono macchiette dimenticabilissime, ma del resto era così anche nella parte dei Saint d'argento della serie originale. Si compensa con un buon approfondimento dei protagonisti e diverse sottotrame di un certo interesse.
La prima stagione continua poi a prendere spunto dalla serie originale riproponendone in maniera pedissequa anche la parte di maggior successo: la scalata delle Dodici Case con annessi corsa contro il tempo e combattimenti contro i dodici Gold Saint. E qui, toccando i personaggi più amati dai fan e in un certo senso più importanti della storia originale, le quotazioni di Omega cominciano a calare.
Lo sforzo di proporre dei modelli nuovi di Gold Saint, senza riproporne delle copie carbone come fatto dagli spin off o sequel precedenti, è senza dubbio ammirevole, ma la caratterizzazione di questi nuovi personaggi non tiene molto conto dei loro modelli d'origine, dei loro segni zodiacali o non riesce a lasciare il segno. Fra Toro che da massiccio bonaccione diventa uno psicopatico che ama sentire il suono delle ossa dei suoi avversari che si rompono, Gemelli donna stalker, Acquario che non ha alcun potere legato all'acqua, l'armatura dello Scorpione data a casaccio ad uno dei personaggi (femminili) degli episodi precedenti o Capricorno vecchio pedofilo che tradisce Atena perché è innamorato di Saori come donna e vuole evitarle le sofferenze che il suo ruolo di dea le impone e che combattendo torna giovane perdendo la sua fighissima e distintiva barba, questi nuovi Gold Saint sono una bruttissima ombra dei dodici originali, anche di quelli che erano già nel primo "Saint Seiya" ridicoli o stupidi; lì almeno facevano ridere.
Se i dodici Gold Saint degli anni '80 erano personaggi dotati di un'inarrivabile carisma, di cui il lettore e i personaggi non sapevano nulla se non il poco che loro stessi sceglievano di concedergli, distaccandosi per un solo attimo dal dorato piedistallo su cui, inamovibili e austeri, guardavano il mondo che consideravano a loro inferiore, questi nuovi guerrieri d'oro sono spesso piatti, psicopatici, sciocchi, e sentono continuamente il bisogno di motivare i loro comportamenti raccontando le loro storie passate (spesso e volentieri ridicole) al primo ragazzino che passa dalla loro casa.
I combattimenti, che si snodano al massimo in uno o due episodi, sono veloci, poco incisivi e poco soddisfacenti, spesso liquidando senza troppi approfondimenti avversari dal buon potenziale. Colpa di ciò è anche un grosso difetto che ammanta tutta la serie e che la discosta enormemente dal suo predecessore anni '80, facendole perdere parecchio fascino: la totale mancanza di "cultura". Non basta affidare ai personaggi un paio di costellazioni, creare un elmo a forma di testa di leone o di cavallo, dare ai personaggi qualche nome mitologico preso a caso (Medea, Fudou, Eden, Abzu), se poi tutti questi elementi non vengono minimamente sfruttati né nei poteri dei personaggi né dei dialoghi che fra di loro intercorrono. Ricorderemo tutti elementi della serie originale come l'armatura di Cerbero che ha incorporate le catene che nella mitologia tenevano a bada il guardiano dell'Ade, il Gold Saint dell' Acquario che lanciava getti congelanti da un'immaginaria urna, o quello della Vergine che si chiamava come il Buddha Sakyamuni e che era ricco di simbolismi del buddismo in ogni sua mossa o parola. Beh, in "Saint Seiya Omega" non c'è nulla di tutto questo, salvo qualche sparuta imitazione di scarso successo, e questo non giova di certo alla caratterizzazione dei personaggi e degli scontri.
Non a caso, lo scontro finale della prima stagione ha ben poco di "Saint Seiya" e, a livello di struttura e contenuti, è ben più simile ai videogiochi, a "Dragon Ball Z" o alle già citate Pretty Cure, da cui mutua lo scontro tra luce e oscurità e i combattimenti molto fisici ricchi di botte da orbi più che di ciance mitologiche/filosofiche/culturali tipiche della vecchia serie.
La seconda stagione, in un certo, senso, inverte i punti di forza e le debolezze della prima. Se, infatti, la prima parte della serie aveva una sceneggiatura di base interessante (per quanto spesso mal sfruttata) e si interessava di trattare i suoi personaggi, ma peccava più che altro nell'aspetto grafico troppo distante dal Saint Seiya originale, per la seconda vale esattamente il contrario.
Sostituito praticamente tutto lo staff di disegnatore e sceneggiatori, la seconda stagione assume uno stile grafico più ordinato e gradevole, che strizza maggiormente gli occhi sia a Shingo Araki che a Masami Kurumada e annulla diversi elementi scomodi utilizzati in precedenza: i gioielli tornano ad essere scrigni da portare in spalla, le armature tornano ad essere di metallo (sia pure con tante gemme e ornamenti vari) e a disporsi in totem a forma di costellazione, si accantona completamente la storiella degli elementi.
La trama della nuova stagione casca male sin dall'inizio, presentando
una nuova nemica che non dovrebbe neppur esistere, tale fantomatica sorella di Atena chiamata Pallas (sapete che si tratta di due epiteti della stessa dea, che è una sola nella mitologia greca, vero?) che rosica perché Atena si dedica a salvare l'umanità piuttosto che giocare con lei e quindi, di rimando, attacca gli uomini per vendicarsi, inviando i suoi sgherri a pietrificare gli uomini mentre lei se ne sta arroccata nella chiesa di Santa Maria del Fior... a-ehm, nel suo palazzo a Firenz... a-ehm, la fantomatica città di Pallasvelda.
In questa seconda stagione si abbandonano quasi completamente i viaggi e i cambi d'ambientazione che avevano caratterizzato la prima, trasformando il tutto in una infinita corsa per le strade cittadine in attesa di giungere a un palazzo che è sempre sullo sfondo, lì a un tiro di schioppo, ma non vi si arriva mai (eh, ma il centro di Firenz... a-ehm, Pallasvelda non è che sia poi così grande da volerci mesi per percorrerlo!).
A ostacolare il cammino dei nostri impavidi Saint, un gruppo di nuovi nemici dalla caratterizzazione di un foglio di carta, che non vengono mai sconfitti subito ma tornano a più riprese, ahinoi senza che questo aiuti mai ad aumentarne la caratterizzazione. Il ritmo degli episodi è lento e i combattimenti sono ripetitivi e poco avvincenti. Persino negli episodi finali, dove gli eroi combattono contro avversari sulla carta potentissimi e fighissimi, non viene mai dato loro giusto spazio, finendo per essere battuti quasi con più facilità dei loro gregari da quattro soldi.
Se il gruppetto di protagonisti, nella prima parte, aveva avuto tutto sommato una buona caratterizzazione, questa viene completamente dimenticata nella seconda. Kouga, Yuna, Souma, Haruto, Ryuuhou ed Eden sono qui dei bambolotti senz'anima, che crescono solo nel design delle loro armature e hanno completamente smesso di essere approfonditi, finendo per ripetere allo sfinimento sempre gli stessi, banali, discorsi sull'amicizia ad ogni episodio e ad ogni combattimento.
Scialbi i cattivi, scialbi gli eroi, risultano scialbi anche la maggior parte degli episodi, a parte poche eccezioni.
A togliere spazio ai Saint della nuova generazione contribuiscono anche i vecchi protagonisti della serie storica e i Gold Saint sopravvissuti, ora liberi dal giogo di Mars e dunque pronti a combattere in prima linea per la loro dea.
Questi episodi risultano essere i più interessanti, poiché rivedere i personaggi amati nella serie storica, quasi tutti cresciuti nella maniera in cui ci si aspettava dalla storia originale (a parte, ahinoi, il solito Shun, che viene come sempre penalizzato dalla versione animata, e nemmeno qui, nella sua nuova incarnazione in stile Toki di "Ken il guerriero", è reso degno di poter combattere e vincere da solo), è bellissimo.
In "Saint Seiya Omega" sono riusciti persino nel difficile compito di rivalutare i personaggi meno considerati della prima storia, come i Bronze Saint "minori", che hanno quasi tutti ritrovato nel loro piccolo una propria dimensione eroica, o gli Steel Saint inventati dagli sceneggiatori della serie TV anni '80 (di cui, a onor del vero, nessuno sentiva la mancanza, ma tant'è...), qui reinventati come una sorta di esercito di soldati semplici alla Gundam e dotati di una buona caratterizzazione. Fra questi spicca il giovane Subaru, che si rivelerà essere, a conti fatti, il vero e proprio protagonista della seconda stagione, nonché uno dei motivi d'interesse dello spettatore.
E che dire di Seiya e Saori (ahinoi qui più spigolosa e molto meno gnocca dell'originale), che dopo tante fantasie dei fan vedono qui finalmente suggellato il loro legame non solo come dea e cavalier servente ma anche come uomo e donna?
Al di là del disegno particolare e spesso altalenante, la serie è graficamente spettacolare, nel suo complesso, ed è molto buono il lavoro fatto sul doppiaggio e sulla colonna sonora.
Buona parte dei personaggi storici ha riottenuto i suoi doppiatori di vecchia data, capitanati da un Tohru Furuya sempre ottimo che ci dona un Seiya saggio e pacato, ed è bellissimo vederlo cresciuto, dorato e lontano dal rozzo e attaccabrighe ragazzino che era agli esordi. Da fan, è qualcosa di davvero splendido averlo potuto veder crescere e maturare. Dispiace, invece, per Saori, che ha perso tutta la sua bellezza e per la quale il doppiaggio della cantante Shoko Nakagawa risulta forzato, inespressivo e dilettantesco.
A parte qualche piccolo difettuccio, e la solita lentezza delle interpretazioni che caratterizza le serie recenti, il doppiaggio di "Saint Seiya Omega" è molto ben fatto, ricco di grandi nomi (Hikaru Midorikawa, Mamiko Noto, Ryuuzaburou Otomo, Mami Koyama, Yuu Mizushima, fra gli altri), e regala belle interpretazioni.
Splendide le musiche, che, seppur un po' ripetitive, riescono a restituire almeno in parte l'atmosfera epica della serie originale, con brani orchestrati di grande impatto e piacevolissimi revival della storica "Pegasus Fantasy" che apriva la serie originale. Dispiace che non si sia mai ripresa la seconda sigla storica "Soldier Dream", ma le quattro belle sigle d'apertura della serie, fra cui una nuova versione di "Pegasus Fantasy" cantata dagli autori originali in combo con Shoko Nakagawa, non la fanno rimpiangere troppo. La sigla di chiusura, invece, è assente, brutto trend che sta spiacevolmente prendendo piega negli ultimi tempi... ma come, autori? Più sigle, più CD, più soldi, no?
Quella di "Saint Seiya Omega" è un'epopea lunga, a volte estenuante, spesso noiosa, complessivamente piacevole, qualche volta esaltante, che soffre molto della sua doppia identità di sequel di una serie anni '80 e di prodotto diretto alle nuove generazioni, senza mai riuscire a trovare pienamente il suo posto.
E' vero che l'epopea dei Saint che si risvegliano ogni volta che il male prende possesso della Terra per salvare l'umanità può virtualmente essere vissuta all'infinito, ma a noi è rimasta nel cuore nella sua incarnazione anni '80, con quei personaggi sfigatissimi ma eroici che rispettavano esteticamente (beh, non tutti, ma quasi) i canoni della "kalokagathia", che combattevano perdendo litri di sangue e sbattendo il grugno su colonne di pietra ma si rialzavano sempre, che indossavano scintillanti armature fatte di metalli preziosi e parlavano di divinità, filosofia, giustizia ed eroismi guidati da una costellazione che rispettava precisi dettami mitologici e culturali rispecchiati dai loro poteri, caratteri, discorsi.
"Saint Seiya Omega" è, invece, una serie ben più facilona, più improntata sull'azione che sulla cultura, a cui mancano in buona parte l'epica, il pathos, il carisma, la profondità dell'originale, pur mantenendone in forma più leggera gli stessi valori di base. Partita come una serie con nuovi personaggi per i ragazzini di oggi, finisce invece per diventare l'elogio dei vecchi personaggi ormai cresciuti, il cui carisma rimane inalterato e ancora efficacissimo anche dopo venticinque anni.
Ma, ci si chiede, è ancora il tempo di "Saint Seiya"? Non bastava, dunque, il seguito cartaceo del manga, che continua ad avere parecchio seguito in tutto il mondo?
Che questo "Saint Seiya Omega" sia un banco di prova per riavvicinare Toei Animation e Masami Kurumada in vista di un nuovo "Saint Seiya" animato, ancor più epico e spettacolare, che torni a parlare della "nuova dimensione" di Seiya e compagni ai vecchi fan dell'opera anni '80, che continuano a supportare gli eroici cavalieri della loro gioventù dopo tanti anni?
La risposta, verrà, eventualmente, in futuro. Al momento, questo "Saint Seiya Omega", a causa delle sue contraddizioni, del poco carisma dei personaggi originali e di una narrazione lunga e molto lenta, si rivela essere una storia carina ma dimenticabile, che allo stesso tempo esalta e scontenta sia i fan storici che i nuovi. Si lascia guardare e qua e là brilla anche, ma non è una scintillante armatura di metallo dalla forma di un animale mitologico, bensì una tutina attillata a cui brilla qualche ciondolo o un'armatura pesante e poco armoniosa a cui brilla qualche gemma messa a casaccio.
Un prodotto difficile, questo "Saint Seiya Omega", che rimane perennemente in biblico fra due target senza mai riuscire pienamente ad accontentarne nessuno. Nato come un tentativo di rilanciare il brand Saint Seiya restituendolo al target infantile/adolescenziale che aveva in origine (a differenza, quindi, degli altri collaterali spin off che sono diretti al pubblico dei vecchi fan ormai cresciuti), presenta una nuova generazione di valorosi Saint che combattono il male diversi anni dopo le lotte di Seiya e compagni. Del resto, "Saint Seiya" si è sempre basato su corsi e ricorsi storici, quindi è facile, in un certo senso, crearne prequel e/o sequel.
La serie si divide in due stagioni (di un anno di programmazione ciascuna) che hanno svariate differenze fra loro e che quindi meritano un'analisi distinta, anche se poi il giudizio delle due convergerà in uno solo.
La prima parte della serie vede i Saint contrapporsi al dio Mars e ai suoi emissari. In questa prima stagione, si notano in modo abbastanza marcato sin da subito alcune differenze stilistiche con l'opera originale, da cui riprende comunque molteplici elementi di base o nello sviluppo della storia.
La prima cosa che salta all'occhio è l'elemento grafico. Chiudendo idealmente il cerchio che ha attraversato telefilm supereroistici, cavalieri in armatura, maghette combattenti in gonnella e ipertrofici alieni dai capelli biondi, portandoli a venir fuori dalla stessa casa produttrice, "Saint Seiya Omega" presenta un design che trae ispirazione in diversi aspetti dal magistrale lavoro di Shingo Araki per la serie anni '80, ma è affidato a Yoshihiko Umakoshi, che col suo stile particolare si era reso responsabile di "Heartcatch Pretty Cure", uno dei capitoli più discussi e di successo dell'epopea di maghette Toei Animation.
Chi conosce i precedenti lavori di Yoshihiko Umakoshi ben sa che il suo stile di disegno è molto particolare, a volte sgradevole e molto caricaturale, lontano dall'armonia grafica che aveva la serie anni '80, ma in generale riesce a non disturbare troppo, una volta appurato che, purtroppo, la bellezza statuaria dei personaggi (di entrambi i sessi) disegnati da Shingo Araki è solo un ricordo lontano di cui avremo solo raramente qualche sparuto sentore.
Più che il disegno dei personaggi, l'aspetto grafico che più ha fatto discutere è stata la grafica delle armature, elemento fondamentale e di successo nella serie originale e qui trattato con noncuranza. Al posto degli scrigni che i guerrieri portavano sulle spalle e che contenevano le armature montate a forma di totem raffiguranti le varie costellazioni, i Saint degli anni 2010 hanno dei gioielli magici (anelli, orecchini, ciondoli) che portano sempre con sé e che si trasformano, nel momento del bisogno, in armature più simili a tutine di spandex (hanno anche il colletto chiaramente morbido e mobile) che a corazze di metallo.
I nuovi protagonisti sono più simili, nell'aspetto e nella mentalità, a reali tredici-quattordicenni rispetto ai loro predecessori degli anni '80. Del resto, dai tempi del primo "Saint Seiya" è passata molta acqua sotto i ponti e nuove tendenze hanno soppiantato lo stile grafico e narrativo di quegli anni. Se ai vecchi Saint era stata negata l'infanzia e avevano sopportato drammi, traumi e sofferenze indicibili nel corpo e nello spirito per diventare guerrieri di Atena, ai nuovi protagonisti va già meglio, dal momento che svolgono il loro addestramento non più fra i ghiacci della Siberia, nelle roventi isole dell'Africa, fra i templi e le rovine di Atene, nelle montagne rocciose del Canada o sotto la guida di maestri che uccidono i loro unici affetti davanti ai loro occhi per fomentare la loro rabbia, ma in un'accademia per giovani Saint che fa il verso in tutto e per tutto alla ben più celebre Hogwarts di "Harry Potter", e raramente rischiano la vita o anche solo un graffietto per ottenere la loro investitura a Saint.
Del resto, ai combattimenti adesso è stata aggiunta una componente strategica in stile Pokemon, con elementi, forze e debolezze a caratterizzare ogni personaggio e i suoi poteri: una variante opinabile (non c'è bisogno che mi si dica che un attacco consistente in fiamme è d'elemento fuoco, lo si vede già da sé) e per questo quasi subito accantonata dalla narrazione.
Il nuovo gruppo di protagonisti, che comprende figli, eredi e cloni degli eroi originali, non è granché originale, ma è ben delineato. Ognuno di loro ha un suo ruolo nella storia, precisi poteri e un background ben definito che riesce a coinvolgere, grazie a flashback e approfondimenti sul loro passato e sui loro legami. Certo, un paio di personaggi fanno storcere il naso, vedi Yuna, la "quota rosa" del gruppo, che con un escamotage ridicolo abbatte uno dei punti fermi della serie (le Saint donna devono tenere una maschera sul viso, lei non l'ha "perché sì"... o meglio, perché una protagonista inespressiva non sarebbe piaciuta a nessuno), o Haruto, il - ehm... - Saint che usa tecniche ninja in stile Naruto (anche il nome è simile, tu guarda) e che porta gli occhiali (ma come, i fenomenali poteri cosmici dei Saint che vi rimarginano le ferite in un nonnulla non vi curano la miopia?).
Una volta abituati ai cambiamenti stilistici, l'incipit della serie fila abbastanza liscio, seguendo più o meno le orme della serie originale. Avremo quindi, nell'ordine, un torneo tra Saint di bronzo all'interno dell'accademia e una serie di viaggi con annessi combattimenti con i gregari di Marte e Saint d'argento rinnegati. Gli scontri sono abbastanza semplici e gli avversari sono macchiette dimenticabilissime, ma del resto era così anche nella parte dei Saint d'argento della serie originale. Si compensa con un buon approfondimento dei protagonisti e diverse sottotrame di un certo interesse.
La prima stagione continua poi a prendere spunto dalla serie originale riproponendone in maniera pedissequa anche la parte di maggior successo: la scalata delle Dodici Case con annessi corsa contro il tempo e combattimenti contro i dodici Gold Saint. E qui, toccando i personaggi più amati dai fan e in un certo senso più importanti della storia originale, le quotazioni di Omega cominciano a calare.
Lo sforzo di proporre dei modelli nuovi di Gold Saint, senza riproporne delle copie carbone come fatto dagli spin off o sequel precedenti, è senza dubbio ammirevole, ma la caratterizzazione di questi nuovi personaggi non tiene molto conto dei loro modelli d'origine, dei loro segni zodiacali o non riesce a lasciare il segno. Fra Toro che da massiccio bonaccione diventa uno psicopatico che ama sentire il suono delle ossa dei suoi avversari che si rompono, Gemelli donna stalker, Acquario che non ha alcun potere legato all'acqua, l'armatura dello Scorpione data a casaccio ad uno dei personaggi (femminili) degli episodi precedenti o Capricorno vecchio pedofilo che tradisce Atena perché è innamorato di Saori come donna e vuole evitarle le sofferenze che il suo ruolo di dea le impone e che combattendo torna giovane perdendo la sua fighissima e distintiva barba, questi nuovi Gold Saint sono una bruttissima ombra dei dodici originali, anche di quelli che erano già nel primo "Saint Seiya" ridicoli o stupidi; lì almeno facevano ridere.
Se i dodici Gold Saint degli anni '80 erano personaggi dotati di un'inarrivabile carisma, di cui il lettore e i personaggi non sapevano nulla se non il poco che loro stessi sceglievano di concedergli, distaccandosi per un solo attimo dal dorato piedistallo su cui, inamovibili e austeri, guardavano il mondo che consideravano a loro inferiore, questi nuovi guerrieri d'oro sono spesso piatti, psicopatici, sciocchi, e sentono continuamente il bisogno di motivare i loro comportamenti raccontando le loro storie passate (spesso e volentieri ridicole) al primo ragazzino che passa dalla loro casa.
I combattimenti, che si snodano al massimo in uno o due episodi, sono veloci, poco incisivi e poco soddisfacenti, spesso liquidando senza troppi approfondimenti avversari dal buon potenziale. Colpa di ciò è anche un grosso difetto che ammanta tutta la serie e che la discosta enormemente dal suo predecessore anni '80, facendole perdere parecchio fascino: la totale mancanza di "cultura". Non basta affidare ai personaggi un paio di costellazioni, creare un elmo a forma di testa di leone o di cavallo, dare ai personaggi qualche nome mitologico preso a caso (Medea, Fudou, Eden, Abzu), se poi tutti questi elementi non vengono minimamente sfruttati né nei poteri dei personaggi né dei dialoghi che fra di loro intercorrono. Ricorderemo tutti elementi della serie originale come l'armatura di Cerbero che ha incorporate le catene che nella mitologia tenevano a bada il guardiano dell'Ade, il Gold Saint dell' Acquario che lanciava getti congelanti da un'immaginaria urna, o quello della Vergine che si chiamava come il Buddha Sakyamuni e che era ricco di simbolismi del buddismo in ogni sua mossa o parola. Beh, in "Saint Seiya Omega" non c'è nulla di tutto questo, salvo qualche sparuta imitazione di scarso successo, e questo non giova di certo alla caratterizzazione dei personaggi e degli scontri.
Non a caso, lo scontro finale della prima stagione ha ben poco di "Saint Seiya" e, a livello di struttura e contenuti, è ben più simile ai videogiochi, a "Dragon Ball Z" o alle già citate Pretty Cure, da cui mutua lo scontro tra luce e oscurità e i combattimenti molto fisici ricchi di botte da orbi più che di ciance mitologiche/filosofiche/culturali tipiche della vecchia serie.
La seconda stagione, in un certo, senso, inverte i punti di forza e le debolezze della prima. Se, infatti, la prima parte della serie aveva una sceneggiatura di base interessante (per quanto spesso mal sfruttata) e si interessava di trattare i suoi personaggi, ma peccava più che altro nell'aspetto grafico troppo distante dal Saint Seiya originale, per la seconda vale esattamente il contrario.
Sostituito praticamente tutto lo staff di disegnatore e sceneggiatori, la seconda stagione assume uno stile grafico più ordinato e gradevole, che strizza maggiormente gli occhi sia a Shingo Araki che a Masami Kurumada e annulla diversi elementi scomodi utilizzati in precedenza: i gioielli tornano ad essere scrigni da portare in spalla, le armature tornano ad essere di metallo (sia pure con tante gemme e ornamenti vari) e a disporsi in totem a forma di costellazione, si accantona completamente la storiella degli elementi.
La trama della nuova stagione casca male sin dall'inizio, presentando
una nuova nemica che non dovrebbe neppur esistere, tale fantomatica sorella di Atena chiamata Pallas (sapete che si tratta di due epiteti della stessa dea, che è una sola nella mitologia greca, vero?) che rosica perché Atena si dedica a salvare l'umanità piuttosto che giocare con lei e quindi, di rimando, attacca gli uomini per vendicarsi, inviando i suoi sgherri a pietrificare gli uomini mentre lei se ne sta arroccata nella chiesa di Santa Maria del Fior... a-ehm, nel suo palazzo a Firenz... a-ehm, la fantomatica città di Pallasvelda.
In questa seconda stagione si abbandonano quasi completamente i viaggi e i cambi d'ambientazione che avevano caratterizzato la prima, trasformando il tutto in una infinita corsa per le strade cittadine in attesa di giungere a un palazzo che è sempre sullo sfondo, lì a un tiro di schioppo, ma non vi si arriva mai (eh, ma il centro di Firenz... a-ehm, Pallasvelda non è che sia poi così grande da volerci mesi per percorrerlo!).
A ostacolare il cammino dei nostri impavidi Saint, un gruppo di nuovi nemici dalla caratterizzazione di un foglio di carta, che non vengono mai sconfitti subito ma tornano a più riprese, ahinoi senza che questo aiuti mai ad aumentarne la caratterizzazione. Il ritmo degli episodi è lento e i combattimenti sono ripetitivi e poco avvincenti. Persino negli episodi finali, dove gli eroi combattono contro avversari sulla carta potentissimi e fighissimi, non viene mai dato loro giusto spazio, finendo per essere battuti quasi con più facilità dei loro gregari da quattro soldi.
Se il gruppetto di protagonisti, nella prima parte, aveva avuto tutto sommato una buona caratterizzazione, questa viene completamente dimenticata nella seconda. Kouga, Yuna, Souma, Haruto, Ryuuhou ed Eden sono qui dei bambolotti senz'anima, che crescono solo nel design delle loro armature e hanno completamente smesso di essere approfonditi, finendo per ripetere allo sfinimento sempre gli stessi, banali, discorsi sull'amicizia ad ogni episodio e ad ogni combattimento.
Scialbi i cattivi, scialbi gli eroi, risultano scialbi anche la maggior parte degli episodi, a parte poche eccezioni.
A togliere spazio ai Saint della nuova generazione contribuiscono anche i vecchi protagonisti della serie storica e i Gold Saint sopravvissuti, ora liberi dal giogo di Mars e dunque pronti a combattere in prima linea per la loro dea.
Questi episodi risultano essere i più interessanti, poiché rivedere i personaggi amati nella serie storica, quasi tutti cresciuti nella maniera in cui ci si aspettava dalla storia originale (a parte, ahinoi, il solito Shun, che viene come sempre penalizzato dalla versione animata, e nemmeno qui, nella sua nuova incarnazione in stile Toki di "Ken il guerriero", è reso degno di poter combattere e vincere da solo), è bellissimo.
In "Saint Seiya Omega" sono riusciti persino nel difficile compito di rivalutare i personaggi meno considerati della prima storia, come i Bronze Saint "minori", che hanno quasi tutti ritrovato nel loro piccolo una propria dimensione eroica, o gli Steel Saint inventati dagli sceneggiatori della serie TV anni '80 (di cui, a onor del vero, nessuno sentiva la mancanza, ma tant'è...), qui reinventati come una sorta di esercito di soldati semplici alla Gundam e dotati di una buona caratterizzazione. Fra questi spicca il giovane Subaru, che si rivelerà essere, a conti fatti, il vero e proprio protagonista della seconda stagione, nonché uno dei motivi d'interesse dello spettatore.
E che dire di Seiya e Saori (ahinoi qui più spigolosa e molto meno gnocca dell'originale), che dopo tante fantasie dei fan vedono qui finalmente suggellato il loro legame non solo come dea e cavalier servente ma anche come uomo e donna?
Al di là del disegno particolare e spesso altalenante, la serie è graficamente spettacolare, nel suo complesso, ed è molto buono il lavoro fatto sul doppiaggio e sulla colonna sonora.
Buona parte dei personaggi storici ha riottenuto i suoi doppiatori di vecchia data, capitanati da un Tohru Furuya sempre ottimo che ci dona un Seiya saggio e pacato, ed è bellissimo vederlo cresciuto, dorato e lontano dal rozzo e attaccabrighe ragazzino che era agli esordi. Da fan, è qualcosa di davvero splendido averlo potuto veder crescere e maturare. Dispiace, invece, per Saori, che ha perso tutta la sua bellezza e per la quale il doppiaggio della cantante Shoko Nakagawa risulta forzato, inespressivo e dilettantesco.
A parte qualche piccolo difettuccio, e la solita lentezza delle interpretazioni che caratterizza le serie recenti, il doppiaggio di "Saint Seiya Omega" è molto ben fatto, ricco di grandi nomi (Hikaru Midorikawa, Mamiko Noto, Ryuuzaburou Otomo, Mami Koyama, Yuu Mizushima, fra gli altri), e regala belle interpretazioni.
Splendide le musiche, che, seppur un po' ripetitive, riescono a restituire almeno in parte l'atmosfera epica della serie originale, con brani orchestrati di grande impatto e piacevolissimi revival della storica "Pegasus Fantasy" che apriva la serie originale. Dispiace che non si sia mai ripresa la seconda sigla storica "Soldier Dream", ma le quattro belle sigle d'apertura della serie, fra cui una nuova versione di "Pegasus Fantasy" cantata dagli autori originali in combo con Shoko Nakagawa, non la fanno rimpiangere troppo. La sigla di chiusura, invece, è assente, brutto trend che sta spiacevolmente prendendo piega negli ultimi tempi... ma come, autori? Più sigle, più CD, più soldi, no?
Quella di "Saint Seiya Omega" è un'epopea lunga, a volte estenuante, spesso noiosa, complessivamente piacevole, qualche volta esaltante, che soffre molto della sua doppia identità di sequel di una serie anni '80 e di prodotto diretto alle nuove generazioni, senza mai riuscire a trovare pienamente il suo posto.
E' vero che l'epopea dei Saint che si risvegliano ogni volta che il male prende possesso della Terra per salvare l'umanità può virtualmente essere vissuta all'infinito, ma a noi è rimasta nel cuore nella sua incarnazione anni '80, con quei personaggi sfigatissimi ma eroici che rispettavano esteticamente (beh, non tutti, ma quasi) i canoni della "kalokagathia", che combattevano perdendo litri di sangue e sbattendo il grugno su colonne di pietra ma si rialzavano sempre, che indossavano scintillanti armature fatte di metalli preziosi e parlavano di divinità, filosofia, giustizia ed eroismi guidati da una costellazione che rispettava precisi dettami mitologici e culturali rispecchiati dai loro poteri, caratteri, discorsi.
"Saint Seiya Omega" è, invece, una serie ben più facilona, più improntata sull'azione che sulla cultura, a cui mancano in buona parte l'epica, il pathos, il carisma, la profondità dell'originale, pur mantenendone in forma più leggera gli stessi valori di base. Partita come una serie con nuovi personaggi per i ragazzini di oggi, finisce invece per diventare l'elogio dei vecchi personaggi ormai cresciuti, il cui carisma rimane inalterato e ancora efficacissimo anche dopo venticinque anni.
Ma, ci si chiede, è ancora il tempo di "Saint Seiya"? Non bastava, dunque, il seguito cartaceo del manga, che continua ad avere parecchio seguito in tutto il mondo?
Che questo "Saint Seiya Omega" sia un banco di prova per riavvicinare Toei Animation e Masami Kurumada in vista di un nuovo "Saint Seiya" animato, ancor più epico e spettacolare, che torni a parlare della "nuova dimensione" di Seiya e compagni ai vecchi fan dell'opera anni '80, che continuano a supportare gli eroici cavalieri della loro gioventù dopo tanti anni?
La risposta, verrà, eventualmente, in futuro. Al momento, questo "Saint Seiya Omega", a causa delle sue contraddizioni, del poco carisma dei personaggi originali e di una narrazione lunga e molto lenta, si rivela essere una storia carina ma dimenticabile, che allo stesso tempo esalta e scontenta sia i fan storici che i nuovi. Si lascia guardare e qua e là brilla anche, ma non è una scintillante armatura di metallo dalla forma di un animale mitologico, bensì una tutina attillata a cui brilla qualche ciondolo o un'armatura pesante e poco armoniosa a cui brilla qualche gemma messa a casaccio.
Era da tempo che desideravo recensire questo anime, dato che sono un fan dei cavalieri fin dai primi anni '90, ma l'istinto mi diceva che era meglio aspettare e vedere tutti i novantasette episodi. Sono convinto di aver fatto bene, perché "Omega" è un prodotto molto complesso e sfaccettato, che si è evoluto nell'arco delle due serie. Recensirlo sarà perciò facile come una passeggiata... in un campo minato, tanti sono gli elementi soggettivi, che possono piacere o non piacere.
La prima impressione è stata traumatica, perché mi sono reso conto di quanto il tempo cambi e che anche i miti vengano intaccati agli occhi delle nuove generazioni. C'è stato infatti "Harry Potter" che ha portato l'idea della scuola e del trio dei protagonisti: il predestinato, la secchiona e il rosso dal carattere particolare, tema che ha influenzato anche un'intera serie di "Yu Gi Oh". Il preside, del resto, non è un misto di Silente e del cancelliere Shepard? "Naruto" e "Dragonball", poi, si fanno sentire nel modo di correre e di combattere, per non parlare dell'idea degli elementi, che richiama sia "Pokemon" che "Naruto". Dato che sulla trama si è detto abbastanza, mi limiterò a notare come richiami tantissimo la serie classica, con i tre gradini: lotta tra i giovani cavalieri in un torneo, lotta con i cavalieri d'argento inviati da un grande tempio ormai nemico e infine scalata contro i cavalieri d'oro. Tutto viene gestito in maniera diversa, con un livello di difficoltà decisamente minore rispetto alla serie originale, con combattimenti più rapidi e acquisizioni del settimo senso decisamente più facili. Tutto può piacere o non piacere e, a mio avviso, vi è lo stesso rapporto che vi è tra "Arrivano i Superboys" e "Holly e Benji". In queste due serie sempre di calcio si tratta, ma la difficoltà esagerata delle vicende di Shingo Tamai il cui titolo originale era proprio "Undici rosso sangue", ove ci si allenava davvero con rara crudeltà, lascia il passo alle vicende più da adolescenti di Holly e soci. Un esempio per tutti: qui i cavalieri d'argento malvagi sembra che muoiano tutti in combattimento, poi non muore nessuno.
Come a volersi correggere in itinere, la seconda serie tratta della lotta contro la dea Pallas e i suoi cavalieri, i Pallasite. Come a fare il verso alla serie di Hades, i guerrieri sono molti, ma in grado tutti di mettere in difficoltà i nostri eroi, con i quattro comandanti che hanno un potere incredibile, superiore a quello degli stessi cavalieri d'oro. Ciò complice l'uso delle spade sacre, facendo il verso a un'altra serie di Kurumada, "Kojiro e lo Spirito del vento". Nel nuovo capitolo sono stati corretti molti punti che non avevano convinto nella prima, come gli elementi e i gioielli per l'armatura, e si avvicina più fedelmente alla serie classica, senza per questo raggiungerla. Simbolico, oltre che reale, il fatto che all'inizio Lady Isabel venga mostrata decisamente invecchiata, per poi tornare la dolce fanciulla nella seconda serie.
Anche idea dell' "Omega", cioè di un livello di cosmo superiore all'ottavo senso, che tutti han sognato di raggiungere ma nessuno mai è riuscito, appare assai intrigante, ma può anche non piacere. I cavalieri d'oro, poi, sono privi del carisma dei precedenti, per non dire azzardati (per non parlare dell'idea di mettere ben tre donne), ma ben presto non li ho trovati affatto male, a parte quello di Acquarius, si intende.
Certo "Omega" soffre indubbiamente dei limiti che poteva avere la serie classica, cioè una trama ripetitiva, almeno all'apparenza, e la tentazione di svolgere i combattimenti un po' troppo in fretta. Ma quest'ultimo rischio è presente anche nella serie classica, come si può vedere nei film, ove si va davvero troppo per le spicce, spesso.
Il comparto grafico, poi, soffre moltissimo dell'assenza di Shingo Araki, ed è la prova plateale di quando il maestro abbia dato ai cavalieri. Prendendo spunto da questo, non posso non pensare a come "Omega" sia al'opposto di "Sword Art Online", perché è una serie sottovalutata, complice la grafica davvero non all'altezza, mentre "Sword Art Online", pur essendo di molto inferiore, ha una grafica da urlo che ne alza il livello. Anche se eguagliare il duo Kurumada-Araki classico era una sfida persa in partenza, si sarebbe dovuto fare di più, e meno male che nella seconda serie si è migliorato un po', dato che la grafica della prima serie è davvero deprimente.
L'audio è ottimo sia come doppiatori che come musiche, spesso ispirate alla serie classica, in primis la nuova "Pegasus Fantasy".
In conclusione trovo che "Omega" sia un valido lavoro, due spanne sotto la serie classica, ma già il fatto di non sfigurare troppo e di continuare dignitosamente la storia di un pezzo da novanta dell'animazione costituisce già una grande vittoria. Certo, si può obiettare che "Episode G" e "Canvas" siano di livello superiore, ma essi, a mio avviso, sono volutamente legati alla serie classica, mentre qui si cerca invece di innovare nella continuità, di uscire dal seminato pur restando nella tradizione, e non è facile dire se sia un bene o un male o se sia stato fatto bene.
Del resto è un gran piacere rivedere i vecchi amici e sapere cosa sia successo loro dopo, anche se non capisco perché si parli di tutti meno che di Castalia. E complimenti ad Asher che diventa fortissimo e una tirata di capelli agli autori, che non fanno indossare al nostro amato biondino l'armatura di "Acquarius". In conclusione, dato che la seconda serie merita di più, la prima di meno, (ma almeno c'è Aria a salvarla) voglio dare un voto pari a 8.
La prima impressione è stata traumatica, perché mi sono reso conto di quanto il tempo cambi e che anche i miti vengano intaccati agli occhi delle nuove generazioni. C'è stato infatti "Harry Potter" che ha portato l'idea della scuola e del trio dei protagonisti: il predestinato, la secchiona e il rosso dal carattere particolare, tema che ha influenzato anche un'intera serie di "Yu Gi Oh". Il preside, del resto, non è un misto di Silente e del cancelliere Shepard? "Naruto" e "Dragonball", poi, si fanno sentire nel modo di correre e di combattere, per non parlare dell'idea degli elementi, che richiama sia "Pokemon" che "Naruto". Dato che sulla trama si è detto abbastanza, mi limiterò a notare come richiami tantissimo la serie classica, con i tre gradini: lotta tra i giovani cavalieri in un torneo, lotta con i cavalieri d'argento inviati da un grande tempio ormai nemico e infine scalata contro i cavalieri d'oro. Tutto viene gestito in maniera diversa, con un livello di difficoltà decisamente minore rispetto alla serie originale, con combattimenti più rapidi e acquisizioni del settimo senso decisamente più facili. Tutto può piacere o non piacere e, a mio avviso, vi è lo stesso rapporto che vi è tra "Arrivano i Superboys" e "Holly e Benji". In queste due serie sempre di calcio si tratta, ma la difficoltà esagerata delle vicende di Shingo Tamai il cui titolo originale era proprio "Undici rosso sangue", ove ci si allenava davvero con rara crudeltà, lascia il passo alle vicende più da adolescenti di Holly e soci. Un esempio per tutti: qui i cavalieri d'argento malvagi sembra che muoiano tutti in combattimento, poi non muore nessuno.
Come a volersi correggere in itinere, la seconda serie tratta della lotta contro la dea Pallas e i suoi cavalieri, i Pallasite. Come a fare il verso alla serie di Hades, i guerrieri sono molti, ma in grado tutti di mettere in difficoltà i nostri eroi, con i quattro comandanti che hanno un potere incredibile, superiore a quello degli stessi cavalieri d'oro. Ciò complice l'uso delle spade sacre, facendo il verso a un'altra serie di Kurumada, "Kojiro e lo Spirito del vento". Nel nuovo capitolo sono stati corretti molti punti che non avevano convinto nella prima, come gli elementi e i gioielli per l'armatura, e si avvicina più fedelmente alla serie classica, senza per questo raggiungerla. Simbolico, oltre che reale, il fatto che all'inizio Lady Isabel venga mostrata decisamente invecchiata, per poi tornare la dolce fanciulla nella seconda serie.
Anche idea dell' "Omega", cioè di un livello di cosmo superiore all'ottavo senso, che tutti han sognato di raggiungere ma nessuno mai è riuscito, appare assai intrigante, ma può anche non piacere. I cavalieri d'oro, poi, sono privi del carisma dei precedenti, per non dire azzardati (per non parlare dell'idea di mettere ben tre donne), ma ben presto non li ho trovati affatto male, a parte quello di Acquarius, si intende.
Certo "Omega" soffre indubbiamente dei limiti che poteva avere la serie classica, cioè una trama ripetitiva, almeno all'apparenza, e la tentazione di svolgere i combattimenti un po' troppo in fretta. Ma quest'ultimo rischio è presente anche nella serie classica, come si può vedere nei film, ove si va davvero troppo per le spicce, spesso.
Il comparto grafico, poi, soffre moltissimo dell'assenza di Shingo Araki, ed è la prova plateale di quando il maestro abbia dato ai cavalieri. Prendendo spunto da questo, non posso non pensare a come "Omega" sia al'opposto di "Sword Art Online", perché è una serie sottovalutata, complice la grafica davvero non all'altezza, mentre "Sword Art Online", pur essendo di molto inferiore, ha una grafica da urlo che ne alza il livello. Anche se eguagliare il duo Kurumada-Araki classico era una sfida persa in partenza, si sarebbe dovuto fare di più, e meno male che nella seconda serie si è migliorato un po', dato che la grafica della prima serie è davvero deprimente.
L'audio è ottimo sia come doppiatori che come musiche, spesso ispirate alla serie classica, in primis la nuova "Pegasus Fantasy".
In conclusione trovo che "Omega" sia un valido lavoro, due spanne sotto la serie classica, ma già il fatto di non sfigurare troppo e di continuare dignitosamente la storia di un pezzo da novanta dell'animazione costituisce già una grande vittoria. Certo, si può obiettare che "Episode G" e "Canvas" siano di livello superiore, ma essi, a mio avviso, sono volutamente legati alla serie classica, mentre qui si cerca invece di innovare nella continuità, di uscire dal seminato pur restando nella tradizione, e non è facile dire se sia un bene o un male o se sia stato fatto bene.
Del resto è un gran piacere rivedere i vecchi amici e sapere cosa sia successo loro dopo, anche se non capisco perché si parli di tutti meno che di Castalia. E complimenti ad Asher che diventa fortissimo e una tirata di capelli agli autori, che non fanno indossare al nostro amato biondino l'armatura di "Acquarius". In conclusione, dato che la seconda serie merita di più, la prima di meno, (ma almeno c'è Aria a salvarla) voglio dare un voto pari a 8.
"Saint Seiya Omega" è una serie anime del 2012 che tenta di riportare in auge il mito di "Saint Seiya", con una nuova storia per una nuova generazione di spettatori.
"Saint Seiya" in questi ultimi anni ha vissuto un periodo di rinnovata giovinezza, grazie ai suoi spin off manga più o meno riusciti e al sequel del manga originale realizzato dal suo creatore originale. Ma si sa, non tutte le ciambelle vengono con il buco, ed è questo caso di "Saint Seiya Omega".
La serie, ambientata anni dopo la fine dell'originale, si pone come ipotetico sequel delle avventure di Seiya e dei suoi compagni cavalieri fedeli alla dea Athena. Una nuova generazione di Saint è pronta a indossare i cloth abbinati alle varie costellazioni, e in particolare il protagonista è Kouga, misterioso orfano cresciuto amorevolmente da Saori, che viene addestrato per diventare il nuovo Saint di Pegasus. Insieme ai suoi compagni si ritroverà a fronteggiare le forze del male, impersonificate da dei malvagi che vogliono, come al solito, mondare la Terra dalla razza umana.
La serie è lunga ben novantasette (97) episodi, ed è divisa in due stagioni.
La trama alla base non è per niente originale, e già dai primi episodi mostra diversi punti deboli e una cronica mancanza di idee nuove. Su tutto, proprio i personaggi protagonisti, la nuova generazione di Saint che non fa altro che far rimpiangere i vecchi protagonisti. Non mi starò a soffermare a fare la descrizione di tutti, anche perché sono tutti molto stereotipati e per nulla carismatici, e in parole più povere, delle copie mal riuscite dei Saint precedenti. Infatti, gli unici episodi davvero interessanti di tutto l'anime sono quelli in cui i "vecchi" Saint, aka Seiya e company, fanno qualche comparsata, dimostrando con poche battute la pochezza della nuova generazione sulle cui spalle grava il destino del mondo.
Uno dei problemi maggiori dell'anime è la sceneggiatura dei vari episodi. La narrazione è gestita molto malamente. I personaggi parlano e perdono tempo inutilmente, fino a pochi minuti dalla fine, poi si ricordano che devono anche combattere. E i combattimenti, anche quelli importanti, durano pochissimo, di solito sempre un solo episodio, raramente due. Pieni di animazioni riciclate, si limitano a mostrarci i vari personaggi che le prendono per tutto l'episodio per poi ribaltare completamente le cose con l'unico colpo che sono in grado di lanciare.
Qualitativamente la serie è piena di alti e bassi. Su novantasette episodi c'è qualche episodio disegnato e animato ottimamente, ma si contano sulle dita di una mano. La maggior parte sono nella media, ma ce ne solo alcuni che sembrano davvero fatti con un budget di dieci euro.
Il character design scelto si è rivelato inadatto al tipo di storia. Per la prima parte della serie si aveva uno stile che ricordava molto quello di "Heartcatch Pretty Cure" - mi pare che il disegnatore fosse proprio lo stesso. Funzionava bene per "Pretty Cure", che era una serie con ragazzine che combattevano, ma con i Saint non ci azzeccava nulla. Non parliamo poi dei cloth che sembravano delle tutine aderenti e la pessima idea dei cloth racchiusi nei ciondoli di pietre preziose (come in un majokko qualunque).
Per fortuna se ne sono accorti anche in Giappone, e per la seconda parte dell'anime è stato cambiato lo stile di disegno, reso più simile a quello del compianto Shingo Araki. Non ci arriva ancora, ma il miglioramento c'è e si vede. Purtroppo, però, con il cambio dello stile è arrivato un nuovo redesign dei cloth dei personaggi, che, se possibile, sono stati resi ancora più brutti e pacchiani, e che non hanno nulla più a che vedere con gli splendidi modelli di partenza dell'anime classico. Chissà perché l'hanno fatto? C'era davvero bisogno di cambiare i cloth? No, non c'era, ma bisogna far fruttare la serie e bisogna vendere nuovi myth cloth.
L'unica parte davvero riuscita di tutto l'anime è l'aspetto audio. Tra doppiaggio e musiche è l'unica cosa che non si può criticare della serie. Tutti i doppiatori dei nuovi personaggi se la cavano davvero bene, ma i migliori sono i doppiatori dei vecchi personaggi, come Furuya, che torna a interpretare il ruolo di Seiya, dopo averlo perso negli OAV della serie sulla saga di Hades.
Le musiche sono sempre molto coinvolgenti e ben azzeccate per tutte le scene che accompagnano, e le sigle, solo opening (per qualche motivo l'anime va in onda senza sigla finale), sono tutte molto orecchiabili e piene di energia. Da segnalare la presenza della storica "Pegasus Fantasy", qui proposta come prima sigla in una nuova versione e in versione strumentale durante i momenti salienti dell'anime.
Ora, il momento delle considerazioni personali.
So che l'unico motivo che mi ha spinto a guardare l'anime è stato il titolo. Solo quello. E' lo stesso motivo che mi ha spinto a comprare gli spin off in formato manga, e sempre per questo motivo so che, se dovesse uscire un nuovo anime su Saint Seiya (spero di no, sinceramente), guarderei pure quello. Ciò non significa che automaticamente debba apprezzarlo.
Questo "Saint Seiya Omega" si è rivelato alla fine, titolo a parte, un anime mediocre, con una storia di stampo shonen molto semplice, priva di qualsiasi colpo di scena degno di tale nome, e con personaggi mal caratterizzati e perfino odiosi in alcuni casi (o ridicoli... Haruto, sto parlando di te).
Un enorme riciclo di idee, che però non ha portato al risultato sperato.
L'anime potrà anche portare il nome di "Saint Seiya", ma non vale nemmeno la metà della serie originale, sia per la trama che per la qualità tecnica.
Se siete fan di Seiya, Shiryu, Hyoga, Shun e Ikki, state alla larga da questo inutile e apocrifo sequel.
"Saint Seiya" in questi ultimi anni ha vissuto un periodo di rinnovata giovinezza, grazie ai suoi spin off manga più o meno riusciti e al sequel del manga originale realizzato dal suo creatore originale. Ma si sa, non tutte le ciambelle vengono con il buco, ed è questo caso di "Saint Seiya Omega".
La serie, ambientata anni dopo la fine dell'originale, si pone come ipotetico sequel delle avventure di Seiya e dei suoi compagni cavalieri fedeli alla dea Athena. Una nuova generazione di Saint è pronta a indossare i cloth abbinati alle varie costellazioni, e in particolare il protagonista è Kouga, misterioso orfano cresciuto amorevolmente da Saori, che viene addestrato per diventare il nuovo Saint di Pegasus. Insieme ai suoi compagni si ritroverà a fronteggiare le forze del male, impersonificate da dei malvagi che vogliono, come al solito, mondare la Terra dalla razza umana.
La serie è lunga ben novantasette (97) episodi, ed è divisa in due stagioni.
La trama alla base non è per niente originale, e già dai primi episodi mostra diversi punti deboli e una cronica mancanza di idee nuove. Su tutto, proprio i personaggi protagonisti, la nuova generazione di Saint che non fa altro che far rimpiangere i vecchi protagonisti. Non mi starò a soffermare a fare la descrizione di tutti, anche perché sono tutti molto stereotipati e per nulla carismatici, e in parole più povere, delle copie mal riuscite dei Saint precedenti. Infatti, gli unici episodi davvero interessanti di tutto l'anime sono quelli in cui i "vecchi" Saint, aka Seiya e company, fanno qualche comparsata, dimostrando con poche battute la pochezza della nuova generazione sulle cui spalle grava il destino del mondo.
Uno dei problemi maggiori dell'anime è la sceneggiatura dei vari episodi. La narrazione è gestita molto malamente. I personaggi parlano e perdono tempo inutilmente, fino a pochi minuti dalla fine, poi si ricordano che devono anche combattere. E i combattimenti, anche quelli importanti, durano pochissimo, di solito sempre un solo episodio, raramente due. Pieni di animazioni riciclate, si limitano a mostrarci i vari personaggi che le prendono per tutto l'episodio per poi ribaltare completamente le cose con l'unico colpo che sono in grado di lanciare.
Qualitativamente la serie è piena di alti e bassi. Su novantasette episodi c'è qualche episodio disegnato e animato ottimamente, ma si contano sulle dita di una mano. La maggior parte sono nella media, ma ce ne solo alcuni che sembrano davvero fatti con un budget di dieci euro.
Il character design scelto si è rivelato inadatto al tipo di storia. Per la prima parte della serie si aveva uno stile che ricordava molto quello di "Heartcatch Pretty Cure" - mi pare che il disegnatore fosse proprio lo stesso. Funzionava bene per "Pretty Cure", che era una serie con ragazzine che combattevano, ma con i Saint non ci azzeccava nulla. Non parliamo poi dei cloth che sembravano delle tutine aderenti e la pessima idea dei cloth racchiusi nei ciondoli di pietre preziose (come in un majokko qualunque).
Per fortuna se ne sono accorti anche in Giappone, e per la seconda parte dell'anime è stato cambiato lo stile di disegno, reso più simile a quello del compianto Shingo Araki. Non ci arriva ancora, ma il miglioramento c'è e si vede. Purtroppo, però, con il cambio dello stile è arrivato un nuovo redesign dei cloth dei personaggi, che, se possibile, sono stati resi ancora più brutti e pacchiani, e che non hanno nulla più a che vedere con gli splendidi modelli di partenza dell'anime classico. Chissà perché l'hanno fatto? C'era davvero bisogno di cambiare i cloth? No, non c'era, ma bisogna far fruttare la serie e bisogna vendere nuovi myth cloth.
L'unica parte davvero riuscita di tutto l'anime è l'aspetto audio. Tra doppiaggio e musiche è l'unica cosa che non si può criticare della serie. Tutti i doppiatori dei nuovi personaggi se la cavano davvero bene, ma i migliori sono i doppiatori dei vecchi personaggi, come Furuya, che torna a interpretare il ruolo di Seiya, dopo averlo perso negli OAV della serie sulla saga di Hades.
Le musiche sono sempre molto coinvolgenti e ben azzeccate per tutte le scene che accompagnano, e le sigle, solo opening (per qualche motivo l'anime va in onda senza sigla finale), sono tutte molto orecchiabili e piene di energia. Da segnalare la presenza della storica "Pegasus Fantasy", qui proposta come prima sigla in una nuova versione e in versione strumentale durante i momenti salienti dell'anime.
Ora, il momento delle considerazioni personali.
So che l'unico motivo che mi ha spinto a guardare l'anime è stato il titolo. Solo quello. E' lo stesso motivo che mi ha spinto a comprare gli spin off in formato manga, e sempre per questo motivo so che, se dovesse uscire un nuovo anime su Saint Seiya (spero di no, sinceramente), guarderei pure quello. Ciò non significa che automaticamente debba apprezzarlo.
Questo "Saint Seiya Omega" si è rivelato alla fine, titolo a parte, un anime mediocre, con una storia di stampo shonen molto semplice, priva di qualsiasi colpo di scena degno di tale nome, e con personaggi mal caratterizzati e perfino odiosi in alcuni casi (o ridicoli... Haruto, sto parlando di te).
Un enorme riciclo di idee, che però non ha portato al risultato sperato.
L'anime potrà anche portare il nome di "Saint Seiya", ma non vale nemmeno la metà della serie originale, sia per la trama che per la qualità tecnica.
Se siete fan di Seiya, Shiryu, Hyoga, Shun e Ikki, state alla larga da questo inutile e apocrifo sequel.
A mio avviso, fin qui è il migliore spin-off di Saint Seiya. Gli ingredienti sono quelli della serie classica: gruppo di protagonisti coeso, struttura della storia simile (torneo tra Bronze Saint, capitolo contro i Silver Saint, scalata delle dodici case), Athena inerme e in pericolo. Anche la regia e a volte le inquadrature ricordano la serie anni '80. I rimandi alla serie classica sono ben studiati, e la scusa per cui i vecchi protagonisti sono personaggi di secondo piano è accettabile.
Certo, non è il Saint Seiya classico e qualcosa manca nel carisma dei personaggi, in particolare dei Gold Saint e di Mars, ma da appassionato di lunga data non volevo vedere un tentativo d'imitazione ma qualcosa che ricordasse vagamente la vecchia serie con i pregi dell'anime moderno. Il vecchio aveva punte di altissimo livello grafico negli episodi di Araki, ma anche crolli di qualità; questo è più costante. Promosso.
Certo, non è il Saint Seiya classico e qualcosa manca nel carisma dei personaggi, in particolare dei Gold Saint e di Mars, ma da appassionato di lunga data non volevo vedere un tentativo d'imitazione ma qualcosa che ricordasse vagamente la vecchia serie con i pregi dell'anime moderno. Il vecchio aveva punte di altissimo livello grafico negli episodi di Araki, ma anche crolli di qualità; questo è più costante. Promosso.
ATTENZIONE: La recensione tratta solo la prima parte dell'anime; la valutazione riguarda gli episodi dall'1 fino al 51
Masami Kurumada è un furbone, ma questo lo sapevamo già.
Come oramai noto anche alle pietre, l'autore del celeberrimo Saint Seiya decise, a quasi dieci anni di distanza dalla fine della sua opera magna, di rilanciare il brand con la pubblicazione nel 2003 di ben due spin off: Saint Seiya Episode G e Saint Seiya: The Lost Canvas. Entrambi ebbero un discreto successo, che portò anche, nel caso della seconda, alla realizzazione di una serie animata. Sulla scia di questo successo la Toei Animation ha pensato bene di lanciare una serie nuova di zecca, quasi del tutto dislocata da quella originale e che porta lo spettatore quasi venti anni avanti nel tempo. Stiamo parlando ovviamente di Saint Seiya Omega.
Nato per avvicinare il marchio alle nuove generazioni, Saint Seiya Omega si avvale fin da subito di un cast di produzione degno di nota, fra cui i già noti Yoshihiko Umakoshi (Cassehern Sins, Fullmetal Alchemist) e Reiko Yoshida (K-On!), responsabili rispettivamente di character design e sceneggiatura. Avendo avuto carta bianca da parte dello stesso Kurumada, gli autori di questa nuova serie decidono, saggiamente, di gettarsi alle spalle quasi tutto ciò che rappresentava il vecchio universo narrativo, mantenendo attivi solo i personaggi di Athena e Seiya (ora nelle vesti del Gold Saint di Sagittario). Ma andiamo con ordine.
Ambientato in un futuro imprecisato, le vicende ruotano attorno alla figura di Kouga (o Kōga, che dir si voglia), futuro Bronze Saint allevato dalla stessa dea Athena e dal passato avvolto nel mistero. Al fine di divenire il nuovo Saint di Pegaso, Kouga viene mandato a Palestra (?), un enorme complesso dove i giovani Saint si allenano per conquistare di diritto l'armatura a loro predestinata. Qui Kouga farà conoscenza e amicizia con altri ragazzi, fra cui Souma del Leone Minore, Yuna dell'Aquila e Ryuhou del Dragone (quest'ultimo, fra l'altro, figlio naturale di Shiryu). Un pericolo però minaccia la pace sulla Terra: il ritorno sulla Terra del dio Mars e il suo diabolico piano per conquistare il mondo.
Fin da subito si nota una certa volontà da parte della produzione di voler dare un taglio netto alla serie madre, con alcuni espedienti narrativi che hanno fatto storcere non di poco il naso ai puristi della serie. Parliamo ovviamente dell'introduzione degli elementi - sette per la precisione: fuoco, terra, aria, acqua, fulmine (?), luce (?!) e tenebra (?!?) - e del nuovo design delle Cloths, seguito a ruota dal nuovo sistema per evocarle (cristalli... chi di noi non ha subito pensato alle svariate maghe e maghette tanto care al pubblico nipponico? Suvvia, siate sinceri!). Fatto il dovuto preambolo, la serie può essere strutturata sommariamente in due grossi blocchi narrativi, che vanno rispettivamente dall'episodio 1 al 26 e dal 27 al 51. La prima parte tratta le vicende inerenti alla nuova Athena, una giovane ragazza di nome Aria legata a Kouga per via delle loro origini, e della conquista della Terra da parte di Mars; la seconda mostrerà la battaglia per sconfiggere il dio della guerra e sventare il suo piano per la creazione di un nuovo mondo.
In entrambi i blocchi le animazioni e le musiche (curate dal bravissimo, quanto ispirato, Toshihiko Sahashi) sono le uniche cose che mantengono una certa costanza e qualità, a differenza della regia e della sceneggiatura, che, a conti fatti, sono il vero punto debole di questa nuova serie.
Partiamo dal presupposto che Saint Seiya a modo suo ha sempre avuto una certa fedeltà a quello che era il mito greco e che, senza grossi stravolgimenti, riusciva a ripercorrere le sue vicende in modo coerente. In Saint Seiya Omega questo non succede e anche piccoli dettagli, come il nome di Ares ingiustificatamente tramutato in Mars, stonano e rendono il risultato finale abbastanza grottesco e posticcio. Stesso dicasi per quelle fastidiose puntate filler che hanno la pretesa di risultare comiche, ma che di comico non hanno un bel niente. Di tanto in tanto fanno una comparsa anche alcuni personaggi del passato, ma è troppo poco per salvare ben ventisei episodi che, fatta eccezione per i momenti cruciali della storia, navigano nella mediocrità più totale.
Ben diversa è la caratura della seconda parte, che vede la nascita di un nuovo Santuario e lo scontro con i nuovi Gold Saints ora al servizio del dio Mars (non vado nello specifico per evitare spoiler). Sorvolando sulla banalità del riproporre l'attraversamento delle dodici case (fantasia portami via), questo secondo blocco narrativo ha la fortuna di non avere fastidiosi filler e, nonostante la pessima regia, riesce a mantenere un certo ritmo negli eventi. Ciò che viene meno è la caratterizzazione dei personaggi, troppo ridondanti, tutti con la spasmodica necessità di raccontare le proprie storie – banalissime, fra le altre cose - e tutti liquidati con troppa fretta con combattimenti al limite del ridicolo. Questo non solo per i nuovi Gold Saints, ma anche per i due co-protagonisti che andranno ad aggiungersi al quartetto sopracitato (Haruto del Lupo, ovvero il ninja de no' altri, e Eden di Orione, figlio naturale della nuova incarnazione di Mars). Una fretta narrativa che va a ledere il fattore caratteristico e vincente dell'intera saga, nonché degli shonen: la crescita. I Bronze Saints difatti arrivano troppo velocemente al settimo senso e privano lo spettatore di quel clima di sacrificio estremo e del fattore "miracolo" che aveva caratterizzato i precedenti protagonisti della serie, Seiya in primis. Il finale merita una considerazione a parte, in quanto l'idea di un'entità nascosta da un'altra è sì avvincente, ma come tutto il resto della serie viene sviluppata con troppa fretta, privando di nuovo lo spettatore di suspense.
Quali conclusioni possiamo trarre dunque da questa prima parte di Saint Seiya Omega? Tutto e nulla, a conti fatti. Ci troviamo indubbiamente dinanzi a un lavoro tecnicamente valido, che si avvale di ottime animazioni, forse le uniche sul mercato capaci di non far rimpiangere quel mostro sacro che portava il nome di Shingo Araki, accompagnate da una colonna sonora veramente superba; ciò non basta però a fare una altrettanto buona serie, se poi la cosa più importante, ovvero la narrazione, viene meno. Il costante senso di superficialità e fretta non permette di far godere allo spettatore le nuove idee e relega il tutto nel limbo della "commercialata". Un peccato, visto che con un po' più di attenzione ora staremmo parlando di una serie più che buona, ma allo stato attuale delle cose a stento si raggiunge la sufficienza. Occasione sprecata.
Masami Kurumada è un furbone, ma questo lo sapevamo già.
Come oramai noto anche alle pietre, l'autore del celeberrimo Saint Seiya decise, a quasi dieci anni di distanza dalla fine della sua opera magna, di rilanciare il brand con la pubblicazione nel 2003 di ben due spin off: Saint Seiya Episode G e Saint Seiya: The Lost Canvas. Entrambi ebbero un discreto successo, che portò anche, nel caso della seconda, alla realizzazione di una serie animata. Sulla scia di questo successo la Toei Animation ha pensato bene di lanciare una serie nuova di zecca, quasi del tutto dislocata da quella originale e che porta lo spettatore quasi venti anni avanti nel tempo. Stiamo parlando ovviamente di Saint Seiya Omega.
Nato per avvicinare il marchio alle nuove generazioni, Saint Seiya Omega si avvale fin da subito di un cast di produzione degno di nota, fra cui i già noti Yoshihiko Umakoshi (Cassehern Sins, Fullmetal Alchemist) e Reiko Yoshida (K-On!), responsabili rispettivamente di character design e sceneggiatura. Avendo avuto carta bianca da parte dello stesso Kurumada, gli autori di questa nuova serie decidono, saggiamente, di gettarsi alle spalle quasi tutto ciò che rappresentava il vecchio universo narrativo, mantenendo attivi solo i personaggi di Athena e Seiya (ora nelle vesti del Gold Saint di Sagittario). Ma andiamo con ordine.
Ambientato in un futuro imprecisato, le vicende ruotano attorno alla figura di Kouga (o Kōga, che dir si voglia), futuro Bronze Saint allevato dalla stessa dea Athena e dal passato avvolto nel mistero. Al fine di divenire il nuovo Saint di Pegaso, Kouga viene mandato a Palestra (?), un enorme complesso dove i giovani Saint si allenano per conquistare di diritto l'armatura a loro predestinata. Qui Kouga farà conoscenza e amicizia con altri ragazzi, fra cui Souma del Leone Minore, Yuna dell'Aquila e Ryuhou del Dragone (quest'ultimo, fra l'altro, figlio naturale di Shiryu). Un pericolo però minaccia la pace sulla Terra: il ritorno sulla Terra del dio Mars e il suo diabolico piano per conquistare il mondo.
Fin da subito si nota una certa volontà da parte della produzione di voler dare un taglio netto alla serie madre, con alcuni espedienti narrativi che hanno fatto storcere non di poco il naso ai puristi della serie. Parliamo ovviamente dell'introduzione degli elementi - sette per la precisione: fuoco, terra, aria, acqua, fulmine (?), luce (?!) e tenebra (?!?) - e del nuovo design delle Cloths, seguito a ruota dal nuovo sistema per evocarle (cristalli... chi di noi non ha subito pensato alle svariate maghe e maghette tanto care al pubblico nipponico? Suvvia, siate sinceri!). Fatto il dovuto preambolo, la serie può essere strutturata sommariamente in due grossi blocchi narrativi, che vanno rispettivamente dall'episodio 1 al 26 e dal 27 al 51. La prima parte tratta le vicende inerenti alla nuova Athena, una giovane ragazza di nome Aria legata a Kouga per via delle loro origini, e della conquista della Terra da parte di Mars; la seconda mostrerà la battaglia per sconfiggere il dio della guerra e sventare il suo piano per la creazione di un nuovo mondo.
In entrambi i blocchi le animazioni e le musiche (curate dal bravissimo, quanto ispirato, Toshihiko Sahashi) sono le uniche cose che mantengono una certa costanza e qualità, a differenza della regia e della sceneggiatura, che, a conti fatti, sono il vero punto debole di questa nuova serie.
Partiamo dal presupposto che Saint Seiya a modo suo ha sempre avuto una certa fedeltà a quello che era il mito greco e che, senza grossi stravolgimenti, riusciva a ripercorrere le sue vicende in modo coerente. In Saint Seiya Omega questo non succede e anche piccoli dettagli, come il nome di Ares ingiustificatamente tramutato in Mars, stonano e rendono il risultato finale abbastanza grottesco e posticcio. Stesso dicasi per quelle fastidiose puntate filler che hanno la pretesa di risultare comiche, ma che di comico non hanno un bel niente. Di tanto in tanto fanno una comparsa anche alcuni personaggi del passato, ma è troppo poco per salvare ben ventisei episodi che, fatta eccezione per i momenti cruciali della storia, navigano nella mediocrità più totale.
Ben diversa è la caratura della seconda parte, che vede la nascita di un nuovo Santuario e lo scontro con i nuovi Gold Saints ora al servizio del dio Mars (non vado nello specifico per evitare spoiler). Sorvolando sulla banalità del riproporre l'attraversamento delle dodici case (fantasia portami via), questo secondo blocco narrativo ha la fortuna di non avere fastidiosi filler e, nonostante la pessima regia, riesce a mantenere un certo ritmo negli eventi. Ciò che viene meno è la caratterizzazione dei personaggi, troppo ridondanti, tutti con la spasmodica necessità di raccontare le proprie storie – banalissime, fra le altre cose - e tutti liquidati con troppa fretta con combattimenti al limite del ridicolo. Questo non solo per i nuovi Gold Saints, ma anche per i due co-protagonisti che andranno ad aggiungersi al quartetto sopracitato (Haruto del Lupo, ovvero il ninja de no' altri, e Eden di Orione, figlio naturale della nuova incarnazione di Mars). Una fretta narrativa che va a ledere il fattore caratteristico e vincente dell'intera saga, nonché degli shonen: la crescita. I Bronze Saints difatti arrivano troppo velocemente al settimo senso e privano lo spettatore di quel clima di sacrificio estremo e del fattore "miracolo" che aveva caratterizzato i precedenti protagonisti della serie, Seiya in primis. Il finale merita una considerazione a parte, in quanto l'idea di un'entità nascosta da un'altra è sì avvincente, ma come tutto il resto della serie viene sviluppata con troppa fretta, privando di nuovo lo spettatore di suspense.
Quali conclusioni possiamo trarre dunque da questa prima parte di Saint Seiya Omega? Tutto e nulla, a conti fatti. Ci troviamo indubbiamente dinanzi a un lavoro tecnicamente valido, che si avvale di ottime animazioni, forse le uniche sul mercato capaci di non far rimpiangere quel mostro sacro che portava il nome di Shingo Araki, accompagnate da una colonna sonora veramente superba; ciò non basta però a fare una altrettanto buona serie, se poi la cosa più importante, ovvero la narrazione, viene meno. Il costante senso di superficialità e fretta non permette di far godere allo spettatore le nuove idee e relega il tutto nel limbo della "commercialata". Un peccato, visto che con un po' più di attenzione ora staremmo parlando di una serie più che buona, ma allo stato attuale delle cose a stento si raggiunge la sufficienza. Occasione sprecata.
"Saint Seiya Omega" è una serie spin-off della leggendaria serie "Saint Seiya", seguito ufficiale dell'anime "Saint Seiya" (ma non del manga, il cui seguito è "Next Dimension"). Dopo il flop dell'anime "Lost Canvas", ecco una nuova saga targata Toei, la storica casa di animazione dei cavalieri, con cui Kurumada ha sempre collaborato.
La trama in breve: Atena viene rapita dal dio Mars e il nuovo saint di Pegasus di nome Kouga (insieme ad altri cinque nuovi bronze saint) intraprende un viaggio irto di pericoli e avversari per sconfiggere Mars ed il suo esercito di Martians; essi verranno anche aiutati da altri saint e in alcuni casi appariranno anche i mitici saint storici della storica serie. Alla fine giungeranno a combattere Mars in un nuova scalata alla dodici case contro dei nuovi gold saint. [Fine spoiler]
I disegni sono inferiori a quelli del mitico Shingo Araki ma comunque buoni, i combattimenti spesso sono brevi ma alcuni sono davvero ben fatti. La storia offre spunti nuovi ed è ricca di avvenimenti, anche se è piena di riferimenti e scopiazzature del primo storico anime "Saint Seiya". In definitiva un 6 se lo merita tutto, considerando che per me il primo storico anime "Saint Seiya" è da 10.
La trama in breve: Atena viene rapita dal dio Mars e il nuovo saint di Pegasus di nome Kouga (insieme ad altri cinque nuovi bronze saint) intraprende un viaggio irto di pericoli e avversari per sconfiggere Mars ed il suo esercito di Martians; essi verranno anche aiutati da altri saint e in alcuni casi appariranno anche i mitici saint storici della storica serie.
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)
I disegni sono inferiori a quelli del mitico Shingo Araki ma comunque buoni, i combattimenti spesso sono brevi ma alcuni sono davvero ben fatti. La storia offre spunti nuovi ed è ricca di avvenimenti, anche se è piena di riferimenti e scopiazzature del primo storico anime "Saint Seiya". In definitiva un 6 se lo merita tutto, considerando che per me il primo storico anime "Saint Seiya" è da 10.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Voto: 2. Perchè? Questa serie è un canovaccio di elementi messi alla rinfusa senza una logica; si parte con uno staff grafico che fa pena (le armature sembrano delle tute e le proporzioni sono sballate da sequenza a sequenza).
La trama la faceva meglio un bambino di dieci anni: Seiya e company hanno dovuto affrontare prove di rara crudeltà per diventare cavalieri e questi sfigati vanno a scuola e hanno le vacanze... Lasciando perdere il fatto che non ci sono più i 'pandora box' ma le 'cloth stone', l'idea degli elementi viene utilizzata per venticinque episodi per poi perdersi e rifare una scalata delle dodici case con dei gold ridicoli. Eccetto Kiki di Aries che ci può stare, abbiamo Paradox dei Gemelli fan di Sirio con un drago nascente rosa, e citiamo anche la battaglia più veloce alla casa di Virgo (nella serie classia Ikky si è praticamente suicidato con Shaka). Per non parlare dell'armatura dell'Acquario posseduta, che va al primo silver saint disponibile... Questo solo per citare alcuni elementi.
Ok, il target sarà anche più basso, ma si poteva far meglio, soprattutto per i protagonisti, che sono delle macchiette in questa storia in tutti i sensi (Kouga, poi, non ne parliamo...).
Insomma, visti anche gli ascolti in Giappone (bassi), questa serie è da vedere solo per ridere, nulla a che fare con la stupenda serie classica e il "Lost Canvas".
Voto: 2. Perchè? Questa serie è un canovaccio di elementi messi alla rinfusa senza una logica; si parte con uno staff grafico che fa pena (le armature sembrano delle tute e le proporzioni sono sballate da sequenza a sequenza).
La trama la faceva meglio un bambino di dieci anni: Seiya e company hanno dovuto affrontare prove di rara crudeltà per diventare cavalieri e questi sfigati vanno a scuola e hanno le vacanze... Lasciando perdere il fatto che non ci sono più i 'pandora box' ma le 'cloth stone', l'idea degli elementi viene utilizzata per venticinque episodi per poi perdersi e rifare una scalata delle dodici case con dei gold ridicoli. Eccetto Kiki di Aries che ci può stare, abbiamo Paradox dei Gemelli fan di Sirio con un drago nascente rosa, e citiamo anche la battaglia più veloce alla casa di Virgo (nella serie classia Ikky si è praticamente suicidato con Shaka). Per non parlare dell'armatura dell'Acquario posseduta, che va al primo silver saint disponibile... Questo solo per citare alcuni elementi.
Ok, il target sarà anche più basso, ma si poteva far meglio, soprattutto per i protagonisti, che sono delle macchiette in questa storia in tutti i sensi (Kouga, poi, non ne parliamo...).
Insomma, visti anche gli ascolti in Giappone (bassi), questa serie è da vedere solo per ridere, nulla a che fare con la stupenda serie classica e il "Lost Canvas".
Per scrivere questa recensione ho voluto vedermi tutti e ventisette gli episodi. La serie mi e piaciuta un sacco, anche se i disegni mi ricordano lo stile "Pretty Cure", ma a parte questo è guardabile; i personaggi sono ben fatti, ognuno con la propria personalità che durante i vari episodi cresce e matura, aumentando così anche il suo cosmo. Le puntante non sono noiose, anzi, sono fatte in modo che ogni personaggio abbia il suo spazio di crescita; e questo mi è piaciuto molto. Il personaggio principale Kouga è molto interessante, soprattutto quando ci vengono date le prime spiegazioni di un sacco di cose; c'è chi ha detto che Kouga é molto ripetitivo, ma anche Seiya lo era, e anche parecchio per chi avesse visto "I cavalieri dello Zodiaco - Le porte del Paradiso" - lì Seiya per tutta la durata ha continuato a ripetere le stesse cose, e per me è stata una fatica finirlo di vedere. Mentre qui Kouga è molto piacevole e per nulla ripetitivo (alcune volte, ma non sempre).
Parliamo ora delle armature, che peccano un po': sono belle, ben fatte, però mi danno l'impressione che sono attaccate addosso; la trovata delle pietre la potevano risparmiare (era molto più impressionante quando stavano nelle box, rispetto ad adesso). Sono carine, ma manca quel qualcosa che le rendeva uniche. Trovo carina la parte della trasformazione di ognuno di loro, anche se forse lì sono stati un po' ripetitivi; anche le armature dei Gold Saint non sono rifinite per niente, sembra oro lucido. Mi sarei aspettata qualcosa che mi facesse esclamare "Wow!", invece no; potevano lavorarci un po' di più.
Passiamo ora al cattivone di turno, Marte. Ma io dico: uno un po' più bello non lo potevano mettere? E’ bruttissimo, un vero mostro! Almeno Ade era un uomo affascinante. Potevano crearlo un pochino meglio: a volte creano personaggi cattivi che, quando li vedi, pensi che siano sprecati per quella parte, ma altre volte creano cattivoni brutti e orrendi. A parte Marte abbiamo anche Eden e Sonya, anche loro personaggi che crescono nelle varie puntate; Eden lo trovo molto interessante e, se posso dire la mia, è sprecato come parte cattiva!
Per il momento possiamo solo aspettare che gli episodi vadano avanti; diciamo che questi primi tenta episodi sono stati un antipasto per arrivare a tanti altri colpi di scena. Qui in questa prima fase abbiamo potuto conoscere meglio i personaggi; non potevano mancare i vecchi saint, vederli é stata veramente una bella cosa. Penso che ora l'anime prenda una piega diversa e sono sicura che arriverà a stupire ed emozionare; a me è successo con la prima puntata: dopo aver visto Seiya mi sono emozionata come una bambina.
Voglio chiudere la mia recensione dicendo solo una cosa: questa serie è sicuramente per le nuove generazioni, chi è abituato alla serie vecchia, dopo aver visto questa, si sarà sentito male; però anche gli anime cambiano e si rinnovano, bisogna solo abituarsi. Ragazzi, bruciate il vostro cosmo!
Parliamo ora delle armature, che peccano un po': sono belle, ben fatte, però mi danno l'impressione che sono attaccate addosso; la trovata delle pietre la potevano risparmiare (era molto più impressionante quando stavano nelle box, rispetto ad adesso). Sono carine, ma manca quel qualcosa che le rendeva uniche. Trovo carina la parte della trasformazione di ognuno di loro, anche se forse lì sono stati un po' ripetitivi; anche le armature dei Gold Saint non sono rifinite per niente, sembra oro lucido. Mi sarei aspettata qualcosa che mi facesse esclamare "Wow!", invece no; potevano lavorarci un po' di più.
Passiamo ora al cattivone di turno, Marte. Ma io dico: uno un po' più bello non lo potevano mettere? E’ bruttissimo, un vero mostro! Almeno Ade era un uomo affascinante. Potevano crearlo un pochino meglio: a volte creano personaggi cattivi che, quando li vedi, pensi che siano sprecati per quella parte, ma altre volte creano cattivoni brutti e orrendi. A parte Marte abbiamo anche Eden e Sonya, anche loro personaggi che crescono nelle varie puntate; Eden lo trovo molto interessante e, se posso dire la mia, è sprecato come parte cattiva!
Per il momento possiamo solo aspettare che gli episodi vadano avanti; diciamo che questi primi tenta episodi sono stati un antipasto per arrivare a tanti altri colpi di scena. Qui in questa prima fase abbiamo potuto conoscere meglio i personaggi; non potevano mancare i vecchi saint, vederli é stata veramente una bella cosa. Penso che ora l'anime prenda una piega diversa e sono sicura che arriverà a stupire ed emozionare; a me è successo con la prima puntata: dopo aver visto Seiya mi sono emozionata come una bambina.
Voglio chiudere la mia recensione dicendo solo una cosa: questa serie è sicuramente per le nuove generazioni, chi è abituato alla serie vecchia, dopo aver visto questa, si sarà sentito male; però anche gli anime cambiano e si rinnovano, bisogna solo abituarsi. Ragazzi, bruciate il vostro cosmo!
"Saint Seiya Omega" è la nuova serie dei Cavalieri dello Zodiaco in cui i protagonisti del passato (Pegasus & Co) sono presenti solo come maestri e icone di un glorioso passato ma non sono più i protagonisti della storia. I nuovi protagonisti sono alcuni nuovi e giovani cavalieri, alcuni dei quali, come Kouga, raccolgono l'eredità di Pegasus, mentre altri sono totalmente nuovi.
La storia narra di Mars (il dio Marte) che rapisce Atena (Saori) e instaura un nuovo mondo, ma per completarlo ha bisogno di spremere il cosmo della Terra, dei suoi cavalieri e abitanti. Costruisce una nuova torre di Babele, che trae direttamente energia dal mondo e dalle sue espressioni energetiche (gli elementi terra, fuoco, fulmine, acqua, ecc.). Questa suddivisione è ripresa anche dai Bronze Saint, in quanto ogni armatura è legata a un elemento e ogni elemento è inferiore ad uno e superiore a un altro, fatta eccezione per la luce (che è quella di Pegasus) e le tenebre (quelle di Mars). Alcuni cavalieri d'oro sono passati dalla parte di Mars, mentre altre glorie del passato sono rimaste vittima della contaminazione delle tenebre e non possono esprimere la loro piena potenza senza rischiare di rimanere soggiogati dalle tenebre.
L'anime nei primi episodi riprende in mano un tema caro agli anime, ovvero la scuola o l'istituto scolastico in cui i cavalieri imparano a diventare tali, ma si discosta quasi subito e diventa un lungo viaggio per la distruzione dei pilastri o torri che spremono il mondo degli elementi. I nuovi cavalieri, nonostante siano pochi e inferiori come potere, bellamente per un po' riescono a distruggere le torri e a mettere i bastoni tra le ruote a Mars - sarebbe bastato mettere a guardia delle torri invece che degli sfigati, qualche saint d'oro e sarebbe finito subito l'anime. Nonostante si possa fare della facile ironia sullo sviluppo narrativo della storia (mi sto trattenendo) e molti episodi rasentano la banalità narrativa, questo "Saint Seiya Omega" è un buon prodotto se pensato per dei ragazzi giovani (medie?), animato bene, con bei disegni.
Da fan di vecchia data lo guardo per scoprire che fine hanno fatto i protagonisti del passato e vedere se vi sono sviluppi futuri - in fondo nemmeno la prima serie era priva di difetti. Anche se non aggiunge nulla di più a ciò che abbiamo già visto in numerosissime serie, lo consiglio ai curiosi e a chi cerca qualcosa di leggero, ma non dovete pretendere troppo dalla storia. Voto 8 per il target a cui è dedicato.
La storia narra di Mars (il dio Marte) che rapisce Atena (Saori) e instaura un nuovo mondo, ma per completarlo ha bisogno di spremere il cosmo della Terra, dei suoi cavalieri e abitanti. Costruisce una nuova torre di Babele, che trae direttamente energia dal mondo e dalle sue espressioni energetiche (gli elementi terra, fuoco, fulmine, acqua, ecc.). Questa suddivisione è ripresa anche dai Bronze Saint, in quanto ogni armatura è legata a un elemento e ogni elemento è inferiore ad uno e superiore a un altro, fatta eccezione per la luce (che è quella di Pegasus) e le tenebre (quelle di Mars). Alcuni cavalieri d'oro sono passati dalla parte di Mars, mentre altre glorie del passato sono rimaste vittima della contaminazione delle tenebre e non possono esprimere la loro piena potenza senza rischiare di rimanere soggiogati dalle tenebre.
L'anime nei primi episodi riprende in mano un tema caro agli anime, ovvero la scuola o l'istituto scolastico in cui i cavalieri imparano a diventare tali, ma si discosta quasi subito e diventa un lungo viaggio per la distruzione dei pilastri o torri che spremono il mondo degli elementi. I nuovi cavalieri, nonostante siano pochi e inferiori come potere, bellamente per un po' riescono a distruggere le torri e a mettere i bastoni tra le ruote a Mars - sarebbe bastato mettere a guardia delle torri invece che degli sfigati, qualche saint d'oro e sarebbe finito subito l'anime. Nonostante si possa fare della facile ironia sullo sviluppo narrativo della storia (mi sto trattenendo) e molti episodi rasentano la banalità narrativa, questo "Saint Seiya Omega" è un buon prodotto se pensato per dei ragazzi giovani (medie?), animato bene, con bei disegni.
Da fan di vecchia data lo guardo per scoprire che fine hanno fatto i protagonisti del passato e vedere se vi sono sviluppi futuri - in fondo nemmeno la prima serie era priva di difetti. Anche se non aggiunge nulla di più a ciò che abbiamo già visto in numerosissime serie, lo consiglio ai curiosi e a chi cerca qualcosa di leggero, ma non dovete pretendere troppo dalla storia. Voto 8 per il target a cui è dedicato.
Sicuramente ciò che pesa sulle spalle di quest'anime - che lo porta così a essere aspramente criticato - è l'immensa eredità del passato, ovvero della prima classica serie di Saint Seiya, chiamata (in modo inappropriato) con il titolo de "I Cavalieri dello Zodiaco" qui in Italia. Dunque si parla certamente di una serie che ha fatto sognare molti dei fan che oggi criticano questo Omega, una serie che è entrata meritatamente nell'olimpo degli anime e che aveva dalla sua una storia presa dalla versione cartacea di Kurumada (bravo più a scrivere che a disegnare, per me) e il tratto inconfondibile di quel grande che si chiamava Shingo Araki.
"Saint Seiya Omega" invece è uno spin-off ideato a tavolino dai produttori stessi dell'anime e che non vanta il chara design di Araki, per ovvie e tristi ragioni, e non ha alle spalle, purtroppo, nessun manga. Quindi, a parer mio, quello che rende quest'anime criticabile agli occhi dei fan puristi dei Saint Seiya è l'enorme eredità lasciatagli che difficilmente può essere raggiunta o superata - ma davvero qualcuno credeva che potesse superarla? -, e che così pesa come un macigno su questa nuova serie.
Questo, però, a mio modo di vedere, è un anime che non è partito con il presupposto di voler far contenti i vecchi fan della serie, ma che vuole solo radunarne di nuovi intorno a questo titolo, fan appartenenti alla nuova generazione i quali non erano ancora nati all'epoca della prima classica serie TV, che tutti noi invece conosciamo. Inoltre, sempre secondo me, dovremmo essere felici che "Saint Seiya Omega" possa far conoscere il mito dei saint ai giovani e, forse, spingerli anche a visionare la prima vera serie del 1986. Per questo motivo, ben vengano serie di questo genere.
Detto tutto questo, da recensore neutrale (quindi non da fan) non vedo questa serie come un qualcosa di scandaloso o come un disastro di proporzioni bibliche. Certamente non è un capolavoro, ma è godibile e parte in maniera abbastanza convincente, gettando già delle basi per l'intera storia che ci verrà narrata in seguito (introducendo anche delle novità).
Per chi si lamenta della trama (o dello schema imposto alla storia), forse non pensa che, essendo questa una serie che viene proprio da quella classica del 1986, ovviamente ha ereditato insieme ai pregi anche i suoi difetti. Quindi, secondo questo mio personalissimo pensiero, è più che normale che anche qui si parlerà della solita salvezza di Atena e del solito nemico divino da fermare, visto che questo è un difetto (se si può parlare di difetto) del titolo in sé; infatti basti pensare agli altri recenti titoli dedicati ai saint, i quali hanno lo stesso schema di base. Visto che alla radice si è concepita un'opera dalla struttura narrativa monotona, automaticamente ritroveremo questa struttura anche qui, e allora di cosa ci stupiamo? "Saint Seiya" è un titolo che tratta la classica lotta per la giustizia, la salvezza della propria dea e dell'umanità, dunque non vedo perché anche questa serie non debba utilizzare la stessa struttura di base; struttura sicuramente monotona, come detto, ma per questa mancanza di originalità è da "incolpare", in questo solo caso, proprio la famosa e classica prima serie che, al di là dei grandi valori morali mostrati e insegnati, poi non è che fosse una cima in fatto di originalità nel narrare le vicende, e questo ricade anche su questo seguito, ovviamente. Ora giustamente si potrebbe chiedere: ma perché non provare a cambiare? Rispondo con un'altra domanda, anche se non è il modo migliore per rispondere, ma è un modo per far riflettere, nel mio piccolo: perché si deve cambiare un qualcosa che lo stesso Kurumada (l'autore dell'opera, quindi), a distanza di anni, non vuole cambiare?
Detto questo, per quanto riguarda il lato tecnico, da quel poco che ho visto, la serie non è per niente male e le musiche sono ovviamente ispirate a quelle delle passate serie, tra cui spicca l'opening storica "Pegasus Fantasy".
Mentre il nuovo disegnatore dal canto suo non ha fatto un brutto lavoro, anzi in qualche modo richiama il tratto classico della serie, ma attenzione: non sto paragonando dicendo che questo disegnatore sia bravo quanto o come Shingo Araki (quest'ultimo era inarrivabile ed era unico e inimitabile!), ma questo disegnatore sa il fatto suo, non è di certo un incapace. Quindi il chara design mi è piaciuto, seppure reso in maniera più infantile, così come le animazioni e gli effetti utilizzati.
Per concludere, "Saint Seiya Omega" è una serie solo indicata alle nuove generazioni e come tale va presa. Sicuramente ha dei difetti, alcuni dei quali sono ereditati dalla serie classica (ci tengo a ricordarlo), ma condannarla mi sembra eccessivo, anche perché non insulta l'opera originale, ma cerca solo di ricordarla cercando di ricrearne lo stesso spirito e mito che alcuni fan, al contrario di altri, le hanno riconosciuto.
Personalmente preferisco di gran lunga "The Lost Canvas", la quale è una serie che mi piace anche più di quella classica; dunque, anche per mancanza di tempo, preferisco concludere quella serie e mettere da parte questa che comunque sia ha mostrato delle buone cose, almeno per i miei gusti personalissimi, però le priorità sono altre.
Un consiglio, prima di chiudere: se non avete conosciuto la prima serie del 1986, per varie ragioni, "Saint Seiya Omega" può esservi utile per iniziare a masticare questo titolo, ma se vi piace (o non vi piace) vi invito, in qualunque caso, a recuperare quella prima serie che fece sognare un'intera generazione, poiché essa è ormai divenuta una leggenda dell'animazione giapponese ed è un peccato mortale non guardarla almeno una volta.
"Saint Seiya Omega" invece è uno spin-off ideato a tavolino dai produttori stessi dell'anime e che non vanta il chara design di Araki, per ovvie e tristi ragioni, e non ha alle spalle, purtroppo, nessun manga. Quindi, a parer mio, quello che rende quest'anime criticabile agli occhi dei fan puristi dei Saint Seiya è l'enorme eredità lasciatagli che difficilmente può essere raggiunta o superata - ma davvero qualcuno credeva che potesse superarla? -, e che così pesa come un macigno su questa nuova serie.
Questo, però, a mio modo di vedere, è un anime che non è partito con il presupposto di voler far contenti i vecchi fan della serie, ma che vuole solo radunarne di nuovi intorno a questo titolo, fan appartenenti alla nuova generazione i quali non erano ancora nati all'epoca della prima classica serie TV, che tutti noi invece conosciamo. Inoltre, sempre secondo me, dovremmo essere felici che "Saint Seiya Omega" possa far conoscere il mito dei saint ai giovani e, forse, spingerli anche a visionare la prima vera serie del 1986. Per questo motivo, ben vengano serie di questo genere.
Detto tutto questo, da recensore neutrale (quindi non da fan) non vedo questa serie come un qualcosa di scandaloso o come un disastro di proporzioni bibliche. Certamente non è un capolavoro, ma è godibile e parte in maniera abbastanza convincente, gettando già delle basi per l'intera storia che ci verrà narrata in seguito (introducendo anche delle novità).
Per chi si lamenta della trama (o dello schema imposto alla storia), forse non pensa che, essendo questa una serie che viene proprio da quella classica del 1986, ovviamente ha ereditato insieme ai pregi anche i suoi difetti. Quindi, secondo questo mio personalissimo pensiero, è più che normale che anche qui si parlerà della solita salvezza di Atena e del solito nemico divino da fermare, visto che questo è un difetto (se si può parlare di difetto) del titolo in sé; infatti basti pensare agli altri recenti titoli dedicati ai saint, i quali hanno lo stesso schema di base. Visto che alla radice si è concepita un'opera dalla struttura narrativa monotona, automaticamente ritroveremo questa struttura anche qui, e allora di cosa ci stupiamo? "Saint Seiya" è un titolo che tratta la classica lotta per la giustizia, la salvezza della propria dea e dell'umanità, dunque non vedo perché anche questa serie non debba utilizzare la stessa struttura di base; struttura sicuramente monotona, come detto, ma per questa mancanza di originalità è da "incolpare", in questo solo caso, proprio la famosa e classica prima serie che, al di là dei grandi valori morali mostrati e insegnati, poi non è che fosse una cima in fatto di originalità nel narrare le vicende, e questo ricade anche su questo seguito, ovviamente. Ora giustamente si potrebbe chiedere: ma perché non provare a cambiare? Rispondo con un'altra domanda, anche se non è il modo migliore per rispondere, ma è un modo per far riflettere, nel mio piccolo: perché si deve cambiare un qualcosa che lo stesso Kurumada (l'autore dell'opera, quindi), a distanza di anni, non vuole cambiare?
Detto questo, per quanto riguarda il lato tecnico, da quel poco che ho visto, la serie non è per niente male e le musiche sono ovviamente ispirate a quelle delle passate serie, tra cui spicca l'opening storica "Pegasus Fantasy".
Mentre il nuovo disegnatore dal canto suo non ha fatto un brutto lavoro, anzi in qualche modo richiama il tratto classico della serie, ma attenzione: non sto paragonando dicendo che questo disegnatore sia bravo quanto o come Shingo Araki (quest'ultimo era inarrivabile ed era unico e inimitabile!), ma questo disegnatore sa il fatto suo, non è di certo un incapace. Quindi il chara design mi è piaciuto, seppure reso in maniera più infantile, così come le animazioni e gli effetti utilizzati.
Per concludere, "Saint Seiya Omega" è una serie solo indicata alle nuove generazioni e come tale va presa. Sicuramente ha dei difetti, alcuni dei quali sono ereditati dalla serie classica (ci tengo a ricordarlo), ma condannarla mi sembra eccessivo, anche perché non insulta l'opera originale, ma cerca solo di ricordarla cercando di ricrearne lo stesso spirito e mito che alcuni fan, al contrario di altri, le hanno riconosciuto.
Personalmente preferisco di gran lunga "The Lost Canvas", la quale è una serie che mi piace anche più di quella classica; dunque, anche per mancanza di tempo, preferisco concludere quella serie e mettere da parte questa che comunque sia ha mostrato delle buone cose, almeno per i miei gusti personalissimi, però le priorità sono altre.
Un consiglio, prima di chiudere: se non avete conosciuto la prima serie del 1986, per varie ragioni, "Saint Seiya Omega" può esservi utile per iniziare a masticare questo titolo, ma se vi piace (o non vi piace) vi invito, in qualunque caso, a recuperare quella prima serie che fece sognare un'intera generazione, poiché essa è ormai divenuta una leggenda dell'animazione giapponese ed è un peccato mortale non guardarla almeno una volta.
"Saint Seiya Omega" è una serie spin-off della leggendaria serie "Saint Seiya". La trama tratta del rapimento di Atena (che originalità) da parte del dio Mars - non era meglio Ares? In fin dei conti i precedenti nemici Poseidon e Hades o, nei movie, Eris, Apollo e Artemis avevano i nomi greci e non romani), e il giovane Kouga (Seiya di Pegasus in miniatura, in fin dei conti anche lui ha il pegaso come segno) partirà per un viaggio per recuperare la sua tutrice Saori Kido Atena. In questo viaggio incontrerà all'interno della palestra altri saint: Souma, Yuna, Ryuho, Haruto e il suo rivale Eden figlio del dio Mars.
I disegni sono un decimo di come erano quelli del compianto Shingo Araki, e i combattimenti non sono niente di che. Allora perché ho messo 7? Solo per via della storia, che offre spunti nuovi, tranne per il classico rapimento di Atena.
Attendiamo e speriamo che la serie possa decollare di più e che magari questa possa portare il seguito in animazione della serie principale di Saint Seiya e di Lost Canvas.
I disegni sono un decimo di come erano quelli del compianto Shingo Araki, e i combattimenti non sono niente di che. Allora perché ho messo 7? Solo per via della storia, che offre spunti nuovi, tranne per il classico rapimento di Atena.
Attendiamo e speriamo che la serie possa decollare di più e che magari questa possa portare il seguito in animazione della serie principale di Saint Seiya e di Lost Canvas.
Tenendo conto del target a cui è indirizzato quest'anime, bisogna dire che Omega non è fatto male come disegni e trama, seppur alcune scelte sono criticabili (mi sta bene la cloth stone al posto dello scrigno, ma potevano fare armature meno Power Rangers Suits).
Il character design di Umakoshi invece può piacere o meno, personalmente dipende dai personaggi - va detto che Chibikoga è pucciosissimo.
L'idea della scuola per Saint è buona e giusta, la migliore idea di Saori; la pecca è che dovrebbe essere più accademia militare e meno Hogwarst, però anche qui bisogna tenere conto del target per comprendere la scelta.
La trama poi è veramente interessante, direi che è il punto forte dell'intera serie, specie dopo l'ottavo episodio: questa è la più grave crisi del Santuario, tant'è che al confronto la ribellione di Saga è una bazzecola.
Direi che Omega può essere considerato un buon prodotto per il target più giovane a cui è rivolto, e che questa dev'essere la cosa più importante: che al di là delle nostre preferenze personali venga fuori un buon anime con una bella storia. E adesso è ciò che sta accadendo.
Il character design di Umakoshi invece può piacere o meno, personalmente dipende dai personaggi - va detto che Chibikoga è pucciosissimo.
L'idea della scuola per Saint è buona e giusta, la migliore idea di Saori; la pecca è che dovrebbe essere più accademia militare e meno Hogwarst, però anche qui bisogna tenere conto del target per comprendere la scelta.
La trama poi è veramente interessante, direi che è il punto forte dell'intera serie, specie dopo l'ottavo episodio: questa è la più grave crisi del Santuario, tant'è che al confronto la ribellione di Saga è una bazzecola.
Direi che Omega può essere considerato un buon prodotto per il target più giovane a cui è rivolto, e che questa dev'essere la cosa più importante: che al di là delle nostre preferenze personali venga fuori un buon anime con una bella storia. E adesso è ciò che sta accadendo.
"Saint Seiya Omega" è davvero la fine della saga di Saint Seiya, ma nel vero senso della parola. Difatti l'obiettivo di Masami Kurumada, il suo autore, lasciando nelle mani del realizzatore di alcuni episodi importanti della saga "Pretty Cure" questa serie, assume il nuovo proposito di mostrare il lato "adulto" di Seiya e compagni.
Tale lato viene mostrato ovviamente con un finale già scritto di ciò che avverrà in "Next Dimension" e con l'inserimento di alcuni particolari che faranno in un certo senso "abdicare" i personaggi storici della serie, preferendone altri ancora.
Ma questo "cambiamento generazionale" sarebbe la minima condizione per cui la serie potrebbe sembrare "bruttina ma comunque accettabile" nel suo genere.
Le cose preoccupanti iniziano a emergere quando compare il cattivone di turno, un'altra reincarnazione di un dio della guerra, già visto ampiamente con la personificazione del male guerrafondaio in Terra, ovvero il sedicente sacerdote "Arles di Gemini", stavolta con.... una teiera fumante in testa!
Poi, vai con il fashion, e il buffet offre una novità sensazionale: via gli obsoleti scrigni che farebbero venire l'ernia pure all'uomo più forte del mondo per preferire delle più pratiche e comode collezioni di Morellato in oricalco, da cui fuoriesce una luccicante armatura dei nuovi... cavalieri di Athena e... Voilà! Ecco bella che sfornata questa nuova saga. Una saga capace di fare il verso dell'ombra di se stessa, e se il buongiorno si vede dal mattino, la realizzazione dei futuri 50 e passa episodi non potrà fare a meno di attenersi a quest'evidente canovaccio narrativo che più riciclato di così si muore.
E pensare che fino a un decennio fa erano ben altre le premesse, ma se l'autore ha deciso di "vendere la sua identità", come fa una vecchia canzone di Renato Zero, è logico poi andare incontro a questo tipo di situazione mediatica, che sicuramente premia gli spettatori e le spettatrici delle nuove generazioni nel seguire le vicende di Saint Seiya, e se questo deve essere un approccio soft, va benissimo, ma se devo essere critico e devo essere a posto con la mia coscienza di vecchissimo fruitore in tutti i sensi dell'opera, almeno a quelli della mia generazione, ne sconsiglio pienamente la visione.
Siamo d'accordo sul fatto che la serie comunque rientra nel novero dell'universo Saint Seiya, ma non chiedetemi di paragonarla alle magnificenze viste con i disegni da affamato di fama che era prima Kurumada (non certo adesso, per i motivi sopracitati), e con le eccelse figure disegnate dal compianto Araki, quindi per quando possano essere bravini gli attuali realizzatori dell'Omega, devono mangiarne di pane duro prima di arrivare a fare i sopracitati paragoni, se mai si potrà arrivare a farli.
E' un tentativo, ma a essere onesti, perfino il Lost Canvas, che era una via di mezzo tra il vecchio e il nuovo, è stato meglio gestito a livello artistico e di narrazione.
Mi dispiace, ma da fan dell'opera, sono costretto a mettere un voto bassissimo.
Tale lato viene mostrato ovviamente con un finale già scritto di ciò che avverrà in "Next Dimension" e con l'inserimento di alcuni particolari che faranno in un certo senso "abdicare" i personaggi storici della serie, preferendone altri ancora.
Ma questo "cambiamento generazionale" sarebbe la minima condizione per cui la serie potrebbe sembrare "bruttina ma comunque accettabile" nel suo genere.
Le cose preoccupanti iniziano a emergere quando compare il cattivone di turno, un'altra reincarnazione di un dio della guerra, già visto ampiamente con la personificazione del male guerrafondaio in Terra, ovvero il sedicente sacerdote "Arles di Gemini", stavolta con.... una teiera fumante in testa!
Poi, vai con il fashion, e il buffet offre una novità sensazionale: via gli obsoleti scrigni che farebbero venire l'ernia pure all'uomo più forte del mondo per preferire delle più pratiche e comode collezioni di Morellato in oricalco, da cui fuoriesce una luccicante armatura dei nuovi... cavalieri di Athena e... Voilà! Ecco bella che sfornata questa nuova saga. Una saga capace di fare il verso dell'ombra di se stessa, e se il buongiorno si vede dal mattino, la realizzazione dei futuri 50 e passa episodi non potrà fare a meno di attenersi a quest'evidente canovaccio narrativo che più riciclato di così si muore.
E pensare che fino a un decennio fa erano ben altre le premesse, ma se l'autore ha deciso di "vendere la sua identità", come fa una vecchia canzone di Renato Zero, è logico poi andare incontro a questo tipo di situazione mediatica, che sicuramente premia gli spettatori e le spettatrici delle nuove generazioni nel seguire le vicende di Saint Seiya, e se questo deve essere un approccio soft, va benissimo, ma se devo essere critico e devo essere a posto con la mia coscienza di vecchissimo fruitore in tutti i sensi dell'opera, almeno a quelli della mia generazione, ne sconsiglio pienamente la visione.
Siamo d'accordo sul fatto che la serie comunque rientra nel novero dell'universo Saint Seiya, ma non chiedetemi di paragonarla alle magnificenze viste con i disegni da affamato di fama che era prima Kurumada (non certo adesso, per i motivi sopracitati), e con le eccelse figure disegnate dal compianto Araki, quindi per quando possano essere bravini gli attuali realizzatori dell'Omega, devono mangiarne di pane duro prima di arrivare a fare i sopracitati paragoni, se mai si potrà arrivare a farli.
E' un tentativo, ma a essere onesti, perfino il Lost Canvas, che era una via di mezzo tra il vecchio e il nuovo, è stato meglio gestito a livello artistico e di narrazione.
Mi dispiace, ma da fan dell'opera, sono costretto a mettere un voto bassissimo.